Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02037

Atto n. 4-02037

Pubblicato il 23 aprile 2025, nella seduta n. 297

GAUDIANO, MAZZELLA, PIRONDINI, ALOISIO, SIRONI, MAIORINO, LOPREIATO, DI GIROLAMO, NAVE, CASTELLONE, PIRRO, DAMANTE - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

la “salute rurale” (rural health) è un tema di grande attualità, che riguarda l’accesso e la qualità dei servizi sanitari per le comunità che vivono in zone rurali o remote;

la carenza di operatori sanitari adeguatamente formati è la causa principale della mancanza di cure appropriate in queste aree. Uno dei temi principali della rural health, infatti, è proprio il reperimento e la formazione dei futuri professionisti;

in Italia e in Europa, per preservare borghi, montagne e isole dall’abbandono, non basta dare prospettive lavorative per le giovani generazioni, ma serve anche un’assistenza primaria efficace. Spesso si pensa che le priorità delle aree rurali siano meno importanti rispetto a quelle urbane e si tende ad adattare l’ambiente rurale ai modelli cittadini;

tra le problematiche da affrontare vi è la costante riduzione delle spese sanitarie e la chiusura dei piccoli ospedali. Negli ultimi 30 anni, l’Italia ha visto un progressivo accentramento dei servizi sanitari nei grandi centri urbani, lasciando scoperte le aree rurali. Le cure domiciliari e l’assistenza territoriale non riescono a compensare adeguatamente queste carenze e la conseguenza è la “desertificazione sanitaria”, che colpisce gravemente le popolazioni rurali. In Italia ci sono più di 5.000 piccoli comuni rurali sotto i 5.000 abitanti, che rappresentano il 70 per cento del totale dei comuni italiani, pertanto la formazione sulla rural health dovrebbe essere un aspetto importante nel percorso medico. Nel nostro Paese manca un modulo specifico per la medicina rurale nei corsi di formazione, mentre in altri Paesi è obbligatoria;

i medici devono essere in grado di adattarsi alle esigenze specifiche di queste comunità, che richiedono un rapporto di fiducia e una maggiore tolleranza verso i bisogni dei pazienti. Le differenze tra medicina urbana e rurale sono significative. Il rapporto di fiducia tra medico e paziente è fondamentale nelle aree rurali, dove il medico deve essere percepito come parte della collettività. Si richiede un approccio più personale e la capacità di gestire le aspettative e le ansie dei pazienti. Mantenere i giovani medici di famiglia nelle zone rurali è una delle principali sfide;

la riorganizzazione delle cure primarie deve tenere conto delle esigenze specifiche delle comunità rurali. La concentrazione dei servizi in un unico centro, anche se a pochi chilometri di distanza, può rappresentare un grosso ostacolo per gli anziani, che preferiscono avere i servizi essenziali a portata di mano, quindi anche le cure mediche;

la chiusura dei piccoli ospedali nelle aree rurali è una questione controversa. Sebbene la gestione dei costi sia una preoccupazione legittima, occorre però trovare un equilibrio tra pubblico e privato per garantire le cure. La retorica dell’appropriatezza e delle “regioni virtuose” spesso non tiene conto delle reali esigenze delle comunità locali, trattando la sanità come una spesa passiva anziché un investimento in termini di salute pubblica e occupazione. Inoltre, la scarsità di medici e infermieri porta a un sovraccarico di lavoro per quelli che restano e il rischio di burnout è dietro l’angolo. Molti professionisti sanitari, quindi, lasciano le zone rurali per trasferirsi in altre aree, aggravando ancora di più la scarsità di personale. È un circolo vizioso che coinvolge non solo i medici, ma anche tutti gli altri operatori sanitari. Sono in particolare le nuove generazioni di personale sanitario quelle che soffrono di più. Molti giovani medici, ancora in formazione, si trovano a gestire un carico di lavoro notevole, spesso senza l’esperienza necessaria, e questo li porta talvolta a dimettersi dopo pochi mesi o a lavorare in modo inefficace. Inoltre, un aspetto spesso sottovalutato è il carico burocratico che grava sui medici, che non solo li distoglie dalla cura dei pazienti, ma aggiunge stress inutile: compiti amministrativi, come compilare moduli e report, sono percepiti come privi di valore clinico e generano frustrazione;

considerato che:

le persone che vivono nelle comunità rurali affrontano numerose sfide sanitarie rispetto alle loro controparti urbane, in particolare maggiori rischi di morte a causa di fattori quali l’accesso limitato alle cure mediche specializzate e ai servizi di emergenza;

la prossimità resta un valore fondamentale, specialmente per le persone anziane;

è necessario un cambiamento nel welfare orientato alla comunità che include le cure domiciliari, l’integrazione di nuove tecnologie e la formazione continua dei professionisti sanitari;

gli investimenti nella sanità rurale dovrebbero essere orientati alle concrete esigenze delle comunità locali mentre, spesso, le decisioni sono prese da chi vive in ambienti urbani, senza una reale percezione dei bisogni delle comunità rurali,

si chiede di sapere quali iniziative si intenda adottare per scongiurare la “desertificazione sanitaria” che colpisce i piccoli centri urbani.