Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01833

Atto n. 3-01833

Pubblicato il 16 aprile 2025, nella seduta n. 296

ALOISIO, PIRONDINI, TURCO, MAZZELLA, NATURALE, GAUDIANO, CASTELLONE, NAVE, CROATTI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:

in data 26 marzo 2025, l'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ha pubblicato un rapporto che mette in evidenza una realtà drammatica: il crescente fenomeno della povertà e dell'esclusione sociale in Italia. Questo documento offre uno spaccato delle condizioni di vita e del reddito delle famiglie italiane, rivelando quanto sia urgente affrontare queste problematiche;

secondo il rapporto, nel 2024, il 23,1 per cento della popolazione si è trovata in una condizione di estrema vulnerabilità economica e sociale, un dato che segna un incremento rispetto al 2023, quando la percentuale era pari al 22,8 per cento. Questo indicatore considera vari aspetti del disagio, tra cui il rischio di povertà, la grave deprivazione materiale e sociale e la bassa intensità lavorativa nelle famiglie. È preoccupante constatare che, nonostante i miglioramenti nominali nel reddito, la situazione per molti italiani sta peggiorando (fenomeno di working poor);

analizzando i singoli fattori, il rischio di povertà si attesta al 18,9 per cento, un dato che, sebbene stabile, rappresenta una costante fonte di ansia. Questo significa che una parte significativa della popolazione vive sotto la soglia di povertà, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta per la salute, l'istruzione e l'inclusione sociale. La grave deprivazione materiale e sociale colpisce il 4,6 per cento della popolazione, una cifra che, seppur non variata significativamente rispetto all'anno precedente, racconta di famiglie che non riescono a soddisfare i loro bisogni fondamentali;

un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalla bassa intensità di lavoro. Nel 2024, il 9,2 per cento delle famiglie ha vissuto una fragile partecipazione al mercato del lavoro, in crescita rispetto all'8,9 per cento del 2023. Questo dato è indicativo di un numero sempre maggiore di nuclei familiari che faticano a trovare un'occupazione stabile, con ripercussioni dirette sulla loro stabilità economica e sul benessere complessivo;

d'altra parte, il reddito medio delle famiglie italiane ha mostrato un incremento nominale del 4,2 per cento nel 2023, portandosi a 37.511 euro annui. Tuttavia, se si considera l'inflazione, il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito dell'1,6 per cento. Questo significa che, nonostante i redditi apparenti stiano aumentando, la capacità reale di spesa delle famiglie sta subendo un colpo, rendendo sempre più difficile per moltissimi italiani affrontare le spese quotidiane;

un aspetto che non si può trascurare è il crescente divario tra le fasce di reddito. Attualmente, il 20 per cento più ricco della popolazione percepisce un reddito 5,5 volte superiore a quello del 20 per cento più povero. Questa disuguaglianza, in aumento rispetto al 5,3 del 2022, non solo mina la coesione sociale, ma crea anche ostacoli significativi alla crescita economica e allo sviluppo del nostro Paese;

un aspetto particolarmente preoccupante è la disparità di genere. Le donne, infatti, sono le più colpite da questa condizione, con un'incidenza di lavoratrici a basso reddito pari al 26,6 per cento, rispetto al 16,8 per cento degli uomini. Questo dato ricorda che, nonostante i progressi compiuti nel campo della parità, esistono ancora barriere significative che ostacolano l'accesso delle donne a opportunità lavorative equitative. È fondamentale che le politiche di lavoro e di welfare si concentrino su questo aspetto, garantendo che le donne possano godere di pari diritti e opportunità nel mercato del lavoro;

anche l'età gioca un ruolo cruciale nella questione del reddito. Tra i lavoratori under 35, quasi il 30 per cento si trova a vivere con un reddito basso. Questo è un dato allarmante che richiede attenzione: i giovani, che dovrebbero essere i protagonisti del futuro, si trovano in una condizione di precarietà che pregiudica non solo il loro benessere economico, ma anche il loro sviluppo personale e professionale;

inoltre, il tipo di contratto di lavoro è un ulteriore fattore chiave nella questione del reddito. Il 46,6 per cento di coloro che hanno un impiego a tempo determinato vive con un reddito basso, rispetto al 17,1 per cento dei lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Questo fa comprendere quanto sia fondamentale garantire maggiore stabilità e sicurezza ai lavoratori, affinché possano pianificare il loro futuro senza il costante timore di perdere il lavoro. La precarietà lavorativa non solo influisce sulla vita economica, ma ha anche ripercussioni sulla salute mentale e sul benessere delle persone;

le differenze tra italiani e stranieri sono marcate. Il 22,6 per cento degli occupati stranieri si trova in povertà lavorativa, contro l'8,9 per cento degli italiani. Questo dato evidenzia le sfide aggiuntive che affrontano molti lavoratori stranieri, spesso impiegati in settori precari e sottopagati. È essenziale che le politiche di inclusione sociale e lavorativa tengano conto di queste disparità, promuovendo l'integrazione e l'accesso equo a opportunità di lavoro dignitose;

gli interroganti ritengono che la situazione delineata dal rapporto ISTAT sia estremamente preoccupante e richieda un intervento urgente e coordinato, pertanto urge sviluppare politiche di inclusione sociale che mirino a ridurre il rischio di povertà e a fornire sostegno alle famiglie in difficoltà, promuovendo iniziative volte a favorire l'occupazione e la formazione professionale, specialmente per i gruppi più vulnerabili, affinché possano partecipare attivamente al mercato del lavoro,

si chiede di sapere:

quali misure concrete il Ministro in indirizzo intenda adottare per sviluppare politiche di inclusione sociale, che mirino a ridurre il rischio di povertà e a sostenere le famiglie in difficoltà, in particolare quelle con figli a carico;

considerando che il 21 per cento degli occupati si trova in una condizione di basso reddito, quali strategie specifiche siano previste per migliorare le condizioni di vita di questi lavoratori e garantire loro un accesso a salari dignitosi;

attesa la significativa disparità di genere riscontrata nel rapporto ISTAT, con un'incidenza del 26,6 per cento di donne a basso reddito, quali azioni intenda intraprendere per garantire pari opportunità nel mercato del lavoro e combattere la discriminazione salariale;

quali investimenti intenda effettuare per migliorare l'accesso all'istruzione e alla formazione professionale, al fine di ridurre il rischio di povertà tra le persone con un livello educativo più basso.