Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02237
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Atto n. 3-02237
Pubblicato il 28 luglio 2005
Seduta n. 857
DATO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle politiche agricole e forestali, degli affari esteri e per le politiche comunitarie. -
Premesso che:
il progetto di riforma dell’OCM zucchero, proposto dalla Commissione europea con la comunicazione del 22 giugno 2005, non ha certo deluso le aspettative di quanti, nell’ambito dell’Unione e fuori, hanno interesse a ridimensionare il comparto bieticolo saccarifero europeo, cancellandolo dall’Italia e da altre aree comunitarie meno vocate;
per essere certi di concentrare la produzione europea in alcuni Stati “più vocati”, responsabili, peraltro, delle eccedenze fino ad oggi prodotte ed esportate con sostegni comunitari (oggetto di fortissime e giustificate contestazioni in sede internazionale), gli estensori del nuovo progetto di riforma propongono, tra l’altro, una riduzione del prezzo istituzionale dello zucchero e delle barbabietole ancora maggiore rispetto a quanto proposto dalla precedente Commissione, con la comunicazione del 14 luglio dello scorso anno;
il nostro Paese, un tempo sostanzialmente autosufficiente per i suoi consumi interni di zucchero, potrebbe essere costretto, nel prossimo futuro, ad importare la totalità del proprio fabbisogno di tale derrata;
nel far ciò la Commissione ha del tutto ignorato il dissenso espresso dal Governo italiano e dai Governi di altri nove Paesi, nonché importanti accordi precedentemente sanciti in sede di Unione europea ed infine l’indicazione contenuta al punto 20 della apposita risoluzione adottata dal Parlamento europeo nella seduta del 10 marzo scorso, che invitava la Commissione a valutare con attenzione la situazione della produzione nelle zone svantaggiate dell’Unione, individuando le misure necessarie ad evitare che, a seguito della riforma, la produzione bieticolo-saccarifera scompaia in tali zone;
i destini della filiera bieticolo-saccarifera italiana e di quella del Sud del Paese in particolare sono ora affidati al Parlamento europeo e, soprattutto, al Consiglio dei Ministri agricoli, che dovrebbe decidere entro la fine del corrente anno. Pertanto i bieticoltori del Nord Europa, che effettueranno le future semine di barbabietole nella prossima primavera 2006, potranno farlo, com’è giusto, conoscendo le condizioni che saranno sancite dal nuovo Regolamento zucchero;
sono state invece del tutto ignorate le condizioni pedoclimatiche nelle quali operano i bieticoltori del Sud d’Italia (e di alcune aree “mediterranee” di altri Stati comunitari), i quali devono seminare le bietole con molto anticipo, ossia nel periodo autunnale dell’annata precedente quella della raccolta;
infatti i bieticoltori che già dall’ultima decade di giugno hanno iniziato le consegne di bietole allo stabilimento di Termoli ed a quello di Foggia della SFIR S.p.a. dovranno predisporre i programmi aziendali per la prossima annata agraria 2005/2006 e sottoscrivere i relativi contratti di coltivazione in tempo utile per iniziare le semine già dal prossimo mese di settembre, ossia prima che il nuovo Regolamento zucchero venga approvato, quindi senza conoscere il prezzo di cessione delle bietole, bensì in presenza di una proposta di prezzo penalizzante e senza aiuti;
non ci si è preoccupati di evitare una situazione di incertezza, che potrebbe produrre uno stato di diffuso pessimismo tra i bieticoltori operanti nei tradizionali comprensori meridionali (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Lazio), inducendoli a rinunciare alla coltivazione già dalla prossima annata, determinando un crollo delle semine bietole di raccolto 2006;
in tale malaugurata ipotesi verrebbe a crearsi una situazione nella quale gli zuccherifici che ritirano la produzione di bietole dalle citate aree meridionali potrebbero essere costretti a cessare la loro attività per mancanza di materia prima da trasformare, quand’anche la successiva definitiva approvazione della riforma, che avverrà a semine autunnali completate, dovesse sancire condizioni favorevoli alla prosecuzione dell’attività produttiva;
pertanto appare necessario che il Governo italiano, nell’affrontare le problematiche della riforma OCM zucchero in sede di Unione europea, sostenga anche la necessità di garantire l’adozione urgente di misure “transitorie”, valide per la prossima campagna 2006/2007, che stabiliscano per le coltivazioni a barbabietola già allestite al momento dell’approvazione finale della “riforma” un intervento con fondi comunitari o nazionali ad integrazione del prezzo comunitario delle bietole che sarà pagato dall’industria, per un ammontare tale da garantire la continuità del livello di remunerazione della coltura, comprensivo degli attuali aiuti nazionali per il Sud;
la stessa misura deve stabilire, a favore della parte industriale, la copertura del margine di trasformazione, attraverso l’esenzione dal pagamento della tassa per il fondo di ristrutturazione, di euro 126,40/tonn. zucchero, consentendo all'industria di percepire l'intero prezzo comunitario dello zucchero che, per la campagna futura, il progetto di riforma prevede non venga diminuito. Inoltre l’industria ed i coltivatori del Mezzogiorno devono essere messi in posizione di equità per quanto riguarda le altre misure di indennizzo, previste nella bozza di regolamento, operando, laddove necessario, il mantenimento delle condizioni previste per 2006/2007 anche per il 2007/2008;
in considerazione del fatto che, per i Paesi meno vocati come l’Italia, le riduzioni dei prezzi proposti dalla Commissione sono insostenibili, sia per l’industria che per i bieticoltori, si pone la necessità di una sostanziale modifica del progetto di “Riforma OCM zucchero”, in modo da sancire:
I) una contenuta riduzione del prezzo dello zucchero che, assieme ad altre misure integrative, possibilmente a carico dell’Unione europea, possa garantire la copertura dei costi della trasformazione industriale, tenuto conto della struttura dei costi dell’industria nazionale, anche dopo una fase di indispensabile ristrutturazione, volta a portare a circa 115.000 tonnellate la produzione media annua di zucchero per stabilimento;
II) conseguentemente una contenuta riduzione del prezzo delle bietole, compensata con un sostengono alla produzione bieticola mediante l’assegnazione ad ogni Stato membro di adeguate disponibilità (enveloppe) per i pagamenti diretti ai produttori di bietole, da gestirsi con la necessaria flessibilità, garantendo agli stessi produttori una compensazione ben superiore rispetto a quella proposta dalla Commissione (60%), della perdita stimata del reddito determinata dalla riduzione del prezzo bietole, con possibilità di erogare tali compensazioni nei bacini d'interesse in modo accoppiato alla produzione;
III) la conferma dell’autorizzazione ad erogare aiuti nazionali alla bieticoltura del Sud d’Italia, date le particolari condizioni pedoclimatiche dell’area, essendo questa misura un passaggio obbligato per accompagnare il cambiamento strutturale che porti al miglioramento del livello di competitività del comparto, attraverso la diffusione, a costi sostenibili, dell’irrigazione, il potenziamento della ricerca ed il perfezionamento delle tecniche agronomiche;
IV) la fissazione di contingenti quantitativi per le importazioni preferenziali (dai PMA, Balcani, ACP, ecc.) da farsi dall’Unione europea, da attuare con efficaci regole doganali d’origine (anche per impedire triangolazioni ed importazioni senza regole dai mercati extracomunitari), nonché stabilendo, eventualmente, prezzi minimi di acquisto, in modo da fornire, al contempo, un sostegno ai Paesi con deboli economie e realizzare l’apertura armonica del mercato europeo;
V) il contenimento della riduzione della quota europea entro un massimo di 2,8 milioni di tonnellate, essendo necessario garantire un minimo di sicurezza negli approvvigionamenti comunitari mediante il mantenimento di un adeguato livello di copertura dei consumi con produzione europea. Per garantire l'equilibrio del mercato europeo appare necessario che, in sede WTO, venga mantenuto il riconoscimento di "prodotto sensibile" allo zucchero ed ottenere una limitata riduzione dei dazi alle importazioni non preferenziali;
le misure previste dal progetto di riforma OCM zucchero si basano essenzialmente sul presupposto che i prezzi europei dello zucchero sarebbero tre volte quelli mondiali, ma non si tiene conto del mercato mondiale dello zucchero, sul quale si smerciano le eccedenze, tant'è che i Paesi grandi produttori hanno i prezzi interni dello zucchero superiori a quelli mondiali;
non può neppure ignorarsi che la riduzione del prezzo comunitario dello zucchero - nei termini in cui viene proposta - mentre contraddice le doverose politiche in sostegno ai paesi in via di sviluppo (che sarebbero avvantaggiati da un contingentamento delle loro esportazioni verso l'Unione europea a prezzi remunerativi, piuttosto che da una liberalizzazione a prezzi bassi), arrecherà probabilmente scarsi benefici ai consumatori finali, come già avvenuto in altri casi;
le misure di cui sopra costituiscono le condizioni minime necessarie per poter dar corso ad un incisivo “piano di settore nazionale” che preveda, da una parte, una significativa riduzione di quote e, dall’altra, la concentrazione della produzione in un numero minore di impianti, al fine di realizzare ingenti economie di scala,
si chiede di sapere quali urgenti iniziative si intenda adottare per fronteggiare le gravi emergenze che attanagliano un comparto vitale dell'economia nazionale e in quale modo si intenda garantire, pur con l'inevitabile ridimensionamento e ristrutturazione, la continuità produttiva in tutte le tradizionali aree del Paese.