Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01688
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Atto n. 3-01688 (in 6ª Commissione)
Pubblicato il 13 febbraio 2025, nella seduta n. 273
TURCO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
la notizia della recente riorganizzazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli decisa dal Ministero dell’economia e delle finanze, che declassa l’ufficio tarantino dalla prima alla quarta fascia, non può assolutamente passare in sordina, senza un’approfondita analisi delle conseguenze della scelta compiuta che finisce con il perpetrare l’ennesimo danno ad una città, come Taranto, già costretta a combattere per la diversificazione socio-economica necessaria a svincolare la sua esistenza dalla storica schiavitù della monocoltura dell’acciaio, il cui pesante costo grava quotidianamente sull’ambiente e sulla salute dei cittadini;
il declassamento dell’ufficio di Taranto costituisce l’inadeguata e ingiusta attribuzione di un livello che non corrisponde all’importanza strategica della sede ionica e alle attività svolte da coloro che quotidianamente operano nell’ufficio;
l’Ufficio delle dogane di Taranto è determinante nel settore delle energie (gas naturale, elettricità, gasolio, fonti rinnovabili), nei controlli sulle merci, sui tabacchi e sui prodotti in monopolio, nonché nel settore agroalimentare, ove opera a stretto contatto e in collaborazione con i maggiori produttori nazionali. Esso è, peraltro, preposto alla vigilanza e ai controlli aeroportuali, eroga le agevolazioni sui prodotti energetici (per gli autotrasportatori, ad esempio, che costituiscono una categoria di operatori largamente presente sul territorio) e da sempre offre i propri servizi alle più importanti società di logistica internazionale;
considerato che:
le “graduazioni” e le “pesature” adottate dal Governo per classificare gli uffici non tengono conto delle diversità esistenti, soprattutto in ambito accise, e delle diverse attività svolte, e hanno trascurato il fatto che nel territorio di Taranto insistono alcune tra le più importanti strutture industriali di calibro nazionale e internazionale, non hanno inteso valorizzare in alcun modo la circostanza secondo cui l’Ufficio delle dogane di Taranto genera un gettito erariale di oltre 1 miliardo e duecento milioni di euro l’anno;
tutto questo porterebbe, inevitabilmente, ad una concreta compromissione dell’attività del porto, che rischierebbe così di perdere capacità competitiva. Il declassamento provocherebbe conseguenze negative sull’intero sistema economico locale e sul tasso di occupazione ad esso collegato, se si tiene anche conto del ruolo centrale della stessa Authority, in tema di controllo di merci nei settori energetico e agroalimentare, oltre al prezioso contributo in termini di sicurezza ed efficienza dei servizi portuali;
l’obiettivo tanto sbandierato a livello istituzionale di rilancio del porto, dell’economia del territorio e dell’occupazione è stato ulteriormente disatteso con il declassamento operato, che dimostra, in tutta la sua gravità, come in realtà le scelte poste in essere dal Governo perseguano il sottaciuto fine di andare a vantaggio di alcuni e a sicuro nocumento di altri e, nel caso di specie, del porto di Taranto e dei suoi lavoratori tutti, dei dipendenti dell’Agenzia, degli spedizionieri e dell’indotto interessato;
ritenuto pertanto che:
il declassamento va esattamente nella direzione opposta rispetto agli sforzi messi in campo per il rilancio della realtà dello scalo portuale, fondamentale per l’economia locale, regionale e nazionale. Solo per fare un esempio concreto, quello del turismo crocieristico, se gestito con lungimiranza politica, potrebbe in futuro rappresentare uno degli elementi di rilancio dello sviluppo economico tarantino, ma la volontà di ridurre la capacità operativa dell’Ufficio delle dogane, sembra seguire tutt’altra rotta, contraddicendo e vanificando l’inizio di un percorso alternativo di crescita;
la realtà tarantina possiede, oggettivamente, un valore assolutamente strategico per l’intero Paese e non si riesce a comprendere la ragione per la quale, ancora una volta, si vuole indebolire questa città, privandola della funzionalità di un’altra infrastruttura preziosa per il suo sviluppo attuale e futuro,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda fornire delucidazioni in merito alle scelte effettuate e come intenda giustificare le negative ricadute socio-economiche sul territorio provinciale e regionale, le quali, salvo che il noto “industrialismo meloniano” non si arresti sulle sponde dello scalo ionico, attiguo ai diversi e considerevoli siti produttivi che a Taranto continuano a rappresentare una fetta fondamentale della crescita economica di questa parte di territorio, si dimostrano contrarie a qualsiasi obiettivo di rilancio economico dei territori svantaggiati che qualsiasi buon governo si prefigge di conseguire;
se intenda rivedere la scelta in questione non basata su criteri oggettivi e non giustificata da esigenze sociali o economiche.