Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01820

Atto n. 4-01820

(già n. 3-01388)

Pubblicato l'11 febbraio 2025, nella seduta n. 271
Risposta pubblicata il 20 febbraio 2025 nel fascicolo n. 89

TURCO - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e dell'ambiente e della sicurezza energetica. -

Premesso che, a giudizio dell’interrogante:

Taranto, città abbracciata dai due mari e danneggiata dall’industria inquinante, sembra essere sempre più lontana non solo dagli occhi, ma soprattutto dalle necessarie attenzioni del Governo Meloni, che, imperterrito persevera in scelte non solo sbagliate e assolutamente inopportune, ma soprattutto fortemente dannose per la salute e l’ambiente di un territorio ormai troppo bistrattato;

ulteriore dimostrazione di tale disinteresse e miopia del Governo nei confronti della città e dei suoi abitanti è rappresentata dall’ennesimo “prestito ponte” di 320 milioni di euro, concesso ad un tasso di interesse annuo dell’11,6 per cento e destinato ad alimentare la continuità produttiva a carbone di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, che nel luglio 2024 ha ricevuto il via libera della Commissione europea;

in merito nell’agosto 2024 è stata presentata un’interrogazione alla Commissione europea, affinché questa si esprima circa la compatibilità della ripartenza della produzione attraverso il ciclo integrale a carbone, prevista nel finanziamento, con gli obiettivi e le tempistiche di decarbonizzazione del “green deal” e la direttiva 2010/75/UE, nonché con la necessità di un riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, ormai scaduta nell’agosto 2023 e non ancora rinnovata, che garantisca la sostenibilità ambientale e la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori;

peraltro, il 28 settembre 2024, nel corso dei lavori della 87a fiera del Levante a Bari, il Ministro in indirizzo ha accennato alla possibilità che una nave rigassificatrice della società azera Baku Steel, che ha partecipato alla gara per acquisire gli impianti del settore siderurgico, potrebbe essere stanziata nel porto di Taranto. “La proposta mi è stata fatta qualche mese fa, a prescindere dalla gara per la vendita dell’ex Ilva, per approvvigionare il sito di Taranto attraverso una nave rigassificatrice e un investimento diretto della loro azienda. (...) Successivamente la società azera ha fatto un’offerta all’interno di questa procedura per l’intero asset produttivo, ovviamente con l’intenzione di alimentarla con il loro gas attraverso la loro nave. Ed è una delle offerte in campo” (“corriereditaranto.it”, 29 settembre 2024);

considerato che:

il ciclo integrale col fossile dell’ex ILVA è totalmente incompatibile con la salute umana ed è fatto risaputo, provato scientificamente e supportato da inequivocabili dati epidemiologici, non ultima la missiva alla Procura della Repubblica di Taranto, inviata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (12 agosto 2024), contenente i recentissimi ed allarmanti numeri relativi al superamento del valore consentito di biossido di azoto emesso dall’altoforno 4, il tutto accertato dall’Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Puglia che riporta un aumento di 100 milligrammi su normalmetrocubo rispetto all’imposto limite giornaliero, dato emerso per il secondo trimestre dell’anno in corso, nei pressi del camino E317, in un periodo di produzione minima;

l’eventualità di aggiungere la presenza di un rigassificatore nelle acque di Taranto significherebbe continuare a deteriorare senza soluzione di continuità le condizioni ambientali di una città già fortemente provata in tal senso e notoriamente martoriata dalla concentrazione di più fonti di rischio per la salute dei suoi abitanti (ex ILVA, ENI, base navale NATO, eccetera);

oltre all’evidente aggravio di danno alla salute dei tarantini, la scelta di continuare a produrre acciaio con queste modalità si rivela sconveniente e assolutamente antieconomica per il prossimo futuro, anche alla luce delle parole pronunciate dallo stesso Antonio Gozzi, presidente di Acciaierie d’Italia, che, in maniera drastica, ha denunciato un’imminente fine del settore siderurgico in considerazione di due obiettivi europei che mettono in crisi le prospettive dell’impianto: la scomparsa delle quote gratuite di anidride carbonica, che prevede la perdita della gratuità dell’emissione di anidride carbonica a far data dal 2030 e finora garantita agli altiforni e la quantità di idrogeno verde da utilizzare nell’attività di produzione attraverso forni elettrici, che la UE ha portato al 40 per cento nei primi tre anni di funzionamento e imposto al 75 per cento dal quarto, contro il decimo previsto dal Governo;

ritenuto pertanto che, stando alle attuali condizioni, questi obiettivi sono risultati impossibili da raggiungere, alla luce del fatto che nessun investitore potrà mai impegnarsi nel ripristino di vecchi altiforni che non potranno più godere di quote gratuite di anidride carbonica, che dovranno quindi essere acquistate, provocando un evidente stato di antieconomicità delle operazioni,

si chiede di sapere:

se sia nelle intenzioni dei Ministri in indirizzo chiarire quale sia la logica seguita nel concedere un prestito ponte da 320 milioni di euro all’ex ILVA per far ripartire la produzione a ciclo integrale a carbone, riattivando gradualmente i 4 altiforni disponibili, che, oltre ad essere in palese contrasto con gli obiettivi europei di sostenibilità ambientale e con la tutela alla salute, risulta ingiustificato anche sul profilo economico, con possibile conseguente danno erariale;

se intendano realmente rendersi partecipe di quello che l’interrogante ritiene un ulteriore disastro ambientale, attraverso la costruzione di un rigassificatore nella città di Taranto, dando vita ad una forma di ingiustificato accanimento contro un territorio che invece richiede di essere risarcito, risanato e riconvertito in nome delle vite che ha già sacrificato per la dissennatezza di chi ha preferito il profitto alla salute e al benessere collettivo;

se abbiano intenzione di fornire chiarimenti sulle strategie che ritengono di porre in essere per rimediare a tale situazione di miopia delle politiche industriali finora attuate, considerando che sarà impossibile restituire il prestito ponte, data la non convenienza economica dell’operazione, e che la mancanza di garanzie per la salubrità di un territorio come quello di Taranto, oltre a ripercuotersi sull’economia dell’intera collettività nazionale per la crescente incidenza del costo sanitario, non può più essere considerata secondaria rispetto alle logiche della grande industria;

se abbiano proceduto a definire il piano di decarbonizzazione più volte annunciato, con il relativo piano degli investimenti e di copertura del fabbisogno finanziario.