Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01816
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Atto n. 4-01816
Pubblicato l'11 febbraio 2025, nella seduta n. 271
MAIORINO, PIRRO - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
la Corte di Assise di Modena ha recentemente condannato Salvatore Montefusco a 30 anni di reclusione per l'omicidio della moglie e della figlia di lei, un caso che ha suscitato vasta indignazione e preoccupazione nell'opinione pubblica e tra le organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti delle donne;
le vittime sono state brutalmente assassinate in un contesto di violenza domestica che, secondo le ricostruzioni, si sarebbe protratta per anni prima dell'atto fatale. Erano state già presentate, infatti, almeno 11 denunce;
si legge dalla stampa che, secondo l'avvocato Barbara Iannuccelli del foro di Bologna, legale di parte civile dei parenti delle vittime, questo sia stato un omicidio avvenuto in diretta telefonica, commesso mentre un altro familiare era al telefono con il 112;
le motivazioni della sentenza indicano che sono state riconosciute attenuanti generiche a Montefusco, legate a presunte condizioni emotive, personali e sociali, che hanno ridotto la pena a 30 anni di reclusione, evitando così l'ergastolo. Tale decisione ha scatenato critiche da parte delle associazioni femministe e delle organizzazioni per i diritti umani, che temono possa costituire un pericoloso precedente;
negli ultimi anni, il tema dei femminicidi ha occupato un posto centrale nel dibattito pubblico, portando a numerose riforme legislative volte a inasprire le pene per i reati di violenza contro le donne. Tuttavia, il caso di Montefusco sembra rappresentare un passo indietro rispetto a questi progressi;
considerato che:
secondo i dati ISTAT, i femminicidi rappresentano una delle forme più gravi di violenza di genere, con un trend che non accenna a diminuire nonostante le misure di prevenzione e protezione messe in atto. Sentenze come quella di Montefusco rischiano di minare gli sforzi per combattere questa piaga sociale, trasmettendo un messaggio di impunità o di indulgente tolleranza;
è fondamentale che il sistema giudiziario adotti un approccio rigoroso e coerente nei confronti dei crimini di femminicidio, evitando qualsiasi tipo di disparità che possa essere percepita come una svalutazione della vita delle donne e della gravità di questi reati;
considerato infine che, a parere delle interroganti al fine di rafforzare la risposta a tali fenomeni di violenza di estrema gravità e conseguentemente a dare pieno adempimento alla Convenzione di Istanbul e totale rispondenza a quanto previsto dal “Codice Rosso”, dovrebbero essere incrementati, anche nell’ambito della formazione iniziale dei magistrati in tirocinio, corsi per porre particolare attenzione al tema della prevenzione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e più in generale contro la violenza domestica,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno avviare una riflessione sui criteri di concessione delle attenuanti in casi di femminicidio, per evitare che possano essere percepite come un’ingiustizia o un’ulteriore violenza nei confronti delle vittime e delle loro famiglie;
quali misure, nell’ambito delle proprie competenze, intenda adottare per garantire che le sentenze nei casi di femminicidio riflettano la gravità del crimine e contribuiscano a rafforzare la percezione di giustizia e sicurezza per le donne;
se si intenda incrementare, anche nell’ambito della formazione iniziale dei magistrati in tirocinio, corsi volti a sensibilizzare ulteriormente i magistrati sul tema della violenza di genere, affinché le decisioni giudiziarie siano sempre in linea con l’obiettivo di combattere efficacemente i femminicidi e di promuovere una cultura di tolleranza zero verso la violenza contro le donne.