Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01759

Atto n. 4-01759

Pubblicato il 23 gennaio 2025, nella seduta n. 266

ROJC, RANDO, GIACOBBE, ROSSOMANDO, VERDUCCI, IRTO, FRANCESCHELLI, LA MARCA, ZAMBITO, FURLAN, CAMUSSO, BASSO, MANCA, MALPEZZI, VERINI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -

Premesso che:

nel comune di Sgonico (Trieste) è da anni attiva la multinazionale svizzera U-Box, che opera nel settore delle telecomunicazioni;

è di qualche giorno fa la decisione unilaterale di dismettere il ramo internazionale della telefonia cellulare;

si tratta di una decisione grave per l’intera economia giuliana poiché comporterà il licenziamento di tutti i 197 dipendenti, attivi non nella produzione ma nell’ambito della ricerca e sviluppo;

il ramo dei cellulari conta oltre 200 dipendenti nel mondo, pressoché interamente concentrati nello stabilimento triestino; U-Box ha affermato che questo settore, nel primo semestre 2024, ha prodotto una perdita EBIT di circa 16 milioni di euro. Il ceo, Stephan Zizala, afferma che “i nostri sforzi per trovare un percorso praticabile per il business cellular non hanno funzionato, inclusa l'esplorazione di una potenziale vendita, portandoci alla decisione di eliminare gradualmente questo business”;

dal canto suo FIOM-CGIL ha chiesto che “il possibile licenziamento di circa 200 lavoratori e ricercatori qualificati, eccellenza nel territorio nazionale, deve essere smentito e rientrare dentro una logica che salvaguardi professionalità, intelligenze e preziosi posti di lavoro”;

c’è da osservare che la notizia del licenziamento è arrivata senza alcun preavviso di crisi per il sito di Sgonico, tanto che la rappresentanza sindacale unitaria ha sottolineato in una nota che “il 15 gennaio scorso un consulente dell’azienda ha comunicato le decisioni ai sindacati, senza chiarire i tempi della dismissione e le modalità che saranno prescelte per accompagnare l’uscita dei dipendenti”;

negli ultimi giorni, CGIL, CISL e UIL hanno sottolineato che “le ultime crisi, che hanno coinvolto Colombin, Principe, Cartubi, Wartsila e indotto, Flex, Tirso e da ultimo U-Box, sono il sintomo di un tessuto industriale impoverito che pone Trieste davanti a uno scenario sconfortante” a fronte del quale “non è più rinviabile una discussione pubblica sulla desertificazione industriale” a Trieste, e hanno chiesto “un tavolo istituzionale di confronto, al quale partecipino tutti i soggetti interessati”;

in particolare, i sindacati per Flex chiedono che il “Governo blocchi la vendita in assenza di un piano industriale che garantisca la salvaguardia dei posti di lavoro e colga l'occasione di ricostruire anche con un intervento pubblico l'ennesimo settore industriale a pezzi”;

sulle vertenze Flex e U-box sono intervenuti duramente la Regione, Confindustria dell'alto Adriatico e lo stesso vescovo di Trieste,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo stia seguendo l’evolversi delle crisi industriali che sono scoppiate nell’area giuliana e se vi sia il proposito di impegnarsi direttamente e in coordinamento con la Regione Friuli-Venezia Giulia per evitare la perdita di settori e produzioni strategiche assieme a rilevanti professionalità e competenze acquisite;

se sia disponibile ad aprire un tavolo istituzionale ad hoc, con la Regione, l’Autorità di sistema portuale, le categorie datoriali, i sindacati, ove strutturare un coordinamento strategico che rinnovi e attualizzi la formula con cui è stato costruito l’accordo di programma del 2017 per la riqualificazione e il rilancio dell’industria a Trieste;

se sia disponibile a dare il suo supporto istituzionale nelle crisi Flex e U-box, fermando i preannunciati licenziamenti.