Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00040 (testo 2)
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Atto n. 1-00040 (
(riformulazione del n. 1-00040)
Pubblicato il 25 luglio 2023, nella seduta n. 91
ROMEO, CENTINAIO, BIZZOTTO, BERGESIO, CANTALAMESSA, MINASI, GERMANÀ, POTENTI, BORGHESI, BORGHI Claudio, CANTÙ, DREOSTO, GARAVAGLIA, MARTI, MURELLI, PAGANELLA, PIROVANO, PUCCIARELLI, SPELGATTI, STEFANI, TESTOR, TOSATO
Il Senato,
premesso che:
l'Unione europea si è posta l'obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e di ridurre entro il 2030 le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, attraverso interventi normativi che aggiornano gli obiettivi di riduzione delle emissioni degli Stati membri per il 2030 in settori strategici, quali i trasporti e gli edifici;
nel percorso verso una società e un'economia europea ad emissioni zero, la transizione energetica rappresenta la sfida del secolo anche nell'ottica di consentire una maggiore indipendenza energetica all'Europa dalle economie extra UE;
tuttavia l'obiettivo di transizione necessita di un approccio non ideologico, ma ragionevole, graduale e flessibile, che preveda tempi di adeguamento realistici e soprattutto la possibilità di ricorrere a una serie di soluzioni alternative, per non compromettere la tenuta del tessuto economico europeo e italiano;
in particolare diversi interventi legislativi che attuano il "Green Deal" e le sue strategie potrebbero determinare criticità in diversi settori strategici per il Paese, che coinvolgono sia il pubblico che il privato, sia i cittadini che le imprese, con particolare riferimento al settore industriale ed agricolo;
sui tavoli negoziali a Bruxelles si discutono il Regolamento "CO2 Auto", sull'elettrificazione del parco auto, e la Direttiva "Case Green" sull'incremento delle prestazioni energetiche degli edifici, che impongono pesanti interventi su due settori strategici e peculiari del nostro Paese, quali l'automotive e l'edilizia;
il settore automotive, inteso come industria, commercio, distribuzione carburanti, assicurazioni, è uno dei principali drivers dell'economia nazionale pari al 19 per cento del PIL, e rappresenta un'eccellenza sullo scenario mondiale, anche in termini di avanguardia e innovazione tecnologica;
nella transizione energetica dell'automotive è un evidente errore non consentire alternative all'elettrico, non garantendo quindi il principio di neutralità tecnologica fondamentale per la tenuta e la resilienza dei comparti interessati, per poter garantire una rete infrastrutturale adeguata e rispondere alla domanda di energia sempre crescente per la ricarica di un parco auto esclusivamente elettrico;
è ormai diffusa la consapevolezza che i benefici ambientali non vanno considerati come fenomeni circoscritti, ma vanno analizzati in un'ottica più ampia nello spazio e nel tempo e che un'Europa credibile e orientata verso un percorso di neutralità climatica sostenibile non può prescindere da una valutazione degli impatti ambientali di tutto il ciclo di vita dei veicoli, dalla produzione all'utilizzo allo smaltimento, in base ai principi del Life Cicle Assessment, LCA, e non limitarsi a valutare agli impatti puntuali delle emissioni allo scarico dei veicoli;
nel percorso di transizione energetica, l'Italia, e la stessa Europa, sono ancora ampiamente lontane dalla completa indipendenza dalle economie extra UE, per quanto concerne la disponibilità di materie prime, la loro capacita di trasformazione, smaltimento e riciclo, e per la creazione di tutti i componenti necessari per la costruzione dei veicoli, batterie incluse, in particolare dalla Cina;
i più recenti studi in materia di finanza, riportano che la Cina produce quasi l'80 per cento della capacità delle batterie prodotte nel mondo, e controlla gran parte delle attività estrattive legate a minerali fondamentali per la produzione delle batterie, come il litio o il cobalto;
inoltre, attualmente il mix energetico cinese si basa per l'85 per cento sulle fonti fossili e solo per il 15 per cento sulle fonti rinnovabili, risultando il maggiore consumatore di carbone al mondo, e che per tale ragione il ricorso alle batterie di produzione cinese, inclusi i componenti per realizzarle, si configura come ricorso alle centrali a carbone, e quindi come compensazione in negativo della nostra transizione energetica;
non è stata sufficiente neppure la recente apertura della Commissione europea sull'utilizzo di motori endotermici alimentati con carburanti sintetici, i cosiddetti e-fuels; si ritiene infatti molto importante consentire anche l'utilizzo dei biocarburanti, settore nel quale il nostro Paese è all'avanguardia e che presenta prospettive molto interessanti di sostenibilità e transizione energetica ed ecologica, e comunque in linea con il principio di neutralità tecnologica;
occorrerebbe evitare che un approccio ideologico alle tematiche green, come nel caso della direttiva “Case green” possa riverberarsi negativamente sugli adempimenti posti a carico delle imprese e dei cittadini che non dovrebbero risultare sproporzionati rispetto agli obiettivi ambientali da raggiungere;
secondo dati ISPRA del 2021, gli immobili italiani emettono l'1,1 per cento delle emissioni mondiali del settore edilizio, e la riduzione delle emissioni operative in Italia rispetto alla Direttiva "Case Green" è stimata soltanto nello 0,11 per cento delle emissioni globali, una cifra irrisoria a fronte di costi stimati che si aggirano intorno ai 1.500 miliardi di euro;
l'Italia è un Paese con una storia edilizia peculiare rispetto alla maggioranza dei Paesi europei, soprattutto quelli nordici, ed è composto da un'intricata rete di borghi, comuni e piccole frazioni ricchi di immobili storici e secolari, molti dei quali adibiti ad abitazione principale o a sede di Istituzioni ed Enti; risulta evidente quindi che l'avanzamento di classe energetica, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari, comporterà una serie di interventi e opere di ristrutturazione e ammodernamento, e quindi di ingenti investimenti economici per il raggiungimento dei minimi previsti dalla Commissione europea;
l'approccio della Commissione europea dimostra ancora una volta di non tenere in debita considerazione le diversità che caratterizzano gli Stati membri e più nel dettaglio le particolarità dell'edilizia e urbanistica italiana e del patrimonio immobiliare italiano, con il concreto rischio di svalutare il patrimonio edilizio italiano e di impoverire i cittadini, che per tradizione e cultura hanno investito, e continuano ad investire, nel settore, e di configurarsi di fatto come una sorta patrimoniale;
la mancanza di una progettualità basata su misure intese a garantire un adeguamento graduale ai dettami europei e rispondente alle caratteristiche dei singoli Stati membri, mette a rischio tutte le competenze che si sono sviluppate nel nostro Paese, e che sono ampiamente riconosciute a livello mondiale, con un impatto sociale disastroso in termini di occupazione, stimato in oltre 50.000 posti di lavoro persi;
è recente la notizia di un'apertura dell'Unione europea verso la ricerca e lo sviluppo di cibi sintetici coltivati in vitro, sulla base di una combinazione di amminoacidi, vitamine e minerali da includere nei terreni di coltura per favorire la creazione del cibo in laboratorio, ritenendone il processo di produzione di minore impatto ambientale, circostanza questa non suffragata da evidenze scientifiche unanimemente condivise;
i dati della Commissione europea mostrano che dal 2014 diverse aziende, se pure in numero contenuto, operanti nel campo della produzione di cibi sintetici, abbiano ottenuto finanziamenti da parte dell'Unione europea per la ricerca e l'innovazione, applicata allo sviluppo di tecniche di produzione artificiali degli alimenti;
l'assenza di evidenze scientifiche sugli effetti per la salute umana, dovrebbe spingere ad una assoluta prudenza nel consumo di cibo sintetico, in un contesto in cui l'Unione europea, negli anni, ha via via sostenuto posizioni a favore di modelli alimentari omologanti e di sempre minore qualità. Si tratta di modelli assolutamente distanti dalle specificità territoriali locali, che sono alla base di un sistema alimentare sano ed equilibrato, qual è la dieta mediterranea, che si fonda sulla storia, il rispetto della terra, la tutela del territorio e del lavoro, tutti elementi che concorrono all'eccellenza dei prodotti agroalimentari italiani;
il 3 gennaio scorso, la Commissione UE ha pubblicato il Regolamento di esecuzione (UE) 2023/5, che concede l'autorizzazione all'immissione sul mercato della polvere parzialmente sgrassata di "Acheta domesticus" (farina di grillo domestico) quale nuovo alimento;
già nel giugno 2021, con l'entrata in vigore del Regolamento di esecuzione (UE) 2021/882 è stata autorizzata l'immissione sul mercato della larva di "Tenebrio molitor" (tarma della farina) essiccata. Si tratta di cibi, noti come "Novel Food", che trovano disciplina nel Regolamento (UE) 2015/2283, in vigore dal 1°gennaio 2018, in base al quale è un alimento nuovo qualunque alimento non utilizzato in misura significativa per il consumo umano nell'Unione europea prima del 15 maggio 1997, per il quale è prevista una procedura di autorizzazione all'immissione in commercio;
la commercializzazione di insetti a scopo alimentare rientrerebbe tra le azioni da perseguire nell'ambito del piano di azione UE 2020-2030 per i sistemi alimentari sostenibili, in attuazione della strategia "Farm to Fork", che porterebbe ad identificare gli insetti come una fonte di proteine a basso impatto ambientale per sostenere la transizione "verde" della produzione alimentare dell'Unione europea;
posizione questa che necessita di ulteriori approfondimenti nel nostro Paese al fine di salvaguardare il made in Italy fermo restando l'importanza di sviluppare nuove filiere mangimistiche;
l'Unione europea ha fatto della Strategia "Farm to Fork", e sulla Biodiversità per il 2030, il fulcro del "Green Deal" europeo, per il raggiungimento di un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente, in grado di promuovere abitudini alimentari corrette da parte dei consumatori;
la strategia, tra le azioni elencate prevede la presentazione di una proposta per una etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore dell'imballaggio (front of pack- FOP) obbligatoria e armonizzata, valutando in ogni caso di estendere a determinati prodotti l'obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza degli alimenti;
in Europa è in atto un serrato dibattito sulla scelta del sistema di etichettatura nutrizionale FOP, alimentato anche dalla richiesta formale della stessa Commissione europea di riconsiderare la proposta di informazioni supplementari di presentazione delle informazioni nutrizionali parte di una "strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità";
la posizione dell'UE sull'impiego dell'etichettatura Front of Pack (FOP), non è ancora definita. Attualmente, ogni Stato membro è libero di continuare a raccomandare sul proprio territorio nazionale uno schema di etichettatura FOPNL applicato volontariamente dagli operatori del settore alimentare. Il dibattito si è sostanzialmente focalizzato sulla contrapposizione tra due modelli: uno di tipo direttivo, il Nutriscore promosso dalla Francia, e uno di tipo informativo, il NutrInform Battery, sostenuto dall'Italia;
il Nutri-score appare fondato su valutazioni parziali e fuorvianti, in quanto si basa su di un giudizio nutrizionale del singolo prodotto, senza tenere conto del suo inserimento nel quadro di una dieta complessiva varia e bilanciata per ciascun individuo;
tale etichettatura rischia di mettere in discussione il modello alimentare basato sui principi della dieta mediterranea, fondato su un consumo diversificato e bilanciato degli alimenti, nonché elemento fondamentale della nostra identità nazionale. La comunità scientifica ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre, che ha una connotazione di qualità nutrizionale altissima, che aiuta a prevenire malattie croniche come patologie cardiovascolari, diabete e obesità;
merita attenzione il caso sollevato in Europa, e in Italia, dalla proposta dell'Irlanda di introdurre in etichetta messaggi con avvisi salutistici, da apporre sulle bottiglie di vino. La normativa irlandese prevede infatti l'applicazione di messaggi allarmistici, che indicano come grave rischio per la salute il consumo di bevande alcoliche, anche con riferimento ai prodotti a bassa gradazione alcolica, come il vino, e indipendentemente dalla quantità consumata;
il silenzio-assenso della Commissione europea, nonostante la forte contrarietà espressa da Italia, Francia e Spagna ed altri sei Paesi dell'Unione europea, suscita seri dubbi su quali siano i reali intendimenti della Commissione in merito all'adozione di strategie per la tutela della salute dei consumatori, anche alla luce della recente approvazione da parte del Parlamento europeo della "Risoluzione del parlamento europeo del 16 febbraio 2022 sul rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro-verso una strategia globale e coordinata", nella quale è stato raggiunto l'accordo di scongiurare l'adozione di posizioni di generalizzata condanna verso qualsiasi consumo di alcol, indipendentemente dalla quantità consumata;
a ciò si aggiunge la proposta di regolamento sugli imballaggi che rischia di generare diversi problemi all'intera filiera agroalimentare; un eccessivo riutilizzo dei prodotti di imballaggio, o un'inadeguata conservazione degli stessi, potrebbe far insorgere gravi problemi di sicurezza alimentare. La sostenibilità di queste scelte potrebbe rivelarsi critica soprattutto per i prodotti della filiera ortofrutticola, vitivinicola e florovivaistica;
la scelta di assimilare l’eccessivo consumo di alcool a quello moderato e consapevole di prodotti come il vino, da sempre considerato come rappresentativo di uno stile di vita sano ed equilibrato, così come quella di introdurre sistemi di etichettatura a semaforo come il nutriscore, con la conseguenza indiretta di favorire la diffusione di cibi sintetici e processati, rispondono a logiche incomprensibili, e comunque in grado di arrecare un pregiudizio al sistema agroalimentare made in Italy, storicamente collocato fra i più performanti a livello mondiale;
nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento, in particolare, anche a livello industriale, proprio lo sviluppo tecnologico ha consentito di raggiungere un livello innovativo tale da abbattere in maniera decisa evidente le emissioni di sostanze inquinanti, in particolare di gas effetto serra, con evidenti benefici ambientali senza mettere a rischio la salute umana e compromettere la tenuta dell'economia dei Paesi;
alcuni provvedimenti attualmente in discussione a Bruxelles, come la revisione della direttiva sulle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010), la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa (2004/107/CE, 2008/50/CE), la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari devono necessariamente tener conto della sostenibilità economica e sociale delle misure, prevedendo la necessaria gradualità nel raggiungimento degli obiettivi, nel pieno rispetto della massima tutela della salute umana e dell’ambiente,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni opportuna ed ulteriore iniziativa affinché la transizione energetica europea rappresenti un’occasione di crescita e di rilancio della nostra competitività, e non un processo che porterà l’Italia e l’Europa verso una “doppia dipendenza” dalle materie prime e dalle tecnologie di Paesi extra europei;
2) a garantire a livello europeo il rispetto del principio della neutralità tecnologica per consentire ad aziende e imprese di ricorrere a soluzioni e opportunità alternative valide e non imposte dall'alto sulla base di un mero approccio ideologico;
3) ad attivarsi in maniera decisa, affinché venga garantito il rispetto delle specificità degli Stati membri nel percorso di rigenerazione in chiave green del patrimonio edilizio e di transizione energetica dell'automotive nazionale;
4) a farsi portavoce, nell'ambito delle trattative relative alla revisione del patto di stabilità, dell'esigenza di consentire obiettivi di spesa meno sfidanti e traiettorie di discesa del rapporto debito/PIL meno accentuate a fronte delle spese sostenute per gli investimenti effettuati dagli Stati membri nel processo della transizione energetica;
5) a salvaguardare prioritariamente la salute dei cittadini messa a rischio dalle strumentalizzazioni ideologiche volte al perseguimento di obiettivi di neutralità climatica;
6) a proseguire l’azione presso le sedi europee, affinché venga riconosciuto il valore delle produzioni agroalimentari di qualità, ottenute con modelli produttivi e disciplinari che ne garantiscono origine, procedimenti produttivi, caratteristiche organolettiche e nutrizionali, nel cui solco si colloca il made in Italy, affinché nel processo di transizione verso un’economia sostenibile venga riconosciuto al comparto agroalimentare italiano un ruolo di assoluta centralità ed imprescindibilità;
7) ad intervenire presso le competenti sedi europee affinché le normative relative alle emissioni industriali, alla qualità dell'aria, ai prodotti fitosanitari tengano contro della sostenibilità economica e sociale, prevedendo obiettivi realmente raggiungibili con la necessaria gradualità, nel rispetto dell’essenziale interesse di tutela ambientale e della salute umana e dello scopo prioritario di diminuirne complessivamente gli impatti per conseguire la giusta transizione ecologica;
8) ad intervenire sulla proposta di regolamento sugli imballaggi che, data la lista di materiali sottoposti a restrizione, i target di riciclo, l'obbligatorietà di sistemi di deposito cauzionale e di etichette di compostabilità, rischia di compromettere intere filiere produttive strategiche per il nostro Paese;
9) a perseguire con maggiore e rinnovata forza iniziative volte a promuovere il "Nutrinform battery" come sistema idoneo ad armonizzare il mercato europeo, investendo in progetti di sperimentazione e raccolta dati, incentivandone l'utilizzo da parte di aziende e consumatori e prevedendone l'inclusione all'interno delle linee guida sull'alimentazione del Ministero della salute;
10) ad intraprendere campagne di informazione ed educazione alimentare, soprattutto tra i giovani, finalizzate a promuovere l'adozione di corrette abitudini e scelte alimentari, evidenziando gli effetti benefici per la salute derivanti da un consumo consapevole ed equilibrato degli alimenti.