Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00575

Atto n. 3-00575

Pubblicato il 12 luglio 2023, nella seduta n. 86
Svolto question time il 13 luglio 2023 nella seduta n. 87 dell'Assemblea

BIANCOFIORE - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

si è recentemente appreso da organi di stampa della situazione relativa al presidio sanitario di Velletri (Roma) di proprietà della San Raffaele S.p.A., che ha operato in regime di accreditamento con il servizio sanitario regionale fino a quando, sulla base di emergenze istruttorie risultanti da un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Velletri, la competente direzione regionale dell'epoca ritenne di avviare un procedimento di revoca della sola autorizzazione all'esercizio della quale il presidio risultava titolare, poi definito con la determinazione regionale del 22 giugno 2011 n. B4931;

soltanto a distanza di molti anni dall'adozione del provvedimento di revoca, la vicenda ha trovato la sua composizione in sede giudiziaria, dapprima con una sentenza del Tribunale penale di Roma (n. 12208/2019), non appellata dalla Procura della Repubblica e dalle parti civili costituite e, quindi, passata in giudicato, che mandava assolti tutti gli imputati da ogni contestazione ascritta con la formula piena "perché il fatto non sussiste" e, successivamente, anche con una sentenza della Corte dei conti, sezione giurisdizionale per il Lazio (n. 584/2021), che escludeva ogni ipotesi di responsabilità erariale, anch'essa non appellata dalla procura contabile e, quindi, passata in giudicato;

il presupposto fattuale che ha condotto all'adozione della revoca, dunque, è stato accertato come insussistente da ben due sentenze passate in giudicato. Cionondimeno, i cittadini del Lazio si sono visti privati, per ben 12 anni, di un presidio già pronto per lo svolgimento di attività sanitarie, che avrebbe potuto fornire un contributo importante anche nella situazione emergenziale connessa alla diffusione del virus SARS-Cov-2 e delle sue varianti, senza considerare la ricaduta sui livelli occupazionali (la struttura impiegava circa 500 dipendenti);

peraltro, sembrerebbe che, nelle more dei richiamati procedimenti, la Regione abbia, in autotutela, nominato una commissione composta da esperti appartenenti a diverse aziende sanitarie locali, che ha proceduto ad effettuare tutte le verifiche necessarie per constatare la sussistenza o meno dei requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi attraverso sopralluoghi ed esame della documentazione richiamata nel provvedimento di revoca. La commissione, sulla scorta di quanto emerso in sede di diversi sopralluoghi e della copiosa documentazione relativa ai requisiti strutturali tecnologici ed organizzativi, oggetto di ben 6 relazioni endoprocedimentali, avrebbe espresso parere favorevole al ritiro della revoca rilevando che: “la struttura risulta rispondente ai requisiti igienico-sanitari e strutturali riferibili alle attività già esercitate ed accreditate nei locali oggetto della verifica; la casa di cura è in possesso dei requisiti documentali, igienico sanitari e strutturali riferibili alle attività sanitarie già precedentemente autorizzate accreditate ed esercitate conformemente quanto previsto dal DCA n. 13/2011 ai fini dell'accreditamento definitivo”;

ciononostante, il presidio risulta tuttora inattivo,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e per quali ragioni non si sia proceduto al ripristino dell'autorizzazione all'esercizio e dell'accreditamento in favore della struttura che avrebbe anche consentito il ripristino dei livelli occupazionali, fino a circa 500 unità lavorative.