Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08754
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Atto n. 4-08754
Pubblicato il 24 maggio 2005
Seduta n. 807
CORTIANA - Al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che:
Manuela Di Centa, membro di diritto della giunta del CONI in quanto membro del CIO, è stata eletta il giorno 19 maggio 2005 a vicepresidente di tale fondamentale organo, su proposta del presidente rieletto Petrucci e con voto unanime, e che tale incarico istituzionale, in vista degli imminenti giochi olimpici invernali di Torino, dà un chiaro segno, vista l'attività sportiva della stessa Di Centa nell'ambito dello sci di fondo, come la stessa Di Centa ha affermato alla sua elezione, dichiarando: “E' una vicepresidenza che viene dagli sport invernali e, con le Olimpiadi in casa, mi sento ancora più orgogliosa di essere vicepresidente'';
oltre a discutibili e discussi comportamenti in occasione dei mondiali di sci di fondo in Finlandia, l'atleta è stata coinvolta nell'indagine sul doping svolta dalla Procura della Repubblica di Arezzo prima e dalla Procura di Ferrara poi, unitamente ai precedenti Presidenti del CONI Franco Carraro e Arrigo Gattai, al Segretario Generale del CONI Raffaele Pagnozzi e allo staff medico dell'Istituto di biochimica dell'Università di Ferrara capeggiato dal professor Francesco Conconi;
l'indagine, condotta dal PM Pier Guido Soprani, si è conclusa il 26 ottobre 2000 con le seguenti decisioni: che Carraro, Gattai, Pescante e Pagnozzi sono stati ritenuti responsabili di aver commissionato allo staff del professor Conconi, nell'arco di molti anni, una serie di pratiche dopanti su atleti azzurri di diversi sport, allo scopo di conseguire medaglie ed altri importanti risultati nelle principali competizioni internazionali. Tale posizione è stata archiviata per prescrizione, e non per innocenza. Il PM ha accompagnato la richiesta di archiviazione con pesantissime accuse nei confronti dei sopra citati dirigenti;
parallelamente, il PM Soprani ha chiesto il rinvio a giudizio per Conconi e per alcuni suoi assistenti, accusandoli di aver favorito o anche attuato pratiche dopanti su numerosissimi atleti, tra i quali Manuela Di Centa. I legali di Conconi, in sede di udienza preliminare, si sono opposti alle accuse ed il GIP ha disposto una superperizia sulle documentazioni mediche. La superperizia ha confermato, ed anzi aggravato, le accuse stesse anche se, seguendo un criterio più rigoroso e garantista di quello adottato in precedenza dai periti della Procura, ha ristretto il numero degli atleti per i quali si confermava l'avvenuta somministrazione di EPO da circa 60 a 33. Tra questi ha pienamente confermato il nome di Manuela Di Centa;
considerato che:
dopo la superperizia, il GIP ha disposto il rinvio a giudizio ma commettendo l'errore di modificare - e non poteva farlo - il capo d'imputazione del PM. Conseguentemente il giudice, alcuni mesi dopo, non ha potuto fare altro che restituire il fascicolo al GIP imponendogli di riformulare l'imputazione. In questo modo è trascorso un ulteriore, lungo lasso di tempo prima di giungere finalmente al dibattimento. I legali di Conconi hanno chiesto ed ottenuto il rito abbreviato chiedendo al giudice: a) il proscioglimento per non aver commesso il fatto; b) in subordine, il proscioglimento perché il fatto non costituiva reato; c) in subordine ancora, il proscioglimento per prescrizione. Il giudice ha rigettato la prima richiesta ed ha argomentato confermando le accuse a Conconi e ai suoi assistenti in relazione ai 33 atleti tra i quali Manuela Di Centa; ha poi rigettato anche la seconda richiesta, confermando che i fatti imputati costituivano reato; ha infine concesso - né poteva fare altrimenti - l'archiviazione per prescrizione;
Manuela Di Centa è stata quindi considerata dopata con EPO sia dal perito della Procura che dai superperiti nominati dal giudice su richiesta della stessa difesa di Conconi, e non ha mai ammesso, né fatto autocritica di tali comportamenti, a differenza di svariati atleti, di tanti esponenti del CONI e di tanti uomini della politica sportiva nei partiti e nelle istituzioni, che hanno fatto autocritica sul lassismo verso il doping e sostenuto negli anni recenti la battaglia contro le sostanze dopanti, e che pertanto tale nomina lancia un messaggio inquietante al mondo dello sport in vista soprattutto delle Olimpiadi, il messaggio cioè che i risultati sportivi valgono di più dei metodi utilizzati per arrivare a tali risultati;
visto il ruolo di controllo che spetta al Governo, anche grazie alla normativa antidoping in essere nel nostro ordinamento,
si chiede di sapere se, essendo a conoscenza di tali antefatti, non si ritenga opportuno intervenire, nel rispetto dell'autonomia istituzionale dei diversi organi e istituzioni, al fine di porre in essere le condizioni per lanciare un chiaro messaggio di pulizia nello sport, esplicitando con atti concreti come gli atleti che abbiano fatto uso di doping non possano essere premiati dando loro in mano la guida del nostro sistema sportivo nazionale (CONI) e internazionale (CIO).