Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00135
Azioni disponibili
Atto n. 3-00135 (in 8ª Commissione)
Pubblicato il 12 gennaio 2023, nella seduta n. 28
FREGOLENT - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
i porti marittimi nazionali e le imprese (terminalisti) che svolgono attività di movimentazione, carico e scarico delle merci e servizi a favore delle navi passeggeri (traghetti, crociere) sono un anello essenziale della logistica a servizio dell’industria nazionale, dell’import-export, dei consumi, dei collegamenti con le isole e del turismo;
le imprese terminaliste, nonostante una diminuzione dei traffici a livello mondiale, hanno assicurato il loro servizio alla comunità nazionale anche nella fase più difficile dell’emergenza pandemica, accusando incrementi di costi e perdite di fatturato rilevanti (addirittura l’azzeramento di ogni attività per quanto riguarda i terminal a servizio delle navi da crociera) tanto da rendere necessari, nei casi più rilevanti, interventi intesi a contenere quegli effetti;
per l’anno 2022, nel quale ancora si avvertivano gli effetti della pandemia sulle attività portuali, i canoni di concessione pagati dalle imprese terminaliste sono aumentati, in attuazione e secondo le modalità previste dall’art. 04 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, del 7,95 per cento;
nella predisposizione dei canoni, infatti le autorità di sistema portuale devono fare anche riferimento all'entità dei traffici portuali svolti e agli impegni in termini di volumi e tipologia di investimenti, annualmente rivalutati sulla base degli indici ISTAT, secondo la modalità prevista dal citato articolo 04;
per gli indici adottati per determinare la misura dell’adeguamento annuale dei canoni, che hanno dato risultati ragionevoli per anni in una fase economica con tassi di inflazione bassissimi e consumi mai in contrazione significativa, oggi con un’inflazione “a due cifre” e il rischio che ci si avvii ad una fase di stagflazione le vigenti modalità di adeguamento appaiono dannose non solo per gli operatori, ma anche, più in generale, per tutto il sistema economico, oltre ad essere immotivatamente dissimili dalle modalità di adeguamento di altre voci di costo;
appare all’interrogante che tale sistema di rivalutazione, in un momento di grave spinta inflattiva, abbia portato gli importi delle concessioni ad un rialzo eccessivo, difficilmente sostenibile per gli operatori e comunque non giustificato;
infatti stando alle dichiarazioni delle associazioni di categoria e di tutte le rappresentanze degli operatori e dei servizi portuali, un incremento dei canoni di concessione nel 2023 che è superiore al 25 per cento, sommato tra l’altro al circa 8 per cento in più del 2022, oltre a risultare illogico e spropositato, rischia di incrementare ulteriormente e in maniera consistente il fenomeno inflattivo, con conseguenze pesanti e dirette sui costi di beni di consumo e materie prime,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga dover intervenire, anche attraverso la predisposizione di un’apposita norma primaria all’interno di un prossimo provvedimento legislativo, onde prevedere, da un lato, il congelamento dei canoni di concessione, almeno ai livelli dell’anno 2022 e, dall’altro, la revisione, nel senso di una consistente diminuzione del tasso di variazione, del sistema di aggiornamento dei canoni di concessione demaniale marittima.