Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08585

Atto n. 4-08585

Pubblicato il 28 aprile 2005
Seduta n. 789

RIPAMONTI - Al Ministro dell'ambiente e per la tutela del territorio. -

Premesso che:

il Parco Nazionale d’Abruzzo, istituito nel lontano 1922 per iniziativa privata e consacrato nel successivo anno 1923 con una legge del Regno d’Italia, rappresenta una grande conquista di civiltà del nostro Paese, ottenuta con l’impegno delle più illustri personalità del tempo, dal filosofo Benedetto Croce al di lui cugino Erminio Sipari, che del Parco fu il fondatore ed anche il primo Presidente;

il Parco, subentrato ad una antica Riserva reale di caccia e alla prima Riserva naturale italiana, istituita con un regio decreto del 1913, è sorto con il fine di salvare animali unici come l’orso bruno marsicano e il camoscio d’Abruzzo ed ha compiuto 80 anni di vita nel 2002, vivendo fasi alterne e difficili, ma celebrando all’inizio del Terzo Millennio molti importanti successi, come la sopravvivenza e l’incremento di tutti gli animali e gli ambienti affidatigli, ivi compreso il lupo appenninico, e i vasti ecosistemi forestali dominati da faggete ultrasecolari, di particolare rilievo ecologico, naturalistico e paesaggistico, oggetto di rigorosa tutela anche a livello eurocomunitario;

per oltre un trentennio, l’Ente Autonomo al quale le sorti del Parco erano state affidate ha promosso interventi e politiche d’avanguardia, bloccando la speculazione edilizia, i tagli forestali di tipo industriale, il bracconaggio ed ogni genere di abusi, nonché operando, per la prima volta nel nostro Paese, in modo manageriale e promozionale a favore della natura, incoraggiando l’ecosviluppo e l’ecoturismo, applicando la zonazione, favorendo il volontariato, promuovendo l’educazione ambientale e il recupero delle tradizioni, dell’artigianato e dei prodotti naturali locali, e molte altre iniziative collegate, così da diventare un sicuro punto di riferimento concreto, che ha costantemente incoraggiato la creazione di altri Parchi ed ampiamente ispirato la legge quadro sulle aree protette del 1991;

durante questo periodo, il Parco si è esteso da 30 a 50.000 ettari, circondati da un Pre-Parco di circa 70.000 ettari; ha ampliato la propria denominazione in Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, includendo il territorio di 25 Comuni, ricadenti in 3 Regioni, 3 Province e 6 Comunità Montane; ha assicurato all’intero comprensorio, e all’Abruzzo stesso, una crescita equilibrata misurata non soltanto in termini di benefici economici, ma anche culturali, civili e sociali;

allo stesso tempo, il Parco ha acquisito fama e prestigio internazionale, anche per il fatto di essere considerato, senza nulla togliere al confratello e coetaneo Parco del Gran Paradiso, “il Parco più famoso, importante, amato e frequentato d’Italia”, e d’aver ottenuto i più prestigiosi riconoscimenti dentro e fuori i nostri confini, ivi compreso il prestigioso Diploma Europeo, mantenuto ininterrottamente per oltre un trentennio, di aver realizzato importanti ricerche scientifiche e creato esemplari centri visita, stretto gemellaggi, sinergie ed alleanze con i più importanti Parchi di Francia, Germania, Grecia, Spagna, Marocco, Uganda, Sud Africa, Costarica, Perù e Stati Uniti d’America, ed in particolare con le due realtà americane più rilevanti, Adirondack e Yellowstone;

a causa della riduzione dei trasferimenti per la gestione dell'Ente Parco si sta determinando un allentamento della sorveglianza della fauna, un crollo del “controllo sociale”, il mancato indennizzo dei danni subiti da agricoltori, allevatori e pastori e la soppressione della “campagna alimentare”, che per decenni aveva funzionato come validissimo strumento di prevenzione e come formidabile ammortizzatore di tensioni a favore della comunità locale;

il Servizio conservazione natura del Ministero dell'ambiente, inoltre, anziché accogliere le numerose richieste di intervento sollecitate negli ultimi mesi dall'Ente autonomo Parco nazionale d'Abruzzo contro il taglio non autorizzato di boschi secolari in località Monte Ceraso da parte del comune di Pescasseroli, ha ritenuto invece opportuno avallare tale scempio all'interno di un S.I.S. (Sito di interesse comunitario), che ha comportato l'abbattimento non autorizzato di migliaia di alberi, tra cui faggi di cospicue dimensioni, per realizzare impianti sciistici e di innevamento artificiale in difformità delle vigenti prescrizioni, sperperando miliardi in questo settore proprio mentre, a causa del progressivo riscaldamento del clima, la neve tende a diminuire in tutto l'Appennino;

sembrerebbe anzi che tali opere siano state "autorizzate" dall'ufficio legislativo del Ministero dell'ambiente, che, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe esplicitamente affermato, in un parere ufficiale, che per quell'intervento non occorreva affatto il nulla osta dell'Ente parco, che è invece espressamente previsto all'articolo 13 della legge quadro sulle aree protette;

contestualmente a tale vicenda, il Ministero avrebbe scatenato una campagna che a parere dell'interrogante sembrerebbe una vera e propria persecuzione contro l'Ente Parco,

si chiede di sapere:

se risponda a verità quanto pubblicato da vari quotidiani e settimanali, secondo i quali vi sarebbe l’intenzione di creare un solo polo sciistico, senza soluzione di continuità, tra Pescasseroli, Scanno, Roccaraso e Barrea, dentro e fuori Parco, includendo anche il Monte Greco, con investimenti pari a 75 milioni di euro, di cui 40 di fondi pubblici, con il pretesto di razionalizzare i trasporti nell’Alto Sangro, con l’integrazione “ferro-gomma-fune”, che prevede anche un treno tra Barrea e Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, sventrando la parte più intatta ed importante dell’Alta Valle del Sangro, sede della più bella e vasta Riserva Integrale d’Italia;

se risulti che iniziative simili siano in corso anche negli altri Parchi dell’Abruzzo, dal Gran Sasso alla Maiella, e rischino di estendersi anche agli ultimi rifugi naturali finora fortunosamente scampati all’invasione del carosello sciistico, come la Valle Longa e il Monte Marsicano, mentre è ben noto che l’innevamento appenninico non può certo competere, per qualità e durata, con quello delle stazioni alpine, e l’industria sciistica sopravvive solo grazie ai cannoni sparaneve artificiale, che tuttavia rischiano di depauperare le già provate riserve idriche e le stesse falde acquifere sotterranee;

quale fondamento vi sia nella notizia secondo la quale il Piano del Parco, già da tempo redatto ed attuato, la cui piena validità era stata ripetutamente confermata anche dalla Suprema Corte di Cassazione, potrebbe essere ora rimesso in discussione per favorire interessi speculativi di gruppi economici legati a qualche Comune.