Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08578

Atto n. 4-08578

Pubblicato il 27 aprile 2005
Seduta n. 788

GIOVANELLI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:

il decreto interministeriale 23 dicembre 2004, emanato dal Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per i beni e le attività culturali, prevede la dismissione e il successivo riaffitto di beni immobili individuati dai decreti dell’Agenzia del demanio allegati al suddetto decreto;

il decreto 23 dicembre 2004 prevede la cessione di tali immobili al Fondo di investimento immobiliare - costituito con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze in data 9 giugno 2004 e gestito dalla società Investire Immobiliare SGR S.p.A.- e fissa i criteri per riaffittarli;

la vendita del patrimonio immobiliare dello Stato, nel cui ambito sono compresi gli immobili posseduti e utilizzati dagli enti previdenziali - fra cui l’INPS - si è tradotta in una gigantesca operazione di speculazione finanziaria, giacché è stato previsto l’esproprio di ben 42 sedi INPS in Italia, tra cui 6 in Emilia Romagna;

tra le altre, è stata identificata per l’esproprio la sede dell’INPS di Reggio Emilia, inaugurata nel 1995 e realizzata grazie alla contribuzione a carico del sistema produttivo e dei lavoratori;

le condizioni di affitto imposte non sono per nulla favorevoli all'ente pubblico espropriato, dal momento che la somma incassata con la vendita (1.700 euro al mq) verrà interamente restituita dall’ente entro nove anni, con il pagamento di un affitto annuale di 977.000 euro;

considerato che:

la cessione della sede dell’INPS di Reggio Emilia determina un danno irreversibile sul conto economico e sull’assetto patrimoniale dell’ente, poiché lo priva di una garanzia immobiliare e di un patrimonio costituito nel tempo;

le condizioni di cessione dello stabile sono palesemente svantaggiose e le condizioni di affitto sono di gran lunga superiori ai prezzi di mercato. Così procedendo, la vendita assume i toni di una vera e propria svendita ed espone gli enti stessi e i loro lavoratori ai rischi di un mercato non protetto;

una tale condotta nei meccanismi di trasferimento degli immobili viola il diritto all’autonomia di indirizzo finanziario degli enti ed assume i toni di un esproprio coatto, dal momento che la decisione è stata imposta a seguito di una convocazione dei presidenti dei Comitati di Vigilanza degli Enti solo cinque giorni dopo il varo del decreto stesso, mentre non sono state condotte trattative sul prezzo;

questo costituisce un esproprio illegittimo e rappresenta a giudizio dell’interrogante il tentativo del Governo, nella sua sfrenata tendenza alla finanza creativa, di vendere anche immobili che non sono di proprietà dello Stato, ma che, come la sopracitata sede INPS e le sedi di altre città italiane, sono il risultato della contribuzione dei lavoratori e dei pensionati;

numerose manifestazioni di protesta si sono svolte a Reggio Emilia come in altre città italiane, coinvolgendo i lavoratori e i pensionati, le loro organizzazioni sindacali, i rappresentanti politici e gli amministratori locali;

lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato non chiaro il merito di questo provvedimento, in quanto la vendita degli edifici usati dalle pubbliche amministrazioni ricadrebbe comunque sullo Stato negli anni a venire, pesando così sui bilanci futuri,

si chiede di sapere:

se si siano valutate non solo le gravi conseguenze della vendita di un patrimonio immobiliare che rappresenta un’importante garanzia per gli enti previdenziali e per il welfare dei lavoratori e pensionati, ma soprattutto l’antieconomicità di un’operazione di vendita di beni immobili di pregio a prezzi irrisori rispetto al valore di mercato;

come si giustifichi il previsto successivo riaffitto degli immobili venduti a condizioni di gran lunga superiori ai canoni di mercato;

se il ricorso al TAR presentato il 23 febbraio 2005 dai componenti i Comitati di Vigilanza di INAIL, INPS e INPDAP, con i sindacati CISL, CUGIL, UIL, nonché quelli di categoria, CISAL, CIDA e UGL, la cui discussione è prevista per il 22 giugno 2005, non richieda almeno una sospensione dell’intera operazione di vendita in attesa del pronunciamento del TAR;

se non si ritenga che questa operazione sia finalizzata unicamente all’urgenza di riparare le disastrose finanze pubbliche, con il conseguente essenziale bisogno di fare cassa oggi per l’oggi, senza considerare le conseguenze che ciò potrebbe avere per il futuro.