Legislatura 18ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-03422

Atto n. 3-03422(in Commissione)

Pubblicato il 28 giugno 2022, nella seduta n. 445

BINETTI Paola - Al Ministro dell'università e della ricerca. -

Premesso che:

è allo studio una riforma che riscrive le modalità di selezione e di progressione nella carriera dei giovani ricercatori e nella quale lo stesso Ministro in indirizzo chiede di semplificare le procedure, accelerando i tempi di inserimento definitivo dei giovani nella vita accademica, promettendo inoltre un maggior numero di posti messi a bando e migliori condizioni di remunerazione;

risulta all'interrogante che ci siano ancora molte denunce relative ai concorsi pilotati in università, con almeno 191 indagati e con una prassi di lavoro che parte dal presupposto: "Scegliamo i vincitori, poi facciamo i bandi";

risulterebbe, e ciò appare sorprendente, che molte di queste denunce vengano messe a tacere, con il coinvolgimento di molti colleghi universitari dello stesso settore scientifico disciplinare o più semplicemente colleghi dello stesso Ateneo, in cui si svolge il concorso in questione; si tratta molto probabilmente di docenti estranei alle manovre scorrette del concorso in discussione, ma decisamente assai poco coraggiosi nel chiedere chiarezza agli organi competenti;

sono gli organi di stampa e le inchieste giornalistiche che ogni tanto sollevano lo scandalo su prassi note, ma non denunciate e, se denunciate, velocemente insabbiate;

ci sarebbero casi clamorosi come quello del rettore dell'Università di Firenze, indagato ed interdetto, proprio con questa accusa, che solo l'inchiesta di un grande quotidiano, come "la Repubblica", ha rivelato, mostrando con i fatti come siano ben 191 i docenti indagati da nord a sud;

si tratta di un "sistema" che, se confermato dalle sentenze, dimostrerebbe la gravità della denuncia con concorsi truccati, bandi "postumi" e rapporti "parentali" tra i vari professori;

anche la procura di Catania è intervenuta con una lunga sequenza di denunce, citando un numero impressionante di indagini ancora in corso, specie presso le facoltà di Giurisprudenza e Medicina;

perché, se i docenti indagati sono 191, i bandi incriminati sono almeno 57, come è emerso dalle indagini di questi anni, in cui è apparso chiaro come non di rado fossero coinvolti i vertici stesse delle università, dal nord al sud, senza esclusioni di sedi;

ovviamente un simile sistema non sembra premiare i migliori e i più qualificati, ma sempre e solo i più raccomandati, legati a cordate spesso familiari, ma comunque sempre con carattere clientelare, giungendo a fare del vero e proprio mobbing nei confronti dei candidati meno graditi;

un mobbing che non di rado si traduce con giudizi pesanti nell'abilitazione scientifica nazionale e con uno strano meccanismo di valutazione dei titoli presentati, che privilegi alcuni, quelli dei segnalati, a scapito di altri, spesso più meritevoli;

senza una revisione profonda dei modelli di selezione e di stabilizzazione dei docenti migliori, a cominciare da quando sono dottorandi e ricercatori, non c'è certo futuro per l'Università e ciò creerà come conseguenza che i migliori fuggiranno sempre all'estero;

in modo emblematico, il Ministro in indirizzo potrebbe valutare il caso super-documentato del candidato L.T., vittima in più di un concorso della classe "MED-28", di logiche clientelari puntualmente denunciate, che hanno trovato nei rispettivi tribunali del TAR un giusto riconoscimento della fondatezza delle accuse e delle argomentazioni, ma di cui puntualmente l'Ateneo della "Sapienza" non ha tenuto alcun conto; anzi davanti ad una sorta di contro-denuncia del collega, problematico vincitore del concorso in questione, non ha potuto fare a meno di archiviare la denuncia, perché nessuna accusa poteva essere fatta al ricorrente, vera vittima di manovre discriminanti,

si chiede di sapere:

in che modo il Ministro in indirizzo voglia immaginare per il futuro prossimo un sistema di selezione più corretto e democratico, ma al tempo stesso più giusto e meritocratico;

se ritenga di fare chiarezza sulle tante questioni pendenti che fanno dell'università italiana un sistema troppo chiuso ed autoreferenziale, creando situazioni di oggettiva ingiustizia per molti ricercatori o potenziali professori qualificati e competenti.