Legislatura 18ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-07074

Atto n. 4-07074

Pubblicato il 24 maggio 2022, nella seduta n. 436

TOSATO - Ai Ministri della salute e dell'università e della ricerca. -

Premesso che:

il tema del cosiddetto numero chiuso per l'accesso ai corsi di laurea a ciclo unico in medicina e chirurgia ha attraversato il dibattito pubblico degli ultimi anni;

l'intenzione perseguita dal legislatore nel 1999 di introdurre l'accesso programmato a questi corsi di laurea sarebbe stata quella di limitare il numero di studenti, riducendo gli oneri per la didattica e, almeno in auspicio, determinare un miglioramento della qualità formativa con una preliminare selezione dei discenti. Tuttavia, il numero chiuso ha prodotto conseguenze negative per il sistema universitario e per l'intero Paese, invero le pesanti restrizioni hanno condotto, per un verso, migliaia di studenti a iscriversi ai corsi promossi da università di altri Paesi europei, e, per l'altro, ha determinato l'insorgenza di contenziosi di fronte alle giurisdizioni amministrative in merito all'ammissione ai corsi;

i test utilizzati nelle prove di ammissione ai corsi universitari di medicina e chirurgia non risultano assolutamente atti a valutare l'attitudine del giovane al successivo percorso formativo universitario e professionale medico;

il diritto allo studio è un diritto costituzionale ed è compito dello Stato valutare in modo congruo le capacità e la preparazione umana e specifica che i candidati devono possedere, nonché le motivazioni che spingono ogni soggetto a scegliere una determinata professione, e nel caso di specie si tratta di individuare soggetti che si andranno ad occupare della vita e della salute altrui. È dunque necessario individuare dei sistemi che consentano una valutazione attenta ed approfondita;

l'effetto derivante da questa situazione è quello di produrre un elevato contingente di giovani che ogni anno non riesce ad accedere alla formazione e una carenza di specialisti necessari al servizio sanitario nazionale;

la conseguenza più grave e paradossale, generata dagli effetti delle restrizioni di accesso e dall'insufficiente dotazione di risorse per le borse di studio per le specializzazioni dei medici, è emersa in tutta la sua attualità durante l'emergenza legata alla pandemia da COVID-19: è impossibile dimenticare, infatti, la ricerca disperata di anestesisti e di pneumologi nei mesi più duri dell'emergenza;

dati recenti riportano che negli ospedali siano più di 10.000 posti vacanti e che ci sia una carenza di circa 4.000 medici di famiglia, con il rischio che milioni di italiani restino senza il proprio medico di base o si trovino costretti a iscriversi nelle liste di assistiti di medici che ne presentano già un numero massimo. Tali dati sono destinati a peggiorare poiché le uscite dal servizio sanitario, tra pensionamenti e licenziamenti, sono valutabili in circa 7.000 unità ogni anno;

in questo preoccupante scenario, come riportato in diversi organi d'informazione, numerose regioni sono in affanno e presentano scenari preoccupanti, poiché rischiano di non garantire l'assistenza sanitaria di base a tutti i cittadini,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano doveroso e urgente revisionare l'intero sistema formativo proponendo, in caso, l'abrogazione delle disposizioni in materia di numero programmato per l'accesso ai corsi universitari di medicina e chirurgia, al fine di coprire il fabbisogno derivante dal pensionamento nel prossimo decennio degli specialisti operanti nel servizio sanitario nazionale, promuovendo, altresì, un coordinamento con le altre parti interessate per l'adozione di misure adeguate all'incremento dell'offerta formativa e al reclutamento delle competenze professionali necessarie per il SSN.