Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05766
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Atto n. 4-05766
Pubblicato il 7 luglio 2021, nella seduta n. 343
LANNUTTI , ROMAGNOLI , ANGRISANI , LANZI - Ai Ministri della transizione ecologica, della salute e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
in Italia il limite massimo di esposizione al campo elettrico a radiofrequenza (CEMRF) è di 20 volt al metro (40 volt al metro per le onde centimetriche) per esposizioni brevi od occasionali, mentre è di 6 volt al metro il tetto di radiofrequenza (valore di attenzione) per il campo elettrico generato dalle radiofrequenze-microonde per esposizioni all'interno di edifici adibiti a permanenza non inferiore a 4 ore giornaliere (decreto ministeriale n. 381 del 1998 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003);
il 24 marzo 2021 la IX Commissione permanente della Camera dei deputati ha espresso parere favorevole sulla proposta di adeguamento dei limiti di immissione elettromagnetica a quelli proposti a livello europeo di 61 volt al metro, che secondo i relatori assumerebbero come effetti avversi solo gli effetti termici, cioè il riscaldamento dei tessuti;
per le associazioni ambientaliste implementare nuovi tipi di radiofrequenze, come alcune di quelle utilizzate con il 5G, con un contemporaneo innalzamento dei limiti di protezione, è quanto meno inopportuno, considerando i pericoli emersi da studi sperimentali ed epidemiologici sulle frequenze già in uso. Pertanto il limite proposto di 61 volt al metro non terrebbe conto delle numerose evidenze scientifiche in laboratorio che hanno ormai dimostrato la presenza di effetti biologici non termici anche molto gravi, fino a forme tumorali, anche in presenza di livelli di esposizione inferiori;
inoltre, i livelli di riferimento di cui all'allegato III della raccomandazione del Consiglio 1999/519/CE di 61 volt al metro per gli effetti termici risultano 100 volte superiori a quelli italiani quando confrontati con i nostri valori di attenzione;
considerato inoltre che:
l'ex CEO di Vodafone, nonché attuale Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, un anno fa è stato promotore con la task force per l'emergenza, del "piano di iniziative per il rilancio 2020-2022", un documento di 121 pagine suddiviso in 6 capitoli per altrettante macroaree di intervento;
nel piano, Colao propone di "adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, oggi circa 3 volte più alti e radicalmente inferiori ai livelli di soglia di rischio". Letti così, sembrerebbe che gli attuali limiti europei (quelli che tutelerebbero dai rischi) siano 3 volte più alti di quelli italiani. Quindi, si dovrebbe dedurre che 61 volt al metro sarebbero 3 volte 20 volt al metro. Vittorio Colao sarebbe caduto in un "singolare errore di calcolo", ha fatto notare qualche ambientalista, in quanto, il valore è invece 10 volte più alto. Infatti, il limite nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003 è espresso in watt a metro quadro, valore che tiene conto tanto del campo elettrico, quanto del campo magnetico. Il limite italiano è un watt a metro quadro (20 volt al metro per il campo elettrico e 0,05 ampère al metro, e il loro prodotto è un voltampère al metro quadro, e voltampère è uguale al watt), mentre quello europeo è 10 watt a metro quadro (61 volt al metro di campo elettrico e 0,164 ampère al metro);
inoltre, liquidare la questione, come ha fatto Colao, parlando semplicemente di "3 volte più alti" non consente di comprendere che l'aumento del limite di campo elettrico comporta un aumento proporzionale del campo magnetico (per questo il limite è espresso in watt al metro quadro). E soprattutto si tace sui 6 volt al metro (0,1 watt al metro quadro) che sostituiscono i limiti nei casi di esposizioni in edifici adibiti a permanenze superiori a 4 ore. Quindi ciò che in realtà sottintende Colao è di portare l'elettrosmog da 6 a ben 61 volt al metro (cioè più 10 volte rispetto ad oggi). Asserire che i limiti italiani sono inferiori solo di tre volte a quelli europei è dunque riduttivo e fuorviante rispetto alla reale entità del cambiamento. L'Italia ha una normativa molto avanzata sotto il punto di vista della tutela della salute. Pertanto sono gli altri Paesi europei che dovrebbero allinearsi a quella italiana e non viceversa;
considerato infine che il 5 luglio 2021 è stato presentato un emendamento al disegno di legge che dispone la conversione del decreto-legge del 31 maggio, avente ad oggetto la governance del PNRR e le "prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure". La proposta, in particolare, prevede di inserire un comma che, di fatto, elimina la normativa attuale sui limiti italiani all'elettromagnetismo, andando quindi incontro a quella richiesta di "adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, oggi circa 3 volte più alti e radicalmente inferiori ai livelli di soglia di rischio",
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
che cosa intendano fare per mantenere la normativa vigente in Italia in materia di protezione dei cittadini dall'inquinamento elettromagnetico, lasciando la soglia attuale di attenzione di 6 volt al metro per i campi elettrici generati dalle radiofrequenze all'interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere;
se intendano promuovere la realizzazione di ricerche indipendenti, epidemiologiche e sperimentali sugli effetti dell'esposizione a onde centimetriche del 5G a 26 GHz (non ancora studiate in maniera adeguata), al fine di valutare eventuali impatti sulla salute. In Parlamento è stato infatti avviato l'iter per alzare la soglia a 61 volt al metro.