Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01992
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Atto n. 3-01992
Pubblicato il 24 febbraio 2005
Seduta n. 749
GRECO. - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
il 27 aprile e il 3 agosto 2004 sono state presentate le interrogazioni 3-01548 e 3 - 01711 sulla vicenda della “Cittadella della giustizia” di Bari;
dopo la presentazione della prima interrogazione, il primo firmatario della stessa è stato costretto a replicare a mezzo stampa alle critiche di altro parlamentare e a spiegare il perché “Bisognava avvertire il Ministero di star fuori” da una vicenda sempre più avvolta da sospetti. (“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 24 maggio 2004);
in questi giorni gli organi di informazione sono tornati ad occuparsi della questione con notizie che denotano come il montare delle polemiche, oltre ad avere dato luogo a procedimenti penali, ha reso ancora più pesante il clima sotto l’aspetto politico;
in particolare, la stampa ha parlato di ulteriori “incalzanti” interventi della Commissione di manutenzione diretti a sollecitare l’Amministrazione comunale a concludere l’iter relativo alla realizzazione della “cittadella” come proposta dall’impresa Pizzarotti, nonché di una lettera che il direttore generale del Ministero della giustizia avrebbe scritto il 31 gennaio 2005 al Sindaco di Bari volta a “conoscere le determinazioni del Comune” sulla stessa proposta “prospettata dalla predetta impresa come assai favorevole” (“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 10 gennaio e 17 febbraio 2005);
ancora più grave appare il delinearsi di un duro scontro tra l’amministrazione locale e il Governo centrale dopo la riunione svoltasi con il rappresentante del Ministero, sottosegretario On.le Vitali, a conclusione del quale quest’ultimo, precisata la mancanza di soldi da parte dello Stato e l’impegno a fare il possibile per recuperare solo 18 milioni di euro dei 43 persi “anche per colpe della vecchia amministrazione”, avrebbe dichiarato che “il Progetto Pizzarotti resta l’unica soluzione possibile” e, in merito allo stallo delle procedure, avrebbe lanciato “l’affondo” esprimendo il timore che “poteri oscuri e forti che non conosco (ma che tutti noi vorremmo conoscere) volutamente stiano portando verso la paralisi della giustizia”; poteri oscuri e forti sui quali è intervenuto ancora una volta il parlamentare barese di cui sopra, che ha aggiunto che “probabilmente sono gli stessi che hanno fatto perdere a Bari i finanziamenti sul Centro di giustizia minorile”. Il sindaco, a fronte di tutto questo, avrebbe dichiarato di “essere costretto a dire sì” e che questa “è una decisione che subiamo e la città deve sapere perché stiamo facendo questa variante urbanistica” (“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 22 febbraio 2005);
la situazione che da ultimo si è così venuta a creare dà corpo alle forti critiche, agli inquietanti sospetti che sono stati sollevati e soprattutto dà ragione a quanti, anche quando il governo locale era di centro-destra, hanno parlato di “pressioni esercitate dagli operatori della giustizia, tramite la Commissione di manutenzione, verso gli amministratori baresi perché accettassero una inversione totale sul problema della pianificazione delle opere pubbliche nella e per la città” (lett. f), interrogazione 3-01548) o a quanti hanno fatto rilevare che “prescegliere da parte comunale tali aree agricole per assecondare un intervento privato di tale dirompente portata…implicherebbe all’evidenza una sorta di tacita abdicazione dell’autorità amministrativa al ruolo istituzionale di esclusiva artefice della pianificazione territoriale con il rischio di far passare il seguente messaggio: per costruire un gazebo va osservato il piano regolatore generale; per cementificare ettari di suoli agricoli può progettarsi la…cittadella della giustizia. Un vero e proprio paradosso dal quale sarebbe saggio prendere le distanze” ("La Gazzetta del Mezzogiorno", 23 giugno 2004, pag. 2 interrogazione 3-01711);
l’opinione pubblica è stata, poi, informata di un documento con 131 firme di solidarietà verso chi è stato querelato dall’impresa Pizzarotti, soltanto per avere criticato “chi ha pensato di utilizzare metodi di intimidazione per evitare che la città discuta di una proposta che inciderebbe pesantemente sul contesto urbano e di una operazione che non convince gran parte della cittadinanza” (“La Gazzetta del Mezzogiorno” , 14 gennaio 2005);
è stata, poi, pubblicata una lettera aperta nella quale il coordinatore dei progettisti del 2° Palazzo di giustizia, prendendo spunto da una trasmissione del TGR RAI 3 sulla “cittadella”, svela alcune “Verità nascoste” dietro l’inquietante vicenda dell’ affossamento del primo progetto della sede degli Uffici giudiziari di Bari e del progetto stralcio dell’aula di massima sicurezza e conclude affermando che tutta la storia dimostra una “chiara incapacità del potere pubblico a governare l’operazione e la sua passiva accondiscendenza alle iniziative di altri” (“Bari Sera”, 8 febbraio 2005);
un altro articolo giornalistico, sottolineato il turbamento della città per le querele contro chi è contrario all’ipotesi della “cittadella” e richiamato “l’appello del 17 ottobre 2004 firmato da molti esponenti della società civile”, invita il Comune “a seppellire la Cittadella una volta per sempre. E al più presto” (“La Repubblica” Bari, 12 febbraio 2005), contrariamente a quanto invece hanno fatto intendere le dichiarazioni rese a mezzo televisivo (21 febbraio 2005) con cui un Sottosegretario del Ministero della giustizia è tornato a invitare il Comune a definire il percorso segnato dalla Commissione di manutenzione;
a parte i risvolti di competenza giudiziaria (querele e quant’altro possa essere stato avviato dopo le pubblicazioni quali quelle su “Puglia” del 31 marzo 2004, lett m) dell'interrogazione 3-01548, o su “Bari Sera” dell’8 febbraio 2005), la vicenda è diventata tale che richiede chiarimenti anche e innanzitutto sul piano politico;
il Ministero, infatti, è stato fra l'altro chiamato in causa, oltre che per le cosiddette "verità nascoste" relative al progetto della sede in Via della Carboneria, anche per quelle riguardanti la proposta della “cittadella”, come emerge, fra l’altro, dal verbale della Commissione di manutenzione del 18 marzo 2004 e dall’articolo della “Gazzetta del Mezzogiorno” del 10 gennaio 2005 ove si parla di “condivisione” e persino di input del Ministero per una procedura che è stata fortemente criticata come elusiva, se non violatrice, di norme di rango primario in materia di lavori pubblici, quali quelle sulla trasparenza, sulla non discriminazione, sulla parità di trattamento, che a loro volta comportano che ogni regola del gioco sia “sin dall’inizio conosciuta da tutti i potenziali concorrenti, che si applichi a tutti nello stesso modo e che l’amministrazione pubblica non consenta ad un solo concorrente modificazioni all’offerta iniziale”, come anche di recente è stato ricordato al nostro Paese dalla Commissione europea;
la scelta della proposta della impresa Pizzarotti, che ora costringerebbe il Governo locale ad adottare la “sconvolgente” variante urbanistica contro cui si era dichiarato anche l’assessore della passata amministrazione di centrodestra, risulta essere stata effettuata fuori e contro questi criteri: è stata, infatti, portata a conoscenza del Ministero già alla fine della XIII legislatura; risulta consegnata ed esaminata in sede locale prima ancora cioè della stessa “ricerca di mercato” (procedura atipica non prevista né dall’ordinamento nazionale e tanto meno da quello comunitario), bandita alla vigilia di ferragosto del 2003, quando invece il progetto dell'impresa di Parma era stato ampiamente e pubblicamente “sponsorizzato” a partire dal 2001 e già nel febbraio 2002 aveva ricevuto il parere favorevole della Commissione di manutenzione; infine, soltanto all'impresa Pizzarotti risulta essere stato concesso, pur dopo l'espletamento della ricerca, di adeguare la sua proposta ai continui mutamenti delle disponibilità finanziarie;
il che risulta comprovato da una serie di fatti e circostanze incontestabili, come:
a) il 1° ottobre 2001 il Presidente della Corte d’Appello di Bari, che è anche Presidente della Commissione di manutenzione, indice presso il Palazzo di giustizia una “riunione allargata a varie componenti, istituzionali ed associative, per annunciare la impossibilità a realizzare il “secondo palazzo di giustizia” in Corso della Carboneria e prospettare la strada alternativa della “cittadella della giustizia”;
b) il 5 novembre 2001, in risposta a precedente nota del Presidente dell’Ordine degli Avvocati, un parlamentare barese assicura di avere coinvolto il presidente della Commissione bilancio e della Commissione giustizia del Senato nell’impegno a incontrare il Ministro della giustizia sul progetto “cittadella”; nel febbraio 2002, poi, lo stesso parlamentare dichiara alla stampa che sul progetto della Pizzarotti “sindaco, giunta e consiglio comunale non potranno non essere d’accordo” e nel giugno del 2002 non fa mistero nel riferire di essersi premurato di avere informato il Ministro, in occasione di una visita a Bari, che la proposta Pizzarotti era la “migliore soluzione”;
c) il 5 febbraio 2002 è la data apposta sulla nota prot. Pz oo786-02 indirizzata al Presidente della Corte d’Appello con cui la Pizzarotti formula la sua proposta progettuale della “Cittadella della giustizia” e con la quale la proponente si dichiara, fra l’altro, disponibile a “sviluppare e ottimizzare il progetto generale del complesso…al fine di renderlo completo di tutti gli ambienti di attrezzature, sulla base delle indicazioni funzionali e prestazionali che ci saranno fornite” (pag. 4 della nota); la successione dei fatti fa presumere che tali indicazioni siano poi state fornite soltanto alla prima proponente);
d) la Commissione di manutenzione esamina la proposta Pizzarotti nella seduta dell’11 febbraio 2002 e, sulla base della esposizione illustrativa del solo direttore generale e del progettista della stessa impresa, si esprime favorevolmente scrivendo testualmente nel verbale che “il progetto offre una completa, ottimale ed innovativa soluzione alle esigenze infrastrutturali degli Uffici giudiziari” e disponendo che la proposta sia portata a conoscenza del Sindaco;
e) il 25 febbraio 2002 la Presidenza della Corte d’Appello di Bari indice presso il palazzo di giustizia una seconda riunione “allargata”, “formalmente della Commissione di manutenzione ma nella sostanza una prosecuzione della riunione svoltasi il 1° ottobre 2001”, nel corso della quale viene ancora una volta affrontato il tema della “cittadella”, con il chiaro intento di ricevere un avallo del giudizio favorevole già adottato nella seduta dell’11 febbraio 2002, anche da parte di coloro che nella riunione del 1° ottobre 2001 avevano cominciato a sollevare dubbi e perplessità sulla soluzione della “cittadella” e comunque raccomandato la massima trasparenza. La stampa, nel dare conto della riunione del 25.02.02, non soltanto ha pubblicizzato la planimetria del progetto Pizzarotti, ma ha anche precisato che “i soliti bene informati giurano che la trattativa per la divisione dei compiti è già cominciata” e che “manca solo la firma del Ministro e l’approvazione da parte del Comune della variante al piano regolatore generale, che invece destina quei terreni a uso agricolo”;
f) all’epoca di queste riunioni c’è intanto anche chi si preoccupa di richiamare l’attenzione della Commissione di manutenzione, avvertendo che “ritenere di risolvere la questione della sede giudiziaria di Bari attraverso riunioni, sia pure qualificate, appartiene a logiche incompatibili con l’amministrazione corretta del territorio e la gestione illuminata e moderna della vita di una città e che tentativi come questo di pilotare una decisione verso una specifica direzione, e con un unico interlocutore, non sono ammessi, oltre che dal buon senso, dalla legislazione europea in materia di opere pubbliche”;
integralmente richiamato anche il contenuto delle interrogazioni n. 3-01548 del 27 aprile e 3-01711 del 3 agosto 2004,
si chiede di sapere:
se non si ritenga opportuno fare chiarezza sulle reali cause ed eventuali responsabilità politiche che non hanno permesso di realizzare il 2° palazzo di giustizia di Via della Carboneria a Bari;
se e quali stanziamenti di risorse finanziarie siano stati previsti per questo primo progetto e per quello dell’aula di massima di sicurezza e quale destinazione abbiano avuto tali fondi;
quale sia stata la iniziale proposta progettuale della Pizzarotti (locazione semplice o finanziaria, compravendita o altro);
se, quando e in quali termini il Ministero sia stato interessato a tale proposta e alla procedura per una “messa in concorrenza” con altre proposte;
se e quali misure si intenda adottare a salvaguardia delle regole di trasparenza che nella specie appaiono fortemente compromesse.