Legislatura 14ª - Relazione N. 3223-A
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
XIV LEGISLATURA
Nn. 3223 e 3224-A
ALLEGATO 1-bis
RELAZIONE DELLA 5ª COMMISSIONE PERMANENTE
(PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO)
SUI
DISEGNI DI LEGGE
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005) (n. 3223)
Bilancio di previsione dello Stato per lanno finanziario 2005
e bilancio pluriennale per il triennio 2005-2007 (n. 3224)
ALLEGATO 1-bis
RAPPORTI DI MINORANZA
DELLE COMMISSIONI PERMANENTI
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 2ª COMMISSIONE PERMANENTE
(GIUSTIZIA)
sullo stato di previsione
del Ministero della giustizia
(3224 e 3224-bis Tabelle 5 e 5-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori CALVI, AYALA, FASSONE, LEGNINI, MARITATI,
ZANCAN, CAVALLARO)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, Verdi-lUlivo, e Margherita-DL-lUlivo della Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero della giustizia per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria, esprimono le seguenti considerazioni:
la condizione dei tribunali, delle procure, degli uffici notifiche e delle carceri italiane è disastrosa, a causa delle carenze, oramai divenute endemiche, di completamento degli organici dei magistrati, di mancanza di personale amministrativo ed ora di esaurimento delle dotazioni di beni strumentali allo svolgimento del lavoro quotidiano.
Tutti gli operatori denunciano ormai da anni questa condizione, senza che tuttavia il Governo abbia mai saputo dare risposte alle sollecitazioni e alle richieste di efficienza provenienti anche da semplici cittadini.
In numerosi Tribunali la possibilità di celebrare processi o di condurre indagini è rimessa ormai alla buona volontà degli operatori, costretti a farsi carico a proprie spese degli incredibili vuoti di risorse.
Nel corso della legislatura il Ministro Guardasigilli ha ritenuto di poter dare risposte a queste legittime e pressanti richieste attraverso riforme cosiddette «a costo zero», con il solo risultato di ottenere una iperproduzione legislativa rivelatasi, il più delle volte, schizofrenica e del tutto inopportuna, se non dannosa.
Da ultimo, la riforma dellordinamento giudiziario, attualmente al suo quarto passaggio parlamentare, non solo non sarà in grado di risolvere le urgenze vere del settore giustizia italiano, ma contiene al suo interno una contraddizione sconcertante, dovuta anchessa alla mancanza di fondi in grado di finanziare le innovazioni in essa contenute, quale ad esempio quella relativa al concorso per laccesso alla magistratura, con riferimento ai test psico-attitudinali, o alla Scuola superiore della magistratura. La totale assenza di previsione di finanziamento renderà assolutamente inapplicabili le modifiche introdotte allOrdinamento giudiziario che si ridurrà quindi ad una inutile e dannosa vittoria politica condotta solo sulla base del numero dei voti e non già sulla necessità di dare maggiore efficienza al sistema giudiziario.
La spesa prevista nel bilancio per la giustizia è ridotta dall1,7 per cento all1,6 per cento del rapporto spesa giustizia/spesa pubblica, non rispettando neppure lincremento del 2 per cento previsto dalla legge finanziaria. Infatti le previsioni assestate per il 2004 recano un importo globale di circa 7.828.800.000, mentre le previsioni per il 2005 sono di circa 7.111.100.000. Tali importi confermano una riduzione degli stanziamenti per il Ministero della giustizia e ciò anche considerando la restituzione del debito alle Poste Italiane.
Ciò significa che per questa maggioranza e per questo Governo la giustizia è solo il luogo ove tutelare gli interessi dei potenti inquisiti e introdurre innovazioni che intimidiscano i magistrati e sviliscano il principio di autonomia ed indipendenza dellordine giudiziario, così come previsto dalla Carta costituzionale.
Riteniamo che a fronte di tale situazione così drammatica le priorità che esigono la massima allocazione possibile di risorse riguardino:
il potenziamento dellinformatizzazione dei servizi e, in particolare, i sistemi relativi al casellario giudiziario, al registro generale, ai carichi pendenti, alle banche dati, (DAP, ACI, SIDDA, SIDNA);
la massima espansione del tempo delle udienze, e quindi la corresponsione di straordinari al personale ausiliario, e al pagamento delle attività di registrazione e trascrizione dei dibattimenti;
la tutela della salute dei detenuti e la promozione di attività di formazione in funzione del reinserimento nella società;
il sostegno e lo sviluppo delle misure alternative alla detenzione, in particolare per i minorenni.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 4ª COMMISSIONE PERMANENTE
(DIFESA)
sullo stato di previsione
del Ministero della difesa
(3224 e 3224-bis Tabelle 12 e 12-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensore PASCARELLA)
I senatori del Gruppo dei Democratici di Sinistra-lUlivo della 4ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministro della difesa per lanno 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria, esprimono le seguenti considerazioni:
lanalisi dei dati mette in evidenza una progressiva riduzione, in termini reali delle risorse assegnate al bilancio della difesa, ancor più evidente se analizziamo i dati degli anni 1999, 2000 e 2001 con quelli del 2002, 2003 e 2004;
con il progetto di bilancio 2004, come ammette la stessa relazione contenuta nella nota preliminare allo Stato di Previsione della Difesa per lanno 2004 sottoscritta dal Governo, «... si acuisce la decisa battuta di arresto nellandamento delle risorse da destinare ai sistemi vitali e qualificanti della difesa, rendendo ulteriormente problematico, se non mettendo a rischio, lintero processo di riforme e rinviando ancora una volta lavvio dellincremento tendenziale necessario al conseguimento di quel parametro dell1,5 per cento che dovrebbe raggiungere il bilancio della difesa rispetto al PIL»:
considerato che:
da un lato vi sono una serie di impegni crescenti affidati alle nostre Forze armate sia sul piano interno sia su quello internazionale, mentre dallaltro si registra una progressiva diminuzione, in termino reali, delle risorse assegnate alla «funzione difesa»;
sul versante degli impegni è sufficiente pensare al processo di trasformazione, riorganizzazione e ammodernamento chiesto allEsercito, alla Marina e allAeronautica nonché allimpegnativa attività di concorso svolta insieme alle Forze di polizia nel presidiare e vigilare i cosiddetti «obiettivi sensibili» ed alle migliaia di militari impegnati nelle numerose missioni allestero;
mentre dal lato dei finanziamenti assegnati alla «funzione difesa» si può constatare come, dopo i tagli decisi con il decreto per gli «interventi urgenti per il contenimento della spesa pubblica», sono scesi per la prima volta sotto l1 per cento rispetto al PIL, si è fatto di tutto per non far apparire questa realtà sui documenti contabili del Governo, anche facendo rientrare, con un artifizio contabile, le risorse straordinarie stanziate per la missione in Iraq come risorse ordinarie assegnate alla Difesa. Così non è;
la missione in Iraq, su cui ribadiamo la nostra contrarietà, è stata promossa in un quadro di decisioni non condivisibili, assunte forzando il carattere bilaterale di tali scelte, dando continuità al quadro di decisioni entro il quale è iniziata la guerra in Iraq, invece di adoperarsi per ricondurre liniziativa umanitaria ed eventualmente quella militare di stabilizzazione in un quadro di azioni condotte sotto legida dellONU;
inoltre linsieme dello sforzo richiesto agli uomini e alle donne della Difesa e alle nostre Forze armate non è apparso adeguatamente sostenuto, neanche dal punto di vista economico e finanziario, e non è neppure corretto ritenere quelle spese come assegnazioni ordinarie;
da questo punto di vista le scelte operate dal Governo con le leggi finanziarie e di bilancio, approvate per il 2002, il 2003 e il 2004 sono decisamente inadeguate e non migliorano affatto con i documenti di bilancio e finanziari in esame;
non solo siamo lontani da quellobiettivo tendenziale di raggiungere l1,5 per cento del PIL per la «funzione difesa», che pure il Governo si era dato, ma di più esso appare ormai irrimediabilmente compromesso anche per i prossimi anni;
è evidente che tutto ciò avrà uninfluenza negativa per quanto riguarda le politiche del personale e più in generale sullattenzione che dovrebbe essere posta al cosiddetto «fattore umano»;
verranno ulteriormente messi in crisi larea industriale della Difesa arsenali e poli principali di mantenimento e gli stessi programmi della industria della Difesa.
Conseguentemente risulta la necessità che le scelte di finanziaria e bilancio dovranno garantire risorse adeguate per:
1) assumere un valore di inflazione programmata più compatibile con quella reale, riconoscerla contrattualmente e correggere il sistema retributivo introdotto con i parametri attribuendo valore economico allanzianità di servizio e alle competenze maturate;
2) approvare una norma quadro che definisca i trattamenti del personale militare in missione allestero soprattutto sulla base del rischio e del disagio;
3) realizzare la riforma della sanità militare adeguando gli standard funzionali delle prestazioni rese al personale militare e i trattamenti del personale medico e paramedico, a quelli del Servizio sanitario nazionale;
4) adottare misure e strumenti operativi per la tutela sanitaria dei militari per prevenire, curare e risarcire linsieme dei rischi derivanti dallesposizione da sostanze e condizioni operative potenzialmente patogene;
5) conseguire lammodernamento infrastrutturale degli arsenali militari della Marina e dei poli principali di mantenimento dellEsercito, nonché i necessari programmi di riqualificazione del personale;
6) adeguare il fondo unico di amministrazione del personale civile della Difesa incrementandolo in modo da garantire la realizzazione nel corso del prossimo anno di un programma di riqualificazione e di riorganizzazione del personale e la corresponsione di trattamenti accessori collegati alle nuove esigenze di impiego e già riconosciuti al personale militare a parità di prestazioni rese;
7) dare immediato avvio ad un piano di valorizzazione del patrimonio demaniale di abitazione esistente basato sulla vendita diretta delle unità immobiliari agli utenti, rinunciando alle cartolarizzazioni e puntando sul reinvestimento del ricavato in nuovi alloggi da costruire o reperire anche con il concorso degli enti locali e di capitali privati, da assegnare al personale (soprattutto i volontari in servizio permanente) con rapporti di concessione rinnovabili e riscattabili nel tempo;
8) far entrare in vigore la legge per i risarcimenti ai giovani morti o gravemente feriti durante il servizio militare che furono esclusi dalla precedente normativa tuttora in vigore;
9) approvare norme a sostegno del servizio civile in concomitanza con la sospensione anticipata del servizio di leva obbligatorio;
10) riequilibrare la presenza sul territorio nazionale di enti e reparti delle Forze armate realizzando significative ridislocazioni di personale in Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Per linsieme delle ragioni sopracitate si delibera di riferire in senso contrario.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 6ª COMMISSIONE PERMANENTE
(FINANZE E TESORO)
sullo stato di previsione
del Ministero delleconomia e delle finanze
(3224 e 3224-bis Tabelle 2 e 2-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori TURCI, DAMICO, DE PETRIS, MARINO, PASQUINI,
CASTELLANI, CAMBURSANO, BRUNALE, BONAVITA)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, della Margherita-DL-lUlivo, dei Verdi-lUlivo e Misto-Com della 6ª Commissione permanente,
esaminato lo Stato di previsione del Ministero delleconomia e delle finanze per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria;
sottolineato come le disposizioni di cui agli articoli 2 e 3 del disegno di legge finanziaria, recanti limiti allincremento delle spese delle pubbliche amministrazioni, incidono negativamente, secondo la documentazione fornita dal Ministero delleconomia e delle finanze, sugli stanziamenti relativi alle Agenzie fiscali, al SECIT ed alla Guardia di finanza, compromettendone la funzionalità e la operatività nellazione di contrasto allevasione fiscale;
considerato che:
si riducono gli stanziamenti per i rimborsi dei crediti dimposta dovuti ai contribuenti ed alle imprese, e che nulla è previsto per estendere lapplicazione della clausola di salvaguardia ai trattamenti di fine rapporto;
la manovra finanziaria per il 2005 predisposta dal Governo ha un carattere recessivo e non fornisce risposte ai problemi più urgenti del Paese, da quello del rischio del declino economico a quello della distribuzione sperequata del reddito, dalla riduzione del potere dacquisto dei ceti popolari alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, dalla ulteriore marginalizzazione delle aree svantaggiate del Paese alle necessità di modernizzazione del welfare;
sul piano istituzionale, si tende a svuotare il ruolo del Parlamento in merito allanalisi e allapprovazione della manovra finanziaria, rendendo sempre più ampia la discrezionalità dellEsecutivo nel presentare le proprie proposte e nel modificare le decisioni e gli indirizzi assunti dal Parlamento;
paradossalmente, in sede di manovra finanziaria per il 2005, alla Commissione Finanze e Tesoro non verrà consentito lesame della proposta fiscale più volte annunciata dal Governo;
la manovra di 24 miliardi di euro, costituita da interventi di riduzione della spesa (tetto del 2 per cento per la pubblica amministrazione e gli enti locali, tagli alla spesa corrente e in conto capitale), da entrate una tantum (dismissioni immobiliari dirette e cartolarizzazioni), da interventi di manutenzione del gettito (studi di settore, revisione degli estimi catastali e affitti) appare poco credibile come evidenziato dal Fondo monetario internazionale, dalla Corte dei conti, dalla Banca dItalia e documentato dal «Rapporto di consenso» per il CNEL redatto in collaborazione dal Cer, dal Ref e Prometeia e tale da non consentire il raggiungimento degli obiettivi, per lanno 2005, di contenimento del deficit entro la soglia del 3 per cento del PIL. Ciò in piena continuità con i provvedimenti adottati nel corso degli ultimi tre anni dal Governo di centro-destra che hanno condotto il Paese sullorlo del dissesto finanziario, senza peraltro incidere in modo significativo sulla riduzione della pressione fiscale a carico dei cittadini;
la manovra è incoerente con gli obiettivi di rilancio delleconomia in quanto colpisce attraverso la diminuzione dei trasferimenti di risorse, la revisione degli studi di settore e la cosiddetta pianificazione fiscale concordata le imprese e i lavoratori autonomi, in particolare quelli del Mezzogiorno, in un momento economico congiunturale difficile, nel quale la sottrazione di risorse al sistema produttivo si configura come un ulteriore fattore di rallentamento delleconomia del nostro Paese;
lapplicazione di nuovi tetti di spesa per le Regioni, gli enti locali e luniversità, oltre a limitare fortemente la capacità di gestione amministrativa, di spesa e di investimento degli enti medesimi, ha come conseguenza linevitabile taglio dei servizi per i cittadini, ovvero laumento dei costi e delle tariffe dei medesimi servizi, nonché delle imposte locali;
tenuto conto che:
la manovra non contiene misure per la restituzione del fiscal drag, ovvero misure contro il silenzioso ma costante aumento della pressione fiscale sui redditi reali dei cittadini;
non sono previste misure per la restituzione di oltre 1 miliardo di euro di tassazione indebita sul TFR, posta a carico dei contribuenti a seguito dellentrata in vigore del primo modulo della riforma fiscale,
esprimono parere contrario.
RAPPORTI DI MINORANZA DELLA 7ª COMMISSIONE PERMANENTE
(ISTRUZIONE PUBBLICA, BENI CULTURALI, RICERCA SCIENTIFICA, SPETTACOLO E SPORT)
sullo stato di previsione
del Ministero dellistruzione, delluniversità e della ricerca
(3224 e 3224-bis Tabelle 7 e 7-bis)
e sulle corrispondenti parti del disegno di legge n. 3223
(Estensori ACCIARINI, SOLIANI, BETTA, CORTIANA, MANIERI, FRANCO Vittoria, DANDREA, MODICA, MONTICONE, PAGANO, TESSITORE, TOGNI)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, per le Autonomie, della Margherita-DL-lUlivo, dei Verdi-lUlivo, Misto-SDI e Misto RC della 7ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero dellistruzione, delluniversità e della ricerca per lanno finanziario 2005, nonché le parti del disegno di legge finanziaria,
ricordato il lavoro compiuto dalla Commissione che, in sede di «affare assegnato» sulla questione universitaria, ha sottolineato lurgenza di un intervento di riforma degli atenei di carattere sistematico e complessivo;
constatato che la legge finanziaria:
si caratterizza per essere un documento di mera sopravvivenza e di carattere recessivo, non in grado di garantire il bisogno di sicurezza nel futuro avvertito con prepotenza dalle famiglie e, in specie, dai giovani;
non consente di costruire le condizioni culturali e sociali per garantire la competitività dellItalia nellEuropa della conoscenza, secondo gli obiettivi di Lisbona 2000;
non assicura in alcun modo un valido e sempre più necessario processo di innovazione e di sviluppo, fortemente contrastato dalla scelta per la precarizzazione affidata a modalità di impiego a tempo determinato in forme di contrattualizzazione privatistica;
rischia di impoverire la capacità innovativa e competitiva del Paese impedendo il ricambio generazionale e favorendo la fuga dallItalia e dalla ricerca pubblica dei migliori talenti;
mette in discussione il diritto allo studio impoverendo le famiglie, riducendo le possibilità dintervento degli enti locali, non affrontando le emergenze sociali ed educative nelle aree a rischio;
non dà prospettive di sviluppo alla scuola italiana, che risulta bloccata dai tagli agli organici, dalla mancata valorizzazione del personale, dalla mortificazione dellautonomia;
con il generico e uniforme limite alla crescita delle spese inferiore alla crescita reale dei costi rinuncia ad operare scelte ed investimenti strategici per il rilancio dellItalia e invece compie tagli effettivi per scuola, università e ricerca, che rappresentano il settore cruciale per stimolare la capacità di costruire un futuro migliore fondato sul sapere, sulla coesione sociale e sulla competitività del sistema Paese;
rilevato, in particolare, che:
lo spazio riservato alla formazione scolastica e universitaria è estremamente esiguo e si volge solo nel senso di restringere le possibilità economiche dellintero settore della conoscenza;
è gravissima la totale «dimenticanza» del settore della ricerca e dellinnovazione tecnologica e ne è prova anche la sordità nei confronti delle sollecitazioni di Confindustria che lamenta linattività da parte del Governo in termini di sviluppo delle risorse umane e della ricerca;
il contesto delle norme non chiarisce, con la nettezza richiesta dallintero mondo delluniversità e della ricerca, la sussistenza o lannullamento del blocco delle assunzioni;
si afferma la volontà di incrementare la precarizzazione del personale della scuola, eludendo così anche la legge n. 143 del 2004 che prevede un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato da adottare entro il 31 gennaio 2005 e da attuare mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria;
non è più prevista la fornitura gratuita dei libri di testo agli studenti con redditi bassi nelle scuole secondarie;
viene dimenticata la norma che consentirebbe agli alunni delle classi prime della scuola superiore di essere esentati dalle tasse scolastiche;
ledilizia scolastica, che versa in condizioni disastrose, è oggetto di inadeguata attenzione e di insufficienti interventi economici (31 milioni allanno per lammortamento dei mutui) come, del resto, ledilizia universitaria il cui finanziamento si è ormai attestato ad una cifra del 40 per cento inferiore a quella stanziata nel 2001;
continua la riduzione del Fondo per lofferta formativa, voce del bilancio a cui si attinge ormai per le più disparate esigenze dimenticando la sua originaria finalità di sostegno dellautonomia scolastica;
linsegnamento della lingua straniera nella scuola primaria non si basa sullimpiego di personale specializzato, ma sullutilizzazione forzata degli insegnanti già in servizio;
anche lattuazione del piano programmatico della legge n. 53 del 2003 dimostra la scelta minimalistica compiuta dal Governo nei confronti della scuola: in due anni è stato stanziato solo il 2,5 per cento della cifra promessa nellarco di cinque anni;
continua il taglio degli organici già deciso nelle leggi finanziarie 2002, 2003, 2004 con la conseguente riduzione di 33.847 posti di insegnamento in tre anni;
non viene data nessuna garanzia sul tempo pieno e sul tempo prolungato;
mancano le risorse per lintegrazione dei disabili e per laccoglienza degli alunni stranieri;
considerato, infine, che:
sul piano istituzionale si tende a risolvere la crisi della «democrazia di bilancio» rendendo sempre meno rilevante lesame parlamentare dei documenti di bilancio e più ampia la discrezionalità dellEsecutivo nel modificare, per via amministrativa, le residue decisioni parlamentari in materia;
il Parlamento non dispone ancora oggi di dati completi sulla manovra di bilancio, nonostante il disegno di legge finanziaria sia stato presentato alle Camere il 30 settembre scorso;
non appaiono chiari neppure i conti relativi allanno 2004, importanti sia per determinare il deficit tendenziale, relativo al 2005, da correggere, che lo stock del debito da ridurre nel corso del prossimo anno,
esprimono parere contrario.
sullo stato di previsione
del Ministero per i beni e le attività culturali
(3224 e 3224-bis Tabelle 14 e 14-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori SOLIANI, ACCIARINI, MANIERI, CORTIANA, BETTA, TOGNI, DANDREA, TESSITORE, MODICA, PAGANO, FRANCO Vittoria, MONTICONE)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, per le Autonomie, della Margherita-DL-lUlivo, dei Verdi-lUlivo, Misto-SDI e Misto RC della 7ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
considerato che:
sul piano istituzionale, si tende a risolvere la crisi della «democrazia di bilancio» rendendo sempre meno rilevante lesame parlamentare dei documenti di bilancio e più ampia la discrezionalità dellEsecutivo nel modificare, per via amministrativa, le residue decisioni parlamentari in materia;
il Parlamento non dispone ancora oggi di dati completi sulla manovra di bilancio, nonostante il disegno di legge finanziaria sia stato presentato alle Camere il 30 settembre scorso;
non appaiono chiari neppure i conti relativi allanno 2004, importanti sia per determinare il deficit tendenziale, relativo al 2005, da correggere, che lo stock del debito da ridurre nel corso del prossimo anno;
si esprimono le seguenti osservazioni:
anche questanno risultano evidenti i tagli ai fondi destinati al sostegno del settore culturale: in termini assoluti, rispetto allassestamento del bilancio per lesercizio finanziario 2004 risulta una diminuzione di 44 milioni di euro;
per il personale assunto a tempo determinato, è prevista la possibilità di prorogare il contratto del personale già in sede fino al 31 dicembre 2005;
vale qui la pena di ricordare che, nel caso del Ministero per i beni e le attività culturali, questa previsione, oltre a impedire nuovi concorsi per lassunzione di personale tecnico scientifico di cui è indiscutibile il bisogno, rende necessario, agli occhi del Governo, il rinnovo dei contratti a tempo determinato dei lavoratori precari fino al 31 dicembre 2005 e che, trattandosi almeno del quinto rinnovo, questa decisione pone lItalia fuori dalle norme europee in materia di contratti a termine;
il Fondo unico per lo spettacolo, drasticamente ridimensionato già attraverso la «manovrina» di luglio (decreto-legge n. 168 del 2004), con un taglio di circa 20 milioni di euro, subisce unulteriore riduzione di 9 milioni di euro. Il progressivo assottigliamento degli stanziamenti statali, di fatto, si aggiunge ad una situazione già gravemente compromessa che sta mettendo in ginocchio tutto lo spettacolo italiano. Nel corso di questo anno si sono verificate più di una volta situazioni di tale crisi finanziaria che hanno rischiato di portare al vero e proprio collasso realtà artistiche in tutto il Paese. È appena il caso di ricordare, poi, le sofferenze dei settori della prosa, della danza e della musica;
la previsione del tetto del 2 per cento delle spese, è interpretata, nel caso del Ministero per i beni e le attività culturali, in senso ancor più restrittivo: il bilancio del Ministero, ben lungi dallaumentare del 2 per cento, subisce come abbiamo detto un taglio di 44 milioni di euro rispetto alla scorsa legge finanziaria, che si va a sommare al taglio complessivo di più di 125 milioni di euro deciso in sede di «manovrina»;
la drastica riduzione degli investimenti finanziari e il disimpegno programmatico del Governo nel settore cultura vede un grottesco tentativo di delineare una politica di tutela e valorizzazione dei beni culturali attraverso la disposizione dellarticolo 36 del disegno di legge finanziaria 2005. Non si comprende come il Governo possa pensare di attuare in questo modo politiche e strumenti che dovrebbero essere già previsti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio da poco approvato dallEsecutivo e contrariamente allarticolo 9 della Costituzione che assegna alla Repubblica la tutela del patrimonio culturale italiano;
è bene ricordare al Governo e allo stesso Ministro per i beni e le attività culturali che il patrimonio culturale italiano è uno dei maggiori produttori di reddito del nostro Paese, attraverso il turismo e attraverso lexport del marchio Italia. Purtroppo, però, al patrimonio culturale non viene restituito, in termini economici, che una parte infinitesimale di ciò che rende al Paese;
in questo quadro, larticolo 41 prevede la dismissione dei beni demaniali statali demandando allAgenzia del demanio la possibilità di alienare i beni con «trattativa privata» e non per mezzo delle aste pubbliche, alterando i più elementari principi di trasparenza e correttezza della pubblica amministrazione. La previsione della salvaguardia delle disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio, al comma 20 dellarticolo 41, sembra poco chiara e troppo generica per essere un valido strumento di controllo e protezione della speciale natura giuridica del bene culturale e storico artistico;
è chiaro che, anche per i beni culturali, la scelta dellEsecutivo sia quella del mantenimento dello status quo dei finanziamenti come prima condizione necessaria per innescare un processo di involuzione del ruolo pubblico per la cultura. Infatti, meno risorse pubbliche a disposizione vuol dire: indebolimento delle strutture scientifiche e tecniche del Ministero, meno professionalità disponibili, diminuzione della qualità della fruizione pubblica, diminuzione dei livelli di tutela, impossibilità di programmare seriamente le attività di valorizzazione del patrimonio culturale.
esprimono parere contrario.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 8ª COMMISSIONE PERMANENTE
(FINANZE E TESORO)
sullo stato di previsione
del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
(3224 e 3224-bis Tabelle 10 e 10-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori BRUTTI Paolo, VISERTA COSTANTINI, MONTALBANO,
MONTINO, DONATI, ZANDA)
I senatori dei Gruppi Democratici di Sinistra-lUlivo, della Margherita-DL-lUlivo e dei Verdi-lUlivo della 8ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero delle infratrutture e dei trasporti, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
premesso che:
per quanto riguarda le opere pubbliche e le infrastrutture, il disegno di legge finanziaria per lanno 2005 segna un forte ulteriore ridimensionamento degli investimenti pubblici;
con il DPEF il Governo manifestava lintenzione di destinare alle opere strategiche stanziamenti per circa 7 miliardi di euro;
il disegno di legge finanziaria per lanno 2005 non prevede nessuna risorsa aggiuntiva rispetto a quanto già attivato in precedenza;
una drastica riduzione delle disponibilità finanziarie riguarderà anche lANAS Spa e le Ferrovie dello Stato;
al confronto degli importi da iscrivere al bilancio 2005, riportati nella tabella F con i corrispondenti importi della legge finanziaria dello scorso anno per gli interventi infrastrutturali, emerge per il 2005 una riduzione delle risorse (pari all1,7 per cento in termini reali rispetto al 2004);
questa diminuzione di risorse si somma a quella registrata nello scorso anno, in cui la riduzione ha raggiunto il 19 per cento in termini reali rispetto allanno precedente, quindi la contrazione di risorse nel 2005 rispetto al 2003 supererà in termini reali il 20 per cento;
la previsione sul contenimento generale della spesa prevista dallarticolo 2 della legge finanziaria, introducendo un limite nellincremento della spesa del 2 per cento rispetto allanno precedente, avrà come effetto una complessiva riduzione del livello degli investimenti dello Stato nel 2005 in opere di ammodernamento. Il settore maggiormente colpito sarà quello delle opere ordinarie, in quanto i vincoli posti a carico degli Enti locali comporteranno pesanti rallentamenti nei nuovi investimenti e un rischio di blocco dei lavori in corso dopera;
lipotesi di cessione della proprietà di tratti della rete viaria stradale appare gravissima e del tutto inaccettabile, e tale da mettere in discussione lintero sistema di governo e di gestione della viabilità nazionale, con gravi conseguenze sia dal punto di vista economico finanziario che della tutela dellinteresse pubblico,
esprimono avviso contrario ritenendo necessario:
a) escludere le spese destinate alle infrastrutture dal criterio proposto dal Governo per frenare laumento della spesa pubblica, in quanto appare del tutto incompatibile con la dinamica degli investimenti infrastrutturali;
b) sopprimere il comma 19 dellarticolo 41 relativo alla vendita di strade nazionale assoggettabili a pedaggio;
c) prevedere un forte aumento degli investimenti per le opere pubbliche indicando in modo puntuale gli impegni finanziari e ripristinando una corretta programmazione con la selezione rigorosa delle priorità;
d) assicurare adeguate risorse per le opere ordinarie.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 9ª COMMISSIONE PERMANENTE
(LAVORI PUBBLICI, COMUNICAZIONI)
sullo stato di previsione
del Ministero delle politiche agricole e forestali
(3224 e 3224-bis Tabelle 13 e 13-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori DE PETRIS, MURINEDDU, PIATTI, BASSO, VICINI, FLAMMIA, COLETTI e SODANO Tommaso)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, dei Verdi-lUlivo, della Margherita-DL-lUlivo, del Misto-RC della 9ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole e forestali, per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
premesso che:
la manovra da 24 miliardi esprime il fallimento della politica del Governo che, dopo 3 anni di promesse, cerca in qualche modo di porre un argine al dissesto della finanza pubblica da lui stesso prodotto: il debito arresta la flessione, lavanzo primario precipita, lindebitamento si incolla alla soglia del 3 per cento, il fabbisogno, meno esposto alla lente europea, la supera ampiamente. Tutto ciò senza considerare i risultati del 2004, certamente peggiori delle ultime previsioni, che si rifletteranno negativamente sullanno successivo. Lindebitamento del 2004 sarà superiore al tetto del 3 per cento, vincolo stringente che lelevato debito pubblico non consentirà di alleggerire, nonostante le esternazioni del Capo del Governo sul Patto di stabilità;
nessuna misura concreta si delinea per sostenere la competitività del settore agroalimentare alle prese con una preoccupante crisi congiunturale alla vigilia dellimpatto con la nuova politica agricola comunitaria e con lentrata in vigore delle regole in materia di tracciabilità obbligatoria degli alimenti;
il disavanzo commerciale di settore sta subendo un incremento del deficit senza precedenti sfiorando i 4 miliardi di euro nel primo semestre 2004 (più 30 per cento rispetto al 2003) e mette in luce alcune difficoltà di comparto che vanno oltre il carattere congiunturale e sono aggravate dallaccelerazione della competizione commerciale su scala globale;
le riduzioni apportate alle Tabelle di competenza del Ministero delle politiche agricole allegate alla legge finanziaria appaiono di assoluto rilievo, con particolare riferimento alle risorse destinate agli investimenti (Tabella D);
per effetto del «tetto» del 2 per cento posto dagli articoli 2, 3 e 4 del disegno di legge finanziaria rispetto alle previsioni aggiornate del precedente esercizio finanziario, si determina una calo delle disponibilità stanziate nel bilancio di previsione per consumi intermedi ed investimenti a favore del Ministero delle politiche agricole pari al 38,2 per cento,
esprimono parere negativo, formulando le seguenti richieste di modifica ed integrazione:
si provveda a riformulare le misure di natura fiscale per il settore agricolo al fine di rendere permanente il regime speciale IVA e le altre agevolazioni più volte prorogate nel corso degli ultimi anni;
si provveda a prorogare allanno 2005 il credito di imposta per gli investimenti in agricoltura, estendendolo ai settori della pesca e dellacquacoltura;
si individuino le risorse necessarie ad assicurare la prosecuzione senza interruzioni degli interventi relativi al piano irriguo nazionale;
si ripristini lo stanziamento previsto in Tabella D a favore del settore bieticolo-saccarifero;
si adeguino le disponibilità previste per il terzo Piano nazionale della pesca alle effettive necessità del settore;
si preveda, per fare fronte alla grave crisi di mercato che ha caratterizzato lannata agraria e alle modificazioni in corso nella struttura proprietaria della grande distribuzione, di riservare obbligatoriamente una quota della superficie di vendita nel comparto alimentare dei grandi esercizi al dettaglio e a prodotti agroalimentari aventi origine nella Regione dove è localizzato lesercizio stesso;
si preveda uno sgravio rivolto a ridurre del 50 per cento gli oneri per la certificazione della qualità per le aziende del settore biologico e dei prodotti tipici (DOP, IGP, STG);
sia disposto a favore del settore del biologico il finanziamento del Piano dazione nazionale con idonee risorse per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007;
siano previste misure idonee a fronteggiare lemergenza «lingua blu», con particolare riferimento ad interventi rivolti a indennizzare gli allevatori per i danni subiti;
sia nuovamente dotato di risorse adeguate il Fondo per la montagna, fortemente ridotto dal Governo con il decreto «taglia spese» della scorsa estate;
sia previsto uno stanziamento idoneo di risorse finanziarie per costituire lAgenzia nazionale per la sicurezza alimentare;
siano concretamente incentivate forme di organizzazione imprenditoriale ispirate alle filiere per consentire una maggiore capacità di penetrazione commerciale sui mercati internazionali.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 10ª COMMISSIONE PERMANENTE
(INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO)
sullo stato di previsione
del Ministero delle attività produttive
(3224 e 3224-bis Tabelle 3 e 3-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori: CHIUSOLI, BASTIANONI, MUZIO, MACONI, COVIELLO)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, della Margherita-DL-lUlivo e dei Verdi-lUlivo della 10ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero delle attività produttive per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria;
premesso che:
la manovra finanziaria per il 2005, smentendo le aspettative dei cittadini e delle imprese per un mutamento di rotta nelle politiche economiche e finanziarie del Governo, ha confermato la sostanziale continuità con le politiche realizzate dallinizio della legislatura, in termini di scarsa credibilità e limitata efficacia delle tecniche di gestione del bilancio;
sul piano economico e sociale, il risultato dellazione di Governo a due terzi della legislatura si profila a suo modo eccezionale: il conflitto e la frustrazione si sono estesi a tutti i settori produttivi e ad ogni corpo sociale, generando contrapposizioni e antagonismi di natura e portata perfino inedita;
a dimostrarlo sono:
a) il declino industriale del Paese e la perdurante caduta di competitività delle produzioni nazionali, non sufficientemente contrastati da politiche pubbliche dincentivo alla riconversione produttiva e di concreto sostegno alla ricerca e allinnovazione. Né vale a giustificare questa performance delleconomia nazionale il peggioramento della congiuntura internazionale dopo lattentato dell11 settembre 2001, come il Governo pretenderebbe. A questo proposito basti considerare che nella classifica della competitività del World Economic Forum lItalia, tra il 2003 e il 2004, ha perduto sei posizioni, passando dal 41º al 47º posto, con un vistoso arretramento che segnala la crisi del tutto peculiare del nostro sistema economico e produttivo;
b) la dirompente tensione istituzionale tra lo Stato e gli enti locali, sempre più stretti tra un federalismo largamente inattuato e un neo-centralismo aggressivo; tale tensione deve ritenersi aggravata da una manovra finanziaria che scarica sulle autonomie territoriali secondo la Corte dei conti il 58,3 per cento dei previsti tagli di spesa per il 2005 e addirittura oltre il 73 per cento dei tagli per gli anni 2006 e 2007;
c) limpoverimento delle famiglie e lestensione dei rischi di povertà ed esclusione sociale per gli anziani, per effetto congiunto della perdita del poter dacquisto dei salari e delle pensioni, della riduzione dei servizi pubblici alla persona e dellaumento delle tariffe locali. Un indicatore dellaumento di tale disagio è rappresentato dallallarmante crescita dellindebitamento delle famiglie: secondo una ricerca IPSOS, ben il 48 per cento delle famiglie italiane consuma integralmente il proprio reddito, non riuscendo più a risparmiare alcunché;
d) la sofferenza del pubblico impiego colpito sia nel suo status economico attraverso il taglio delle risorse per i contratti sia nello status sociale, nel quadro di una generale svalutazione del ruolo del servizio pubblico e delle sue professionalità (confermata dalla mancata estensione al settore pubblico degli incentivi al posticipo del pensionamento). Anche sul piano economico, le conseguenze di tali scelte appaiono gravissime: i risparmi di spesa realizzati attraverso il taglio delle risorse per i contratti pubblici sono destinati a colpire 3,5 milioni di lavoratori ed altrettante famiglie, con effetti recessivi sui consumi ben più consistenti dei benefici che si prospettano dallannunciata riduzione delle imposte sul reddito delle persone (IRE, già IRPEF);
e) il rischio incombente di marginalizzazione e nuove povertà per quelle generazioni di giovani lavoratori che potrebbero rimanere confinati per tutta la vita produttiva nella precarietà e frammentarietà dei cosiddetti «nuovi lavori» poveri di diritti e di protezione economica introdotti dalla riforma del mercato del lavoro, con lesito di non riuscire a garantirsi una sufficiente copertura previdenziale;
f) il mancato completamento del programma di liberalizzazioni già avviato nelle precedenti legislature, che pure costituiva un punto qualificante del programma di Governo, dal quale si attendeva un nuovo impulso per il recupero di competitività del sistema produttivo nazionale e un generale abbassamento delle tariffe;
g) la mancata modernizzazione infrastrutturale del Paese, rimasto in attesa tanto delle piccole quanto delle «Grandi Opere», con il conseguente aggravamento della condizione di svantaggio e ritardo del Mezzogiorno;
h) infine, le gravissime tensioni istituzionali che attraversano il sistema della giustizia determinate da una riforma dellordinamento giudiziario che vede lopposizione congiunta di magistrati e avvocati, non riuscendo a rispondere a nessuna delle domande di modernizzazione ed efficienza che vengono dai cittadini e dal sistema economico;
considerato che:
di questi numerosi fronti di emergenza sociale e istituzionale tuttora aperti nel Paese e delle risposte che intende darvi il Governo, nel disegno di legge finanziaria presentato al Parlamento non vè alcuna traccia. Il provvedimento presentato il 30 settembre, infatti, non contiene altro che una mera correzione contabile dei saldi tendenziali, in attesa dellannunciato intervento emendativo del Governo che dovrebbe rendere finalmente note le concrete scelte di politica economica e sociale dellEsecutivo, delineando la vera portata politica e finanziaria della manovra; in tal senso, a prescindere dal merito di tali scelte non può che rilevarsi come un gravissimo vulnus alle prerogative del Parlamento aver sottratto alla Camera che ha svolto lesame in prima lettura ogni possibilità di valutazione e di proposta circa i contenuti di merito della manovra;
il Parlamento, dunque, non dispone ancora oggi di dati completi sulla manovra di bilancio, nonostante il disegno di legge finanziaria sia stato presentato alle Camere il 30 settembre scorso;
nel frattempo i due capisaldi dellazione politica del Governo continuano ad essere disattesi: il promesso taglio delle imposte sul reddito delle persone fisiche si allontana ancora la manovra 2005, semmai, determina un appesantimento del carico fiscale mentre lannunciata modernizzazione infrastrutturale del Paese non risulta neanche avviata. In particolare, rimangono oscure le modalità con cui verranno redistribuite le risorse per finanziare le misure per lo sviluppo promesse e la riduzione delle imposte;
al momento, dunque, la manovra correttiva operata dalla legge finanziaria 2005 ha lunico esito di scaricare sugli enti territoriali e sul sistema produttivo gli oneri materiali e il prezzo politico di una «stretta» alla spesa pubblica, il cui conto dovrà necessariamente essere pagato dai cittadini e dalle imprese sotto forma di aumenti generalizzati delle tariffe e delle imposte locali e di riduzioni nella qualità e quantità dei servizi pubblici locali;
inoltre, la manovra finanziaria e di bilancio presentata questanno al Parlamento, al di là del suo impatto pure pesantissimo sulle condizioni economiche e sociali del Paese, sembra destinata ad avere conseguenze non meno dirompenti per gli equilibri istituzionali, aprendo la strada a nuove e allarmanti interpretazioni dei limiti e delle prerogative dellazione del Governo;
in particolare, la tecnica di copertura affidata ad una limitazione dellincremento della spesa pubblica nella misura del 2 per cento (attraverso la cosiddetta «clausola Gordon Brown») è fin dallinizio apparsa un inedito, quanto rudimentale, tentativo di «congelare» la spesa pubblica senza una chiara e corrispondente assunzione di responsabilità amministrativa e politica circa le politiche e le misure in tal modo definanziate;
valutato, nel merito, che:
mentre non vi è traccia, nella manovra, della riduzione delle tasse promessa dal Governo nella forma di un «tax relief» complessivo, di 6 miliardi di euro (la delega fiscale prevedeva che le minori entrate derivanti dalla progressiva attuazione della riforma dellIrpef avrebbero dovuto trovare copertura nellambito delle annuali manovre di finanza pubblica) con il disegno di legge finanziaria 2005 si incrementa la pressione fiscale di 7,5 miliardi di euro, sostanzialmente intervenendo sulle imposte pagate dai piccoli imprenditori e dal lavoro autonomo; complessivamente, si possono individuare nella legge finanziaria di questanno dieci interventi di prelievo fiscale, tra nuove tasse e incrementi dei tributi esistenti;
inoltre, per il quarto anno consecutivo dallinizio della legislatura, il Governo non prevede la restituzione del fiscal drag; da notare che «le correzioni delle imposte conseguenti allandamento dellinflazione» rientrano tra i contenuti essenziali della legge finanziaria indicati dalla legge n. 468/78 che disciplina la sessione di bilancio; anche per questa via si determina un silenzioso ma costante incremento della pressione fiscale sui redditi reali; insufficienti appaiono le risorse stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego;
quanto agli investimenti, di particolare gravità appare il tetto di 460 milioni di euro previsto per le spese in conto capitale relative alle opere della legge obiettivo; si determina, così, un sostanziale blocco degli investimenti pubblici;
per il Mezzogiorno, la prevista riforma delle agevolazioni e il ridimensionamento dei fondi per le aree sottoutilizzate e per le opere pubbliche, riduce ulteriormente le potenzialità di crescita e di superamento del divario territoriale;
per altro verso, nessuna risposta è fornita alla crisi del principali settori produttivi, che nellultimo anno si è ulteriormente aggravata, rendendo ancora più pesanti le prospettive per linsieme delleconomia italiana e rappresentando un fattore di estrema preoccupazione per le migliaia di lavoratori coinvolti e per le numerose imprese di piccole e medie dimensioni che ne costituiscono lindotto;
per le imprese in crisi sono necessari nuovi strumenti di agevolazione, già presenti e diffusi nei maggiori Paesi europei, per favorire lingresso di venture capital nelle imprese medesime ed è indispensabile rafforzare il sistema dei Confidi anche per consentire un adeguamento del sistema alle nuove regole di «Basilea 2»;
nellattuale congiuntura internazionale i prodotti del made in Italy attraversano una crisi che può indebolire sensibilmente la capacità competitiva delleconomia italiana e sono quindi necessarie sia azioni efficaci di contrasto ai fenomeni di contraffazione, sia massicci investimenti in ricerca e sviluppo anche nei settori maturi, mentre le misure recate dalla manovra appaiono confuse ed insufficienti a scongiurare il rischio di declino del nostro Paese;
in tale contesto anche un settore come il turismo, che tradizionalmente ha retto la sfida dei momenti più difficili delleconomia nazionale, attraversa una fase di pesanti incertezze per il combinarsi di una serie di fattori negativi, quali la guerra in Iraq e le minacce del terrorismo, la crisi economica internazionale e la conseguente sfiducia dei consumatori e infine la negativa congiuntura economica attraversata da mercati particolarmente importanti per il turismo italiano, quale quello tedesco;
in una situazione tanto preoccupante appare assurdo che la riforma dellENIT slitti sine die e che viceversa si proponga da parte del Governo laumento del 300 per cento dei canoni per le concessioni demaniali a fini turistico-ricreativi, che incombe sulla categoria degli operatori balneari ormai dalla scorsa manovra di finanza pubblica del 2004 e che si accompagna alla scomparsa del finanziamento della legge n. 135 del 2001 per lo sviluppo dei sistemi turistici locali e al taglio delle risorse previste per lENIT, contenuti nel disegno di legge finanziaria per lanno 2005;
il taglio generalizzato degli incentivi alle imprese, la limitazione delle risorse per il Mezzogiorno e per leggi speciali, allontana in generale la prospettiva di una ripresa, mettendo le piccole e medie imprese, nervatura del nostro sistema economico, in gravi difficoltà a reperire commesse sui mercati internazionali;
appare particolarmente grave la carenza di proposte concrete per il rilancio del Mezzogiorno, manca infatti una strategia di politica economica mentre si assiste alla cancellazione progressiva delle agevolazioni preesistenti in materia di innovazione, sviluppo ed occupazione, alla riduzione delloperatività degli strumenti automatici esistenti e al depotenziamento delle politiche di sviluppo locale, quali i patti territoriali e i contratti darea;
anche per il 2005, come già per il 2003 e il 2004, la manovra di finanza pubblica non qualifica la spesa per gli investimenti nei settori della ricerca, dellinnovazione e della formazione, settori che per lItalia possono avere un effetto di moltiplicazione del prodotto interno lordo e, nello stesso tempo impegna risorse esigue rispetto alle esigenze di ricollocazione produttiva del Paese;
con riferimento alla necessità di sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese nel campo della ricerca sarebbe indispensabile introdurre meccanismi incentivanti che includano i consorzi e ogni altra aggregazione tra imprese, a partire dai distretti industriali, nelle politiche di sostegno pubblico mirate allinternazionalizzazione del Sistema-Paese, anche aumentando le risorse per lattività promozionale dellICE: devono quindi essere aumentate nettamente, adeguandole alle nuove necessità della ricerca imposte dallo sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze, le risorse destinate al sostegno alla ricerca scientifica e tecnologica e allENEA;
con riferimento alla liberalizzazione dei settori più rilevanti dellindustria italiana, rimane centrale lesigenza di accelerare il processo di innovazione e di liberalizzazione dei mercati e delle reti infrastrutturali, anche al fine di ridurre nel medio periodo limpatto dei costi di sistemi ormai inefficienti sulle dinamiche inflazionistiche: è il caso del settore energetico sottoposto alla pressante necessità di diversificazione delle fonti e di innovazione tecnologica che, nonostante la miriade di provvedimenti messi in campo dal Governo, rimane in una situazione di incertezza, che non favorisce gli investimenti, né produce alcun vantaggio tariffario per gli utenti;
con riferimento al settore del commercio le poche risorse destinate al settore scompaiono dal disegno di legge finanziaria 2005, imperversa invece la polemica sul carovita con il tentativo di addebitare al commercio tradizionale la responsabilità degli aumenti indiscriminati dei prezzi, mentre si tace sullaumento delle tariffe e dei servizi, molto spesso dovuti allo slittamento dei processi di liberalizzazione dei mercati;
in tale contesto risultano assolutamente punitive le norme che intendono reintrodurre lelenco clienti e fornitori e ritoccare verso lalto gli studi di settore: un modo per colpire chi già paga e tutelare indirettamente levasione fiscale fomentata con le varie forme di condono fiscale.
Con riferimento alla tutela del potere dacquisto dei consumatori e allo sviluppo dei settori della piccola e media impresa il disegno di legge in esame non contiene misure adeguate, mentre sarebbe necessario:
sostenere il made in Italy attraverso la valorizzazione della proprietà intellettuale, del processo produttivo e delle capacità professionali, la tutela del consumatore, lincentivazione dei processi di innovazione e della competitività, regolamentando la tracciabilità dei prodotti, introducendo efficaci norme anticontraffazione e agevolazioni fiscali per la promozione delle attività di prevenzione dei fenomeni di contraffazione;
istituire un marchio che identifichi i prodotti il cui processo produttivo è realizzato interamente in Italia ed un marchio che identifichi i prodotti che si segnalano per specifiche caratteristiche di originalità e di creatività, realizzati in Italia, mentre devono essere estese anche al settore tessile-abbigliamento le misure che prevedono un utilizzo più flessibile e razionale della Cassa integrazione guadagni;
adottare misure per contrastare le importazioni illegali di capi di abbigliamento provenienti da paesi extracomunitari e per contrastare il fenomeno della contraffazione e delle frodi che ha raggiunto dimensioni più che ragguardevoli, ed introdurre una normativa specifica in materia di etichettatura che consenta la tracciabilità dei prodotti commercializzati allinterno della Unione europea;
prevedere un intervento più consistente di sostegno al settore delle esportazioni extracomunitarie, (in particolare per il sistema moda, lagroalimentare di qualità, eccetera) con lo scopo di supportare limpegno delle imprese esportatrici colpite dalla crisi nel recuperare quote di mercato;
promuovere misure fiscali di sostegno alla creazione di consorzi, di incentivo agli investimenti nella ricerca applicata e rendere effettivamente operante il Fondo per linnovazione tecnologica (ex legge n. 46 del 1982) riguardo al finanziamento dei campionari e alla ideazione di nuove collezioni di prodotti;
prevedere la cancellazione della limitazione ai pagamenti che riguardano il fondo incentivi alle imprese, ed in particolare per il Mezzogiorno, la legge n. 488 del 1992 e la programmazione negoziata;
per i settori della piccola e media impresa artigiana prevedere un cospicuo rifinanziamento delle risorse destinate al fondamentale strumento dellArtigiancassa e alla legge «Sabatini» che costituisce un indispensabile e funzionale supporto per lacquisto o la locazione finanziaria di nuove macchine utensili;
riguardo ai canoni delle concessioni demaniali a fini turistico-ricreativi introdurre una norma che sterilizzi limpatto degli aumenti del 300 per cento previsti dal decreto-legge n. 269 del 2003 e promuova di concerto con le Regioni la verifica delle classificazioni in base alla legge n. 494 del 1993 e lentità dei relativi canoni;
per il rilancio del turismo, prevedere il rifinanziamento della legge n. 135 del 2001, per quanto riguarda lo sviluppo dei sistemi turistici locali e il fondo di rotazione per il prestito e il risparmio turistico, oltre allaumento delle risorse per la promozione del turismo italiano sui mercati esteri, a partire da quelle destinate allENIT;
adottare un pacchetto di misure volte a favorire linnovazione delle aziende turistiche, come la proroga del credito dimposta per lacquisto di beni strumentali e della deducibilità delle quote di ammortamento per le spese di manutenzione, riparazione, ammodernamento degli immobili, la possibilità per le imprese di tutti i settori di dedurre lIVA sui costi sostenuti per i cosiddetti viaggi daffari e lintroduzione di unaliquota IVA al 10 per cento per case ed appartamenti per vacanze, stabilimenti balneari, esecuzioni musicali effettuate in pubblici esercizi, discoteche e locali da ballo, settore nautico,
si esprime una valutazione negativa sui documenti di bilancio predisposti dal Governo.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 11ª COMMISSIONE PERMANENTE
(LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE)
sullo stato di previsione
del Ministero del lavoro e delle politiche sociali
(3224 e 3224-bis Tabelle 4 e 4-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensore: BATTAFARANO)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, della Margherita-DL-lUlivo, dei Verdi-lUlivo, Misto-Com. e Misto-Pop-Udeur della 11ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria;
considerato che:
sul piano istituzionale, si tende a risolvere la crisi della «democrazia di bilancio» rendendo sempre meno rilevante lesame parlamentare dei documenti di bilancio, e più ampia la discrezionalità dellEsecutivo nel modificare, per via amministrativa, le residue decisioni parlamentari in materia; nella manovra 2005 non sono previsti interventi per dare risposta adeguata ai problemi più acuti del Paese, dai rischi di declino del nostro sistema economico e produttivo alla distribuzione fortemente sperequata del reddito, dal blocco dei consumi alla precarizzazione crescente dei rapporti di lavoro ed alla necessaria modernizzazione delle politiche sociali;
il limite allincremento di tale spesa complessiva viene fissato infatti al 2 per cento rispetto alle previsioni aggiornate indicate nella Relazione Previsionale e Programmatica 2005; non appaiono chiari neppure i conti relativi allanno 2004, importanti sia per determinare il deficit tendenziale, relativo al 2005, da correggere, che lo stock del debito da ridurre nel corso del prossimo anno;
valutato che:
nella manovra 2005 il principio unico dellevoluzione controllata della spesa nellambito di un tetto del 2 per cento per il triennio 2005-2007 è un taglio molto significativo delle disponibilità di tutte le amministrazioni e degli enti territoriali: nellultimo triennio, le spese correnti sono crescenti ad un ritmo del 5 per cento allanno;
anche il tetto alle spese degli Enti locali è di difficile realizzazione: nellultimo biennio le spese delle amministrazioni locali, al netto del costo del personale, sono aumentate dell11,7 per cento passando dai 122.933 milioni di euro del 2001 ai 137.377 milioni di euro del 2003, con uninflazione che cresce, nello stesso periodo, del 5,1 per cento;
per le autonomie territoriali, il disegno di legge finanziaria 2005 rappresenta una vera e propria manovra di finanza straordinaria: le regole del patto di stabilità interno sia nelle definizioni, sia nelle regole da applicare nei successivi esercizi sono, di fatto, interamente riscritte;
il disegno di legge finanziaria consente alle autonomie locali la possibilità di eccedere i limiti di crescita programmati solo per spese di investimento nei limiti delle maggiori entrate derivanti da maggiorazioni di aliquote e di tariffe;
per rispettare la soglia di legge, gli enti decentrati saranno pertanto costretti a ricorrere ad un inasprimento della tassazione locale, con gravi conseguenze sui servizi, sul sistema produttivo e il lavoro autonomo;
non vi è traccia, nella manovra, della riduzione delle tasse promessa dal Governo, con un «tax relief» complessivo, di 6 miliardi di euro (la delega fiscale prevedeva che le minori entrate derivanti dalla progressiva attuazione della riforma dellIrpef avrebbero dovuto trovare copertura nellambito delle annuali manovre di finanza pubblica), con il disegno di legge finanziaria 2005 si incrementa la pressione fiscale di 7,5 miliardi di euro, sostanzialmente intervenendo sulle imposte pagate dai piccoli imprenditori e dal lavoro autonomo;
complessivamente, si possono individuare nel disegno di legge finanziaria di questanno dieci interventi di prelievo fiscale, tra nuove tasse e incrementi dei tributi esistenti;
per il quarto anno consecutivo dallinizio della legislatura, il Governo non prevede la restituzione del fiscal drag; da notare che «le correzioni delle imposte conseguenti allandamento dellinflazione» rientrano tra i contenuti essenziali del disegno di legge finanziaria indicati dalla legge n. 468/78 che disciplina la sessione di bilancio; anche per questa via si determina un silenzioso ma costante incremento della pressione fiscale sui redditi reali;
insufficienti appaiono le risorse stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego;
quanto agli investimenti, di particolare gravità appare il tetto di 460 milioni di euro previsto per le spese in conto capitale relative alle opere della legge obiettivo; si determina, così, un sostanziale blocco degli investimenti pubblici;
per il Mezzogiorno, il disegno di legge finanziaria rimodula gli stanziamenti pluriennali, spostando la maggior parte delle risorse negli anni successivi; la prevista riforma delle agevolazioni e il ridimensionamento dei fondi per le aree sottoutilizzate e per le opere pubbliche, riduce ulteriormente le potenzialità di crescita e di superamento del divario territoriale; la manovra configura una serie di interventi con un forte impatto recessivo, con freno agli investimenti pubblici e privati ed ai consumi; si conferma che il Governo Berlusconi ha il cuore e il cervello al Nord.
Valutato infine, il provvedimento per le parti di competenza della Commissione si esprimono le seguenti osservazioni:
non vengono previste misure di contrasto alla perdita di potere dacquisto dei salari e delle pensioni, anche attraverso la restituzione del fiscal drag, ladeguamento dei trattamenti pensionistici e la riforma del paniere ISTAT e dellindice dei prezzi al consumo; in questo ambito non è inoltre presente nel testo della manovra finanziaria, alcuna norma per lampliamento della platea dei beneficiari dellaumento a 516 euro dei trattamenti pensionistici al disotto di questa cifra;
per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego non vengono stanziate risorse adeguate, tali da consentire lapertura di un tavolo di trattativa con le organizzazioni sindacali, per un accordo che tenga conto del recupero dellinflazione reale e della produttività;
non sono previste misure per la stabilizzazione dei lavoratori precari nella pubblica amministrazione e per il quarto anno consecutivo è prevista la proroga per il 2005 dei contratti di lavoro a tempo determinato per gli ex lavoratori socialmente utili dei Ministeri delle finanze, per i beni e le attività culturali, della salute e della giustizia, e del personale assunto con contratti di formazione e lavoro presso le pubbliche amministrazioni;
lattuale manovra finanziaria non contiene né normative né risorse sufficienti per la riforma degli ammortizzatori sociali, che dovrebbe interessare anche i lavoratori precari impiegati in nuove forme di lavoro, come i collaboratori coordinati e continuativi e gli associati in partecipazione, né si anticipa laumento dellindennità di disoccupazione già previsto dal disegno di legge n. 848-bis, provvedimento bloccato da lungo tempo al Senato;
non è presente alcuna norma per affrontare il problema delle pensioni integrate al minimo, di cui al decreto-legge n. 503 del 1992, per la cui soluzione la attuale Maggioranza si è più volte impegnata;
non vengono individuate risorse per provvedimenti che già da tempo impegnano la Commissione, quali il superamento del divieto di cumulo tra rendita INAIL e pensione di invalidità INPS e la modifica dei requisiti per laccesso alla tutela dellassicurazione contro gli infortuni domestici;
non sono previsti finanziamenti per consentire laccesso alla pensione dei lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti;
non vengono individuate le risorse per sostenere e favorire lo sviluppo delle forme contributive complementari, come prevede larticolo 1, comma 41, della legge 23 agosto 2004, n. 243,
si esprime parere contrario.
RAPPORTO DI MINORANZA DELLA 12ª COMMISSIONE PERMANENTE
(SANITÀ)
sullo stato di previsione
del Ministero della salute
(3224 e 3224-bis Tabelle 15 e 15-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensori DI GIROLAMO, BAIO DOSSI, CARELLA, FALOMI)
I senatori dei Gruppi dei Democratici di Sinistra-lUlivo, della Margherita-DL-lUlivo, dei Verdi-lUlivo e Misto della 12ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero della salute per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
considerato che:
da unattenta analisi del testo dei provvedimenti in esame emerge lestemporaneità e lassoluta mancanza di organicità dellinsieme delle proposte previste;
in materia sanitaria si registra ancora una volta linsufficiente finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale a fronte di una richiesta precisa e dettagliata proveniente da parte delle Regioni che corrisponde a 90,1 miliardi di euro;
le somme previste sono inferiori a quelle riportate nel DPEF 2005-2008 e segnano invece un aumento della incidenza sul PIL che sarebbe dovuta arrivare al 6,5 per cento nel 2008, una sua diminuzione fino ad arrivare ad un rapporto FNS/PIL nuovamente inferiore al 6 per cento (5,96 per cento) nel 2007;
le Regioni hanno chiesto che il 2004 si chiuda dal punto di vista finanziario con linclusione delle risorse per il rinnovo dei contratti e con la valutazione del costo sostenuto per garantire i LEA;
non viene prevista la corresponsione alle Regioni delle risorse per gli arretrati di contratti e convenzioni per un importo pari a 4 miliardi di euro;
come le stesse Regioni e le province autonome hanno ribadito, i disavanzi degli IRCCS dal 2001 devono essere posti a carico dello Stato e solo a seguito dellinsediamento dei nuovi organismi previsti ai sensi del decreto legislativo n. 288 del 2003 gli eventuali disavanzi potranno essere attribuiti alle Regioni, così come a carico dello Stato vanno posti i deficit delle aziende miste e dei policlinici universitari per un importo complessivo di 1 miliardo e 563 milioni di euro per il triennio 2001-2003;
sono stati ulteriormente ridotti e procrastinati i fondi per gli investimenti necessari per lammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie che le Regioni hanno valutato per il triennio 2005-2007 in tre miliardi di euro;
non viene prevista alcuna iniziativa per lo sviluppo e la riorganizzazione della sanità nel Mezzogiorno;
risultano insufficienti gli stanziamenti per la ricerca biomedica e per il funzionamento dellIstituto superiore di sanità e delllSPEL;
manca ogni riferimento ad una strategia nel settore farmaceutico e della ricerca scientifica;
larticolo 25 compromette in molti aspetti lautonomia regionale e introduce norme mortificanti per le Regioni virtuose che ad oggi sono riuscite a mantenere un equilibrio di bilancio senza ricorrere alla introduzione dei ticket;
viene, infatti, prevista la sottoscrizione di unintesa capestro tra Stato e singole Regioni per il contenimento della spesa con la previsione di introduzione di nuove addizionali;
dalla relazione tecnica del disegno di legge finanziaria si evince lobiettivo di un taglio di costi per un importo di 4 miliardi e 250 milioni di euro rispetto allandamento tendenziale previsto a normativa vigente ed in particolare per 2 miliardi di euro per la spesa farmaceutica, misure che non potranno che determinare nuovi pesanti tagli e nuovi costi delle medicine per famiglie attraverso nuovi ticket e trasferimento dei farmaci dalla fascia gratuita a quella a pagamento;
il tetto del 13 per cento per lassistenza farmaceutica territoriale previsto dal decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, è chiaramente insufficiente ad assicurare adeguate prestazioni terapeutiche, in primo luogo alle fasce di popolazione più fragile per cui dovrebbe essere portato almeno al 14 per cento, risultando ancora inferiore alla media degli altri Paesi sviluppati. Non viene prevista unadeguata e specifica copertura per i provvedimenti esaminati dalla Commissione in particolare quelli concernenti misure in favore dei danneggiati dai vaccini;
per lennesima volta non viene mantenuto limpegno per il finanziamento dei contratti per i medici specializzandi, e per il quarto anno consecutivo il problema di oltre 20 mila medici viene ignorato e sono ridotte le risorse per il funzionamento dellAgenzia per i servizi sanitari regionali, a fronte di un aumento di compiti e responsabilità;
in presenza di un incidenza infortunistica sui luoghi del lavoro che pone il nostro Paese allultimo posto nella Unione europea con il triste primato di tre vittime al giorno e quasi un milione di infortuni allanno, il disegno di legge finanziaria non prevede alcun piano straordinario finalizzato a ridurre il rischio di incidenti e a promuovere la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro,
si esprime rapporto contrario.
RAPPORTI DI MINORANZA DELLA 13ª COMMISSIONE PERMANENTE
(TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI)
sullo stato di previsione
del Ministero delleconomia e delle finanze
(3224 e 3224-bis Tabelle 2 e 2-bis)
(limitatamente a quanto di competenza)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensore GASBARRI)
I senatori del Gruppo dei Democratici di Sinistra-LUlivo della 13ª commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero delleconomia e delle finanze per lanno finanziario 2005, limitatamente a quanto di competenza, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
premesso che:
le Unità previsionali di base relative alla Protezione civile transitate nel Centro di responsabilità n. 3 Tesoro U.P.B. 3.1.5.15 (parte corrente) e U.P.B. 3.2.10.3 (parte di conto capitale), denominate Presidenza del Consiglio dei Ministri Protezione civile, registrano quasi esclusivamente variazioni e diminuzioni rispetto alle previsioni assestate per lanno finanziario 2004;
si giudica in modo negativo larticolo 30 del disegno di legge finanziaria che, al comma 1, dispone lavvio di unassicurazione volontaria per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati;
si ritiene necessario sopprimere il citato comma 1 dellarticolo 30, in quanto dà una risposta disorganica e tecnicamente non realizzabile ad un problema reale quale quello dellalta incidenza dei costi per la ricostruzione post-calamità naturali;
si stabiliscono inoltre tempi non adeguati, con particolare riferimento ai trenta giorni assegnati alle Commissioni parlamentari per esprimere un parere vincolante, mentre restano nellindeterminatezza le disposizioni riguardanti la definizione del Regolamento di attuazione del Fondo di garanzia;
il tema dellassicurazione per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali è affrontato nuovamente, sia ignorando completamente il dibattito sviluppatosi in sede di discussione parlamentare della legge finanziaria per il 2004 è stato disatteso limpegno assunto con lapprovazione dellordine del giorno G 40.1 sia non assumendo alcun provvedimento finalizzato al rafforzamento della prevenzione dei rischi e della protezione dei cittadini;
si esprime seria preoccupazione riguardo alle disposizioni contenute nel comma 2 dellarticolo 30 laddove si stabilisce il ricorso allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per definire le modalità di utilizzo dei fondi destinati alla ricostruzione post calamità naturali ed il ricorso allo strumento dellordinanza di Protezione civile, di cui alla legge n. 225 del 1992, per definire le modalità di ripartizione dei suddetti fondi, sottraendo in tal modo al confronto ed al controllo del Parlamento tutta la delicata fase della ricostruzione. È lultimo tassello di una politica finalizzata a sottrarre lazione della Protezione civile ad ogni possibile verifica politica, tecnica e contabile. Ciò costituisce lesatto contrario di quanto raccomandato dalla Commissione di indagine sullo scandalo della ricostruzione seguita al terremoto in Irpinia;
si valuta in modo negativo il fatto che la manovra finanziaria per il 2005 preveda impegni per la ricostruzione post-terremoto solo in alcuni tra i siti danneggiati, secondo criteri di scelta non comprensibili,
si esprime rapporto contrario.
sullo stato di previsione
del Ministero dellambiente e della tutela del territorio
(3224 e 3224-bis Tabelle 9 e 9-bis)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensore IOVENE)
I senatori dei Gruppi Democratici di Sinistra-lUlivo, Margherita-DL-lUlivo e Verdi-lUlivo della 13ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero dellambiente e della tutela del territorio per lanno finanziario 2005, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
premesso che si ritiene che la manovra finanziaria per il 2005 segni un ulteriore e forte ridimensionamento delle politiche ambientali, così come sottolineato nel corso del dibattito in Commissione;
considerato che:
si può facilmente constatare un progressivo disimpegno del Governo nei confronti delle politiche di salvaguardia della salute dei cittadini e dellambiente, labbandono delle politiche di sviluppo basate su scelte di compatibilità e sostenibilità ambientale, la tendenza del Governo a considerare le politiche ambientali come un vincolo allo sviluppo del Paese e non come una risorsa importante per il suo futuro;
proprio nel momento in cui la certezza dellentrata in vigore del Protocollo di Kyoto, per il prossimo 16 febbraio 2005, richiede allItalia uno scatto in avanti di tutte le politiche ambientali, lo stato di previsione del Ministero dellambiente e della tutela del territorio per il 2005 reca spese per complessivi 1.090,01 milioni di euro, con una riduzione pari a 326,15 milioni di euro, la più grande riduzione, circa il 30 per cento, in termini di previsioni di spesa degli ultimi quattro anni, confermando la tendenza del Governo a considerare le politiche ambientali come un vincolo ed un freno allo sviluppo del Paese tale da ridimensionare le possibilità operative del Ministero stesso;
oltre il 50 per cento sul totale dello stanziamento, pari a 590,02 milioni di euro, è la dotazione di competenza per il Gabinetto e gli uffici di diretta collaborazione del Ministro, e che tale stanziamento, visti anche i notevoli tagli operati, si configura come un accentramento, a piena discrezione del Ministro e dellorgano politico di gestione, di risorse da parte di organi di Governo politico del Ministero in danno delloperatività e della funzionalità dello stesso;
non appare neppure casuale, sempre in tale logica, la scelta di operare le riduzioni più sostanziali sulle Unità previsionali di base «Ricerca ambientale e sviluppo», alla quale compete la gestione delle risorse per lattuazione del Protocollo di Kyoto, e su «Difesa del suolo» su cui competono, tra laltro, le attività connesse alla salvaguardia dai rischi della calamità naturali;
la manovra economica proposta, sotto il profilo ambientale, anche per questanno, il quarto consecutivo, rimanda lemanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per introdurre la cosiddetta Carbon Tax e la destinazione di risorse così recuperate a interventi di carattere ambientale;
desta sconcerto, infine, lulteriore dismissione del patrimonio pubblico, anche quello sottoposto a precisi vincoli ambientali e paesaggistici, attraverso lutilizzo di regole poco trasparenti e di dubbia efficacia,
si esprime rapporto contrario.
sullo stato di previsione
del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
(3224 e 3224-bis Tabelle 10 e 10-bis)
(limitatamente a quanto di competenza)
e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 3223
(Estensore ROTONDO)
I senatori dei Gruppi Democratici di Sinistra-lUlivo, Margherita-DL-lUlivo e Verdi-lUlivo della 13ª Commissione permanente,
esaminato lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per lanno finanziario 2005, limitatamente a quanto di competenza, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria,
premesso che:
la manovra finanziaria per il 2005 segna un ulteriore e forte ridimensionamento degli investimenti pubblici per quanto riguarda le opere pubbliche e le infrastrutture;
il Governo, con il Documento di programmazione economico-finanziaria, aveva considerato indispensabile, per il proseguimento del programma della legge obiettivo, finanziare con 7 miliardi di euro le opere strategiche;
la manovra finanziaria in esame non prevede invece alcuna risorsa aggiuntiva, mentre si registra unulteriore riduzione dei finanziamenti previsti, il che sancisce il sostanziale fallimento degli impegni in materia di infrastrutture che il Governo aveva annunciato con tanta enfasi sin dal suo insediamento;
per quanto riguarda la problematica della casa, non sono state previste disposizioni che rendano permanenti e strutturali le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, nonché per tutti gli interventi finalizzati alla sicurezza degli edifici ed alla loro qualità ambientale, al risparmio energetico ed alla riqualificazione urbana;
le risorse assegnate al Fondo per laccesso alle locazioni abitative risultano inadeguate a soddisfare le richieste delle famiglie a più basso reddito, che tra laltro sono in diminuzione anche rispetto al 2004;
non sono previste risorse a sostegno dellannunciata proposta di riqualificazione urbana denominata «legge obiettivo per la città», né per il rilancio degli interventi di riqualificazione delle aree urbane;
la rivalutazione degli estimi catastali, la polizza assicurativa per i danni derivanti da calamità naturali, nonché le misure previste per la casa rappresenteranno un ulteriore aggravio della tassazione sugli immobili;
considerato che:
sarebbe necessario dare nuovo slancio agli investimenti per le infrastrutture, escludendo tale settore da quelli assoggettati al taglio delle spese previsto dal Governo per frenare laumento della spesa pubblica;
appare essenziale assicurare adeguate risorse per le opere di riqualificazione urbana, per la difesa del suolo e per il risanamento idrogeologico, tutte opere indispensabili per la salvaguardia del territorio;
è indispensabile rilanciare i finanziamenti per la riqualificazione urbana ed il recupero edilizio, sostenendo la «legge obiettivo per la città» e quelle politiche abitative che rivolgono particolare attenzione al problema degli affitti,
si esprime rapporto contrario.