Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04907
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Atto n. 4-04907
Pubblicato il 17 febbraio 2021, nella seduta n. 298
AIMI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
la presenza di una piccola comunità ebraica a Kaifeng, in Cina, risale almeno al X secolo dopo Cristo, quando commercianti ebrei provenienti dalla Persia vi si insediarono durante la dinastia Song. In questo luogo sorse, nel 1163, la prima sinagoga della Cina. La comunità ebraica prosperò e si accrebbe nel corso dei secoli tanto che, nel 1605, padre Matteo Ricci incontrò uno dei suoi membri a Pechino e ne parlò nei Commentari e nelle sue lettere. Si stima che il numero massimo di ebrei in Cina arrivò a 5.000 nel XVI secolo;
tuttavia, tra il 1700 e il 1800 cominciò un lento declino per la comunità ebraica che, nel 1810, perse il suo ultimo rabbino. Nel 1854 la sinagoga cadde in rovina e fu definitivamente distrutta nel 1861. Invero, numerose famiglie di discendenza ebraica continuarono a vivere qui, tramandando le loro usanze. Negli anni '50 fu documentata la presenza di circa 100 famiglie locali che continuavano a dichiararsi di identità ebraica;
al termine della seconda guerra mondiale quasi tutti gli ebrei che si erano stabiliti ad Harbin, Tianjin e Shangai migrarono verso l'Europa, l'America, Israele e Hong Kong. Durante l'affermazione del comunismo, i pochi discendenti di religione ebraica rimasti in Cina continuarono a dichiararsi tali sui documenti di identità, cosa non gradita al Governo centrale, che rifiutò loro di riconoscere lo status di minoranza nazionale;
per i discendenti ebrei gli anni del dominio di Mao furono particolarmente difficili. Peter Kupfer, sinologo dell'università di Magonza, parlò perfino di persecuzione, ricordando persone bollate come "spie" e sottoposti a fermi di polizia con l'accusa di essere "cani dell'imperialismo americano";
negli anni '90, a dispetto della politica antireligiosa del Governo cinese, ha avuto inizio la rinascita della comunità di Kaifeng. Nei primi anni le loro pratiche e le loro tradizioni vennero tollerate e nel 2010, per la prima volta, 7 candidati originari di Kaifeng si iscrissero nelle accademie rabbiniche di Israele;
dal 2015, tuttavia, le autorità cinesi hanno in tutti i modi cercato di sopprimere tradizioni, pratiche e usanze dei discendenti della comunità ebraica, temendo una possibile rinascita dell'ebraismo nella zona. È proprio nel 2015, infatti, che in Cina è stata avviata la campagna per la sinizzazione delle religioni voluta da Xi Jinping. A seguito di un'irruzione da parte di agenti governativi, il centro ebraico è stato chiuso e al suo esterno sono stati affissi manifesti inneggianti alla repressione della religione ed è stata montata una telecamera per disincentivare le riunioni. Sono state rimosse anche le indicazioni del sito archeologico, mentre il pozzo scavato per le abluzioni rituali è stato chiuso;
in Cina l'ebraismo non è inserito tra le 5 dottrine religiose riconosciute nella costituzione cinese e, pertanto, gli ebrei sono particolarmente esposti alla repressione religiosa. Il Partito comunista cinese non ammette infatti una totale libertà di religione, ma riconosce solo alcune fedi: il cristianesimo protestante e cattolico, il buddismo, il taoismo, il confucianesimo e l'islam;
come riportato di recente dal "Jerusalem Post", la Repubblica popolare cinese sta inoltre accrescendo i propri sforzi nel reprimere le influenze straniere e le religioni non approvate. Gli ebrei sono pertanto costretti a celebrare le proprie festività di nascosto;
secondo recenti stime in Cina, su 1,4 miliardi di cittadini, la presenza ebraica si attesterebbe intorno alle mille presenze e solo un centinaio praticherebbero coraggiosamente il proprio credo. Da oltre un secolo, inoltre, manca un rabbino a rappresentarli,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se intenda assumere iniziative nei confronti dell'ambasciatore cinese a Roma, affinché trasmetta al Governo cinese il biasimo per il trattamento riservato alla comunità ebraica in Cina e si ponga fine a questa inaccettabile persecuzione.