Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07538

Atto n. 4-07538

Pubblicato il 26 ottobre 2004
Seduta n. 680

BOCO. - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. -

Premesso:

che sul caso di Patrizia Campagna, condannata a ventun anni per il reato di omicidio volontario, l'interrogante ha presentato l'interrogazione 4-06941, ancora priva di risposta;

che il 9 ottobre 2004 la trasmissione "Ombre sul giallo", condotta dalla giornalista Franca Leosini, è tornata sulla vicenda dell'omicidio, avvenuto a Palermo il 28 febbraio 1992, di Giovanna Privitello, per il quale è stata condannata Patrizia Campagna, che aveva avuto una breve relazione, conclusasi tre mesi prima del delitto, con Giovanni Scalici, marito della vittima;

che secondo gli esiti della perizia medico-legale, riferiti durante la trasmissione sopra citata, il corpo della vittima presentava una contusione all'occhio sinistro, derivata da ripetuti colpi e comunque da un contatto diretto tra la stessa e l'aggressore, segni di strangolamento atipico (con un bastone o una tavola di legno), e bruciature cutanee, effettuate a soggetto già morto con una fonte di calore, individuabile in un ferro da stiro;

che, intervistato da Franca Leosini, lo stesso Salvatore La Barbera, che condusse le indagini sull'omicidio Privitello, ha affermato che i tre ferri da stiro, presenti in casa della vittima, furono solo visionati e non sequestrati e analizzati;

che anche quando fu perquisito l'appartamento della prima persona formalmente indagata per l'omicidio, un condomino che alcuni anni addietro aveva molestato la figlia adolescente della vittima, il ferro da stiro fu soltanto visionato, ma non sequestrato e analizzato;

che neppure in casa di Patrizia Campagna furono sequestrati e analizzati ferri da stiro;

che nel corso della trasmissione sopra citata è emerso che nel 1992 gli inquirenti non erano in grado di acquisire prove relative alle telefonate, perché soltanto dal 1994 si avrà la possibilità tecnica di effettuare ricerche sui tabulati telefonici;

che è anche emerso, però, che già allora si poteva, da tracce di sangue, risalire a chi le aveva lasciate: nonostante questo non furono sequestrate e analizzate le chiavi, trovate inserite nel portone di ingresso dell'appartamento della vittima, il cui portachiavi risultava macchiato di sangue;

che durante la trasmissione è stato affermato, da un esperto intervistato dalla Leosini, che per quanto riguarda le impronte digitali sostanzialmente nel 1992 il metodo era lo stesso di oggi, eppure non risulta esserci stata allora nessuna ricerca, nell'appartamento della vittima, di impronte digitali;

che il 18 febbraio 1994 la signora Campagna, processata dal tribunale di Palermo, Corte di Assise, sezione prima, fu assolta per non aver commesso il fatto, e in data 17 marzo 1995 la Corte di Assise d'Appello di Palermo confermava la sentenza di assoluzione;

che in data 14 novembre 1995 la Corte suprema di Cassazione, prima sezione penale, annullava la sentenza di assoluzione della signora Campagna, rinviando la stessa per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d'Assise d'Appello di Palermo: secondo i supremi giudici l'esito della perizia tricologica, che aveva escluso che i frammenti di formazione pilifera ritrovati sul maglione della vittima risalissero a Patrizia Campagna, non poteva scagionare l'imputata;

che il 25 novembre 1996 la Corte d'Assise d'Appello, sezione seconda, ribaltava le precedenti sentenze di assoluzione, condannando l'imputata alla pena di ventuno anni di reclusione per il reato di omicidio volontario: per emettere detta condanna la Corte di Assise riesaminava solo ed esclusivamente gli atti processuali che in primo e in secondo grado avevano portato all'assoluzione con formula piena dell'imputata; in pratica nessun'altra prova fu portata nel corso del dibattimento a carico della stessa;

che a seguito della condanna gli avvocati della signora Campagna ricorrevano in Cassazione per chiedere l'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna: la Corte Suprema di Cassazione in data 21 novembre 1997 confermava la condanna, con la motivazione che l'esito della perizia tricologica non poteva scagionare l'imputata, poiché l'accertamento non aveva avuto per oggetto anche i capelli della vittima;

che il fatto che i capelli della vittima non fossero stati sottoposti a perizia tricologica non è certo responsabilità da attribuirsi all'imputata;

che il Presidente della Corte di Assise di Palermo che assolse Patrizia Campagna ha ribadito, intervistato dalla giornalista Franca Leosini, che gli inquirenti si erano accostati troppo presto, ed escludendo qualsiasi altra pista di indagine, a quella dell'omicidio passionale, senza nessuna traccia probatoria,

si chiede di sapere:

quali, alla luce di indagini ad avviso dell'interrogante condotte così superficialmente, siano le valutazioni e gli intendimenti dei Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, in ordine alla riapertura delle indagini, affinché sia assicurato alla giustizia chi uccise Giovanna Privitello, che è probabilmente ancora libero e in grado di nuocere;

se non si ritenga di poter intervenire per accertare approfonditamente quanto descritto in premessa e assumere, se necessario, idonei provvedimenti disciplinari per quanto attiene la competenza specifica dei due Ministri in indirizzo.