Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04336
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Atto n. 4-04336
Pubblicato il 29 ottobre 2020, nella seduta n. 270
GUIDOLIN , VANIN , ENDRIZZI , LANNUTTI , NOCERINO , CROATTI , PAVANELLI , ROMANO , CORBETTA , DONNO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
secondo lo studio sulla povertà in Italia pubblicato dall'ISTAT il 16 giugno 2020, nel 2019 il tasso di povertà assoluta in Italia è calato per la prima volta, dopo quattro anni di aumento costante, pur rimanendo su livelli molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2009;
l'ISTAT riporta che "sono quasi 1,7 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta con una incidenza pari al 6,4% (7,0% nel 2018), per un numero complessivo di quasi 4,6 milioni di individui (7,7% del totale, 8,4% nel 2018)";
nello studio si evidenzia che "l'andamento positivo si è verificato in concomitanza dell'introduzione del Reddito di cittadinanza (che ha sostituito il Reddito di inclusione) e ha interessato, nella seconda parte dell'anno, oltre un milione di famiglie in difficoltà";
tuttavia, nel medesimo studio, l'ISTAT rileva come l'incidenza della diminuzione della povertà assoluta abbia interessato prevalentemente le aree del centro e del sud Italia, mentre solo il 20 per cento dei sussidi da Reddito di cittadinanza (RdC) sia stato destinato ai poveri residenti nel nord, nonostante questi rappresentino il 43 per cento su scala nazionale;
considerato che:
questa distorsione è dovuta ai criteri di accesso al Reddito di cittadinanza i quali non combaciano con quelli che lo stesso ISTAT utilizza per identificare individui e famiglie in condizione di povertà assoluta, col risultato che questi ultimi non sempre soddisfano i requisiti per accedere all'integrazione al reddito;
le principali differenze tra criteri di accessibilità al RdC e la condizione di povertà assoluta riguardano soprattutto tre elementi principali di calcolo: gli indicatori di benessere, l'universo di riferimento e i livelli di soglia;
proprio il livello di soglia è la causa della distorsione tra Nord e Sud nell'accesso al RdC, in quanto varia, tra gli altri, in base al costo della vita a seconda della ripartizione geografica e dell'ampiezza del comune di residenza;
se dunque la soglia di povertà assoluta viene universalmente definita in base al costo della vita, l'ISTAT rileva che "nel caso del RdC è stata fissata una soglia unica nazionale che non tiene conto dell'area geografica o della tipologia del comune di residenza";
stando ai criteri utilizzati dall'ISTAT, "un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 839,75 euro mensili se risiede in un'area metropolitana del Nord, a 754,26 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 566,49 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno";
in modo analogo, in una famiglia composta da due genitori e due figli minorenni, la soglia di povertà è pari a 1.726 euro mensili, se residente in un'area metropolitana del Nord e a 1.263 euro, se residente in un piccolo comune del Sud;
l'ISTAT conclude affermando che "il confronto tra la platea dei beneficiari del RdC e quella degli individui in povertà assoluta stimati dall'Istat risulta quindi affetto da numerosi fattori di diversità che rendono solo parzialmente sovrapponibili le due popolazioni", col risultato che tante persone e famiglie che versano in stato di povertà assoluta nelle regioni del Nord non hanno la possibilità di accedere al RdC,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda porre rimedio alla distorsione nell'accesso al Reddito di cittadinanza per i poveri residenti al Nord, anche attraverso una ridefinizione dei criteri di accesso al medesimo, secondo parametri analoghi a quelli utilizzati dall'ISTAT nella definizione delle soglie di povertà assoluta, con particolare riferimento al costo della vita nel comune e nell'area geografica di residenza.