Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07178

Atto n. 4-07178

Pubblicato il 29 luglio 2004
Seduta n. 650

RIPAMONTI. - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e delle attività produttive. -

Premesso che:

l'esodo delle imprese del Nord Est verso i “paradisi” dell’estremo oriente è diventato una vera e propria fuga. In Veneto e nel vicino Friuli-Venezia Giulia gli annunci di chiusure e di esuberi legati alle strategie di delocalizzazione si susseguono con cadenza quasi quotidiana e l’esodo adesso è guidato dalle grandi imprese e dai grandi gruppi;

l’ultima notizia è arrivata dalla Zoppas, che ha annunciato una ristrutturazione a dir poco drastica nei suoi stabilimenti del Veneto orientale e del Pordenonese: dagli attuali 1.300 dipendenti vuole scendere a 680 nel giro di un paio d’anni. Una cura dimagrante del genere sembrerebbe quasi il preludio a uno smantellamento definitivo delle fabbriche italiane;

nato nel ’63 dalla scissione in casa Zoppas tra il comparto della componentistica e quello degli elettrodomestici, poi ceduto alla Zanussi, in Italia il gruppo attualmente fa capo a sei marchi di riferimento: Irca, Iris, Rica, Sipa, Sev e Coris, aziende che si sono conquistate un posto tra i leader mondiali nel settore dei componenti per riscaldamento;

l'espansione di mercato è stata accompagnata da una politica di internazionalizzazione sempre più marcata: nel ’91 il gruppo sbarcò in Germania acquistando la divisione resistenze elettriche della Siemens; nel ’95 aprì il suo primo stabilimento in Brasile, per arrivare poi anche in Romania (’97), nel Nordamerica (Stati Uniti e Messico, ’99) e, naturalmente, in Cina (2000). La testa resta a Treviso, ma la rete industriale e commerciale di Zoppas si estende su tre continenti;

considerando che:

l'azienda ha annunciato di voler spostare la produzione in Cina ed appare evidente che la scelta di concentrare sempre più la produzione nei paesi a basso costo del lavoro avrà ripercussioni drammatiche sugli stabilimenti italiani;

il piano prevede addirittura la chiusura, nel giro di 18 mesi, della Sev di Miane e della Coris di San Vito al Tagliamento, nel Pordenonese, per un totale di 360 esuberi (280 alla Sev, 80 alla Coris);

alla Coris, in particolare, erano già stati dichiarati 40 esuberi pochi mesi fa e tale operazione di tagli era stata presentata come indispensabile per salvare lo stabilimento nel quale attualmente lavorano 80 addetti,

si chiede di sapere:

quali interventi urgenti intenda attuare il Governo al fine di aprire un tavolo di confronto con la proprietà e le parti sociali anche a tutela e garanzia dei livelli occupazionali messi a repentaglio dall'atteggiamento dell'azienda;

se non si ritenga che la delocalizzazione dell'azienda potrebbe dar vita a un effetto domino di proporzioni imprevedibili non rispettoso del territorio e delle energie lavorative che hanno concorso a fare della Zoppas una solida azienda di fama internazionale;

se non si consideri che la situazione delle province di Pordenone e Treviso, dove i posti di lavoro a rischio nell'industria e nell'artigianato sarebbero migliaia, inizi a destare preoccupazione, anche in considerazione del fatto che oltre a Zoppas anche De Longhi ed Elettrolux avrebbero annunciato una ristrutturazione con 150 esuberi ed avrebbero già avviato proprie delocalizzazioni.