Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01492
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Atto n. 3-01492
Pubblicato il 16 aprile 2020, nella seduta n. 207
DE FALCO , NUGNES - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno, della salute, delle infrastrutture e dei trasporti e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
il 7 aprile 2020 i Ministri dell'interno, della salute, delle infrastrutture e dei trasporti e degli affari esteri e della cooperazione internazionale hanno firmato un decreto interministeriale che di fatto dichiara non sicuri (unsafe) i porti italiani a causa dell'emergenza dovuta all'epidemia di coronavirus in atto;
questa decisione è stata presa, evidentemente, per impedire l'approdo della nave "Alan Kurdi" di organizzazione non governativa, con un atteggiamento caratterizzato da evidenti aspetti di ipocrisia politica;
il decreto interministeriale, però, è, a parere dell'interrogante un vero e proprio boomerang, perché non solo non raggiunge l'intento di impedire lo sbarco alle navi che effettuano un soccorso marittimo, ma potrebbe causare effetti indesiderabili, mettendo in scacco l'intera portualità, poiché incide in maniera diretta sulle potenzialità commerciali dei porti della Repubblica;
infatti, il presupposto dell'interdizione, secondo la Convenzione UNCLOS invocata, è che la nave straniera rappresenti un pericolo per la comunità costiera, non il contrario. La norma emanata, invece, assume che i porti della Repubblica potrebbero rappresentare un pericolo per la vita delle persone che sono a bordo delle navi (soccorritrici), perché non si può escludere che in ambito portuale vi siano persone infette;
appare evidente, però, che identico pericolo deve ritenersi esistente anche rispetto ad ogni altra nave. Ne consegue logicamente e giuridicamente che tale regola, generale ed astratta, deve trovare applicazione nei confronti di qualsiasi nave straniera, ivi comprese le navi di bandiera comunitaria;
si tratta, quindi di una norma irrazionale e pericolosa, oltre che decisamente inaccettabile anche per quel che riguarda il dovere di salvare le persone in mare, previsto, come noto, dalle convenzioni internazionali accolte nell'ordinamento italiano, e di grado superiore alle leggi ordinarie, e, a maggior ragione, a decreti interministeriali, strumenti meramente amministrativi;
è anche evidente a parere dell'interrogante che per controllare un fenomeno, nel caso di specie gli sbarchi, occorre presidiarne le "linee di alimentazione" e che, se anche fosse possibile chiudere tutto, non sarebbe possibile in alcun modo effettuare una regimentazione degli sbarchi fantasma, quelli non dovuti al necessario intervento di navi di organizzazioni non governative o di altra natura;
infine, viene annunciato un provvedimento del capo del Dipartimento della protezione civile Borrelli, si richiesta del Ministro delle infrastrutture, con il quale i naufraghi soccorsi dalla Alan Kurdi non verranno fatti sbarcare in un porto italiano, ma verrà individuata, con il supporto della Guardia costiera, una nave sulla quale essi saranno trasferiti nelle prossime ore per la quarantena ed i controlli della Croce rossa italiana e delle autorità sanitarie locali,
si chiede di sapere:
se sia confermata l'esistenza del decreto citato, e se esso sia valido ed efficace;
se efficace, se sia vero che di fatto l'intero Governo abbia consapevolmente dichiarato unsafe tutte le strutture portuali italiane, con le conseguenze esposte, ossia con la possibile interdizione ad ogni nave straniera;
inoltre, se nella decisione tenuto presente che i Paesi del Mediterraneo avrebbero, ovviamente, seguito lo sciagurato esempio italiano, chiudendo i porti anche alle navi italiane;
quale sia il senso del provvedimento del capo del Dipartimento della protezione civile, richiesto dal Ministro delle infrastrutture, e che prevede un pericoloso ed inutile trasbordo delle persone salvate da una nave all'altra, impedendo la soluzione più logica, quella dello sbarco e dei successivi controlli sanitari legati all'epidemia di coronavirus;
infine, se il Presidente del Consiglio dei ministri non abbia l'intenzione di assumere la responsabilità di coordinamento di decisioni così impattanti in politica interna, economia ed esteri, evitando che si continui con un procedimento che appare all'interrogante più casuale e confuso che altro, contraddicendo, inoltre, la sua linea di alta esposizione anche mediatica che sta conducendo in questo periodo a considerarlo quasi un "super premier" e non solo un primus inter pares come la Costituzione indica.