Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02800

Atto n. 4-02800

Pubblicato il 29 gennaio 2020, nella seduta n. 185

DE BONIS - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e per gli affari regionali e le autonomie. -

Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

dal rendiconto di spesa a fine 2019 risulta che la Regione Puglia ha gestito in maniera brillante la spesa per le misure del programma operativo regionale (POR), cioè Fondo europeo sviluppo regionale e Fondo sociale europeo, mentre, per quanto riguarda il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (PSR) la gestione è stata a dir poco disastrosa. Infatti, per la regola del disimpegno automatico, gli agricoltori pugliesi dovranno rinunciare a 142,3 milioni di euro di contributi pubblici del piano di sviluppo rurale 2014-2020;

il 31 dicembre 2019 è scaduto il termine di spesa assegnato dalle regole europee per i fondi stanziati tre anni fa, che l'amministrazione regionale non ha erogato nei tempi previsti. Il disimpegno automatico riguarda 86 milioni di euro. Si arriva a 142,3 milioni di euro con la quota di cofinanziamento nazionale; una grave perdita per una regione che non solo ha nell'agricoltura un suo punto di forza, ma che coordina anche le politiche di settore nella Conferenza Stato-Regioni;

il direttore dell'Assessorato per le politiche agricole della Puglia, in un'intervista a "Il Sole-24 ore" (del 16 gennaio 2020) ha reso noto che è stata inviata a Bruxelles una richiesta di deroga, specificando tutte le risorse e facendo presente che il non speso, a causa dell'enorme contenzioso che si è aperto, è pari a 350 milioni di euro, certamente di più della quota che è andata persa. Nella documentazione trasmessa la Regione evidenzia che i fondi non spesi sono proprio quelli che, bloccati per il contenzioso, non si potevano spendere. La richiesta di deroga è di un anno, perché entro un anno sperano di chiudere il contenzioso;

in pratica, si punta a rendicontare a fine 2020 il target di spesa che si sarebbe dovuto centrare a dicembre 2019, più quello del 2020. Ma attuare tutto questo è molto difficile, perché pare che la Regione non abbia un'amministrazione tale da gestire questo volume di spesa, in quanto gli uffici dell'Assessorato hanno perso il personale che avevano, andato in pensione e sostituito con dei precari, e perché Bruxelles avrebbe fatto presente che chi ha fatto ricorso non ha mai ottenuto una sospensiva. Ne consegue che l'autorità di gestione poteva comunque procedere, fatti salvi gli accantonamenti prudenziali. Il dato invece abbastanza chiaro è che la Puglia ha perso 2-3 punti di Pil con i mancati investimenti, che potrebbero causare una grave crisi del settore;

il fatto che tra POR e PSR, pur gestiti dalla stessa Regione, si siano avuti riscontri diversi (bene i primi, pessimi i secondi) deriva innanzitutto dal meccanismo di assegnazione ed erogazione, che non è uguale; i primi sono gestiti attraverso il metodo dello sportello, cioè i bandi sono a sportello, mentre per il FEASR ci sono procedure e graduatorie che mettono in concorrenza le imprese che avanzano domanda. Inoltre, nella scorsa programmazione, pur con tutti i limiti, dei buoni risultati si sono avuti, mentre in quella 2014-2020 sarebbe stato impostato male il piano di sviluppo;

ma il problema vero, a detta delle associazioni di categoria, starebbe nell'enorme conflitto giudiziario che si è aperto. Infatti, il Presidente della Regione, Emiliano, una volta assunta la delega, ha cambiato, a graduatoria chiusa, le modalità di accesso, nel senso che possesso del documento unico di regolarità contributiva (Durc), bancabilità, sostenibilità dell'investimento, inizialmente andavano mostrati prima, invece con la modifica dopo, cioè a valle delle risorse ottenute. Questo ha fatto sì che chi aveva un numero basso in graduatoria si è ritrovato ai primi posti e ciò ha alimentato una valanga di ricorsi, non che prima non ce ne fossero;

tutto questo ha penalizzato anche i giovani agricoltori. La gestione è stata fallimentare anche sul fronte dello storico "ritorno alla terra", che ha portato 5.000 giovani under 40 a presentare domanda per l'insediamento in agricoltura; in Puglia quasi 9 richieste su 10 (86 per cento) non sono state accolte per colpa degli errori di programmazione della Regione con il rischio concreto di restituzione a Bruxelles dei fondi disponibili. Inoltre sul bando per i giovani, a fronte delle 5.202 domande presentate, solo 750 sono state ammesse all'istruttoria, poco più di una domanda su 10: una sconfitta per le speranze di tanti giovani;

insomma, la Regione Puglia, secondo i dati ufficiali pubblicati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha raggiunto un livello di spesa del solo 21 per cento, posizionandosi come ultima regione in termini di avanzamento della spesa. La relazione di monitoraggio, inoltre, ha quantificato in 157 milioni di euro circa il disimpegno entro il 31 dicembre 2019;

considerato, dunque, che, a giudizio dell'interrogante:

la Regione Puglia in questi anni ha mostrato solo enormi inefficienze nella programmazione, gestione e attuazione del PSR, tanto da annoverare un ingente contenzioso, con particolare riferimento alla misura 4 per gli investimenti, che da sola vale oltre 553 milioni di euro. In ordine alla misura 4, la Regione da ultimo, il 15 luglio 2019, ha provveduto all'annullamento in autotutela del secondo bando emanato e, ad oggi, non risultano completate le istruttorie e l'avvio dei pagamenti dei precedenti bandi;

in sostanza, con un pasticcio che non ha precedenti, la Regione Puglia ha perso milioni di euro ed è stata la sola Regione in Italia delle 13 per le quali AGEA svolge le funzioni di organismo pagatore, perché 12 PSR hanno superato l'obiettivo di spesa al 31 dicembre 2019, necessario per evitare penalizzazioni da parte della Commissione europea in base alla regola "N+3", di cui all'articolo 38 del regolamento (UE) n. 1306/2013. Quindi, mentre le altre Regioni avranno ancora tre anni per spendere i loro soldi, con le attuali regole comunitarie non vi è la possibilità, a livello nazionale, di compensare la minore spesa della Puglia (meno 142 milioni) con i maggiori pagamenti (più 414,6 milioni) sostenuti dalle altre Regioni con l'organismo pagatore AGEA;

negli ultimi anni la Commissione europea ha monitorato attentamente il programma, avendo riscontrato chiari segnali della lentezza nell'attuazione, che potrebbe tradursi in futuro in disimpegni, con conseguente uso dei fondi inferiore rispetto agli importi programmati. Il 19 novembre 2019 è stata anche inviata una lettera (Ares (2019)7141199) alle autorità regionali in cui si sollecitava l'attuazione di misure correttive e l'invio di relazioni periodiche alla Commissione europea che continuerà a monitorare attentamente il programma e a collaborare con le autorità regionali e nazionali per rimuovere qualsiasi ostacolo all'attuazione,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano che la cattiva amministrazione e l'inefficienza della politica regionale non siano le cause di un tale disastro in agricoltura, settore trainante dell'economia pugliese, che vanta specificità importanti ed una certa capacità di competere sui mercati internazionali con prodotti di eccellenza quali olio e vino;

quali iniziative di competenza intendano intraprendere nei confronti della Regione Puglia in ordine al mancato raggiungimento degli obiettivi di spesa;

se e quali misure intendano adottare per assicurare l'immediata attuazione e accelerazione della spesa del PSR Puglia 2014-2020.