Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02503

Atto n. 4-02503

Pubblicato il 19 novembre 2019, nella seduta n. 166

LANNUTTI , ROMAGNOLI , PAVANELLI , LA MURA , ROMANO , ANGRISANI , DONNO , GIANNUZZI , MANTERO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della salute. -

Premesso che:

ogni anno-secondo uno studio dei "Verdi europei" pubblicato su "europatoday" on line il 7 dicembre 2018, tra risorse sottratte al fisco e investimenti esteri mancati, «la corruzione costa all'Unione europea ben 904 miliardi di euro. Ma per quanto la cifra sia spaventosa, il vero prezzo sta altrove: è nei servizi sociali che vengono negati, nelle misure anti-disoccupazione che non vengono finanziate, nelle infrastrutture che non vengono costruite, nella cooperazione internazionale che potrebbe porre fine alla fame nel mondo e ridurre, per esempio, la pressione migratoria sull'Europa. Il tutto, appunto, perché le risorse necessarie finiscono nel buco nero della corruzione», mentre in Italia, «con i suoi 237 miliardi persi ogni anno è il Paese europeo che paga il prezzo più alto. Calcolando il costo per ogni singolo cittadino, si tratterebbe di 3.903 euro a testa in più», ossia «il doppio di quanto la corruzione sottrae alle tasche dei tedeschi. E quasi il doppio di quanto investiamo ogni anno nella sanità pubblica»;

è notizia di questi giorni che dirigenti e componenti pro tempore della commissione consultiva tecnico-scientifica dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono stati accusati di aver provocato un danno all'erario per avere imposto limitazioni alla prescrivibilità di un farmaco più economico per curare alcune malattie oculari (in particolare per la cura di una patologia oculistica, la degenerazione maculare senile), costringendo il Servizio sanitario nazionale a sostenere costi maggiori, il tutto nell'interesse di due multinazionali farmaceutiche svizzere, Roche e Novartis; i due farmaci, Avastin (bevacizumab) e Lucentis (ranibizumab), entrambi efficaci contro la degenerazione maculare senile, prima causa di cecità nei Paesi industrializzati (si stima ne soffrano un milione di italiani), hanno la stessa equivalenza terapeutica, come dimostrano una serie di studi comparativi;

a livello internazionale il CDC (Centers for disease control and prevention) di Atlanta e il National eye institute, altro organismo statunitense, hanno provato i due farmaci su 1.200 pazienti e hanno dimostrato che i due farmaci hanno la stessa efficacia contro la degenerazione maculare;

nonostante questo, il farmaco più economico Avastin non è stato inserito tra i prodotti rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale fino al 2014 e sono state imposte diverse "ingiustificate limitazioni" al suo utilizzo almeno fino al 2017, causando un aggravio di spesa per lo Stato che, da un calcolo dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Roma, coordinati dal procuratore regionale della Corte dei conti Andrea Lupi e dal vice procuratore Massimo Perin, ammonta a circa 200 milioni di euro, una somma alla quale si è arrivati quantificando la differenza di prezzo tra i due farmaci in relazione al numero di trattamenti che sono stati effettuati con l'uso esclusivo nelle aziende sanitarie del più costoso farmaco Lucentis (una iniezione intravitreale costa 810,62 euro), scoraggiando quindi l'impiego del più economico Avastin (un intero flacone costa 504 euro e il costo di una dose oftalmica è di 15 euro);

gli approfondimenti svolti dalla Guardia di finanza sotto la direzione della Procura regionale della Corte dei conti del Lazio hanno consentito di accertare come, nonostante studi comparativi avessero dimostrato la sostanziale equivalenza terapeutica, in termini di efficienza e sicurezza, dei farmaci Avastin e Lucentis, la mancata inclusione del primo, fino al 2014, tra i prodotti rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale e le ingiustificate limitazioni successivamente imposte al suo utilizzo, fino al 2017, abbiano causato rilevanti spese aggiuntive per l'erario con una aggravio tra 600 e 730 euro per singola dose, in relazione al numero di trattamenti complessivamente effettuati con il più costoso Lucentis;

considerato che:

i due gruppi si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell'uso del farmaco più economico, Avastin, in quanto anche Roche ha interesse ad aumentare le vendite di quello più costoso, Lucentis, perché attraverso la sua controllata Genentech - che ha sviluppato entrambi i farmaci, ottiene sulle vendite rilevanti royalty da Novartis. Quest'ultima, dal canto suo, oltre a guadagnare dall'incremento delle vendite di Lucentis, detiene una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30 per cento;

la vicenda risale al febbraio 2014, quando l'AGCM (Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha deliberato che le società Roche e Novartis avevano posto in essere un'intesa restrittiva della concorrenza, in violazione della normativa antitrust comunitaria, al fine di favorire, con mezzi e finalità illecite, l'uso del più costoso farmaco Lucentis scoraggiando l'impiego del più economico Avastin; l'AGCM aveva sanzionato le due società con oltre 180 milioni di euro (90 milioni ciascuna). Le ditte avevano fatto ricorso al Tar del Lazio, che lo aveva respinto. Analogo pronunciamento da parte del Consiglio di Stato e della Corte di giustizia europea. Di recente il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso delle due aziende farmaceutiche e ha emesso due sentenze che confermano la sanzione,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda attivare nei confronti dell'Aifa e dei suoi più alti dirigenti coinvolti nel gravissimo scandalo, che non sembra abbiano vigilato neppure con l'ordinaria diligenza, su efficacia e costi comparativi dei farmaci Avastin e Lucentis, dati gli studi internazionali sui due medicinali, che erano obbligati a conoscere;

se e quali azioni intenda intraprendere nei confronti delle due multinazionali svizzere che, è ormai dimostrato, hanno provocato, in concorso con l'Aifa, un danno alle casse dello Stato di circa 200 milioni di euro;

se ritenga necessario attivare un'azione risarcitoria in solido nei confronti di Aifa, Novartis e Roche a favore di tutti quei pazienti che, non potendo sostenere l'alto costo del farmaco più caro, sono stati privati delle cure e hanno visto peggiorare la loro maculopatia degenerativa.