Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00185
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Atto n. 1-00185
Pubblicato il 30 ottobre 2019, nella seduta n. 160
PUGLIA , VACCARO , DONNO , MAIORINO , SANTILLO , ANGRISANI , GIARRUSSO , LEONE , PIARULLI , LANNUTTI , TRENTACOSTE , ABATE , NOCERINO , MANTOVANI , GAUDIANO , MAUTONE , GALLICCHIO , VANIN , GIANNUZZI , PRESUTTO , CASTELLONE , RICCARDI , LA MURA , FEDE , MORONESE
Il Senato,
premesso che:
i cambiamenti che stanno avvenendo in questi anni fanno parte di una nuova era industriale: la quarta rivoluzione industriale che presenta alla base un insieme di tecnologie abilitanti che si aggregano grazie ad internet dando vita, in maniera sistemica, a nuovi paradigmi produttivi. Basti pensare a come le smart tecnologies (internet of things, big data, cloud, additive manufacturing) e la robotica avanzata rappresentino la possibilità di innovare, non solo prodotti o processi, soprattutto l'organizzazione delle imprese e il loro approccio ai mercati e ai clienti. La quarta rivoluzione industriale riguarda tutta la manifattura e, di conseguenza, la filiera agroindustriale, dall'agricoltura alla trasformazione industriale fino alla meccanica per il Food&Beverage. Non può, infatti, non considerarsi come la digitalizzazione consenta una maggior flessibilità produttiva, recuperi di efficienza e competitività;
l'agricoltura cosiddetta di precisione, strategia gestionale che si avvale di moderne strumentazioni e che mira all'esecuzione di interventi agronomici, tenendo conto delle effettive esigenze culturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo, rappresenta indubbiamente la principale espressione di questo nuovo approccio tecnologico al sistema di gestione delle aziende agricole e come tale risponde all'obiettivo della rivoluzione digitale sulla filiera agroindustriale, ossia la massima resa con il minor impatto ambientale. Al riguardo, alcuni studi hanno previsto e stimato una crescita sensibile del mercato mondiale dei mezzi e degli strumenti utili a tale tipo di agricoltura, con considerevoli tassi annui di sviluppo del compartimento. Il settore dell'agricoltura in Italia detiene alcuni primati europei, a partire dal valore aggiunto; ed ancora, il sistema agroalimentare nazionale conta oltre 1 milione di imprese che danno lavoro a più di 1,4 milioni di persone (917 mila in agricoltura e 486 mila occupati nell'industria di trasformazione, circa il 14 per cento del PIL con 219,5 miliardi di euro compresa la ristorazione), così come le esportazioni di prodotti agroalimentari, di primaria importanza negli scambi con l'estero, hanno raggiunto un valore di 41,8 miliardi di euro nel 2018, pari al 9 per cento delle esportazioni totali nazionali;
la fase della modernizzazione, periodo che contraddistingueva i processi di innovazione nel dopoguerra, aveva come obiettivo l'aumento della produttività, al fine di velocizzare i tempi di raggiungimento dell'autosufficienza alimentare. Tuttavia, se, da un lato, la modernizzazione ha prodotto indubbi vantaggi, dall'altro lato, sono emersi anche alcuni aspetti negativi legati ai modelli di produzione intensiva e specializzata, con danni sull'ambiente, sulla fertilità dei suoli, sulla perdita di biodiversità, ma anche sulla qualità stessa degli alimenti. Occorre, infatti, considerare come oggi l'innovazione agricola, tecnica ed organizzativa, abbia come oggetto principale la tutela della sicurezza alimentare unitamente all'introduzione progressiva di modelli agricoli più sostenibili sul piano ambientale;
si afferma, ogni giorno di più, un modello di sviluppo rurale di natura territoriale ove l'agricoltura intreccia sempre maggiori relazioni con il territorio di riferimento, alimentando percorsi locali di sviluppo. Pertanto, l'innovazione si caratterizza per la promozione di prodotti di qualità, come quelli biologici e tipici, per i quali la "visibilità" del territorio diviene elemento di riconoscimento e di scelta del prodotto da parte del consumatore. Ed ancora, il radicamento territoriale della produzione e dell'innovazione apre le porte a diverse attività in quanto lo spazio rurale diventa una superficie sia di produzione che di consumo (a titolo meramente esemplificativo, produrre bioenergie e ospitare turisti);
considerato che:
il tema del rapporto tra tecnologia e lavoro è tornato al centro del dibattito pubblico. Nella relazione "Impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale (documento conclusivo), depositata nell'ottobre 2017, elaborata dalla 11a Commissione permanente (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato della Repubblica, si legge " (...) la nuova rivoluzione industriale appare caratterizzata da tecnologie sempre più disponibili a basso costo per le imprese e le persone, destinate ad evolvere con ritmi e contenuti imprevedibili. Le conseguenze possono riguardare sia i modelli di business che i processi produttivi che, soprattutto, una nuova modalità di relazione con i consumatori e con i mercati, attraverso percorsi di coordinamento più efficienti, personalizzati ed immediati resi possibili dalla tecnologia. (...) La definizione di Industria 4.0 nasce in Germania come un vero e proprio paradigma economico nel quale la tecnologia non è che uno strumento per ripensare l'intera economia industriale. Questo si basa sull'utilizzo della rete internet all'interno dei processi produttivi per ottimizzare l'integrazione e il coordinamento sia all'interno della fabbrica sia lungo tutta la supply chain nel rapporto con i fornitori e soprattutto con i consumatori. La novità principale del paradigma è quella di poter offrire prodotti personalizzati (mass customization) ad un prezzo che consente la vendita su mercati ampi. Il tutto è reso possibile da molteplici tecnologie oggi accessibili per le imprese a costi sostenibili come i CPS (Cyber Physical Systems) che consentono tramite l'Internet delle cose di costruire processi dinamici e flessibili pronti ad adattarsi alle richieste dei consumatori, i big data da loro prodotti che consentono di monitorare ed ottimizzare i processi in tempo reale, la robotica collaborativa che può contribuire a ridurre la fatica dei lavoratori e migliorarne la produttività così come i wearable devices e gli esoscheletri (...)";
come emerge dai dati e dai numeri diffusi dagli organi di stampa, il 2018 è stato un anno record in termini di produzione di macchine utensili, robot e automazione a favore di quella che è l'era della quarta rivoluzione industriale. La quarta rivoluzione industriale ha un importante impatto sulla produzione, favorendo la crescita della domanda e continuando a promuovere l'emancipazione del Paese verso orizzonti tecnologici, che si allontanano sempre più dal modo tradizionale di fare impresa. In particolare, la legge di Bilancio per il 2019 (di cui alla legge n. 145 del 2018), ha sottolineato l'importanza di rivedere il concetto di industria 4.0 facendolo evolvere in impresa 4.0, con lo scopo di sottolineare che tali argomenti non riguardano solo le grandi multinazionali, bensì soprattutto le piccole e medie imprese. Esse risentono ancor di più dell'esigenza di modificare il proprio processo produttivo, puntando all'interconnessione e alla multidimensionalità;
considerato altresì che:
la Politica agricola comune (PAC) rappresenta l'insieme delle regole che l'Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri. La PAC, ai sensi dell'articolo 39 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, persegue i seguenti obiettivi: incrementare la produttività dell'agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori;
la ricerca, l'innovazione e la formazione rappresentano le chiavi per allineare il settore primario alle esigenze di sostenibilità, coerentemente con le previsioni strategiche di Europa 2020 e con la programmazione dei fondi europei che sostengono la ricerca e l'innovazione per il periodo 2014-2020. Ed infatti, proprio da queste considerazioni nasce il Piano strategico nazionale per l'innovazione e la ricerca nel settore agricolo alimentare e forestale (2014-2020) che, dopo una dettagliata analisi dei fabbisogni di innovazione del sistema agroalimentare e forestale italiano, definisce la strategia di intervento articolandola su 6 aree tematiche. Orbene, come si legge sul sito del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, "il Piano è inteso come strumento dinamico: aggiornamenti della strategia e dei contenuti tecnico-scientifici delle 6 aree strategiche descritte e del settore Pesca intervengono nel corso della sua durata e possono riguardare specifici aspetti dei settori produttivi citati nel Piano o altri aspetti da integrare, ove necessari. Fra gli strumenti per la realizzazione degli obiettivi del PEI a livello nazionale, oltre alla programmazione formulata nei PSR delle Regioni e delle Province autonome, un ruolo chiave è svolto dalla Rete Rurale Nazionale che si raccorda, nel suo operato in tema di innovazione, alla Rete europea per l'innovazione. (...) Ed ancora, il "Piano strategico per l'innovazione e la ricerca nel settore agricolo, alimentare e forestale" descrive la strategia per il periodo 2014-2020 condivisa da Mipaaf e Regioni per le azioni di innovazione e ricerca, rispondendo al dettato della prima delle sei priorità del regolamento europeo per lo sviluppo rurale (Regolamento UE n. 1305/2013): "Promuovere il trasferimento di conoscenze ed innovazione nel settore agricolo e forestale nelle zone rurali". La strategia per l'innovazione e la ricerca, basata sull'analisi dei fabbisogni di innovazione del settore, è stata delineata a seguito di un percorso ampiamente partecipato tra Mipaaf, Regioni, imprese, settori produttivi e ricercatori nel periodo 2012-2014";
inoltre, "dando seguito alla propria Comunicazione "Il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura" [COM (2017)713], pubblicata il 29 novembre 2017, lo scorso 1° giugno la Commissione europea ha presentato le proposte legislative per la riforma della Politica Agricola Comune valida per il periodo 2021-2027. (...) Il Parlamento europeo ed il Consiglio sono ora chiamati a valutare, sulla base della procedura legislativa ordinaria, gli schemi di regolamento per la loro successiva approvazione (...) ";
considerato, infine, che:
nelle linee programmatiche presentate alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato dal ministro Teresa Bellanova, in data 9 ottobre 2019, si legge che: " (...) Il Piano strategico nazionale, che rappresenta uno dei tratti caratterizzanti della proposta di riforma della PAC post 2020, dovrà essere un'opportunità anche per le regioni. Per il nostro Paese rappresenta la possibilità di dare risposte alle diverse realtà produttive, valorizzando le differenze e allo stesso tempo tenendo alta l'ambizione di costruire politiche di lungo respiro per il settore primario. (...) Allo stesso modo ritengo fondamentale il lavoro in ambito europeo, per riaffermare il ruolo e il modello di agricoltura italiano, soprattutto in vista della riforma delle Politica Agricola Comune e nella definizione degli accordi commerciali. Partiamo da un elemento chiave: i fondi europei per la PAC 2020 non devono prevedere tagli. È necessario: assicurare al settore agricolo e agroalimentare le risorse comunitarie necessarie per attuare politiche volte al rafforzamento della competitività del Made in Italy, al miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi e proprio al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibili dell'Agenda 2030; migliorare l'attuale proposta di riforma della PAC post 2020 in modo da salvaguardare il ruolo delle Regioni nella programmazione e gestione delle politiche, in particolare dello sviluppo rurale.; negoziare a livello UE politiche volte al rafforzamento del sostegno al reddito delle imprese agricole, in particolare a carico dei settori produttivi più rilevanti per il Made in Italy, rivedendo ed estendendo il modello delle Organizzazioni Comuni di Mercato; riorientare il sostegno della PAC in modo da privilegiare i settori più strategici ed evitare lo spopolamento delle aree rurali; tutelare tutto il Made in Italy e garantire trasparenze e reciprocità negli accordi commerciali. Su tutti questi punti il dialogo con voi sarà costante per aggiornarvi sull'avanzamento delle trattative e per verificare i progressi del negoziato, così come condividere i miglioramenti da apportare ad alcuni accordi per una più forte salvaguardia del Made in Italy (...)";
ed ancora, riguardo all'innovazione sostenibile, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha ribadito come per rispondere alla crisi climatica serva invertire la rotta attraverso investimenti sull'innovazione sostenibile. Al proposito, ha evidenziato che:" (...) La sostenibilità deve essere basata su tre pilastri: economica, sociale e ambientale. Bisogna passare da un'economia lineare, il cui destino finale è il rifiuto o lo spreco, a una vera economia circolare". Per quanto concerne l'agricoltura di precisione è stato specificato che: "È necessario sostenere i progetti di diffusione di queste tecnologie per una migliore gestione dei suoli, degli allevamenti, dell'acqua per irrigare". Riguardo la ricerca è stata precisata la necessità di "investire nella ricerca pubblica per tutelare le colture tradizionali italiane, anche alla luce del necessario adattamento climatico (...)",
impegna il Governo:
1) a promuovere e sostenere, nell'ambito delle proprie competenze, con riferimento al comparto primario ed al connesso indotto produttivo, le politiche di sostegno alla ricerca, allo sviluppo e all'innovazione delle tecnologie digitali alla base della cosiddetta "quarta rivoluzione industriale";
2) a valorizzare e favorire, in sinergia con le Istituzioni dell'Unione europea, lo sviluppo di un nuovo paradigma basato sulla sostenibilità dell'agricoltura e delle economie rurali attraverso un potenziamento dei piani strategici nazionali, in un'ottica di tutela dell'innovazione, nonché della crescita inclusiva ed ecocompatibile dei processi produttivi e commerciali del settore agroalimentare;
3) nell'ambito delle proprie competenze e tenuto conto del quadro di misure già adottate, ad assicurare una perdurante promozione del "Made in Italy" e delle eccellenze in campo agroalimentare, al fine di garantire una sempre maggiore distribuzione, riconoscibilità e competitività delle produzioni nazionali nei mercati esteri.