Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00133

Atto n. 4-00133

Pubblicato il 29 maggio 2018, nella seduta n. 7

DE PETRIS - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e dei beni e delle attività culturali e del turismo. -

Premesso che:

negli ultimi anni si è verificato un calo abnorme di presenze balneari nella parte storica del litorale di Roma, con Atene, uniche capitali europee sul mare, che, oltre a determinare un danno notevole all'economia del territorio, ha messo in luce la palese assurdità, ormai fuori tempo, del vigente sistema delle concessioni marittime demaniali. Da un lato si assiste al "mare in gabbia", saldamente in mano a "imprenditori del mare", che si macchiano troppo spesso di abusivismo e di violazioni di norme urbanistiche, che mortificano il territorio e, dall'altro, alla sparizione delle poche "spiagge libere" residue nelle quali sia possibile godere liberamente il mare, bene comune inalienabile;

ogni osservatore può constatare come gli stabilimenti balneari di Ostia siano posizionati, con paradossale continuità, lungo il "Lungomuro" che si protende per 8,9 chilometri da Ostia levante ad Ostia ponente. Praticamente l'intero lungomare è di fatto "proprietà" degli stabilimenti balneari, salvo tratti residui di spiagge libere, che corrispondono a una decina di piccoli spazi a fronte di ben 70 stabilimenti, alcuni dei quali presentano un fronte mare più esteso della somma di tutte le spiagge libere residue;

l'aumento delle tariffe e l'impossibilità di una fruizione equa del mare hanno determinato un abbandono in massa di Ostia e del suo litorale come meta turistica, apportando un calo enorme di presenze balneari nella parte storica del litorale di Roma con una conseguente depressione dell'economica turistica del territorio, principale fonte di reddito;

la situazione complessiva del litorale romano, dell'arenile e della fascia costiera di Ostia rappresenta un vero e proprio coacervo di abusivismo, illegalità, corruttela e assenza di gestione pubblica oculata, di controlli, risultando così compromessa che appare sempre più urgente la necessità di interventi decisi per la rimozione delle cause del dissesto idrogeologico, affrontando prioritariamente la questione della gestione degli arenili;

l'illegalità sostanziale è diventata norma, imposta dalla prepotenza e dalla corruzione: si tratta non solo di un danno economico al territorio e all'imprenditoria locale, ma di un danno culturale enorme, che mette moralmente in ginocchio l'intera comunità sana della Capitale;

da un lato l'abusivismo imporrebbe da parte dei pubblici poteri una lotta serrata e implacabile contro gli abusivi, mentre si presentano troppo spesso conniventi e fiancheggiatori degli abusivi, quando non direttamente interessati, anche a soli scopi elettoralistici;

dall'altro lato il risultato più grave dell'abusivismo, tollerato e non combattuto, è un preoccupante fenomeno di dissesto idrogeologico, che colpisce una fascia di popolazione stimabile in decine e decine di migliaia di famiglie dai quartieri di Axa, Casal Palocco, Infernetto, Acilia, Ostia e Ostia antica;

la cementificazione selvaggia e incontrastata, troppo spesso tollerata dai pubblici poteri, operata dagli stabilimenti balneari ha costretto alla deviazione per circa 8 chilometri del canale Palocco, importante opera pubblica di bonifica del territorio, determinando la diminuzione della pendenza naturale con la conseguenza di una minore capacità di smaltimento nel mare, causa di frequenti tracimazioni e allagamenti forieri di danni economici rilevanti, all'Infernetto, Axa e zone limitrofe, tutte densamente popolate;

in più, la cementificazione selvaggia del litorale ha aggravato le conseguenze del dissesto del territorio, riducendo il terreno sabbioso destinato all'assorbimento, ben oltre i previsti 300 metri da bagnasciuga, provocando, inoltre, con l'aumento esponenziale di bagni e docce abusivi, un notevole inquinamento dell'ambiente con lo scarico diretto nel sottostante sabbioso di acque contenenti saponi e antisolari che percolando raggiungono il mare antistante, che presenta moria di fauna e un permanente velo superficiale untuoso;

l'abusivismo poggia la sua forza sul sistema delle concessioni, formalmente pro tempore, ma sempre prorogate tanto da renderle pressoché "ereditarie" con canoni irrisori, che hanno nel tempo determinato un contenzioso di arretrati non soluti spaventoso;

altra piaga che aggrava la situazione è la concessione di arenili sotto forma di "guardiania" mediante bandi di "gestione", diversificandoli ad arte dalle "concessioni demaniali" e, di fatto, aggirando più di un ostacolo per far diventare col tempo tali "guardianie" discoteche ed esercizi abusivi di somministrazione di bevande e alimenti, creando di fatto nuovi stabilimenti gestiti spesso con licenze inesistenti oppure abusive per mancanza oggettiva di requisiti;

considerato, inoltre, che, a giudizio dell'interrogante:

risulta altamente improprio, come invece si verifica, accorpare la questione del sistema delle spiagge libere della zona centrale di Ostia e delle spiagge libere di Castel Porziano e Capocotta con quella degli arenili della zona ad alta urbanizzazione. Tale accoppiamento di tratte assai diverse cerca soltanto di sottrarre i gestori balneari all'obbligo di garantire la prevista metà dell'arenile a spiaggia libera, come prevede il piano di utilizzo degli arenili (il cosiddetto PUA);

il sistema delle spiagge libere va affrontato con decisione rimuovendo tutti gli ostacoli all'accesso e alla fruibilità di un bene comune inalienabile, procedendo ad una radicale bonifica dei luoghi, rimuovendo materialmente tutte le opere abusive prodotte e ultimando la demolizione dei numerosi chioschi, che ingombrano le spiagge stesse, bloccando e cancellando l'efficacia degli affidamenti diretti che di fatto aggirano la regolare procedura dei bandi;

particolarmente significativa è la vicenda della spiaggia libera ex Arca (Caritas), di proprietà comunale, ridotta ora in condizioni vergognose, diventata negli anni un'autentica discarica. Una spiaggia libera che da 3 anni è praticamente blindata all'interno di un reticolato e di due cancelli di ingresso, uno chiuso con catena e lucchetto e l'altro divorato dalla corrosione. Un tratto di litorale nei pressi della stazione ferroviaria Cristoforo Colombo completamente abbandonato, che dovrebbe essere destinato alla libera fruizione dei cittadini e invece è tenuto prigioniero. Solo l'impegno civile e la lotta di associazioni e di cittadini ha costretto recentemente le autorità a togliere almeno il lucchetto e ad impegnarsi nel procedere a un sopralluogo per verificare lo stato dei luoghi, così da rimuovere il reticolato che insiste sulla spiaggia libera e che viola palesemente l'ordinanza balneare 2018, impedendo il libero accesso alla battigia,

si chiede di sapere:

se non si ritenga opportuno intervenire con la dovuta tempestività ed energia al fine di verificare la legittimità e congruità delle concessioni, nonché la presenza di abusi relativi alla cementificazione nella fascia dei 300 metri dal bagnasciuga e della loro immediata rimozione;

se non si ritenga, inoltre, urgente ripristinare la legalità attraverso la confisca e l'abbattimento immediato delle costruzioni abusive sequestrate;

quali iniziative si intenda porre in essere al fine di giungere al più presto al ripristino della piena fruibilità delle spiagge libere del litorale di Ostia, verificando gli abusi perpetrati anche con l'accorpamento con stabilimenti confinanti e contigui, con azioni di stimolo e di controllo di legalità sugli atti e le scelte relative alla demolizione dei chioschi, al ripristino dei siti e all'indizione di nuovi bandi pubblici, congrui e validi per l'assegnazione di nuove concessioni.