Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08697
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Atto n. 4-08697
Pubblicato il 19 dicembre 2017, nella seduta n. 918
GIROTTO , PUGLIA , GIARRUSSO , BUCCARELLA , PAGLINI , CAPPELLETTI , SANTANGELO , MORONESE , DONNO , BLUNDO , GAETTI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. -
Premesso che:
i PFAS sono sostanze perfluoro alchiliche utilizzate principalmente per rendere impermeabili carta, stoffe e stoviglie; sono presenti nel teflon per le pentole, nel goretex per i tessuti, negli involucri alimentari, si trovano praticamente ovunque. Le stesse sostanze hanno anche un'importanza strategica per l'industria militare e farmaceutica. Sono composti fluorurati del carbonio: si chiamano "a catena lunga" quelli con 8 atomi di carbonio, "a catena corta" quelli con meno di 8 atomi di carbonio. Non sono biodegradabili e sono bioaccumulabili;
la comunità scientifica nazionale e internazionale sostiene, da tempo, che l'esposizione ai contaminanti presenti nell'aria, nell'acqua, nel cibo e nel suolo può avere effetti nocivi sulla salute umana e che la salvaguardia della qualità dell'ambiente in cui si vive, consente di ridurre i fattori di rischio per la salute umana. Si tratta di composti che, pur avendo scarsa tossicità acuta e cronica, come specificato dall'IRSA (Istituto di ricerca sulle acque), hanno effetti principalmente di natura sub etale, comportandosi da interferenti endocrini del metabolismo dei grassi, causando rischi per la catena alimentare e avendo sospetta azione estrogenica e cancerogena e che dotati di elevata persistenza nell'ambiente possono essere trasportati per lunghe distanze dalla matrice acqua, con pesanti impatti anche sulle altre matrici ambientali. Circa le sostanze perfluoroalchili, che hanno una dimostrata azione cancerogena sugli animali, entro giugno 2018 e? atteso anche lo studio definitivo sulla cancerogenicità per l'uomo;
la contaminazione da PFAS delle matrici ambientali, in particolare le acque interne superficiali e di falda, ha purtroppo raggiunto un livello allarmante soprattutto nel Veneto, interessando un'area di circa 180 chilometri quadri (dato ARPAV - Agenzia regionale per la protezione ambientale Veneto- 2015) con la compromissione della seconda falda freatica più? grande e importante d'Europa, la falda di Almisano;
le province attualmente coinvolte sono quelle di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo, con 70 comuni interessati e circa 250.000 persone, che saranno sottoposte ad analisi mediche. Dai primi esiti del biomonitoraggio condotto dall'Istituto superiore di sanita?, di concerto con la Regione Veneto su un campione della popolazione esposta ai PFAS; 60.000 residenti nelle zone a maggior impatto risultano già contaminate;
considerato che:
nel programma di controllo delle sostanze perfluoroalchiliche nelle fonti di pressione della Regione Veneto effettuato da ARPAV per l'anno 2016 per quanto riguarda le discariche, del 30 aprile 2017 viene presentata una sintesi delle analisi eseguite nell'ambito del controllo delle fonti di pressione. Dei 342 campioni prelevati in discariche il 70 per cento è relativo alle acque sotterranee e il restante 30 per cento al percolato. Nel periodo di riferimento, per quanto riguarda le acque sotterranee, sono state controllate 60 discariche e campionati 239 piezometri;
in 25 discariche si è rilevata la presenza di almeno un parametro, mentre i superamenti del valore soglia massimo considerato si riferiscono a 7 discariche, prevalentemente in provincia di Vicenza. I valori soglia considerati sono quelli previsti dal decreto ministeriale 6 luglio 2016. Dall'analisi dei dati emerge che c'è un superamento per il parametro PFOA (acido perfluoroottanoico) in una discarica in provincia di Verona e 14 superamenti che riguardano il parametro PFOS (acido perfluoroottansulfonico) di cui 12 in provincia di Vicenza, 1 in provincia di Treviso e 1 in provincia di Verona;
per quanto riguarda, invece, il percolato, nel periodo di riferimento sono stati analizzati 103 campioni provenienti da 56 discariche. Nell'84 per cento delle discariche indagate (47 su 56), si è rilevata la presenza di sostanze PFOS nel percolato, con superamenti della classe massima di concentrazione considerata in 10 discariche (18 per cento);
dalle analisi dei dati presenti nel programma di controllo emerge che nel caso dei PFOA e dei PFOS in 19 campioni il percolato presenta valori tra 5.000 e 50.000 ng/l (9 VR, 5 TV, 4 VI, 1 BL) e in 7 supera i 50.000 ng/L (3 VI, 2 VR, 1 TV, 1 RO);
le analisi presentano inoltre altri dati sui PFAS da cui si evince che in 43 campioni il percolato presenta valori tra 5.000 e 50.000 ng/l (14 VR, 13 VI, 5 TV, 4 VE, 3 PD, 2 RO, 2 BL) e in 13 supera i 50.000 (5 VI, 4 VR, 3 TV, 1 RO);
infine, nella mappa 3 dello stesso elaborato si parla di acque sotterranee che hanno superato il livello massimo di PFOS (ritenuta la molecola più pericolosa), con almeno 6 pozzi inquinati a valle, i quali si suppone siano delle stesse discariche monitorate;
considerato inoltre che a quanto risulta agli interroganti:
il decreto della Giunta regionale del Veneto n. 168 del 20 febbraio 2014, con cui la Regione recepisce le indicazioni del Ministero della salute fornite con nota del 29 gennaio 2014 - prot. n. 0002565, è redatto sulla base del parere dell'Istituto superiore di sanità emanato il 16 gennaio 2014, nel quale vengono fissati i livelli di performance (obiettivo) relativi alla presenza di PFAS in acque destinate al consumo umano (500 nanogrammi per litro per il PFOA, 30 nanogrammi per litro per il PFOS e 500 nanogrammi per litro per la somma di "altri PFAS", ovvero 10 composti appartenenti allo stesso gruppo di sostanze chimiche);
con il decreto della Giunta regionale del Veneto n. 1517 del 29 ottobre 2015 la Regione recepisce il parere dell'11 agosto 2015 (prot. n. 0024565) dell'Istituto superiore di sanità, in cui vengono indicati i livelli di performance (obiettivo) per le acque destinate al consumo umano relativamente ai composti acido perfluorobutansolfonico (PFBS) e acido perfluorobutanoico (PFBA) enucleati dalla somma "altri PFAS", ovvero 500 nanogrammi per litro per il PFBA e 500 nanogrammi per litro per il PFBS;
considerato infine che:
il decreto ministeriale del 6 luglio 2016 di "Recepimento della direttiva 2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che modifica l'allegato II della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento" individua valori soglia nelle acque sotterranee relativamente ad alcuni composti appartenenti al gruppo dei PFAS così definiti: PFPeA 3.000 nanogrammi per litro, PFHxA 1000 nanogrammi per litro, PFBS 3.000 nanogrammi per litro, PFOA 500 nanogrammi per litro e PFOS 30 nanogrammi per litro;
in Italia gran parte dei sistemi di captazione delle acque destinate al consumo umano attinge direttamente da falde acquifere sotterranee, pertanto non è spiegabile la differenza presente nelle soglie di concentrazione relative ad alcuni parametri PFAS indicati sia dall'Istituto superiore di sanità e che dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
relativamente alla presenza di alcuni PFAS, in particolare per il PFBS, la presenza massima in acque destinate al consumo umano è fissata su indicazione dell'Istituto superiore di sanità dalla Regione Veneto a 500 nanogrammi per litro nelle falde, mentre nel decreto del Ministero dell'ambiente lo stesso parametro può raggiungere una concentrazione fino a 3.000 nanogrammi per litro;
la discrepanza nelle soglie che individuano la presenza dei PFAS tra le due istituzioni è presente anche nel PFPeA (fino a 3.000 nanogrammi per litro nelle acque di falda, fino a 500 nanogrammi per litro nelle acque ad uso potabile) e il PFHxA (fino a 1.000 nanogrammi per litro nelle acque di falda, fino a 500 nanogrammi per litro nella acque ad uso potabile). Viceversa, i valori per i parametri PFOA e PFOS coincidono nelle valutazioni delle due istituzioni,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intendano intraprendere a riguardo;
se, relativamente ai fatti descritti, sia stato informato in proposito l'Istituto superiore di sanità;
per quali motivi siano state determinate soglie di concentrazione diverse da parte delle due istituzioni;
per quali ragioni il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia individuato concentrazioni soglia per soli 5 composti appartenenti al gruppo dei PFAS, mentre in Veneto, su indicazioni del Ministero della salute, sono 12 i PFAS, la cui presenza è soggetta a limitazioni nell'acqua potabile.