Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03564

Atto n. 3-03564 (con carattere d'urgenza)

Pubblicato il 8 marzo 2017, nella seduta n. 780

PANIZZA , FRAVEZZI , LANIECE , ZIN - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

con decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, meglio noto come "decreto Lorenzin", si è proceduto all'individuazione e definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi, relativi all'assistenza ospedaliera;

tale decreto segue l'esito della Conferenza Stato-Regioni che ha individuato parametri e standard relativi ai servizi ospedalieri e nello specifico l'accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane sul documento concernente "Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo" del 16 dicembre 2010;

tale accordo impegna tutte le Regioni, comprese quelle in piano di rientro dal deficit sanitario, ad attuare 10 linee di azioni per la ridefinizione del percorso nascita. La prima di tali linee (misure di politica sanitaria e di accreditamento) prevede la chiusura dei punti nascita con un volume di attività inferiore a 500 parti all'anno, in quanto non in grado di garantire la sicurezza per la madre ed il neonato, prevedendo l'adozione di stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale e fissando il numero di almeno 1.000 parti all'anno quale parametro cui tendere;

l'accordo, inoltre, identifica i livelli di complessità assistenziale delle unità operative di ostetricia e ginecologia e di neonatologia e terapia intensiva neonatale e pediatria, e definisce gli standard operativi, di sicurezza e tecnologici cui le Regioni devono conformarsi nel percorso di ridefinizione dei punti nascita;

considerato che, a parere degli interroganti:

tale piano di razionalizzazione dei punti nascita non può prescindere da una seria riflessione sulle condizioni delle famiglie residenti in aree disagiate come quelle di alta montagna o periferiche del Paese, affinché possano continuare ad abitare nei loro territori. Infatti, non si può non considerare la configurazione orografica del territorio, le condizioni meteorologiche, le comunicazioni stradali esistenti, lo stato delle vie e i tempi di percorrenza, le possibilità reali che ha un servizio di elisoccorso, le infrastrutture esistenti ed i presidi, i servizi di emergenza del 118 e la continuità assistenziale per garantire il parto in sicurezza;

tuttavia, il comitato per il percorso nascita nazionale all'uopo istituito, al fine di assicurare la funzione di coordinamento nazionale permanente per il percorso nascita, ha stabilito criteri stringenti per il mantenimento dei punti nascita sotto i 500 parti annui e, a causa di questi criteri, sono stati chiusi nella provincia di Trento i punti nascita di Tione e di Arco, mentre è stata concessa una deroga per gli ospedali di Cles e di Cavalese, con l'impegno di fornire queste strutture di tutto il personale medico necessario per dare le massime garanzie di sicurezza 24 ore su 24;

a seguito del mancato perfezionamento dell'iter concorsuale per l'assunzione del personale medico necessario alla struttura di Cavalese (anche a causa di criteri molto rigorosi richiesti nei bandi), si è tenuto in data 20 febbraio 2017 a Trento un partecipato incontro del comitato delle amministrazioni alpine per il mantenimento dei servizi essenziali in montagna, alla presenza degli amministratori delle istituzioni pubbliche interessate e dei rappresentanti dell'Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna, che si sta occupando del problema da anni;

questo gruppo di lavoro si è impegnato a formalizzare in tempi brevi una proposta di organizzazione dei punti nascita, che possa da una parte garantire tutta la sicurezza prevista dagli standard citati e dall'altra permettere il mantenimento dei punti nascita;

purtroppo il 7 marzo è arrivata in Provincia autonoma di Trento la risposta negativa del Ministero per il reparto maternità di Cavalese, che dovrà chiudere entro l'11 marzo 2017,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga di concedere un'ulteriore deroga di alcuni mesi per presentare una proposta risolutiva e valutarne la praticabilità e le garanzie di sicurezza, anche in considerazione del fatto che ci sono molti territori e tante zone di montagna che rischiano lo spopolamento;

se non ritenga di assumere iniziative volte a garantire la permanenza di punti nascita, seppure al di sotto di 500 parti all'anno e in deroga ad alcuni parametri e standard individuati dall'accordo raggiunto in seno alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano del 16 dicembre 2010, qualora ubicati in aree critiche quali quelle dei territori montani o quelle segnate da frammentazione territoriale, o da particolari caratteristiche orografiche, o distanti da altre strutture ostetrico-ginecologiche di livello superiore.