Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06824

Atto n. 4-06824

Pubblicato il 12 gennaio 2017, nella seduta n. 740

GIROTTO , SCIBONA , CAPPELLETTI , BUCCARELLA , GIARRUSSO , DONNO , CASTALDI , MONTEVECCHI , PUGLIA , GAETTI - Al Ministro dello sviluppo economico. -

Premesso che:

nel settore della politica energetica nazionale sono state adottate, nell'ambito del quadro regolatore, una serie di misure già efficaci ed altre in via di preparazione, che hanno l'effetto diretto o indiretto di aumentare i costi energetici per le fasce più marginali della popolazione, rafforzare il sistema di generazione centralizzato basato sulle fonti fossili e bloccare completamente lo sviluppo della generazione distribuita di elettricità da fonti rinnovabili finalizzata all'autoconsumo;

tra le misure che causano gli effetti citati si considera la riforma della struttura degli oneri della bolletta domestica, resa efficace con la recente deliberazione n. 782 del 2016 e le tabelle allegate alle deliberazioni nn. 814 e 799 dell'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico (di seguito Autorità). In particolare (tabella 9 allegata alla delibera n. 799 del 28 dicembre 2016) le tariffe di distribuzione domestiche non sono più correlate al consumo di energia, ma stabilite in misura fissa sulla base della potenza impegnata;

gli effetti della riforma degli oneri per i consumatori domestici sono stati descritti nell'articolo "Bolletta elettrica, ecco come cambia da gennaio 2017", pubblicato dalla rivista "QualEnergia" del 20 dicembre 2016, secondo cui è stata aumentata la bolletta elettrica per la grande maggioranza delle famiglie italiane e in particolare per le famiglie monoreddito e meno numerose, dove già vi è un maggiore rischio di marginalizzazione e degrado a causa della mancanza di solidarietà familiare;

inoltre, con la riforma si è dimezzato il valore commerciale di qualsiasi intervento di risparmio energetico, nonché della produzione dell'energia elettrica per autoconsumo da fotovoltaico per gli utenti che consumano più di 2.700 kWh l'anno di elettricità (cioè praticamente i soli utenti interessati all'acquisto di un impianto fotovoltaico). In riferimento alla componente della bolletta che riguarda le tariffe di rete, si consideri che il valore commerciale dell'energia auto-consumata sopra i 2700 kWh è passato da 67 euro a MWh (D2) e 40 euro a MWH (D3), a 7 euro a MWh (tabella 9 alla delibera n. 799 del 28 dicembre 2016 dell'Autorità, con le nuove tariffe e tabella 10 allegata al TIT delibera n. 654 del 23 dicembre 2015, con le vecchie tariffe);

con questa impostazione, la revisione della struttura tariffaria trasferisce di fatto le risorse prelevate dai cittadini, ai distributori di energia elettrica, ai gestori delle reti di trasmissione e ai produttori di energia da fonte termoelettrica che si avvantaggiano delle tariffe fisse che stimolano un maggiore consumo di energia prelevata dalle reti. La normativa viene giustificata con l'esigenza di incentivare le pompe di calore elettriche, ma se così fosse stato si sarebbe potuta semplicemente meglio strutturare la attuale tariffa speciale per le pompe di calore. Oppure semplicemente mantenere l'obbligo di installare dal 1° gennaio 2017 pompe di calore nei nuovi edifici, che è stato invece (ad evidenza che le pompe di calore non sono una priorità) eliminato dal Governo Gentiloni con l'articolo 12, comma 2, del decreto-legge n. 244 del 2016, cosiddetto "Milleproroghe";

considerato che:

la proposta contenuta nella bozza delle Linee guida sui certificati bianchi, in via di approvazione, limita significativamente la possibilità per gli utenti domestici di ottenere incentivazioni agli interventi di risparmio energetico, in quanto: a) al fine di valutare i risparmi energetici da incentivare non si considera la media di quanto installato nel mercato, ma gli standard di mercato dei prodotti nuovi che si andrebbero a installare, eliminando la possibilità di ottenere l'incentivo, in tutti quei casi in cui il consumatore decida di passare da vecchie tecnologie a nuovi prodotti con standard migliori rispetto alla media dell'installato, ma non rispetto alla media del nuovo (la definizione di "consumo di baseline" e "consumo di riferimento" all'articolo 1, lettere b) e c). L'acquisto di un nuovo elettrodomestico più efficiente non viene dunque ad essere incentivato, a meno che tale elettrodomestico non sia significativamente più efficiente della media di tali elettrodomestici nuovi; b) non considera fra gli interventi di efficienza energetica incentivabili, l'autoconsumo di energia elettrica prodotta in loco da fonti rinnovabili, che è invece da ritenersi tale, anche secondo i più recenti orientamenti della Commissione europea (articolo 7, comma 2, del documento 2016/0376 della Commissione europea "Proposal for a directive of the European Parliament and of the Council amending Directive 2012/27/EU on energy efficiency");

considerato inoltre che:

il perpetuarsi del divieto stabilito dall'articolo 5 della delibera n. 539 del 2015 dell'Autorità di distribuire energia con reti private all'interno di nuovi insediamenti industriali e commerciali, anche nei casi in cui ciò è espressamente previsto dall'articolo 28 della direttiva 2009/72/CE (sistemi di distribuzione chiusi). Le politiche comunitarie prevedono addirittura di introdurre un obbligo per gli Stati membri di deregolamentare la circolazione di energia prodotta da fonti rinnovabili all'interno di edifici, non considerandola neanche distribuzione (articolo 21, comma 2, del documento 2016/0382, "Proposal for a directive of the European Parliament and of the Council on the promotion of the use of energy from renewable sources"). Diversamente in Italia viene ingiustificatamente protratto il divieto di distribuire energia prodotta da fonti rinnovabili con reti private anche all'interno di edifici o aree configurabili come distribuzione chiusi e ciò al solo fine di tutelare l'esclusiva dei distributori concessionari;

la stessa AGCM (Autorità garante della concorrenza e del mercato), nella sua segnalazione del 26 luglio 2016, ha dichiarato che "ostacoli all'esistenza di reti private definiscono una discriminazione a favore del modello dominante di organizzazione del sistema elettrico, basato sulla centralizzazione della generazione di energia elettrica in impianti di grandi dimensione e sulla trasmissione e distribuzione attraverso reti pubbliche dell'elettricità e dell'unità di consumo, che riflette per lo più le scelte tecnologiche compiute nel passato e non favorisce l'evoluzione delle reti verso nuovi modelli di organizzazione del sistema elettrico che possono utilmente contribuire al raggiungimento degli obbiettivi generali di convenienza dell'energia per gli utenti, innovazione, sicurezza e sostenibilità finanziaria del sistema elettrico nazionale, oltre che di tutela della concorrenza" e ha richiesto al Ministro dello sviluppo economico, al presidente della 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) del Senato e ad altre istituzioni di intervenire "ad una revisione ed integrazione della disciplina normativa e regolamentare riguardante i Sistemi di Distribuzione Chiusi, volta a consentire la realizzazione di nuovi reti elettriche private diverse dalla Riu e ad eliminare ingiustificate limitazioni alla concorrenza tra differenti modalità organizzative delle reti elettriche e tra differenti tecnologie di generazione". A tale forte sollecitazione non è stato dato alcun seguito e le reti private sono ancora ingiustificatamente vietate;

considerato altresì che, a giudizio degli interroganti;

gli orientamenti dell'Autorità del 1° dicembre 2016 (documento di consultazione n. 713/2016), preceduti dall'atto di indirizzo del Governo del 27 ottobre 2016 (di contenuto sconosciuto agli interroganti), mirano ad instaurare, quanto prima, un mercato della capacità configurato per salvaguardare l'attuale sistema basato su grande generazione termoelettrica e trasmissione centralizzata dell'energia, aumentando i costi per i consumatori e penalizzando la generazione distribuita da fonti rinnovabili in quanto: 1) non viene fatta alcuna analisi preliminare su misure alternative rispetto al mercato della capacità e si presuppone la necessità di procedere in Italia alla strutturazione di un mercato della capacità, tralasciando che, solo in via sussidiaria e dopo avere esaminato la insufficienza delle altre misure, si può ricorrere al mercato della capacità (considerando 28, Documento 0379/2016 "Proposal of the European Parliament and of the Council on the internal market for electricity"); 2 ) si ipotizzano costi massimi elevati pari a euro 75.000 per MW di capacità contrattualizzata, senza fare alcuna analisi su quale sarà il costo per i cittadini in termini di aumento della bolletta energetica. In più non viene previsto alcun meccanismo di riduzione dei prezzi del mercato della capacità, in caso di aumento dei prezzi nel mercati dell'energia e del dispacciamento, con il rischio di costituire rendite speculative degli impianti ammessi (che probabilmente saranno i grandi impianti termoelettrici, individuati fra l'altro come tecnologia di punta, senza valutarne i costi ambientali connessi) a danno dei cittadini, in particolare di quelli domestici; 3) è prevista la partecipazione dei consumatori di energia al mercato della capacità, ma non viene mai menzionata la possibilità e le modalità per aggregare utenti e produttori domestici con la conseguenza che si finirà presumibilmente con lo scaricare sui cittadini e le piccole imprese tutti i costi del mercato della capacità. Il che risulta evidentemente in contrasto rispetto agli orientamenti comunitari che impongono da subito la partecipazione degli aggregatori (considerando 26, documento 2016/0380); 4) manca la trasparenza e la possibilità di interloquire adeguatamente sul processo di formazione di tale normativa, perché i documenti a cui si rifanno gli orientamenti dell'Autorità dell'energia elettrica del gas e del sistema idrico, cioè l'atto di indirizzo del Ministero dello sviluppo economico del 27 ottobre 2016 e la consultazione di Terna, non risultano oggi resi accessibili al pubblico sul sito dell'Autorità; 5) non risulta adeguatamente chiarita la possibilità per gli impianti di generazione distribuita da fonte rinnovabili di nuova costruzione di competere nel mercato della capacità con gli esistenti impianti termoelettrici;

considerato infine che, a parere degli interroganti:

le misure citate delineano chiaramente un'azione politica energetica industriale, che in parte ha già determinato un incremento dei costi energetici a carico dei cittadini più deboli e delle imprese ostacolando l'impiego della generazione distribuita da fonti rinnovabili e degli interventi di risparmio energetico a vantaggio dei gestori delle reti di distribuzione, trasmissione e dei produttori di energia da fonte termoelettrica. Sono misure contrarie alle azioni richieste per sostenere la lotta al global warming ed affrontare il contenimento dell'aumento della media della temperatura mondiale determinato dall'emissioni in atmosfera che la maggioranza degli Stati del mondo ha deciso di sostenere con la ratifica dell'accordo di Parigi;

le suddette misure, inoltre, sono in controtendenza rispetto agli orientamenti dell'Unione europea (p. 2 del pacchetto Unione dell'energia, documento COM 80 del 25 febbraio 2015), per la quale "dobbiamo prendere le distanze da un'economia basata sui combustibili fossili con una gestione centralizzata dell'energia incentrata sull'offerta che si avvale di tecnologie obsolete e si fonda su modelli economici superati", e potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obbiettivi vincolanti indicati dalla Commissione europea nel pacchetto "energia pulita per tutti" al 2030: il 27 per cento dei consumi di energia dovrà essere soddisfatta dalle fonti energetiche rinnovabili e il 30 per cento dall'efficientamento energetico;

in particolare le citate misure sono a parere degli interroganti incoerenti con l'esigenza primaria di salvaguardia sociale delle fasce più marginali della popolazione e di tutela della salute dei cittadini e rischiano di causare nel nostro Paese un grave gap tecnologico rispetto agli altri Paesi europei, che stanno invece investendo massicciamente in tecnologie integrate di autoconsumo di energia da fonte rinnovabile, efficienza energetica, reti intelligenti in concorrenza rispetto alle reti centralizzate di generazione,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda rivedere l'indirizzo politico energetico industriale attualmente intrapreso, intervenendo per la rimozione degli ostacoli che compromettono la salvaguardia sociale delle fasce più deboli dei cittadini e che sono in contraddizione con le azioni richieste per sostenere la lotta al global warming.