Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06790

Atto n. 4-06790

Pubblicato il 10 gennaio 2017, nella seduta n. 737

BARANI - Al Ministro dell'interno. -

Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

da notizie di stampa si apprende che il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, come in molte regioni, anche in Puglia è al centro di indagini e azioni di verifica, per approfondire i comportamenti delle amministrazioni comunali in merito alle gare per l'aggiudicazione degli appalti, ma anche per verificare il frequente ricorso degli amministratori allo strumento della "proroga", con insostenibili ritardi nell'espletamento delle normali gare;

parallelamente, nell'ambito di procedimenti giudiziari a carico di alcuni esponenti di clan mafiosi, sono state irrogate delle condanne anche nei confronti di persone che risultavano essere state assunte da imprese operanti nel settore della raccolta dei rifiuti;

in particolare, l'operazione denominata "Coltura", condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dai Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, ha portato alla condanna in primo grado di alcuni affiliati al clan Giannelli;

dalle notizie di stampa si apprende inoltre che tra i documenti dell'indagine figurerebbe un'intercettazione telefonica a carico di un operatore ecologico dipendente della società IGECO SpA, tale Marco Giannelli, in cui quest'ultimo farebbe riferimento ad una richiesta da dover presentare a un tale "Peppe" (verosimilmente si tratterebbe del vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano) per ottenere l'assunzione di un altro lavoratore presso l'azienda IGECO, nonché l'aumento delle proprie ore lavorative e di quelle di un collega Orazio Mercuri;

da tale intercettazione, gli organi di stampa hanno messo in evidenza il collegamento tra affiliati ai clan e la loro capacità di condizionare le scelte delle aziende operanti nel settore dei rifiuti, facendo emergere la decisione presa dal prefetto di Lecce relativa all'apertura di un fascicolo a valle dell'indagine denominata "Coltura", con la trasmissione di una specifica relazione e annessa documentazione al Ministero dell'interno e alla Prefettura di Roma;

IGECO SpA è un'azienda attualmente affidataria del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e delle tipologie differenziate e, in forza di un'ordinanza contingibile e urgente per la tutela della salute pubblica e dell'ambiente, emanata dal Comune di Parabita in data 27 ottobre 2016, si ordina all'azienda di proseguire il servizio fino al 31 dicembre 2016;

IGECO risulta essere un'azienda, come affermato nei citati articoli di stampa, che non solo non è stata coinvolta nell'operazione "Coltura" ad alcun titolo, ma non lo è stata mai neppure per il passato in nessun procedimento giudiziario ed anzi risulta essere un'azienda i cui titolari sono stati oggetto di attentati pesanti di matrice mafiosa, culminati anche con l'attribuzione di misure di tutela dell'incolumità per alcuni amministratori e familiari. Si tratta di un'azienda conosciuta sia dalle forze dell'ordine che dalla Direzione distrettuale antimafia per aver sempre operato nella trasparenza e aver denunciato alle autorità competenti fatti specifici, che potevano integrare ipotesi di reato a carico di altri soggetti;

pur avendo aderito al regime della prorogatio nei confronti di IGECO fino al 31 dicembre 2016, il Comune di Parabita ha indetto una procedura di gara, affidata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa per la gestione della fase transitoria, nelle more dell'affidamento del medesimo servizio da parte dell'ARO 9 (ambito di raccolta ottimale). A detta procedura, non ancora conclusa, ha partecipato pure IGECO, risultandone aggiudicataria in via provvisoria, seppure con la riserva di offerta anomala, per la cui relativa valutazione di congruità si attendono ancora le determinazioni della stazione appaltante;

risulta, altresì, a riprova della valutazione negativa che IGECO dà sul fenomeno delle proroghe o degli affidamenti temporanei del servizio a colpi di ordinanze contingibili ed urgenti, che questa sia stata l'unica azienda a proporre ricorso al TAR avverso la revoca in autotutela del bando di gara di evidenza pubblica, emanato in ottemperanza alla deliberazione dell'ARO 9 n. 2/2016 e motivata dalla presenza di conflitti tra i Comuni aderenti allo stesso ARO 9;

è infatti noto come le reiterate fasi transitorie e il susseguirsi delle "proroghe" dipendano soprattutto dalle inerzie e dagli inadempimenti degli enti pubblici, i quali, così facendo, creano problemi e danni seri alle aziende sane, pregiudicandone la capacità di ottimale programmazione ed organizzazione nello svolgimento dei servizi da rendere;

tale superiore considerazione è suffragata dalla delibera dell'ANAC n. 215 del 2 marzo 2016 relativa ad "Attività di vigilanza sull'applicazione della disciplina normativa in materia di affidamento della gestione dei servizi di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti solidi e urbani, compresi quelli assimilati agli urbani, nei territori della regione Puglia" dove, a pag. 22, è possibile leggere, riguardo alle inadempienze delle pubbliche amministrazioni, che "tutte le scadenze sono state abbondantemente superate da tutti i soggetti tenuti a rispettarle: a) dai Comuni, nel costituirsi nelle forme previste; b) dagli organi di governo degli A.R.O. e dall'ufficio comune ARO nel provvedere agli adempimenti necessari all'attivazione delle procedure di gara; c) dalla Giunta regionale, nell'esercitare i poteri sostitutivi; d) dai commissari ad acta, nell'individuare le S.A. al fine di completare la procedura di gara";

in un tale quadro, risulta che la società IGECO abbia confidato naturalmente nella piena legittimità e correttezza delle procedure amministrative che l'hanno individuata come gestore del servizio di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti nel comune di Parabita, operando sulla scorta di poteri straordinari esercitati dal sindaco pro tempore, data l'esigenza non rinviabile di tutelare l'igiene e la salute pubblica;

le notizie di stampa riferite, comunque, evidenziando l'apertura di un fascicolo da parte del prefetto di Lecce a valle dell'indagine "Coltura" e la trasmissione della relativa documentazione alla Prefettura di Roma, appaiono all'interrogante potenzialmente in grado di arrecare nocumento all'immagine di IGECO, adombrando lo spauracchio di un collegamento tra l'azienda medesima e l'attività criminale dei clan esistenti in Puglia, che, da indiscrezioni apprese, potrebbero indurre, o già aver indotto, il prefetto di Lecce ad avanzare presso la Prefettura di Roma la richiesta di emissione di un provvedimento interdittivo nei confronti di IGECO SpA;

d'altronde, se così non fosse, non si spiegherebbe l'allarmismo delle amministrazioni, che intrattengono rapporti contrattuali con IGECO, alcune delle quali si sarebbero sentite stimolate a chiedere direttamente alla società se questa fosse in grado di sottoscrivere contratti di appalto. Tale allarme avrebbe indotto quindi IGECO a precisare che nei confronti della società e dei suoi rappresentanti presenti e passati non è stato mai esercitato alcun tipo di azione penale, essendo stati sempre ritenuti del tutto estranei a fatti illeciti contestati ad altri soggetti, ed avendo, anzi, collaborato in più occasioni con la Direzione distrettuale antimafia e l'autorità giudiziaria ai fini dell'accertamento della verità dei fatti;

tale notizia, qualora confermata, sarebbe di un'enorme gravità per IGECO, la cui totale estraneità all'operazione "Coltura" è ampiamente riconosciuta, non solo sotto il profilo di potenziali danni economici, ma anche, e forse soprattutto, sotto il profilo dell'immagine;

tuttavia, nello specifico, non è peregrino precisare che i menzionati Giannelli e Mercuri, dipendenti di IGECO, quali operatori ecologici in forza presso il cantiere del comune di Parabita, non sarebbero stati assunti direttamente da IGECO SpA, bensì attraverso la GI Group, sede di Lecce, una società di lavoro interinale per la somministrazione di personale, come solitamente accade per il reperimento del personale operativo impiegato negli appalti di igiene urbana. Costoro, a partire dal 2010, sono stati impiegati con contratti di 24 ore settimanali. Dopo 3 anni sono stati assunti a tempo indeterminato, avendo maturato i requisiti previsti dalla legge ed essendosi comportati sul lavoro in maniera del tutto esente da censure. Oltre tutto IGECO, per motivi prudenziali, e proprio per evitare qualunque tipo di contiguità con consorterie criminali, e quantunque la richiesta non sia obbligatoria ai sensi di legge, ha dato sempre indicazione prima dell'assunzione degli operatori di far esibire loro sia il certificato del casellario giudiziale, sia il certificato di carichi pendenti. Nel caso di specie i certificati di Giannelli e Mercuri non avrebbero mostrato a suo tempo alcuna annotazione o altro elemento che permettesse di evidenziare il loro collegamento con esponenti della criminalità organizzata, sicché si è proceduto al loro reclutamento regolarmente come a quello di altri operatori;

per quanto attiene, poi, al contenuto dell'intercettazione facente parte dei documenti dell'operazione "Coltura", in cui Giannelli avrebbe palesato possibili richieste interferenti con la vita societaria di IGECO, risulta che nessuna di tali presunte richieste (che peraltro non sono mai state rivolte alla società, la quale ne ha avuto conoscenza solo per l'eco mediatica prodottasi) hanno mai trovato soddisfacimento, dal momento che nessuna assunzione è mai stata fatta per pressione di Giannelli, né sono state mai aumentate le ore lavorative sia per Giannelli che per Mercuri, e ciò a dimostrazione della totale estraneità di IGECO nella vicenda;

infatti, nonostante le indagini della DDA prima e il procedimento penale poi, IGECO SpA non è mai stata sfiorata da alcun atto o provvedimento giudiziario. La medesima è stata considerata quale vittima semmai di un tentativo di condizionamento delle scelte aziendali, mai concretamente attuato. D'altronde i dipendenti coinvolti nell'indagine, proprio perché adibiti a funzioni meramente operative di base, non potevano avere alcun contatto con il management dell'azienda e quindi non erano assolutamente in grado né di interferire, né di condizionare, anche solo indirettamente, le scelte operative dell'azienda;

considerato che:

parecchia enfasi è stata data tuttavia dai media all'ipotesi che IGECO, nonostante la palese assenza di alcun tipo di infiltrazione o pressione della criminalità organizzata, possa a breve essere destinataria, su richiesta del prefetto di Lecce, di un provvedimento interdittivo, che pregiudicherebbe la sua partecipazione a gare future per l'affidamento del servizio, oltre a creare uno stato di incertezza e di legittimo contenzioso per quanto riguarda le gare in essere;

sarebbe oltremodo grave se un simile provvedimento venisse preso sulla scorta del semplice fatto che 2 dipendenti siano stati riconosciuti, successivamente alla loro assunzione, quali affiliati a clan mafiosi, non essendo tale condizione assolutamente nota alla società;

il mero rapporto di lavoro, infatti, con dipendenti eventualmente contigui a consorterie criminali, non può per ciò stesso integrare il presupposto per alcuna eventuale misura interdittiva, sia per il ruolo obiettivamente nullo che i due dipendenti possano aver avuto rispetto alle scelte societarie, sia per la loro lontananza, anche fisica, dai centri decisionali, sia per l'oggettiva incapacità di incidere sulle scelte aziendali con alcun tipo di condizionamento, attesa la conclamata impermeabilità e insensibilità di IGECO a tali eventuali tentativi, come la stessa storia dell'azienda attesta;

valutato che, a parere dell'interrogante:

è cosa assolutamente encomiabile che la Prefettura di Lecce voglia stimolare un tavolo insieme all'ANAC, che faccia chiarezza sulle inadempienze degli enti locali nel settore del ciclo dei rifiuti, e dell'eventuale perpetrazione di reati connessi a tale ciclo;

risulta che IGECO SpA non ha mai intrattenuto alcun tipo di rapporto commerciale, né di altro genere, con gli appartenenti ad organizzazioni malavitose;

risulta che IGECO, al fine di tutelare preventivamente la propria onorabilità e i propri interessi legittimi a fronte delle indiscrezioni rese note dalla stampa, si sia rivolta essa stessa all'Autorità nazionale anticorruzione per sollecitare i debiti accertamenti,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia al corrente dei fatti riportati;

se non ritenga opportuno, per quanto di propria competenza, fare luce sulla vicenda, anche avvalendosi delle proprie facoltà ispettive;

se non ritenga necessario porre in essere le opportune iniziative per quanto di propria competenza, al fine di evitare, dopo apposito accertamento, che semplici congetture o, peggio, mere illazioni o sospetti creati ad arte possano preventivamente comprimere, in maniera ingiustificata, i diritti di iniziativa economica delle aziende sane ed estranee a fatti di reato, nel caso di specie IGECO SpA, correndo il rischio, questo sì, di alterare la concorrenzialità dei soggetti operanti in un settore così delicato, come quello della raccolta dei rifiuti, con i danni consequenziali che potrebbero derivare da una simile eventualità.