Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 7-00006

Atto n. 7-00006 (in 3ª Commissione)

Pubblicato il 14 novembre 2023, nella seduta n. 124

CRAXI

La Commissione affari esteri e difesa,

premesso che il 7 ottobre 2023, il braccio armato dell’organizzazione denominata Hamas, agendo con una crudeltà senza precedenti, si è reso protagonista di un barbaro atto di aggressione contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini, colpendo in maniera indiscriminata obiettivi civili presso alcune cittadine e piccole comunità prossime al confine con la Striscia di Gaza e in tutto il territorio israeliano mediante il lancio di migliaia di razzi, seminando morte, distruzione e terrore, causando centinaia di vittime innocenti e migliaia di feriti e strappando alle loro vite decine e decine di persone di varie nazionalità, portate via con la forza e tuttora detenute illegalmente per essere considerate alla stregua di ostaggi e merce di scambio;

rilevato che:

l’esecrabile aggressione, priva di qualsiasi giustificazione politica e che rischia di avere conseguenze devastanti per la stabilità non solo dell’area, ma dell’intero Medio Oriente e per la stessa popolazione palestinese, esposta alla inevitabile e legittima reazione israeliana, ha provocato soprattutto vittime civili inermi, fra cui gli italo-israeliani Liliach Lea Havron ed Eviatar Moshe Kipnis, persone brutalmente assalite in momenti di vita ordinaria, alcune delle quali intente a celebrare una delle ricorrenze più importanti del calendario ebraico, lo “Sukkot”, la Festa delle capanne, oltretutto a pochi giorni dal 50º anniversario dell'attacco che diede vita alla guerra dello “Yom Kippur”;

la brutale azione, che assume i contorni di un vero e proprio crimine di guerra e contro l’umanità e che la maggior parte della Comunità internazionale ha condannato immediatamente in modo fermo e senza ambiguità, dimostra ancora una volta come il gruppo di Hamas, già inserito dall’Unione europea nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, non rappresenti in alcun modo la causa del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni. Il suo operato, finalizzato unicamente a contestare financo il diritto stesso di Israele ad esistere, nonché a considerare i civili israeliani alla stregua di bersagli militari, è privo di finalità politiche effettive, incapace di offrire un qualsivoglia contributo fattivo al dialogo e alla ricerca di una soluzione negoziata del contenzioso, rappresentando un ostacolo ad essa, ed esponendo a rischi terribili la stessa popolazione civile araba, come dimostra inequivocabilmente l’utilizzo strumentale di strutture ospedaliere, di centri educativi e di abitazioni private della Striscia di Gaza per occultare postazioni missilistiche e altre infrastrutture militari;

la cattura di ostaggi e il rapimento di civili sono vietati dal diritto internazionale e costituiscono crimini di guerra, aspetti ulteriormente aggravati dall’assoluta mancanza di informazione circa le loro condizioni attuali;

anche il crescendo di violenza che da quell’attacco si è alimentato, deve essere ricondotto alla responsabilità politica e morale di Hamas, che non solo ha rivendicato espressamente la paternità dell’iniziativa, ma ha anche chiesto ad altre formazioni militari radicali e all’intero popolo palestinese di unirsi alla mobilitazione contro Israele;

l’obiettivo di Hamas, volto a interrompere le positive dinamiche d’integrazione regionale avviate con la stipula degli “Accordi di Abramo”, nonché a boicottare qualsiasi iniziativa tesa ad offrire prospettive politiche plausibili alla ripresa dei negoziati bilaterali israelo-palestinesi, nuoce innanzitutto alla causa del popolo palestinese, vittima dell’estremismo violento dell’organizzazione terroristica che governa Gaza da decenni;

rilevato, altresì, che:

il conflitto scatenato da Hamas sta producendo un aumento significativo degli episodi di antisemitismo in Europa, aspetto che costituisce una preoccupante avvisaglia di un clima di intolleranza e intimidazione, che deve essere fortemente stigmatizzato e apertamente contrastato;

il rapido deterioramento della situazione umanitaria e sanitaria nella Striscia di Gaza, venutosi a verificare in seguito al conflitto in atto, impone l’urgente apertura di canali per l’assistenza e l’erogazione di aiuti umanitari a tutta la popolazione civile;

le organizzazioni internazionali, alcune delle quali accusate da Hamas di complicità per il trasferimento della popolazione palestinese da Gaza, devono in ogni caso essere messe in condizione di tornare ad operare nell’area in condizioni di sicurezza, per il personale ivi operante e per i beneficiari delle attività di assistenza umanitaria;

ricordato che:

l’Unione europea e i suoi Stati membri, al pari di buona parte della comunità internazionale, hanno tutti univocamente condannato con fermezza i crimini commessi da Hamas e chiesto reiteratamente il rilascio immediato e senza condizioni di tutti gli ostaggi detenuti a Gaza, riconoscendo al contempo il diritto di Israele all’autodifesa, nel rispetto rigoroso di quanto stabilito dalle norme del diritto internazionale umanitario;

gli Stati Uniti hanno da subito garantito pieno sostegno ad Israele, invitando al contempo le autorità di Gerusalemme ad usare massima cautela nell’azione di risposta alla violenza di Hamas, a garantire l’accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e a tracciare un percorso di pace sostenibile tra israeliani e palestinesi;

i Governi del G7, riuniti nei giorni scorsi a Tokyo, hanno a loro volta condannato Hamas per gli attacchi del 7 ottobre, confermando il riconoscimento del diritto di Israele all’autodifesa, ma chiedendo che siano imposte tregue umanitarie per accelerare l'invio di aiuti alle centinaia di migliaia di civili che versano in condizioni disperate nella Striscia di Gaza;

il Presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Matteo Maria Zuppi, nel definire Hamas quale peggiore nemico del popolo palestinese, ha rimarcato la necessità di trovare una soluzione che garantisca i diritti delle due parti, chiamando la stessa leadership palestinese ad uno sforzo di maggiore autorevolezza per la miglior difesa del suo popolo,

impegna il Governo:

1) ad offrire un contribuito fattivo ad ogni tentativo di avvio di misure di de-escalation della crisi in atto, scongiurando altresì il rischio di un coinvolgimento nel conflitto di altri attori regionali, a partire dal Libano, dalla Siria e dall’Iran;

2) ad intraprendere, in raccordo con i nostri partner internazionali, ogni iniziativa utile a facilitare il rilascio degli ostaggi tuttora prigionieri nelle mani di Hamas;

3) a moltiplicare gli sforzi per un coordinamento più efficace degli aiuti umanitari internazionali a beneficio della popolazione civile palestinese così duramente segnata da più di un mese di privazioni e bombardamenti;

4) a promuovere l’attuazione condivisa di pause umanitarie per consentire di far affluire gli aiuti a Gaza a beneficio della popolazione civile, evitando altresì il rischio che di essi si approprino i sostenitori delle azioni terroristiche;

5) a contribuire alla possibilità di apertura di corridoi umanitari per la popolazione civile palestinese, al fine di mitigarne le sofferenze, prevedendo la possibilità di canali prioritari di accesso alle cure sanitarie nel nostro Paese per i civili che versino in situazioni particolarmente critiche;

6) a continuare a favorire l’utilizzo delle apparecchiature diagnostiche, medicinali e di personale medico specializzato delle nostre strutture militari e della protezione civile, al fine di offrire un contributo alle iniziative emergenziali volte a mitigare gli effetti sulla popolazione civile palestinese;

7) a mettere a disposizione della Comunità internazionale, ove richiesto e ritenuto necessario, tutte le migliori eccellenze operative delle nostre Forze armate, a partire dall’esperienza maturata dall’Arma dei Carabinieri, al fine di offrire strumenti efficaci di mediazione, utili, in particolare, a ristabilire un minimale clima di fiducia e di collaborazione tra Israele e il popolo palestinese, che non può rimanere vittima e ostaggio dell’azione terroristica di Hamas;

8) a contribuire a livello internazionale al riavvio in tempi rapidi del confronto e del dialogo per la ricerca di una soluzione negoziale dell’irrisolto conflitto israelo-palestinese, fondata sulla possibile pacifica coesistenza di due Stati nella regione, chiamando tutti gli attori regionali coinvolti ad una precisa ed inequivocabile assunzione di responsabilità.