Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00254
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Atto n. 3-00254 (in 8ª Commissione)
Pubblicato il 1° marzo 2023, nella seduta n. 44
BEVILACQUA, LOPREIATO, DE ROSA, LOREFICE, PATUANELLI, DAMANTE, LICHERI Sabrina, NATURALE, GUIDOLIN, PIRONDINI, CATALDI, DI GIROLAMO - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. -
Premesso che:
l'espressione "trofei di caccia" comprende animali interi o loro parti, come la testa, la pelle o qualsiasi altra parte del corpo, ottenuti durante battute di caccia organizzate e preparati per la conservazione, quali le teste imbalsamate da appendere al muro o le pelli da stendere sul pavimento, che il cacciatore detiene come souvenir ed espone per esibire il proprio successo nell'attività venatoria;
tra il 2014 e il 2020, i cacciatori di trofei hanno importato legalmente in Italia ben 437 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale come ippopotami, elefanti, leoni, leopardi, orsi polari e persino un rinoceronte nero (una specie in pericolo critico di estinzione). In tale periodo e nell'ambito dell'Unione europea, l'Italia è risultata uno dei due Paesi ad aver importato un trofeo di tigre, uno dei cinque Paesi ad aver importato un trofeo di rinoceronte nero, il quinto Paese importatore di trofei di elefanti africani e il primo Paese importatore di trofei di ippopotamo;
per quanto concerne i trofei di caccia di leone, occorre sottolineare che per un elevatissimo numero i leoni risultano allevati in cattività, grazie alla pratica del "canned hunting", ovvero "caccia in scatola", che prevede l'allevamento di tali animali e la loro caccia in spazi recintati, così da facilitare il cacciatore;
la maggior parte delle specie uccise al fine di ottenere tali trofei di caccia risulta elencata nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES);
considerato che:
la caccia al trofeo rappresenta un passatempo di stampo coloniale, che comporta uno sfruttamento di queste specie, molte delle quali già fortemente minacciate dal bracconaggio, dai conflitti tra umani e fauna selvatica, dalla crisi della biodiversità. A ciò si aggiunge il fatto che la caccia al trofeo non ha alcuna rilevanza per il sostegno alle comunità locali, alle quali in genere viene destinato solo il 3 per cento degli introiti;
la caccia al trofeo, inoltre, risulta fortemente osteggiata dalla maggioranza della popolazione italiana, come emerge dai risultati di un sondaggio condotto dalla società londinese specializzata in ricerche di mercato "Savanta ComRes", su incarico dell'organizzazione "Humane society international-Europe": l'86 per cento degli italiani intervistati condanna la caccia al trofeo di qualsiasi animale selvatico, che sia praticata in Italia, in Europa, in Africa o in altre parti del mondo;
divieti di importazione ed esportazione di trofei di caccia sono già stati adottati, tanto in Europa, quanto nel resto del mondo, anche tramite atti regolamentari direttamente approvati da Ministeri. Ad esempio, nel 2015 il Ministero dell'ambiente australiano ha approvato un divieto di importazione ed esportazione dei trofei di leone. Nel medesimo anno la Francia, come annunciato da Ségolène Royal, all'epoca Ministra dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia, ha proibito l'importazione di trofei di caccia di leoni africani. L'anno successivo il Segretario di Stato per l'agricoltura, la natura e la qualità del cibo dei Paesi Bassi, Martijn Van Dam, ha approvato un divieto di importazione dei trofei di caccia di oltre 200 specie, inclusi i leoni, rinoceronti, elefanti, ghepardi, ippopotami e orsi polari. Nell'approvare tale divieto, il Governo dei Paesi Bassi ha anche esortato tutti gli altri Paesi dell'Unione europea a seguire il loro esempio,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intraprendere specifiche iniziative finalizzate ad adottare il divieto di importazione ed esportazione di trofei di caccia delle specie di animali protette per e dall'Italia.