Senato della Repubblica | XIX LEGISLATURA |
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 10 FEBBRAIO 2023
Istituzione di un fondo per promuovere e sostenere l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di « Viaggi del ricordo nei luoghi delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e nelle terre di origine degli esuli »
Onorevoli Senatori. – Dopo tanti anni dalla promulgazione della legge 30 marzo 2004, n. 92, recante istituzione del « Giorno del ricordo » in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, nota comunemente come « legge sul Giorno del ricordo », il presente disegno di legge intende sostenere, prevedendone il sostegno finanziario, i viaggi di studio per le scuole nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
In Italia, l'istituzione del Giorno del ricordo è stata indubbiamente un provvedimento fondamentale per tentare di riparare il grave torto subito dalle popolazioni giuliane e dalmate. La storia e la memoria degli esuli giuliano-dalmati, come anche quella dei triestini e dei goriziani, con questo atto legislativo sono diventate « parte effettiva » della storia nazionale ed europea. Esso ha decretato ufficialmente la fine del lungo periodo di oblio calato sulla storia degli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, invitando il 10 febbraio di ogni anno gli enti pubblici, le istituzioni statali, le scuole e la cittadinanza a ricordare in particolare il dramma delle foibe e la tragedia dell'esodo giuliano-dalmata, nonché le complesse problematiche storiche relative alle terre della frontiera orientale.
La legge fu votata a grandissima maggioranza dalle forze politiche allora presenti in Parlamento. I fatti tragici inerenti al confine orientale nel secondo dopoguerra per lungo tempo sono rimasti completamente assenti nei manuali scolastici, almeno fino al 2004. Il libri di testo arrivavano a malapena a segnalare la cessione delle terre giuliane e dalmate alla Jugoslavia popolare di Tito e il ritorno di Trieste all'Italia nel 1954; nessun cenno veniva fatto alla sorte toccata ad oltre 300.000 connazionali delle terre giuliane e dalmate, alle migliaia di italiani massacrati nelle foibe dell'Istria o dei dintorni di Fiume, Trieste e Gorizia, alle efferate uccisioni di prigionieri e di inermi cittadini, senza distinzione di sesso e di classe, compiute dal reparto speciale di liquidazione dell'Armata popolare jugoslava, il famigerato Corpo di difesa popolare coadiuvato dall'Ozna (la polizia segreta del regime comunista di Belgrado), tutti crimini per i quali nessuno è stato mai chiamato a rispondere da parte di alcun tribunale internazionale. D'altra parte, altrettanto rari e incompleti, sempre fino al 2004, erano gli studi accademici. Spetta oggi più che mai soprattutto agli studiosi il compito di presentare una visuale più ampia e completa della storia della frontiera orientale, in cui vanno certamente ricordate le nefaste politiche attuate sul territorio di frontiera giuliano dal regime fascista e dalla Germania nazista, ma non con il pretesto di giustificare o minimizzare il terrore e la politica di repressione imposti dal regime comunista jugoslavo nei confronti delle popolazioni italiane a guerra finita. Occorre, indubbiamente, evitare di assumere impostazioni di carattere giustificazionista o rigorosamente di parte, contraddistinte dall'applicazione quasi matematica del rapporto di causa-effetto, che limita alquanto sia la comprensione sia il giudizio storico su quegli avvenimenti. Dopo il 1989, con la fine della guerra fredda sancita dal crollo simbolico del Muro di Berlino, assieme alla questione delle foibe sono riaffiorati molti aspetti « oscuri » della storia italiana ed europea del Novecento. Trent'anni dopo, il 19 settembre 2019, è stata approvata dal Parlamento europeo un'importante risoluzione sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa, la quale si è preoccupata di denunciare la particolare mancanza di libertà e democrazia nei paesi dell'Europa orientale sottoposti ai regimi comunisti e condannare i totalitarismi della prima metà del Novecento.
Se non si prendono in debita considerazione anche questi fatti epocali, si rischia di rimanere spesso impantanati nel solo e sterile campo della polemica, senza comprendere i gravi problemi che sorsero in Italia e in Europa con l'inizio della Guerra fredda e l'affermarsi delle dittature dei regimi comunisti nell'Europa orientale, compresa la Jugoslavia. La Repubblica federale socialista di Jugoslavia si è disciolta drammaticamente dopo un lungo ed efferato conflitto interetnico durato dal 1991 al 1996 e continuato poi fino al 1999. Terminate le ostilità, sono poi sorte le Repubbliche di Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, eccetera. Sia la Slovenia che la Croazia sono ormai entrate a far parte da alcuni anni nell'Unione europea e si sono instaurati rapporti positivi tra il Governo italiano e i Governi di queste repubbliche. Di riflesso, dal 2000 in poi, con trattative trilaterali tra i governi di Roma, Lubiana e Zagabria, sono stati disposti dei provvedimenti risarcitori nei confronti degli esuli giuliano-dalmati riguardanti la questione dei beni nazionalizzati dal regime jugoslavo, con i quali l'Italia pagò una quota non indifferente del debito di guerra, e a livello parlamentare è stato approvato un provvedimento legislativo, legge 16 marzo 2001, n. 72, « Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia ». Infine, non fu dimenticata la minoranza italiana rimasta nelle terre istriane e fiumane dopo la Seconda guerra mondiale (circa 22.000 connazionali) con l'approvazione della legge 21 marzo 2001, n. 73, « Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia ».
Sin dai tempi del decreto del Ministro della pubblica istruzione n. 682 del 4 novembre 1996, « Modifiche delle disposizioni relative alla suddivisione annuale del programma di Storia », dell'allora ministro Luigi Berlinguer, i docenti di storia hanno dovuto confrontarsi con la storia contemporanea e procedere ad una riflessione su come impostarne la didattica. Il Ministero dell'istruzione ha organizzato sin dal 2010 un tavolo di lavoro con le associazioni degli esuli e le loro società di studi per l'organizzazione di seminari regionali e nazionali; ha inoltre indetto concorsi letterari nazionali per le scuole, che prevedono a volte per i premiati dei viaggi di studio nelle zone di interesse. Tali iniziative sono rivolte agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, che hanno raggiunto la necessaria maturazione per poter affrontare temi così complessi, che interessano anche la sfera emotiva. Per quel che riguarda la didattica dell'esodo giuliano-dalmata, delle foibe e dei campi di deportazione jugoslavi, un importantissimo strumento è costituito dalla visita degli studenti nelle terre giuliane e fiumane. L'auspicio è di riuscire finalmente ad abbandonare la logica degli schemi ideologici contrapposti, al fine di avviare un dialogo costruttivo, che consenta una divulgazione dei drammi della regione giuliana il più possibile libera da condizionamenti e senza omissioni. Per le associazioni degli esuli giuliano-dalmati e per le giovani generazioni del nostro Paese è molto importante sviluppare e sostenere un processo culturale dialettico che sia in grado di difendere i diritti negati degli esuli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia e che possa condurre a una reale comprensione di determinati fatti storici, non per sterili e sorpassate rivendicazioni territoriali, ma per promuovere un clima di pace, sul versante non solo italiano ma anche croato e sloveno.
Nel progetto didattico è anche molto importante la raccolta di testimonianze degli esuli e dei loro figli. L'incontro con il testimone è fondamentale, ma col passare del tempo i testimoni sopravvissuti a quelle drammatiche vicende sono sempre di meno. Per tale motivo, per mantenere più viva e precisa la memoria dei fatti assume sempre maggiore importanza la conoscenza diretta dei luoghi, con visite ben organizzate e con il coinvolgimento delle associazioni degli esuli. Il percorso didattico di conoscenza va programmato con la cura necessaria, organizzando, prima della visita dei luoghi, conferenze o seminari con storici esperti del periodo, che va inquadrato oggettivamente, sottraendo i fatti a interpretazioni ideologiche legate al passato e ponendoli in un'ottica di dialogo interno ed europeo, affinché le esperienze drammatiche del passato non si ripropongano quali modelli culturali del presente. Visitare la Foiba di Basovizza, il campo profughi di Padriciano, il Magazzino 18 a Trieste, il Quartiere giuliano-dalmata di Roma con il suo Archivio Museo storico di Fiume, il Villaggio Giuliano di San Marco di Fertilia in Sardegna con l'Eco Museo « Egea », i centri storici di Pola, Fiume e Zara, le sedi e le scuole delle comunità nazionali italiane in Slovenia e Croazia significa poter cogliere il significato più profondo di una vicenda, non restando limitati alla sola memoria nazionale, ma sapendo allargare lo spettro di tale memoria a una dimensione europea. In un'epoca in cui i conflitti nazionali stanno riaffiorando sempre più frequentemente, è di fondamentale importanza non dimenticare e promuovere progetti che, partendo dalla conoscenza di episodi drammatici della storia del Novecento, possano insegnare e trasmettere agli studenti i valori della propria identità culturale abbinati a quelli della pace e del dialogo interculturale, affinché dalle contrapposizioni spesso violente del passato si possano immaginare nuovi percorsi di pace e collaborazione tra le nazioni. Appare evidente, anche dall'esposizione di queste sintetiche considerazioni, l'importanza didattica di organizzare i « viaggi nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata » che il presente disegno di legge intende sostenere e incentivare, affinché un maggior numero di istituti scolastici possa offrire agli studenti questo tipo di esperienza, certamente più formativa di una lezione affidata a una scarna pagina di manuale scolastico. Esistono già simili progetti, a livello nazionale, regionale e comunale, ma tali iniziative stentano a realizzarsi per via delle limitate risorse disponibili e coinvolgono soltanto un numero limitato di studenti ogni anno. Al fine quindi di estendere la possibilità di beneficiare di quest'esperienza di formazione culturale e umana, tale provvedimento legislativo vuole provvedere a stanziare ulteriori finanziamenti alle scuole secondarie di secondo grado, che intendano effettuare i « viaggi studio nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata in Italia e nei luoghi di origine degli esuli », oggi appartenenti alla Croazia e in parte alla Slovenia. Si ritiene perciò di creare, con una aggiunta alla legge n. 92 del 2004 che ha istituito « il Giorno del ricordo », un apposito fondo per contribuire finanziariamente a tutte le iniziative organizzate dalle scuole interessate a realizzare questo tipo di esperienza didattico-formativa.
Art. 1.
1. Presso il Ministero dell'istruzione e del merito è istituito un fondo, con una dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, per promuovere e incentivare, nel rispetto dell'autonomia scolastica, i « Viaggi del ricordo nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata e nelle terre di origine degli esuli » per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado, al fine di far maturare la coscienza civica delle nuove generazioni rispetto alle grandi sofferenze patite dal popolo giuliano-dalmata dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia a seguito della Seconda guerra mondiale, durante e dopo il passaggio di quelle terre alla Repubblica federale socialista di Jugoslavia.
2. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1, pari a 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, si provvede mediante riduzione del fondo per il finanziamento di esigenze indifferibili di cui all'articolo 1, comma 199, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
3. Il Ministro dell'istruzione e del merito, con proprio decreto da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, definisce le modalità di utilizzo delle risorse di cui al comma 1, stabilendo al contempo la tipologia di spese finanziabili.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.