Senato della RepubblicaXIX LEGISLATURA
N. 67
DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa dei senatori ROSSOMANDO, FINA, D'ELIA, DELRIO, GIACOBBE, MARTELLA, PARRINI, ROJC, VERDUCCI e VERINI

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 13 OTTOBRE 2022

Riconoscimento giuridico dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti della storia della Resistenza e dell'età contemporanea

Onorevoli Senatori. – L'Istituto nazionale Ferruccio Parri rappresenta la continuità ideale e materiale con l'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (INSMLI), fondato nel 1949 da Ferruccio Parri e da un gruppo di intellettuali di diverso orientamento politico e culturale, protagonisti della Resistenza italiana. Nel 1947 essi avevano dato vita a tre istituti, a Torino, Genova e Milano, con l'obiettivo di raccogliere e preservare la documentazione dell'esperienza resistenziale. Nel 1948 il Consiglio superiore degli archivi di Stato decise di affidare ai tre istituti le carte del movimento di Liberazione. Sulla scorta di quella decisione Ferruccio Parri si fece promotore della nascita, a Milano, dell'Istituto nazionale, al fine di fornire un'impronta unitaria e coordinata a questo compito.
La funzione assegnata all'INSMLI era l'esito del riconoscimento politico e militare che il movimento di Liberazione aveva ottenuto dallo Stato, in quanto movimento armato operante nei territori del Nord occupati. Infatti, con gli accordi di Roma del dicembre 1944, il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI) era stato riconosciuto come unico organo politico legittimato a combattere gli occupanti tedeschi e i fascisti della Repubblica sociale italiana (RSI) attraverso le formazioni partigiane organizzate nel Corpo volontari della libertà (CVL).
Con la legge 16 gennaio 1967, n. 3 (Riconoscimento giuridico dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione), firmata dal Presidente del Consiglio dei ministri Aldo Moro, e promulgata dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, il riconoscimento della funzione svolta dagli istituti storici della Resistenza trovò formale riconoscimento nel quadro normativo dello Stato italiano il quale si fece carico di assegnare, attingendo dai propri organici, una parte del personale necessario al funzionamento dell'Istituto nazionale e della rete di istituti ad esso collegati, impegnandosi nel contempo a prevedere il sostegno finanziario alle attività svolte.
A distanza di circa 40 anni, la legge n. 3 del 1967 fu abrogata dal decreto legislativo 13 dicembre 2010, n. 212, un provvedimento che avrebbe dovuto perseguire l'obiettivo di eliminare leggi obsolete o superate da successive disposizioni normative, ma che al contrario, nel caso degli istituti storici della Resistenza, colpì una realtà viva e necessaria, per di più in espansione e in continuo aggiornamento metodologico e tematico.
In quel momento, infatti, l'INSMLI non solo era partecipe di un vivace dibattito storiografico e culturale di rango nazionale e internazionale ma coordinava una rete di più di sessanta istituti distribuiti sul territorio nazionale. Questa evidenza non fu, tuttavia, sufficiente a mantenere in vita la normativa che ne sanciva il riconoscimento giuridico da parte dello Stato.
L'abrogazione si collocava, in realtà, nel contesto di una temperie culturale di sostanziale indifferenza, quando non di aperta ostilità, nei confronti della discriminante « antifascista » sulla quale si erano fondati l'unità nella Resistenza e il patto politico e istituzionale dal quale scaturì la Costituzione. Patto in cui si riconoscevano le diverse culture politiche animatrici dei grandi partiti di massa, i quali saranno gli strumenti per la costruzione e l'organizzazione della democrazia repubblicana post bellica.
Letta in questa chiave la cancellazione del riconoscimento giuridico degli istituti storici della Resistenza, lungi dall'essere una mera operazione formale, assume, al contrario, il tratto ben più profondo di un vulnus inferto alla radice storica che lega indissolubilmente la nazione, nella sua connotazione democratica e repubblicana, alla vicenda unitaria e plurale che aveva animato la guerra partigiana e nutrito il patto costituzionale.
Una ferita anche morale, incisa sui già rilevanti problemi legati alle difficoltà della finanza pubblica, acuite dalla crisi finanziaria internazionale iniziata nel 2008. A partire da allora le attività dell'INSMLI hanno sofferto, e tutt'ora soffrono, delle difficoltà che hanno investito nel nostro paese una parte rilevante del mondo della cultura e della ricerca. Difficoltà che solo molto parzialmente hanno potuto essere attenuate dagli interventi della finanza pubblica locale e regionale, anch'essa colpita duramente da consistenti tagli di risorse. Tutto ciò non poteva non avere conseguenze negative, tanto sul versante della ricerca quanto su quello della didattica e delle attività di servizio, quali l'aggiornamento e l'apertura delle biblioteche e degli archivi.
Nonostante questo complicato scenario, la realtà degli istituti storici della Resistenza ha continuato a svilupparsi e ad aggiornarsi, consolidando la struttura « reticolare », che costituisce, certamente, un tratto di originalità e ricchezza da preservare. Al maggio 2017 risale l'ultima rilevante trasformazione dell'Istituto nazionale, da quel momento intitolato al suo fondatore Ferruccio Parri e configurato secondo l'articolazione a rete che ne connota l'insediamento sul territorio nazionale « Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea » è, dunque, l'attuale denominazione dell'istituzione culturale per la quale, con il presente disegno di legge, si propone il riconoscimento giuridico, nonché il conseguente sostegno da parte dello Stato italiano.
La Rete dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri raccoglie gli istituti storici della Resistenza presenti sul territorio nazionale e comprende, inoltre, altre tipologie di istituzioni operanti nell'ambito della conservazione e della valorizzazione della memoria collegata alle vicende del fascismo, dell'antifascismo, della Resistenza, della deportazione, della Shoah e, in senso più ampio, della storia dell'età contemporanea e delle sue connessioni con i diversi ambiti territoriali.
Nel suo rinnovato profilo l'Istituto nazionale Ferruccio Parri rende esplicito il riferimento, oltre che alla Resistenza, all'intero campo della storia contemporanea, confermando e assumendo sul piano metodologico la necessità di collocare l'esperienza della guerra e della Resistenza nel quadro più ampio della storia del Novecento. Complessivamente si può affermare che il lavoro degli istituti aderenti alla Rete costituisce ormai, nel suo insieme, una voce autorevole e insostituibile nel campo del dibattito storiografico.
Non meno rilevante è la funzione che gli istituti della Rete hanno assunto nel campo della didattica e della stessa formazione dei docenti. Una funzione già presente dai primi anni di attività che nel corso degli anni si è affinata promuovendo un imponente lavoro di innovazione, indispensabile per valorizzare al meglio le nuove acquisizioni scientifiche, cogliendo le enormi potenzialità offerte dal web, così come dalle nuove tecnologie, sia per l'attività di formazione dei docenti sia per le offerte didattiche rivolte alla platea dei discenti.
Gli archivi e le biblioteche dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri e degli istituti della Rete costituiscono il primario elemento qualificante di un'istituzione di ricerca. Inizialmente dedicati in modo pressoché esclusivo alla documentazione politica e militare della Resistenza, gli archivi si sono arricchiti nel corso del tempo di una vasta serie di acquisizioni di materiali di differente natura: documenti cartacei, fotografie, manifesti, diari, testimonianze orali, audiovisivi, ecc. Fanno oggi parte del patrimonio archivistico dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri circa 350 fondi, mentre archivi di notevoli proporzioni e qualità sono raccolti in molti istituti regionali e locali. Un insieme che si configura come un vero e proprio « archivio della società civile italiana », in costante arricchimento, che oggi è chiamato a un'ulteriore sfida di innovazione nel campo attualissimo della « digitalizzazione ».
Le biblioteche sono l'altra struttura portante degli istituti della Rete: alcune sono diventate biblioteche specializzate di livello universitario; in generale, esse costituiscono un punto di riferimento importante nei rispettivi territori, particolarmente in quelli meno dotati di strutture e servizi culturali. Il patrimonio bibliotecario complessivo è cresciuto nel tempo e supera ormai il milione di volumi, cui si aggiunge un importante segmento che qualifica il sistema: una cospicua emeroteca che oggi raccoglie più di 6500 testate. La grandissima parte delle biblioteche e delle emeroteche è aperta al pubblico, non solo degli specialisti.
Bastino questi numeri sommari a dimostrare come gli archivi e le biblioteche dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri costituiscano un patrimonio di grandissimo rilievo per la comunità nazionale che rappresenta di per sé il primo fondamento, anche materiale, su cui poggia l'esigenza di reintrodurre, con legge dello Stato, il riconoscimento giuridico della Rete di istituzioni preposte alla loro conservazione e valorizzazione. Un passaggio indispensabile, ancor più nel momento in cui è possibile, attraverso i processi di « digitalizzazione » che anche il Piano nazionale di ripresa resilienza (PNRR) ritiene prioritari, cogliere l'occasione per compiere un ulteriore salto di qualità al fine di modernizzare e ampliare la fruibilità di quel patrimonio, soprattutto sul versante della didattica.
L'attività di ricerca svolta dalla Rete e dall'Istituto nazionale Ferruccio Parri si è molto ampliata e differenziata nel corso del tempo, arrivando a coprire una vasta gamma di temi afferenti alla storia della società contemporanea. Accanto a progetti di scala nazionale, la struttura reticolare degli istituti ha favorito l'approfondimento della multiforme esperienza storica delle realtà locali, senza tuttavia rinunciare agli opportuni inquadramenti di sintesi complessiva, ma che non sempre hanno potuto perfezionarsi stanti la scarsità di risorse e la conseguente impossibilità di allargare a tutto il Paese tematiche e ricerche che pure lo avrebbero meritato.
Per ciò che riguarda la ricerca e la pubblicistica il lavoro svolto dagli istituti storici della Resistenza ha trovato riscontro dal 1949 sulla rivista dell'Istituto nazionale, « Il movimento di liberazione in Italia », che dal 1972 ha assunto il nuovo titolo di « Italia contemporanea »; nonché sulle molte riviste edite a cura degli istituti regionali e locali. Nel loro insieme le collezioni documentano compiutamente le innovazioni tematiche e metodologiche susseguitesi negli anni. Non meno significativo è il vasto campo di pubblicazioni monografiche: centinaia i titoli prodotti dall'attività di ricerca dell'Istituto nazionale, che oggi alimenta quattro collane, nelle quali trova esito, in particolare, il lavoro di diversi giovani ricercatori. A questa produzione si affianca quella degli istituti della Rete che pubblicano in molti casi con case editrici locali, ma talvolta anche con case editrici di livello nazionale.
Un capitolo non meno importante dell'attività riguarda le mostre e i musei. Le mostre, utilizzate già nell'immediato dopoguerra per far conoscere il movimento di Liberazione anche nei Paesi vicini, costituiscono una delle risorse più efficaci per la divulgazione dei contenuti del lavoro di ricerca, in grado di coinvolgere un pubblico più ampio dei soli studiosi e di documentare i passi avanti della ricerca. Al tempo stesso sono cresciute anche le esperienze espositive di carattere museale, attive ormai in molte regioni e realtà locali, in attesa che il Museo nazionale della Resistenza possa costituire in futuro un riferimento comune.
Le nuove tecnologie e il web hanno coinvolto la Rete in un intenso percorso di innovazione. Ogni istituto va dotandosi di un proprio sito quale indispensabile strumento di informazione e, dal 2012, essi sono presenti e attivi anche sui social network più frequentati. Il complesso delle attività mostra che gli istituti costituiscono un presidio tecnicamente e metodologicamente avanzato nel campo della ricerca e della didattica, costituendo un punto di riferimento di tutto rilievo nel panorama culturale italiano.
La collaborazione tra l'Istituto nazionale Ferruccio Parri e i Ministeri della cultura e dell'istruzione che si sono succeduti è stata ed è, in tutto il lungo arco temporale che abbiamo alle spalle, il fronte concreto sul quale più significativamente lo Stato ha dato sostegno alla Rete, in particolare attraverso l'assegnazione ad essa di un importante contingente di personale docente. È in virtù di tale rapporto che si sono potute sviluppare le attività di formazione dedicate al calendario civile della Repubblica di cui fanno ormai parte integrante la Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo. Occasioni per le quali molte istituzioni locali e molte scuole si rivolgono alla Rete degli istituti affinché il momento celebrativo e rievocativo si arricchisca con l'apporto di conoscenza che l'approccio storico documentale può offrire.
Nei 73 anni che ci separano dalla fondazione dell'INSMLI la Rete si è ampliata e ha vissuto molti cambiamenti. Malgrado le difficoltà gli istituti hanno operato e sono cresciuti fornendo una vasta gamma di servizi alla comunità nazionale e ottenendo il riconoscimento dei molti soggetti che se ne avvalgono, dal livello nazionale alle comunità locali.
Tutto ciò nel solco delle innovazioni intervenute nello stesso rapporto tra storia e memoria. Tra queste, una delle più significative per la rilevanza assunta, è senz'altro il progetto dei luoghi di memoria. Una realtà che si è venuta organizzando nella rete dei « Paesaggi della Memoria », e che ha proprio i luoghi quale elemento cardine, in ragione della loro efficacia nel rivelare, rilevare e riconoscere le tracce, materiali e immateriali, che le vicende storiche hanno lasciato nel contesto locale.
La tragica esperienza dell'epidemia da COVID-19 ha modificato radicalmente le priorità che prima orientavano la vita della comunità nazionale. Tra questi mutamenti, alcuni portano con sé un forte richiamo all'esperienza storica del secondo dopoguerra, soprattutto nel riferimento al tema della « ricostruzione ». Essi toccano così alla radice anche la vita degli istituti, nel loro porre apertamente la questione del rapporto tra presente e passato, con una cogenza inattesa e urgente.
Gli istituti storici della Resistenza hanno certo il compito prioritario di indagare e trasmettere la trama primaria che accompagnò la nascita della Repubblica. Ma, nel momento in cui si tratta di affrontare la ricostruzione-riorganizzazione del Paese, il presente non può che interrogare il passato al fine di trovare risposte per il proprio futuro. Sul rapporto tra passato, presente e futuro si insedia l'impegno cui sono chiamate tutte le forze e le energie culturali. Di questo impegno il « Parri » e la sua Rete possono e debbono essere soggetti primari, ed è questa esigenza a rafforzare la necessità di reintrodurre nell'ordinamento italiano il loro riconoscimento giuridico da parte dello Stato.
La struttura reticolare sulla cui base è cresciuta nel corso degli anni la realtà degli istituti storici della Resistenza, e ora anche quella dei « Paesaggi della Memoria », ha consentito un diffuso radicamento sul territorio nazionale e una peculiare capacità nella raccolta dei documenti, nell'attività di ricerca e nella didattica, in aderenza alla molteplicità dei contesti regionali e locali che connotano la storia italiana. Il pur essenziale radicamento locale, tuttavia, non è sufficiente a qualificare in tutta la sua pregnanza il valore del patrimonio di materiali e di competenze accumulati nei decenni. Un valore che appartiene all'intera comunità nazionale e che deve trovare nel riconoscimento da parte dello Stato giusta e necessaria sanzione.

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.

(Riconoscimento giuridico dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea)

1. È riconosciuta la personalità giuridica all'Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, di seguito denominato « Istituto », erede materiale e morale dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia fondato nel 1949 in Milano da Ferruccio Parri.

2. Gli istituti associati e gli enti collegati all'Istituto costituiscono la Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, di seguito denominata « Rete », distribuita sul territorio nazionale. Le attività degli istituti associati alla Rete sono regolate da uno statuto coerente con i princìpi e le finalità indicate nello statuto dell'Istituto. Gli istituti associati e gli enti collegati si coordinano sul piano regionale o interregionale per sviluppare comuni attività di ricerca, formazione e didattica.

Art. 2.

(Assegnazione all'Istituto di personale
docente)

1. Il Ministero dell'istruzione, al fine di sostenere l'attività di sviluppo di competenze in ambito storico-sociale per un consapevole esercizio dei diritti e dei doveri di cittadinanza, ai sensi di quanto previsto nel protocollo d'intesa tra il Ministero dell'istruzione e l'Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, del 21 maggio 2020, e successivi rinnovi, assegna ogni anno all'Istituto un contingente di personale docente da collocare in posizione di comando.

2. Per le finalità di cui al comma 1, l'Istituto predispone, per ciascun anno scolastico, un piano di lavoro e di proposte, condiviso con gli istituti associati, che sottopone all'approvazione del Ministero dell'istruzione.

3. Gli atti d'intesa tra l'Istituto e il Ministero dell'istruzione, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, disciplinano le modalità di selezione del personale da collocare in comando e la sua assegnazione ai diversi istituti associati nella Rete.

Art. 3.

(Conservazione e valorizzazione del
patrimonio archivistico e bibliografico)

1. Il Ministero della cultura, al fine di sostenere l'attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio archivistico e bibliografico, e l'attività di ricerca, riconosce all'Istituto un finanziamento di 1.000.000 di euro annui a decorrere dall'anno 2023.

2. Il finanziamento di cui al comma 1 è destinato a sostenere progetti di ricerca a livello nazionale che coinvolgano gli istituti associati alla Rete secondo linee programmatiche approvate dall'assemblea dei soci e dagli organismi dirigenti dell'Istituto, che adotta, a tal fine, un apposito provvedimento e lo comunica al Ministero della cultura entro trenta giorni dalla sua adozione.

Art. 4.

(Rapporto annuale)

1. L'Istituto presenta annualmente un rapporto sull'attività svolta al Ministero dell'istruzione e al Ministero della cultura, nel quale sono indicati il riparto del personale docente comandato, di cui all'articolo 2, e quello delle risorse finanziarie di cui all'articolo 3.

Art. 5.

(Copertura finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, pari a 1.000.000 di euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2023-2025, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2023, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.