Senato della RepubblicaXVIII LEGISLATURA
N. 765
DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa dei senatori DONNO, PUGLIA, MININNO, ROMANO, MONTEVECCHI e Marco PELLEGRINI

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 7 AGOSTO 2018

Disposizioni in materia di obblighi per le aziende manifatturiere di sigarette e prodotti affini per la produzione di filtri naturali e biodegradabili

Onorevoli Senatori. – Lo studio per la riduzione dell'impatto ambientale da rifiuti derivati dall'attività del fumo da sigaretta richiede, necessariamente, di analizzare il processo di produzione dei filtri per le sigarette e le possibili alternative da adottare.
I filtri delle sigarette nei primi anni del secolo scorso erano costituiti prevalentemente da cellulosa, mentre oggi sono costituiti da una sostanza molto più resistente e non degradabile, cioè da acetato di cellulosa. Esso è una fibra artificiale composta da cellulosa e anidride acetica.
I due composti singolarmente hanno origini nobili, ma insieme formano una fibra molto resistente usata sia in campo tessile che nella composizione dei filtri delle sigarette. L'acetato di cellulosa è chiamato anche «seta sintetica» ed è molto utilizzato per l'abbigliamento degli sportivi. Questa fibra può essere ricavata non solo da fibre vegetali, ma anche da precedenti lavorazioni di prodotti agroalimentari determinando un vantaggio economico per le aziende manifatturiere di sigarette che acquistano a costo zero, o quasi, la materia prima.
I filtri delle sigarette, sono composti quasi interamente da acetato di cellulosa nonché da piccole quantità di carta e solventi usati per la loro produzione.
Il compito che essi svolgono è quello di trattenere una parte di fumo, il «tar» (residui della combustione), e particelle prodotte dalla combustione del tabacco e della carta.
Purtroppo, data la sua struttura chimica, la biodegradabilità di tali filtri può essere anche di quindici anni, quindi il problema legato all'inquinamento è molto alto, considerando gli oltre 1,5 miliardi di fumatori nel mondo.
Dallo studio condotto nel 2010 dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) emerge che l'uso voluttuario del tabacco comporta l'emissione nell'ambiente «di più di 4.000 sostanze chimiche, molte delle quali ad azione irritante, nociva, tossica e cancerogena». Durante la fase di combustione della sigaretta una parte degli agenti chimici prodotti viene inalata dal fumatore, una parte viene trattenuta dal filtro, una parte viene dispersa nell'ambiente esterno (fumo passivo), e un'altra parte immessa sempre nell'ambiente con la cenere. La porzione di sigaretta non fumata e il filtro costituiscono quella che viene comunemente chiamata cicca di sigaretta. Nelle cicche quindi è possibile trovare moltissimi inquinanti chimici come nicotina, benzene, composti organici volatili, polonio-210 e acetato di cellulosa, una materia plastica di cui è costituito il filtro. Tenuto conto del consumo annuale di sigarette in Italia, è stato calcolato che il carico nocivo immesso con le cicche in ambiente ammonta a diverse centinaia di tonnellate.
Poiché le cicche di sigaretta contengono prodotti tossici, nocivi, irritanti e cancerogeni, sulla base della normativa inerente la classificazione delle sostanze pericolose, queste dovrebbero essere classificate come preparati pericolosi e come tali dovrebbero essere trattate. Contrariamente a questo principio, invece, esse vengono immesse in ambiente in modo selvaggio senza nessun criterio.
Come confermato dal suindicato studio anche l'acetato di cellulosa, materiale costitutivo dei filtri, contribuisce alla contaminazione ambientale. Infatti, per ogni cicca gettata viene immesso un quantitativo di particolato pari a 20 mg, il che significa che complessivamente con le cicche finiscono nell'ambiente circa 1.400 tonnellate di materiale particellare contenente centinaia di composti tossici, nocivi e cancerogeni.
Come sostengono alcuni autori, «anche la sostanza costitutiva del filtro, l'acetato di cellulosa, costituisce un rischio per l'ambiente. Questa sostanza infatti è fotodegradabile, ma non biodegradabile. Di conseguenza, dopo l'attacco dei raggi UV, viene dispersa nel suolo e nelle acque. Ogni filtro ne contiene circa 170 mg. Considerando il consumo annuale di sigarette in Italia, risulta che complessivamente finiscono in ambiente 12.240 tonnellate di acetato di cellulosa» (Novotny T.E., Lum K., Smith E., Wang V., Barnes R., Cigarettes Butts and Case for an Environmental Policy on Hazardous Cigarette Waste. Int. J. Environ. Res 2009; 6: 1691-1705).
Purtroppo, il carico nocivo immesso in ambiente con le cicche è rilevante: si passa dalla nicotina (324 tonnellate), al polonio-210 (1.872 milioni di Bq), composti organici volatili – COV (1.800 tonnellate), gas tossici (21,6 tonnellate), catrame e condensato (1.440 tonnellate), per finire con l'acetato di cellulosa (12.240 tonnellate).
Pertanto, è facilmente intuibile come le cicche di sigaretta costituiscano a tutti gli effetti un rifiuto pericoloso, in quanto contengono le stesse migliaia di sostanze chimiche pericolose presenti nel fumo (tra cui agenti cancerogeni, mutageni, co-cancerogeni, sostanze tossiche, nocive, irritanti, ecc.), e che come tali dovrebbero essere gestite. Attualmente, alcune imprese hanno scelto di investire sui filtri di pura cellulosa ottenuta da legname di foreste gestite sostenibilmente, certificati FSC (Forest Stewardship Council, principale meccanismo di garanzia sull'origine del legno o della carta) e biodegradabili.
Da questa consapevolezza nasce il presente disegno di legge, il quale si pone come obiettivo quello di stabilire un obbligo, in capo alle imprese manifatturiere di sigarette, di produrre e quindi utilizzare un filtro biodegradabile ed ecologico diverso dall'attuale filtro che, invece, è composto da acetato di cellulosa fortemente impattante sia sull'ambiente che sulla salute umana.

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.

1. Fatto salvo quanto previsto dalla normativa dell'Unione europea, sono vietate la commercializzazione e la distribuzione di sigarette, sigari e prodotti affini dotati di filtri non biodegradabili.

2. I produttori di filtri per sigarette, sigari e prodotti affini sono obbligati ad utilizzare esclusivamente fibre naturali e biodegradabili. Compatibilmente con la vigente normativa in materia, su ciascuna confezione unitaria di un prodotto da fumo e sull'eventuale imballaggio deve essere indicata la composizione dei filtri. L'etichetta, recante le indicazioni di cui al presente comma, deve essere inamovibile, indelebile e pienamente visibile.

3. Coloro che importano i prodotti di cui al comma 1 devono acquisire apposita certificazione d'idoneità alla distribuzione, alla commercializzazione e al consumo del prodotto da fumo.

4. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro della salute, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i requisiti di idoneità dei prodotti, nonché le procedure per le relative certificazioni, di cui al comma 3.