Legislatura 19ª - 1ª e 2ª riunite - Resoconto sommario n. 53 del 19/02/2025
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IN SEDE REFERENTE
(1236) Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, approvato dalla Camera dei deputati
(Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta di ieri, martedì 18 gennaio.
Riprende la votazione degli emendamenti, a partire da quelli riferiti all'articolo 26.
La relatrice STEFANI (LSP-PSd'Az) esprime parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 26.
Il sottosegretario MOLTENI esprime parere conforme a quello della relatrice.
Si passa alla votazione degli identici 26.1, 26.2, 26.3 e 26.4.
Il senatore BAZOLI (PD-IDP) esprime considerazioni molto critiche sull'articolo 26 del disegno di legge in titolo che, da un lato, istituisce il nuovo delitto di rivolta all'interno di un istituto penitenziario, introducendo l'articolo 415-bis nel codice penale, e, dall'altro, stabilisce l'aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi se commesso all'interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute. Riguardo a tale aggravante, ritiene incomprensibile come si sia potuto commettere, in fase di redazione del testo, un errore giuridicamente così grave. Infatti, affinché si realizzi la fattispecie di cui all'articolo 415 del codice penale, su cui poi andrebbe calcolata l'aggravante, è necessario che l'istigazione avvenga pubblicamente. Ciò evidentemente non si verifica se l'istigazione si concretizza con scritti diretti a persone detenute.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) ritiene che la norma in esame rappresenti bene la filosofia che ispira l'intero provvedimento, quella di un Governo che non tiene conto della sofferenza delle persone detenute. Peraltro, tali misure non sono in grado di risolvere le criticità degli istituti penitenziari, né le situazioni di emarginazione sociale che favoriscono la commissione di delitti. Si dovrebbe invece ricorrere meno alla detenzione e prevedere misure di recupero e reinserimento nella società civile. Auspica quindi l'approvazione degli emendamenti soppressivi dell'articolo 26.
Il senatore SCALFAROTTO (IV-C-RE) ritiene che l'articolo 26 sia una delle norme più criticabili del testo in esame, soprattutto se correlato al decreto-legge n. 92 del 2024 (cosiddetto "decreto carceri"). Si conferma infatti l'approccio esclusivamente afflittivo del Governo in materia di istituti penitenziari, che non tiene conto della finalità rieducativa della pena.
La situazione di sovraffollamento delle carceri - anche a causa della produzione normativa del Governo, che con il disegno di legge in esame ha introdotto sanzioni detentive pari a 417 anni - è addirittura peggiore rispetto a quella del 2013, quando l'Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti umani con la sentenza Torreggiani per la violazione dell'articolo 3 della CEDU, tanto da indurre l'allora presidente della Repubblica Napolitano a sollecitare un intervento del Parlamento con l'istituto del messaggio.
Vi sono poi istituti penitenziari fatiscenti, come il carcere di Sollicciano, dove le condizioni di vita sono disumane, soprattutto dal punto di vista igienico, e manca anche il personale di polizia penitenziaria, che cerca di ottenere il trasferimento in altra struttura non appena possibile.
A suo avviso, anziché programmare la costruzione di nuovi istituti penitenziari, come preannunciato dal Governo, per un totale di settemila posti in più, che non saranno comunque sufficienti a fronte di un fabbisogno di dodicimila circa, sarebbe preferibile ricorrere all'istituto della liberazione anticipata, magari alzando da 45 a 60 giorni la riduzione di pena per ogni semestre di pena scontata. Ritiene particolarmente grave, infine, che la resistenza passiva, manifestata anche con il rifiuto del cibo, sia equiparata agli atti di violenza e minaccia e quindi punita con la reclusione da due a cinque anni.
La senatrice LOPREIATO (M5S) ritiene aberrante l'equiparazione tra resistenza passiva e condotta violenta, sia perché si tratta di condotte di diversa gravità che andrebbero sanzionate in modo differente sia perché è inaccettabile che si pretenda di costringere al silenzio i detenuti, anche quando intendano denunciare la drammatica situazione nelle carceri. Cita come esempio i detenuti del carcere di Viterbo, che hanno lamentato in modo garbato le condizioni inumane in cui scontano la pena. Conclude, ricordando che la detenzione dovrebbe mirare alla rieducazione del condannato.
Posti congiuntamente ai voti, gli emendamenti identici 26.1, 26.2, 26.3 e 26.4 sono respinti.
In assenza del proponente, il senatore GIORGIS (PD-IDP) fa proprio l'emendamento 26.5.
Il senatore CATALDI (M5S) annuncia il voto favorevole del Gruppo sulla proposta in esame, volta a sostituire l'articolo 26 con una norma di buonsenso, cioè l'ammodernamento dei sistemi di videosorveglianza interna agli istituti penitenziari.
Formula considerazioni critiche sulla politica esclusivamente repressiva del Governo, confermata dalla clausola di invarianza finanziaria inserita all'articolo 38, a testimonianza della indisponibilità a cercare soluzioni differenti.
Ricorda che dalle audizioni sono emerse le molte criticità degli istituti penitenziari, dove accade che nove persone siano recluse in una cella, costrette a stare in piedi per il poco spazio. Bisognerebbe allora intervenire con investimenti in materia di edilizia penitenziaria e il ricorso a misure alternative alla detenzione, oltre a interventi per rimuovere le cause di emarginazione sociale. Già il sociologo francese Michel Foucault, nel suo saggio "Sorvegliare e punire", aveva spiegato che la prigione è un modo di esercitare il potere incutendo timore ai cittadini e che tuttavia questa esigenza di controllare, sorvegliare e punire riflette in realtà un sentimento di paura.
Posto ai voti, l'emendamento 26.5 è respinto.
Si passa alla votazione dell'emendamento 26.6.
Il senatore BAZOLI (PD-IDP) annuncia il proprio voto favorevole sull'emendamento in esame, che propone di sostituire l'articolo 26 con la previsione di assunzioni straordinarie di unità di polizia penitenziaria. La norma in esame, invece, è paradigmatica dell'approccio intimidatorio sotteso al provvedimento nel suo complesso, che si manifesta nei confronti non solo dei detenuti, ma anche di altri soggetti sociali avversati dalla maggioranza, come gli attivisti per il clima e i migranti.
Evidenzia che, con l'articolo 34, si stabilisce che l'aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi e il delitto di rivolta all'interno di un istituto penitenziario rientrano nel catalogo dei reati ostativi per la concessione di benefici penitenziari, al pari dei reati di mafia. Tale trattamento è poi esteso anche ai migranti trattenuti nei centri per il rimpatrio con il successivo articolo 27.
Ribadisce che l'equiparazione della resistenza passiva agli atti violenti è una operazione spregiudicata dal punto di vista giuridico, in quanto atti di differente gravità dovrebbero essere sanzionati in modo diverso.
La senatrice PIRRO (M5S) annuncia il voto favorevole del Movimento 5 stelle sull'emendamento in esame e sui successivi. Ritiene che, prima di legiferare in materia penitenziaria, sarebbe opportuno visitare quelle carceri che sono citate dalla cronaca per qualche episodio di rivolta o per il suicidio di detenuti o agenti di polizia penitenziaria, purtroppo sempre più frequenti. Evidenzia che il grado di civiltà di un Paese si denota non tanto dalla puntualità dei treni, quanto piuttosto dal trattamento riservato dallo Stato ai detenuti, che spesso sono persone emarginate socialmente ed economicamente, che non possono neanche accedere alle misure alternative, come invece accade per i cosiddetti "colletti bianchi". Conferma di aver constatato che, nel carcere di Viterbo, le condizioni di vita sono inumane, anche a causa della mancanza di servizi igienici nelle celle, e insopportabili perfino per gli agenti di polizia penitenziaria, i quali subiscono un abbrutimento che talvolta li fa diventare carnefici.
Posto ai voti, l'emendamento 26.6 è respinto.
In assenza dei proponenti, il senatore GIORGIS (PD-IDP) fa propri gli emendamenti 26.7 e 26.8 che, posti separatamente ai voti, sono respinti.
Si passa alla votazione dell'emendamento 26.9.
Il senatore GIORGIS (PD-IDP) sottolinea che la proposta in esame è volta a migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari attraverso l'assunzione di personale, compreso quello dirigenziale e amministrativo, che attualmente è molto al di sotto delle piante organiche.
Si intende in questo modo rispondere alle criticità degli istituti penitenziari, proponendo interventi differenti da quelli previsti dal testo, che sono invece destinati a peggiorare il sovraffollamento. In particolare, si dovrebbe applicare in modo più esteso l'istituto delle misure alternative alla detenzione, evitando che siano discriminati proprio i soggetti più fragili, per i quali non è possibile una presa in carico, in quanto non hanno neanche un alloggio idoneo dove scontare la pena.
Posto ai voti, l'emendamento 26.9 è respinto.
In assenza del proponente, il senatore GIORGIS (PD-IDP) fa proprio l'emendamento 26.10 che, posto ai voti, è respinto.
Gli emendamenti da 26.11 a 26.19 sono improponibili.
In assenza dei proponenti, il senatore GIORGIS (PD-IDP) fa propri gli emendamenti 26.20 e 26.21 che, posti separatamente ai voti, sono respinti.
Gli emendamenti da 26.22 a 26.28 sono improponibili.
Si passa alla votazione degli identici 26.29, 26.30 e 26.31.
Il senatore BAZOLI (PD-IDP) chiede di aggiungere la propria firma agli emendamenti in esame, volti a sopprimere la lettera a) del comma 1, che contiene un grave errore giuridico, con la previsione di un'aggravante collegata a una condotta base di tipo diverso. Insiste, quindi, affinché si provveda a modificare tale norma, nel caso che si prospetti davvero la possibilità di una terza lettura del provvedimento.
La senatrice MUSOLINO (IV-C-RE) concorda con il senatore Bazoli sulla impossibilità di collegare un'aggravante - per l'istigazione a disobbedire alle leggi a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute - al reato di cui all'articolo 415 del codice penale, che richiede invece il requisito della condotta pubblica. Si tratta di una norma aberrante e inapplicabile, che è necessario correggere.
Posti congiuntamente ai voti, gli identici 26.29, 26.30 e 26.31 sono respinti.
Si passa alla votazione degli identici 26.32 e 26.33.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) ritiene inaccettabile punire anche la resistenza passiva quando le condizioni di vita dei detenuti, costretti in tre in celle di nove metri quadri, in edifici fatiscenti, sono inaccettabili. Bisognerebbe poi definire meglio il concetto di resistenza passiva, perché sarebbe assurdo sanzionare, per esempio, il rifiuto del cibo o di muoversi. Del resto, è prevedibile che vi siano tensioni in carceri come San Vittore, dove è recluso il doppio dei detenuti rispetto ai posti disponibili, mentre gli agenti sono la metà della pianta organica. Bisognerebbe allora ridurre il sovraffollamento, prevedendo misure alternative a cominciare dai tossicodipendenti, che dovrebbero essere trasferiti in strutture adeguate. Per esaminare i singoli casi, tra l'altro, occorre assumere il personale necessario. In sostanza, bisognerebbe prevenire le situazioni di disagio, recuperando le persone, invece di costringerle a vivere in condizioni estreme, con una impostazione che è l'opposto di quella proposta dal Governo.
Posti congiuntamente ai voti, gli identici 26.32 e 26.33 sono respinti.
È quindi posto ai voti l'emendamento 26.34, che risulta respinto.
Si passa alla votazione degli identici 26.35 e 26.36.
Il senatore SCALFAROTTO (IV-C-RE) annuncia il proprio voto favorevole sulle proposte in esame, volte a sopprimere la norma che equipara gli atti violenti alla resistenza passiva agli ordini impartiti. Ricorda che nella storia vi sono esempi illustri di lotta non violenta e resistenza passiva per ottenere trattamenti più dignitosi, come quello di Gandhi. Considerata l'attuale situazione delle prigioni, nelle quali spesso sono imposti trattamenti inumani e non si corrisponde alle esigenze rieducative del condannato, come invece previsto all'articolo 27 della Costituzione, è indispensabile consentire ai detenuti di far presenti le loro istanze. Sarebbe assurdo prevedere una sanzione penale aggiuntiva a fronte di un comportamento non violento, come il rifiuto di mangiare. Sarebbe quindi opportuno quanto meno precisare gli ordini a cui il detenuto non può opporre neanche resistenza passiva.
Posti congiuntamente ai voti, gli identici 26.35 e 26.36 sono respinti.
Posti separatamente ai voti, sono respinti gli emendamenti 26.37 e 26.38.
La Commissione conviene, su richiesta del senatore GIORGIS (PD-IDP), di accantonare nel prosieguo delle votazioni gli emendamenti 26.39, 26.40, 26.41, 26.42 e 26.0.9 da trattare in una prossima seduta.
Posti separatamente ai voti sono quindi respinti gli emendamenti 26.43, 26.44, 26.45 e 26.0.2.
Il senatore GIORGIS (PD-IDP) interviene per annunciare il proprio voto favorevole sull'emendamento 26.0.3, richiamando l'attenzione della Commissione sulla necessità di porre maggiore attenzione al tema delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) dedicate alle persone che, soffrendo di patologie psichiatriche, dovrebbero poter scontare la pena in strutture a loro dedicate che, al momento, sono poche e insufficienti alle necessità. Su questo tema, senza voler necessariamente riaprire una discussione di carattere generale, sarebbe indispensabile acquisire non solo informazioni dettagliate dal Governo, ma anche approfondire i relativi intenti. Chiunque dei parlamentari abbia visitato un qualunque carcere avrà potuto rendersi conto quanto sia grande il disagio che la malattia psichiatrica produce e quanto siano insufficienti i mezzi per fare fronte a questo delicatissimo tema. La questione della sanità all'interno delle carceri è una di quelle a cui il Governo non si può sottrarre e su cui, purtroppo, negli ultimi due anni non si è fatto assolutamente nulla mentre i governi precedenti avevano almeno cominciato a far fronte alla questione a partire dagli investimenti in termini di strutture e risorse umane. Prima ancora che una questione politica quello della malattia psichiatrica nelle carceri è un tema di civiltà sociale e giuridica sul quale aprire un confronto reale tra le forze politiche rappresenta anzitutto un atto di responsabilità a cui né la maggioranza né l'opposizione dovrebbero sottrarsi.
Interviene quindi il senatore SCALFAROTTO (IV-C-RE) che, nell'annunciare il voto favorevole del suo Gruppo sull'emendamento 26.0.3, ricorda come per definizione gli incapaci di intendere e di volere non siano punibili. Il concetto di colpevolezza implica infatti la consapevolezza di un soggetto di porre in essere un'azione criminosa. Qualunque magistrato che verifichi processualmente l'incapacità di un soggetto che ha commesso un reato dovrebbe inviarlo in una REMS soprattutto dopo la giusta soppressione degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Tuttavia le REMS non ci sono e quelle che esistono sono poche e con grandi difficoltà di funzionamento, in ogni caso non sufficienti alle necessità dell'ordinamento giudiziario. Quello del trattamento della malattia psichiatrica nelle strutture detentive è un tema rilevantissimo che implica una formazione specifica del personale che deve possedere competenze di carattere sanitario mentre, ovviamente, ne sono sprovvisti gli operatori carcerari che si trovano impropriamente ad affrontare il trattamento di persone affetto da queste patologie. In sostanza, la reclusione in ordinarie strutture detentive di queste persone diventa un problema di malessere e disagio per tutta la comunità carceraria. Ricorda infine che proprio nel gennaio 2022 la Corte EDU ha condannato l'Italia per aver tenuto in un carcere e non in una REMS un malato psichiatrico pertanto, investire finanziariamente sulle REMS sarebbe, oltre che necessario per le persone malate e per la vivibilità delle altre persone recluse, indispensabile anche per rispondere alle legittime richieste della polizia penitenziaria che non ha la formazione necessaria per affrontare questo tipo di problematiche all'interno delle carceri.
La senatrice MUSOLINO (IV-C-RE) interviene a sua volta per ricordare che in Sicilia, regione piuttosto popolosa, le REMS sono solo due per un totale di trentacinque posti disponibili per un fabbisogno molto più ampio. La visita di queste strutture rende evidenti le problematiche di gestione di soggetti che, in quanto malati, avrebbero diritto ad essere seguiti dal personale sanitario con una specifica attenzione alla storia di ciascuno, siano invece inseriti in una ordinaria struttura detentiva; non tenerne conto mette a rischio la vita e la salute non solo di queste persone ma anche di quella di tutti coloro che vivono reclusi a partire dalla polizia penitenziaria. Ricorda poi la storia dolorosa, molto famosa sui social, di un detenuto malato psichiatrico che si è tolto la vita in carcere, che avrebbe in realtà dovuto scontare la propria reclusione all'interno di una REMS. Anche queste persone hanno diritto ad una vita dignitosa e lo stesso dovrebbe accadere sia per tutti gli appartenenti alla polizia penitenziaria sia per tutta la popolazione carceraria.
L'emendamento 26.0.3 posto ai voti è respinto.
Il senatore SCALFAROTTO (IV-C-RE), intervenendo in dichiarazione di voto sull'emendamento 26.0.6, richiamando brevemente le argomentazioni già svolte invita la maggioranza a non porsi ideologicamente nell'affrontare il tema carcerario ma piuttosto fare i conti con le cause del malessere di questo mondo, capire le cause del malessere e non illudersi, con il pretesto della sicurezza, di curare il sintomo scambiandolo per la malattia.
Posto ai voti, l'emendamento 26.0.6 è respinto. Con separate votazioni, sono quindi respinti gli emendamenti 26.0.7, 26.0.8, 26.0.10, 26.0.11, 26.0.16, 26.0.17, 26.0.18 e 26.0.19.
Il senatore SCALFAROTTO (IV-C-RE) interviene per annunciare il proprio voto favorevole sull'emendamento 26.0.20 e per sottolineare la necessità di guardare alle carceri in un'ottica culturale più ampia per la quale si rendono necessarie assunzioni non solo di personale di polizia penitenziaria ma anche di altre figure come ad esempio quella dei mediatori culturali posto che ormai nelle carceri sono presenti persone provenienti da culture etniche molto diverse. Sarebbe indispensabile utilizzare le risorse disponibili per creare staff che possano gestire con competenza una situazione carceraria diventata ormai molto complessa.
L'emendamento 26.0.20 posto ai voti è respinto. Successivamente, la Commissione respinge l'emendamento 26.0.24.
Il senatore SCALFAROTTO (IV-C-RE) interviene per annunciare il proprio voto favorevole sull'emendamento 26.0.25 e per sostenere la necessità di porre in atto tutte le misure alternative alla detenzione che l'ordinamento mette a disposizione. La concezione del carcere come unica risposta alla commissione di reati poteva forse andare bene all'inizio del secolo scorso ma attualmente è assolutamente insufficiente per una società complessa che, invece, ha un preciso interesse a operare tutte le possibili procedure trattamentali per il reinserimento del reo ed evitare, il più possibile, le recidive. È infatti un dato scontato che prima o poi tutti escano dal carcere: un Governo che abbia realmente a cuore la sicurezza dei suoi cittadini ha un preciso interesse al recupero del reo e il carcere, notoriamente, non è il miglior viatico. L'emendamento in questione è pertanto finalizzato a introdurre nell'ordinamento una lettura in chiave evolutiva della sanzione penale.
Posto ai voti, l'emendamento 26.0.25 è respinto.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 20,30.