Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 309 del 28/05/2025

Su un recente caso di femminicidio

PAITA (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAITA (IV-C-RE). Signora Presidente, ho chiesto la parola perché mi è sembrato doveroso, alla ripresa dei nostri lavori, ricordare il terribile episodio avvenuto proprio ieri: una quattordicenne, Martina Carbonaro, è stata ritrovata a Napoli, uccisa dal proprio fidanzato di 19 anni. L'omicida ha 19 anni e Martina ne aveva 14: è stata uccisa in circostanze incredibili, con una pietra, poi nascosta. Un'immagine cruenta, ma soprattutto un'immagine di dolore, che noi tutti proviamo a saperci inermi di fronte a un fenomeno che riguarda in generale i femminicidi, ma che in particolare sta assumendo i connotati di una vicenda che riguarda anche gli adolescenti e i giovani.

Questo è l'aspetto che vorrei mettere in evidenza, signora Presidente, per chiedere immediatamente a quest'Assemblea una seduta straordinaria alla presenza dei Ministri competenti, tra cui la ministra Roccella, perché quello a cui dobbiamo volgere lo sguardo è il tentativo di provare a mettere in atto una strategia che riguardi l'educazione sentimentale, l'educazione dei nostri ragazzi, un processo di formazione. (Applausi).

Colleghi, sto provando a dire che, oltre al tema della repressione, oltre al tema dei reati, oltre al tema degli strumenti per contrastare la violenza, come i braccialetti elettronici (questioni di cui abbiamo dibattuto e su cui ci siamo impegnati comunemente), abbiamo un dovere in più, che si palesa oggi più che mai, ma che era già accaduto nella vicenda Cecchettin e in tante altre vicende. Mi riferisco al tema che riguarda quella fascia di giovani che non sanno accettare un rifiuto, che non sono educati all'affettività nel modo giusto e che richiedono da parte nostra uno sforzo formativo che sia davvero la priorità assoluta di quei Ministeri.

Pertanto, signora Presidente, glielo dico col cuore spezzato perché, quando si leggono queste cose e si hanno figli in giovane età, ci si rende conto di essere davvero completamente disarmati intorno a una vicenda che sta prendendo connotati inquietanti. È la priorità per noi, per il nostro Gruppo, immagino anche per tanti altri colleghi di opposizione e di maggioranza: dateci la possibilità di discutere in modo serio, pacato, se è possibile anche trasversale, all'interno di quest'Aula, perché abbiamo un'emergenza nazionale che non possiamo più sottacere (Applausi) e perché è nostro dovere farci carico di un'azione che non sarà risolutiva, ma che provi almeno a contrastare qualcosa senza lasciare sole né le famiglie, né la scuola, né l'attività istituzionale di fronte a un'esigenza che va oltre tutti noi e richiede però il massimo della responsabilità e dell'urgenza. (Applausi).

LOPREIATO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOPREIATO (M5S). Signora Presidente, prendo parola, devo dire la verità, con il cuore pesante, in primis come madre. Quando questa mattina mi è stato riferito quello che è successo ad Afragola (praticamente a un passo da dove abito io, ma poteva essere in qualsiasi parte dell'Italia) alla piccola Martina, come madre mi sono sentita veramente crollare il mondo, perché pensavo a sua madre: avere una figlia di 14 anni, una fanciulla, una ragazzina, che dovrebbe pensare al primo amore, a giocare, e invece ha incontrato il fidanzatino, ora ex fidanzatino (lasciamo stare gli aggettivi per il ragazzo stesso), nel solito luogo, e pensare che è andata lì senza sapere come si sarebbe evoluta la situazione.

Ho pensato alla situazione come avvocato e non mi abituerò mai a questi eventi. Ho pensato a questa situazione e a questo evento come parlamentare. Ebbene, signora Presidente, noi parliamo di femminicidio, ora abbiamo un disegno di legge in Commissione e abbiamo parlato delle problematiche inerenti ai braccialetti elettronici, però quando sento di questi eventi, specialmente quando colpiscono minorenni (una quattordicenne in questo caso), mi viene da pensare che abbiamo la responsabilità di fare qualcosa in più. Spesso abbiamo sottolineato l'importanza, come testé anticipato dalla collega, di incidere in maniera più precisa quando si formano i fanciulli, quindi dalla scuola. Dobbiamo pertanto intervenire con insegnanti che siano formati, con una spiegazione attenta e precisa dell'affettività. Questi ragazzi oggi vivono esempi che li portano a fare cose che sono veramente da rabbrividire e purtroppo la cronaca ci insegna che sono sempre più frequenti.

Oggi il mio intervento è fatto come madre, come avvocato e come parlamentare, non solo per stare vicino alla famiglia, ma per invitare il Parlamento a un impegno serio e preciso su questi fatti. Siamo vicini alla famiglia di Martina, ma che non ci sia più una Martina. (Applausi).

VALENTE (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTE (PD-IDP). Signor Presidente, sono solita non prendere la parola di fronte all'ennesima uccisione di una donna. Oggi però davvero credo che svegliarsi e apprendere di un corpo ritrovato ci abbia dato la certezza, quasi matematica, che ad ammazzare quella donna, a negare la vita a quella ragazza, a quella giovanissima ragazza di 14 anni, Martina, fosse stato sicuramente un uomo che non si rassegnava al no di lei, alla sua scelta di libertà, a vedere messo in discussione il suo potere e il suo rapporto dominante di sopraffazione. Ne avevamo la certezza - tutti ce l'avevamo - prima di apprendere della sua confessione, prima di apprendere che lui stesso, di fronte all'evidenza, avrebbe riconosciuto quanto aveva commesso.

Ringrazio le colleghe Paita e Lopreiato per aver sollecitato questa possibilità di intervento. Mi sono interrogata a lungo nel corso della mattinata - la collega Lopreiato ha ragione - come donna, come madre di un ragazzo di 14 anni e come senatrice. Ed è come senatrice che oggi voglio prendere la parola, a nome del mio Gruppo, facendo un appello a tutta l'Assemblea e, in modo particolare, agli uomini che sono in quest'Aula.

Non starò qui stamattina a sottolinearlo di nuovo, ma penso che abbiamo costruito finalmente una cultura minimamente condivisa nell'affermare che non bastano repressione o nuove fattispecie penali, ma c'è bisogno di educazione, di una rivoluzione culturale, di cambiare modelli e soprattutto di affermare un'altra modalità di relazione tra gli uomini e le donne. Lo dico appellandomi e chiedendo quasi una deroga alla Presidente perché non mi rivolgo a lei, ma a tutti gli uomini di quest'Aula, perché c'è bisogno prima di tutto che finalmente tutti gli uomini avvertano sulle loro spalle la necessità di un'assunzione chiara di responsabilità. Non c'è un solo uomo, neanche quello che pensa che questo atteggiamento di dominio, di potere e di sopraffazione e questa cultura e questa modalità non gli appartengano e siano quanto di più lontano dal suo essere e dal suo modo di stare al mondo, che si può chiamare fuori da questa sfida. Non si può chiamare fuori come padre (Applausi) e non si può chiamare fuori come maschio, né come parlamentare.

Ve lo chiedo perché noi, come parlamentari e come senatori, abbiamo il dovere e il compito di affrontare questa discussione anche da punti di vista diversi e distanti, ma con senso di responsabilità. Basta bandierine. Basta atteggiamenti propagandistici. La discussione di ieri sulla castrazione chimica dimostra quanto siamo lontani dalla verità e dall'essenza di questo dramma, che, nonostante gli sforzi che abbiamo fatto, peggiora. Qualche anno fa era una cosa che riguardava tutte le donne; potrei parlare da napoletana con riferimento a quanto successo nella mia città. Sappiamo però che è un fenomeno che attraversa in lungo e in largo generazioni e fasce d'età e oggi diventa sempre più un problema che riguarda le giovani generazioni. Come facciamo a non interrogarci? Dove stiamo sbagliando o, meglio, dove stiamo fallendo? Abbiamo varato norme e leggi, inasprito reati, previsto nuove fattispecie, eppure ancora non va.

Io credo che il tema sia, ancora una volta, come gli uomini si pongono di fronte a questa sfida e come non stanno riuscendo a fare questo salto di qualità. Non ci state riuscendo: dovete riconoscere che in questo mondo abbiamo la necessità di costruire effettivamente rapporti paritetici.

Lo dico veramente con il massimo rispetto delle posizioni di ciascuno: le discussioni che riguardano la violenza maschile contro le donne intanto vanno riconosciute con nome e cognome. È una violenza agita dagli uomini e subita dalle donne. È una violenza che sa di affermazione di potere, di un potere che gli uomini hanno avuto e non vogliono mollare; non lo volete mollare nella relazione, così come non lo volete mollare nella dimensione pubblica, e questo attiene a una modalità di stare al mondo. Io vi chiedo di mettervi in discussione, perché, quando un ragazzo di 19 anni neanche compiuti avverte l'esigenza di ammazzare con colpi alla testa una ragazza di 14 anni, nessuno di noi si può chiamare fuori: dobbiamo necessariamente interrogarci e chiederci dove stiamo sbagliando. (Applausi).

Gli stereotipi attengono alle donne, ma anche agli uomini. Gli uomini si possono emozionare, possono perdere una partita di potere, possono accettare un no che non è un affronto alla loro identità e all'aspettativa sociale che sentono gravare sulle loro spalle. Mettetevi in discussione, siate da esempio; voi che sentite questa cosa lontana dal vostro agire siate da esempio ai vostri figli, ai vostri colleghi, a chi fa una battuta sessista. Non ci stiamo al fatto che mentre discutiamo di molestie sessuali in Commissione, qualcuno ci dica che gli atti devono essere ripetuti. Purtroppo siamo arrivati a un punto di tolleranza zero: anche un singolo atto, anche una singola battuta sessista grida vendetta di fronte a questo stato delle cose e chiede un sussulto di responsabilità e indignazione. Soprattutto non piangiamo sempre il giorno dopo, perché, quanto alle parole, davvero si fa fatica a trovarne di nuove e di senso, perché l'uccisione di una ragazza di 14 anni - lo ribadisco - per opera di un ragazzo di 19 è qualcosa che lascia tutti noi senza parole. Ne abbiamo sprecate tante e forse dobbiamo metterci in discussione e partire davvero dai nostri comportamenti singoli e individuali. Abbattiamo questi stereotipi (Applausi), usciamo dalle gabbie tutti noi, ma fatelo innanzitutto voi dando finalmente una lezione a tutti gli altri, poiché abbiamo imparato che dobbiamo fare insieme questo salto di qualità. Lo chiedo a tutti quelli che hanno ancora qualche resistenza e a qualcuno che ancora ci dice che non sono solo le donne a morire per mano degli uomini, perché qualche volta sono pure gli uomini a morire per mano delle donne. Ecco, questo significa non aver compreso ed essere molto, molto lontani dal cuore del problema.

Accetto e credo che l'invito della senatrice Paita a svolgere anche una seduta dedicata ci possa aiutare, ma credo veramente che, insieme alle parole, all'assunzione comune di questa grande responsabilità e forse di questa scommessa che rischiamo di perdere, ci sia bisogno di comportamenti consequenziali, coerenti, forse anche coraggiosi, che riscrivano non solo una modalità diversa di stare nella relazione. Quindi è apprezzabile l'impegno delle scuole, di tutte le agenzie educative, a partire dalla famiglia e dagli esempi che ci sono in famiglia e fuori da essa. È necessario però riscrivere un nuovo alfabeto della relazione, un nuovo modo per le donne e per gli uomini di stare al mondo, di riconoscersi nella differenza, di rispettarsi e di capire che questa differenza può essere davvero una ricchezza per gli uomini, per le donne, per tutti insieme. Credo che questa battaglia la vinciamo solo così. (Applausi).

STEFANI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ci uniamo anche noi, come Gruppo Lega, attorno al cordoglio nei confronti di un evento così terribile e di una morte così drammatica come quella di questa ragazza, poco più di una bambina: 14 anni sono veramente pochi. Ci uniamo anche allo stupore di fronte a un crimine così cruento e crudele: è stata uccisa con una pietra; occorre tanto coraggio per utilizzare una pietra per ammazzare una persona, e una persona che hai pensato di amare. Ciò che ci fa più orrore - e penso che possiamo condividerlo tutti in quest'Aula - è che non è più un caso solo di classica violenza domestica, di quello che accade all'interno di una casa magari fra marito e moglie, fra un compagno e una compagna. Qui stiamo parlando di ragazzini, di un omicida che è poco più di un ragazzino e quindi ci sorprende ancora di più una violenza maturata fra ragazzi che sono adolescenti.

La grande domanda è se, nel momento in cui variamo le norme, nel momento in cui prevediamo aggravamenti di pena o prevediamo anche reati gravi, queste norme vengano lette da queste persone. La risposta è no. Prima di compiere la scelta di andare a uccidere, difficilmente si consulta il codice penale, difficilmente si va a vedere quali possono essere le conseguenze. Quello che ci domandiamo è come facciamo noi, da quest'Aula, a bloccare tali fenomeni, a far sì che questi giovani maturino e sappiano vivere i sentimenti con equilibrio, con serenità e anche con la capacità di capire quando una storia è finita, senza per questo cadere in una totale drammaticità della propria esistenza, non riuscendo più a trovare l'obiettivo o una modalità per uscirne.

Di certo, però, la soluzione non è quella di alimentare l'odio verso gli uomini. Non dobbiamo alimentare ancor di più una tensione, dobbiamo invece contribuire, tramite il nostro comportamento, tramite le nostre iniziative, a far sì che i rapporti umani e affettivi siano improntati a un assoluto rispetto. Non sappiamo nemmeno noi se può bastare una mozione per creare la cultura: la cultura la creiamo noi con i nostri comportamenti e con il nostro esempio, con quello che riusciamo a fare anche all'interno delle nostre famiglie, all'interno della scuola, all'interno di quei nuclei dove si formano le persone. Non possiamo essere accusati da nessuno di negligenza nell'adottare iniziative per combattere questo fenomeno sia durante questa legislatura, sia durante quelle precedenti. Penso che né la maggioranza, né l'opposizione di oggi, che erano a parti invertite in altri Governi, possano sottrarsi. Penso che noi tutti siamo uniti in questo comune obiettivo di far sì che tali episodi non accadano più.

Forse, però, è meglio non utilizzare strumentalmente fenomeni e momenti così gravi solo per fare propaganda politica, perché penso che tutti noi abbiamo lo stesso identico obiettivo e nel momento in cui lavoreremo tutti insieme forse daremo veramente l'esempio nei confronti dei nostri concittadini e delle future generazioni di che cosa significhi il rispetto. (Applausi).

LEONARDI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEONARDI (FdI). Signor Presidente, anche il Gruppo Fratelli d'Italia si stringe alla famiglia di Martina in questo dramma che oggi riporta agli onori delle cronache un fenomeno sul quale stiamo intervenendo costantemente. L'Italia ha una delle legislazioni più avanzate in materia e credo che anche a livello di società si inizi ormai da qualche anno ad avere una consapevolezza rispetto a questo fenomeno, che però ci deve per forza far interrogare non solo per la gravità del reato, ma anche per l'incidenza sulle fasce di età così giovani. Non sono mamma, ma ho una nipotina, se posso ancora chiamarla così, dell'età di Martina, 14 anni, perché a quell'età si è bambini.

Una violenza così efferata, così atroce, per un motivo futile come quello di essere lasciati credo ci debba far interrogare tutti anche su quello che noi, come società, stiamo trasmettendo alle nuove generazioni e ai nostri figli: un rifiuto, una sconfitta, un no non sono la fine del mondo, dobbiamo far capire ai nostri figli che i no aiutano a crescere, che le sconfitte e le cadute fanno parte della vita e ci si può e ci si deve rialzare.

Una società che non aiuta i propri figli a cadere e a rialzarsi è una società che cresce ragazzi deboli e che ha perso, purtroppo, quella rete sociale e quella rete familiare che invece, oggi ancora di più, sono fondamentali per la crescita sana dei nostri figli. Credo che su questo dobbiamo interrogarci come legislatori, oltre che come persone e cittadini, e che dobbiamo fare ancora uno sforzo in più su questo tema sociale.

Un altro tema sul quale credo che dovremmo reinterrogarci è il valore della vita, che le nuove generazioni hanno perso, in una società in cui si è sempre più accentrati su sé stessi. Il valore dell'altro si è perso, così come il valore di ogni vita. Dobbiamo tornare a far diventare centrale il valore della vita e a farlo comprendere ai nostri giovani, per avere reazioni diverse e gli strumenti che consentano loro di avere la giusta impostazione di fronte ai dolori e alle difficoltà che ognuno di noi attraversa, reazioni diverse rispetto a quelle che purtroppo continuiamo a vedere.

Se la legislazione e gli strumenti ci dicono che abbiamo una donna vittima in meno, questo certo non ci basta, ma ci deve solo spingere ad andare avanti e a riflettere anche su altro, non solo sulle norme, sulle quali credo che abbiamo fatto e stiamo facendo insieme tanto di buono, ma anche sui valori fondanti di questa nostra società. Sicuramente il rispetto della vita, il rispetto dell'altro e il saper accettare una sconfitta sono cose sulle quali dobbiamo interrogarci, per poter andare avanti e costruire o ricostruire una società e giovani che abbiano basi più solide per sorreggere le loro fragilità. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, vorrei sottolineare poche cose. Nell'associarmi alla proposta che faceva la senatrice Paita di dedicare una discussione e una riflessione su quanto sta accadendo, chiedendo alla Ministra di essere in Aula, vorrei sottolineare un fatto da cui credo tutti veniamo colpiti. Non possiamo che associarci al dolore di una famiglia che vede perire una propria figlia a 14 anni a causa dell'atto di possesso di un ragazzo che ne ha meno di 19. Siamo di fronte a una situazione sulla quale tutti noi, in particolare noi uomini, dobbiamo interrogarci.

Ma per interrogarci - lo diceva bene, molto meglio di me, la senatrice Valente - è necessario fare una riflessione profonda. Credo che la cosa migliore sarebbe discutere dell'educazione sentimentale tra di noi in questo consesso, in questo Parlamento. La società è cambiata, i valori in alcuni casi sono cambiati e credo che tutti dovremmo avere la modestia di metterci in discussione. Per questo propongo di fare una riflessione collettiva, senza avere la presunzione di stabilire chi ha ragione o torto, ma confrontandoci, perché episodi come questo sono atroci e si ripetono troppo spesso. E troppo spesso siamo qui a piangere le vittime. Per questa ragione, evitiamo di continuare a commemorare e proviamo a fare una riflessione sull'educazione sentimentale. (Applausi).

VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, non solo a titolo personale, ma anche a nome del Gruppo che rappresento voglio unirmi al dolore della famiglia di Martina. Vorrei anche approfittare di questo momento per condividere una riflessione con tutti i colleghi.

Approfitto del fatto che dalle tribune oggi assistono a questa seduta anche degli studenti per chiedere: ma può una ragazzina di 14 anni perdere la vita per mano di un ex fidanzato, solo perché è stato lasciato? È una realtà incommentabile e surreale, che purtroppo riempie le pagine di cronaca dei giornali. Soprattutto negli ultimi anni, il disagio giovanile ha registrato numeri che fanno rabbrividire.

Io ho un tremendo e profondo rispetto per il valore della vita. Lo sport in questo insegna che bisogna saper perdere. Lo dico, prima ancora che da parlamentare, da atleta paralimpica: lo sport ti insegna ad affrontare ed a confrontarti con le sconfitte, a rialzarti in caso di caduta.

Non possiamo risolvere questo tipo di problemi solo con le leggi. Dobbiamo anche ricordare a chi ci segue che le leggi ci sono e che negli anni le abbiamo rafforzate. La Commissione di inchiesta sul femminicidio sta facendo un lavoro preziosissimo. Qui si tratta di una piaga e di una criticità sul piano culturale che impongono una riflessione profonda a tutti noi, ognuno nel suo spaccato. Non possiamo demandare l'educazione solo alla scuola e neanche solo alle famiglie, ma neppure possiamo prendercela con i ragazzi per questo profondo disagio che provano.

Penso che più sport, anche nelle scuole, aiuterebbe a fornire strumenti educativi supplementari preziosissimi. Noi forse dobbiamo anche lavorare per quello, per garantire maggiori opportunità, perché lo sport insegna il rispetto delle regole, dell'avversario, del fair play. Insegna a rialzarsi in caso di cadute, rafforza il corpo, ma anche e soprattutto lo spirito e credo che in un momento così particolare e cruciale della nostra società avere comunque uno strumento che ti forma ancora di più nel carattere sia prezioso e fondamentale.

Quindi, cogliendo quest'occasione, invito a ragionare su provvedimenti più mirati per offrire maggiori opportunità anche attraverso lo sport. Ragioniamo tutti quanti su cosa possiamo fare, cercando di regalare gentilezza, di offrire una mano, di non lasciare sole le ragazze, di dare la possibilità di confrontarsi e ai ragazzi di essere più forti, più convinti, più consci anche nell'accettare dei no.

La vita offre tante opportunità. Toglie, ma dà. Distrugge a volte dei sogni, ma ne offre degli altri. Dobbiamo aiutare i ragazzi anche a comprendere che la vita è preziosa e va tutelata. Il Parlamento si muove e si adopera anche per questo, ma non possiamo demandare tutto al Parlamento.

Una riflessione profonda mi sentivo di farla, anche per i colleghi e anche e soprattutto per i ragazzi che ci ascoltano. La vita è un dono prezioso. Di no ne riceveremo tantissimi. Dobbiamo allenarci anche ad affrontare situazioni che non tanto ci piacciono. Quando si chiude una porta, però, si apre un portone e la vita va tutelata, la nostra, come anche quella degli altri.

Mi unisco veramente al profondo dolore della famiglia di Martina e auspico che possa esserci presto anche un'altra occasione, anche qui, per discutere più ampiamente delle misure che possiamo attuare, mettendo a disposizione degli altri gli strumenti che abbiamo a disposizione. (Applausi).

PRESIDENTE. Naturalmente non soltanto la Presidenza si unisce alle parole di cordoglio e all'emozione dell'Assemblea, ma mi sembra che da tutti gli interventi sia emerso con estrema chiarezza che c'è una questione strutturale e non emergenziale. Qui sono le colonne del tempio che stanno vacillando. La parola cultura è stata pronunciata unanimemente da tutte le parti dell'Aula.

La Presidenza si fa carico e compito di inoltrare questa richiesta, perché avremmo bisogno di un pensiero molto profondo e molto lungo, dato che le parole sentimento e violenza non dovrebbero stare neanche proprio nella stessa riga di una pagina. (Applausi).

A suggello di un impegno che davvero dobbiamo sentire tutti, invito l'Assemblea ad osservare un momento di raccoglimento. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio). (Applausi).