Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 309 del 28/05/2025

Discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(1265) Deputato CHIESA ed altri. - Riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 17,30)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1265, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, senatore Menia, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

MENIA, relatore. Signor Presidente, colleghi, non vi nego una certa emozione nello svolgere il mio mandato di relatore su questo provvedimento, che forse non avrà quella unanimità di consensi che aspetto e che in qualche modo spero possa arrivare, perché sono state sollevate anche questioni, a mio modo di vedere, ingiuste, che derivano da una sorta di pregiudiziale ideologica. Proprio per questo cercherò di esporvi, con questa relazione… (Brusio). Adesso però mi fermo finché non smette questo brusio.

PRESIDENTE. Senatore Menia, in questo momento era in corso un cambio di Presidenza.

MENIA, relatore. Signor Presidente, lo so che spetta alla Presidenza.

PRESIDENTE. No, non si preoccupi. Consenta a noi di avvicendarci alla Presidenza e la Presidenza, come per tutti, richiamerà l'Assemblea al silenzio, per lo meno per consentire a chi parla di farlo con tranquillità. Prego, prosegua.

Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 17,31)

MENIA, relatore. La ringrazio, signor Presidente.

Dicevo questo perché, a prescindere dalle considerazioni che poi ognuno di noi farà e del voto che esprimerà, stiamo trattando comunque un argomento che, per rispetto ai caduti che riposano ancora dentro lo scafo di quel sommergibile affondato, presuppone un silenzio di fondo e un ascolto diverso rispetto ad altri temi meno nobili.

Stiamo trattando del riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo. Che cos'è lo Scirè e come nasce?

Lo Scirè è portatore di una storia gloriosa e ineguagliata di coraggio e di valore, riconosciuta, studiata e presa a esempio da tutte le accademie navali e da tutte le Marine del mondo.

Rimane leggendaria, tra le varie imprese compiute nel corso della Seconda guerra mondiale, l'impresa di Alessandria, con l'affondamento delle corazzate inglesi «Valiant» e «Queen Elisabeth» e il danneggiamento della petroliera «Sagona» e del cacciatorpediniere «Jervis», accaduta nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 nelle acque antistanti il porto egiziano di Alessandria. Ho in proposito anche un ricordo personale, perché da quell'impresa straordinaria e incredibile uscirono sei medaglie d'oro, cioè uomini a cavallo di siluri che camminavano sott'acqua. Conobbi uno di questi, una persona di un'umiltà e di un'umanità straordinarie, era il mio bidello all'Università di Trieste, si chiamava Spartaco Schergat, medaglia d'oro, un palombaro di Capodistria, un uomo straordinario come straordinari erano quegli uomini.

Pensate che Winston Churchill disse: «Sei italiani, equipaggiati con materiali di costo irrisorio, hanno fatto vacillare l'equilibrio militare nel Mediterraneo». (Applausi).

Il valore di quei nostri marinai fu dunque apprezzato anche da chi subì la loro azione. Tre anni dopo - vi dico questo e lo sottolineo - i sei protagonisti dell'impresa vennero decorati a Taranto con la medaglia d'oro al valor militare, in modo del tutto singolare. Ad appuntare loro la medaglia sul petto, dopo che alcuni di essi erano stati fatti prigionieri (dunque era dopo il 1943, per capirci), fu il commodoro Sir Charles Morgan, che era stato il comandante della HMS Valiant, danneggiata ai tempi dell'operazione. Quindi la medaglia d'oro al valore venne loro appuntata dagli ex nemici, come a dire che non c'erano preclusioni ideologiche, di nemici o di parti, perché erano uomini - da una parte e dall'altra - che non facevano altro che obbedire al servizio che un militare deve compiere: il servizio alla sua Patria in guerra.

La storia leggendaria dello Scirè, in onore del quale - voglio sottolinearlo - è stato rinominato un sommergibile attuale della flotta della Marina militare italiana, termina tragicamente la notte di San Lorenzo, il 10 agosto 1942. Fu individuato grazie alla decifrazione dei messaggi di bordo intercettati in prossimità del porto mediorientale di Haifa, che all'epoca era Palestina britannica e oggi è Stato di Israele. Il sommergibile venne sottoposto al fuoco dei cacciatorpedinieri inglesi. Anzi, prima fu colpito con le bombe di profondità e, dopo il bombardamento con gli ordigni di profondità, riemerse. A questo punto, di solito, la legge del mare dice che un sommergibile, quando riemerge, presenta bandiera bianca e quindi non si spara più. Invece gli inglesi lo presero a bersaglio e lo cecchinarono sparando con tutte le armi possibili e con ogni mezzo. Quindi fu affondato e i 60 marinai che portava morirono tutti in fondo al mare.

Certo, non hanno fatto come quel comandante Todaro - che avrete probabilmente visto in un film che recentemente è andato nelle sale - che affondò per esempio il piroscafo Shakespeare e poi andò a salvare i naufraghi della nave che aveva appena affondato. Questo è ciò che ha fatto il comandante Todaro della Xª MAS, che ha nella sua storia 33 medaglie d'oro al valor militare. Nessun altro è paragonabile.

I componenti dell'equipaggio e gli operatori imbarcati, per un totale di 60 persone tra ufficiali, sottufficiali e marinai incursori, con il comandante triestino Bruno Zelik (a Trieste c'è pacificamente da sempre una via a lui intitolata) scomparvero con l'affondamento dell'unità. Per la portata delle operazioni svolte in precedenza e per il valore e il coraggio dimostrati dal suo equipaggio, lo stendardo dello Scirè fu decorato con medaglia d'oro al valor militare. E anche questo è un unicum.

Al termine del Secondo conflitto mondiale, la posizione del relitto dello Scirè, adagiato su un fondale di 33 metri, a poche miglia dall'ingresso del porto di Haifa, venne scoperta dalla Marina israeliana. Lo Stato di Israele ha sempre riconosciuto all'Italia l'immunità sovrana sul relitto dello Scirè. D'intesa con esso, infatti, nel 1984 la Marina militare italiana inviò la nave Anteo con gli uomini del Comando raggruppamento subacquei e incursori, per sigillare le vie d'accesso all'interno del relitto e recuperare le salme dei componenti dell'equipaggio rimaste ancora all'interno dell'imbarcazione. Da allora le spoglie recuperate delle vittime di quell'affondamento sono in 42 cassette conservate nel Sacrario dei caduti d'oltremare di Bari. In realtà due furono ritrovati spiaggiati e sepolti dagli inglesi all'epoca. Uno di questi si chiamava Egil Chersi; lo voglio ricordare perché era un dalmata volontario dell'isola di Brazza.

All'interno del relitto, nella parte inaccessibile perché deformata dalle esplosioni e poi dall'incagliamento e dall'affondamento, riposano ancora le spoglie di 16 marinai italiani. Questo aspetto, unito al particolare status di decorato al valor militare di cui gode il regio sommergibile, è all'origine della proposta legislativa al nostro esame, che è quella appunto di elevare il relitto dello Scirè al rango di sacrario militare subacqueo.

Voglio sottolineare un'altra questione sulla quale vi prego di riflettere. Per gli stessi motivi di rispetto, di onore e di ricordo, il basamento del cannone dello Scirè, recuperato ad Haifa, è oggi conservato ed esposto all'Altare della Patria, nel Sacrario delle bandiere delle Forze armate di Roma e chi voi ci è andato se ne sarà accorto. Altre parti dello scafo, invece (portelleria, pezzi del fascione, due cilindri contenitori dei siluri a lenta corsa, i famosi maiali), che sono state rimosse nei precedenti tentativi di recupero, sono conservate al museo nazionale navale della Marina militare di La Spezia, a Venezia o presso la base navale di Augusta.

Il provvedimento si compone di tre articoli e intende onorare il valore del sacrificio dei marinai che operarono e perirono sullo Scirè, preservandone al meglio la memoria. A tal fine, il disegno di legge dispone il riconoscimento del relitto del regio sommergibile come sacrario militare mediante una modifica all'articolo 275 del codice dell'ordinamento militare, finalizzata ad integrare l'elenco dei sacrari nominati con l'inserimento del sacrario militare subacqueo del regio sommergibile Scirè della base di Haifa. Dalla disposizione in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Non mi sottraggo, ma parleremo dopo di questo. Il testo è stato modificato in 3aCommissione rispetto al testo che era arrivato dalla Camera ed è stata espunta una frase, di cui riparleremo, che, tra l'altro, viene riproposta con emendamenti dell'opposizione.

A proposito di questo, sottolineando ancora una volta che io non credo che su questi caduti si possa intervenire con operazioni che sanno molto di sottolineatura ideologica e che non fanno loro onore, voglio concludere leggendovi un pezzo dell'ultima lettera che scrisse il marconista dello Scirè in partenza, quando sentì che in quella missione se ne sarebbe andato per sempre.

Egli scrisse: si parte ugualmente. Si deve partire per tenere fede al nostro giuramento e per compiere un'altra azione che ci è stata ordinata per il bene della Patria. Anche se noi si restasse laggiù, questo non sarebbe, almeno per me, così tragico come per altri, che hanno affetti più stretti. Si spera solo, se ciò dovesse accadere, che non si venga lasciati in fondo al mare, ma ci si ricordi di quella povera ciurma che ha dato tutta sé stessa per il sacro ideale e per un dovere verso la Patria. (Applausi).

Colleghi, per questo sacro ideale, per questo dovere verso la patria, io vi prego di consolidare con il vostro voto il senso profondo dell'istituzione di questo sacrario. (Applausi).

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, intervengo per presentare una questione pregiudiziale orale, della quale vado subito a spiegare il motivo.

L'iter di questo provvedimento è stato piuttosto articolato alla Camera, dove si è svolto un dibattito aspro, acceso, con toni a volte molto duri, che ha portato tutte le forze politiche (lo sottolineo), a convergere con un voto unanime su un testo che conteneva una modifica del testo originale.

Vado a leggere il testo della modifica introdotta, anche per i ragazzi che dalle tribune assistono ai nostri lavori. Il testo modificato diceva: al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita nel conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista - questa è la parte che è stata introdotta - il relitto del regio sommergibile Scirè, decorato medaglia d'oro al valor militare ed affondato il 10 agosto 1942 nella baia di Haifa, nel territorio dello Stato di Israele, è riconosciuto come sacrario militare subacqueo.

Questa formulazione ha ricevuto il voto unanime della Camera dei deputati. E perché? Perché ha posto il contesto storico in cui è avvenuta quella tragedia nella giusta luce, ossia quello di militari, obbligati dal regime fascista a fare una guerra di aggressione, che sono stati affondati e uccisi. Questo fa l'enorme differenza tra essere vittime di una guerra ingiusta ed essere complici di un regime. (Applausi). Allora, se li vogliamo riconoscere come vittime. noi ci stiamo. Quello è stato uno dei periodi più bui della storia della nostra Nazione.

Seconda motivazione (poi ne parlerò bene in dichiarazione di voto ed estenderò questi concetti): la modifica introdotta non fa altro che prendere il provvedimento e rimandarlo alla Camera. Questa mattina la senatrice Mennuni, durante la discussione col ministro Giorgetti, ha dichiarato che siamo qui a sperperare il tempo dell'Assemblea e con la presenza del Ministro. Allora, per discutere le regole del gioco della legge di bilancio sperperiamo il tempo (Applausi), per discutere invece un provvedimento che aveva avuto la maggioranza assoluta, anzi l'unanimità della Camera, lo prendiamo, lo modifichiamo e lo rimandiamo alla Camera. Se questa non è follia assoluta, poco ci manca.

Ci avete abituato negli ultimi periodi a un autoritarismo fuori luogo, all'uso estensivo della questione di fiducia, di tagliole e canguri. Allora, cara maggioranza, mi rivolgo anche alla Lega e a Forza Italia, non credo che voi dobbiate essere complici di un inno al fascismo, perché questo lo è. (Applausi). Voglio che sia chiaro a quest'Assemblea: nessuno mette in dubbio il sacrificio di quelle vittime, ma così com'è stato posto è un inno al fascismo.

Avete introdotto il bicameralismo a targhe alterne, senatore Menia: quando conviene si rimanda e c'è tutto il tempo per discutere, quando non conviene si pone la questione di fiducia. Voi della maggioranza non avete modificato un solo articolo negli ultimi tempi di qualsiasi provvedimento che è venuto in quest'Aula (Applausi) e andate a modificare esattamente quello che non dovevate modificare per avere l'unanimità dei voti dell'Assemblea. (Applausi).

Ora, seguendo il consiglio della senatrice Mennuni, vorremmo occuparci di cose, a suo dire, più serie. Avremmo voluto sentire il ministro Crosetto dirci dove diamine ha trovato quei 10 miliardi di investimenti per le nuove armi, visto che non abbiamo trovato un milione di euro per le vittime del dovere. (Applausi).

Stamattina abbiamo sentito il ministro Tajani fortunatamente pronunciare su Gaza parole quantomeno di disagio nei confronti del criminale Netanyahu e avremmo voluto approfondire anche questa tematica. Il ministro Crosetto ci ha anche detto che raddoppieremo la produzione di missili e di sistemi d'arma SAMP/T (Sol-Air Moyenne Portée/Terrestre) nel prossimo anno e anche in quel caso vorremmo capire dove troveremo i soldi per acquistare questi prodotti.

Ho trovato imbarazzante stamattina - ve lo dico, colleghi di Fratelli d'Italia - vedervi applaudire il ministro Tajani quando diceva che il clima d'odio sollevato verso il popolo ebraico sta montando nel Paese e dovremmo abbassare i toni. Credo che questo provvedimento sia quanto di più sciocco possiate fare per abbassare quei toni. State consacrando il periodo più buio, quella guerra in cui proprio il popolo ebraico ha subito persecuzioni e deportazioni, e ne state portando in Aula l'esaltazione, come pure degli uomini che a quel periodo hanno portato.

Io credo che quello che state facendo sia quanto di più sbagliato. Ribadisco che se voi rimettete la frase che porta nel giusto contesto storico il sacrificio di quei militari, noi ci stiamo; se dovete fare uno spot e un inno al fascismo, vi grideremo in faccia di no. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulla questione pregiudiziale avanzata si svolgerà una discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, intervengo solo per dire che ovviamente il mio Gruppo voterà a favore di questa pregiudiziale di costituzionalità di cui adesso ha parlato il senatore Marton.

Devo dire di essere davvero significativamente stupito, nel senso che non credevo che si potesse arrivare a questo, anche perché la Camera aveva raggiunto un equilibrio; si poteva discutere su questo equilibrio, però comunque lo aveva raggiunto e aveva giustamente ricondotto la vicenda all'interno di un contesto che dovrebbe essere oggettivo, cioè non dovrebbe essere oggetto di discussione. Possiamo leggere insieme la frase che è stata espunta dal testo proposto, anche per dare un'opportunità a chi ci ascolta da fuori. La frase che è stata espunta al Senato e che invece alla Camera aveva consentito a tutti i Gruppi di convergere sul testo recita: «Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista». Siccome io do per scontato che non si metta in discussione la prima parte della frase che recita: «Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita», su cui siamo tutti d'accordo, immagino che il problema sia nella seconda parte della frase, che recita: «in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista». Io pensavo che fosse una cosa acclarata, che si trova in tutti i libri di storia, perché abbiamo fatto tutti l'esame di maturità e c'è scritto nella Costituzione; sappiamo tutti che la storia della Seconda guerra mondiale nasce a causa di un'aggressione nazista e fascista. (Applausi). Possiamo davvero mettere in discussione questo? Davvero possiamo dire in quest'Aula che la Seconda guerra mondiale non è stata causata da Hitler e Mussolini? Davvero si può sostenere questo nel 2025? Davvero si può arrivare a dire questo? (Applausi). Io rimango veramente sbalordito da quello che ascolto! C'è scritto «Repubblica Italiana». Non lo so, chiedo ai colleghi della maggioranza almeno di spiegarlo. Non credevo francamente che l'eredità storica e il filo di cui tante volte io ho parlato in quest'Aula addirittura arrivasse a rivendicare una forma di sostegno all'aggressione nazista e fascista. Io veramente, signora Presidente, rimango autenticamente senza parole.

Questo non è un provvedimento minore. Spero che se ne parli nel Paese, spero che si dia massima visibilità alla cosa. Abbiamo scoperto oggi che la maggioranza di Governo di questo Paese nega il fatto che la Seconda guerra mondiale sia nata per responsabilità di Hitler e di Mussolini. Io veramente rimango senza parole. (Applausi).

FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signora Presidente, Malcom X diceva che la storia è la memoria di un popolo e senza memoria l'uomo è ridotto al rango di animale inferiore. Forse oggi qualcuno vuole ridurci al rango di animale inferiore, con tutto il rispetto per gli animali (a breve esamineremo un bellissimo provvedimento contro i reati sugli animali).

Anche per rispetto delle scolaresche che sono qua, che hanno sostenuto esami, sono state interrogate sulle origini della Repubblica, sul perché è nata una Repubblica, sul perché è finita una monarchia, sul fatto che la storia dà torto e dà ragione, credo che togliere quella frase voglia dire che la storia non dà torto o dà ragione, ma viene equiparata verso il basso.

Il 2 giugno, per suffragio del popolo italiano, una monarchia della mia città, purtroppo, che era scappata lasciando il popolo allo sbando, è finita e quella dittatura e quel periodo buio sono finiti. Oggi ricordare in quest'Aula Liliana Segre applaudendola e, poi, nello stesso giorno, cancellare quella frase (Applausi) vuol dire che vi potete tenere gli applausi quando si parla di Liliana Segre. Ve li potete tenere, perché se si toglie quella frase non si è capito il senso del sacrificio della senatrice a vita, che continua ad andare nelle scuole a raccontare che cos'è stato il buio dell'antisemitismo, il buio del fascismo e chi ha voluto una guerra. La storia dà torto e dà ragione. Mettetevi in testa che finché ci saranno uomini e donne liberi in quest'Aula, vi sottolineeremo che la storia dà torto e dà ragione.

Per questo anche noi del Gruppo Italia Viva ci associamo alla richiesta di questione di pregiudiziale avanzata dal MoVimento 5 Stelle e ringrazio il senatore Marton per aver sottolineato con tanta forza quello che non andava fatto. È stata trovata l'unanimità per l'intelligenza dei colleghi della Camera e, come ha detto giustamente il collega, non avete cambiato una virgola in provvedimenti importanti che riguardavano la salute di questo Paese, la scuola e quant'altro, perché non bisognava toccare neanche i disegni di legge e andate a toccare proprio questo. Siete anche abbastanza puerili e sciocchini. Forse, tra tutti i provvedimenti che dovevate toccare, questo era quello che doveva rimanere integro perché a voi viene data, e fatevene una ragione, una vostra storia, di cui evidentemente eravate orgogliosi, diversamente da chi non la pensa come voi, e oggi siete arrivati esattamente al punto in cui non vi riteniamo credibili come guida del Paese. (Applausi).

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signora Presidente, non ripeto le considerazioni ineccepibili del senatore De Cristofaro, che faccio mie, ma attraverso di lei vorrei fare una richiesta alla maggioranza, che sembra infatti tutto d'un tratto riscoprire la sovranità del Parlamento e la possibilità di non votare in maniera conforme a ciò che ha votato alla Camera. È un atto di resipiscenza dalla pratica del monocameralismo di fatto.

Siccome la maggioranza mostra tutto d'un tratto tanto coraggio, vorrei che qualcuno si alzasse, prendesse la parola e spiegasse per quale motivo ritiene di dover espungere quel periodo, che è stato invece inserito alla Camera e ha consentito una votazione all'unanimità. Vorrei sentire qualche parola che spieghi a quest'Assemblea perché ritiene che non sia corretto e conforme alla verità storica attribuire la responsabilità del secondo conflitto mondiale alla Germania nazista e all'Italia fascista.

Qualcuno si alzi in piedi e, se ha deciso di contravvenire alla pratica del monocameralismo alternato, provi a contravvenire anche alla pratica del silenzio che - ahimè - sta caratterizzando i lavori della Commissione e dell'Assemblea praticamente su tutti i provvedimenti. (Applausi).

RASTRELLI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, ritengo che, a fronte della proposta legislativa di un dovuto e tardivo riconoscimento del regio sommergibile Scirè come sacrario militare, la presentazione di una pregiudiziale sia qualcosa di più di una proposta inammissibile o di un atto irricevibile: qui siamo in presenza di una provocazione indecente. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di far concludere il senatore Rastrelli.

RASTRELLI (FdI). Intendiamoci, Presidente. Nei dettati regolamentari, come anche nelle prassi parlamentari, è previsto e disciplinato l'istituto delle pregiudiziali, che hanno l'espressa e dichiarata finalità di interferire con l'oggetto della discussione in Aula; anzi, la caratteristica stessa di una pregiudiziale è quella di non avere limitazioni nell'oggetto, essendo legata, come abbiamo ascoltato, a meri criteri di opportunità politica. Esistono altri strumenti, come il non passaggio agli articoli, che ai sensi del Regolamento impedisce un voto all'esito di un confronto e di un dibattito. L'istituto della pregiudiziale tende a evitare lo stesso momento di confronto. Perché questo timore di confrontarsi? Perché la presentazione di una pregiudiziale? Io non ho timori nel dire che la presentazione di questa pregiudiziale ci consente di disvelare una triste ed amara verità: ci sono taluni seduti nei banchi di questo Senato che non conoscono il discrimine tra nostalgismo e amor di Patria (Applausi), tra ideologia e storia, e tra appartenenza politica e culto dei valori sacri di una Nazione. (Applausi).

Allora, quando le categorie della politica e della storia non sono più sufficienti… (Commenti).

PRESIDENTE. Senatrice Pirro, per favore.

RASTRELLI (FdI). Quando le categorie della storia e della politica non sono più sufficienti per comprendere il senso di una proposta, in questo caso di una pregiudiziale, debbono soccorrere altre categorie, come quelle della psicologia. È vero infatti che i sogni ampliano la mente, ma le ossessioni la imprigionano: voi avete l'ossessione del fascismo (Applausi). Voi vedete il fascismo dappertutto. Voi non sapete vivere senza nemici e senza rancore. (Applausi). In questo disegno di legge e nella vostra proposta…

PRESIDENTE. Senatore Rastrelli, si rivolga alla Presidenza, come sempre.

RASTRELLI (FdI). Qui non c'è antifascismo, ma una sorta di fasciopatia acuta, di fasciofobia irreversibile, ossessiva e compulsiva. (Applausi). In questo disegno di legge non c'è fascismo, ma soltanto mero e sublime amor di Patria. (Applausi. Commenti).

Ho ascoltato in silenzio le tracce della vostra indignazione. (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Parrini, senatrice Lorenzin, per favore lasciate che il senatore Rastrelli concluda il suo intervento.

RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, lo concludo se mi lasciano concludere, come io ho consentito agli altri di farlo, insieme al mio Gruppo, ascoltando in silenzio. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Ho già richiamato…

RASTRELLI (FdI). Abbiamo ascoltato in silenzio le tracce virulente della loro indignazione, noi vogliamo dirci indignati della loro indignazione, perché a fronte di un disegno di legge lineare, corretto e preciso, con una sorta di pregiudizio ideologico, l'opposizione ha perso un'ottima occasione per tacere. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Può intervenire un senatore per Gruppo, per il PD è già intervenuto il senatore Giorgis.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, mi pare che l'atmosfera qui si sia abbastanza scaldata, ma devo ammettere che, se mi parlano di fasciofobia, sono orgoglioso di essere fasciofobico. (Applausi. Commenti). Credo che il sentimento che alberga dall'altra parte di quest'Aula, però, sia più una fasciofilia che altro, che a sua volta credo possa essere messa in discussione, ma non mi piace parlare di questo perché stiamo parlando di una cosa molto più seria, come la creazione di un luogo di ricordo dei caduti. È un tema serio se non altro con riferimento ai caduti, poi su questo tipo di luogo in questo periodo storico potremmo anche aprire ulteriori dibattiti, ma siamo arrivati qui, in questo momento, e ne discutiamo in questo momento.

Credo che ci sia un problema di fondo: alla Camera era stato fatto un accordo con un certo testo e in base a quel testo era stato dato un voto di unanimità, che un provvedimento come questo assolutamente merita. Qui, invece, quella componente del testo che aveva fatto sì che ci fosse l'unanimità alla Camera, adesso non c'è più, al di là di qualsiasi ragionamento. Credo allora che ci sia un problema politico, di metodo che non va bene. Dopodiché, signori, se si vuole andare avanti in questo modo, bene, ci spaccheremo su un provvedimento che non merita che ci spacchiamo e questa, scusatemi, mi sembra veramente una cosa non buona per quei poveri morti che in parte sono ancora nel sommergibile sommerso. (Applausi).

VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERINI (PD-IDP). Signora Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, se possibile. (Commenti). Stiamo affrontando argomenti molto seri nell'Aula parlamentare, ma che trattiamo tra noi pubblicamente e anche davanti a giovani studenti. Vorrei che allora decidessimo davvero di discutere su questi argomenti, ma mantenendo due punti fermi. Del primo parlava un signore che si chiamava Giacomo Matteotti, ovvero che il fascismo non è un'opinione, è un crimine. Ebbene sì, noi abbiamo paura dei crimini. (Applausi).

La seconda cosa è che si parla di storia, che dovrebbe essere contenuta nei programmi scolastici. Quello che allora vorrei dire ai colleghi senatori della destra è che hanno espresso le loro opinioni - per me irricevibili, ma sono le loro opinioni - e lo possono fare perché in questo Paese c'è una cosa che si chiama Costituzione, nata dalla Resistenza contro il fascismo. Se aveste vinto voi, noi saremmo ancora in carcere. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale avanzata dal senatore Marton.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Potenti. Ne ha facoltà.

POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, sono effettivamente anche in parte scosso dalla veemenza con cui si sono trattate problematiche afferenti alla questione pregiudiziale.

Il mio contributo in realtà vuole essere semplicemente un attestato di stima alla collega che alla Camera dei deputati ha voluto proporre, così come tanti altri colleghi in questa pregevole sede hanno voluto fare con il loro contributo, un'idea normativa volta a preservare la memoria e il ricordo e ad onorare chi non c'è più e che, in base anche alle osservazioni fatte dai colleghi prima del mio intervento, si è trovato in una guerra certamente non voluta, forse per qualcuno desiderata.

Non siamo qui a dare un giudizio sullo spirito che ha animato quell'ultima missione, ma dobbiamo inevitabilmente considerare quello e tutti gli episodi di guerra come qualcosa che fa parte di un bagaglio storico, che può essere a volte ritenuto troppo gravoso e inopportuno da ricordare per intero, mentre altre volte qualcuno, di diversa e opposta sensibilità, sente invece il dovere di onorarlo in tutto e per tutto.

Penso allo spirito che ha animato la proposta, così come ha animato tanti colleghi del Gruppo Lega. Voglio ricordare, ad esempio, quando abbiamo parlato del tema dei campi di prigionia e dei viaggi della memoria; lo ha fatto in maniera assolutamente degna di questo luogo la collega Pirovano. Il collega Marti ha proposto un testo per costruire dei cammini d'Italia, dei cammini e dei sentieri della memoria. Il collega Caparvi alla Camera dei deputati ha proposto una legge, che oggi appunto è diventata tale, per promuovere la ricostruzione storica.

Ebbene, un piccolo gruppo di appassionati di storia, composto da colleghi della Camera e del Senato, ha dato vita a un intergruppo parlamentare che si chiama "Sentieri della memoria", di cui mi onoro di essere presidente; dopo parlerà un altro collega del Gruppo Forza Italia che ne fa parte. Io personalmente mi sento davvero onorato di poter dare vita, con spirito assolutamente propositivo, a una legge che onori anche una parte della Toscana. Il sommergibile Scirè ricevette la sua bandiera di guerra da Pistoia. Scirè è il nome di una località dell'Etiopia dove caddero tanti cittadini pistoiesi, in una guerra anche quella voluta da un regime, ma foriera di molte vittime dall'una e dall'altra parte.

Alla base di questa storia c'è anche un motivo che oggi sta spingendo il nostro Paese ad accelerare sull'innovazione tecnologica: quel sottomarino fu affondato a causa della decrittazione dei messaggi di Enigma. C'è un motivo storico da ricordare e da far risaltare, facendo in modo che oggi si conosca perché certi avvenimenti sono accaduti da un punto di vista tecnico, con l'irresponsabilità di chi magari li ha generati, andando incontro alla superiorità tecnologica di un avversario. Quindi mai rimanere indietro e imparare dalla storia le tragiche pagine del nostro passato, per non commettere gli errori che furono fatti e cercare di rimanere in equilibrio in una pace mondiale che oggi faticosamente stiamo cercando di garantire anche grazie all'innovazione tecnologica. (Applausi).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore e ai senatori di maggioranza se possono gentilmente riprendere i propri posti, in modo che possiamo andare avanti con una discussione più ordinata.

LORENZIN (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZIN (PD-IDP). Signora Presidente, vorrei chiedere una sospensione di una decina di minuti, in modo tale che la maggioranza, che vediamo sta parlando del tema, possa ragionare per ottenere l'unanimità su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Mi sembra che abbiano tutti ripreso i loro posti, quindi andiamo avanti con la discussione.

È iscritto a parlare il senatore Parrini. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signora Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, questo è un provvedimento tutto sommato nato come atto di ordinaria amministrazione e che, abbastanza incredibilmente, nel corso della sua trattazione è diventato la spia di una grande anomalia esistente all'interno del centrodestra.

Un'anomalia che la relazione del senatore Menia, che abbiamo appena udito, ha ampiamente certificato. Infatti, la decisione incredibile della maggioranza, a partire dal relatore Menia, di cancellare e ribaltare la scelta unitaria, che aveva permesso un voto unanime della Camera dei deputati su questo disegno di legge - scelta incredibile - indica che alcune componenti del centrodestra hanno grossi problemi, che non sanno e non vogliono risolvere. (Applausi).

Non riescono o non vogliono fare i conti con la storia delle responsabilità della Seconda guerra mondiale. Non riescono o non vogliono fare i conti con i feticci più tossici della propaganda del regime fascista e del cinegiornale dell'Istituto Luce, che sembrano ancora imprigionarli a più di ottant'anni di distanza. Non riescono o non vogliono fare i conti con realtà e uomini che la storia e gli storici, a buon diritto, hanno coperto d'ignominia e d'infamia, come la Xa MAS e Junio Valerio Borghese.

La Xa Mas, caro senatore Menia, nella storia di questo Paese non è entrata per le 33 medaglie che ha ottenuto, ma perché ha ucciso e torturato centinaia di partigiani e di civili durante la Repubblica sociale. Lei, come senatore della Repubblica, dovrebbe vergognarsi di un'affermazione del genere! Dovrebbe vergognarsi! E si sieda! (Proteste del senatore Menia. Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Menia, potrà intervenire in sede di replica. Senatore Parrini, si rivolga alla Presidenza.

PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, lo faccio con piacere, ma capirà che l'argomento porta anche ad accalorarsi e alle volte si è traditi dalla passione; quindi le chiedo scusa e mi rivolgerò al senatore Menia tramite lei.

Realtà e uomini come la Xa MAS ho spiegato cosa sono stati. Junio Valerio Borghese, ma il senatore Menia non ha avuto il coraggio di dirlo, era il comandante del sommergibile Scirè negli anni in cui sono avvenuti i fatti che lui ha ricordato. Io vorrei ricordare che Junio Valerio Borghese, comandante del sommergibile Scirè, è stato uno dei peggiori criminali di guerra della storia di questo Paese. (Applausi).

Condannato nel 1949 a dodici anni di galera per i suoi crimini di guerra. (Commenti della senatrice Mennuni). Lei si lamenta, ma non conosce la storia, quindi mi ascolti.

PRESIDENTE. Senatore Parrini, si rivolga alla Presidenza. Senatrice Mennuni, lasci che il senatore Parrini concluda il suo intervento.

PARRINI (PD-IDP). Il comandante Junio Valerio Borghese, criminale di guerra, condannato a dodici anni in via definitiva da un tribunale italiano, è stato esponente del Movimento Sociale, di cui fu Presidente dal 1951 al 1953, poi golpista ed eversore conclamato, morto fuggiasco - lo sottolineo - nella Spagna del dittatore Franco.

Mi si chiederà come mai parlo di tutto questo mentre si discute di un disegno di legge che propone di dichiarare il relitto del sommergibile Scirè sacrario militare subacqueo. Parlo di tutto questo perché ho letto la relazione della proposta di legge della deputata Paola Maria Chiesa alla Camera, perché ho ascoltato oggi il senatore Menia e perché ho letto il dibattito che alla Camera portò all'approvazione di un emendamento di contestualizzazione storica dell'episodio tragico dell'affondamento dello Scirè.

È infatti evidente l'intento di revisionismo storico di chi al Senato ha imposto la marcia indietro rispetto alla Camera. (Applausi). Facendo questo, cari senatori della maggioranza, voi avete squalificato il Senato della Repubblica. Volete fare del Senato della Repubblica, anche rispetto alla Camera, un fortino di revisionismo storico, poco imbarazzato, ma molto imbarazzante. (Applausi).

Questo significa la cancellazione dell'emendamento della Camera, che aveva permesso di onorare dei morti in maniera unanime. Voi dimostrate che il vostro primo obiettivo non è quello di onorare i 60 caduti italiani nell'agosto 1942 nel porto di Haifa, le salme di 16 dei quali ancora si trovano nel relitto giacente in fondo al mare e che noi vogliamo onorare con tutto il nostro cuore e tutto il nostro spirito. Se quello fosse il vostro primo obiettivo, non avreste problemi a scrivere che quei martiri morirono per colpa del fascismo, che volle la dissennata e sconsiderata guerra che causò la loro uccisione. (Applausi). Quelle persone sono morte per colpa di Mussolini e di tutti quelli che gli tennero bordone (Applausi), per colpa della Seconda guerra mondiale che egli volle. (Applausi). Voi questo non lo volete dire: vi mettete fuori dalla storia, rifiutando di dirlo. Ve ne dovete vergognare. (Applausi).

Il vostro primo obiettivo - e le parole di Menia lo hanno rivelato - è esaltare le gesta precedenti all'affondamento dello Scirè, che sono avvenute nella Seconda guerra mondiale, come episodi di una guerra di aggressione scatenata da Hitler e Mussolini contro il resto del mondo. Voi volete esaltare la cosiddetta impresa ad Alessandria - Menia è stato chiarissimo su questo - glorificata all'infinito dalla nauseabonda propaganda fascista. Volete esaltare la Xa Mas, cui appartenevano i militari che stavano a bordo dei siluri a lenta corsa che portarono a termine quell'attacco alle forze britanniche, senza dire però che quell'attacco faceva parte della folle guerra scatenata nel mondo da Hitler e Mussolini. (Applausi). Come vi pare possibile tutto questo? Come vi pare decente tutto questo? (Applausi).

Volete esaltare la memoria di Junio Valerio Borghese, che dello Scirè, affidato dal 1940 alla conduzione della Xa Mas, era allora il comandante. Questo volete. L'abolizione dell'emendamento di chiarificazione storica, approvato alla Camera, è una decisione assurda che autorizza a sostenere tutto questo. Siete ancora in tempo a fermarvi, siete ancora in tempo a evitare alla Camera una terza lettura umiliante, anche per i vostri colleghi della maggioranza. (Applausi). Umiliate anche loro con questa decisione e siete ancora in tempo ad evitare a voi stessi una brutta figura che sarà indelebile a livello nazionale e internazionale. Spero davvero che lo facciate, spero che almeno i sedicenti moderati e liberali della maggioranza, che quando il gioco si fa duro scompaiono tutti con la coda tra le gambe (Applausi), abbiano alla fine un sussulto di dignità, siano sopraffatti dalla vergogna e trovino la forza di non sostenere col loro voto questo provvedimento che è fuori luogo, fuori dal tempo e fuori dalla storia. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

MENIA, relatore. No, non intendo intervenire, signor Presidente. (Commenti).

PRESIDENTE. Non è obbligato a replicare, senatore: come preferisce.

MENIA, relatore. Quando dovremo parlare dell'emendamento in questione, replicherò nel merito.

Io non devo replicare ad una questione che è stata posta, tra l'altro, di fronte all'argomento di un voto su una questione pregiudiziale. Non tocca a me replicare, quindi penso che sia proprio fuori luogo. Interverrò sull'emendamento e risponderò.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire in sede di replica.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti, che invito i presentatori ad illustrare.

MARTON (M5S). Signora Presidente, credo che l'emendamento sia autoesplicativo e che ci siano ancora tutte le possibilità di avere un ripensamento da parte della maggioranza. Mi rivolgo veramente ai colleghi di Forza Italia e della Lega, che non ritengo debbano appoggiare questo inno al fascismo, come ho già detto prima.

Si può trovare una riformulazione diversa, se non va bene il testo originale; noi accettiamo qualsiasi tipo di emendamento che porti a contestualizzare correttamente quello che è successo in quel periodo e a dare il giusto valore a chi ha perso la vita non come complice, ma come vittima.

Io vi chiedo di fermarvi, di ragionare al vostro interno (siete la maggioranza). Cambiate pure l'emendamento e noi voteremo a favore. (Applausi).

FINA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FINA (PD-IDP). Signora Presidente, tengo davvero a esprimere oggi la mia più sentita solidarietà ai parlamentari della maggioranza, naturalmente della Camera, perché insieme a tutti i parlamentari di quell'Aula, così come una parte di quest'Assemblea, erano convinti oggi di trovarsi unanimemente d'accordo su un disegno di legge che deve unire questo Paese. Invece è stata fatta marcia indietro (proprio marcia indietro), perché non è stato aggiunto, senatore Menia, ma è stato tolto quello che altri parlamentari, compresi parlamentari di Fratelli d'Italia, della Lega e di Forza Italia, hanno aggiunto e scritto. Qual è stata l'esigenza di toglierlo, davvero?

Signora Presidente, mi do una spiegazione, perché non ci sto all'idea che sia stato un errore, che sia stata confusione o che non si siano capiti. Questo è il Senato, probabilmente qui abbiamo una media di età più alta. Oggi è una giornata importante, abbiamo discusso di antisemitismo, abbiamo discusso di Gaza, abbiamo usato parole molto dure, molto attenti a quello che sta succedendo. Noi l'antisemitismo in questo Paese lo abbiamo conosciuto, non in questi giorni, ma in anni passati: lo abbiamo conosciuto con le leggi razziali. Questo Paese, prima di quelle leggi, l'antisemitismo non lo conosceva, lo ha importato. Quelle leggi razziali sono state la vergogna che poi ha dato vita, dopo l'8 settembre, alla Repubblica sociale - a proposito di Patria, quella pagina della storia - serva del Terzo Reich, che ha partecipato attivamente all'Olocausto. Quando si utilizza l'argomento dell'antisemitismo sarebbe utile ricordare quella pagina. Dalle ceneri della Repubblica sociale nacque il Movimento Sociale Italiano, con la fiamma. Quella, che era la fiamma eterna posta ai piedi della tomba di Mussolini (Commenti), è l'unico simbolo della storia del Novecento che è arrivato fin qua. Se volete trovare evocazioni dell'antisemitismo italiano, stanno là. (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, c'è spazio per intervenire per tutti. Mi costringete a sospendere la seduta.

FINA (PD-IDP). Allora dico al senatore Rastrelli, a proposito di differenza tra nostalgismo e amor di Patria, che nostalgia è avere nostalgia di quei tempi, a volte coltivata anche con il silenzio, l'omissione o, come in questo caso, facendo finta di non vedere anche quello che i vostri stessi colleghi hanno visto e riconosciuto. L'amor di Patria è quello di chi sulle montagne, combattendo il fascismo e il nazismo, si chiamava patriota, non in altro modo! (Applausi). Questa è la Patria! Questo è il punto su cui non riuscite a fare un passo avanti. Questa diventa davvero la notizia.

Lo dico al senatore Malan, che è più attento di me. Questa diventa la notizia. Vorrei quasi dirvi che se volevate fare questa scena, conveniva non mettere questa frase alla Camera, creare il problema lì e risolverlo. Lo avete fatto, l'avete messa e adesso l'avete cancellata per renderla più visibile. E sarete voi, non altri, non i vostri partiti, non i vostri colleghi alla Camera, a rendere visibile questa cancellazione. E non sarà una cancellazione (Applausi); la evidenzierete, tanto per togliere il dubbio a tutti coloro che ancora non sono convinti che fino in fondo i conti con la storia voi non riuscite a farli. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, è inutile dare una spiegazione dell'emendamento che sarebbe uguale a quanto detto finora. Devo ringraziare gli onorevoli deputati della Camera che hanno trovato una sintesi su una questione sulla quale io personalmente avevo molti dubbi. Invece qui si è voluto sfidare e si è detto che noi siamo ossessionati dal fascismo. Premesso che il fascismo è un crimine - su questo non c'è dubbio - e che i miei padri e anch'io abbiamo sempre combattuto e combatteremo sempre contro l'idea autoritaria e fascista, chi è orfano in questo caso siete voi che avete sostenuto questa cosa. Vi sentiti orfani e quindi avete bisogno di affermarlo.

Venire qui a spiegare a noi che siamo ossessionati, vuol dire davvero capovolgere la storia. Se si vuole e si voleva riconoscere la morte di persone che erano state comandate da un regime che è stato condannato dalla storia, è un conto; se si vuole invece sottrarre la colpa di quel regime, allora da questo punto di vista siete complici. Vorrei evitare di pensare che ci sia qualcuno in questa Aula che sia complice o si senta partecipe di quello che è stato fatto durante la guerra da parte del fascismo.

In sostanza sottolineo la necessità di fermarvi, di cambiare, di approvare lo stesso provvedimento presentato alla Camera, altrimenti saremo obbligati a dire che siete davvero nostalgici del fascismo. Questo la storia non ve lo permetterà. Sarà la storia a condannarvi; vi ha già condannato una volta, vi condannerà la seconda volta. È un problema vostro. (Applausi).

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, senza entrare nel merito di questa discussione, che poi rischia sempre di alimentarsi e di aumentare le tensioni all'interno dell'Aula, farei un richiamo a una questione più istituzionale. Noi siamo oggi a votare un disegno di legge che arriva dalla Camera e che è stato votato all'unanimità. Sarebbe buon costume - uso questo termine - e più opportuno che se ci fosse la volontà di apportare modifiche in Senato, perché giustamente il bicameralismo consente di farlo, che queste avvenissero comunque sempre all'unanimità. (Applausi).

Visto che siamo in una fase di emendamenti, prendiamoci una mezz'ora di sospensione per capire se c'è un punto in comune o altrimenti, se questo punto in comune non si trova, prendiamoci magari anche una settimana di tempo per riflettere sulla questione. (Applausi). Le finalità nobili del provvedimento rischiano infatti di deflagrare poi in una delle solite pagine di contrapposizione politica che non fanno bene al clima e al rapporto all'interno delle istituzioni. (Applausi). Questo è il mio invito. Non so se i colleghi di Forza Italia o di Fratelli d'Italia accetteranno questa proposta, ma penso sia più opportuno per tutti prenderci una mezz'ora di riflessione se siamo bravi a trovare la soluzione o magari una settimana, se invece questa soluzione non riusciamo a trovarla subito. (Applausi).

PAROLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAROLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, credo che il collega Romeo abbia posto un tema di saggezza. Questo provvedimento, che noi condividiamo, doveva comunque essere costruttivo all'interno di un dialogo tra maggioranza e opposizione che, come abbiamo visto tutti, si è interrotto ed è deflagrato. Credo che per riprendere il discorso costruttivo che c'è stato alla Camera - e credo che ci siano tutte le condizioni perché anche qui possano esserci la stessa volontà e lo stesso esito (Applausi) - chiedo a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione di prendere il tempo che serve, facendo in modo però che questo provvedimento torni più al più presto in Aula. Più che per la mezz'ora, sono per prenderci qualche giorno: non cambia niente e non succede nulla. Allo stesso tempo, abbiamo la possibilità di rendere questo percorso davvero costruttivo e non divisivo. Dopodiché, non condivido magari alcuni interventi dell'opposizione, però dobbiamo fare in modo che almeno su questi temi ci sia davvero la volontà comune di costruire e di rendere alla storia del nostro Paese quello che merita. Concordo quindi con la proposta del collega Romeo e da questo punto di vista vediamo di prenderci il tempo che serve. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatrice Maiorino, senatore Verducci, senatrice Fregolent, fatemi sapere se c'è l'appoggio per una sospensione di mezz'ora dell'Aula, come proposto dai senatori Romeo e Paroli.

MAIORINO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signor Presidente, riteniamo la proposta del presidente Romeo assolutamente ragionevole e sensata. Pensiamo che occorra del tempo per provare a ricomporre e a correggere questo errore che è stato compiuto qui al Senato. (Applausi).

*VERDUCCI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERDUCCI (PD-IDP). Signora Presidente, voglio ringraziare il presidente Romeo e il senatore Paroli per i loro interventi. Faccio appello al presidente Malan, alla presidente Biancofiore, a tutti i Capigruppo della maggioranza.

Voglio dire, signora Presidente, che ci sono atti particolarmente importanti perché, molto più di quelli che quotidianamente affrontiamo, hanno un valore simbolico, e i simboli hanno a che fare con la cosa più importante, ossia il legame che unisce le generazioni della nostra Repubblica. Noi abbiamo approvato all'unanimità un atto di omaggio ai nostri caduti in guerra e vogliamo essere messi in condizione, come abbiamo fatto alla Camera, di votare tutti insieme qui in Senato un atto che onora i caduti militari italiani, come ogni volta facciamo il 4 novembre.

Il fatto che oggi, per una forzatura inaccettabile evidente, non si venga messi nella condizione di fare questo voto tutti insieme su un provvedimento che ha una valenza di sacralità per la nostra storia e per la nostra Repubblica sarebbe un precedente gravissimo. Quindi, signora Presidente, unendomi alle richieste dei colleghi che mi hanno preceduto, a partire dal presidente Romeo, la proposta che le faccio a nome del Gruppo Partito Democratico è che ci sia un rinvio non di pochi minuti, ma di giorni, alla prossima settimana, in modo che possa essere ripristinato il testo votato alla Camera, e la verità storica che stabilisce torti e ragioni, e che tutta quest'Assemblea sia all'altezza del dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni passate, delle generazioni future e della nostra Repubblica, votando tutti insieme questo testo. (Applausi).

FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, ringrazio anch'io il presidente della Lega Romeo e il collega Paroli per aver colto la volontà dell'opposizione di votare questo provvedimento e per aver riconosciuto il fatto che oggi non ce ne sono date le condizioni.

Anch'io chiedo, pertanto, come il collega Verducci e come la collega Maiorino, che sia dato quantomeno il tempo per rivedere il testo e trovare un accordo. Credo che, com'è stato fatto alla Camera, possa essere fatto benissimo al Senato. Non credo che i colleghi della Camera abbiano dei poteri straordinari, ma che semplicemente si siano messi intorno a un tavolo e abbiano trovato un testo condiviso, cosa che si può fare anche qui. Ad ogni occasione questo Governo chiede alle opposizioni di dare una mano per la costruzione di un Paese più sereno, ed è proprio in questo senso che va anche la richiesta che le opposizioni oggi fanno alla maggioranza, per ricomporre una frattura su un evento storico. Ringrazio i colleghi della Lega e di Forza Italia. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, mi associo alla richiesta e ringrazio il senatore Romeo per la proposta di sospendere i nostri lavori non per un attimo, ma per il tempo necessario per trovare una soluzione, secondo il mio parere, per ripristinare quello che si è già definito e che è già scritto nel testo, ma anche per ricostruire un clima di confronto sempre più costruttivo e non divisivo. Per questa ragione, ovviamente mi associo sostanzialmente alla proposta di rinviare l'esame del provvedimento su questo tema. (Applausi).

MALAN (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FdI). Signor Presidente, trovo più che legittimo che qualcuno ritenga un errore aver approvato l'emendamento in Commissione, ma ciascuno ha le proprie opinioni e io sottolineo - ero in Commissione quando si è votato l'emendamento che ha cambiato il testo della Camera - che ho votato non certo per nascondere responsabilità, perché tutti dovremmo conoscere la storia della Seconda guerra mondiale nel suo insieme, ed è anche giusto ricordare che c'era un patto Molotov-Ribbentropp che certamente facilitò l'inizio della Seconda guerra mondiale.

Detto questo, l'ingresso dell'Italia nel conflitto è un'altra faccenda: è ben chiaro, era il 1940, sappiamo bene quale regime ci fosse all'epoca. Non è per coprire responsabilità, ma per questioni di sobrietà. Questa è un'opinione, ma ora stiamo intervenendo sull'ordine dei lavori. Siccome però sono state avanzate critiche legittime molto ampie al contenuto, tengo a dire che non si tratta di nascondere le responsabilità, ma di sobrietà. I monumenti ai caduti pressoché sempre onorano i caduti e non si vanno a occupare di chi li ha uccisi o di chi erano le responsabilità (Applausi), perché altrimenti sarebbe lunga la faccenda e mi astengo dal fare esempi per evitare che qualcuno possa dire che non posso paragonare quello al fascismo e così via, ma è chiaro che è così. I monumenti ai caduti sono fatti in questo modo.

Detto questo, la dinamica della discussione ha portato a un'atmosfera di un certo tipo e io ritengo ragionevole e mi associo alla proposta del presidente Romeo di sospendere i nostri lavori per una mezz'ora, nella quale valutare la situazione, possibilmente con un dialogo che possa dar luogo a qualche aggiustamento, oppure alla decisione di andare avanti in qualche modo. Credo che una mezz'ora sia un tempo ragionevole per discutere. (Applausi).

PRESIDENTE. È già intervenuto il presidente Malan, stiamo solo discutendo della proposta di sospensione del senatore Romeo, che mi sembra appoggiata da tutti i Gruppi.

Pertanto, sospendo brevemente la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18,44, è ripresa alle ore 19,28).

Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

MENIA, relatore. Signora Presidente, esprimo parere favorevole su tutti gli emendamenti, ma con la seguente premessa. Questa mezz'ora di interruzione dei nostri lavori ha portato a una riconsiderazione che porterà a un voto scontatamente favorevole di tutta l'Assemblea sul provvedimento in esame, perché verrà ripristinato il testo approvato dalla Camera attraverso l'approvazione degli emendamenti. (Applausi). Pertanto, da questa sera il Senato approverà lo stesso testo approvato dalla Camera.

Dopodiché, lasciatemi dire una serie di cose. (Commenti). Potrò esprimermi, mi auguro. Mi è stato detto che mi devo vergognare preventivamente. Vi dico una serie di cose. Il relatore non è venuto qua a portare sue idee personali. Il relatore ha portato un testo che era stato approvato da una Commissione, su un parere espresso dal Governo. Io non posso che registrare che oggi il consenso che c'era su quel testo è variato. Personalmente continuo a essere convinto che l'emendamento approvato alla Camera e che aveva variato il testo originario fosse sbagliato, per una serie di ragioni. La prima è quella che vale di più sotto il profilo morale, perché credo non esista alcun sacrario al mondo in cui si onorano i caduti facendo pesare sugli stessi lo stigma di una considerazione negativa. Questo è ciò che succede, ma non è successo da nessuna parte al mondo.

Sotto il profilo della forma, ricordo le parole di Seneca che diceva che occorre che la legge sia breve, in modo che l'inesperto possa comprenderla facilmente; sia come una voce emessa per volere divino: comandi, non discuta (dimmi chiaramente cosa mi comandi, non sto qui a immaginare che pensi per obbedire).

Questo è il classico enunciato declamatorio, che si riporta invece a una considerazione tutta ideologica che, a mio modo di vedere - lo ripeto - va a macchiare il senso stesso dell'onore ai caduti. Io onoro tutti i caduti di qualunque guerra quando combattono per la Patria, quale che sia il Governo di quella Patria. (Applausi).

Da ultimo, ritengo che anche sotto il profilo storiografico sia una ricostruzione ideologica sbagliata. Dichiarare che la responsabilità della Seconda guerra mondiale sia quella affermata qua dentro, quando tutti coloro che hanno studiato un poco sanno che nasce per responsabilità di chi decide di spartirsi la Polonia - sto parlando del patto Ribbentrop-Molotov, quindi per responsabilità dell'Unione Sovietica comunista e della Germania nazionalsocialista - è secondo me sbagliato.

Tutto ciò detto, so anche quale sia il valore di questo atto. Io mi dovrei coerentemente dimettere da relatore, per quello che ho appena affermato, ma non ci sono relatori disponibili, non c'è nemmeno il Presidente della Commissione, per cui andrei ad alterare il momento che si è creato e sarebbe sbagliato.

Annuncio quindi che personalmente esprimerò un voto contrario, coerentemente con quello che ho affermato, che era tra l'altro quello che mi avevano fatto affermare e dire la Commissione ed il Governo. Sia chiaro. Rimango qua e ovviamente a questo punto mi rimetto al voto dell'Assemblea. Questo è il principio. L'Assemblea vota e seguirà ciò che vi ho detto. (Applausi).

IANNONE, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 1.100, presentato dai senatori Marton e Licheri Ettore Antonio, sostanzialmente identico agli emendamenti 1.101, presentato dal senatore Alfieri e da altri senatori, e 1.102, presentato dal senatore Magni e da altri senatori.

È approvato. (Applausi).

Metto ai voti l'articolo 1, nel testo emendato.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 2.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 3

È approvato.

Passiamo alla votazione finale.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, a questo punto intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del mio Gruppo. Credo che quella che è stata fatta in quest'Aula nel corso degli scorsi minuti sia una cosa saggia. Altresì credo che abbia approvato un principio che penso sia sempre giusto ricordare: i morti si onorano tutti, è giusto naturalmente, ma c'era chi combatteva dalla parte giusta e chi combatteva dalla parte sbagliata. (Applausi).

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Presidente, vorrei fare una dichiarazione di voto un po' più articolata ed entrare nel tema di questo disegno di legge che ha come finalità ricordare e onorare la memoria del sommergibile Scirè e dei marinai che vi combatterono eroicamente e vi sacrificarono la vita nel corso del Secondo conflitto mondiale.

In quella guerra il nostro Paese entrò nel 1940, a fianco della Germania nazista, del tutto impreparato dal punto di vista militare. Seguirono brucianti sconfitte per il nostro esercito, in primis nella guerra di Grecia, iniziata all'insegna dello "spezzeremo le reni alla Grecia" e conclusa solo dopo un provvidenziale e umiliante intervento dell'alleato tedesco che ci tolse dai guai.

Di quel conflitto sono diventati memorabili e passati alla storia solo alcuni episodi carichi di gloria, ma sempre in un contesto di sconfitta. Voglio ricordarne alcuni: l'eroica battaglia di Nikolajevka, in cui i nostri gloriosi Alpini spezzarono l'accerchiamento delle truppe sovietiche e guadagnarono la via per tornare a casa; il sacrificio di El-Alamein della Brigata Folgore, che si fece massacrare senza cedere (Applausi) di fronte all' 8a armata del generale Montgomery; la resistenza sull'Amba Alagi di Amedeo d'Aosta, che si meritò addirittura l'onore delle armi da parte dell'esercito britannico. Forse l'unica vera fulgida vittoria dell'intero conflitto fu invece proprio l'impresa, nel 1941, nel Golfo di Alessandria, conseguita dal sommergibile Scirè e dal suo equipaggio.

Il sommergibile Scirè era inquadrato nella Xª MAS, o meglio nella Xa Flottiglia MAS, reparto tornato negli ultimi tempi all'onore delle cronache per le continue, peraltro equivoche, esternazioni del generale Vannacci. Fuori dalle provocazioni politiche e dalle polemiche dei giorni nostri, va ricordato che la Xª Flottiglia MAS non può essere ricordata solo per quello che è stata dopo l'8 settembre 1943, a fianco dell'esercito nazista. La Xª Flottiglia MAS è stata piuttosto uno dei più gloriosi reparti della nostra Marina, nel corso di due conflitti mondiali. (Applausi). Erede di quella straordinaria tradizione è oggi l'altrettanto mitico COM.SUB.IN. "Teseo Tesei", con sede a La Spezia. Partiamo dal nome: MAS è l'acronimo di motoscafo armato silurante. Gabriele d'Annunzio, che a bordo appunto di un MAS si rese protagonista della celeberrima beffa di Buccari, lo ribattezzò con il più aulico e romantico "memento audere semper".

Nella Prima guerra mondiale i MAS affondarono, in particolare, nel 1918 la corazzata austriaca Santo Stefano nei pressi dell'isola di Premuda, in Dalmazia. Fu però nel corso della Seconda guerra mondiale che la Xª Flottiglia MAS ottenne le sue prime più brillanti vittorie. La più celebre è certamente quella di Alessandria, che ha visto protagonista appunto lo Scirè. Avvicinatosi al porto di Alessandria d'Egitto, dal sommergibile si staccarono tre siluri lenta corsa, i cosiddetti maiali, guidati dai nuotatori d'assalto del gruppo Gamma. Durand de la Penne e Bianchi danneggiarono gravemente la corazzata Valiant. Marceglia e Schergat colsero un successo ancor maggiore ponendo fuori uso la Queen Elizabeth, nave di bandiera dell'ammiraglio britannico Cunningham. Martellotta e Marino ottennero un duplice risultato, in quanto, minando la nave cisterna Sagona, danneggiarono anche il cacciatorpediniere Jervis. Fu un successo straordinario, celebrato e studiato in tutto il mondo. Lo Scirè in quell'occasione poté far ritorno incolume alla sua base di La Spezia. I sei nuotatori d'assalto protagonisti dell'impresa furono invece catturati dagli inglesi e passarono il resto del conflitto in prigionia.

Signor Presidente, una particolare menzione merita però la figura di Durand de la Penne. Dopo essere stato catturato, fu rinchiuso dagli inglesi in un locale adiacente al deposito munizioni della nave, sulla cui chiglia aveva apposto le cariche esplosive. Lì venne lasciato anche dopo che lui ebbe informato, al fine di porre in salvo l'equipaggio, il comandante dell'unità inglese, capitano di vascello Charles Morgan, dell'imminente scoppio della carica. Si salvò però dall'esplosione che affondò la nave. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Durand de la Penne rimpatriò e partecipò alla guerra di liberazione nel gruppo mezzi d'assalto del Mariassalto. Nel marzo 1945, su proposta del luogotenente del Regno Umberto di Savoia, fu decorato a Taranto con la medaglia d'onore al valor militare e promosso per meriti di guerra. La decorazione gli fu consegnata addirittura da sir Charles Morgan, che nel 1941 comandava la Valiant e che nel frattempo era diventato ammiraglio.

La carriera di Durand de la Penne non si concluse però con il grado di ammiraglio nella nostra Marina militare, poiché intraprese anche la carriera politica.

Fu parlamentare per sei legislature, le prime nella DC, le ultime quattro nel Partito Liberale, partito nel quale - come credo molti sappiano - mi onoro di aver militato nei miei anni giovanili fino a quando si sciolse. Durand de la Penne fu anche Sottosegretario alla Marina mercantile dal 30 giugno 1972 al 7 luglio 1973, nel secondo Governo Andreotti.

All'impresa di Durand de la Penne sono stati dedicati addirittura due film: «I sette dell'Orsa Maggiore» del 1953, diretto da Duilio Coletti, e «L'affondamento della Valiant» del 1962, diretto da Roy Ward Baker. A Durand de la Penne è intitolata anche una classe di cacciatorpedinieri lanciamissili della nostra Marina.

La gloriosa epopea dello Scirè si concluse invece tragicamente il 17 agosto 1942. Il nostro comando era ignaro che il codice di decrittazione per le comunicazioni con l'alleato tedesco, il famoso codice Enigma, fosse stato violato dai britannici. Gli inglesi attesero quindi l'arrivo del nostro sommergibile in prossimità dell'imboccatura del porto di Haifa, nella Palestina britannica, per poterlo colpire da più direzioni e affondarlo. Tutto l'equipaggio, composto da 60 marinai, non ebbe scampo e perì nello scontro, compreso il valoroso e celebre comandante Bruno Zelik, che non era solo un brillante ufficiale di Marina, ma anche un attore cinematografico, protagonista del film di guerra «Alfa Tau» del regista Francesco De Robertis, del 1942, in cui aveva interpretato il ruolo del comandante del sommergibile «Enrico Toti». La pellicola venne distribuita nel 1942 e ottenne anche un premio al Festival del Cinema di Venezia, sempre di quell'anno. Al capitano Zelik e a tutto il suo equipaggio vogliamo quindi rendere onore, dichiarando oggi, con questo provvedimento, il relitto dello Scirè sacrario militare subacqueo.

Il relitto riposa ancora a 33 metri di profondità, proprio all'imboccatura del porto di Haifa. Nel 1984, il Governo italiano diede mandato agli uomini del Comando raggruppamento subacquei e incursori (COM.SUB.IN.), gli eredi - come abbiamo già ricordato - della Xª Flottiglia MAS, su nave Anteo, di organizzare una spedizione in loco per sigillarne le vie di accesso ed evitare la curiosità dei subacquei della domenica. Nell'occasione, furono recuperati i resti di 42 marinai e rimpatriate le salme di altri due marinai che riposavano in precedenza nel cimitero cristiano di Haifa. In quell'occasione vennero anche recuperate parti dello scafo, che sono conservate al Museo della base navale di Augusta, al Museo navale di Imperia, all'Arsenale di La Spezia e all'Arsenale di Venezia, mentre il basamento del cannone è conservato al Sacrario delle Bandiere al Vittoriano.

Il Gruppo Forza Italia voterà quindi a favore di questo provvedimento che, senza retorica e senza revisionismi storici, vuol celebrare e onorare quei giovani valorosi che sacrificarono la giovinezza e la vita per l'ideale dell'amor patrio. La storia di quegli anni dev'essere di memoria per le giovani generazioni, nella speranza, in tempi così oscuri come quelli che stiamo vivendo, che le nuove generazioni non siano chiamate come quelle dei loro nonni a difendere le loro libertà e la loro Nazione. (Applausi).

MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, permettetemi di ringraziare anche la maggioranza per essere tornata sui propri passi, perché secondo me era davvero molto importante dare il giusto onore ai caduti di guerra del sommergibile.

Ritengo che veramente ci fosse un discrimine che non si poteva assolutamente superare, e cioè l'aver posto il giusto contesto storico e l'aver dato valore alle persone e non averle fatte passare per complici - secondo me - è stata un'azione estremamente importante, seria e, ovviamente, onorevole.

Ringrazio anche il relatore per aver fatto un passo indietro. So quanto profondamente tenesse a questo e a far passare un principio che - a parer mio - non poteva passare in quest'Aula e non sarebbe dovuto passare, perché si dava un riconoscimento in maniera errata.

Già in Commissione al senatore Menia avevamo accennato che non avremmo mai accettato una cosa del genere. Ha voluto insistere perché ovviamente ci crede, ma non era il caso.

A Milano, dove ho la fortuna di abitare insieme a tanti, c'è il museo della scienza e della tecnica, dove sono esposti il sommergibile Toti e anche i siluri a lunga corsa che erano nello Scirè. Vi invito ad andarli a vedere, perché sono mezzi piccolissimi, all'interno dei quali due persone andavano a portare sostanzialmente bombe.

Ricordiamo i nostri morti, i nostri caduti in guerra: è giusto e sacrosanto. Per favore, però: usciamo dalla retorica e non dimentichiamo quello che è stato il fascismo. Non dimentichiamolo mai. Dev'essere a futura memoria di tutte le generazioni e quest'Assemblea oggi ha dimostrato di essere molto più matura di quello che di solito è.

Per questo motivo, voteremo a favore del provvedimento. (Applausi).

PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi senatori, riconoscere il relitto subacqueo del sommergibile Scirè quale sacrario militare è prima di tutto un atto dovuto alle 60 vittime di uno dei più tragici episodi di guerra che hanno coinvolto la nostra Marina Militare. È però anche un momento di alto valore simbolico per la memoria e l'identità storica del nostro Paese. È un modo di ricordare i corpi dei 16 componenti dell'equipaggio che non sono mai stati recuperati e che, perciò, non poterono nemmeno essere pianti dai loro cari. L'auspicio è che questo disegno di legge sortisca l'effetto di impegnare tutti noi, ancor più di quanto si sia fatto in questi anni, a ricomporre una memoria condivisa che unisca gli italiani.

Lasciatemi ringraziare il presidente Romeo per aver chiesto la sospensione della seduta, al fine di arrivare a una condivisione. Un grazie anche al collega Menia, che, attraverso la sua decisione di tornare al testo licenziato dalla Camera, consente a tutti noi di votare unanimemente, in modo che oggi possiamo concretamente onorare la memoria dei morti del sommergibile Scirè. (Applausi).

DELRIO (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DELRIO (PD-IDP). Signora Presidente, sono molto felice del fatto che la discussione in quest'Aula abbia portato a una ricomposizione delle diverse posizioni. Ringrazio molto la maggioranza per aver riflettuto a fondo sull'importanza di raggiungere un risultato del genere e di onorare insieme i caduti dello Scirè, perché questo è il punto.

Noi riconosciamo il sacrario. Cos'è il sacrario? È un luogo sacro e lo dice la stessa parola, cioè una cosa a cui tutti noi siamo debitori; la sacralità della vita di quelle persone che hanno sacrificato la loro vita per degli ideali e per l'obbedienza alla Patria, allo Stato. Il loro sacrificio e la loro dedizione meritano rispetto, al di là del fatto di cui è stato detto in maniera molto efficace durante la discussione in quest'Aula. È stata una discussione sacrosanta, che dovremmo avere più spesso, cari colleghi, perché oggi non solo, finalmente, onoriamo tutti insieme i caduti dello Scirè, ma onoriamo anche la dignità di quest'Assemblea, che riprende in mano la sua capacità di decidere liberamente, con un confronto libero.

Oggi noi riconosciamo la dignità a quelle persone che si sono sacrificate e alle loro famiglie. Riconosciamo anche la sacralità dell'essere umano, in quanto ogni vita perduta è una sconfitta, ma credo che con il sacrario onoriamo non solo la dignità dell'essere umano. Dopo la nascita della Costituzione, i sacrari servono non solo a onorare la memoria di chi ha dato la sua vita, ma anche a ricordarci che la guerra non è il modo con cui si possono risolvere le controversie internazionali, ma è orrore, dolore, perdita e capacità di togliere umanità alle persone che la combattono.

Questa guerra è stata combattuta dalla parte sbagliata dagli italiani, e lo sappiamo, ma - come ha detto un famoso comandante partigiano, Arrigo Boldrini - noi abbiamo combattuto per chi c'era e per chi non c'era, per chi stava dalla nostra parte e per chi stava dall'altra, appunto per potere discutere liberamente oggi in quest'Aula.

Noi non facciamo distinzioni nell'onorare i caduti. Non le facciamo perché quelle persone hanno agito - lo ripeto - con un vero spirito di servizio alla Patria. Lo hanno fatto forse anche sbagliando, ma in ogni caso convinti di servire il nostro Paese. Oggi qui non ci sono patrioti di serie A e di serie B. Siamo tutti innamorati del nostro Paese. Siamo tutti però abbastanza adulti da distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è.

Pertanto, è il ripristino della verità storica che ci muove a fare questo provvedimento. Dico al relatore, senatore Menia, che ha fatto un passo indietro e che per questo va ringraziato, che non è che oggi non scriviamo sulle lapidi o non facciamo proclami. È la motivazione che spiega che, nonostante una guerra ingiusta, onoriamo i nostri caduti proprio perché siamo patrioti, proprio perché hanno sacrificato la loro vita per un bene superiore. (Applausi).

Come in una famosa opera di Sofocle, l'Antigone, noi ci stiamo confrontando con due leggi: la legge divina e la legge umana. Come sapete, Antigone litigò e fu imprigionata dal re Creonte perché voleva seppellire il fratello, che aveva combattuto contro la sua patria. Lei però lo voleva seppellire lo stesso. In questa maniera voleva testimoniare che l'onore ai caduti va al di là degli errori che possono commettere. Creonte non capiva, perché pensava alla ragion di Stato.

Qui non c'è nessun Creonte. Nessuno di noi voleva questa precisazione per poter prevedere la ragion di Stato o la ragione dell'antifascismo. Vorrei però ricordare, agli amici della maggioranza, quello che diceva De Gasperi, che volle il 25 aprile come ricorrenza perché pensava che l'antifascismo fosse una pregiudiziale ricostruttiva del Paese. Dopo le parole della presidente Meloni e del presidente La Russa, pensavamo che questa discussione fosse chiusa, sinceramente. Eravamo molto tranquilli, perché è stato detto che l'antifascismo è una pregiudiziale ricostruttiva del Paese e che ogni omissione su questo - permettetemi di dirlo - è un passo indietro. Quindi, bene che ci abbiate ripensato. Sicuramente non lo facevate per quello, ma comunque questo consente di ricostruire.

Da ultimo, voglio dire che questo sacrario è particolarmente importante oggi perché si trova ad Haifa. Abbiamo discusso oggi in Aula della questione israelo-palestinese. Ad Haifa quel sacrario sta a ricordare, come un monito, ad Israele, come oggi intitola un grande giornale israeliano, che, dopo 600 giorni, l'unica vera vittoria è riportare a casa gli ostaggi e far finire la guerra. Ed è un monito ai palestinesi per ricordare che la violenza criminale di Hamas e il terrorismo che li tiene in ostaggio a Gaza non portano da nessuna parte: portano solo fame, dolore e lutti alle loro popolazioni.

Quindi, il sacrario di Haifa oggi dice a noi che la nostra Costituzione ha imparato dalla Seconda guerra mondiale. Dice a noi che l'antifascismo è una pregiudiziale ricostruttiva di questo Paese. Dice a tutto il Mediterraneo che su quei morti dobbiamo costruire una civiltà di pace e non di odio. (Applausi).

RASTRELLI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, fortuna fortior: più forte del destino. Mai motto da battaglia fu più evocativo e appropriato di quello assegnato al regio sommergibile Scirè, il cui nome già fu imposto per ammantare suggestioni con riferimento al territorio etiopico, dove si erano combattute alcune battaglie durante la guerra di Abissinia, esattamente come gli altri navighi della sua squadriglia, Gondar Neghelli, Ascianghi.

Il sommergibile Scirè fu qualcosa di diverso e qualcosa di più. È stato realmente un sommergibile ammantato di gloria. È stato ed è il custode di un'eredità morale, è stato ed è il simbolo del valore straordinario dei marinai italiani di ieri di oggi e di tutti i tempi. (Applausi). Medaglia d'oro al valor militare allo stendardo, un riconoscimento rarissimo nelle storie delle marine militari di tutto il mondo; 14 missioni di guerra onorate e vinte per un pugno di marinai che dimostrarono fino all'estremo sacrificio, quello della vita, che cosa significasse realmente in quel momento essere cuori e motori di assaltatori contro l'immensità.

Quella storia, che è divenuta leggenda, ancora oggi ci trasmette, ci consegna e ci impone di conservare i valori per i quali quei ragazzi donarono la vita: nobiltà d'animo, eroismo e - lo ribadisco - amor di Patria. (Applausi). E ancora vengono i brividi nel leggere l'ultimo dispaccio, datato 17 agosto 1942, con riferimento alla missione di guerra SL1, attacco ad Haifa, Palestina britannica. Dal diario di bordo del comandante Candiani che governava le operazioni da terra: entro in possesso alle ore 22 di una fotografia scattata da 9.000 metri di quota. Nessuna nave avariata, né tracce di forzamento del porto. Si desume che lo Scirè, di cui manca qualsiasi notizia, non sia giunto alla fuoriuscita degli operatori. Questo perché già da alcuni giorni il relitto del sommergibile Scirè giaceva sul fondo del mare, custodito soltanto dalle onde.

La storia - l'ha ribadito il relatore - è quella che conosciamo, perché il sommergibile era stato già individuato in fase di avvicinamento al porto. Gli fu consentito di avvicinarsi alla rada soltanto per precludergli ogni via di fuga. Fu stanato con bombe di profondità e all'atto dell'emersione fu cannoneggiato con le batterie costiere che riuscirono a distruggerne lo scafo e la torre di avvistamento. E mentre si inabissava con il suo carico umano fu portato a termine quel drammatico lavoro con ulteriori bombe di profondità. Da allora, a custodire l'eredità morale di quei giovani combattenti sono rimaste soltanto le onde del mare, perché in più di un'occasione quello scafo è stato violato con atti sacrileghi. In più di un'occasione è stato tentato di asportare quel simbolo del valor militare che ci onora.

Di qui la necessità del disegno di legge di rendere sacro ed inviolabile quel luogo, di fare in modo che quella fratellanza straordinaria che ha cementato quegli uomini nella medesima battaglia rimanga inviolata ed inviolabile dagli uomini.

In questo senso non posso non ringraziare, da un lato, l'onorevole Chiesa del Gruppo parlamentare Fratelli d'Italia alla Camera (Applausi) che ha avuto la sensibilità di produrre questo disegno di legge; dall'altro, consentitemelo, il relatore, senatore Menia.

Egli, infatti, fino all'ultimo ha mostrato la compostezza (Applausi), la responsabilità, la passione, la tenacia e l'amor di Patria, in difesa del principio di quei ragazzi, che non caddero per difendere un'idea o un regime, ma combatterono e caddero soltanto nel nome dell'Italia. (Applausi). Il tentativo disperato era quello di evitare che uno stigma ricadesse su uomini, militari, italiani che ebbero il solo torto del sacro adempimento del più nobile dei doveri.

Allora, a fronte di questa eredità, sentiamo la necessità di custodire e tramandare questo ricordo e questo luogo sacro in cui devono riconoscersi tutti gli italiani, perché ancora oggi, a ottant'anni di distanza, qualunque naviglio passi per le acque di Haifa, che sia militare, commerciale o naviglio passeggeri, getta corone di fiori per riconoscere il valore e la dedizione alla Patria di quei ragazzi.

Noi, dal canto nostro, siamo convinti che ad Haifa, come in altri luoghi ammantati dalla gloria dei militari italiani, come ad El Alamein e dovunque sia stato sparso sangue italiano, il signore degli eserciti, come veniva invocato, abbia già accolto gli spiriti di quei ragazzi in quell'angolo di cielo che riserva ai martiri e agli eroi. (Applausi).

PRESIDENTE. Metto ai voti il disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato.

È approvato.