Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 286 del 18/03/2025
Azioni disponibili
Allegato A
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO 2025
PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3, 4, 5 E 6
(6-00140) n. 1 (18 marzo 2025)
Patuanelli, Maiorino, Di Girolamo, Nave, Pirro, Marton, Ettore Antonio Licheri, Lorefice, Bevilacqua, Aloisio, Bilotti, Castellone, Cataldi, Croatti, Damante, Barbara Floridia, Gaudiano, Guidolin, Sabrina Licheri, Lopreiato, Mazzella, Naturale, Pirondini, Scarpinato, Sironi, Turco.
Preclusa
Il Senato,
nel prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025, dopo la riunione straordinaria dello scorso 6 marzo, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri saranno nuovamente chiamati a esaminare gli sviluppi della crisi internazionale in atto in Ucraina, il cui tema è strettamente collegato alla sicurezza e difesa europee, oltre a un sostanzioso ordine del giorno che spazia dalle relazioni esterne e dalla situazione in Medio Oriente alla migrazione e tutela degli oceani, ai temi più strettamente economici, tra cui quello della competitività e l'assetto del nuovo Quadro finanziario pluriennale, nonché le risorse proprie dell'Unione;
premesso che:
il piano di riarmo europeo Rearm Europe ha ottenuto un primo via libera nel corso del Consiglio europeo straordinario dello scorso 6 marzo, tra cui il sostegno del Governo italiano, dopo essere stato annunciato già qualche giorno prima, in maniera alquanto irrituale consideratone la portata e l'impatto, con una lettera del presidente della Commissione europea von der Leyen all'attenzione dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri;
Rearm Europe, declinato in cinque punti, vale 800 miliardi di euro e segna uno storico e deciso cambio di rotta dell'Unione a favore di una vera e propria militarizzazione dell'UE, come a più riprese denunciato dal Gruppo parlamentare MoVimento Cinque Stelle, in cui le priorità politiche su temi centrali, quali la transizione verde e digitale, la sanità, l'istruzione e la green economy, cedono il passo al rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni;
in particolare, il Piano UE prevede un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata nel senso di un rafforzamento della capacità militare, attraverso l'istituzione di un nuovo strumento finanziario basato su prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio UE per l'acquisto, tra l'altro, di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone; gli Stati membri avrebbero inoltre la possibilità di innalzare la propria spesa militare a livello nazionale tramite l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita (PSC), ipotesi che - consentendo lo scorporo degli investimenti per la difesa dal calcolo deficit/PIL - libererebbe, nelle intenzioni della Presidente della Commissione europea, complessivamente 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni, da aggiungersi ai 150 miliardi del nuovo strumento di prestiti per la difesa sostenuti dal bilancio dell'UE. Gli spazi di indebitamento a disposizione degli Stati membri verrebbero così occupati dalle spese per il riarmo, a svantaggio dello stato sociale e dei servizi alla persona, con evidenti disparità a seconda delle disponibilità di bilancio, creando un progetto di investimento industriale non organico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, minando i principi stessi del mercato comune, in luogo di una sana e ordinata competizione intra-UE;
a questo si aggiunge la possibilità, prospettata nel Piano, per gli Stati membri di fare ricorso al dirottamento dei fondi di coesione per il finanziamento delle spese per la difesa, in palese contrasto, non solo con la finalità stessa della politica di coesione di riduzione dei divari territoriali, sociali e occupazionali, ma anche con il Quadro finanziario pluriennale; come sostenuto dalla presidente del Comitato europeo delle regioni (CoR), Kata Tüttő, distogliere i fondi dalla coesione sarebbe un errore catastrofico, dal momento che "l'indebolimento della coesione indebolisce la capacità dell'Europa di mantenere le sue regioni forti e resilienti di fronte alla crescente instabilità";
in tale contesto, rimanendo appannaggio dei singoli Stati, le rassicurazioni fornite dal Governo italiano sul mancato utilizzo dei fondi di coesione UE per finanziare l'aumento delle spese della difesa nell'ambito di Rearm Europe non escludono che altri Stati membri facciano ricorso a questa possibilità, con la conseguente violazione degli obiettivi UE di politica regionale, che ha un impatto complessivo a livello unionale, né tantomeno possono essere considerate sufficienti a scongiurare l'ipotesi di un dirottamento di tali finanziamenti, a fronte dei ritardi accumulati dal nostro Paese nella spesa dei fondi strutturali afferenti alla programmazione 2021-2027, ferma al 4,6 per cento delle risorse programmate, onde evitare il disimpegno automatico;
preoccupa altresì, oltre all'appello della Presidente Von der Leyen ad una possente mobilitazione anche sul fronte del capitale privato per l'industria della difesa, il prospettato ulteriore aumento della portata dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (BEI) in chiave militare per progetti a duplice uso, con un raddoppio degli investimenti nel campo della sicurezza e della difesa stimato nella cifra record di 2 miliardi di euro solo per il 2025, che renderebbero la BEI sempre più simile ad una banca per il riarmamento piuttosto che a sostegno di investimenti con ricadute positive in termini socio-occupazionali;
il piano Rearm Europe - dal nome evocativo e che è destinato a confluire nel libro bianco della difesa, una sorta di magna charta del riarmo europeo - risuona come una vera e propria chiamata alle armi da parte della Commissione europea agli Stati membri: emblematica è, in tal senso, la totale assenza della parola "pace" nella lettera della presidente von der Leyen che annuncia Rearm EU; parimenti, nelle conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo straordinario, non vi è traccia di concrete iniziative diplomatiche di pace per l'Ucraina, né tantomeno di un progetto di difesa comune europeo, ma quella che si prospetta è unicamente una mobilitazione senza precedenti di risorse finanziarie per l'aumento delle spese militari a livello nazionale dei singoli Stati membri, peraltro senza una revisione delle regoli fiscali europee, ma incidendo esclusivamente sul debito dei singoli Paesi membri;
tra il 2021 e il 2024 la spesa complessiva a livello degli Stati membri per la difesa è infatti cresciuta di oltre il 30 per cento, raggiungendo una cifra stimata in 326 miliardi di euro, quasi il 2 per cento del PIL europeo; in tale quadro si inseriscono anche le indiscrezioni di stampa degli ultimi giorni secondo le quali, a sostegno delle dichiarazioni del ministro degli affari esteri Tajani, il Governo italiano starebbe preparando uno scostamento di bilancio da 9 miliardi di euro per innalzare la spesa militare italiana dall'attuale 1,56 per cento al 2 per cento del PIL, usufruendo della possibilità di ricorrere allo scorporo degli investimenti per la difesa dal Patto di stabilità e crescita (PSC);
la deriva bellicista dell'Unione europea trova purtroppo conferma nelle dichiarazioni rilasciate dalla Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, a margine del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025. La Presidente ha paventato la possibilità di estendere l'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico all'Ucraina, pur non essendo un Paese membro della NATO. L'articolo de quo prevede che, in caso di un attacco armato contro uno Stato membro, questo venga considerato quale attacco diretto contro tutte le parti, impegnando ognuna ad assistere la parte o le parti attaccate, facendo ricorso, se necessario, all'impiego della forza armata. Dunque, l'attivazione dell'articolo 5 comporterebbe un aumento esponenziale del coinvolgimento diretto dell'Italia nel conflitto russo-ucraino, così come degli altri Paesi alleati, con il rischio concreto di un allargamento del conflitto su scala mondiale;
un'azione diplomatica incisiva da parte dell'Unione rivolta alla pace è necessaria parimenti con riferimento all'altro fronte bellico, quello medio orientale, nel quale gli accordi con Hezbollah in Libano del 25 novembre 2024 e, successivamente, quello con Hamas del 15 gennaio 2025, sebbene avessero segnato una discontinuità concreta dall'inizio del conflitto, appaiono ora gravemente inficiati dalla ripresa delle operazioni militari a Gaza da parte di Israele, operazioni che hanno di fatto messo fine alla fragile tregua che durava da quasi due mesi;
per quanto riguarda l'accordo con Hamas, nella prima fase, insieme al rilascio di una parte degli ostaggi israeliani e della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane, Tel Aviv aveva garantito l'ingresso nell'enclave di un maggiore flusso di aiuti umanitari per assistere la popolazione che versa in condizioni drammatiche. E, tuttavia, il flusso degli aiuti risulta oramai sospeso da diversi giorni, come denunciato anche da Edouard Beigbeder, direttore regionale dell'UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa, secondo il quale il livello di devastazione a Gaza è oltremodo catastrofico. La già drammatica situazione umanitaria dei civili di Gaza è stata ulteriormente aggravata dalla recente decisione di Israele di interrompere la fornitura di elettricità;
nella seconda fase dell'accordo, in teoria, Hamas avrebbe dovuto concludere la liberazione di tutti gli ostaggi ancora in vita e Israele procedere al ritiro delle truppe. Ma l'interruzione della tregua, con l'attacco militare da parte di Israele, sta mettendo gravemente a rischio anche l'incolumità degli ostaggi, così come la prospettiva di una terza fase, ovvero il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza da attuare sotto la supervisione internazionale;
il 4 marzo 2025 al termine di una riunione con i capi di Governo di Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, il presidente egiziano al-Sisi ha reso nota l'approvazione di una proposta di piano di ripresa e ricostruzione della Striscia di Gaza, come risposta al piano del presidente Trump di prendere il controllo della Striscia ed evacuare forzatamente i palestinesi. Il piano approvato a Il Cairo, criticato sia da Israele che dagli Stati Uniti, prevede ambiziosi programmi di messa in sicurezza della Striscia e il ripristino di tutte le infrastrutture, con un costo totale di 53 miliardi di dollari. Il piano è stato invece avallato dai Ministri degli esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito attraverso la pubblicazione di un comunicato congiunto;
la delicatezza della condizione descritta, per la sua precarietà intrinseca, rende ancora più urgente e necessaria l'attivazione di un cessate il fuoco permanente e duraturo che resista nel fragile contesto internazionale, al fine di scongiurare il rischio concreto di nuovi fronti di guerra e porre le basi per una pace duratura in Medio Oriente. Proprio il quadrante mediorientale è posto sotto stress politico anche per le tensioni in altri Paesi tra cui la Siria, dove negli ultimi giorni si registrano violenti scontri armati tra le forze di sicurezza siriane e i gruppi di miliziani fedeli al regime di Assad, rovesciato lo scorso dicembre con l'uccisione di centinaia di civili, la maggior parte dei quali della comunità alawita;
la svolta bellicista dell'Unione è strettamente interconnessa con l'orientamento politico assunto dalla Commissione europea anche nei confronti dell'altro grande tema in agenda dei leader UE, quello della competitività europea, uniformato alle raccomandazioni contenute nel Rapporto Draghi «The future of European competitiveness»: un documento programmatico in cui la difesa viene vista come uno dei settori strategici per il futuro dell'Europa, con l'intento dichiarato di rilanciare industria, finanza e mercato unico dell'Unione europea sulla spinta di una forte deregolamentazione funzionale all'economia, con il rischio di un adeguamento dell'agenda di sostenibilità all'industria e non più viceversa;
la nuova strategia industriale dell'Unione europea, delineata nella "Bussola per la competitività" di recente presentazione, pone infatti l'accento sull'esigenza di rafforzare l'industria della difesa europea, così come l'auspicio di destinare sempre maggiori fondi europei allo sviluppo di questo settore per allentare la dipendenza da fornitori stranieri, Stati Uniti inclusi;
in tale ottica la mobilitazione degli 800 miliardi di euro aggiuntivi annui, auspicata nel rapporto di Draghi, coincide proprio con la portata dei finanziamenti ipotizzati nel piano Rearm EU della von der Leyen, lasciando presagire un preoccupante piano di rilancio dell'economia e della competitività europea basato esclusivamente sul riarmo;
ampliando la visione macroeconomica, la "Bussola per la competitività" delinea un quadro in cui la competitività europea è ancora ostaggio di problemi strutturali, che costringono le imprese in un contesto globale volatile caratterizzato da concorrenza sleale, catene di approvvigionamento fragili, costi dell'energia in aumento, carenza di manodopera e di competenze e accesso limitato ai capitali;
nella visione della Commissione europea resta centrale il piano per la decarbonizzazione del settore industriale, che dovrà però garantire il recupero della competitività, soprattutto in alcuni settori strategici come quello automobilistico, per cui è stato avviato un dialogo di confronto per affrontare con urgenza le sfide attuali e l'individuazione di soluzioni immediate per tutelare la capacità di investimento del settore, valutando le possibili flessibilità per fare in modo che l'industria europea rimanga competitiva, senza per questo rendere meno ambiziosi gli obiettivi per il 2025;
preoccupano, in tale contesto, le affermazioni rilasciate in questi giorni dal ministro Tajani circa la volontà del Governo di riconvertire l'industria dell'automotive verso la difesa;
l'instabilità su diversi quadranti geopolitici è un elemento centrale che si inserisce nell'ormai strutturale questione della gestione europea dei flussi migratori dell'Unione europea, che deve trovare da tempo il giusto equilibrio tra gestione dell'immigrazione irregolare, soprattutto via mare, e la sempre più crescente richiesta di manodopera per molti settori produttivi, dall'agricoltura all'edilizia e ai servizi alla persona;
il Programma della Commissione europea 2025 in tema migratorio intende "esternalizzare" la questione puntando tutto sull'accelerazione dei rimpatri, con un nuovo quadro legislativo per accelerare e semplificare il processo di rimpatrio, una linea che si sposa anche con le priorità della Presidenza di turno della Polonia, che intende estendere a livello europeo le soluzioni fallimentari, già adottate dal Governo italiano, di gestire i migranti in appositi centri situati in Stati terzi;
queste priorità sono sintomatiche della mancanza di una visione europea della gestione delle frontiere, soprattutto quelle marittime, priva di una reale condivisione e spirito solidaristico fra Stati membri;
il coinvolgimento di Stati extra-UE ai fini della delocalizzazione dei migranti rappresenta chiaramente una resa politica, l'assenza di una strategia e la rassegnazione all'incapacità di gestione dei flussi migratori;
è di tutta evidenza come i nuovi quadri regolatori inerenti alle migrazioni, adottati nel corso della precedente legislatura europea, non abbiano superato le criticità del sistema europeo comune d'asilo e dei cosiddetti regolamenti di Dublino, in particolare, con riguardo agli oneri che incombono sul Paese di primo ingresso dei migranti e all'assenza di meccanismi in grado di garantire efficacemente gli obblighi di ricollocamento dei migranti;
nel fitto ordine del giorno del Consiglio europeo uno spazio di discussione sarà dedicato anche all'ambiente e in particolare allo stato degli oceani, che sempre più necessitano di una governance internazionale affinché essi siano sani e produttivi, a beneficio delle generazioni attuali e future, tutelando la biodiversità e gli ecosistemi;
la nuova agenda dell'UE sulla governance internazionale degli oceani propone azioni per un oceano sicuro, pulito e gestito in modo sostenibile, in linea con l'impegno nell'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del suo obiettivo di sviluppo sostenibile sulla vita sott'acqua, oltre a svolgere un ruolo importante nella realizzazione della componente blu del Green Deal europeo;
in tale ambito la Commissione europea ha lanciato la missione "Ripristinare i nostri oceani e le nostre acque", con l'obiettivo dichiarato di proteggere e ripristinare la salute dei nostri oceani e delle nostre acque attraverso la ricerca e l'innovazione, il coinvolgimento dei cittadini e gli investimenti blu, anche attraverso un sistema di conoscenza digitale degli oceani e delle acque. Lo scorso luglio la Commissione europea ha stanziato oltre 126 milioni di euro a sostegno di tale missione, articolati in 26 progetti che coinvolgeranno il Mar Baltico e il Mare del Nord, attraverso il Danubio e il Mar Nero, il Mar Mediterraneo e l'Atlantico,
impegna, quindi, il Governo:
1) a imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Stati membri, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche in territorio ucraino e sostenere ogni iniziativa negoziale utile a una tregua, nonché ad una de-escalation militare, coinvolgendo a tal fine le Nazioni Unite e l'Unione europea nell'ottica di un percorso di soluzione negoziale del conflitto, per il raggiungimento di una soluzione di pace e politica in linea con i principi del diritto internazionale;
2) a interrompere immediatamente la fornitura di materiali d'armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari;
3) ad escludere categoricamente l'invio di truppe nazionali in territorio ucraino, se non sotto l'egida delle Nazioni Unite, e nell'ambito dell'auspicato negoziato di pace;
4) a manifestare, in tutte le sedi istituzionali, nazionali ed europee, la ferma contrarietà del Governo italiano al piano di riarmo europeo Rearm Europe;
5) a censurare, altresì nelle medesime sedi istituzionali, l'adozione di strumenti volti ad un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata esclusivamente nel senso di un rafforzamento della capacità militare, in assenza di un progetto di difesa comune europeo;
6) a sostituire integralmente il piano di riarmo europeo Rearm Europe con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;
7) ad intraprendere - in netta contrapposizione con l'assetto attuale dei sistemi di difesa frammentati degli Stati membri che comporta una dispersione e una duplicazione di risorse e mezzi - le opportune iniziative nelle sedi unionali volte a sostenere un progetto di difesa comune europea, ispirata ai principi di razionalizzazione ed efficientamento della spesa militare, al fine di garantire il rafforzamento dell'autonomia strategica dell'Unione;
8) a contestare il ricorso all'articolo 122 TFUE quale base giuridica per l'adozione del Piano Rearm EU, assicurando al contrario un pieno coinvolgimento del Parlamento europeo nel processo politico e decisionale, al fine di scongiurare il rischio di grave pregiudizio per la stessa democraticità e rappresentanza dell'Unione;
9) a subordinare l'eventuale adesione da parte dell'Italia al piano di riarmo europeo Rearm EU a un preventivo passaggio alle Camere che ne garantisca l'iter procedurale ispirato alla necessaria e costante interlocuzione con il Parlamento, anche al fine di recepire l'indirizzo politico espresso dalle Aule parlamentari, in coerenza con il principio di sovranità e centralità del Parlamento, nel rispetto delle sue prerogative sovrane, a tutela dei diritti di tutti i cittadini;
10) ad escludere in ogni caso nell'ambito di Rearm Europe il ricorso da parte del nostro Paese al dirottamento dei fondi di coesione per il finanziamento delle spese per la difesa, con inevitabili ricadute negative sui bilanci delle regioni destinatarie dei suddetti finanziamenti, assicurando altresì l'originario impiego e le finalità proprie dei fondi di coesione europei, destinati alle Regioni italiane per rimuovere gli squilibri socio-economici e territoriali, escludendo in ogni caso il loro utilizzo per la difesa, anche con riferimento agli altri Stati membri, così da scongiurare effetti distorsivi nell'intreccio tra spesa degli armamenti e successivi riparti dei fondi per la coesione;
11) a manifestare altresì nelle sedi decisionali europee la contrarietà del Governo italiano in relazione alla possibilità per gli altri Paesi membri dell'UE di ricorrere all'utilizzo dei fondi di coesione UE per finanziare l'aumento della spesa militare;
12) ad adottare iniziative volte a scongiurare altresì qualsiasi tentativo di aumentare i finanziamenti di beni a scopo militare, come armi e munizioni, anche attraverso una ferma opposizione all'ipotesi di ampliamento della portata degli investimenti della Banca europea per gli investimenti rispetto all'attuale definizione di dual use, dando, al contrario, priorità al finanziamento di progetti che vadano a beneficio dell'ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l'emergenza climatica;
13) a garantire la tenuta del partenariato strategico UE-NATO alla luce del valore fondante volto a promuovere e salvaguardare la pace, la libertà e la prosperità nella zona euro-atlantica, a tal fine non sostenendo l'ipotesi di attivazione dell'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico a favore dell'Ucraina, considerato, altresì, il recente cambio della postura militare degli Stati Uniti in ambito NATO;
14) nell'ambito del raggiungimento di una soluzione pacifica duratura e permanente del conflitto non più rinviabile, ad intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia, al fine di garantire il contenimento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas naturale, nonché la resilienza energetica dell'Unione europea, che deve essere in grado di adeguarsi ai mutevoli scenari del quadro geopolitico mondiale senza legarsi a specifiche fonti energetiche in maniera quasi monopolista;
15) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di un «cessate il fuoco» permanente e duraturo nella Striscia di Gaza e al rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, a garanzia dell'incolumità della popolazione civile, intraprendendo altresì, a tal fine, ogni utile iniziativa volta a promuovere e sostenere, con urgenza, una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati»;
16) a farsi promotore in sede europea della richiesta di adozione di sanzioni dirette nei confronti del Governo israeliano di Netanyahu e di sanzioni commerciali ed economiche nei confronti di Israele, anche tramite la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, considerato il mancato rispetto reiterato dell'articolo 2 che regola le relazioni tra le parti, fondandole sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici;
17) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (ATT) dell'ONU, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché dell'acquisto di armamenti dal medesimo Stato di Israele;
18) a sostenere nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, le necessarie iniziative diplomatiche volte all'immediato richiamo di tutti gli ambasciatori europei a Tel Aviv in segno di ferma protesta contro gli incessanti crimini di guerra del Governo israeliano;
19) a ribadire nelle sedi europee la doverosa cooperazione con la Corte penale internazionale, ai sensi dell'articolo 86 dello Statuto di Roma, allo scopo di affermare e rispettare le decisioni e i principi della giustizia penale internazionale e del diritto internazionale, a tal fine dando seguito ai mandati d'arresto emessi dalla Corte;
20) alla luce della catastrofe umanitaria in corso a Gaza, ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per ripristinare e aumentare il flusso degli aiuti umanitari nella Striscia, incluso il ripristino immediato della fornitura di energia elettrica, al fine di riprendere urgentemente le operazioni di desalinizzazione per la produzione di acqua potabile;
21) a contrastare fortemente in ogni sede l'ipotesi prospettata dal presidente Trump che prevede l'evacuazione forzata dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, sostenendo iniziative volte alla ricostruzione del territorio a sostegno della dignità e dei diritti del popolo palestinese, in linea con il piano arabo siglato a Il Cairo il 4 marzo 2025;
22) a sostegno della competitività europea, a farsi promotore, in sede unionale, delle opportune iniziative, anche normative, volte all'istituzione di un fondo europeo di più ampia portata per il sostegno al settore dell'automotive e per la competitività dell'industria europea - con un modello di finanziamento basato sull'emissione di debito comune da parte dell'Unione, al fine di supportare nella ripresa e nella transizione ecologica le imprese e le aree maggiormente in difficoltà - quale misura strategica e temporanea finalizzata a rilanciare l'industria automobilistica europea e i relativi livelli occupazionali, in un contesto sempre più competitivo, a tutela del modello economico-sociale dell'UE, nonché a garanzia della competitività europea e della transizione tecnologica e digitale, in un'ottica di sviluppo sostenibile, in luogo dell'impegno di 800 miliardi di euro destinato al programma Rearm Europe e la conseguente escalation sul fronte bellico;
23) a scongiurare qualsiasi iniziativa, sia a livello nazionale sia europeo, volta alla possibilità di riconvertire l'industria dell'automotive verso una produzione industriale incentrata sugli armamenti;
24) a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative affinché l'Europa dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, esplorando al contempo l'apertura dell'Italia a nuovi mercati in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;
25) a rivedere gli irrealistici parametri fiscali dell' attuale sistema di governance economica europea del Patto di stabilità e crescita (PSC), anche al fine di un reale rafforzamento della competitività a livello unionale, prevedendo percorsi di rientro dal debito realistici, che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo, opponendosi a qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico, a sostegno di un quadro di bilancio più favorevole alla crescita economica, finalizzata a rendere le norme sul debito più semplici, più applicabili e concepite per sostenere le priorità politiche per la doppia transizione verde e digitale, con adeguati investimenti pubblici e privati;
26) in tema di migrazione, a sostenere una gestione più stabile e solidale dei flussi migratori europei che eviti di penalizzare, a causa del mancato superamento del principio del Paese di primo approdo, gli Stati membri con frontiere marittime, che devono essere considerate frontiere europee, in modo da prevenire situazioni di estrema criticità, infrastrutturale, sociale e umanitaria, proponendo meccanismi automatici più efficaci e stringenti ai fini del rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi di ricollocamento dei migranti, a tal fine anche individuando specifiche sanzioni, al di là delle sanzioni già previste dal diritto europeo per la mancata applicazione della legislazione europea;
27) a confermare, consolidare, sostenere ed estendere il modello dei corridoi umanitari sicuri, attraverso la cooperazione con l'UNHCR e l'OIM, quale strategia primaria dell'azione di gestione dei flussi migratori da parte dell'Unione europea per l'arrivo in territorio europeo, così da intercettare, anche in via preventiva, i grandi flussi migratori, soprattutto quelli legati alle guerre dei Paesi del Medio Oriente e dell'Africa subsahariana, e garantire altresì l'assistenza umanitaria necessaria, il rispetto dei diritti umani dei migranti, nonché promuovere canali di ingresso legali nell'Unione europea attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo, anche quali misure idonee a ridurre e contrastare il traffico di esseri umani;
28) a tutela dei nostri mari e oceani, a sostenere a livello europeo una maggiore ed efficace cooperazione tra Stati membri per rafforzare il risanamento, la salvaguardia degli ecosistemi marini e il ripristino della natura, nonché individuare sistemi efficienti di gestione dei rifiuti in mare, nell'ambito dell'economia circolare e promuovendo idonee campagne informative per la prevenzione dell'abbandono degli stessi in mare.
(6-00141) n. 2 (18 marzo 2025)
Terzi Di Sant'Agata, Zanettin, Scurria, Pellegrino, Matera, Claudio Borghi, De Poli.
Approvata
Il Senato,
premesso che:
il Consiglio europeo del 20-21 marzo 2025 reca al suo ordine del giorno, tra i vari punti: Ucraina; Medio Oriente; Competitività; Difesa europea; Quadro finanziario pluriennale; Migrazione; Oceani; Multilateralismo;
considerato che:
i Capi di Stato e di Governo torneranno ad affrontare il tema del conflitto in Ucraina alla luce dell'evolversi dello scenario internazionale, tra cui da ultimo i colloqui che si sono svolti a Gedda lo scorso 11 marzo;
i Capi di Stato e di Governo torneranno ad avere una discussione approfondita sulla situazione in Medio Oriente che continua a rimanere complessa e con equilibri molto fragili;
il Consiglio europeo si confronterà sul tema della competitività anche alla luce dei documenti di lavoro presentati dalla Commissione europea nelle ultime settimane: una "Bussola per la competitività"; il "Patto per l'industria pulita"; il "Pacchetto di proposte per semplificare le norme dell'UE" ed il "Piano di azione per il settore automobilistico". L'Europa ha infatti bisogno di un'economia forte e competitiva per difendere i propri interessi in un contesto globale difficile;
i Capi di Stato e di Governo torneranno a confrontarsi sul tema della difesa europea sulla base degli indirizzi politici del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo scorso e del contenuto del libro bianco sulla difesa che la Commissione europea e il SEAE presenteranno alla vigilia del Consiglio europeo;
un punto all'ordine del giorno sarà dedicato al prossimo Quadro finanziario pluriennale 2028-2034, per un primo dibattito orientativo tra i Leader in vista della presentazione da parte della Commissione europea della proposta di bilancio pluriennale attesa per il prossimo luglio. Per preparare il negoziato, la Commissione europea ha presentato la Comunicazione "La strada verso il prossimo quadro finanziario pluriennale";
i Capi di Stato e di Governo torneranno a fare il punto in materia di migrazione sulla base della consueta lettera della Presidente della Commissione europea sull'avanzamento delle priorità individuate dalle Conclusioni del Consiglio europeo di dicembre scorso e di cui la presentazione della proposta di regolamento su un sistema europeo uniforme di rimpatrio costituisce un importante passo in avanti;
il Consiglio europeo sarà inoltre chiamato ad un dibattito sul tema degli Oceani. I Leader faranno, inoltre, il punto in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani che si svolgerà a Nizza dal 9 al 13 giugno 2025. Il Governo italiano considera le risorse marittime fondamentali e ha adottato nel 2023 il Piano del mare per il triennio 2023-2025;
infine, anche alla luce della partecipazione al Consiglio europeo del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, i Leader si concentreranno sul tema del multilateralismo, anche in vista della IV Conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo che avrà luogo a Siviglia tra il 30 giugno e il 3 luglio 2025,
impegna il Governo a:
1. continuare a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario, fermo restando l'auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace;
2. lavorare con l'Unione europea, con gli Stati Uniti e con i tradizionali alleati per arrivare a una pace basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale, assieme all'Ucraina e ai partner internazionali;
3. dedicare ogni sforzo necessario per la preparazione della Conferenza per la ripresa dell'Ucraina (Ukraine Recovery Conference - URC) che l'Italia ospiterà a Roma il 10-11 luglio 2025;
4. mantenere alta l'attenzione sul Medio Oriente, il cui scenario resta particolarmente delicato anche per quanto riguarda le transizioni in Siria e in Libano. Per favorire la stabilizzazione dell'area restano prioritari: la tenuta del fragile cessate il fuoco a Gaza; il completo rilascio degli ostaggi; la prosecuzione degli aiuti umanitari;
5. affrontare in modo strategico la discussione sul tema della competitività europea che include diverse priorità: un'efficace semplificazione del quadro regolatorio che favorisca l'attività d'impresa; la disponibilità di energia pulita e a prezzi sostenibili per i nostri cittadini e il nostro tessuto produttivo; efficaci stimoli agli investimenti privati;
6. portare avanti l'obiettivo di una piena autonomia europea in materia energetica basata sul principio della neutralità tecnologica e che sostenga la fase di transizione, specialmente nei settori industriali ad alta intensità energetica;
7. realizzare un percorso di decarbonizzazione che sia sostenibile per le nostre industrie, che non metta a rischio la competitività di settori come quello automobilistico e che utilizzi metodologie di calcolo delle emissioni improntate al principio della neutralità tecnologica, e impedire che l'impatto di una transizione non pragmatica e ideologica si ripercuota sull'occupazione e sulla capacità di accesso al mercato da parte dei nostri cittadini;
8. lavorare sulla semplificazione, sulla riduzione della burocrazia e dell'eccesso di regolamentazione per un quadro normativo europeo più chiaro e snello, riducendo drasticamente i costi amministrativi per le imprese, in particolare le PMI;
9. preparare il terreno per il negoziato sul prossimo bilancio europeo, opponendosi a eventuali proposte di tassazioni aggiuntive per cittadini e imprese europee e attivandosi per garantire risorse adeguate ad affrontare le sfide collegate agli obiettivi della politica di coesione e della politica agricola, ma anche al tema della sicurezza e della difesa e al rilancio della competitività europea;
10. lavorare per realizzare una politica di difesa che rinforzi le capacità operative degli Stati nazionali europei nel quadro dell'alleanza NATO, in un contesto geopolitico in cui si registrano fortissime tensioni e conseguenti pericoli; obiettivo che si potrà raggiungere anche tramite l'introduzione di piani di garanzia pubblica per il finanziamento degli investimenti, sia nell'industria della difesa, sia nei settori tecnologici, logistici e infrastrutturali, così come proposto dall'Italia in sede Ecofin dello scorso 11 marzo;
11. continuare a mantenere al centro dell'agenda europea il tema della migrazione, in particolare concentrandosi su priorità quali: la lotta all'immigrazione irregolare anche con strumenti innovativi; lo sviluppo e il rafforzamento di partenariati paritari con i Paesi di origine e transito dei migranti; la pronta definizione di una lista UE di Paesi di origine sicuri; il negoziato sulla proposta di regolamento in materia di rimpatri, presentata recentemente dalla Commissione europea, sostenendo in particolare la prevista introduzione di centri di rimpatrio (return hubs) in Paesi terzi;
12. mantenere alta l'attenzione sui temi marittimi, che restano per il nostro Paese strategici e funzionali all'enorme potenziale di sviluppo e tutela per le nostre future generazioni.
(6-00142) n. 3 (18 marzo 2025)
Paita, Renzi, Enrico Borghi, Scalfarotto, Fregolent, Furlan, Musolino, Sbrollini.
Preclusa
Il Senato,
premesso che:
il prossimo Consiglio europeo del 20-21 marzo 2025 rappresenta un momento cruciale per la definizione della posizione dell'Unione europea su alcuni dei più importanti temi di politica internazionale, economia e competitività;
tra i temi all'ordine del giorno figurano il sostegno all'Ucraina nella resistenza dall'aggressione russa e le eventuali iniziative volte al cessate il fuoco e alla conclusione del fronte bellico, l'evoluzione del conflitto in Medio Oriente, il rafforzamento della competitività europea, la definizione del prossimo Financial Framework, la gestione dei flussi migratori, la tutela degli oceani, le relazioni esterne e diplomatiche dell'Unione e il libro bianco della difesa europea, tutti temi che a vario titolo influenzeranno la tenuta e la stabilità geopolitica ed economica dell'Unione nel medio-lungo periodo;
l'Italia, in virtù del suo ruolo storico nell'Unione e della sua posizione geografica nel continente, ha il dovere di assumere posizioni proattive che contribuiscano ad indirizzare le strategie comuni e che possano garantire stabilità, sviluppo e competitività nel lungo periodo, tanto al Paese quanto, di conseguenza, all'intera Unione;
un approccio passivo e diviso e che sia il compromesso sulle diverse visioni della maggioranza rischia di pregiudicare la capacità del Paese di incidere sulle decisioni strategiche dell'Europa, indebolendo il potere negoziale del Paese su dossier di primaria importanza per il futuro dell'Unione e dei suoi componenti;
l'Italia ha condannato più volte l'aggressione russa e l'intensificazione degli attacchi contro i civili e le infrastrutture ucraine, confermando il sostegno politico, economico e militare in linea con gli altri Paesi dell'UE;
occorre accompagnare gli aiuti militari all'Ucraina con un'imprescindibile azione diplomatica rivolta a promuovere la de-escalation e il cessate il fuoco, dando impulso ai negoziati, anche attraverso la nomina di un inviato speciale per la pace in Ucraina, che operi unitariamente per conto dell'UE a favore del raggiungimento di una pace giusta e duratura in Ucraina, basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale;
la cessazione delle ostilità va preparata e accompagnata, così come l'Italia deve rendersi pronta nel fornire ogni supporto necessario nella ricostruzione dell'Ucraina e nella sua stabilizzazione sul piano economico, sociale e infrastrutturale;
le tensioni in Medio Oriente e la gravissima crisi umanitaria che stiamo vivendo pongono l'Unione europea nella condizione di non potersi sottrarre all'adoperarsi per adottare tutte le iniziative volte a favorire il dialogo tra le parti e per garantire la protezione della popolazione civile;
l'azione comune europea dovrebbe essere volta a sostenere un processo di pace nell'area fondato sul riconoscimento della sovranità degli attori coinvolti, sostenendo la "soluzione dei due Stati", come sancito dalle risoluzioni internazionali;
la recente ripresa degli scontri a Gaza rischia di allontanare la stabilizzazione della regione, allontanando il mantenimento del cessate il fuoco, il quale risulta fondamentale per favorire la restituzione degli ostaggi israeliani e l'attuazione degli accordi sui prigionieri palestinesi, garantendo l'incolumità della popolazione civile interessata, nonché per scongiurare ulteriori ripercussioni negative sui flussi migratori e la sicurezza globale;
occorre riaffermare la condanna di ogni azione di destabilizzazione della regione, le quali vengono perpetrate da gruppi terroristici e armati - Houthi, Hezbollah e Hamas in particolare - garantendo la sicurezza di Israele e salvaguardando l'incolumità delle popolazioni civili coinvolte;
ogni parte impegnata nel conflitto ha il dovere di rispettare il diritto internazionale, anche in riferimento alla salvaguardia del contingente UNIFIL presente nel Libano in forza della risoluzione 1701/2006, della quale va richiesta la totale applicazione;
l'Unione europea deve sostenere gli sforzi di mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti per il evitare il rischio di rottura del cessate il fuoco, nonché per favorire il transito degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, vittima tanto dei bombardamenti quanto dei terroristi di Hamas. Nell'area peraltro si rende si rende sempre più evidente il ruolo interpretato dall'Arabia Saudita nelle fondamentali attività di mediazione diplomatica;
sul fronte siriano occorre monitorare attentamente la transizione politica in corso, al fine di evitare che questa porti ulteriori disordini nel Paese e pregiudichi la popolazione civile interessata, garantendo la sicurezza delle minoranze e, soprattutto, salvaguardare i diritti fondamentali delle donne;
il nuovo scenario internazionale impone il perseguimento di una politica estera europea comune, nonché una autonomia strategica volta a permettere all'Unione di affrontare le sfide globali e il nuovo contesto geopolitico al fine di affermare e difendere i propri valori di riferimento;
l'Unione europea, a tal fine, deve rafforzare il proprio ruolo sulla scena internazionale, adottando un approccio più strategico e coerente nelle sue relazioni con gli attori globali, promuovendo la democrazia, la sicurezza e la stabilità internazionale;
le recenti dichiarazioni di membri dell'amministrazione statunitense riflettono un cambiamento nella politica estera degli USA e appare sempre più chiaro che l'Europa debba rafforzare la propria sicurezza e capacità di difesa;
tali obiettivi richiedono necessariamente la creazione di un esercito unico europeo e di un mercato unico europeo della difesa in grado di scongiurare duplicazioni nei processi produttivi europei;
alla luce della Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2025 sul libro bianco sul futuro della difesa europea (2025/2565(RSP)), l'UE si è impegnata a garantire la propria sicurezza, a rafforzare i suoi partenariati con attori che condividono gli stessi principi e a ridurre nettamente la sua dipendenza da Paesi terzi, garantendo una distribuzione dei finanziamenti per la difesa equilibrata dal punto di vista geografico nel prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP);
la stessa risoluzione sottolinea la necessità di elaborare piani di emergenza per la cooperazione economica con i partner più stretti in caso di guerra, per garantire un sostegno reciproco in caso di crisi di sicurezza su vasta scala che li coinvolgano direttamente, dovrebbe approfondire i dialoghi economici in tempo di guerra con i partner europei e globali per fornire una segnalazione tempestiva delle minacce gravi, ibride e informatiche e di migliorare la pianificazione del sostegno reciproco, la protezione delle infrastrutture critiche e la sicurezza marittima;
simili obiettivi richiedono il raccordo e coordinamento delle politiche estere e di difesa, anche attraverso l'istituzione di un esercito comune europeo e il rafforzamento dell'azione esterna dell'Unione nel suo complesso, dando luogo a una modifica dei trattati di cui l'Italia non può che farsi promotrice;
per lo stesso fine risulta indispensabile riaffermare la condivisione dei valori atlantici e gli storici legami politici, economici e sociali con il Regno Unito, difendendo nel contempo gli interessi degli Stati UE e del mercato interno;
in questa prospettiva, al fine di rispondere tempestivamente alle attuali sfide geopolitiche e alle crisi internazionali in corso, occorre sollecitare il rafforzamento della bussola strategica europea per il rafforzamento della sicurezza e della difesa dell'UE, prevedendo anche un comando unico accentrato quale base di elaborazione di una difesa comune;
l'ipotesi di finanziare questo percorso, attraverso la revisione dei criteri e dei vincoli introdotti col Trattato di Maastricht e con l'apertura di linee di prestito dedicate, impone un approccio condiviso e comune volto a scongiurare l'impatto negativo delle duplicazioni e ripetizioni dei processi produttivi: come sottolineava uno dei padri fondatori dell'Unione europea "l'esercito comune avrà bisogno di bilancio comune, di imposte comuni", per questa ragione appare fondamentale riavviare il percorso di emissione dei cosiddetti eurobond;
in tal senso appare indispensabile riavviare il percorso intrapreso nella I legislatura dall'allora Presidente del Consiglio dei ministri, nonché degli affari esteri, Alcide De Gasperi, di ratifica del Trattato per l'istituzione di una Comunità europea di difesa, al fine di garantire i confini esterni dell'Unione e la tutela dei propri interessi;
in materia di difesa, inoltre, deve essere assunto quale criterio fondamentale per le prossime politiche europee la correlazione tra investimenti in difesa e in cultura, prevedendo che gli aumenti delle spese militari devono essere in ugual misura previsti anche in ricerca, istruzione e attività culturali (secondo il modello "un euro per un euro"): a tal proposito risulterebbe di estrema efficacia l'adozione di una 18App europea, ossia di un bonus di 500 euro da spendere in cultura destinato a tutti i neo-diciottenni, introdotta nella legge di stabilità 2016, ma estesa a tutti i neo-maggiorenni europei, anche al fine di far emergere il retaggio culturale comune europeo;
una politica estera e di difesa comune rappresenta un passaggio indispensabile del processo di federalizzazione europeo, cui dovrà fare seguito l'approntamento di una politica migratoria che riesca ad attenuare gli effetti negativi dell'andamento demografico sull'UE e a garantire la sicurezza nella gestione dei flussi migratori regolari;
anche in quest'ultimo campo si necessita di superare la divergenza di approcci tra gli Stati, garantendo un sistema efficace di gestione delle frontiere, una distribuzione equa dei richiedenti asilo e il rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e transito per affrontare le cause profonde dell'immigrazione;
le politiche migratorie dovrebbero essere improntate a un equilibrio tra sicurezza e rispetto dei diritti umani, evitando derive nazionaliste che minano la solidarietà europea;
gli scenari drammatici accaduti nello scacchiere internazionale hanno dimostrato le notevoli carenze e lacune nelle procedure istituzionali europee in materia di politica comune estera, le quali non consentono all'Unione europea di divenire un interlocutore stabile, forte e di spessore all'interno dello scenario internazionale: è necessaria un'incisiva riforma dei trattati istituzionali affinché si superi il diritto di veto in materia di politica estera, così da consentire alla stessa Unione europea di avere una singola "voce" nelle interlocuzioni internazionali ed essere in grado di portare avanti istanze unitarie e condivise tra tutti gli Stati membri, sulla base dei valori e principi comuni che devono guidare l'azione europea in ogni suo ambito;
anche il tema della competitività torna ad essere centrale alla luce delle nuove tensioni internazionali. L'Unione europea necessita di politiche industriali comuni che rendano il mercato UE e i suoi attori competitivi;
già il cosiddetto Rapporto Draghi evidenziava una serie di politiche comuni che l'UE dovrebbe attuare nei prossimi cicli istituzionali per recuperare il gap di competitività dell'industria europea con i principali partner e competitor internazionali;
il settore dell'automotive, la ricerca e lo sviluppo di tecnologie avanzate per la mobilità sostenibile, la realizzazione di infrastrutture strategiche a supporto della transizione ecologica, il rafforzamento delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, lo spazio, l'intelligenza artificiale e l'industria della difesa rappresentano ambiti fondamentali per garantire la competitività dell'Europa nel contesto globale e tutelarne l'autonomia strategica, riducendo al minimo il rischio di ingerenze esterne e dipendenze da attori terzi;
la competitività è una delle priorità assolute e da sostenere con un piano industriale ambizioso, che favorisca gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione. All'UE si chiede, inoltre, di rafforzare il proprio sistema di governance economica per rispondere in maniera efficace alle sfide della globalizzazione e del progresso tecnologico, evitando il rischio di frammentazione e disallineamento tra gli Stati membri;
in questo contesto la tutela degli oceani rappresenta una priorità imprescindibile nell'agenda europea, considerando il ruolo essenziale che questi rappresentano non solo nella regolazione del clima globale, ma anche nella sicurezza economica, strategica e tecnologica dell'Unione;
gli oceani assumono una funzione chiave nella regolazione del ciclo del carbonio e con la loro biodiversità rappresentano una preziosa risorsa economica per diversi settori produttivi che vanno dalla pesca all'industria farmaceutica e biotecnologica; sono, inoltre, la sede dei cablaggi per la rete Internet. Più del 95 per cento del traffico dati viaggia attraverso cavi marini, rendendo gli oceani vere infrastrutture digitali indispensabili per la connettività e sicurezza globale;
in questo contesto il rischio più volte paventato dall'attuale amministrazione statunitense circa l'imposizione di dazi sulle merci europee (ivi incluse quelle italiane) rappresenta un concreto pericolo per le prospettive di crescita e tenuta del sistema produttivo nel suo complesso;
il controllo e la protezione di tali infrastrutture, specie in considerazioni delle intrinseche vulnerabilità, sono temi sui quali l'Europa dovrebbe interrogarsi per individuare le modalità migliori di intervento per rafforzare le infrastrutture, promuovere standard comuni di protezione, diversificare le rotte di trasmissione e stipulare partnership strategiche per la sicurezza informatica;
in tale articolato scenario, al nuovo Multiannual Financial Framework si chiederà di individuare e garantire l'adeguato sostegno economico alle politiche di coesione sociale, di finanziare la creazione e il potenziamento delle infrastrutture strategiche, di finanziare le misure volte all'integrazione industriale transnazionale in alcuni settori fondamentali (spazio, difesa e intelligenza artificiale) e di incentivare la crescita e l'integrazione dei mercati, assicurando un'allocazione delle risorse efficiente e contrastando - per quanto possibile - le disparità economiche tra le diverse aree geografiche dell'Unione,
impegna il Governo:
1) a garantire all'Ucraina ogni supporto politico, economico, umanitario e diplomatico, confermando la fornitura di approvvigionamenti e assetti utili a sostenere la resistenza ucraina rispetto all'aggressione russa, al fine di ripristinare la stabilità e la sicurezza della regione e del continente, rafforzando il percorso di per una pace globale, giusta e duratura basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale,
2) ad adoperarsi per assicurare il buon esito dei negoziati per la de-escalation e il cessate il fuoco in Ucraina, anche attraverso la nomina di un inviato speciale per la pace;
3) a promuovere attivamente una soluzione alla crisi umanitaria a Gaza, sostenendo il mantenimento del cessate il fuoco così da favorire la pronta restituzione degli ostaggi israeliani e garantire ogni aiuto necessario per la salvaguardia dell'incolumità della popolazione civile coinvolta;
4) a favorire, in relazione alla crisi israelo-palestinese, il perseguimento della politica "due popoli, due Stati", condannando le organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre, appoggiando una risoluzione pacifica del conflitto e l'adozione del modello "due popoli, due Stati";
5) a monitorare l'evolversi del fronte libanese così da adottare, qualora le contingenze lo richiedessero, iniziative concrete e coordinate volte a garantire la sicurezza e l'incolumità dei contingenti militari e civili dislocati in Libano nell'ambito dell'operazione di peace-keeping dell'UNIFIL, nonché la protezione e il rispetto del contingente dei caschi blu da parte di tutti gli attori coinvolti nei conflitti in Medio Oriente;
6) a sollecitare azioni di vigilanza sul cambio di regime in Siria, al fine di evitare disordini e violenze, garantendo il costante monitoraggio della transizione di Governo per assicurarne la maggiore sicurezza e il rispetto dei diritti umani della popolazione civile;
7) a promuovere una politica estera e diplomatica comune nell'ambito dell'Unione europea, avviando altresì una nuova stagione di collaborazione bilaterale nell'ambito delle relazioni atlantiche e nei rapporti bilaterali con il Regno Unito;
8) a sollecitare la revisione dei trattati istitutivi, al fine di avviare quanto prima il percorso di costituzione dell'esercito unico europeo quale elemento indispensabile per la definizione di una strategia europea nello scenario globale, da accompagnare a una politica estera e diplomatica comune;
9) a farsi promotore del rafforzamento della bussola strategica e di un programma industriale condiviso volto a rafforzare la capacità di difesa, da finanziare con risorse comuni e con l'emissione di eurobond, al fine di scongiurare il pericolo di aggravare l'esposizione a debiti sovrani e di rimettere a dinamiche private e all'interlocuzione tra le singole aziende la definizione di aspetti fondamentali per la creazione di una difesa europea;
10) a garantire, in sede europea, che venga rispettato il principio secondo il quale gli investimenti in difesa e in cultura devono essere adottati in ugual misura (secondo il modello "un euro in cultura per un euro in sicurezza"), anche attraverso l'adozione della misura App18 europea, ossia il bonus di 500 euro da spendere in cultura destinato a tutti i neo-diciottenni, introdotta nella legge di stabilità 2016, ma estesa a tutti i neo-maggiorenni europei;
11) a sollecitare l'avvio del processo di riforma dei trattati al fine di superare il diritto di veto in materia di politica estera, nonché a riavviare il processo di ratifica del trattato istitutivo della Comunità europea di difesa del 1952, al fine di perseguire un più razionale uso delle risorse, ma anche per garantire la necessaria autonomia strategica all'Unione europea nel suo complesso;
12) a rafforzare i sistemi di addestramento militare di risposta alle minacce ibride;
13) a richiedere l'istituzione di un servizio di cooperazione di intelligence unitario a livello unionale, al fine di salvaguardare la democrazia e lo spazio informativo europeo;
14) istituire una struttura di Missione "Europa Sicura" centralizzata, volta a coordinare, predisporre, finanziare e aggregare le migliori conoscenze tecniche degli Stati membri in materia di dissesto idrologico e predisporre un piano coordinato di interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio europeo;
15) a promuovere una gestione comune e solidale dei flussi migratori regolari, lavorando per il rafforzamento delle frontiere esterne dell'UE, l'accoglienza e la redistribuzione equa dei richiedenti asilo, nonché per la creazione di partenariati strategici con i Paesi terzi per il contrasto all'immigrazione irregolare;
16) a sostenere le iniziative volte a rafforzare la produttività e la resilienza economica dell'UE, completando il mercato unico e sviluppando una strategia per proteggere le industrie e le produzioni europee attraverso l'elaborazione di politiche agricole e industriali coerenti con gli obiettivi di competitività delineati nel cosiddetto rapporto Draghi;
17) a impegnarsi nella costituzione di campioni europei nei settori della difesa (tradizionale e ibrida), dell'intelligenza artificiale e dello spazio, al fine di garantire la competitività di un settore di eccellenza e contribuire all'autonomia strategica dell'Unione, riducendo al minimo il rischio di ingerenze esterne e dipendenze da attori terzi;
18) a sostenere la definizione di un Multiannual Financial Framework ambizioso, che preveda risorse adeguate per il rafforzamento delle politiche di coesione, la creazione e il potenziamento delle infrastrutture strategiche, l'integrazione industriale transnazionale in alcuni settori fondamentali (spazio, difesa e intelligenza artificiale) e la piena integrazione dei mercati di capitali;
19) a sostenere politiche efficaci per la tutela degli oceani, promuovendo la riduzione dell'inquinamento marino, la protezione della biodiversità marina e la transizione verso un'economia blu sostenibile, in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite;
20) ad adottare ogni iniziativa utile volta a salvaguardare il tessuto economico-produttivo del Paese e il potere di acquisto delle famiglie rispetto all'imposizione di dazi sulle merci italiane, riconoscendo la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia condivisa europea;
21) a promuovere una strategia per la sicurezza delle infrastrutture digitali sottomarine così da rafforzare le infrastrutture, promuovere standard comuni di protezione, diversificare le rotte di trasmissione e stipulare partnership strategiche per la sicurezza informatica.
(6-00143) n. 4 (18 marzo 2025)
Preclusa
Il Senato della Repubblica,
considerando che:
il prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025 sarà occasione per proseguire la discussione sulla proposta della Commissione europea su Rearm Europe e che saranno oggetto di confronto anche le evoluzioni del conflitto in Ucraina e della ancora drammatica situazione in Medio Oriente e la politica europea di competitività;
premesso che:
considera profondamente sbagliato e pericoloso il piano Rearm Europe, esposto dalla presidente von der Leyen in una lettera al Consiglio europeo in vista della sua riunione straordinaria del 6 marzo. Esprime inoltre profonda preoccupazione per il supporto espresso in quella sede dal Governo italiano, in assenza di una preventiva comunicazione al Parlamento;
rileva come questa proposta non possa essere definita o connessa alla difesa europea e che consiste al contrario in un enorme piano di riarmo nazionale senza che questo comporti alcun passo in avanti in termine di integrazione europea;
constata con grande disappunto che, nelle sue conclusioni della riunione straordinaria del 6 marzo, il Consiglio europeo ha rilevato che "un'Unione europea più forte e più capace nel campo della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla NATO, che rimane, per gli Stati che ne fanno parte, il fondamento della loro difesa collettiva". Considera che tale approccio è in palese contraddizione con l'idea di autonomia strategica europea e colloca lo stesso piano Rearm europeo in una evidente subalternità rispetto alle richieste del presidente Trump ed agli impegni non vincolati presi in sede NATO;
considera che l'Unione europea debba costruire e rafforzare la propria autonomia strategica e che questa è determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo. Sottolinea a tal proposito che la decisione di diversi Stati membri di aumentare la spesa militare al 2 per cento del PIL o più nel quadro di un impegno NATO, oltre ad alimentare una ulteriore e pericolosa corsa agli armamenti, muove in una direzione opposta all'autonomia strategica dell'Unione e ad un sistema di difesa comune che, al contrario, dovrebbe comportare tra le altre cose e preventivamente una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva;
deplora la scelta di utilizzare l'articolo 122 del TFUE come base giuridica per il "nuovo strumento finanziario dell'UE per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle loro capacità di difesa". Esprime profonda preoccupazione per il fatto che il Parlamento europeo sia escluso dal processo decisionale in merito a una decisione così strategica e ritiene che ciò costituisca un pericoloso indebolimento della democrazia europea;
evidenzia che l'aumento della spesa per la difesa non determina in alcun modo maggiore sicurezza e che l'indebitamento comune e le deroghe alle norme sulla governance economica europea dovrebbero essere utilizzati piuttosto per finanziare la transizione ecologica e digitale, per sostenere settori fondamentali come la sanità e l'istruzione e per mettere in campo misure volte a risolvere le emergenze sociali che affliggono molti cittadini europei. Esprime inoltre il proprio disappunto per la continua opposizione rispetto ad ogni ipotesi di scorporo di investimenti produttivi o sociali dal Patto di stabilità e crescita e ritiene inopportuno ed immorale aprire adesso a tale opportunità per la spesa in armamenti;
evidenzia come Omnibus semplification package, l'insieme di misure presentate recentemente dalla Commissione europea, che mirano a semplificare alcuni provvedimenti legislativi in ambito comunitario in materia di responsabilità sociale delle imprese (CSRD), tassonomia verde, due diligence sulla sostenibilità (CSDDD) e meccanismo di applicazione del prezzo per le emissioni (CBAM), rischiano di tradursi in una deregulation sulla responsabilità ambientale da parte delle imprese e in un complessivo arresto delle politiche di contrasto alla crisi climatica assunti con Il Green New Deal;
sottolinea come, secondo l'ultimo studio del Joint research centre (JRC) della Commissione UE,"Delivering the Eu Green Deal, progress towards targets", su 154 obiettivi vincolanti e non che compongono il Green Deal, solo 32 risultano "sulla buona strada" per essere conseguiti, mentre per 64 "è necessaria un'accelerazione". Su 15 obiettivi, invece, "non si registrano progressi" o si evidenzia addirittura un "regresso"; per altri 43 "non sono attualmente disponibili dati";
sottolinea come non può esserci sicurezza per l'Europa senza una sovranità e un'autonomia energetica, dal momento che tra le cause principali dei conflitti armati vi è il controllo delle risorse energetiche, come idrocarburi e uranio. Lavorare per una politica energetica basata sulle fonti rinnovabili e l'efficienza dei sistemi energetici, consente all'Europa di non essere sottoposta a condizionamenti e ricatti politici e rende da un lato maggiormente competitiva l'economia europea e dall'altro meno caro il costo dell'energia;
sottolinea che i fondi connessi alla politica di coesione europea sono vitali per lo sviluppo delle comunità locali negli Stati membri per cui si oppone ad ogni distorsione o deroga che consenta il loro utilizzo, anche parziale per sostenere la spesa militare;
evidenzia che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha proposto una sospensione delle norme fiscali per gli investimenti nella difesa e condanna il doppio standard che consente di aumentare consistentemente la spesa militare mentre la spesa sociale e ambientale continua a subire tagli di bilancio;
ricorda che la difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani nel mondo sono elementi costitutivi dell'Unione europea e che su questi deve basarsi la sua azione esterna e la sua autonomia strategica;
sottolinea che la pace e la sicurezza non si ottengono promuovendo una politica di scontro e di guerra, aumentando le spese militari, la militarizzazione dell'UE e la sua trasformazione in un blocco militare, ma piuttosto attraverso la diplomazia, il dialogo e la soluzione politica dei conflitti e la costruzione di una sicurezza collettiva, nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;
richiama l'Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del 1975, conclusasi a Helsinki, tra Stati Uniti, Canada, Unione Sovietica e tutti i Paesi europei, che ha svolto un ruolo importante nell'allentare le tensioni tra Est e Ovest durante la guerra fredda. Ricorda che il processo di Helsinki è partito dall'indivisibilità della sicurezza in Europa, affermando che la sicurezza di una nazione è inseparabile da quella degli altri Paesi della sua regione e non si è limitato agli aspetti militari della sicurezza, ma ha anche tenuto conto delle sue dimensioni economiche, ambientali, umane e sociali;
considera urgente lavorare a una nuova architettura di sicurezza collettiva per l'Europa ispirata ai principi del processo di Helsinki, compreso il concetto di garanzie di sicurezza reciproca, come sperimentato da politici europei come Willy Brandt, Olof Palme e Pierre Harmel. Insiste sul fatto che una nuova architettura di sicurezza europea applichi i principi della coesistenza pacifica tra Paesi con sistemi politici diversi e offra garanzie di sicurezza a tutte le parti;
deplora il livello senza precedenti di attacchi e di delegittimazione delle Nazioni Unite e del loro ruolo fondamentale nel consolidamento della pace e nella risoluzione dei conflitti e sottolinea la necessità che l'UE e gli Stati membri difendano le Nazioni Unite e lavorino all'interno dei sistemi delle Nazioni Unite e in modo coerente con la Carta delle Nazioni Unite per la risoluzione pacifica delle controversie;
ricorda che nel 2024, i leader dell'UE hanno concordato di tagliare 2 miliardi di euro dal bilancio dell'azione esterna dell'UE nel quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027. Evidenzia inoltre che la Direzione generale per i partenariati internazionali della Commissione europea (DG INTPA) sta pianificando di tagliare quattro dei suoi cinque hub in tutto il mondo, riducendo la sua presenza diplomatica da circa 100 delegazioni a 18. Ritiene che, dato il deterioramento della situazione della sicurezza su diversi fronti e le crescenti tensioni geopolitiche, la diplomazia preventiva richieda un'attenzione costante e rafforzata e che pertanto sarebbe auspicabile che la Commissione e gli Stati membri invertano immediatamente la direzione, evitando i tagli apportati alle rappresentanze diplomatiche ed al contrario rafforzando questa presenza;
rileva che, secondo i dati del SIPRI per il 2023, gli Stati membri europei insieme al Regno Unito spendono già più in termini nominali per la difesa di tutti gli altri Paesi del mondo, ad eccezione degli Stati Uniti. Ricorda poi che tra il 2021 e il 2024 la spesa totale per la difesa degli Stati membri dell'UE è aumentata di oltre il 30 per cento e che nel 2024 la spesa europea per la difesa senza la NATO ha raggiunto almeno 326 miliardi di euro secondo il Consiglio e in realtà fino a 440 miliardi di euro in termini reali secondo diversi gruppi di esperti. Constata inoltre che, in termini di parità di potere d'acquisto, gli Stati membri dell'UE spendono circa il 58 per cento in più per la difesa rispetto alla Russia, da cui risulta palese che non è necessario alcun incremento della spesa, bensì una sua riduzione e razionalizzazione in un quadro di maggiore coordinamento europeo;
ricorda le stime della Commissione secondo cui una maggiore cooperazione tra gli Stati membri nel campo della sicurezza e della difesa potrebbe far risparmiare fino a 100 miliardi di euro all'anno;
si rammarica che la Commissione e il Consiglio non siano riusciti a presentare una valutazione dettagliata delle carenze critiche europee in termini di capacità di difesa. Sottolinea che prima di prendere in considerazione ogni eventuale aumento della spesa per la difesa andrebbe presentata tale valutazione, comprese le priorità specifiche, che consente di individuare con precisione le esigenze e le priorità degli investimenti nella difesa. Ricorda peraltro che questi dovrebbero concentrarsi su compiti difensivi, non sulla costruzione di capacità di intervento militare in tutto il mondo;
esprime quindi disappunto per il fatto che in assenza di una valutazione completamente autonoma delle esigenze e delle priorità, ci si basi esclusivamente sulle valutazioni della NATO relative alle carenze critiche in termini di capacità di difesa. Ritiene inoltre che la richiesta della NATO di complementarità e compatibilità dei sistemi d'arma europei con quelli statunitensi sia incompatibile con l'autonomia strategica europea;
considera estremamente preoccupante che ci siano ancora più di 13.000 armi nucleari sparse in tutto il mondo, molte delle quali sono schierabili in pochi minuti e potrebbero causare la fine dell'umanità. Osserva che, nonostante l'impegno dichiarato nei confronti del Trattato di non proliferazione, gli Stati membri della NATO dotati di armi nucleari hanno investito 271 miliardi di dollari tra il 2019 e il 2023 nella modernizzazione e nella manutenzione delle armi nucleari;
esprime profonda preoccupazione per il continuo aumento della spesa militare mondiale, sottolinea che una corsa agli armamenti non creerà sicurezza per i cittadini europei, ma al contrario aumenterà il rischio di conflitti violenti. Ricorda che gli Stati membri dell'UE hanno rilasciato oltre 33.700 licenze per l'esportazione di armi nel 2023, per un totale di oltre 298 miliardi di euro, pari a circa un quarto delle esportazioni internazionali di armi a livello globale. Considera necessario promuovere attivamente nuovi trattati sul controllo e la riduzione degli armamenti.
osserva che le esportazioni di armi, anche di armi leggere e di piccolo calibro, finiscono con alimentare conflitti e terrorismo globale e destabilizzare intere regioni, Stati e società, vanificando gli sforzi per lo sviluppo sostenibile e la gestione delle crisi. Invita ad applicare rigorosamente la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008 che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari, al fine di evitare un peggioramento della situazione della sicurezza nei Paesi a noi più vicini;
constata che il 55 per cento delle importazioni europee di armi dal 2019 al 2023 proveniva dagli Stati Uniti e che questo dato, in sostanziale aumento rispetto al 35 per cento dal 2014, evidenzia una crescente dipendenza dell'Unione europea dall'industria militare statunitense. Ritiene che il prospettato massiccio aumento degli acquisti di armamenti statunitensi non solo sarebbe dannoso per l'economia europea, ma che mini in modo significativo l'autonomia strategica dell'UE rafforzando la dipendenza militare dell'Europa dagli Stati Uniti e creando al contempo nuovi vincoli industriali e tecnologici;
sottolinea che non può esserci né autonomia né sicurezza senza una sovranità democratica digitale. Considera quindi essenziale dare priorità allo sviluppo di uno patrimonio digitale continentale, composto da reti, infrastrutture e aziende strategiche europee, inclusa la creazione di un grande un centro di ricerca pubblico europeo per l'intelligenza artificiale;
considera che, alla luce delle molteplici minacce che vanno dalle catastrofi legate al clima alle pandemie, sarebbe opportuno abbandonare la visione ristretta della sicurezza basata sulla forza militare e sviluppare invece una politica incentrata sulla sicurezza umana, come definita dalla risoluzione 66/290 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che afferma che "la sicurezza umana è un approccio per aiutare gli Stati a identificare e affrontare le sfide diffuse e trasversali alla sopravvivenza, al sostentamento e alla dignità dei loro popoli" chiedendo "risposte incentrate sulle persone, globali, contestualizzate e orientate alla prevenzione che rafforzino la protezione e l'emancipazione di tutte le persone";
ribadisce la propria condanna dell'attacco all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina derivante dall'invasione della Federazione Russa, che costituisce una grave violazione del diritto internazionale e in particolare della Carta delle Nazioni Unite;
accoglie favorevolmente la dichiarazione congiunta tra l'Ucraina e gli Stati Uniti a seguito dell'incontro dell'11 marzo in Arabia Saudita che include una proposta di accordo per un cessate il fuoco di 30 giorni. Ritiene che questo possa essere uno strumento utile per la fine delle ostilità e per la ricerca di un accordo di pace. Ritiene fondamentale che l'UE svolga un ruolo attivo per la ricerca di una soluzione diplomatica che metta fine alle ostilità e determini un equilibrio di sicurezza stabile e condiviso;
sottolinea che la guerra in Ucraina ha provocato centinaia di migliaia di vittime da entrambe le parti e che analisti militari hanno sempre considerato improbabile una soluzione militare al conflitto;
ricorda che la fornitura di equipaggiamento militare era stata considerata come uno strumento volto a determinare migliori condizioni negoziali per l'Ucraina, ma constata con estremo disappunto che le iniziative diplomatiche per porre fine alla guerra sono state vistosamente assenti e che la mancanza di iniziativa, di partecipazione e collaborazione dell'Unione a qualsiasi percorso negoziale e l'assenza di sforzi volti ad individuare condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo hanno creato una condizione peggiore per il popolo ucraino;
sottolinea quindi il fallimento dell'UE nel perseguire una seria risoluzione diplomatica della guerra in Ucraina e ritiene urgente un cambio immediato di strategia che punti verso i negoziati di pace, per porre immediatamente fine alla guerra in Ucraina e fermare le sofferenze del popolo ucraino;
evidenzia come il dialogo bilaterale degli Stati Uniti con la Federazione Russa per porre fine al conflitto in Ucraina abbia stravolto la strategia europea e la retorica irrealistica e pericolosa di sostegno militare all'Ucraina fino alla vittoria come unico modo per porre fine al conflitto. Denuncia il comportamento arrogante dell'amministrazione Trump nei confronti dell'Ucraina e dei suoi alleati europei e si rammarica che ciò sia stato possibile anche a causa della miopia delle classi dirigenti europee, che non hanno intrapreso alcuna iniziativa diplomatica e, al contrario, si sono apertamente opposte a qualsiasi tentativo di dialogo;
deplora lo sfruttamento economico dell'Ucraina da parte di attori stranieri, in particolare condanna la richiesta degli Stati Uniti di un accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine come condizione preliminare per continuare il loro impegno ed il comportamento di multinazionali occidentali che stanno approfittando della guerra per acquisire risorse e beni strategici, minando la sovranità e il futuro economico dell'Ucraina;
sottolinea che non è possibile raggiungere un accordo di pace senza il coinvolgimento e il consenso di tutte le parti e che non può essere solo il risultato di negoziati tra le sole grandi potenze;
esprime grande preoccupazione per la postura di numerosi leader europei che continuano a favorire la via dello scontro militare e per la retorica della "pace attraverso la forza" promossa dalla presidente della Commissione europea von der Leyen. Ritiene che questo rischi di causare ulteriori danni al popolo ucraino e che possa aumentare i rischi di un'escalation del conflitto in Europa;
considera che l'Europa ha interesse a costruire una pace duratura e ritiene che l'UE avrebbe dovuto intraprendere un'importante iniziativa diplomatica convocando una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza. Ritiene necessario che l'Unione europea si impegni direttamente con tutti gli attori rilevanti per facilitare una risoluzione diplomatica del conflitto e sottolinea la necessità di avviare un processo di negoziazione formale sotto l'egida delle Nazioni Unite e dell'OCSE, che fornirebbe una piattaforma neutrale per il dialogo e contribuirebbe a garantire che qualsiasi accordo rispetti il diritto internazionale e i diritti di tutte le parti coinvolte;
ricorda che, ai sensi dell'articolo 21 del trattato sull'Unione europea, l'UE dovrebbe promuovere soluzioni multilaterali e "preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, in conformità con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite" e con i "principi dell'Atto finale di Helsinki";
esprime la sua ferma opposizione all'invio di truppe dei Paesi europei in Ucraina e ribadisce che l'invio di truppe di pace da Paesi terzi può essere preso in considerazione solo a seguito di un accordo tra le parti e su mandato delle Nazioni Unite;
considera inopportuna l'iniziativa dell'Alta rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas che ha presentato un piano per mobilitare, con uno schema di contributi volontari, fino a 40 miliardi di euro per il sostegno militare all'Ucraina;
ricorda che l'UE e gli Stati membri hanno messo a disposizione dell'Ucraina oltre 167 miliardi di dollari in aiuti finanziari, militari, umanitari e per i rifugiati. Inoltre nel luglio 2024 l'UE ha messo a disposizione i primi 1,6 miliardi di dollari generati dai beni russi immobilizzati, che saranno convogliati attraverso lo Strumento europeo per la pace e lo Strumento per l'Ucraina al fine di rafforzare le capacità militari dell'Ucraina e sostenere la ricostruzione del Paese;
considera che il numero di disertori che si rifiutano di combattere la guerra sia nell'esercito ucraino che in quello russo è in costante aumento e considera necessario fornire la massima tutela a chiunque decida di sottrarsi alla partecipazione al conflitto;
richiama il Trattato di Ottawa, ratificato dalla stragrande maggioranza degli Stati membri, che vieta l'uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di mine antiuomo a causa della loro natura indiscriminata e dell'impatto devastante sui civili, in particolare i bambini. Condanna quindi fermamente la decisione degli Stati Uniti di fornire mine antiuomo all'Ucraina, sottolineando che tali armi violano i principi umanitari internazionali e hanno effetti catastrofici a lungo termine sulle popolazioni civili. Esorta l'UE a riaffermare il suo impegno nei confronti del Trattato di Ottawa assicurando che nessuno Stato membro partecipi, direttamente o indirettamente, allo spiegamento o al trasferimento di tali armi;
esprime inquietudine per le conseguenze economiche, ambientali, energetiche e sociali che la guerra sta avendo non solo in Europa ma in tutto il mondo. Osserva che l'inflazione, causata in parte dall'aumento dei prezzi dell'energia, sta mettendo in difficoltà i lavoratori e i gruppi più vulnerabili e considera preoccupante l'impatto ambientale della guerra e per la crescente dipendenza energetica dell'UE dal gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti;
ricorda che la ricostruzione dell'Ucraina deve essere la massima priorità e che la Russia deve contribuire finanziariamente a tale ricostruzione e rileva l'importanza che la ricostruzione sia basata sui bisogni del popolo ucraino e non sugli interessi di profitto delle imprese;
richiama l'approvazione del nuovo strumento unico specificamente destinato a contribuire alla riparazione, alla ripresa e alla ricostruzione dell'Ucraina e sottolinea che tale strumento fornirà all'Ucraina un sostegno finanziario prevedibile di 50 miliardi di euro nel periodo 2024-2027. Ricorda che tali finanziamenti sono condizionati alla definizione da parte del Governo ucraino di un "piano per l'Ucraina" incentrato sulle riforme strutturali e sugli investimenti per stimolare la crescita economica, al rispetto dei processi democratici, compreso un sistema parlamentare multipartitico, e dello Stato di diritto, e alla garanzia del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze;
sottolinea che la situazione nel Medio Oriente, in particolare in Palestina, Libano e Siria, continua ad essere caratterizzata da forte instabilità nonostante gli accordi di cessate il fuoco;
richiama i principi della carta delle Nazioni Unite e della convenzione di Ginevra e ricorda le risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare la 242 (1967) e la 338 (1973), che sanciscono l'illegalità dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi, nonché la risoluzione 2334 (2016) che condanna la costruzione degli insediamenti illegali;
sostiene il diritto inalienabile del popolo palestinese all'autodeterminazione e il dovere della comunità internazionale di garantire una soluzione giusta e duratura fondata sul pieno rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite;
condanna con fermezza le operazioni militari israeliane che colpiscono la popolazione civile palestinese in Cisgiordania e a Gaza, deplora inoltre la decisione disumana di interrompere l'erogazione di elettricità a Gaza, di bloccare gli aiuti umanitari, di sfollamento forzato della popolazione. Considera che queste siano violazioni inaccettabili del diritto internazionale ed umanitario e come tali debbano essere sanzionate;
manifesta il proprio apprezzamento per la proposta di pace avanzata da Abdullah Öcalan, che promuove una soluzione politica e democratica alla questione curda, basata sul riconoscimento dei diritti del popolo curdo. Considera che questa proposta abbia bisogno del sostegno pieno della comunità internazionale che porti all'avvio di un processo di pace in Turchia e alla fine del regime di isolamento per Abdullah Ocalan, in vista di una sua liberazione;
esprime profonda preoccupazione per la situazione in Siria, in particolare per i recenti scontri di carattere settario e le violenze contro i civili. Considera necessario condizionare la sospensione delle sanzioni al rispetto da parte del nuovo Governo dei diritti umani e di tutte le comunità religiose ed etniche della Siria. Ritiene fondamentale la piena inclusione dei curdi e del SDF nel processo di dialogo politico di ricostruzione del Paese;
esprime una netta condanna per i continui e gravi attacchi militari e paramilitari contro il Rojava, nei quali i curdi sono il bersaglio del regime del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e delle sue reti mercenarie;
condanna fermamente le incursioni territoriali e le ambizioni espansionistiche di Israele e Turchia in Siria e sottolinea che la stabilità del Paese dipenda anche dal rispetto dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale;
ribadisce il suo pieno sostegno alla Corte penale internazionale quale istituzione indipendente indispensabile per la giustizia internazionale e considera necessario opporsi attivamente a qualsiasi tentativo di intimidazione e promuoverne l'universalità incoraggiando gli Stati non firmatari ad aderire allo Statuto di Roma;
esprime preoccupazione per la guerra commerciale scatenata dalla nuova amministrazione USA e considera necessaria la definizione di una risposta strategica che non sia fatta solo di reazioni meccaniche, ma che invece abbia alla base la costruzione e l'allargamento di relazioni commerciali alternative;
prende atto del rapporto redatto dal presidente Draghi sul futuro della competitività europea come uno sforzo di ragionamento e proposta volto ad indirizzare un'agenda strategica per la competitività europea, sottolinea però il pericolo di una visione del mondo definita a partire dalla contrapposizione competitiva e dalla percezione di minacce sistemiche anziché dalla ricerca di soluzioni globali e della implementazione di una agenda comune per un sistema di sviluppo sostenibile ed equo;
sottolinea l'esigenza di una riflessione profonda sul modello di competitività europeo sui mercati globali. Denuncia che oggi la costruzione della catena della produzione e del commercio globale incrocia clamorose e inaccettabili violazioni dei diritti umani, espliciti comportamenti di dumping che oltrepassano i diritti sociali, sindacali e del lavoro, eclatanti conseguenze sull'ambiente sul cambiamento climatico, sulle popolazioni indigene, sulla continua depredazione di risorse naturali e persino fenomeni di corruzione. Ritiene che il modello di competitività europeo debba rifuggire tali pratiche di ribasso sulle ambizioni sociali e ambientali e occorra invece lavorare per ricondurre una globalizzazione apparentemente ristagnante verso un nuovo binario di giustizia ed equilibrio,
impegna il Governo a:
1) respingere in sede di Consiglio europeo il piano Rearm europeo proposto dalla Presidente della Commissione europea;
2) reclamare, qualora dovesse essere sostenuta la proposta per un "nuovo strumento finanziario dell'UE per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle loro capacità di difesa", una base giuridica diversa dall'articolo 122 del TFUE in modo da garantire un percorso di approvazione democratico e trasparente;
3) non fare ricorso alle eventuali deroghe alle norme sulla governance economica europea per l'acquisto di armamenti;
4) lavorare in sede di Consiglio per definire deroghe alle norme sulla governance economica per finanziare la transizione ecologica e digitale, per sostenere settori fondamentali come la sanità e l'istruzione e per mettere in campo misure volte a risolvere le emergenze sociali;
5) non consentire nessuna distorsione o deroga finalizzata all'utilizzo dei fondi di coesione per finanziare l'acquisto o la produzione di armamenti;
6) lavorare a una nuova architettura di sicurezza collettiva per l'Europa ispirata ai principi del processo di Helsinki, nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;
7) sostenere in sede di Consiglio europeo che la necessaria strada per la creazione di una difesa europea comporta un percorso opposto all'aumento delle capacità militari nazionali, che consiste in una razionalizzazione ed integrazione della spesa esistente;
8) difendere il concetto di autonomia strategica europea che, per essere tale, deve riaggiornare la propria valutazione sul rapporto con le alleanze militari esistenti, a partire dalla NATO;
9) lavorare per la promozione attiva di nuovi trattati sul controllo e la riduzione degli armamenti e per la ratifica e il pieno rispetto degli esistenti;
10) reclamare in sede di Consiglio europeo un urgente un cambio di strategia rispetto alla guerra in Ucraina, che superi la postura bellicista e proietti l'UE verso la ricerca di soluzioni diplomatiche al conflitto;
11) supportare tutti gli sforzi volti al supporto della popolazione civile ucraina;
12) sollecitare l'avvio di un processo di negoziazione formale sotto l'egida delle Nazioni Unite e dell'OCSE;
13) respingere ogni ipotesi di invio di truppe di Paesi europei in Ucraina;
14) opporsi al piano di mobilitazione di ulteriore sostegno militare all'Ucraina proposto dall'Alta rappresentante Kallas;
15) sospendere la fornitura nazionale di equipaggiamento militare all'Ucraina e sollevare in Consiglio europeo la necessità di interrompere anche il ricorso all'European peace facilty a questo fine;
16) riconoscere lo Stato di Palestina, quale azione di politica estera che imprima una svolta positiva al necessario negoziato tra le parti per giungere alla soluzione "due popoli due Stati" e garantire la coesistenza nella libertà, nella pace e nella democrazia dei due popoli;
17) sostenere in sede europea la ferma e totale contrarietà a qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania, ed esprimere pieno sostegno al piano arabo di ricostruzione per Gaza presentato dall'Egitto;
18) proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa l'immediata sospensione dell'accordo di associazione EU Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano;
19) sospendere e proporre in sede UE la fine di ogni collaborazione militare con Israele, interrompendo l'esportazione di armi e tecnologie utilizzate per la violazione dei diritti della popolazione palestinese;
20) lavorare in sede di Consiglio europeo per l'adozione di misure concrete per garantire la protezione e l'adeguato finanziamento della Corte penale internazionale;
21) sostenere in Consiglio europeo l'esigenza di un cambio di paradigma profondo nella definizione di competitività, che sostenga grandi investimenti comuni che abbiano al centro le ambizioni sociali e ambientali;
22) definire una risposta strategica alla guerra commerciale USA che non sia fatta solo di reazioni meccaniche, ma che invece abbia alla base la costruzione e l'allargamento di relazioni commerciali alternative.
23) confermare in sede europea il Green Deal come motore di crescita e sicurezza dell'Europa, allineando tutti gli strumenti finanziari dell'UE agli obiettivi del Green Deal, in modo da garantire il raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE, per una transizione giusta e socialmente equa;
24) sostenere nel Consiglio europeo gli obiettivi climatici legati alla transizione ecologica, dal Green Deal, al pacchetto Fit for 55, dal regolamento Nature restoration law alla Strategia Farm to fork, prevedendo al contempo l'implementazione del fondo sociale per il clima per non meno della metà delle risorse previste per il Rearm EU da destinare a famiglie e lavoratori.
(6-00144) n. 5 (18 marzo 2025)
Boccia, Alfieri, Rojc, Franceschini, Malpezzi, Bazoli, Lorenzin, Mirabelli, Nicita, Zambito, Irto, Basso, D'Elia, Zampa.
Preclusa
Il Senato,
premesso che:
la criminale aggressione militare dell'Ucraina da parte della Russia di Putin ha mostrato la volontà di colpire l'ordine internazionale basato su regole, minacciando la sicurezza globale e in particolare dell'Europa;
la nuova amministrazione Trump - con le sue decisioni che minano le istituzioni del multilateralismo (a partire dalle sanzioni alla Corte penale internazionale), con le ostilità aperte nei confronti dell'Europa, con la dichiarazione che la sicurezza europea non è più una priorità strategica e i dubbi sull'impegno nell'Alleanza atlantica - pone ai principi fondativi dell'Europa unita sfide e minacce senza precedenti;
mai come oggi è in gioco il ruolo e la funzione dell'Europa nel mondo, mai come oggi appare attuale lo spirito del Manifesto di Ventotene, che resta la stella polare del processo di unificazione europea;
per completare il processo di integrazione e reagire alle nuove sfide serve un superamento deciso del principio di unanimità verso la maggioranza qualificata su importanti tematiche su cui i veti nazionali hanno impedito all'Unione di avanzare;
l'Unione europea ha l'urgenza di mettere in campo una risposta all'altezza di questo tornante della storia, con una svolta nel segno dell'integrazione e della solidarietà tra i Paesi membri, affermando a pieno la sua autonomia strategica, difendendo e promuovendo i pilastri della sua fondazione, la democrazia, lo Stato di diritto, il sostegno all'ordine internazionale basato su regole e alle istituzioni multilaterali, contro una pratica e una narrativa - apertamente in contrasto con l'articolo 11 della nostra Carta costituzionale - che legittima l'uso della forza per risolvere le controversie internazionali;
Ucraina:
l'intimidazione, la minaccia, l'umiliazione in mondovisione che il presidente Trump e il suo vice Vance hanno inferto nello Studio ovale al presidente Zelensky, leader di un popolo aggredito, così come il ricatto dell'accordo sulle terre rare, o la decisione unilaterale di sospendere le forniture militari (poi ripristinate), o ancora la minaccia di Musk di dismettere il servizio di Starlink per le difese satellitari ucraine, sono stati le principali mosse della nuova amministrazione statunitense, accanto a un allineamento diplomatico con la Russia - emerso nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nelle risoluzioni sul terzo anniversario della guerra di aggressione in Ucraina - che prefiguravano addirittura l'esclusione dell'Unione europea dai negoziati per la pace;
l'Ucraina è la nazione che sta subendo l'aggressione e ha il diritto di essere il principale soggetto attivo nella definizione della fine del conflitto, che non può coincidere con la fine dell'ordine internazionale basato sulle regole: ogni accordo che venga raggiunto senza il coinvolgimento dell'Ucraina non potrebbe che costituire una violazione del principio di sovranità e delle legittime aspirazioni del popolo ucraino, così indebolendo le prospettive di sicurezza per una pace stabile nell'area;
i negoziati di Gedda tra Stati Uniti e Ucraina, pervenuti a una proposta di cessate il fuoco di trenta giorni, non hanno ancora avuto una risposta da parte russa e sono segnati da una grave assenza al tavolo: l'Unione europea;
l'Europa deve continuare a sostenere l'Ucraina, non solo sul piano umanitario, economico e militare come ha fatto finora, ma anche sul piano politico e diplomatico, per garantire una soluzione duratura al conflitto che tenga conto delle ragioni dell'aggredito e sostenere l'Ucraina nella sua aspirazione di integrazione europea: l'Unione europea insomma deve svolgere un ruolo centrale nel processo di costruzione di una pace giusta e sicura, colmando il deficit di iniziativa politica e diplomatica che ha caratterizzato gli ultimi anni;
Medio Oriente:
le proposte del presidente Trump che ha prefigurato l'evacuazione dei circa 2,1 milioni di residenti palestinesi a Gaza e la creazione di una "riviera del Medio Oriente", suscitando l'indignazione di gran parte della comunità internazionale e dei principali Paesi europei (con l'eccezione del Governo italiano), vanno condannate senza esitazioni e riserve;
i principali Paesi arabi hanno avanzato una proposta unitaria per il futuro e la ricostruzione della Striscia di Gaza che prevede investimenti per oltre 53 miliardi, che l'Unione europea e gli Stati membri devono sostenere attivamente e con determinazione;
la tregua nella guerra a Gaza è stata oggi drammaticamente interrotta, l'amministrazione americana ha offerto pieno sostegno al primo ministro Netanyahu su cui pende un mandato d'arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, le forze estremiste di destra che sostengono il Governo Netanyahu hanno spinto per riprendere il conflitto e invocato ulteriori crimini;
la drammatica situazione del quadrante mediorientale, strategico per un continente che si affaccia nel Mediterraneo, impone all'Unione europea, se vuole credibilmente rappresentare un presidio nel mondo a difesa del diritto internazionale e dei pilastri del multilateralismo, di non permettere, ancora una volta, che la causa palestinese torni nell'oblio;
l'Unione europea - seguendo le posizioni e le proposte avanzate dal precedente Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Joseph Borrell, a cui l'attuale Alto rappresentante Kaja Kallas non dedica la doverosa necessaria attenzione - deve impegnarsi per lavorare, in seno alla comunità internazionale, per costruire una pace giusta e duratura, che non può che passare dal riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, a partire da quello di avere uno Stato libero dall'occupazione israeliana, nonché dalla garanzie di sicurezza per Israele;
i recenti disordini e le vittime delle violenze in Siria rappresentano un motivo di grande preoccupazione e richiedono una continua vigilanza da parte della comunità internazionale. È necessario, infatti, che il nuovo Governo siriano dia seguito agli annunci di tolleranza e pace e garantisca una convivenza civile al di là delle appartenenze religiose ed etniche;
Dazi:
dal suo insediamento, il presidente Trump ha ingaggiato una vera e propria guerra commerciale contro diversi Paesi, a partire dal Messico, Canada e Cina, che sta già dimostrando tutta la pericolosità sul piano delle prospettive di crescita economica mondiale e producendo le prime nefaste conseguenze sui mercati finanziari e sulla stessa economia degli Stati Uniti;
nelle ultime settimane, l'amministrazione americana ha annunciato politiche pesanti di introduzione dei dazi anche verso l'Unione europea, che sta cercando di rispondere in maniera unitaria, anche a norma di Trattati, e il più possibile immediata, attraverso una serie di contromisure per proteggere aziende, lavoratori e consumatori europei, pubblicando un elenco di prodotti statunitensi che potrebbero essere soggetti ai contro-dazi europei dal 1° aprile;
la risposta univoca europea non può e non deve lasciare spazio a tentativi di contrattare per via bilaterale le proprie posizioni con l'amministrazione americana, come sembrano suggerire alcuni membri del Governo, che allontanerebbe l'Italia dalla politica commerciale europea, nell'illusione di avere sconti su alcuni prodotti, ma che sarebbero del tutto inadeguati a fronteggiare le conseguenze e l'impatto sulla nostra economia di una guerra commerciale con l'Europa, che andrebbero ben al di là dal settore agroalimentare;
l'Unione europea non può limitarsi alle pur necessarie misure difensive, che andrebbero peraltro orientate anche verso i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle cosiddette aziende Big Tech, laddove è più forte la specializzazione dell'economia americana e la sua pervasività nel nostro continente: per reggere la sfida serve un risposta più forte, che rilanci la competitività dell'economia europea e la sua domanda interna, con una politica di ampio impulso agli investimenti e ai consumi, anche attraverso una crescita dei salari dei lavoratori e del potere d'acquisto delle famiglie;
Competitività, autonomia strategica e risorse:
per aumentare la competitività globale dell'Unione europea, permettendole di giocare un ruolo da protagonista nel contesto internazionale, in particolare rispetto ad altre grandi potenze economiche come gli Stati Uniti, la Cina e l'India, il rapporto Draghi ha suggerito che il fabbisogno di investimenti ammonti al 5 per cento del PIL annuo dell'UE, con un invito all'azione per mobilitare tutte le risorse disponibili;
per rispondere alla sfida di raggiungere una vera autonomia strategica europea - che garantisca la competitività dell'economia, la sua indipendenza energetica, la costruzione di catene europee del valore, il potenziamento della capacità industriale, una transizione ecologica e digitale giusta, una maggiore coesione sociale e territoriale, che è elemento caratterizzante del modello di sviluppo europeo - occorre mobilitare un nuovo grande piano di investimenti comuni europei di circa 800 miliardi di euro l'anno, per cui è necessario contrarre debito comune per dotare l'Unione della capacità fiscale necessaria, così come sperimentato con il Next Generation EU;
un bilancio dell'Unione, equivalente a poco più dell'1 per cento del PIL europeo è clamorosamente insufficiente alla dimensione della sfida. Il Consiglio europeo discuterà del nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea, sul quale alcuni Paesi hanno già avanzato una propria posizione, mentre l'Italia non si è ancora espressa: la Spagna ha avanzato la proposta, da sostenere con convinzione, di incrementare il bilancio dell'Unione raggiungendo una cifra pari ad almeno il 2 per cento del PIL annuo europeo;
Difesa comune:
ai fini della realizzazione di una piena autonomia strategica europea, è cruciale la definizione di una vera politica estera comune a servizio dell'ideale fondativo di un'Europa progetto di pace: strumentale ma essenziale a questo obiettivo è la creazione di una "vera unione di difesa", superando la mancanza di volontà politica degli Stati membri - attraverso cooperazioni rafforzate o altre forme di accelerazione nell'integrazione tra Paesi che condividono questo obiettivo (inclusi partner strategici europei fuori dall'Unione, come Regno Unito, Norvegia e Islanda) - che tenda all'orizzonte federalista di un vero e proprio esercito comune;
all'Unione europea serve pertanto la difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati. La Commissione europea sta preparando il Libro bianco sul futuro della difesa europea che rappresenta l'avvio di un percorso di discussione per la costruzione di una difesa comune, per cui serve un cambiamento radicale del modo in cui agiamo e investiamo nella nostra sicurezza e difesa, per fare in modo che d'ora in poi pianifichiamo, innoviamo, sviluppiamo, acquistiamo, manteniamo e dispieghiamo le capacità insieme, in modo coordinato e integrato, per conseguire una difesa comune europea;
la riluttanza del Consiglio europeo e degli Stati membri nell'affrontare le profonde sfide strutturali del panorama industriale della difesa europea e la mancanza di ambizione nella cooperazione tra le loro forze armate a livello dell'UE, va superata con un decisivo impegno per aumentare i common procurements per strumenti di difesa europea, aggregare la domanda e migliorare l'interoperabilità delle Forze armate europee, facendo economie di scala e superando la frammentazione tra gli Stati membri, chiamati a unire le forze e a sostenere un passo decisivo verso un quadro ambizioso e globale per la difesa;
il piano Rearm EU, proposto dalla presidente della Commissione europea von der Leyen, va invece nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all'esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell'Unione. L'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale consente di fare debito nazionale senza alcun vincolo a utilizzare le risorse per progetti di difesa comune insieme a più Stati membri in modo da realizzare maggiore integrazione e coordinamento, con il rischio ulteriore di creare profonde asimmetrie tra le capacità di investimento, i sistemi nazionali di difesa, a svantaggio degli Stati membri con un indebitamento maggiore;
il piano Rearm EU, ancora molto indefinito su aspetti fondamentali, va profondamente cambiato per garantire l'autonomia strategica in materia di sicurezza: trasformando lo strumento finanziario Safe - l'unico strumento che presenta un embrione di solidarietà europea, con 150 miliardi di euro destinati a potenziare alcune capacità strategiche comuni - da erogatore di prestiti (loans) che gravano sui bilanci degli Stati a fornitore di sovvenzioni (grants) capaci di garantire l'effettività dell'obiettivo; condizionando tutti gli strumenti previsti a progetti di difesa comune insieme a più Stati membri in modo da favorire l'interoperabilità, il coordinamento tra i sistemi di difesa e il rafforzamento della capacità industriale comune, anche con l'obiettivo di superare un sistema di acquisti dei Paesi membri che, privo dell'obbligo di coordinamento, favorirebbe i sistemi produttivi extra-UE (a partire da quello statunitense) che al momento pesano circa l'80 per cento dell'approvvigionamento complessivo, in questo modo rischiando di rafforzare le dipendenze strategiche anziché ridurle; escludendo la facoltà di utilizzare per il riarmo i fondi di coesione, che i Trattati dedicano all'obiettivo, cruciale anche per il nostro Paese, di ridurre i divari territoriali e favorire la convergenza socio-economica, e che pertanto non possono essere dirottati per il finanziamento dell'aumento delle spese militari;
l'Unione europea, per conseguire l'obiettivo di una difesa comune, deve significativamente aumentare la coerenza tra i suoi strumenti esistenti e futuri, anche a livello di governance per assicurare un efficace "controllo democratico" e di condivisione dell'intelligence. Sulle politiche di sicurezza occorre uno sforzo significativo di semplificazione e coerenza, in particolare: tra la PESCO per quel che riguarda il consolidamento della domanda e il FED per quel che riguarda le tabelle di marcia programmatiche, tra lo strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA) e il regolamento ASAP per quel che riguarda il potenziamento industriale, tra un significativo rafforzamento anche della dotazione finanziaria dell'EDIP per quel che riguarda l'individuazione delle dipendenze e il FED per quel che riguarda la risoluzione delle dipendenze individuate, o all'interno dell'EDIP stesso per quel che riguarda la coerenza con lo strumento dell'attuazione delle azioni relative al consolidamento della domanda e dell'offerta;
gli investimenti in sicurezza devono accompagnarsi e non sostituirsi a quelli necessari a realizzare l'autonomia strategica in altri settori prioritari, a partire da quelli per la coesione e la protezione sociale, garantiti dai Fondi SIE dell'Unione europea su cui l'attuale Governo ha accumulato un drammatico ritardo nell'attuazione, che penalizza la necessaria convergenza delle regioni meno sviluppate, a partire dal nostro Mezzogiorno;
la difesa non può essere considerata un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l'affermazione dei nazionalismi disgregatori dell'unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali;
Migrazioni:
tra le sfide globali, è essenziale affrontare a livello europeo quella delle migrazioni, in una dimensione non emergenziale ma all'altezza della portata epocale del fenomeno: le soluzioni che si stanno definendo in materia di gestione dei flussi migratori non vanno invece nella direzione di una visione efficace e razionale, ma appaiono un cedimento nei confronti delle posizioni più ideologicamente estremiste e propagandistiche;
il piano di rimpatri proposto dalla Commissione UE che formalizza l'esternalizzazione delle frontiere, rischia di creare aree extra-UE dove concentrare migranti da rimpatriare senza il loro consenso. Sebbene un maggiore coordinamento delle normative europee sui rimpatri sia necessario, è fondamentale che venga attuata in modo che siano garantiti i diritti umani e nel rispetto degli accordi bilaterali, evitando clamorosi fallimenti come il cosiddetto "modello Albania", non solo contrario alle convenzioni internazionali e al diritto di asilo, ma che rappresenta uno spreco di circa un miliardo di denaro pubblico italiano,
impegna il Governo:
1) a scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l'interesse europeo, all'interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai Paesi fondatori dell'Europa, per collocare l'Italia sulla frontiera più avanzata dell'integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti;
2) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un'iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autodeterminazione, l'ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura;
3) a sostenere il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell'obiettivo di "due popoli, due Stati"; a sostenere il piano arabo per la ricostruzione della Striscia di Gaza ed ogni iniziativa diplomatica volta ad assicurare il rispetto della tregua e un reale rilancio del processo di pace: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per il rispetto della tregua in Libano e per scongiurare il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah e Iran, nonché le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e, infine, affinché siano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite;
4) a sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell'amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, rilanciando anche l'iniziativa multilaterale per l'introduzione della Global Minimum Tax;
5) a promuovere un'iniziativa per una risposta all'altezza delle sfide strategiche, politiche, economiche e di sicurezza poste all'Europa, mobilitando le risorse necessarie al rilancio della competitività e della coesione europea, con un grande piano di investimenti comuni finalizzato alla realizzazione della piena autonomia strategica, sull'esempio del Next Generation EU, capace di mobilitare complessivamente un ammontare maggiore di risorse;
6) ad adottare una posizione forte e determinata in sede europea, chiedendo un sostanziale raddoppio delle risorse per il nuovo Quadro finanziario pluriennale, al fine di renderlo più ambizioso e adeguato a realizzare le politiche necessarie a fronteggiare le nuove sfide globali;
7) a collocare l'Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un'unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri;
8) a promuovere, nel corso del negoziato che si aprirà dopo la presentazione del Libro bianco sulla difesa europea e i suoi strumenti, tutti gli elementi che puntano a una governance democratica chiara del settore, agli investimenti comuni necessari per realizzare l'autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all'integrazione della capacità industriali europee e dei comandi militari, all'interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo: a promuovere, pertanto, una radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla presidente von der Leyen, sulla base delle critiche e delle proposte avanzate in premessa, al fine di assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali di sviluppo e coesione, e di condizionare tutte le spese e gli strumenti europei alla pianificazione, lo sviluppo, l'acquisizione e la gestione di capacità comuni per realizzare un'unione della difesa;
9) a ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari;
10) a sostenere la realizzazione di corridoi umanitari sicuri e l'istituzione permanente di una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, a promuovere la costruzione di un sistema comune, coordinato e solidale per la gestione strutturale del fenomeno migratorio, a garantire procedure e percorsi equi, sicuri e legali per migranti e richiedenti asilo, in particolare i minori, nonché a contrastare efficacemente il traffico di esseri umani, anche attraverso partenariati responsabili e trasparenti con i Paesi di origine e transito, evitando in ogni caso disumane, inefficaci e costose forme di esternalizzazione delle frontiere dell'UE, come gli hub di rimpatrio in Paesi terzi;
11) ad adoperarsi affinché tutti gli Stati membri dell'Unione europea rispettino e diano piena attuazione a tutte le decisioni assunte dalla Corte penale internazionale.
(6-00145) n. 6 (18 marzo 2025)
Preclusa
Il Senato della Repubblica,
premesso che:
A. il Consiglio europeo si riunirà il 20 e 21 marzo 2025 in una situazione segnata da gravissime minacce alla stabilità e alla sicurezza dell'Unione europea e degli Stati membri;
B. la drammatica emergenza che l'UE deve fronteggiare è perfettamente descritta dal documento del Movimento Federalista Europeo: "Salvare l'Europa, la libertà e la democrazia": il «duplice attacco: alla sicurezza europea e alla democrazia», cui l'UE e gli Stati membri devono reagire, «implica un potere europeo in grado di rendere l'Europa capace di agire»; poiché «la Commissione europea ha fatto un primo passo importante con il Rearm Europe Plan, ma ora molto è ancora da fare concretamente… servono iniziative che indichino la volontà di superare i limiti del quadro giuridico e politico che regola la politica e il funzionamento dell'Unione»;
C. oggi sono necessarie e urgenti iniziative intergovernative da parte di una coalizione di Paesi volonterosi sia nel sostegno all'Ucraina, che è la vera frontiera della libertà europea, sia nel rafforzamento della sicurezza degli Stati membri dalle possibili aggressioni nemiche, ma la prospettiva deve essere quella di lavorare alla costruzione di una vera politica di difesa comune nel quadro dell'Unione europea;
D. nella risoluzione sul mantenimento del fermo sostegno dell'UE all'Ucraina dopo tre anni di guerra di aggressione della Russia (2025/2528(RSP)), approvata il 12 marzo 2025, il Parlamento europeo:
1. rende omaggio, in occasione del terzo anniversario dell'aggressione russa dell'Ucraina su vasca scala, alle migliaia di persone che hanno sacrificato la propria vita per un'Ucraina libera e democratica; ribadisce la sua ferma solidarietà al popolo ucraino e il suo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale; sottolinea con forza il diritto immanente dell'Ucraina all'autodifesa, in virtù dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
2. ribadisce la sua più ferma condanna della guerra di aggressione illegale, non provocata e ingiustificabile della Russia contro l'Ucraina, nonché del coinvolgimento della Bielorussia, della Corea del Nord e dell'Iran; chiede che la Russia e le sue forze irregolari cessino immediatamente, completamente e incondizionatamente tutti gli attacchi contro le zone residenziali e le infrastrutture civili, che interrompano tutte le azioni militari in Ucraina e che ritirino tutte le forze militari e irregolari nonché le attrezzature militari dall'intero territorio dell'Ucraina riconosciuto a livello internazionale; ribadisce la sua politica di non riconoscimento dei territori ucraini temporaneamente occupati dalla Russia, compresa, tra l'altro, la Crimea; chiede che la Federazione Russa cessi definitivamente di violare o minacciare la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina; condanna le atrocità commesse contro la popolazione ucraina dalla forza di invasione russa, così come la distruzione indiscriminata delle infrastrutture ucraine; chiede la fine delle deportazioni forzate di civili ucraini e il rilascio e il ritorno di tutti gli ucraini detenuti, in particolare i minori;
3. ribadisce la sua condanna dell'aggressione russa dell'Ucraina su vasta scala in quanto minaccia esistenziale per la sicurezza e la stabilità europee; sottolinea che il crimine di aggressione contro l'Ucraina costituisce una grave violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite; sottolinea che la guerra di aggressione russa ha modificato radicalmente la situazione geopolitica in Europa e non solo, minacciando la sua architettura di sicurezza, e che in risposta a tale situazione sono necessarie decisioni politiche, di sicurezza e finanziarie audaci, coraggiose e globali da parte dell'UE; ritiene che un'Ucraina in grado di difendersi efficacemente sia parte integrante di un panorama europeo con una sicurezza stabile e prevedibile;
4. ritiene che l'esito della guerra e la posizione assunta dalla comunità internazionale svolgeranno un ruolo cruciale nell'influenzare le azioni future di altri regimi autoritari, che seguono da vicino il corso della guerra e valutano quanto spazio vi sia per esercitare politiche estere aggressive, anche con mezzi militari;
5. esprime profonda preoccupazione per l'apparente cambio di posizione degli Stati Uniti sulla guerra di aggressione della Russia, inclusi il fatto di aver incolpato apertamente l'Ucraina della guerra in corso, la sospensione degli aiuti militari statunitensi, nonché il tentativo di costringere l'Ucraina a fare concessioni territoriali e a rinunciare al suo legittimo diritto all'autodifesa; sottolinea che, alla luce di tale cambiamento, l'UE e i suoi Stati membri sono ora i principali alleati strategici dell'Ucraina e devono mantenere il loro ruolo di maggiore donatore dell'Ucraina nonché aumentare in modo significativo l'assistenza tanto necessaria da loro fornita al fine di sostenere il diritto dell'Ucraina all'autodifesa, e intervenire, per quanto possibile, per sostituire i fondi USAID sospesi, garantendo nel contempo aiuti a lungo termine per la ricostruzione e la ripresa;
6. invita nuovamente gli Stati membri ad aumentare e accelerare considerevolmente il loro sostegno militare, in particolare la fornitura di armi e munizioni, nonché l'addestramento, in risposta alle esigenze pressanti (tra cui sistemi d'arma a lungo raggio, sistemi di difesa aerea, sistemi di artiglieria, sistemi di guerra elettronica, capacità antidroni e attrezzature ingegneristiche); incita gli Stati membri e le loro industrie della difesa a investire nell'industria della difesa ucraina e a collaborare con essa, al fine di massimizzare appieno il potenziale delle sue capacità produttive e produrre attrezzature critiche nel più efficiente dei modi, seguendo l'esempio danese e olandese; ribadisce la sua posizione secondo cui tutti gli Stati membri dell'UE e gli alleati della NATO dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all'Ucraina con almeno lo 0,25 per cento del loro PIL annuo; invita l'UE e gli Stati membri a utilizzare la loro infrastruttura di immagini satellitari per l'Ucraina; ricorda che il sostegno militare all'Ucraina deve essere sufficiente a porre fine alla guerra di aggressione della Russia e a consentire all'Ucraina di liberare tutto il suo popolo, ripristinare il pieno controllo sull'intero territorio entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale e scoraggiare qualsiasi ulteriore aggressione da parte della Russia; osserva, in tale contesto, che diversi Stati membri dell'UE non sono allineati e li esorta ad aumentare il loro sostegno all'Ucraina in linea con le loro Costituzioni;
7. ribadisce il suo impegno a sostenere l'ambizione dell'Ucraina a una pace giusta e duratura e a favore della formula di pace e del piano per la vittoria presentati dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy; ritiene che si tratti di un piano completo per ripristinare l'integrità territoriale dell'Ucraina e che comprenda gli elementi costitutivi di una pace globale, giusta e duratura in Ucraina, basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, che richiede il completo ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina, l'attribuzione di responsabilità per i crimini di guerra e il crimine di aggressione, il pagamento di risarcimenti da parte della Russia per gli ingenti danni causati in Ucraina, il fatto che i responsabili siano chiamati a rispondere pienamente delle loro azioni e l'esclusione di qualsiasi futura aggressione da parte della Russia; esorta l'UE e i suoi Stati membri a collaborare con partner che condividono gli stessi principi per garantire che i negoziati di pace si svolgano nel rispetto dei suddetti principi;
8. sottolinea che qualsiasi negoziato di pace autentico deve essere condotto in buona fede e deve coinvolgere l'Ucraina; ricorda che qualsiasi accordo che escluda l'Ucraina o ne comprometta le legittime aspirazioni, come il diritto di scegliere le proprie disposizioni in materia di sicurezza, o che sia privo di credibili garanzie di sicurezza per l'Ucraina che contribuiscano alla deterrenza di una futura aggressione russa, non sarà né giusto né praticabile;
9. insiste che l'UE debba contribuire all'istituzione di solide garanzie di sicurezza a favore dell'Ucraina, al fine di scoraggiare ulteriori aggressioni russe; sottolinea che l'Ucraina deve essere dotata dei mezzi per resistere a ulteriori attacchi russi ed evitare che avvengano, nonché per respingere accordi affrettati che ne indeboliscono la sicurezza a medio e lungo termine e rischiano di esporre l'Ucraina e altri Paesi europei a una nuova aggressione russa; sottolinea che l'economia di guerra russa non è sostenibile e che l'accoppiamento di una pressione economica orchestrata con un sostegno militare accelerato all'Ucraina consentirebbe alle forze ucraine di migliorare le loro posizioni, danneggiando nel contempo l'economia russa, così da garantire all'Ucraina una posizione negoziale più forte quando accetterà di avviare colloqui di pace;
10. deplora fermamente qualsiasi tentativo di ricattare la leadership ucraina per convincerla ad arrendersi all'aggressore russo al solo scopo di poter proclamare un cosiddetto accordo di pace; ritiene che gli attuali tentativi dell'amministrazione statunitense di negoziare un cessate il fuoco e un accordo di pace con la Russia escludendo l'Ucraina e gli altri Stati europei, in base ai quali questi ultimi sono messi di fronte al risultato senza una loro significativa partecipazione, siano controproducenti e pericolosi, in quanto finiscono con l'incoraggiare lo Stato belligerante, dimostrando così che una politica aggressiva non è punita ma ricompensata; conclude che, tenendo conto dei trascorsi della Russia in materia di violazione di precedenti accordi e dei principi fondamentali del diritto internazionale, tale pace può essere raggiunta solo attraverso la forza, comprese efficaci garanzie di sicurezza;
11. sottolinea che il sostegno finanziario fornito all'Ucraina dall'UE e dai suoi Stati membri supera quello di qualsiasi altro Paese, a testimonianza dell'impegno senza precedenti dell'Unione nei confronti dell'Ucraina e, di conseguenza, della sicurezza dell'Europa; sottolinea che il ruolo dell'UE in qualsiasi negoziato che incida sulla sicurezza dell'Europa deve essere commisurato al suo peso politico ed economico; ribadisce che non possono esservi negoziati che interessano la sicurezza europea senza il coinvolgimento dell'Unione europea; accoglie con favore gli sforzi del presidente francese Macron e del primo ministro del Regno Unito Starmer per ospitare vertici europei straordinari a Parigi e Londra; accoglie con favore l'avvio di una "coalizione dei volenterosi" per consentire l'applicazione a guida europea di un eventuale accordo di pace;
12. esprime sgomento per quanto riguarda la politica dell'amministrazione statunitense di rappacificarsi con la Russia e di prendere di mira i propri alleati; mette in guardia sul fatto che tale politica mina la fiducia dei tradizionali alleati statunitensi in tutto il mondo e può avere conseguenze devastanti per il legame transatlantico nonché per la pace e la stabilità in Europa e nel resto del mondo;
13. invita l'UE e i suoi Stati membri a considerare i recenti sviluppi nelle relazioni USA- Ucraina come ultimo campanello d'allarme affinché intervengano in qualità di principale partner dell'Ucraina e si adoperino attivamente per mantenere il più ampio sostegno internazionale possibile a favore dell'Ucraina, anche attraverso la creazione di una "coalizione dei volenterosi e capaci" assieme a partner che condividono gli stessi principi a livello globale, al fine di sostenere l'Ucraina e aumentare le pressioni sulla Russia;
14. accoglie con favore la dichiarazione congiunta dell'Ucraina e degli Stati Uniti a seguito del loro incontro dell'11 marzo 2025 nel Regno dell'Arabia Saudita, compresa la ripresa dell'assistenza militare e della condivisione di intelligence da parte degli Stati Uniti, nonché la proposta relativa a un accordo di cessate il fuoco di 30 giorni; ricorda che il cessate il fuoco può essere uno strumento efficace per la sospensione delle ostilità solo se l'aggressore vi aderisce pienamente; si attende pertanto che la Russia lo accetti e lo rispetti, cessando tutti gli attacchi contro l'Ucraina, le sue postazioni militari, la sua popolazione civile, le sue infrastrutture e il suo territorio;
15. esprime preoccupazione per le crescenti tensioni nel Mar Baltico con azioni di guerra ibrida contro le infrastrutture critiche e ritiene fondamentale una più stretta cooperazione tra gli Stati nordici, gli Stati baltici, la Polonia e la Germania;
16. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025 e il relativo sostegno a un rapido rafforzamento della difesa europea attraverso il piano "Rearm Europe" come pure il ribadito sostegno all'Ucraina secondo l'approccio di conseguire "la pace attraverso la forza", sottolineando in particolare che la sicurezza dell'Ucraina e quella dell'Europa, quella transatlantica e quella del mondo sono interconnesse;
17. ribadisce che gli attacchi deliberati della Russia contro la popolazione civile ucraina, la distruzione di infrastrutture civili, il ricorso alla violenza sessuale e allo stupro come arma di guerra, la deportazione di migliaia di cittadini ucraini nel territorio della Federazione Russa, il trasferimento e l'adozione forzati di minori ucraini e altre gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario costituiscono crimini di guerra di cui tutti gli autori devono rispondere;
18. sottolinea che tutti i responsabili dei crimini di guerra perpetrati in Ucraina devono essere chiamati a risponderne ed evidenzia che nessuna pace sarà sostenibile senza giustizia; ribadisce il suo invito alla Commissione, alla VP/AR e agli Stati membri a collaborare con l'Ucraina e la comunità internazionale per istituire un tribunale speciale incaricato di indagare e perseguire il crimine di aggressione commesso contro l'Ucraina dalla Russia e dai suoi alleati e sottolinea la necessità di includere nella giurisdizione di tale tribunale l'intera leadership della Russia e della Bielorussia responsabile dell'aggressione contro l'Ucraina; plaude alla creazione di un centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione nei confronti dell'Ucraina, con sede all'Aia;
19. esprime il suo pieno sostegno alle indagini in corso da parte del procuratore della Corte penale internazionale sulla situazione in Ucraina con riferimento a presunti crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio; accoglie con favore la ratifica dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale da parte dell'Ucraina, che ha consentito a quest'ultima di diventare uno Stato parte dello Statuto dal gennaio 2025; esprime, in tale contesto, la sua massima preoccupazione per le sanzioni statunitensi nei confronti della Corte penale internazionale, dei suoi procuratori e giudici e del suo personale, che costituiscono un grave attacco al sistema giudiziario internazionale; invita la Commissione ad attivare con urgenza il regolamento di blocco e gli Stati membri a intensificare con urgenza i loro sforzi diplomatici al fine di proteggere e salvaguardare la Corte penale internazionale quale fondamento indispensabile del sistema giudiziario internazionale;
20. apprezza la decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina una volta soddisfatte le raccomandazioni della Commissione; ribadisce che il futuro dell'Ucraina è nell'UE; plaude ai progressi compiuti nelle riforme connesse all'adesione nonostante le condizioni di guerra; chiede l'accelerazione dei negoziati di adesione, riconoscendo che l'integrazione dell'Ucraina nell'UE rappresenta una priorità strategica; sottolinea l'importanza di proseguire l'assistenza finanziaria dell'UE, legata a riforme concrete, quale strumento fondamentale per sostenere e accelerare la trasformazione dell'Ucraina in linea con le norme europee; sottolinea che i criteri di Copenaghen e le riforme necessarie, in particolare per quanto riguarda lo Stato di diritto, la democrazia, le libertà fondamentali e i diritti umani, sono essenziali per il processo di adesione basato sul merito; ritiene che l'adesione dell'Ucraina all'UE rappresenti un investimento geostrategico in un'Europa unita e forte ed equivalga a una dimostrazione di leadership, determinazione e lungimiranza;
21. ricorda l'impegno della NATO ad ammettere l'Ucraina nell'Alleanza; rileva, a tale proposito, la coerente politica di apertura della NATO, secondo cui la NATO rimane aperta a tutte le democrazie europee che condividono i valori dell'Alleanza, e in base alla quale le decisioni in materia di adesione devono essere prese unicamente dagli alleati della NATO, senza che terzi abbiano voce in capitolo in tale processo;
22. invita le autorità ucraine a rafforzare l'unità politica interna in Ucraina, a sostenere il pluralismo parlamentare e a impegnarsi in una cooperazione costruttiva con i partiti politici della Verkhovna Rada; invita gli attori politici ucraini a continuare a rafforzare l'unità politica e il pluralismo parlamentare e a impegnarsi in una cooperazione costruttiva all'interno della Verkhovna Rada; chiede che siano tenuti in debita considerazione i poteri e i diritti degli organi autonomi locali; chiede che il pluralismo dei media sia garantito in linea con i principi e i valori democratici che gli ucraini difendono in modo così risoluto e coraggioso; suggerisce, alla luce del processo di adesione all'UE, di porre fine a tutte le restrizioni ai viaggi all'estero dei membri della Verkhovna Rada dell'Ucraina;
23. elogia le organizzazioni della società civile ucraine, europee e internazionali per il sostegno fornito alle famiglie di minori ucraini rapiti, dei prigionieri di guerra e dei civili detenuti illegalmente; invita l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale a sostenere i loro sforzi e a intensificare le pressioni sulla Russia affinché restituisca tutti gli ucraini rapiti e detenuti;
24. richiama l'attenzione sulla stima contenuta nell'ultima valutazione rapida dei danni e delle esigenze, secondo cui nel prossimo decennio occorreranno almeno 506 miliardi di euro per la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina; accoglie con favore lo strumento dell'UE per l'Ucraina, che dispone di un bilancio di quasi 50 miliardi di euro, e il meccanismo di cooperazione per i prestiti all'Ucraina dell'UE, che, in collaborazione con il G7, offre all'Ucraina prestiti fino a 45 miliardi di euro; esorta tuttavia l'UE a preparare la ricostruzione dell'Ucraina dedicando e garantendo nuove risorse; invita l'UE, gli Stati membri e i partner che condividono gli stessi principi a fornire un'assistenza politica, economica, tecnica e umanitaria globale e coordinata per sostenere la ricostruzione e la ripresa postbelliche sostenibili e inclusive dell'Ucraina; ribadisce l'impegno dell'UE a favore di un supporto finanziario ed economico sostenibile e a lungo termine all'Ucraina, comprendente assistenza macrofinanziaria, sostegno alla ricostruzione e alla ripresa economica e sociale nonché misure volte a garantire la resilienza dell'economia e delle infrastrutture critiche ucraine; ribadisce la sua ferma convinzione secondo cui la Russia deve pagare per gli ingenti danni causati in Ucraina e chiede pertanto la confisca dei beni statali russi congelati nell'ambito delle sanzioni dell'UE allo scopo di sostenere la difesa e la ricostruzione dell'Ucraina;
25. invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad aumentare l'efficacia e l'impatto delle sanzioni nei confronti della Russia al fine di compromettere definitivamente la capacità della Russia di continuare a intraprendere la sua brutale guerra di aggressione contro l'Ucraina e a minacciare la sicurezza di altri Paesi europei; chiede un divieto o dazi mirati sulle importazioni russe nell'UE al fine di bloccare completamente il flusso di cereali, potassa e fertilizzanti, nonché di materie prime, tra cui acciaio, uranio, titanio, nichel, legno e prodotti in legno, e tutti i tipi di petrolio e gas; invita il Consiglio a mantenere, ripetere ove possibile ed estendere la sua politica di sanzioni nei confronti della Russia e di tutti gli Stati che la favoriscono, come la Bielorussia, l'Iran e la Corea del Nord, e a sanzionare le entità cinesi che forniscono beni a duplice uso e prodotti militari, monitorando, rivedendo e rafforzando nel contempo l'efficacia e l'impatto di tale politica; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire la rapida attuazione e la rigorosa applicazione di tutti i pacchetti di sanzioni e a rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri; chiede alla Commissione una valutazione d'impatto sull'efficacia delle sanzioni nell'ostacolare lo sforzo bellico russo e sull'efficacia delle misure volte a evitare l'elusione delle sanzioni; invita il Consiglio ad affrontare sistematicamente la questione dell'elusione delle sanzioni da parte di società stabilite nell'UE, di terzi e di Paesi terzi e ad adottare e attuare rigorosamente misure restrittive nei confronti di tutte le entità che agevolano l'elusione delle sanzioni e forniscono al complesso militare russo tecnologie e attrezzature militari e a duplice uso;
26. chiede ulteriori sanzioni nei confronti di settori che rivestono particolare importanza per l'economia russa, in particolare i settori bancario, metallurgico, nucleare, chimico e agricolo e materie prime quali alluminio, acciaio, uranio, titanio e nichel, nonché misure antielusione nei confronti di tutti i Paesi e di tutte le entità che forniscono alla Russia beni e tecnologie militari e a duplice uso; chiede ulteriori azioni contro la "flotta ombra" russa alla luce dell'elusione delle sanzioni, del sabotaggio di infrastrutture critiche e dei rischi ambientali; invita la Commissione ad avviare un dialogo congiunto con gli Stati di bandiera e gli Stati di approdo al di fuori dell'UE e ad adottare misure nei confronti dei proprietari, degli operatori e degli operatori assicurativi nei Paesi terzi che agevolano la flotta ombra russa; esorta gli Stati membri a coordinare ulteriormente la cooperazione operativa tra le agenzie di guardia costiera al fine di aumentare la capacità complessiva di sorveglianza marittima; sottolinea che la Russia sta aumentando la sua dipendenza dai concimi derivati dal gas, che rappresentano una fonte crescente di reddito, compromettendo nel contempo le economie dell'UE e minacciando la sicurezza alimentare; si attende che l'UE mantenga le sanzioni nei confronti della Russia per tutto il tempo necessario a garantire una pace giusta e duratura e fino all'avvenuta assunzione di responsabilità;
27. chiede che il prossimo pacchetto di sanzioni dell'UE interessi tutte le navi cisterna conosciute della flotta ombra e i loro proprietari, e che introduca nel contempo sanzioni nei confronti delle petroliere che violano la convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi e imponga la rigorosa attuazione da parte di tutti gli Stati membri delle misure che vietano alle navi, indipendentemente dalla bandiera, di navigare nelle acque europee o verso il porto di qualunque Stato membro dell'UE se non hanno osservato le norme internazionali in materia di trasbordi da nave a nave in mare o hanno tenuto spento illegalmente il loro sistema di identificazione automatica; esorta la Commissione e gli Stati membri a vietare i trasbordi da nave a nave di petrolio russo nelle acque dell'UE;
28. invita la Commissione e gli Stati membri a mettere a punto sanzioni più ampie nei confronti del legname russo e bielorusso, anche vietando in modo specifico l'importazione o l'acquisto di prodotti di legno lavorati in Paesi terzi che contengono legno, in particolare legno compensato di betulla, originario della Russia o della Bielorussia, al fine di sostenere l'applicazione delle attuali sanzioni;
29. condanna fermamente il Governo ungherese per aver minacciato di bloccare il rinnovo del quadro di sanzioni dell'UE e di limitare un'adeguata risposta dell'UE commisurata alla gravità della situazione; invita gli Stati membri a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per evitare ulteriori blocchi da parte del Governo ungherese;
30. chiede ulteriori restrizioni all'ingresso nell'UE dei cittadini russi e bielorussi, in particolare mediante controlli di sicurezza più rigorosi, compresa la presentazione di documenti di servizio militare durante la procedura di domanda del visto Schengen, ferma restando la necessità di rilasciare visti umanitari;
31. condanna con vigore l'esecuzione di prigionieri di guerra ucraini da parte delle forze russe; invita l'UE, i suoi Stati membri e i partner internazionali ad aumentare le pressioni sulla Russia affinché rispetti i suoi obblighi internazionali, in particolare la Convenzione di Ginevra, e consenta alle organizzazioni internazionali l'accesso ai prigionieri;
32. condanna l'impatto devastante della guerra russa sui bambini; chiede un maggiore sostegno dell'UE all'istruzione, all'assistenza sanitaria, ai servizi di salute mentale e alla protezione dei minori, compresi il recupero dai traumi e ambienti di apprendimento sicuri; esorta l'UE e l'Ucraina a dare priorità alle esigenze dei bambini negli sforzi di aiuto e ricostruzione, nella bonifica delle mine terrestri e nell'integrazione del benessere dei minori nel processo di adesione all'UE;
33. ribadisce la propria preoccupazione per la situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, controllata illegalmente dalla Russia; sostiene gli sforzi volti a mantenere una presenza continua dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia; ribadisce la sua profonda preoccupazione per il più ampio impatto ambientale a lungo termine causato dalla guerra;
34. invita l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare la comunicazione strategica dell'UE, in particolare a chiarire pubblicamente il ruolo preponderante del sostegno dell'UE all'Ucraina, specie alla luce delle affermazioni che mirano a sminuirne il contributo, con l'obiettivo di contrastare le minacce ibride e le attività della zona grigia, nonché di prevenire le ingerenze russe nei processi politici, elettorali e in altri processi democratici in Ucraina e in Europa; sollecita una comunicazione proattiva sui vantaggi dell'allargamento dell'UE per migliorare la comprensione del pubblico e il suo sostegno all'adesione dell'Ucraina, sia all'interno di quest'ultima che negli Stati membri; sottolinea che l'integrazione dell'Ucraina nell'UE rappresenta un'opportunità per lo sviluppo sia delle regioni confinanti che degli Stati membri; chiede fermamente all'UE e agli Stati membri di combattere la disinformazione russa sulla guerra, rafforzando l'alfabetizzazione digitale, promuovendo narrazioni basate sui fatti e chiamando le piattaforme dei social media a rispondere della diffusione di contenuti dannosi applicando rigorosamente il regolamento sui servizi digitali;
35. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e alla Vice Presidente della Commissione/Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché ai Governi e ai Parlamenti degli Stati membri, al Presidente, al Governo e alla Verkhovna Rada dell'Ucraina e al Segretario generale delle Nazioni Unite.
E. nella risoluzione sul libro bianco sul futuro della difesa europea (2025/2565(RSP)), approvata il 12 marzo 2025, il Parlamento europeo
1. ritiene che l'UE debba agire con urgenza per garantire la propria sicurezza in modo autonomo, rafforzare i suoi partenariati con attori che condividono gli stessi principi e ridurre nettamente la sua dipendenza da Paesi terzi; sottolinea pertanto che l'UE si trova ora a un momento di svolta nella sua storia e nella sua costruzione; insiste sul fatto che un approccio basato sul mantenimento dello status quo non è più un'opzione in quanto porterebbe alla fine di un'Europa sicura e protetta; è del parere che l'UE e i suoi Stati membri debbano scegliere se unire le forze e collaborare in modo coeso per superare le minacce e gli attacchi alla sicurezza dell'Unione oppure rimanere da soli, alla mercé di avversari aggressivi e partner imprevedibili;
2. ricorda che l'UE è un progetto di pace e dovrebbe adoperarsi per la pace e la stabilità condannando nel contempo le aggressioni; sottolinea che, al fine di conseguire la pace e la stabilità, dobbiamo sostenere l'Ucraina e diventare noi stessi più resilienti;
3. sottolinea che l'Europa continua a stare fermamente al fianco dell'Ucraina mentre combatte coraggiosamente per i nostri valori europei e ribadisce la sua convinzione circa il fatto che sui campi di battaglia ucraini sarà deciso il futuro dell'Europa; è fermamente convinto che l'Europa si trovi oggi ad affrontare la più profonda minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della guerra fredda;
4. è fermamente convinto che il rafforzamento della sicurezza e della difesa dell'Europa richieda non solo un semplice aumento dell'ambizione e delle azioni, ma anche un cambiamento radicale del modo in cui agiamo e investiamo nella nostra sicurezza e difesa, per fare in modo che d'ora in poi pianifichiamo, innoviamo, sviluppiamo, acquistiamo, manteniamo e dispieghiamo le capacità insieme, in modo coordinato e integrato, sfruttando altresì pienamente le competenze complementari di tutti gli attori in Europa, compresa la NATO, per conseguire una difesa comune europea;
5. ritiene che la Russia, sostenuta dai suoi alleati, tra cui la Bielorussia, la Cina, la Corea del Nord e l'Iran, rappresenti la minaccia diretta e indiretta più significativa per l'UE e la sua sicurezza, nonché per la sicurezza dei Paesi candidati e dei partner dell'UE; ribadisce con la massima fermezza possibile la sua condanna della guerra di aggressione non provocata, illegale e ingiustificata della Russia contro l'Ucraina; osserva, tuttavia, che è necessario tenere pienamente conto dell'instabilità nel nostro vicinato meridionale, dell'aumento della potenza militare cinese e della crescente aggressività delle potenze intermedie, che sembrano pronte a mettere a repentaglio la cooperazione transatlantica in materia di sicurezza comune e a concludere un accordo con l'aggressore russo a scapito della sicurezza ucraina e di quella europea, che sono la stessa cosa; constata che le recenti azioni e dichiarazioni dell'amministrazione statunitense hanno ulteriormente accresciuto le preoccupazioni circa la futura posizione degli Stati Uniti nei confronti della Russia, della NATO e della sicurezza dell'Europa; deplora, a tale proposito, i voti del Governo statunitense, allineati con quelli espressi dal Governo russo, in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle risoluzioni relative al terzo anniversario della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina; condanna fermamente le minacce degli Stati Uniti nei confronti della Groenlandia;
6. insiste sul fatto che l'Europa deve assumersi maggiori responsabilità in seno alla NATO, specie quando si tratta di garantire la sicurezza nel continente europeo;
7. ritiene che la diplomazia debba rimanere una pietra angolare della politica estera dell'UE;
8. ribadisce il suo invito alla Turchia, Stato membro della NATO e Paese candidato all'adesione all'UE, a rispettare il diritto internazionale, a riconoscere la Repubblica di Cipro, nonché a porre immediatamente fine all'occupazione e a ritirare le sue truppe dall'isola;
9. sottolinea che l'UE deve ora adottare un approccio olistico e orizzontale, che integri una dimensione di difesa e sicurezza nella maggior parte delle sue politiche, con il sostegno di strumenti normativi e finanziari adeguati e sulla base delle esigenze e delle lacune di capacità individuate;
10. ritiene pertanto che sia giunto il momento di una rinnovata ambizione politica ad agire volta a trasformare l'UE in un garante della sicurezza a pieno titolo, aumentare la sua preparazione alla difesa e costruire un'autentica Unione europea della difesa; ricorda che l'adozione della bussola strategica è stata un buon punto di partenza, ma rileva che permane la necessità che venga attuata in modo tempestivo; accoglie con favore gli strumenti di difesa recentemente introdotti dall'UE e insiste sull'urgente necessità di incrementarli, dal momento che gli sforzi di difesa dell'UE non possono rimanere di dimensioni limitate, frammentati in termini di portata e lenti quanto ai risultati; chiede un salto di qualità e un nuovo approccio alla difesa, comprese decisioni forti, un piano d'azione e piani di investimento nel settore della difesa a breve e lungo termine; sottolinea che tali obiettivi richiedono visione, concretezza e impegni condivisi, sia in campo strettamente militare sia nei settori industriale, tecnologico e dell'intelligence;
11. deplora la riluttanza del Consiglio e degli Stati membri dell'UE ad affrontare le profonde sfide strutturali del panorama industriale europeo della difesa e la mancanza di ambizione per quanto riguarda la cooperazione a livello dell'UE tra le Forze armate degli Stati membri; invita gli Stati membri a unire le forze e a sostenere un avanzamento decisivo verso un quadro molto ambizioso e completo in materia di difesa;
12. esorta l'UE ad adottare un quadro completo coerente e solido per rafforzare la propria sicurezza e quella dei suoi partner, a identificare meglio i potenziali punti di rottura futuri e prevenire ulteriori crisi e a coordinare insieme ai suoi Stati membri risposte congiunte simili a quelle utilizzate in tempo di guerra;
13. ritiene che il libro bianco sul futuro della difesa europea dovrebbe presentare al Consiglio europeo misure e opzioni concrete affinché possano essere intrapresi sforzi realmente innovativi e necessari, distinguendo tra piani e obiettivi a breve e lungo termine, affrontando le questioni relative alle capacità, alla competitività industriale e alle esigenze di investimento del settore della difesa, e definendo l'approccio generale all'integrazione della difesa nell'UE; esorta il Consiglio e la Commissione a individuare priorità chiare e concrete a breve, medio e lungo termine, con un calendario di azioni corrispondente;
14. ritiene che le missioni e le operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) debbano essere rivalutate e riviste in questa prospettiva; insiste sul fatto che la PSDC deve essere rafforzata e resa più agile, anche rendendola il principale strumento dell'UE per combattere in contesti di guerra ibrida, in modo che possa svolgere il suo ruolo di garante della sicurezza dell'Europa, apportando forza e protezione;
15. si attende che il libro bianco sul futuro della difesa europea identifichi le minacce più pressanti, i rischi strutturali e i concorrenti e definisca la misura in cui l'UE può elaborare piani di contingenza per garantire il sostegno reciproco in caso di crisi di sicurezza su vasta scala e aiutare l'Europa ad anticipare, prepararsi e dissuadere potenziali aggressori, nonché a difendersi a breve e lungo termine, al fine di diventare una potenza credibile e un pilastro europeo in seno alla NATO; sottolinea che la protezione delle frontiere terrestri, aeree e marittime dell'UE contribuisce alla sicurezza dell'intera UE, in particolare della frontiera orientale dell'UE, e sottolinea pertanto che lo Scudo orientale e la Linea di difesa del Baltico dovrebbero essere i progetti faro dell'UE per promuovere la deterrenza e superare le potenziali minacce provenienti da Est;
16. chiede misure immediate per rafforzare la sicurezza e la difesa del confine nord- orientale dell'UE con la Russia e la Bielorussia istituendo una linea di difesa globale e resiliente nei settori terrestre, aereo e marittimo per contrastare le minacce militari e ibride, compresi l'uso dell'energia come arma, il sabotaggio di infrastrutture e la strumentalizzazione della migrazione; pone l'accento sulla necessità di coordinare e integrare gli sforzi nazionali attraverso gli strumenti normativi e finanziari dell'UE per accelerare l'attuazione;
17. sottolinea la necessità di rafforzare le capacità e le risorse, superando nel contempo la frammentazione del mercato della difesa; concorda pienamente con il parere della relazione Draghi secondo cui l'UE e i suoi Stati membri devono decidere con urgenza gli incentivi da destinare all'industria europea della difesa e trovare soluzioni creative per realizzare investimenti pubblici e privati su larga scala nel campo della sicurezza e della difesa;
18. esorta l'UE e i suoi Stati membri a stare fermamente dalla parte dell'Ucraina; ricorda la sua convinzione che è sui campi di battaglia ucraini che si deciderà il futuro dell'Europa e che la traiettoria della guerra della Russia contro l'Ucraina sarà modificata in modo decisivo; sottolinea che tale svolta dipende ora quasi interamente dagli europei; sollecita pertanto gli Stati membri a fornire più armi e munizioni all'Ucraina prima della fine dei negoziati; avverte che, se l'UE dovesse venir meno al suo sostegno e se l'Ucraina dovesse essere costretta ad arrendersi, la Russia si muoverebbe contro altri paesi, compresi eventualmente Stati membri dell'UE; invita gli Stati membri dell'UE, i partner internazionali e gli alleati della NATO a revocare tutte le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro obiettivi militari nel territorio russo; invita l'UE e i suoi Stati membri ad adoperarsi attivamente per mantenere e conseguire il più ampio sostegno internazionale possibile all'Ucraina e per individuare una soluzione pacifica alla guerra, che deve basarsi sul pieno rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, sui principi del diritto internazionale, sulla responsabilità per i crimini di guerra e il crimine di aggressione e sul pagamento di indennizzi da parte della Russia per gli ingenti danni causati in Ucraina; esorta l'UE e i suoi Stati membri a partecipare all'istituzione di solide garanzie di sicurezza future per l'Ucraina;
19. è fermamente convinto che l'Unione europea debba espandere e migliorare le sue operazioni di addestramento su misura per rispondere alle esigenze delle Forze armate ucraine e, in contropartita, creare le condizioni affinché le Forze armate europee possano a loro volta trarre insegnamento e apprendere pratiche strategiche dalla loro esperienza; invita gli Stati ad ampliare ulteriormente le operazioni di addestramento per le Forze armate ucraine, anche nel territorio ucraino;
20. sottolinea l'importanza di garantire una distribuzione dei finanziamenti per la difesa equilibrata dal punto di vista geografico nel prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP);
21. esorta l'UE a sviluppare una "strategia per l'Ucraina", che definisca obiettivi chiari per sostenere le capacità di difesa dell'Ucraina e l'integrazione della base industriale e tecnologica di difesa ucraina nell'EDTIB, e a trovare le risorse necessarie per attuare tale strategia, sostenendo nel contempo le attività dell'industria europea della difesa in Ucraina; propone l'assegnazione di un bilancio specifico da più miliardi di euro allo strumento di sostegno all'Ucraina del programma per l'industria europea della difesa (European Defence Industry Programme - EDIP), riservato esattamente a tale scopo; sottolinea che tale strategia per l'Ucraina deve essere parte integrante di una strategia di "difesa europea";
22. chiede un sostegno finanziario urgente per garantire la fornitura tempestiva di prodotti per la difesa attraverso appalti congiunti, il coordinamento industriale, la costituzione di scorte, l'accesso ai finanziamenti per i produttori e l'espansione e la modernizzazione delle capacità di produzione;
23. elogia il "modello danese" per il sostegno all'Ucraina, che consiste nell'acquisizione di capacità di difesa prodotte direttamente in Ucraina; esorta l'UE e i suoi Stati membri a sostenere fermamente tale modello e a sfruttarne appieno le potenzialità, dal momento che vi è un sottoutilizzo della capacità industriale di difesa dell'Ucraina, stimata a circa il 50 per cento, e che comporta molti vantaggi per entrambe le parti, quali attrezzature più economiche, una logistica più rapida e più sicura nonché una maggiore facilità di addestramento e manutenzione;
24. chiede un aumento significativo del finanziamento del sostegno militare all'Ucraina; chiede, a tale proposito, la rapida adozione del prossimo pacchetto di aiuti militari, che dovrebbe essere il più grande di sempre e rispecchiare il livello di ambizione che questo momento richiede; invita gli Stati membri dell'UE a destinare almeno lo 0,25 per cento del loro PIL agli aiuti militari per l'Ucraina; condanna il veto imposto da uno Stato membro al funzionamento dello strumento europeo per la pace; invita gli Stati membri dell'UE, insieme ai loro partner del G7, a confiscare immediatamente tutti i beni russi congelati perché fungano da base per una sovvenzione e un prestito sostanziali all'Ucraina, come modo legalmente solido e finanziariamente consistente per mantenere e aumentare il nostro sostegno alle esigenze militari dell'Ucraina;
25. esorta il Consiglio e gli Stati membri a rivedere e rafforzare l'applicazione delle sanzioni esistenti e ad adottare e attuare rigorosamente misure restrittive nei confronti di tutte le entità e tutti i Paesi terzi che facilitano l'elusione delle sanzioni fornendo al complesso militare russo tecnologie e attrezzature militari e a duplice uso; esorta gli Stati membri a prestare particolare attenzione alla flotta ombra russa e ai rischi che essa pone per la sicurezza e l'ambiente;
26. insiste sull'importanza fondamentale della cooperazione con l'industria della difesa ucraina e della sua integrazione nella EDTIB, il che offre chiari vantaggi per entrambe le parti, e chiede che tale integrazione sia realizzata più rapidamente; sottolinea l'urgenza di finanziare adeguatamente lo strumento di sostegno all'Ucraina dell'EDIP, che attualmente non è iscritto in bilancio; propone inoltre di fornire un'assicurazione di guerra per i progetti critici EDTIB all'interno dell'Ucraina; propone di includere regolarmente funzionari del ministero della Difesa ucraino con lo status di osservatori alle riunioni delle pertinenti formazioni del Consiglio;
27. esorta la Commissione e gli Stati membri a sfruttare appieno gli insegnamenti tratti dalle avanzate capacità belliche moderne dell'Ucraina, che comprendono droni e guerra elettronica;
28. invita la Commissione a proporre un pacchetto dell'UE sui droni, incentrato su sistemi di droni e sistemi anti-droni, e sulle relative capacità ausiliarie, che preveda piani e fondi per favorire la ricerca e lo sviluppo, che dovrebbe trarre insegnamenti dall'esperienza ucraina ed essere aperto alla partecipazione delle imprese ucraine altamente innovative, così come un programma industriale dedicato allo sviluppo, alla produzione e all'acquisizione congiunti di sistemi di droni e sistemi anti-droni, insieme a un regolamento sull'uso dei droni in contesti civili e militari;
29. sottolinea che la preparazione agli attacchi ibridi e agli attacchi rientranti nella zona grigia deve diventare parte integrante della cultura strategica dell'UE e deve prevedere esercitazioni permanenti, valutazioni congiunte delle minacce e risposte coordinate e pianificate in anticipo tra gli Stati membri, in particolare nelle regioni confinanti con potenze ostili;
30. invita l'UE a elaborare una valutazione globale dei rischi dell'UE che contribuisca a individuare le grandi minacce e i grandi pericoli transettoriali, come pure i rischi concreti cui è esposta l'UE nel suo complesso, basandosi sulle attuali procedure di valutazione del rischio specifiche per settore;
31. insiste sull'importanza di utilizzare la futura strategia dell'Unione in materia di preparazione per instradare l'UE verso una preparazione completa;
32. è favorevole a che il principio della "preparazione fin dalla progettazione" sia integrato in modo coerente e trasversale in tutte le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'UE; insiste sulla necessità di sviluppare un controllo obbligatorio della sicurezza e della preparazione per le future valutazioni d'impatto e di sviluppare prove di stress per la legislazione esistente; sottolinea la necessità di ridurre gli ostacoli presenti nell'attuale legislazione nazionale e dell'UE che compromettono l'efficienza della difesa e della sicurezza europee;
33. sostiene, in particolare, le raccomandazioni della relazione Niinistö volte a conferire potere ai cittadini per far funzionare la resilienza della società, ispirandosi al concetto finlandese di difesa totale;
34. invita la Commissione e gli Stati membri a valutare la fattibilità di una normativa dell'UE in materia di preparazione, che preveda norme comuni e orientamenti a lungo termine, per allineare gli sforzi dell'UE e quelli nazionali, ove possibile;
35. invita l'UE e gli Stati membri a istituire e condurre regolarmente un esercizio di preparazione globale dell'UE per testare in modo orizzontale sia il processo decisionale ad alto livello che il coordinamento operativo, in modo da creare forti legami tra i vari attori e settori;
36. invita l'UE e i suoi Stati membri a facilitare l'uso degli strumenti della PSDC in complementarità con gli strumenti di sicurezza interna nelle immediate vicinanze del territorio e delle acque territoriali dell'UE, e a rafforzare la cooperazione sui prodotti a duplice uso e la cooperazione civile-militare a livello dell'UE, sulla base di un approccio esteso all'intera amministrazione; ribadisce il suo invito a proteggere le infrastrutture sottomarine critiche attraverso l'istituzione di strategie di risposta rapida specifiche dell'UE per la protezione delle infrastrutture sottomarine, operando in linea con la NATO; incoraggia gli investimenti in sistemi avanzati di rilevamento e sorveglianza per il monitoraggio delle infrastrutture subacquee;
37. invita l'UE ad adeguare urgentemente i suoi strumenti alle nuove realtà, progettando una capacità amministrativa che consenta di muoversi molto più rapidamente, avvalendosi delle procedure, di fronte a guerre o ad altre crisi su vasta scala, e ad adottare gli strumenti appropriati;
38. reputa assolutamente necessario effettuare analisi periodiche delle minacce, come quella condotta per la prima volta nell'ambito della bussola strategica; raccomanda pertanto di aggiornare la bussola strategica dell'UE adattando di conseguenza le misure in essa indicate, in modo da rispecchiare l'entità delle minacce che caratterizzano il nostro contesto, e di effettuare valutazioni delle minacce più frequenti, in quanto costituiscono il presupposto per una pianificazione realistica ed efficace delle capacità e delle operazioni; è del parere che la bussola strategica, la PSDC, il libro bianco e la strategia per l'industria europea della difesa (European Defence Industrial Strategy - EDIS) debbano costituire la base di una visione globale di difesa europea;
39. insiste sul fatto che la capacità di dispiegamento rapido dovrebbe raggiungere la piena capacità operativa nel 2025 e dovrebbe essere potenziata per poter affrontare le evenienze militari più estreme; ribadisce l'invito a rafforzare la capacità militare di pianificazione e condotta (Military Planning and Conduct Capability - MPCC) dell'UE, facendola diventare la struttura di comando e controllo d'elezione per le operazioni militari dell'UE e dotandola di locali e personale adeguati e di sistemi di comunicazione e informazione efficaci per tutte le missioni e le operazioni della PSDC, comprese quelle della capacità di dispiegamento rapido;
40. ribadisce il suo invito alla Turchia, che è membro della NATO, a ritirare le sue truppe da Cipro, uno Stato membro dell'UE, e ad adoperarsi in modo costruttivo per trovare una soluzione praticabile e pacifica sulla base delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;
41. è fermamente convinto che sia della massima importanza, nell'attuale contesto geopolitico, rendere operativo l'articolo 42, paragrafo 7, del Trattato sull'Unione europea (TUE) sull'assistenza reciproca, garantendo la solidarietà tra gli Stati membri, in particolare quelli direttamente esposti a minacce e sfide imminenti in ragione della loro posizione geografica, indipendentemente dal fatto che siano o meno membri della NATO;
42. ribadisce l'importanza della cooperazione tra l'UE e la NATO, dal momento che la NATO rimane, per gli Stati che ne sono membri, un pilastro importante della difesa collettiva; sottolinea che la cooperazione tra l'UE e la NATO dovrebbe proseguire, in particolare in settori come lo scambio di informazioni, la pianificazione, la mobilità militare e la condivisione delle migliori pratiche, e per rafforzare la deterrenza, la difesa collettiva e l'interoperabilità; chiede, tuttavia, lo sviluppo di un pilastro europeo della NATO pienamente capace di agire in modo autonomo ogniqualvolta sia necessario; ribadisce l'invito a rafforzare la cooperazione con i fatti, e non solo a parole, per quanto riguarda la mobilità militare, lo scambio di informazioni, il coordinamento della pianificazione, il miglioramento della cooperazione nelle rispettive operazioni militari e una risposta rafforzata alla guerra ibrida volta a destabilizzare l'intero continente europeo;
43. invita gli Stati membri a partecipare attivamente a un meccanismo di definizione delle priorità per la produzione nel settore della difesa, che contribuisca a mettere in ordine di priorità gli ordini, i contratti e l'assunzione di dipendenti in situazioni di emergenza; sottolinea che gli Stati membri dovrebbero andare oltre le attuali applicazioni di difesa per includere altre infrastrutture essenziali per lo sviluppo della resilienza, come quelle dell'energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni;
44. riconosce che il punto di partenza deve essere una valutazione realistica delle lacune e delle carenze critiche in termini di capacità di difesa, al fine di incrementare la produzione dell'industria della difesa; sottolinea la necessità di garantire la coerenza dei risultati tra il piano di sviluppo delle capacità (Capability Development Plan - CDP) e la revisione coordinata annuale sulla difesa (Coordinated Annual Review on Defence - CARD) dell'UE e gli obiettivi della NATO in materia di capacità, al fine di individuare e affrontare le lacune e le carenze critiche in termini di capacità di difesa nell'UE e concentrare gli sforzi sugli abilitanti strategici europei per fornire un autentico valore aggiunto dell'UE, per poter affrontare le evenienze militari più estreme; invita la Commissione a dare seguito alle raccomandazioni della relazione speciale n. 04/2025 della Corte dei conti europea sulla mobilità militare e ad attribuire una maggiore importanza alla valutazione militare durante il processo di selezione dei progetti a duplice uso;
45. esorta l'UE e i suoi Stati membri, per quanto riguarda le Forze armate, a passare dall'approccio basato sul flusso che ha prevalso in tempo di pace a un approccio basato sulle scorte, con scorte di attrezzature di difesa pronte nell'eventualità di un aumento sostenuto della domanda; prende atto, a tale proposito, dei vantaggi offerti da meccanismi come gli accordi preliminari di acquisto, la creazione di strutture sempre disponibili e la creazione di pool di prontezza alla difesa; ritiene che la Commissione debba adottare tutte le misure necessarie per incoraggiare gli Stati membri a intensificare gli scambi e ad alimentare la fiducia reciproca per quanto riguarda una pianificazione trasparente a lungo termine, misure più proattive per assicurarsi le materie prime e politiche intese a colmare le lacune nei processi produttivi e nel mercato del lavoro;
46. chiede che l'UE adotti un approccio globale e coerente all'aiuto esterno in tutte le sue dimensioni, con un allineamento molto maggiore tra la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e gli obiettivi e strumenti della PSDC; ritiene che i contesti strategici in cui sono presenti molte missioni della PSDC dell'UE si stiano radicalmente deteriorando, il che dimostra la necessità che il libro bianco garantisca un approccio flessibile a 360 gradi alla sicurezza europea, che miri a creare una capacità di deterrenza credibile e forte per gli Stati membri e assicuri che il personale civile e militare degli Stati membri sia dotato di capacità di deterrenza e di reazione rapida in un contesto di crescenti minacce;
47. ritiene che la PSDC debba partecipare risolutamente alla lotta alla guerra ibrida contro i Paesi partner, in particolare i Paesi candidati; è profondamente preoccupato per il forte aumento degli attacchi ibridi, tra cui sabotaggi, attacchi informatici, manipolazione delle informazioni e interferenze nelle elezioni, che mirano a indebolire l'UE e i Paesi candidati; invita gli Stati membri dell'UE a prendere in considerazione forme adeguate di deterrenza e contromisure, compreso il ricorso all'articolo 42, paragrafo 7, TUE; invita inoltre gli Stati membri a mettere in comune le risorse e le competenze nel settore della cibersicurezza; sostiene con forza lo sviluppo di un approccio europeo unificato alle forze informatiche; insiste altresì sulla rapida creazione di capacità informatiche europee congiunte; ricorda le crescenti minacce della guerra informatica e sottolinea la necessità che l'UE istituisca un centro di coordinamento dell'UE in materia di ciberdifesa per monitorare, individuare e rispondere alle minacce informatiche in tempo reale;
48. insiste sulla necessità di migliorare la capacità della PSDC di individuare, prevenire e contrastare la manipolazione delle informazioni volta a ostacolare l'azione esterna dell'UE; ribadisce l'invito a istituire un'efficace strategia di comunicazione strategica orizzontale adattata a tutti i canali dell'UE;
49. chiede la creazione di una "flotta aerea dell'UE di risposta alle crisi", nell'ambito della PSDC, comprendente aerei da trasporto militare in dotazione a livello di UE e messi a disposizione degli Stati membri per gli interventi dell'UE, per il trasporto di equipaggiamenti o truppe (mobilità militare), o in caso di evacuazioni di emergenza, come dimostrato dalla carenza di capacità durante il ritiro dall'Afghanistan, nonché per le missioni di sicurezza civile, ispirata a un modello simile al comando europeo di trasporto aereo;
50. si aspetta che il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) effettui revisioni complete e rigorose delle missioni e delle operazioni della PSDC, considerando, in particolare, la fattibilità dei rispettivi mandati in relazione alle risorse stanziate, il metodo di reclutamento del personale delle missioni e delle operazioni, segnatamente per quanto riguarda il legame tra le competenze richieste e i diversi profili, come pure la razionalizzazione delle risorse e la gestione delle missioni e delle operazioni, la trasparenza delle gare d'appalto, le attività e i risultati ottenuti, gli insegnamenti tratti dalle migliori pratiche e le difficoltà incontrate; chiede al Consiglio, sulla base di tali revisioni, di adottare decisioni intese ad adattare o ad abbandonare le missioni inefficaci e a rafforzare quelle più utili; ritiene che la valutazione della governance e il controllo delle missioni e delle operazioni della PSDC debbano essere migliorati;
51. ritiene che l'UE dovrebbe elaborare piani di emergenza per la cooperazione economica in caso di guerra con i partner più stretti, per garantire un sostegno reciproco in caso di crisi di sicurezza su vasta scala che li coinvolgano direttamente, e dovrebbe approfondire i dialoghi economici in tempo di guerra con i partner europei e globali, per fornire una segnalazione tempestiva delle minacce gravi, ibride e informatiche e di migliorare la pianificazione del sostegno reciproco, la protezione delle infrastrutture critiche e la sicurezza marittima;
52. invita l'UE ad accelerare ulteriormente l'attuazione della mobilità militare; è del parere che l'UE debba passare dalla "mobilità" alla "logistica militare"; sottolinea la necessità di investimenti significativi nelle infrastrutture di mobilità militare per migliorare le capacità di trasporto aereo di merci e le capacità in quanto a campi, le infrastrutture per i combustibili mediante depositi, porti, piattaforme di trasporto aereo, marittimo e ferroviario, linee ferroviarie, vie navigabili, strade, ponti e poli logistici; sottolinea che ciò deve avvenire in collaborazione con la NATO mediante l'elaborazione di un piano strategico per lo sviluppo della mobilità; chiede la tempestiva attuazione dell'accordo tecnico siglato sotto l'egida dell'autorizzazione di movimenti transfrontalieri dell'Agenzia europea per la difesa, l'armonizzazione delle formalità doganali e la definizione di una revoca centralizzata e giustificata delle norme in materia di traffico stradale e ferroviario in caso di crisi;
53. ritiene che, per creare un ecosistema favorevole all'industria europea della difesa, l'UE debba decidere in merito a una visione chiara e unitaria a lungo termine per l'industria europea della difesa, al fine di conferire visibilità all'industria e di garantire che le esigenze prioritarie siano affrontate;
54. sottolinea che l'EDIP deve agevolare attivamente la partecipazione delle piccole e medie imprese (PMI) e dei nuovi operatori del mercato attraverso un accesso semplificato ai finanziamenti; sottolinea che l'EDIP dovrebbe essere concepito come un primo passo verso una maggiore sovranità europea nella produzione nel settore della difesa; suggerisce di accordare priorità ai progetti della cooperazione strutturata permanente (PESCO) e del Fondo europeo per la difesa (FED) di successo in funzione delle carenze di capacità note e di garantire finanziamenti sufficienti per i progetti che si sono dimostrati efficaci; ribadisce agli Stati membri l'invito a presentare al Parlamento una relazione sull'attuazione dei progetti PESCO almeno due volte l'anno; chiede uno sviluppo dell'EDTIB più equilibrato dal punto di vista geografico, che garantisca che le capacità critiche, quali la produzione di munizioni, i sistemi di difesa aerea e le tecnologie basate su droni, siano sviluppate anche negli Stati in prima linea, che hanno una comprensione diretta delle esigenze operative;
55. è profondamente convinto che gli strumenti a livello dell'UE dovrebbero dare priorità e aumentare in modo massiccio il sostegno alle PMI e alle start-up nel settore dei prodotti a duplice uso e della difesa; sottolinea la necessità di sostenere le PMI e le start-up nell'immissione sul mercato dei prototipi collaudati con successo, anche intensificando la produzione; sottolinea la necessità di colmare l'attuale deficit di finanziamento per quanto riguarda questi importanti passi che rafforzerebbero l'EDTIB, anche in stretta cooperazione con la base industriale di tecnologia e di difesa ucraina;
56. esorta l'UE ad aumentare la coerenza tra i suoi strumenti esistenti e futuri, in particolare tra la PESCO per quel che riguarda il consolidamento della domanda e il FED per quel che riguarda le tabelle di marcia programmatiche, tra lo strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA) per quel che riguarda gli appalti comuni e il regolamento sul sostegno alla produzione di munizioni (ASAP) per quel che riguarda il potenziamento industriale, tra l'EDIP per quel che riguarda l'individuazione delle dipendenze e il FED per quel che riguarda la risoluzione delle dipendenze individuate, o all'interno dell'EDIP stesso per quel che riguarda la coerenza con lo strumento dell'attuazione delle azioni relative al consolidamento della domanda e dell'offerta;
57. chiede un aumento significativo degli appalti comuni da parte degli Stati membri per le attrezzature e le capacità di difesa europee necessarie; invita gli Stati membri ad aggregare la domanda acquistando congiuntamente attrezzature per la difesa, con la possibilità di conferire alla Commissione un mandato per l'acquisizione per loro conto, garantendo idealmente un orizzonte di pianificazione a lungo termine per l'EDTIB, migliorando in tal modo le capacità di produzione dell'EDTIB e l'interoperabilità delle Forze armate europee e utilizzando in modo efficiente il denaro dei contribuenti attraverso economie di scala;
58. accoglie con favore la proposta di progetti europei di interesse comune nel settore della difesa per lo sviluppo di capacità comuni che vadano oltre i mezzi finanziari di un singolo Stato membro; è del parere che questi progetti dovrebbero essere utilizzati per sostenere le capacità industriali e tecnologiche alla base delle principali priorità comuni di vari Stati membri e in settori come quello della protezione delle frontiere esterne e della difesa, in particolare nel settore terrestre, come pure quello degli abilitanti strategici, in particolare in relazione allo spazio e alla difesa aerea europea, per intervenire per quanto riguarda l'intera gamma delle minacce, sulla mobilità militare, in particolare il trasporto aereo strategico e tattico, gli attacchi in profondità, le tecnologie relative ai droni e al contrasto dei droni, i missili, le munizioni e l'intelligenza artificiale, al fine di sviluppare infrastrutture sovrane e abilitanti critici; sottolinea che, in considerazione del gran numero di priorità e della necessità di mobilitare nuove risorse, il pragmatismo deve prevalere; ritiene, a tale proposito, che l'UE dovrebbe concentrarsi, ove possibile, su tecnologie europee rapidamente disponibili e collaudate che riducano gradualmente le nostre dipendenze e migliorino la nostra sicurezza; sottolinea la necessità di sostenere lo sviluppo di catene del valore paneuropee nella cooperazione dell'UE in materia di difesa integrando imprese in tutta l'Unione e di rafforzare la competitività del settore con vari mezzi, come le fusioni e i campioni; ritiene inoltre che, anziché concentrarsi su un rendimento equo, le nostre politiche di difesa dovrebbero incoraggiare la crescita dei centri di eccellenza dell'UE;
59. invita a sviluppare ulteriormente una politica industriale di difesa dell'UE per migliorare gli strumenti esistenti e mettere a punto strumenti specifici per la difesa, ove necessario, nonché per ottimizzare l'uso degli strumenti non specifici per la difesa ai fini dell'EDTIB;
60. rammenta la necessità di garantire la coerenza delle politiche pubbliche dell'UE, che non devono generare obblighi contrastanti con gli obiettivi di difesa generali, soprattutto durante una crisi di sicurezza in cui andrebbe introdotto il concetto di "eccezione strategica"; chiede la creazione di un vero contesto di difesa a favore della difesa che possa sostenere gli sforzi di potenziamento industriale facendo un uso migliore degli strumenti multisettoriali della Commissione, sottoponendo gli strumenti esistenti a controllo, riesame e, se necessario, revisione per garantire che non compromettano gli obiettivi della politica di difesa dell'UE;
61. raccomanda l'istituzione di un regime di sicurezza dell'approvvigionamento, che comprenda scorte strategiche congiunte di materie prime e parti critiche, al fine di garantire la disponibilità delle materie prime e dei componenti necessari per la produzione di prodotti per la difesa e consentire di accelerare e abbreviare i cicli di produzione; chiede che la Commissione e gli Stati membri siano incaricati congiuntamente della mappatura e del monitoraggio dell'EDTIB, con l'obiettivo di salvaguardare i suoi punti di forza, ridurre le sue vulnerabilità, evitare crisi e dotarla di una politica industriale efficace ed efficiente;
62. propone di consentire l'accesso a InvestEU e ad altri fondi dell'UE alle pertinenti entità/attività legate alla difesa, sfruttando la difesa dell'UE come fonte di occupazione; insiste sull'importanza di privilegiare le entità/attività legate alla difesa, a seconda dei casi, con il sostegno del regolamento sui chip1 e della normativa europea sulle materie prime critiche2; ritiene che gli sforzi di semplificazione annunciati dalla Commissione debbano includere pienamente il settore della difesa; invita la Commissione a sfruttare appieno il potenziale a duplice uso delle tecnologie spaziali, considerando lo spazio sia come un nuovo settore operativo sia come un fattore essenziale per le operazioni multisettoriali; sottolinea che l'UE presenta attualmente un divario sostanziale in termini di capacità spaziali rispetto ai suoi principali concorrenti e che, al fine di colmare tale divario nell'ambito delle tecnologie spaziali, i progetti di punta già esistenti (ad esempio Copernicus e Galileo) dovrebbero essere potenziati per le applicazioni nel settore della difesa; suggerisce inoltre che l'UE dovrebbe perseguire con urgenza lo sviluppo della costellazione IRIS2 e sviluppare ulteriori progetti comuni dell'UE, ad esempio per la conoscenza del settore spaziale e le applicazioni spaziali per l'allarme rapido contro i missili;
63. insiste sulla necessità di garantire la coerenza geografica facendo il punto sulla volontà dell'UE e del Regno Unito di creare garanzie di sicurezza per l'Ucraina e diventare partner più stretti in materia di sicurezza, e di siglare una dichiarazione congiunta che preveda impegni concreti e un dialogo strutturato, con condizioni di bilancio e normative ancora da negoziare, per rafforzare la cooperazione tra UE e Regno Unito per quel che riguarda l'intera gamma di sfide estere e di sicurezza a cui è esposto il continente, tenendo conto dell'importanza dell'autonomia decisionale dell'UE; sottolinea, a tale riguardo, l'importanza di una più stretta cooperazione in materia di condivisione di informazioni e intelligence, mobilità militare, iniziative di sicurezza e difesa, gestione delle crisi, ciberdifesa, minacce ibride, manipolazione delle informazioni e ingerenze straniere nonché di gestione congiunta delle minacce condivise;
64. chiede di migliorare la coerenza del sostegno alle imprese riducendo gli oneri amministrativi superflui e la burocrazia e garantendo, nel contempo, un accesso molto più agevole agli aiuti previsti per le società a piccola e media capitalizzazione; sottolinea la necessità di rivedere, semplificare e armonizzare l'attuale quadro per le licenze di esportazione e le licenze di trasferimento intra-UE, nonché per la certificazione incrociata delle attrezzature, come una delle priorità per promuovere una migliore cooperazione all'interno del mercato e tra gli Stati membri;
65. esorta a istituire un sistema europeo comune di certificazione dei sistemi d'arma e ad andare oltre l'attuale sistema di certificazione nazionale al fine di accelerare l'introduzione di tali sistemi nelle Forze armate degli Stati membri;
66. chiede una governance più coerente, dal momento che la PSDC deve diventare lo strumento chiave di un'Europa potente; ritiene che, a tal fine, sia necessario creare un effettivo legame a livello di governance tra gli Stati membri, la Vice Presidente della Commissione europea/Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR/VP) e i commissari europei; esorta gli Stati membri a superare la complessità dei processi decisionali in materia di governance della difesa europea; invita a istituire un Consiglio dei ministri della difesa e a passare dal voto all'unanimità a quello a maggioranza qualificata per le decisioni prese in seno al Consiglio europeo, al Consiglio dei ministri e alle agenzie dell'UE come l'Agenzia europea per la difesa, a eccezione delle decisioni che riguardano le operazioni militari con mandato esecutivo; chiede che, nel frattempo, venga applicato l'articolo 44 TUE nell'ambito della creazione di una task force orizzontale per la difesa in seno alla Commissione; chiede più responsabilità democratica attraverso una maggiore supervisione da parte del Parlamento;
67. propone di rafforzare il ruolo di supervisione e controllo del Parlamento in linea con l'ampliamento del ruolo dell'UE nel settore della difesa; chiede la nomina di un rappresentante del Parlamento in seno al nuovo Consiglio per la prontezza industriale nel settore della difesa proposto nell'EDIP, in cui attualmente non è previsto alcun rappresentante;
68. sottolinea che la creazione di un mercato unico europeo della difesa è una priorità, dal momento che finora la frammentazione e la mancanza di competitività dell'industria europea hanno limitato la capacità dell'UE di assumersi maggiori responsabilità in quanto garante della sicurezza; rammenta che il concetto di "mercato della difesa" implica il pieno riconoscimento della sua specificità e un'applicazione adeguata e coerente delle politiche pubbliche dell'UE; ricorda che la preferenza europea dovrebbe essere l'obiettivo di questo "mercato" unico collegando strettamente la territorialità e il valore aggiunto generato nel territorio;
69. ritiene che la preferenza europea debba essere il principio guida e l'ambizione a lungo termine delle politiche dell'UE relative al mercato europeo della difesa, al fine di sviluppare e tutelare l'eccellenza tecnologica europea; sottolinea, tuttavia, che tale preferenza non deve essere perseguita a scapito della prontezza alla difesa dell'Unione, data la portata delle catene di approvvigionamento e del valore internazionali nel settore della difesa;
70. respinge uno scenario in cui i fondi dell'UE contribuiscano a perpetuare o ad aggravare la dipendenza da attori non europei, sia per la produzione di capacità che per il loro dispiegamento;
71. esorta gli Stati membri a non invocare più l'articolo 346 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea come strumento per evitare l'applicazione della direttiva 2009/81/CE sugli appalti, compromettendo in tal modo il mercato comune della difesa; invita la Commissione a rivedere la direttiva sul trasferimento di prodotti per la difesa e la direttiva sugli appalti nel settore della difesa, nonché la direttiva 2009/43/CE sui trasferimenti intracomunitari, al fine di rafforzare il mercato comune della difesa e introdurre flessibilità in relazione alle situazioni di crisi come quella che ci troviamo ad affrontare;
72. invita la Commissione a progettare un successore del Fondo europeo per la difesa più strategico, più efficiente e dotato di maggiori risorse, che sostenga la ricerca e l'innovazione comuni nel settore della difesa lungo tutta la catena di approvvigionamento, e a creare le condizioni per affrontare sfide tecnologiche, quali minacce avanzate persistenti, intelligenza artificiale e apprendimento automatico, calcolo quantistico, Internet delle cose nel contesto militare, sicurezza, attacchi alla catena di approvvigionamento, sfruttamento delle vulnerabilità zero-day e sicurezza dei cloud; chiede l'istituzione di un'agenzia dell'UE, ispirata all'Agenzia statunitense per i progetti di ricerca avanza nel settore della difesa, nell'ambito dell'Agenzia europea per la difesa, che dovrebbe essere l'unica responsabile del sostegno alla ricerca nel campo delle tecnologie emergenti e di rottura, dotata di una quantità adeguata di capitale di rischio;
73. esprime preoccupazione per il fatto che, senza un aumento sostanziale degli investimenti nel settore della difesa, gli obiettivi dell'UE in materia di sicurezza e difesa non saranno raggiunti né in termini di sostegno militare all'Ucraina né di miglioramento della nostra sicurezza comune; sottolinea che il costo della mancata preparazione alle evenienze militari più estreme sarebbe nettamente superiore al costo di una preparazione decisiva dell'UE; invita l'UE e i suoi Stati membri a definire e concordare modalità e mezzi concreti per giungere a un sostanziale aumento a breve, medio e lungo termine degli investimenti pubblici e privati nei settori della difesa e della sicurezza;
74. ritiene che le linee di spesa per la difesa del prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'UE dovranno riflettere la nuova priorità, ossia essere pronti per le evenienze militari più estreme;
75. insiste sul fatto che i bisogni più urgenti non possono attendere il prossimo QFP; ribadisce la necessità di esplorare senza indugio soluzioni innovative per reperire finanziamenti aggiuntivi, come investire nel settore della difesa, facilitare e accelerare la riassegnazione dei fondi tra diversi progetti e adattare i criteri di finanziamento dell'UE per dare nuovo rilievo ai criteri di sicurezza nell'assegnazione della spesa;
76. accoglie con favore il piano "Rearm Europe" in cinque punti proposto il 4 marzo 2025 dalla Presidente della Commissione;
77. sostiene fermamente l'idea secondo cui gli Stati membri dell'UE devono aumentare i finanziamenti per la difesa e la sicurezza portandoli a un nuovo livello; osserva che alcuni Stati membri hanno già aumentato la spesa per la difesa al 5 per cento del PIL;
78. accoglie con favore le proposte formulate nella recente relazione Niinistö per quanto riguarda il finanziamento della difesa europea; è favorevole all'istituzione di un meccanismo per la difesa dell'Europa e di un meccanismo per la sicurezza dell'Europa; accoglie con favore e sostiene altresì la proposta di istituire un programma di garanzia degli investimenti basato sul modello di InvestEU, con un'architettura aperta per stimolare gli investimenti del settore privato, e di istituire una "norma per le obbligazioni europee per la preparazione";
79. reputa opportuno modificare i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza per lasciare spazio a nuovi finanziamenti per la difesa; chiede che gli investimenti in questione rispondano sia alle vulnerabilità della capacità militare che a quelle del tessuto sociale, consentendoci di combattere tutte le minacce ai nostri valori, al nostro modello sociale, alla nostra sicurezza e alla nostra difesa;
80. esorta gli Stati membri a sostenere l'istituzione di una banca per la difesa, la sicurezza e la resilienza, che funga da istituto multilaterale di prestito concepito per fornire prestiti a un basso tasso di interesse e a lungo termine per sostenere le principali priorità in materia di sicurezza nazionale, quali il riarmo, la modernizzazione della difesa, gli sforzi di ricostruzione in Ucraina e il riacquisto di infrastrutture critiche attualmente di proprietà di Paesi terzi ostili;
81. chiede che sia esplorato un sistema di obbligazioni europee per la difesa per il finanziamento anticipato di investimenti militari su larga scala; chiede, analogamente, di valutare la possibilità di fare ricorso ai coronabond inutilizzati per gli strumenti di difesa, a integrazione del piano "Rearm Europe" della Commissione, vista l'urgente necessità dell'UE di rafforzare la sicurezza e la difesa per proteggere i propri cittadini, ripristinare la deterrenza e sostenere i suoi alleati, in primo luogo l'Ucraina;
82. ribadisce, in linea con il piano "Rearm Europe" della Commissione, l'invito alla Banca europea per gli investimenti (BEI), e ad altre istituzioni finanziarie internazionali e banche private in Europa, a investire più attivamente nell'industria europea della difesa; chiede, in particolare, una revisione urgente della politica della BEI in materia di prestiti e un'immediata flessibilità che permetta di abolire le attuali restrizioni al finanziamento della difesa, nonché la possibilità di valutare l'emissione di debito a destinazione vincolata per finanziare progetti nel settore della sicurezza e della difesa;
83. invita il presidente del Consiglio europeo António Costa a convocare immediatamente il Consiglio europeo, sulla base delle conclusioni del libro bianco, affinché i leader dell'UE possano concordare decisioni immediate e di ampia portata per attuare l'Unione europea della difesa conformemente all'articolo 42, paragrafo 2, TUE e approfondire le misure individuate nel libro bianco;
84. accoglie con favore i risultati del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025 e chiede agli Stati membri di agire con decisione in occasione del prossimo Consiglio di marzo;
85. sottolinea la necessità di rafforzare i nostri partenariati con i Paesi che condividono gli stessi principi, in particolare quelli europei, come il Regno Unito e la Norvegia; chiede un ampio patto di sicurezza tra l'UE e il Regno Unito, che contempli anche temi chiave quali l'energia, la migrazione e i minerali critici; sottolinea il valore aggiunto della promozione delle nostre relazioni con partner globali quali gli Stati Uniti, il Giappone e l'Australia;
86. chiede una cooperazione rafforzata con i Paesi dei Balcani occidentali nel settore delle industrie della difesa; sottolinea che i Paesi dei Balcani occidentali dispongono di competenze significative nelle industrie della difesa e che l'UE dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di acquistare attrezzature militari dai Paesi dei Balcani occidentali; sottolinea che tale approccio contribuirebbe a rendere i Paesi dei Balcani occidentali alleati più forti dell'UE;
87. ritiene che occorra compiere ogni sforzo per mantenere e, se possibile, promuovere la cooperazione transatlantica in ogni ambito del settore militare e della difesa, ricordando al contempo la necessità di promuovere la difesa europea e di sviluppare una maggiore sovranità;
88. osserva che quanto precede non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri;
89. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Vice Presidente della Commissione/Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla Presidente della Commissione e ai commissari competenti, alle Agenzie dell'UE per la sicurezza e la difesa nonché ai Governi e ai Parlamenti degli Stati membri,
impegna il Governo:
a sostenere in sede di Consiglio europeo gli indirizzi sul mantenimento del fermo sostegno dell'UE all'Ucraina, dopo tre anni di guerra di aggressione della Russia e sul futuro della difesa europea approvati il 12 marzo 2025 dal Parlamento europeo nelle due risoluzioni riprodotte, per la parte dispositiva, nelle premesse.
________________
N.B. Le proposte di risoluzione si intendono precluse per le parti non assorbite.