Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 283 del 11/03/2025

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

283a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

MARTEDÌ 11 MARZO 2025

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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 290 del 2 aprile 2025
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 17,07).

Si dia lettura del processo verbale.

PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 6 marzo.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, Governo, colleghi, come vedete in Aula sono sostanzialmente da solo. Il motivo ormai è di dominio pubblico: il MoVimento 5 Stelle oggi ha deciso di essere presente a Strasburgo (dove è in corso la plenaria, che è iniziata questa mattina), non soltanto con la propria delegazione di europarlamentari, ma anche con i Gruppi parlamentari di Camera e Senato. L'abbiamo fatto per diverse ragioni, che vorrei rapidamente ricordare. La prima ragione è che in queste Aule di Camera e Senato, nonostante ormai da settimane, forse mesi, ci sia una forte richiesta del MoVimento 5 Stelle e delle altre forze di opposizione di discutere di ciò che sta accadendo a livello internazionale, evidentemente il Presidente del Consiglio non se la sente, non se l'è sentita e ha deciso di non venire mai in questa sede a discutere politicamente delle crisi internazionali e di come queste influiranno sulla vita dell'Europa, dei cittadini europei e dei cittadini italiani. Quindi siamo andati lì dove questi temi vengono toccati.

In più c'è in ballo il grande tema di ReArm Europe. Non credo che di quel piano vada cambiato il nome, credo che vada cambiata la sostanza. Il piano ReArm Europe è la pietra tombale su ogni possibile elemento di difesa comune dell'Europa. Spiego il motivo per cui riteniamo che sia la pietra tombale di un disegno che invece andava portato avanti, quello di una politica estera e di difesa comune. Il grande piano di investimenti da 800 miliardi previsto dalla Commissione von der Leyen porterà a far sì che ciascuno Stato membro, a seconda dei propri spazi finanziari e delle proprie capacità di spesa, investirà in armi per il proprio Paese. Questa è la morte, per i prossimi quindici anni, del disegno della politica di difesa comune europea.

È stato scardinato uno dei princìpi del Patto di stabilità, cioè vengono tolte alcune spese dai parametri del nuovo Patto di stabilità e della nuova governance economica europea. È un principio sacrosanto, era giusto farlo, ma era giusto farlo per gli investimenti delle imprese in nuove tecnologie e in ricerca e sviluppo, era giusto farlo per raggiungere l'indipendenza energetica; invece siamo partiti dalle armi.

Questo non è neanche un piano di sviluppo economico del Paese. Tanti dicono ascoltate Draghi, ma io dico ascoltate Panetta, il governatore della Banca d'Italia, che ha spiegato in modo plastico come non vi sia alcun tipo di ritorno economico per il sistema Paese dagli investimenti in armi; è una spesa improduttiva che non produce un effetto moltiplicatore del PIL.

Poi interveniamo con un grande piano di riarmo dell'Europa quando sappiamo in modo evidente che non è la quantità di spesa, perché già oggi l'Europa spende quasi più della somma di Cina e Russia in armamenti. Evidentemente è la qualità della spesa che andava rivista e su questo non c'è nulla nel grande piano di Ursula von der Leyen sul riarmo europeo.

Concludo, Presidente, con alcune considerazioni più politiche. Oggi la pace è certamente più vicina di qualche mese fa. Ma quale pace sarà? Qual è stato il ruolo che l'Europa ha saputo ritagliarsi in una pace possibile per l'Ucraina? Chi difenderà gli interessi reali dell'Ucraina, in un momento in cui Trump vuole avvicinarsi alla Russia per staccarla dalla Cina e ha quello come unico interesse globale? L'Europa non ha saputo ritagliarsi nessuno spazio in quel tavolo di trattative di pace. E oggi si dice che dobbiamo riarmarci perché gli stati Uniti non sosterranno più l'Ucraina dal punto di vista delle armi? Quanti anni ci vorranno per sostituire eventualmente, con questo piano di riarmo, gli americani che non ci sono più? Credo sia una follia.

C'è una locuzione latina: si vis pacem, para bellum. Credo che la stupidità di questa frase (se vuoi la pace, prepara la guerra) sia rappresentata dalla storia del nostro pianeta: dove ci sono più armi, dove ci si prepara alla guerra, si fa la guerra. Si vis pacem, para pacem, questo dovrebbe essere il principio di questo Paese e di questo continente, dell'Europa che è indissolubilmente legata al tema della pace. E voglio ricordarlo con una bandiera, che unisce la pace all'Europa. (Dispiega un telo contenente una bandiera della pace e una bandiera della UE).

PRESIDENTE. Senatore Patuanelli, benché sia una bandiera a noi cara, sa che non possiamo esporla in Assemblea. (Commenti). Prego gli assistenti di procedere. (Commenti). Presidente Romeo, questo è consociativismo allo stato puro.

Procediamo, perché l'argomento è serio. Non essendovi altre richieste di intervenire sull'ordine dei lavori, possiamo procedere.

Discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(1261) BONGIORNO ed altri. - Modifiche al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, in materia di disposizione delle spoglie mortali delle vittime di omicidio (Relazione orale)(ore 17,15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1261.

Il relatore, senatore Rastrelli, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

RASTRELLI, relatore. Signor Presidente, il disegno di legge n. 1261, a prima firma della presidente Bongiorno, nasce sostanzialmente da un'osservazione statistica relativa al triste fenomeno dei femminicidi. Circa due terzi di essi maturano all'interno del rapporto coniugale o comunque nell'ambito di un contesto familiare; vi è il rischio che in questo ambito a disporre delle spoglie mortali della vittima possa essere proprio l'autore del reato, con tutti i rischi di sviamento delle indagini.

Il disegno di legge n. 1261 introduce nei confronti del coniuge, della parte delle unioni civili, del parente prossimo e anche del convivente di fatto, la pena accessoria della decadenza dall'esercizio di ogni diritto e facoltà in tema di disposizione delle spoglie mortali della vittima, a seguito di condanna o di sentenza di patteggiamento. Il provvedimento prevede per i medesimi soggetti la preclusione assoluta a esercitare qualsiasi diritto e facoltà in tema di tumulazione, inumazione e cremazione del cadavere nelle more del giudizio. In ogni caso dispone il divieto di cremazione del cadavere sino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna che abbia definito il procedimento ovvero sino alla pronuncia della sentenza di proscioglimento.

Nel dettaglio il disegno di legge si compone di soli 3 articoli. L'articolo 1, al primo comma, introduce nel codice penale il nuovo articolo 585-bis che prevede la pena accessoria della decadenza dall'esercizio di ogni diritto e facoltà in tema di disposizione delle spoglie mortali della vittima in caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti. Questo nei confronti del coniuge, della parte dell'unione civile o del parente prossimo. Per effetto del medesimo articolo la nuova pena accessoria trova applicazione anche con riferimento al convivente di fatto o ad ogni persona che sia legata da relazione affettiva alla vittima.

L'articolo 2 demanda ad un successivo regolamento da adottarsi su proposta del Ministro della salute entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, con l'adozione di una serie di modifiche al regolamento di Polizia mortuaria. Con queste modifiche si dovrà introdurre una preclusione assoluta nei confronti dei medesimi soggetti all'esercizio di qualunque diritto in tema di tumulazione, inumazione o cremazione del cadavere.

Negli stessi termini l'articolo 3 si limita a recare la clausola di invarianza finanziaria.

All'esito di queste valutazioni di merito, svolte dalla Commissione, il provvedimento utile, prezioso e puntuale è apparso in grado di razionalizzare il sistema normativo e soprattutto di approntare più adeguate tutele in sede di accertamento delle responsabilità penali.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare in discussione generale.

In attesa che decorra il termine di venti minuti dall'inizio della seduta di cui all'articolo 119 del Regolamento, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 17,20, è ripresa alle ore 17,29).

Riprendiamo i nostri lavori.

Il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione, sui quali sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RASTRELLI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

OSTELLARI, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.7, presentato dal senatore Bazoli e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Stante l'assenza dei proponenti, l'emendamento 1.100 è decaduto.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.6, presentato dal senatore Bazoli e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Stante l'assenza dei proponenti, gli emendamenti 2.100, 2.101, 2.102, 2.103 e 2.104 sono decaduti.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Stante l'assenza del proponente, l'emendamento 2.0.100 è decaduto.

MENNUNI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MENNUNI (FdI). Signor Presidente, temo di non essere riuscita a votare per via di un malfunzionamento del sistema elettronico, ma vorrei restasse agli atti la mia intenzione di votare in conformità al mio Gruppo.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto, senatrice.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.0.4, presentato dal senatore Bazoli e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, sul testo che ci accingiamo a votare l'Aula si è espressa già unanimemente, con voti favorevoli sugli articoli che lo compongono. Quindi, è un testo sul quale si forma una volontà unitaria e condivisa da parte del Parlamento. (Brusio).

Signor Presidente, mi fermo perché francamente non sento neanche la mia voce.

PRESIDENTE. Colleghi, siamo in fase di dichiarazione di voto e vorremmo poter seguire l'intervento della senatrice Musolino. Non è cogente rimanere in Aula, ma è cogente che chi vi rimane consenta a tutti di ascoltare l'intervento.

Senatrice Musolino, naturalmente le restituirò il tempo trascorso. La invito a riprendere il suo intervento. Altrimenti saremo costretti ad alzare il volume e la Presidenza sarà costretta a richiamare le singole persone, misura che ovviamente vorrei evitare.

MUSOLINO (IV-C-RE). Il testo sul quale l'Assemblea si accinge a esprimere il suo voto, dopo avere già espresso il voto favorevole sui singoli articoli, gode già di una evidente disposizione favorevole da parte dei senatori presenti in Aula. Tale testo, se da un lato esprime certamente una visione unitaria da parte del Parlamento, dall'altro impone una riflessione. (Brusio).

Signor Presidente, mi scusi, ma io proprio non riesco a proseguire, perché non sento neanche la mia voce.

PRESIDENTE. Colleghi, davvero questo non è argomento su cui abbia senso scatenare polemiche. Se la senatrice Musolino non riesce a svolgere il suo intervento, sarò costretta a richiamare singolarmente i colleghi. Per cortesia, non costringetemi a fare questo.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, per la terza volta provo a dire che questo è un testo sul quale sicuramente va fatta una riflessione relativa ai tempi che viviamo e sulla necessità che il legislatore - cioè noi come Senato della Repubblica - intervenga sulle disposizioni di polizia mortuaria, anche integrando le disposizioni del codice penale.

Noi prevediamo, infatti, una disposizione, una pena accessoria, da applicare sulla facoltà di disporre delle spoglie mortali per il caso in cui il convivente di fatto, il coniuge, il diretto discendente, la persona che comunque è autorizzata a disporre di queste spoglie si sia reso colpevole di un delitto di maltrattamento, di omicidio o comunque di un delitto di particolare gravità nei confronti della persona delle cui spoglie mortali si tratta. Come pena accessoria prevediamo, con questo testo, la decadenza del beneficio di poter disporre delle spoglie mortali della vittima, quindi della possibilità di decidere se debba essere inumato, tumulato o addirittura cremato. Quindi, si tratta proprio del trattamento delle spoglie mortali, il cosiddetto ius sepulchri.

Se questa disposizione prevede certamente una attenzione specifica da parte del legislatore, anche in senso di maggiore attenzione alla vulnerabilità di determinate fattispecie, di cui purtroppo la cronaca ci ha resi edotti, allora ben venga, perché sicuramente è una disposizione che vuole rendere evidente come il legislatore voglia condividere determinate condizioni. Quindi la misura prevede che chi è vittima di determinati reati non si trovi nella condizione assurda che lo stesso autore dell'omicidio possa disporre delle sue spoglie mortali.

Dall'altro, l'essere dovuti intervenire con un'espressa previsione normativa su questa fattispecie significa che viviamo tempi davvero drammatici, in cui gli episodi di violenza sono aumentati tanto per numero e soprattutto per gravità delle modalità nell'ambito domestico e familiare. Si è quindi ritenuto necessario dare un segnale forte e intervenire sulla legge.

Ogni volta in cui il legislatore interviene, prevedendo, come in questo caso, una pena accessoria, non fa altro che dare una risposta a un'esigenza della collettività. In questo caso l'esigenza è legata al fatto che, paradossalmente, vi sono ipotesi in cui a disporre delle spoglie mortali della vittima è lo stesso soggetto autore del reato, ossia che le ha tolto la vita. Ciò con grave lesione dei diritti degli altri parenti che, ad esempio, volendosi opporre alla decisione della cremazione, non possono farlo perché il soggetto vanta comunque la legittimazione a esercitare il cosiddetto ius sepulchri.

Nel momento in cui si dispone in questo senso e il Parlamento accoglie con grande sensibilità una richiesta maturata nel nostro contesto sociale, da un lato si fornisce una risposta certamente apprezzabile, mentre dall'altro si fotografa un disagio evidente presente nella società, tale per cui vi è addirittura bisogno di introdurre una pena accessoria ad hoc per disciplinare delle fattispecie specifiche molto gravi e tristi.

La seconda parte di questo testo è ancora più triste e ci amareggia ancora di più, o forse ci deve indurre a una riflessione ancora più accurata, perché prevede per le stesse categorie di reati e nei confronti degli stessi soggetti (il coniuge, il convivente di fatto, il discendente diretto) la sospensione della facoltà di disporre delle spoglie mortali del convivente, coniuge o ascendente diretto nel caso in cui ci sia l'apertura di un procedimento dopo la morte del soggetto. Pertanto, finché sarà in corso l'indagine questi soggetti non potranno disporre delle spoglie mortali; non lo potranno fare fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva di proscioglimento e neanche in caso di archiviazione del procedimento prima che trascorrano altri tre anni. Si prevede, quindi, un periodo di sospensione per tutelare il corpo del reato al fine di provare che in relazione a quella morte si sia verificata una condotta illecita.

Queste disposizioni (che dovranno essere introdotte nel regolamento di Polizia mortuaria, come previsto dall'articolo 2 del provvedimento) sono il frutto dell'osservazione dei casi di cronaca, delle esigenze degli investigatori e di quanto accade nei tribunali, in cui spesso c'è una corsa a ottenere un provvedimento cautelare che impedisca la distruzione del cadavere tramite, ad esempio, la cremazione. Ricordo che ci sono stati casi eclatanti anche nella cronaca recente.

Al contempo, il disegno di legge in esame non può essere archiviato come un mero provvedimento formale con cui si dispone delle spoglie mortali come un adempimento tecnico, ma ci deve indurre a una seria e severa riflessione. Come sappiamo, la legge deve disporre in senso generale e astratto, ma quando una norma arriva a disciplinare una fattispecie del genere (e quindi integra gli estremi della disposizione generale e astratta su un tema così delicato e specifico) significa che nella nostra società si sono verificate un'involuzione dei diritti e una recrudescenza dei fenomeni di violenza, tali da ingenerare la necessità che sia disposto, con regolamento, il divieto di disporre delle spoglie mortali o addirittura la decadenza come bene accessorio della possibilità di disporne per gli aventi diritto.

Quindi, questo è un momento in cui, da un lato, esprimo apprezzamento per il fatto che tutto il Parlamento, Camera e Senato, si sia unito in una votazione univoca, aderendo alla necessità di questa legislazione, facendola propria ed esprimendosi in maniera unitaria; dall'altro lato, proprio questa espressione unitaria, questo voto univoco da parte di tutti i componenti del Senato ci deve indurre a ritenere che davvero ci sia molto da fare nei confronti delle vittime del reato e della violenza di genere per la prevenzione di questi fenomeni e per un'educazione delle nostre generazioni, per aiutare quelli che si trovano nei contesti disagiati in cui spesso si verificano queste fattispecie di reato, affinché davvero queste norme non debbano trovare applicazione in futuro.

Per tutte queste ragioni, pur con grande tormento, perché approvare queste norme ha voluto dire prendere atto anche del motivo per cui sono state pensate e proposte dal senatore proponente, Italia Viva-Il Centro-Renew Europe esprime voto favorevole su questo provvedimento. (Applausi).

*GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signora Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, non riesco ad essere neutro su questo provvedimento, che chiaramente voterò e incentiverò i colleghi e le colleghe a votare favorevolmente, ma il mio stato d'animo è terribilmente malinconico, triste, addirittura disperato.

In tante culture storiche e protostoriche la conservazione del corpo mortale delle persone care o idolatrate, come magari anche i despoti, ha sempre avuto un approccio estremamente conservativo, sia sul corpo mortale (con l'imbalsamazione e l'utilizzo di sostanze che conservano la persona), sia anche nel ricordo, con le poesie e nei canti, perché in quel corpo non c'era più vita, ma c'era il significato degli affetti, delle emozioni, del rispetto, persino della paura, qualche volta del sentimento di divinità.

Oggi, in questa società che io amo, nonostante tutto, dico sempre che la vita va vissuta, dico sempre: viva la vita (Applausi). Lo dico sempre, anche se sono un po' un paradosso; scusate se parlo di me un attimo, ma io sono nato morto. Mia nonna brasiliana, Francisca, non ha accettato questa morte e non so se ha fatto un miracolo, resuscitandomi, o ha colto i flebili motivi di vita, un piccolissimo respiro come il mio, un battito di cuore, forse la mia volontà di vivere, nonostante tutto. Nonché mia madre che si è battuta per la mia vita come una leonessa, non a caso si chiamava Leonilde. E anche con l'epilessia, con tanti problemi, sono sopravvissuto a me stesso. Da cadavere sono diventato un grillo parlante che ancora vive e il 13 giugno di quest'anno festeggerò ottant'anni serenamente, se non felicemente.

Questo provvedimento è un po' l'immagine della mia amica, senatrice Bongiorno, rigorosa, dolente e rispettosa, ma al di là di tutto, anche trasgressiva, per dare più giustizia.

Anche se il film famoso di Badham si intitola «Di chi è la mia vita?», non possiamo dire di chi è il cadavere, perché spesso al suo interno - e non solo nell'anima, che non può essere radiofotografata - ossia nel corpo mortale esistono i segni e l'alfabeto delle ignobili violenze ospitate e commutate troppo spesso dalla persona che in teoria è il fiduciario del corpo.

Vi è quindi questa contraddizione assolutamente logica e rispettabile, anche se estremamente dolorosa: ti levo la possibilità di decidere sul corpo del bambino, dell'anziano o della persona cara che ha vissuto con te una vita, perché tu in maniera diretta o indiretta ne hai provocato la fine. È una realtà inquietante, complessa e antistorica: quando parlo di storia, lo faccio come lo psichiatra che sono stato per oltre cinquant'anni, riferendomi alle emozioni del transfert che si crea tra la persona che dovrebbe essere affidataria del corpo e il corpo stesso, con tutta la sua enorme e gigantesca significatività. Purtroppo, avvengono troppi femminicidi e troppi infanticidi, e sto parlando di cose orribili, al di là della storia delle singole persone e anche della nostra attuale umanità. Non possiamo dare a chi ha provocato il danno - addirittura un danno irreversibile - la possibilità di decidere su quel corpo che è un po' il contenitore anche delle violenze totali che ha subito.

Non posso allora fare altro che dire sì, con amarezza e dispiacere, da tecnico e da essere umano, oltre che da politico: io voterò favorevolmente a un provvedimento che in parte mi disgusta e in parte fa specchiare a me una realtà orribile, che però dobbiamo accettare per rispetto della giustizia. Qualcuno disse somma ingiustizia, somma ingiuria; in questo caso, non è così: somma giustizia, sommo dolore, che dobbiamo accettare votando favorevolmente. Nonostante ciò, dirò fino alla fine dei miei giorni (e anche oltre): viva la vita! (Applausi).

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che, a seguito delle intese tra i Capigruppo, l'ordine del giorno della seduta di domani è integrato con la discussione della legge quadro in materia di ricostruzione postcalamità, già iscritta nel calendario dei lavori. Gli emendamenti dovranno essere presentati entro le ore 20 di stasera.

Saluto ad una delegazione della Confcommercio della provincia di Bolzano
e ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea la delegazione della Confcommercio della provincia di Bolzano e i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Matteo Maria Boiardo» di Scandiano, in provincia di Reggio nell'Emilia, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1261 (ore 17,54)

CUCCHI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CUCCHI (Misto-AVS). Signor Presidente, in estrema sintesi, il disegno di legge in esame ha l'obiettivo di evitare la dispersione delle prove quando vi siano sospetti di femminicidio o omicidio. Grazie al lavoro fatto in Commissione, sono stati corretti alcuni profili critici del testo iniziale e quello che votiamo oggi è assolutamente condivisibile. Pertanto dico subito che l'Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore di questo provvedimento.

Voteremo a favore perché il testo in esame, nello specifico, introduce alcuni correttivi al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria, al fine di evitare che il coniuge, la parte dell'unione civile o il parente prossimo autori del femminicidio possano approfittare dei diritti in tema di disposizione delle spoglie della vittima, che oggi l'ordinamento riconosce loro, per occultare le prove del delitto, sviando così o tentando di sviare il corretto iter del procedimento penale che venga nel frattempo avviato per l'accertamento dei fatti e delle responsabilità.

Quello in discussione è un provvedimento che interviene dopo che il femminicidio è già stato consumato per evitare conseguenze ulteriori, anche gravi, nelle indagini e nel processo. Si tratta di un tema importante e si è intervenuti nel modo corretto.

Tuttavia, signor Presidente, lasciatemi dire una cosa: così come ribadisce anche la relazione al provvedimento, come ci ricordano le cronache tutti i giorni e nonostante una imponente serie di interventi legislativi, le statistiche ufficiali segnalano che il numero dei casi annuali di femminicidio e, più in generale, la piaga della violenza contro le donne non hanno ancora imboccato un consolidato trend discendente. Ciò significa che stiamo sbagliando strada, che non stiamo facendo ciò che serve o che comunque non lo stiamo facendo abbastanza. Questo significa altresì, signor Presidente, che la politica solo repressiva contro la violenza di genere non basta e che avere pene più severe non significa salvare più donne: non è con pene più severe che si afferma il diritto delle donne di vivere libere dalla violenza. Lo dico, signor Presidente, all'indomani dei proclami a orologeria del Governo, che in occasione dell'8 marzo ha comunicato l'introduzione della nuova fattispecie di reato di femminicidio, pochi giorni dopo la pubblicazione degli ultimi dati sul gender pay gap, a certificare quanto la parità sia lontana. Non vi sono più diritti, ma vi è un nuovo reato, a costo zero.

Approfitto dunque della discussione su questo disegno di legge per dire che non basta la creazione di un nuovo reato, perché la paura per le conseguenze del gesto che si sta per compiere non credo possa incidere sulla volontà dell'autore del reato al punto da farlo demordere dal suo intento. Al di là di questo, ciò che non ci stancheremo mai di ripetere è che, se la violenza contro le donne la si vuole davvero combattere, è indispensabile agire a livello culturale e farlo davvero; riconoscere la necessità di una formazione specifica; introdurre l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole; agire alla radice del problema; smantellare il sistema patriarcale. Cambiare rotta significa anche riconoscere concretamente la necessità di investimenti economici adeguati a cambiare la cultura patriarcale ancora dominante nel nostro Paese; investimenti - e con questo concludo - che continuano a mancare nell'azione di questo Governo.

Come anticipato, sul provvedimento oggi all'esame dell'Aula annuncio il voto favorevole dell'Alleanza Verdi e Sinistra.

TERNULLO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le disposizioni al nostro esame partono dal tema concreto del femminicidio per mettere a fuoco ulteriori norme che riguardano il diritto sulle spoglie mortali della vittima. Da una parte abbiamo disposizioni repressive e, dall'altra, disposizioni preventive.

Lo scopo che si propongono le modifiche del disegno di legge è quello di impedire che i diritti sulle spoglie mortali della vittima possano essere esercitati dall'autore del delitto. È evidente che un tale comportamento potrebbe rendere più difficile l'accertamento della verità dei fatti e, quindi, delle effettive responsabilità.

Possiamo notare che il testo arriva all'esame dell'Aula a ridosso di un Consiglio dei ministri che ha approvato un disegno di legge che introduce nel nostro ordinamento il delitto di femminicidio, e quindi una nuova fattispecie penale. Possiamo dire che vi è dunque un ulteriore tassello verso una legislazione che intende essere sempre più incisiva verso chi commette delitti così odiosi ed esecrabili.

Chi parla di panpenalismo, chi afferma che le norme per chi commette femminicidi ci sono già nel nostro codice probabilmente non ripercorre il recente percorso che in questo campo ha migliorato gli strumenti a disposizione dell'azione dello Stato, a partire dalla ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, per poi passare all'adozione dei piani d'azione contro la violenza di genere e al rafforzamento delle tutele processuali per le vittime di reati violenti, inserite prima nel codice rosso e poi nella riforma del codice penale.

Il Parlamento ha mostrato un'ulteriore sensibilità attraverso l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, il cui ampio lavoro e le cui relazioni tematiche hanno aumentato la conoscenza del problema. Così come si sono dimostrate valide le disposizioni che velocizzano, con il termine di tre giorni, la procedura per assumere tutte le informazioni da chi denuncia un femminicidio come notizia di reato.

Spesso i delitti di femminicidio avvengono - lo sappiamo - all'interno del rapporto coniugale o sono commessi dal partner della vittima. In Parlamento c'è grande attenzione a migliorare la normativa di riferimento e io stessa ho presentato delle proposte per dare maggiore sostegno economico e un'occupazione alle vittime di violenza, per evitare che si arrivi a tragedie ancora peggiori.

Possiamo dire che oggi si introduce, nei confronti del partner, una preclusione assoluta a esercitare qualsiasi diritto di tumulazione, inumazione o cremazione del cadavere. La cremazione, attraverso la quale si potrebbero distruggere prove fondamentali contro il colpevole, viene vietata nel momento in cui viene avviato un procedimento penale. È giusto che sulla salma possano essere effettuati tutti gli accertamenti necessari durante l'intero procedimento penale.

Questo nuovo intervento sarà sicuramente di aiuto all'accertamento della verità e alla scoperta del colpevole. Tassello dopo tassello, arricchiamo una normativa che mette nelle mani della giustizia ulteriori strumenti per accertare e sanzionare i responsabili. Per queste ragioni, esprimo il voto favorevole dei senatori di Forza Italia su questo disegno di legge di iniziativa di Giulia Bongiorno, che conosciamo per la profonda competenza e sensibilità su questi temi, cui il lavoro della Commissione giustizia del Senato ha dato un fattivo contributo. (Applausi).

STEFANI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, questo disegno di legge interviene a colmare una lacuna legislativa, un vulnus del sistema con effetti paradossali sull'applicazione della stessa legge. In tal senso ringraziamo anche noi la prima firmataria del provvedimento, la presidente Giulia Bongiorno, per aver proposto questo disegno di legge, che, anche se consta solo di un paio di articoli, va veramente a dare una risposta seria e di dignità. (Applausi).

Come mai stiamo parlando oggi di regolamenti di Polizia mortuaria? Partiamo da una premessa: se guardiamo i dati, la percentuale di femminicidi ad opera del coniuge o del compagno oscilla, negli ultimi anni, fra il 45 e il 51 per cento di tutti i femminicidi; la percentuale ad opera di un parente è del 25 per cento e solo il restante 20 per cento è a carico di sconosciuti o di ex compagni. Questo significa che purtroppo proprio le controverse familiari sono considerate un luogo privilegiato per l'emersione della violenza domestica.

Ma cosa accade?

Il vulnus che è stato rilevato dalla presidente Bongiorno e che è stato raccolto con l'approvazione di questo disegno di legge è che, invero, seguendo la normativa esistente e i regolamenti di Polizia mortuaria, può accadere che a disporre della salma possa essere proprio il familiare indagato per lo stesso omicidio o comunque per un reato dal quale sia conseguita la morte proprio di quella persona.

Emergono quindi due ordini di problemi. Un primo ordine può riguardare la stessa rilevante problematica dell'inquinamento eventuale della prova. È vero che vi sono già norme al riguardo - come possiamo vedere anche dalla lettura stessa della documentazione annessa a questo importante disegno di legge - ed esiste già la possibilità del sequestro della salma e dell'intervento delle autorità giudiziaria. Nel momento però in cui questo non dovesse accadere per qualche ragione, potrebbe accadere che il sospettato omicida possa decidere cosa fare del cadavere, arrivando addirittura a un'eventuale cremazione che potrebbe far sparire anche degli elementi fondamentali.

Non è però solo questo. Non stiamo esaminando questo disegno di legge solo per detta ragione. Vogliamo noi lasciare al sospettato di un così grave delitto, come quello dell'omicidio, oppure di un reato dal quale si è conseguita la morte, di poter decidere cosa fare della persona? La dignità segue e va anche oltre la morte. La dignità della persona che è stata vittima di un reato deve essere particolarmente tutelata anche nel momento in cui questa non c'è più. E dobbiamo rispettare anche il diritto degli altri familiari a non vedere che venga disposto della salma, decidere dove tumulare, cosa fare e come organizzare le stesse esequie. Ci troviamo di fronte ad aspetti che possono sollevare anche la nostra stessa indignazione. È per tale ragione che questa norma rafforza norme già esistenti sul punto e permette così la preclusione a chi è condannato per uno dei reati elencati nel provvedimento - non solo l'omicidio - ai quali sia conseguita la morte (fra questi, per esempio, gli stessi maltrattamenti in famiglia) di poter esercitare qualsiasi diritto sulla tumulazione, l'inumazione e la stessa cremazione.

La norma però agisce anche in via preventiva, recando l'impossibilità per chi è iscritto nel registro degli indagati del potere proprio di esercitare questi diritti fino al momento in cui il processo si è concluso.

Credo che si tratti davvero di un riconoscimento e un rafforzamento di quelle che sono le tutele sulle quali abbiamo già lavorato negli ultimi anni. Dobbiamo riconoscere ancora una volta il grande lavoro svolto dalla presidente Bongiorno con il cosiddetto codice rosso da tutti riconosciuto come pietra miliare per la difesa e la nostra battaglia che continuamente conduciamo contro la violenza e la violenza di genere.

Il mio Gruppo esprimerà pertanto un convinto voto favorevole sul provvedimento in esame, con l'obiettivo di proseguire e continuare la lotta contro la violenza di genere, soprattutto per far sì che venga sempre preservata la dignità delle persone e delle vittime di reato. (Applausi).

BAZOLI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BAZOLI (PD-IDP). Signor Presidente, anche il nostro Gruppo voterà a favore di questo disegno di legge, come ha già fatto in Commissione, in quanto riconosce la bontà degli obiettivi che si propone, che sono stati peraltro già ricordati dai colleghi che sono intervenuti prima di me. Quello che il provvedimento prevede è un intervento che migliora la disciplina attualmente in vigore per quanto riguarda il destino delle spoglie mortali delle persone vittime di reati violenti e segnatamente, tra gli altri, dei femminicidi, per evitare il rischio che di quelle spoglie mortali possano disporre le persone che sono accusate o indagate per i delitti commessi e che, disponendone, possano in qualche modo anche ottenere il risultato di occultare o comunque disperdere prove o indizi a loro carico.

Si può dire che c'è, da un lato, l'esigenza di evitare che delle spoglie mortali di queste vittime possa disporre - come diceva poc'anzi la collega Stefani - chi è indagato o accusato del reato, perché questo ovviamente sarebbe ulteriormente lesivo della dignità della vittima; ma, dall'altro lato, c'è anche l'esigenza di evitare che, attraverso questa scelta di disposizione delle spoglie, possa ottenersi anche l'effetto di mettere a repentaglio indagini o accertamenti che possono essere utili alle indagini.

Questo è un obiettivo che ovviamente condividiamo e il nostro voto favorevole è anche figlio del fatto che per una volta - capita veramente di rado, ma in questo caso è capitato - gli emendamenti che sono stati proposti dalle opposizioni, in particolare dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma anche del Partito Democratico, sono stati tenuti in debita considerazione e hanno consentito - a mio avviso - di migliorare il testo, che presentava alcune lacune e criticità e che oggi credo invece le abbia superate. Questa disciplina, infatti, è stata estesa non solo al coniuge, ma anche al convivente di fatto e a chi abbia le stesse caratteristiche, in quanto si è evitato che con la disciplina vigente si corresse il rischio di lasciare una sorta di area grigia nella disponibilità della salma che rischiava di essere un ulteriore danno per la vittima del reato.

Credo che ora, anche grazie al contributo delle opposizioni, quello in esame sia un testo largamente condivisibile e, quindi, noi voteremo a favore anche, appunto, sulla scorta di questa non usuale disponibilità da parte della maggioranza a lavorare e a collaborare con l'opposizione. (Applausi).

CAMPIONE (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMPIONE (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto spesso abbiamo ricordato anche in quest'Aula la cospicua ed efficace legislazione in materia di violenza contro le donne e di femminicidio. Si parte dalla Convenzione di Istanbul del 2011, per passare poi alla legge del 2013 e arrivare alla legge del 2019, più conosciuta come codice rosso, e poi ancora ad interventi legislativi nel 2023 sulla violenza domestica e ancora, sempre nel 2023, all'introduzione dell'avocazione delle indagini quando il pubblico ministero che procede non ascolti la persona offesa nel termine previsto dalla legge, ovvero tre giorni. Questo sistema legislativo, quindi, appare veramente coerente ed efficace e possiamo dire che ha sicuramente contribuito a diminuire il numero dei femminicidi. Certamente siamo consapevoli che la strada è ancora lunga e molto c'è da fare. Soprattutto, dall'analisi dei dati, emerge che la maggior parte dei femminicidi viene perpetrata per mano del coniuge o di un appartenente alla cerchia familiare della vittima.

Attualmente, la legislazione vigente prevede che, in assenza di testamento, a disporre delle spoglie della vittima sia il coniuge o, in assenza del coniuge, il familiare più prossimo. È qui che si crea il cortocircuito, si crea l'aberrazione, perché noi non possiamo permettere che chi è stato il carnefice possa anche disporre delle spoglie della vittima. Qui ringrazio la presidente Bongiorno per la sensibilità che ha mostrato rispetto a questo tema. E il disegno di legge in esame interviene proprio in questo senso. Esso interviene per impedire che, quando vi sia un indagato in un processo di femminicidio, questi possa disporre della salma della vittima e ciò fino a che non vi sia una sentenza passata in giudicato.

Quindi, è certamente vero - come è stato più volte ricordato - che questo disegno di legge ha il fine che non vengano eliminate le tracce del reato, perché molto spesso si richiede la cremazione proprio per evitare che il corpo della vittima, che dice tante cose, possa parlare. Io credo, però, che vi sia anche il fine di proteggere la dignità della vittima. In sostanza, se non siamo riusciti a proteggere in vita quelle donne, almeno così possiamo evitare che vengano uccise una seconda volta. Ed è per questo che Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato per effetto delle modifiche introdotte dalla Commissione.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi)

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 12 marzo 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 12 marzo, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 18,17).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Modifiche al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, in materia di disposizione delle spoglie mortali delle vittime di omicidio (1261)

ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

Approvato

(Introduzione dell'articolo 585-bis del codice penale)

1. Dopo l'articolo 585 del codice penale è inserito il seguente:

« Art. 585-bis. - (Pena accessoria) - La condanna del coniuge, della parte dell'unione civile o del parente prossimo individuato ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice civile o l'applicazione nei loro confronti della pena su richiesta delle parti ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale per alcuno dei delitti previsti dagli articoli 572, terzo comma, nel caso in cui dal fatto sia derivata la morte, 575, 578, primo comma, 579, 580, primo comma, primo periodo, 584 e 591, terzo comma, nel caso in cui dal fatto sia derivata la morte, del presente codice commessi a danno dell'altro coniuge, dell'altra parte dell'unione civile o del parente prossimo, comporta la loro decadenza dall'esercizio di ogni diritto e facoltà in tema di disposizione delle spoglie mortali della vittima ».

2. La pena accessoria di cui all'articolo 585-bis del codice penale, introdotto dal comma 1 del presente articolo, si applica anche al convivente di fatto di cui all'articolo 1, commi 36 e 37, della legge 20 maggio 2016, n. 76, se designato quale rappresentante con specifici poteri in caso di morte, ai sensi del comma 40, lettera b), e nelle forme di cui al comma 41 del medesimo articolo 1, al convivente di fatto che non ha reso la dichiarazione anagrafica di cui all'articolo 1, comma 37, della medesima legge n. 76 del 2016, laddove lo stesso sia stato autorizzato a disporre delle spoglie mortali della vittima in virtù di una espressa manifestazione di volontà della medesima, nonché ad ogni persona legata da relazione affettiva alla vittima, autorizzata nelle medesime forme a disporre delle spoglie mortali della vittima stessa.

EMENDAMENTI

1.7

Bazoli, Mirabelli, Rossomando, Verini

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 585-bis», sopprimere le parole: «579, 580, primo comma, primo periodo,».

1.100

Lopreiato, Bilotti, Castellone, Maiorino

Decaduto

Al comma 1, capoverso «Art. 585-bis» dopo la parola: «579,» inserire la seguente: «terzo comma,».

ARTICOLO 2 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 2.

Approvato

(Disposizioni in materia di polizia mortuaria)

1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro della salute, sentiti il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, si provvede alla modifica del regolamento di polizia mortuaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, sulla base dei seguenti princìpi:

a) prevedere che, a decorrere dalla data di iscrizione nel registro degli indagati e fino al passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione, al coniuge, all'altra parte dell'unione civile, al convivente di fatto di cui all'articolo 1, commi 36 e 37, della legge 20 maggio 2016, n. 76, se designato quale rappresentante con specifici poteri in caso di morte, ai sensi del comma 40, lettera b), e nelle forme di cui al comma 41 del medesimo articolo 1, al convivente di fatto che non ha reso la dichiarazione anagrafica di cui all'articolo 1, comma 37, della medesima legge n. 76 del 2016, laddove lo stesso sia stato autorizzato a disporre delle spoglie mortali della vittima in virtù di una espressa manifestazione di volontà della medesima, a ogni persona legata da relazione affettiva alla vittima, autorizzata nelle medesime forme a disporre delle spoglie mortali della vittima stessa o al parente prossimo individuato ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice civile, indagati o imputati per i reati di cui agli articoli 572, terzo comma, nel caso in cui dal fatto sia derivata la morte, 575, 578, primo comma, 579, 580, primo comma, primo periodo, 584 e 591, terzo comma, nel caso in cui dal fatto sia derivata la morte, del codice penale, commessi a danno dell'altro coniuge, dell'altra parte dell'unione civile, del convivente di fatto, di persona legata da relazione affettiva o del parente prossimo, sia precluso l'esercizio di qualsiasi diritto e facoltà in tema di tumulazione, inumazione o cremazione del cadavere riconosciuto dal predetto regolamento;

b) prevedere che, nel caso in cui sia avviato un procedimento penale in relazione ai reati indicati nella lettera a), la cremazione del cadavere sia comunque vietata sino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna che abbia definito il suddetto procedimento ovvero sino alla pronuncia della sentenza di proscioglimento. In caso di archiviazione del procedimento, prevedere che la cremazione sia vietata sino a che non siano decorsi tre anni dal provvedimento, salvo che il giudice per le indagini preliminari disponga motivatamente altrimenti;

c) prevedere che, nel caso in cui l'indagato sia l'unico titolare della facoltà di disporre della destinazione della salma e qualora nessuno faccia richiesta di restituzione della salma medesima, il pubblico ministero ne disponga in conformità a quanto previsto dalla legislazione vigente.

EMENDAMENTI

2.6

Bazoli, Mirabelli, Rossomando, Verini

Respinto

Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole: «579, 580, primo comma, primo periodo,».

2.100

Lopreiato, Bilotti, Castellone, Maiorino

Decaduto

Al comma 1, lettera a), dopo la parola: «579,» inserire la seguente: «terzo comma,».

2.101

Lopreiato, Bilotti, Castellone, Maiorino

Decaduto

Al comma 1, lettera b), sostituire dalle parole: «di condanna che abbia definito il suddetto procedimento» fino alla fine del periodo, con le seguenti: «che abbia definito il suddetto procedimento.».

2.102

Lopreiato, Bilotti, Castellone, Maiorino

Decaduto

Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: «sino alla pronuncia della sentenza di proscioglimento.» con le seguenti: «sino alla pronuncia della sentenza irrevocabile di proscioglimento perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato.».

2.103

Lopreiato, Bilotti, Castellone, Maiorino

Decaduto

Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: «sino alla pronuncia della sentenza di proscioglimento.» con le seguenti: «sino alla sentenza irrevocabile di proscioglimento.».

2.104

Lopreiato, Bilotti, Castellone, Maiorino

Decaduto

Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: «sino alla pronuncia della sentenza di proscioglimento.» con le seguenti: «sino al passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione.».

2.0.100

Castellone, Lopreiato, Maiorino, Bilotti

Decaduto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 2-bis

(Modifiche all'articolo 463 del codice civile)

          1. All'articolo 463 del codice civile, dopo il numero 2), è inserito il seguente: "2-bis) chi ha commesso, in danno di una di tali persone, uno dei fatti previsti dagli articoli 572, terzo comma, del codice penale nel caso in cui dal fatto sia derivata la morte, 579, 580, primo comma, primo periodo, e 584 del codice penale, purché non ricorra alcuna delle cause che escludono la punibilità a norma della legge penale."».

2.0.4

Bazoli, Mirabelli, Rossomando, Verini

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 2-bis

(Modifiche all'articolo 463-bis del codice civile)

          1. All'articolo 463-bis del codice civile, primo comma, dopo le parole "o tentato" sono inserite le seguenti: ", per alcuno dei delitti previsti dagli articoli 572, terzo comma, nel caso in cui dal fatto sia derivata la morte e 584 del codice penale,"»

ARTICOLO 3 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 3.

Approvato

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione delle disposizioni della presente legge nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 1261 e sui relativi emendamenti

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge n. 1261:

sulla votazione finale, la senatrice Ternullo avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calandrini, Calenda, Cantalamessa, Castelli, Cattaneo, Crisanti, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Giacobbe, La Pietra, Martella, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Occhiuto, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre e Sisto.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Malpezzi e Mieli, per attività di rappresentanza del Senato; Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Floridia Aurora, Scurria, Verducci e Zampa, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Scalfarotto e La Marca, per partecipare a un incontro internazionale.

Gruppi parlamentari, variazioni nella composizione

Con lettera in data 7 marzo 2025, la senatrice Furlan ha comunicato di cessare di far parte del Gruppo parlamentare Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista e di aderire al Gruppo parlamentare ItaliaViva - Il Centro - Renew Europe.

La Presidente del Gruppo ItaliaViva - Il Centro - Renew Europe ha accettato tale adesione.

Commissioni permanenti, variazioni nella composizione

La Presidente del Gruppo Italia Viva - Il Centro - Renew Europe ha comunicato le seguenti variazioni nella composizione delle Commissioni permanenti:

7a Commissione permanente: cessa di farne parte la senatrice Sbrollini; entra a farne parte la senatrice Furlan;

10a Commissione permanente: cessa di farne parte la senatrice Furlan.

Commissioni permanenti, approvazione di documenti

La 7a Commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport), nella seduta del 5 marzo 2025, ha approvato, ai sensi dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, una risoluzione a conclusione dell'esame dell'affare assegnato sulle prospettive di riforma del calcio italiano (Doc. XXIV, n. 24).

Il predetto documento è inviato al Ministro per lo sport e i giovani.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Onn. Pella Roberto, Tassinari Rosaria, Pastorino Luca, Deidda Salvatore

Modifiche all'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada (1414)

(presentato in data 07/03/2025)

C.1976 approvato dalla Camera dei deputati;

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro delle imprese e del made in Italy

Disposizioni in materia di economia dello spazio (1415)

(presentato in data 07/03/2025)

C.2026 approvato dalla Camera dei deputati.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Petrenga Giovanna, Ancorotti Renato, Gelmini Mariastella, Versace Giusy, Malan Lucio, Satta Giovanni, Rosa Gianni, Farolfi Marta, Sisler Sandro, Spinelli Domenica, Balboni Alberto

Istituzione di una Corte di Appello, Corte di Assise e Tribunale dei minori per le circoscrizioni di Santa Maria Capua Vetere e Napoli Nord (1416)

(presentato in data 06/03/2025);

senatori Garavaglia Massimo, Minasi Tilde, Borghesi Stefano, Bergesio Giorgio Maria, Cantalamessa Gianluca, Cantu' Maria Cristina, Murelli Elena, Paganella Andrea, Pirovano Daisy, Pucciarelli Stefania, Spelgatti Nicoletta, Stefani Erika, Tosato Paolo

Disciplina delle locazioni agevolate di immobili privati ad uso abitativo (1417)

(presentato in data 11/03/2025).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

Sen. Cantalamessa Gianluca

Disposizioni per la tutela delle situazioni di fragilità sociale nell'ambito dell'attività di demolizione e abbattimento di immobili residenziali abusivi (1355)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 11/03/2025);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Iniziativa Popolare

Disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese (1407)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

C.1573 approvato dalla Camera dei deputati (assorbe C.300, C.1184, C.1299, C.1310, C.1617)

(assegnato in data 11/03/2025).

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione

Sen. Matera Domenico

Modifica all'articolo 77 della Costituzione in materia di conversione in legge dei decreti (1392)

(assegnato in data 11/03/2025).

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 4 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2025, recante l'esercizio di poteri speciali in ordine all'approvazione, con prescrizioni, del Piano annuale 2025, notificato dalla società Iliad Italia S.p.a., relativo agli acquisti di beni e servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione dei servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati alla tecnologia 5G.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 726).

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 6 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento dei seguenti incarichi:

- alla professoressa Francesca Cappelletti, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della cultura;

- alla dottoressa Edith Gabrielli, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della cultura.

Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 marzo 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, una richiesta di informazioni supplementari formulata dalla Commissione europea in ordine alla notifica 2025/0085/IT, relativa allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante "Disciplina dell'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea ai sensi dell'art. 10-bis, comma 8, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12".

La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 727).

Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 7 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la comunicazione di nomina dell'avvocato Andrea Annunziata a Commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale (n. 74).

Tale comunicazione è stata trasmessa, per competenza, alla 8a Commissione permanente.

Il Ministro della salute, con lettera in data 10 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 28 agosto 1997, n. 284, la relazione sullo stato di attuazione delle politiche concernenti la prevenzione della cecità, l'educazione e la riabilitazione visiva, riferita all'anno 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Doc. CXXXIII, n. 4).

Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 8 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 38-septies, comma 3-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione sul bilancio di genere, relativa all'esercizio finanziario 2023.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Doc. CCXX, n. 3).

Governo, trasmissione di atti concernenti procedure d'infrazione

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 5 marzo 2025, ha inviato, in ottemperanza dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione sulla procedura d'infrazione n. 2024/2235 - ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - relativa alla presunta violazione del Regolamento (CE) n 1072/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che fissa norme comuni per l'accesso al mercato internazionale del trasporto di merci su strada.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Procedura d'infrazione n. 43/1).

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che stabilisce il rispetto soddisfacente delle condizioni per il versamento della terza rata del sostegno finanziario a fondo perduto e del sostegno sotto forma di prestito nell'ambito del piano per l'Ucraina dello strumento per l'Ucraina (COM(2025) 53 definitivo), alla 3a e alla 5a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.

Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento

Il Garante del contribuente della regione Lazio ha inviato, in data 4 marzo 2025, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 724).

Il Garante del contribuente per la Sardegna ha inviato, in data 5 marzo 2025, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 725).

Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB), trasmissione di atti. Deferimento

La Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), in data 5 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, della legge 29 luglio 2003, n. 229, le relazioni di analisi di impatto della regolamentazione (AIR) relative all'anno 2024 (n. 10).

Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente.

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento

La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:

sentenza n. 23 del 10 febbraio 2025, depositata il successivo 6 marzo 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 27-bis, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 (Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni), inserito dall'articolo 8, comma 1, lettera b), del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123 (Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale), convertito, con modificazioni, nella legge 13 novembre 2023, n. 159, nella parte in cui indica «giudice per le indagini preliminari», anziché «giudice dell'udienza preliminare, ai sensi dell'articolo 50-bis, comma 2, del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12 (Ordinamento giudiziario)» (Doc. VII, n. 110), alla 1a e alla 2a Commissione permanente;

sentenza n. 24 del 30 gennaio 2025, depositata il successivo 7 marzo 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 30-ter, comma 5, della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) (Doc. VII, n. 111), alla 1a e alla 2a Commissione permanente;

sentenza n. 25 del 30 gennaio 2025, depositata il successivo 7 marzo 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 9.1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 (Nuove norme sulla cittadinanza), introdotto dall'articolo 14, comma 1, lettera a-bis), del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 (Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), convertito, con modificazioni, nella legge 1° dicembre 2018, n. 132, nella parte in cui non esonera dalla prova della conoscenza della lingua italiana il richiedente affetto da gravi limitazioni della capacità di apprendimento linguistico derivanti dall'età, da patologie o da disabilità, attestate mediante certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria pubblica (Doc. VII, n. 112), alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 7a e alla 10a Commissione permanente.

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 7 e 10 marzo 2025, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

dell'Istituto della Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia - IIT, per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 353);

di ENEL Società per azioni, per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 9a Commissione permanente (Doc. XV, n. 354);

dell'Ente di Previdenza dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati (EPPI), per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 355).

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 7 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, la determinazione n. 16/2025 del 25 febbraio 2025, relativa al Programma dell'attività della Sezione medesima per l'anno 2025.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 723).

Il Presidente della Corte dei conti, in data 7 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 17, comma 9, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione, approvata dalla Corte stessa a Sezioni riunite con delibera n. 1/SSRRCO/RQ/2025, sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativamente alle leggi pubblicate nel quadrimestre settembre-dicembre 2024.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Doc. XLVIII, n. 8).

Mozioni

BASSO, IRTO, FINA, DELRIO, MALPEZZI, VALENTE, BAZOLI, NICITA, MELONI, CAMUSSO, ZAMBITO, MANCA - Il Senato,

premesso che:

le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) sono composti chimici utilizzati in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, noti per la loro persistenza nell'ambiente e bioaccumulabilità con conseguenti ricadute negative per la salute umana;

le sostanze PFAS sono state frequentemente osservate nella contaminazione di suolo, acque sotterranee e acque superficiali. La bonifica di siti contaminati è tecnicamente difficile e dispendiosa. Se i rilasci proseguono, continueranno ad accumularsi nell'ambiente, nell'acqua potabile e negli alimenti;

numerosi studi scientifici accreditati hanno infatti dimostrato che l'esposizione ai PFAS è associata a gravi rischi per la salute umana, tra cui ridotta fertilità, alterazioni endocrine e aumento del rischio di alcune forme tumorali;

in Italia le sostanze PFAS sono particolarmente presenti nelle aree di pregressa produzione, in particolare in Veneto e in Piemonte per la presenza, con storie differenti, dei due stabilimenti produttivi Miteni di Trissino (Vicenza) e Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria), ma la loro progressiva diffusione riguarda l'intero territorio nazionale e, in particolare, le regioni del Nord e il bacino del Po, tenuto conto della molteplicità delle attività produttive in cui vengono impiegate tali sostanze;

la contaminazione coinvolge aspetti sanitari e ambientali, come la tutela dei corpi idrici, la disciplina degli scarichi, la programmazione delle risorse, le bonifiche e il danno ambientale;

si ritiene che la ricerca chimica per individuare alternative ai PFAS non possa basarsi su piccole modificazioni di molecole già note. Al contrario, tali molecole devono essere abbandonate e vietate e devono essere individuati sostituti, la cui attività biologica sia valutata ancor prima della loro immissione nella produzione industriale;

un'indagine di Greenpeace Italia del 2024 ha rilevato la presenza di PFAS nel 79 per cento dei campioni di acqua potabile analizzati in diverse regioni italiane, evidenziando una diffusa contaminazione a livello nazionale;

il combinato disposto degli articoli 75 e 101 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che la competenza a fissare limiti degli scarichi per le nuove sostanze non presenti nelle tabelle di cui all'allegato 5 alla parte terza del codice dell'ambiente sia esclusivamente statale, mentre la competenza regionale si esaurisce nell'imposizione di limiti più restrittivi, rispetto a quelli stabiliti dallo Stato;

la gravità degli effetti sulla salute umana, in conseguenza all'esposizione a PFAS, rende ancora più urgente e non più procrastinabile la fissazione di limiti sulle matrici ambientali, limiti che vanno quindi fissati, con legge dello Stato, in base al principio di precauzione;

di recente, la tragica morte a causa del medesimo tumore raro di tre vigili del fuoco di Arezzo ha evidenziato la necessità di accertare in tempi brevi e con assoluta chiarezza se i dispositivi di protezione individuale (DPI) dei vigili del fuoco, come i completi antifiamma, o l'esposizione alle schiume antincendio, contenenti PFAS, possano essere responsabili di danni alla salute;

il principio citato è riportato nell'articolo 174, n. 2, del Trattato del 25 marzo 1957 che istituisce la Comunità europea, ora trasfuso nell'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in vigore dal 1° dicembre 2009. E questo principio è stato ribadito dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 28 del 2010, dove si dice che la normativa ambientale, che discende dalla politica comunitaria in materia ambientale, "mira ad un elevato livello di tutela ed è fondata, in particolare, 'sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio chi inquina paga'";

dunque, la fissazione dei limiti per le sostanze perfluoroalchiliche è urgente, per un duplice motivo, sia poiché costituisce il presupposto del reato di inquinamento, sia per poter imporre i provvedimenti di bonifica ai soggetti responsabili della contaminazione delle matrici ambientali. Infatti, la mancanza dei limiti non consente alla magistratura di contestare i reati connessi con la contaminazione delle matrici ambientali;

a livello europeo è in corso il processo di revisione della direttiva quadro acque 2000/60/CE, della direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee e della direttiva 2008/105/CE sugli standard di qualità ambientale. Per quanto riguarda la tutela delle acque, le modifiche presentate mirano, in generale, alla progressiva riduzione ed eliminazione dell'inquinamento provocato dal rilascio di sostanze chimiche dannose e persistenti nei corpi idrici e negli ecosistemi acquatici;

il Governo italiano non ha ancora adottato misure sufficientemente restrittive per limitare l'uso e la produzione di PFAS, né ha fissato limiti più severi rispetto a quelli fissati dalla legislazione europea per la loro presenza nelle acque potabili;

occorre che, nella fase di revisione delle direttive, l'Italia sia promotrice di iniziative volte a vietare la produzione e commercializzazione di prodotti e sostanze per cui siano già disponibili sostituti non PFAS,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative di competenza, anche di carattere normativo, finalizzate a vietare l'uso, la commercializzazione e la produzione di tutti gli PFAS e di prodotti contenenti PFAS, ad eccezione di utilizzi autorizzati, limitati nella quantità e nel tempo, e strettamente controllati, in assenza di prodotti sostitutivi equivalenti, prevedendo altresì sanzioni severe in caso di violazione del divieto;

2) a portare a zero, inteso come la massima quantità tecnicamente rilevabile, il limite massimo dei valori dell'inquinamento da PFAS, prevedendo deroghe limitate nel tempo e comunque con valori non superiori al limite di 5 nanogrammi per metro cubo di aria nei luoghi di lavoro delle imprese autorizzate dove si trasformano o si smaltiscono gli PFAS, nei luoghi di bonifica e nelle unità produttive dove le imprese e gli enti autorizzati svolgono attività di trasformazione o di smaltimento di PFAS o di bonifica delle aree interessate;

3) a prevedere, in ogni caso, specifiche iniziative volte ad introdurre un obbligo per ciascuna impresa autorizzata temporaneamente a produrre o utilizzare PFAS, direttamente o indirettamente nei processi produttivi o che svolge attività di smaltimento o di bonifica, di fornire i dati necessari affinché possano essere svolti i controlli da parte delle competenti aziende sanitarie e dalle agenzie regionali per la protezione ambientale sul rispetto dei limiti di concentrazione, al fine di monitorare lo stato di salute dei lavoratori e dei cittadini esposti a PFAS, nonché le condizioni dell'ambiente;

4) a garantire a tutta la popolazione l'accesso ad acqua potabile priva di PFAS, anche attraverso l'installazione di sistemi di filtrazione avanzati negli acquedotti e la promozione dell'uso di acque alternative non contaminate;

5) a farsi promotore, a livello europeo, delle azioni volte a vietare l'impiego delle sostanze chimiche più dannose nei prodotti di consumo, ad eliminare gradualmente l'uso di PFAS nella UE, a incentivare gli investimenti e la capacità innovativa per la produzione e l'uso di sostanze chimiche sicure e sostenibili e a svolgere un ruolo di primo piano a livello globale, bloccando l'importazione di sostanze chimiche vietate nella UE;

6) a supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno delle sostanze PFAS, puntando su soluzioni alternative già disponibili e promuovendo la ricerca e l'innovazione in questo settore;

7) a prevedere che qualsiasi nuovo prodotto sostitutivo degli PFAS, prima di essere immesso in produzione, sia sottoposto a verifica di omologazione dei prodotti sostitutivi sulla base di requisiti individuati dall'Istituto superiore di sanità a seguito di indagini tossicologiche e di ogni altra ricerca ritenuta necessaria per escluderne la dannosità per l'uomo;

8) a stanziare risorse finanziarie adeguate per la realizzazione di interventi di decontaminazione e bonifica dei siti contaminati da PFAS, dando priorità alle aree più critiche e coinvolgendo attivamente le comunità locali nei processi decisionali;

9) ad avviare un programma nazionale di biomonitoraggio per valutare l'esposizione della popolazione agli PFAS e gli effetti sulla salute, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili (bambini, donne in gravidanza, lavoratori esposti) e ad individuare, nel rispetto del principio di responsabilizzazione, di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione e nell'utilizzo di PFAS, nonché del principio "chi inquina paga", le azioni necessarie per contrastare gli effetti di tale esposizione e i siti da sottoporre a bonifica;

10) a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sulla problematica, sui rischi per la salute e sulle misure di prevenzione, rivolte alla popolazione e agli operatori del settore;

11) a rafforzare i controlli sulla produzione, l'importazione e l'utilizzo di prodotti contenenti PFAS, verificando la conformità alla normativa vigente e contrastando le pratiche illegali.

(1-00131)

CAMUSSO, ALFIERI, D'ELIA, SENSI, ROJC, MALPEZZI, ZAMPA, DELRIO, PARRINI, BASSO, FINA, RANDO, FRANCESCHELLI, CASINI, ZAMBITO, MARTELLA, NICITA, LA MARCA, VALENTE - Il Senato,

premesso che:

quello vissuto dalla popolazione yazida è un dramma su cui si erano accesi, qualche anno fa, molto brevemente, i riflettori dei media internazionali, per poi essere tuttavia immediatamente dimenticato;

gli Yazidi sono un'antichissima comunità di stirpe e lingua curda, presente soprattutto nell'area mesopotamica. La loro religione è un sincretismo nato dal contatto e dalla contaminazione di diversi culti, compresi quelli degli antichi Sumeri e Babilonesi. Considerati «kuffar», cioè infedeli, dall'estremismo islamista, sono stati vittime di ripetute persecuzioni nel corso della storia. Nei loro confronti, Daesh ha attuato un programma di eradicamento mirato e sistematico in quanto gruppo etnico e religioso;

il 3 agosto 2014 i combattenti di Daesh (ISIS), nel momento culminante della loro politica di espansione territoriale, penetrarono nei luoghi dove vive la maggioranza degli Yazidi e cioè nel territorio del Sinjar, nel nord dell'Iraq e al confine con la Siria, anche grazie alla fuga delle forze di sicurezza presenti nell'area;

quel giorno i militanti di Daesh massacrarono più di 5.000 persone, tra cui molti anziani, li gettarono in fosse comuni e rapirono 6.417 donne, bambine e bambini per ridurli in condizioni di schiavitù: le donne come schiave del sesso e i bambini per essere indottrinati e addestrati come soldati dell'esercito del califfato. Tra le persone rapite circa 3.700 sono sopravvissute mentre 2.717 di loro sono ancora disperse e 2.745 bambine e bambini sono rimasti orfani;

due settimane dopo l'assalto di Daesh veniva rinvenuta la prima fossa comune che rivelò al mondo questo genocidio;

secondo il Dipartimento iracheno che indaga sulle fosse comuni, ne sono state scoperte 92 in Sinjar e nei territori circostanti e 68 in templi e santuari;

una parte di coloro che riuscirono a fuggire ha cercato riparo sulla montagna di Shengal, ma, durante questo esodo, centinaia di donne, anziani e bambini, sono morti di fame e di sete;

il numero di Yazidi in Iraq è tuttora di 725.000 persone, ma 260.000 sono ancora sfollate in altri governatorati e almeno 200.000 si sono rifugiate all'estero dopo il genocidio;

nel 2014, senza l'intervento del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) della Turchia e delle Unità di Protezione del Popolo siriane (YPG e YPJ), il massacro degli Yazidi avrebbe potuto assumere proporzioni ancora più drammatiche. Queste forze hanno creato un corridoio umanitario che ha permesso a centinaia di migliaia di civili yazidi di mettersi in salvo;

la storia del popolo curdo in Iraq e altrove è tristemente segnata da persecuzioni e genocidi, l'Operazione Anfal, condotta dal regime di Saddam Hussein tra il 1986 e il 1988, ha rappresentato un sistematico tentativo di eliminazione del popolo curdo in Iraq; almeno 182.000 curdi, tra cui donne, bambini e anziani, furono massacrati o deportati nei deserti del sud, dove vennero uccisi e sepolti in fosse comuni;

l'Operazione Anfal vide anche l'uso di armi chimiche in numerosi attacchi ai villaggi curdi, tra cui il bombardamento di Halabja nel marzo 1988, che sterminò oltre 5.000 persone e continua a produrre effetti devastanti sulle nuove generazioni;

la politica genocidiaria in Iraq ha incluso la distruzione sistematica di villaggi, la deportazione forzata e la sostituzione etnica, con l'obiettivo di eliminare la presenza curda e yazida dalla regione;

dopo la caduta delle roccaforti Daesh in Siria (Raqqa) e in Iraq (Mosul), molti degli Yazidi fuggiti all'estero hanno iniziato a rientrare nei loro luoghi d'origine, ma sono ancora tanti gli sfollati che vivono ormai da 9 anni nei campi profughi nel Kurdistan iracheno, dove le condizioni di vita sono tuttora precarie, tanto che si registra un alto tasso di suicidi soprattutto tra i giovani, e in cui avvengono spesso incidenti dovuti a incendi all'interno delle tende;

secondo l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) l'80 per cento delle infrastrutture pubbliche e il 70 per cento delle abitazioni di Sinjar City, la città più grande del distretto, sono state distrutte tra il 2014 e il 2017. Sugli edifici e sulle persone che vi trovavano rifugio hanno infierito prima i bombardamenti da terra di Daesh, per conquistare la città, poi i bombardamenti aerei della coalizione internazionale per cacciare gli islamisti del califfato. I residenti oggi dichiarano che l'elettricità e l'acqua non sono sempre disponibili e che molte strutture scolastiche e sanitarie rimangono danneggiate o distrutte, mentre mancano medici e insegnanti;

la comunità yazida continua ad affrontare situazioni di grave disagio a causa degli ostacoli che impediscono agli sfollati di tornare alle loro case e dell'accesso limitato ai servizi sociali di base, primi fra tutti l'assistenza sanitaria e l'istruzione, e rimane la paura che il genocidio possa ripetersi, come avvenuto ormai decine di volte nella storia del popolo yazida;

secondo "Human Rights Watch", «i crimini dello Stato islamico contro la minoranza yazida proseguono e restano ampiamente impuniti», giacché i processi in corso rischiano di concludersi in un nulla di fatto e c'è il pericolo che le prove del genocidio possano nel tempo perdersi;

nel settembre 2017 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione n. 2379, che istituiva un team investigativo per aiutare il Governo iracheno a raccogliere, conservare e analizzare le prove dei crimini commessi dai combattenti del Daesh, anche con riferimento al genocidio yazida;

ma il 15 settembre 2023, con la risoluzione n. 2697, il Consiglio di sicurezza ONU, su richiesta del Governo iracheno, ha prorogato di un solo anno (fino al 17 settembre 2024) il mandato del team investigativo. Tale decisione ha suscitato diverse critiche, perché rischia di inficiare la raccolta delle prove e delle testimonianze necessarie per documentare e perseguire i crimini commessi da Daesh contro il popolo yazida;

la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, il Portogallo, l'Irlanda, l'Armenia, la Francia, l'Australia, oltre al Governo regionale del Kurdistan, alla Scozia, al Parlamento europeo e alle Nazioni Unite, hanno riconosciuto il genocidio del popolo yazida;

la Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria si è espressa sull'intera vicenda utilizzando il termine «genocidio yazida»;

nel corso della XVIII Legislatura, il 26 marzo 2019, la Commissione affari esteri della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione, volta ad impegnare il Governo italiano ad assumere iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale sui crimini commessi da Daesh contro il popolo yazida e per valutare le modalità più opportune per riconoscerne ufficialmente il genocidio;

considerato inoltre che:

con il trattato di Losanna del 1923 il Kurdistan è stato diviso tra tre nuovi stati: Turchia, Irak e Siria e la politica seguita nei confronti del popolo curdo è stata per la maggior parte volta all'eliminazione della popolazione;

in Irak la politica di genocidi si è articolata in diverse azioni: distruzione di tutti i villaggi di confine per un'area più grande del Belgio e di decine di grandi città; deportazione degli abitanti in "villaggi strategici" e una massiccia campagna di sostituzione etnica, fino all'Operazione Anfal voluta da Saddam Hussein;

dal 1986 al 1988 almeno 182.000 kurdi, e tra loro numerosissime donne e bambini, sono stati uccisi e sepolti in fosse comuni. L'Operazione Anfal vide anche l'uso di armi chimiche in numerose aggressioni ai villaggi, fino ai bombardamenti aerei con iprite e gas nervino sulla città di Halabja nel marzo 1988;

l'operazione Anfal, dunque, come il genocidio yazida del 2014, rientra nella definizione di genocidio contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio e richiede un formale riconoscimento per rendere giustizia alle vittime e al popolo curdo nel suo complesso;

la Corte penale internazionale, nel dicembre 2005 ha emesso una sentenza contro il commerciante di gas tossici Frans van Anraat, nella quale, in relazione alle operazioni Anfal e ai conseguenti attacchi chimici sulla popolazione curda in Iraq nel periodo 1987-1989, si parla di «genocidio», e che la Corte penale suprema irachena ha emesso, il 24 giugno 2007, un decreto che riconosce le operazioni Anfal come «genocidio» contro i curdi iracheni;

il governo regionale del Kurdistan nell'Iraq settentrionale ha richiesto alla comunità internazionale il riconoscimento del carattere genocidario della campagna Anfal condotta dall'allora Governo iracheno negli anni 1987-1988,

impegna il Governo:

1) a riconoscere lo sterminio del popolo yazida perpetrato dall'ISIS nel 2014 e del popolo curdo perpetrato dal regime di Saddam Hussein come genocidio ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio;

2) a farsi promotore, in seno alle Nazioni Unite e in ambito europeo, di iniziative volte a giudicare i crimini relativi al genocidio e a garantire piena giustizia e riparazione alle vittime;

3) ad adoperarsi presso le Nazioni Unite, affinché inviino osservatori in Iraq fra gli Yazidi in modo da creare le condizioni per farli rientrare nei territori d'origine in sicurezza, garantendo protezione internazionale affinché simili tragedie non si ripetano.

(1-00132)

Interpellanze

IRTO, NICITA, BOCCIA, BAZOLI, MIRABELLI, LORENZIN, ZAMBITO, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ALFIERI, CAMUSSO, CASINI, CRISANTI, DELRIO, FINA, FRANCESCHELLI, FRANCESCHINI, FURLAN, GIACOBBE, GIORGIS, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, MELONI, MISIANI, PARRINI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha recentemente avviato un monitoraggio specifico sulla realizzazione dell'opera del ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo stimato dal Governo si aggira intorno ai 14,5 miliardi di euro. L'Autorità, ha inviato una lettera ai Ministeri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della sicurezza energetica, ricevuta dai dicasteri in data 19 febbraio 2025, con la richiesta di accesso alla documentazione relativa al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Tale intervento nasce a seguito di un dettagliato esposto depositato presso l'Autorità agli inizi di dicembre 2024, nel quale vengono evidenziate numerose criticità relative alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e, in particolare, su aspetti ingegneristici, di conformità alla disciplina vigente, di realizzabilità tecnica, di sicurezza e di congruità economica del progetto. L'accesso alla documentazione relativa all'opera del ponte sullo Stretto di Messina e le attività di monitoraggio, valutazione ed accertamento, appaiono necessarie per fare chiarezza su diversi aspetti problematici emersi a seguito della decisione del Governo Meloni di resuscitare un'opera fermata nel 2012 dal Governo Monti;

la normativa europea sugli appalti pubblici (direttiva 2014/24/UE) prevede infatti che, in caso di ripristino di un appalto con un incremento di valore superiore al 50 per cento rispetto al valore originario, sia necessario un nuovo bando di gara. Tale obbligo è stato di fatto aggirato con una soluzione tecnica adottata dal Ministero delle infrastrutture per dimostrare che l'aumento di costo dell'opera è legato all'aggiornamento prezzi. Una delle richieste dell'Autorità è proprio orientata a verificare il rispetto della direttiva UE del 2014 sugli appalti, che prevede l'obbligo di gara se un appalto è ripristinato e il nuovo valore supera del 50 per cento di quello vecchio;

in merito agli aspetti economici, il costo per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina è enormemente lievitato passando dai 4,5 miliardi previsti dal bando di gara del 2005 agli 8,5 del 2012, per raggiungere gli attuali 14,5 miliardi di euro. Il Governo, con un emendamento alla manovra di bilancio per il 2024, ha aumentato lo stanziamento per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina di 2 miliardi di euro, portandolo da 11,6 a 13,6 miliardi. Gran parte delle suddette risorse sono state recuperate "saccheggiando" il Fondo di sviluppo e coesione, per l'80 per cento vincolato al Sud, per circa 6 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi di euro dalla quota spettante a Calabria e Sicilia. In tale contesto, una quota consistente è stata sottratta ai comuni che hanno perso circa 1,5 miliardi di fondi per la manutenzione delle strade. Da notizie raccolte, inoltre, risulta che il negoziato sugli atti aggiuntivi con la società concessionaria per la realizzazione del ponte sia partito da tempo e uno dei nodi principali da dirimere riguarda la penale. L'ipotesi in campo è che la penale si aggiri intorno al 10 per cento, ovvero pari ad oltre 1 miliardo di euro a carico del bilancio pubblico in caso di mancato avvio o conclusione dell'opera;

sul fronte della conformità alla disciplina vigente e alla realizzabilità tecnica sono emerse numerose criticità. Nel mese di novembre 2024, la Commissione di valutazione ambientale ha dato parere positivo al progetto, condizionandolo tuttavia a ben 62 prescrizioni, di cui 56 da ottemperare prima dell'approvazione del progetto esecutivo. Le richieste spaziano da un dettagliato piano di approvvigionamento idrico all'approfondimento dello studio sullo smaltimento dei rifiuti, dalla dislocazione e sicurezza delle discariche all'approfondimento dei rilevamenti geologici e geomorfologici, le indagini geofisiche, sismologiche e paleo-sismologiche, la caratterizzazione delle faglie. Inoltre, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica non ha dato il via libera alla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), in ragione del fatto che alcune aree dello Stretto e i siti della rete "Natura 2000", sono tutelati dall'Unione europea e che lo stravolgimento dell'area dello Stretto può essere autorizzato da Bruxelles solo per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico del progetto;

sul tema della sicurezza dell'opera sono emersi preoccupanti dati. Nei documenti allegati dalla Stretto di Messina S.p.A. alla Commissione VIA relativi al suddetto progetto, è stata inserita una Relazione sismica riguardante il ponte sullo Stretto di Messina attribuita all'INGV, ma smentita con un comunicato ufficiale del 13 novembre 2024, dallo stesso INGV con esclusione di qualsivoglia responsabilità da parte dell'Istituto. Come evidenziato sul sito "Stretto di Messina.it", nella pagina dedicata al progetto definitivo è riportato che il ponte e i collegamenti a terra sono in grado di resistere a sisma di magnitudo 7,1 Richter. Tuttavia, è noto che lo Stretto di Messina può essere un'area epicentrale per eventi sismici anche di magnitudo di momento (Mw) ben superiore a 7, e quindi con accelerazioni attese sul suolo (PGA) superiori a 1g e fino a 2g, ossia ben superiori a quelle registrate per il terremoto de L'Aquila (0,66g) e di Amatrice - Norcia (rispettivamente 0,86 e 0,95g). Dalla documentazione disponibile, come riferimento di terremoto di progetto per il ponte sullo Stretto di Messina, l'accelerazione utilizzata è di soli 0,58g;

la documentazione relativa all'opera del ponte sullo Stretto di Messina, secondo quanto dichiarato dal Governo a più riprese, doveva essere approvata dal CIPESS entro il 31 dicembre 2024, ma la procedura ancora non risulta esaminata e conclusa in via definitiva;

nel frattempo, emergono pressioni da parte della società concessionaria per far partire le opere anticipate e per aprire i cantieri principali entro il 2025. La realizzazione dell'opera per fasi, tuttavia, potrebbe comportare ulteriori criticità tecniche e finanziarie. La società Stretto di Messina S.p.A. ha recentemente siglato nuovi contratti, incluso il rinnovo di quattro membri del comitato scientifico,

si chiede di sapere:

quali azioni intenda intraprendere il Governo al fine di garantire la piena trasparenza del processo decisionale e degli atti relativi alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina; se il Governo intenda rendere pubblici i documenti richiesti da ANAC e i pareri tecnici sul progetto, in particolare quelli relativi alla sicurezza strutturale e alla compatibilità ambientale;

se ritenga che l'attuale procedura rispetti la normativa europea in materia di appalti pubblici e se nel merito siano state interpellate le autorità europee competenti;

quali siano le valutazioni in merito al deposito di una relazione sismica sul ponte sullo Stretto di Messina attribuita in modo non corrispondente al vero all'INGV e che ha costretto l'INGV a diramare un comunicato stampa per denunciare l'estraneità totale dell'istituto alla suddetta relazione; se intenda attivarsi affinché sia conferito un mandato ufficiale all'INGV affinché svolga un'approfondita indagine relativa al rischio sismico sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto, nel rispetto delle procedure accurate previste dall'istituto per tale attività, del rigore, dell'imparzialità e della trasparenza che caratterizzano i lavori dell'INGV;

se non ritenga opportuno, alla luce dell'elevata sismicità dello Stretto di Messina anche per terremoti di magnitudo ben superiore a Mw 7, e quindi con accelerazioni attese sul suolo superiori ad 1g e fino a 2g, che alla documentazione relativa all'opera siano allegati studi scientifici ufficiali che abbiano come riferimento di terremoto per il progetto per il ponte sullo Stretto di Messina l'utilizzo di accelerazioni PGA fino a 2g e non, come attualmente previsto, di soli 0,58g e, quindi, una resistenza delle strutture del Ponte ad eventi di magnitudo ben superiore a 7,1 Richter;

se si intenda rivedere l'allocazione delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione per tutelare i finanziamenti destinati alla Calabria, alla Sicilia e ai Comuni;

quali garanzie siano previste per evitare il rischio di contenziosi con il consorzio "Eurolink" e quali siano le condizioni delle trattative in corso per la definizione della penale, con oneri interamente a carico del bilancio pubblico.

(2-00024p. a.)

Interrogazioni

ALOISIO, BILOTTI, DI GIROLAMO, LOPREIATO, GUIDOLIN, LOREFICE, PIRRO, NATURALE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

secondo quanto riportato dall'ultimo rapporto pubblicato dall'associazione "Antigone", relativo alla situazione delle carceri nel 2024, gli istituti di pena minorili dispongono di una capienza totale di 516 posti, a fronte di 569 presenze registrate a metà settembre 2023, il che comporta un tasso di affollamento medio del 110 per cento. Il sovraffollamento non è limitato a pochi istituti, ma si manifesta in modo diffuso su tutto il territorio nazionale. In particolare, in 12 dei 17 istituti, il numero dei detenuti supera la capienza massima, portando a condizioni di detenzione critiche che necessitano di un'urgente attenzione;

il "decreto Caivano" (decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123) ha avuto un impatto significativo sul numero di presenze negli istituti per minorenni, facilitando il trasferimento dei minori che hanno raggiunto la maggiore età, nonché giovani adulti, in carceri per adulti. Questo fenomeno, sebbene possa sembrare una soluzione al sovraffollamento, interrompe percorsi educativi e rende più difficile la reintegrazione sociale dei giovani. A tal proposito, nel 2024, i trasferimenti a strutture per adulti sono aumentati, rappresentando il 15,5 per cento delle uscite dagli istituti penali per minorenni, rispetto al 12,7 per cento nel 2023 e al 9,2 nel 2022;

l'incremento di tale percentuale è influenzato dal trasferimento di neo maggiorenni nel sistema penale per adulti, il che ha limitato ulteriormente lo spazio disponibile per i minorenni;

nonostante il sovraffollamento degli istituti per minorenni, i dati indicano una diminuzione del 4,15 per cento nel numero di minori denunciati o arrestati. Tuttavia, è preoccupante che la metà dei reati commessi dai ragazzi in detenzione riguardi crimini contro il patrimonio. Questa tendenza suggerisce la necessità di un intervento mirato sulla prevenzione e sulla riabilitazione dei minori, più che un semplice inasprimento delle misure punitive;

le condizioni di sovraffollamento contribuiscono a un ambiente penitenziario poco favorevole alla rieducazione e al reinserimento sociale dei giovani, pertanto si ritiene che la situazione degli istituti penali per minori richieda un intervento urgente e coordinato da parte delle autorità competenti. Si sottolinea che, per far fronte al sovraffollamento, sono state adottate solo misure emergenziali come l'aggiunta di brandine e materassi, con conseguente degrado della qualità della vita all'interno delle strutture;

si riporta l'esempio dell'istituto di Treviso, dove le brandine sono state collocate in condizioni precarie, mentre nell'istituto per minori "Ferrante Aporti" di Torino alcune sezioni risultano inagibili. Inoltre, l'istituto di Milano presenta gravi problemi strutturali e un deterioramento recente delle infrastrutture. A Roma, alcune aree comuni sono spesso prive di luce e la mancanza di frigoriferi costringe i minori a utilizzare lavandini per conservare cibo e bevande. Tali condizioni non solo compromettono la salute e il benessere dei minori, ma ostacolano anche il loro processo di rieducazione;

considerato che, a parere degli interroganti:

un processo veramente giusto nei riguardi di un soggetto minorenne è quello che prevede un suo rapido allontanamento dal circuito giudiziario, così garantendo che il minore, in quanto soggetto con una personalità ancora in via di formazione, subisca il minor danno possibile se coinvolto in una qualsiasi situazione conflittuale;

è necessario: esaminare gli effetti dispiegati dal decreto Caivano, valutando l'impatto delle disposizioni attuali e considerando modifiche che possano alleviare il sovraffollamento; investire in programmi di prevenzione, sviluppando strategie di intervento che affrontino le cause della criminalità minorile, inclusi programmi educativi e di supporto psicologico; assicurare che i minorenni detenuti abbiano accesso a processi giusti, per evitare situazioni di detenzione prolungata senza condanna; applicare misure bilanciate, ben ponderate e volte alla finalità rieducativa e all'annullamento delle ipotesi di recidiva; monitorare le condizioni di detenzione, implementando controlli regolari sulle condizioni di vita negli istituti, garantendo che siano rispettati i diritti dei detenuti e promuovendo il loro benessere;

affrontare le attuali criticità negli istituti penali per minorenni non solo è un dovere etico e giuridico, ma rappresenta anche un investimento nel futuro dei giovani e nella sicurezza della società,

si chiede di sapere:

quali misure intenda adottare il Ministro in indirizzo per affrontare il sovraffollamento negli istituti penali minorili;

se ritenga di fornire un'analisi dettagliata degli effetti del "decreto Caivano" sul trasferimento dei minori adulti nelle carceri per adulti, e come intenda garantire che tali trasferimenti non compromettano i percorsi educativi e la reintegrazione sociale dei giovani;

come ritenga di garantire processi giusti per i minorenni detenuti, considerando che oltre il 65 per cento di loro si trova attualmente in attesa di una condanna definitiva;

quali strategie siano in fase di sviluppo per migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penali minorili, considerando i rapporti di degrado e inagibilità di alcune strutture;

quali investimenti siano previsti per programmi di prevenzione e supporto psicologico per i minori, al fine di ridurre i tassi di recidiva e affrontare le cause profonde della criminalità minorile;

come intenda monitorare e garantire il rispetto dei diritti umani all'interno degli istituti penali per minorenni, assicurando controlli regolari e trasparenti sulle condizioni di detenzione e sul benessere dei minori.

(3-01742)

MAGNI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della salute. - Premesso che:

il decreto legislativo n. 149 del 2015 ha istituito l'agenzia unica per le ispezioni del lavoro, denominata Ispettorato nazionale del lavoro (INL), operativa dal 2017;

il modello delineato ha mostrato i suoi limiti, rendendo le competenze degli ispettori INL, INPS e INAIL sovrapponibili e fungibili, e prevedendo il ruolo ad esaurimento per gli ispettori previdenziali e assicurativi;

tale impianto determina l'incapacità degli enti preposti a compiere un efficace accertamento e recupero dei propri crediti, producendo, altresì, una riduzione di circa 1.000 ispettori previdenziali, ed inficiando la lotta all'evasione contributiva e al contrasto all'economia sommersa;

peraltro, in relazione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, la riforma sanitaria operata dalla legge n. 833 del 1978 ha attribuito la competenza alle ASL (artt. 20 e 21);

ad oggi, continua a porsi il tema del coordinamento dei controlli, essendo le ASL regolate dal sistema regionale, ed invece, ad esempio, l'Ispettorato gestito dal sistema centrale ministeriale;

è assolutamente urgente intervenire affinché vi sia una sede unitaria per realizzare una politica unica sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro;

l'articolo 5 del decreto legislativo n. 81 del 2008 ha istituito il comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, tuttora in vigore e pienamente funzionante, in capo al Ministero della salute, con una funzione teoricamente centrale nella gestione delle attività di vigilanza e prevenzione cui sono tenuti i diversi enti chiamati a svolgere il delicato ruolo di controllori;

a fronte di 1.700.000 imprese con dipendenti presenti nel nostro Paese, la fragilità del sistema e del servizio, nonché l'esiguità delle risorse, non consentono un numero di controlli incisivo per un'inversione di tendenza circa il numero degli infortuni e dei morti sul lavoro;

nel decreto-legge n. 19 del 2024, concernente disposizioni urgenti finalizzate a garantire l'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, figurano misure in materia di lavoro, quali quelle tese al potenziamento e all'incremento dell'efficienza delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;

in particolare, all'articolo 31, comma 12, si dispone l'abrogazione degli articoli 6, comma 3, e 7, commi 1 e 3, del decreto legislativo n. 149 del 2015, con ciò eliminando il "ruolo ad esaurimento", e consentendo l'assunzione di nuovo personale ispettivo anche in INPS e INAIL,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario rivedere l'organizzazione delle competenze quanto alle politiche di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in termini di gestione unitaria e coordinata, al fine di garantire maggiore incisività ed efficacia ai controlli;

se non intendano adottare iniziative efficaci in relazione ad un sostanzioso piano di assunzioni che reintegri gli organici degli ispettorati, ripristinando la competenza ispettiva in tutti gli enti interessati, nonché per valorizzare il ruolo degli ispettori di vigilanza dell'INPS.

(3-01743)

(già 4-01092)

MARTELLA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

ogni episodio di violenza fisica e verbale deve essere condannato senza indugio;

con una nota stampa, l'organizzazione neofascista CasaPound Italia ha annunciato lo svolgimento di una manifestazione nazionale per il 15 marzo 2025 a Padova "contro la mafia antifascista";

è evidente l'intento provocatorio e la volontà aggressiva e intimidatrice;

l'antifascismo rappresenta un valore fondante della Costituzione del nostro Paese e la sua difesa assume un significato particolarmente rilevante nella città di Padova, che ha pagato un altissimo tributo di sangue durante la Resistenza e che vanta l'onore di ospitare l'unica università in Italia insignita della Medaglia d'oro al valor militare;

è inaccettabile l'accostamento tra mafia e antifascismo,

si chiede di sapere se e quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare riguardo all'opportunità di autorizzare una tale manifestazione che per slogan, finalità e contenuti appare incompatibile con i valori e i principi della nostra Costituzione.

(3-01744)

GASPARRI, TERNULLO, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, PAROLI, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. - Premesso che:

il Senato, in sede di discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi, ha accolto un ordine del giorno in 1ª Commissione permanente (G/1337/49/1, testo 2) a firma Fazzone, Ternullo, De Priamo, che evidenzia come la produzione di energia idroelettrica sia una delle più importanti fonti di energia rinnovabile e programmabile, e svolga un ruolo strategico per garantire l'indipendenza e la sicurezza energetica nazionale;

la Commissione europea nel 2021 ha archiviato le procedure di infrazione avviate contro alcuni Stati membri, fra cui l'Italia, per presunta violazione della Direttiva Servizi 2006/123/CE (cosiddetta "Bolkestein") e dell'art. 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in quanto non v'era concorrenza da garantire, vista la stagnazione degli investimenti nel settore idroelettrico. Di questi Stati solo l'Italia ha modificato la propria normativa in senso ancor più concorrenziale, mentre gli altri hanno fin dall'inizio difeso le rispettive discipline. Manca quindi, a livello europeo, una normativa uniforme;

molti Paesi non prevedono alcuna procedura competitiva e le concessioni vengono rinnovate ai concessionari uscenti. Questa assenza di uniformità e soprattutto l'assenza di reciprocità rispetto a Paesi extra europei rappresenta una evidente criticità per gli operatori nazionali, in quanto da una parte non consente loro di competere per l'assegnazione di asset stranieri che vengono assegnati, spesso senza la previsione di scadenza alcuna, ad operatori locali, e dall'altra potrebbe esporli alla perdita di propri asset;

in questo contesto, l'Italia è l'unico Paese europeo ad aver avviato procedure concorrenziali che hanno stimolato, e stimoleranno, l'interesse e la partecipazione di operatori europei e non europei. Nello svolgimento delle prime gare, oltre a numerosi e articolati ricorsi proposti da diversi soggetti per oggettive criticità delle discipline di gara, si è manifestato il forte interesse di operatori europei e non europei: l'Italia rischia di perdere una parte essenziale di un settore strategico in termini energetici, ambientali e di sostenibilità,

si chiede di sapere se, come richiesto dall'impegno dell'ordine del giorno citato in premessa, siano state avviate in Europa tutte le opportune interlocuzioni, al fine di tutelare la filiera italiana dell'idroelettrico e quale siano le soluzioni prospettate.

(3-01745)

POTENTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

alcuni siti internet danno notizia di offerte di assistenza legale e servizi legali per immigrati e rifugiati;

questi siti vengono pubblicizzati anche su gruppi social stranieri, in lingua autoctona, indicando cosa fare in caso di arresto in Italia senza permesso di soggiorno e con foglio di via;

considerato che:

il patrocinio a spese dello Stato si può ottenere per qualsiasi controversia civile e per gli affari di volontaria giurisdizione anche in ambito tributario, amministrativo e contabile e nel rispetto di limiti di reddito annuo imponibile, risultante dall'ultima dichiarazione, non superiore a 12.838,01 euro (decreto ministeriale 10 maggio 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 130 del 6 giugno 2023);

da notizie di stampa dei primi giorni del mese di marzo 2025, si apprende che "nell'ultimo dato disponibile, relativo al biennio 2021-2022, lo Stato ha pagato per «gratuito patrocinio» in sede di giustizia civile la somma di 285 milioni di euro, con una tendenza significativa all'aumento. Di questa somma il 25 per cento, pari a circa 71 milioni, è andata a cittadini stranieri, prevalentemente per ricorsi contro le decisioni in materia di immigrazione da parte delle commissioni prefettizie";

questa situazione ha fatto sì che da ottobre 2024 i fondi per il gratuito patrocinio siano esauriti, con la conseguenza che sempre più professionisti si cancellano dai registri di difesa d'ufficio e gli italiani o gli stranieri regolari, che non possono permettersi un legale, rischiano di restare senza tutela,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno compiere una valutazione approfondita e completa per verificare la sostenibilità del gratuito patrocinio concesso in sede di procedimento penale agli stranieri irregolari sotto processo senza diritto a permanere sul territorio nazionale, che chiedono al tribunale in via urgente di sospendere gli effetti della decisione di espulsione.

(3-01746)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

MAGNI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

il piano di riorganizzazione presentato a ottobre 2024 per Versalis, la società petrolchimica controllata da ENI, nell'ottica di una proclamata «trasformazione, decarbonizzazione e rilancio», desta fortissime preoccupazioni per il futuro degli impianti di polietilene;

«Eni punta a ridurre drasticamente l'esposizione di Versalis alla chimica di base, settore che versa in una crisi strutturale e ormai irreversibile a livello europeo. Versalis ha perso 7 miliardi di euro nel 2009-2023, di cui oltre 3 miliardi solo dal 2019 al 2023. Nel 2024 si è registrato un ulteriore peggioramento. Nonostante ciò, Versalis ha continuato negli ultimi anni a intraprendere iniziative e a investire nelle nuove piattaforme», così l'azienda ha motivato la propria decisione, un vero e proprio errore strategico, e che non può non tradursi in uno smantellamento delle politiche industriali del nostro Paese, nonché in un grave colpo alle imprese ed ai lavoratori;

in particolare, il progetto di ENI prevede la chiusura, nel 2025, dei siti di cracking a Priolo e Brindisi e quello del polietilene a Ragusa, che saranno sostituiti da «nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione, nell'ambito della chimica bio, circolare e di specialità, ma anche della bioraffinazione e dell'accumulo di energia»; anche se, nel suo annuncio, ENI ha parlato di «2 miliardi di euro di investimenti e un taglio di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di CO2», assicurando «un impatto positivo dal punto di vista occupazionale», è di tutta evidenza che l'80 per cento dei prodotti della chimica di base viene utilizzato da altari settori industriali;

non solo, ma anche a detta di un docente di chimica industriale all'Università di Bologna, Francesco Basile, il dato sull'abbattimento della CO2 non sarebbe nemmeno fondato: «A fronte del taglio di 1 milione di tonnellate in Italia, avremmo l'impatto di 3 milioni di tonnellate in più per importare la materia prima dal sudest asiatico». Ferma restando la priorità indiscutibile della transizione energetica, questa non può, evidentemente, comportare una catastrofe industriale e la perdita di migliaia di posti di lavoro;

con il cracking si ottengono benzine e solventi quali l'etilene, utilizzato per realizzare materie plastiche e metalli in svariati oggetti di uso comune, ma anziché produrlo in Italia, ENI intende importarlo dall'estero, con conseguente aumento dei costi per l'intera filiera; una scelta che trasformerebbe, a parere dell'interrogante, ENI in un rivenditore e che non può non celare la logica finanziaria di aumentare i profitti, nell'interesse degli investitori privati e a discapito del nostro Paese;

evidentemente l'intero apparato industriale italiano verrà esposto ad una ulteriore dipendenza energetica e ad una diminuzione aggiuntiva della competitività a livello globale, contribuendo ad accelerare il declino già evidente dopo circa 24 mesi consecutivi di calo della produzione;

essendo ENI un'azienda partecipata dallo Stato, il Governo dovrebbe chiedere di investire per accompagnare il nostro Paese nei processi di transizione energetica, anziché accettare chiusure di impianti e dismissioni di tecnologie fondamentali per il nostro sistema industriale;

la chiusura degli impianti è programmata per il 2025, mentre la realizzazione dei nuovi asset non ha una data; il rischio, quindi, è quello di aprire una crisi occupazionale nel 2025, specialmente nell'indotto, senza dare alcuna certezza di riassorbire la crisi e i livelli occupazionali;

il progetto di ENI, che mette a rischio oltre 24.000 posti di lavoro e intere economie provinciali, è oggetto di un tavolo tecnico al Ministero delle imprese e made in Italy;

la paventata chiusura dell'impianto di Brindisi è prevista per aprile 2025, quella di Priolo entro la fine dell'anno, mentre a Ragusa è già stato fermato e, informa ENI, «verrà convertito in un centro di competenza e specializzazione»; in Sicilia la produzione di etilene sarà sostituita dai biocarburanti, in Puglia dagli accumulatori stazionari di energia elettrica;

in riferimento alla zona industriale di Siracusa, poi, la produzione è del 52 per cento di PIL provinciale; la chiusura di ENI Versalis e la crisi degli altri asset industriali rappresenterebbero un colpo mortale all'occupazione e all'economia della provincia di Siracusa;

peraltro, la chiusura degli impianti comporta inevitabilmente la necessità di interventi di bonifica, ripristino ambientale, nonché di messa in sicurezza;

i sindacati hanno organizzato una mobilitazione nazionale affinché il Governo solleciti la modifica del piano e il mantenimento della chimica di base nel nostro Paese; la chiusura anche degli ultimi due impianti di cracking a Priolo e Brindisi, dopo quelli di Porto Torres, Gela e Porto Marghera, mette a rischio anche i siti di Ferrara, Mantova e Ravenna, con ciò comportando la perdita di migliaia di posti di lavoro e la distruzione di un pilastro strategico del nostro sistema industriale;

il 10 marzo è stato indetto sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Versalis delle lavoratrici e dei lavoratori diretti e dell'indotto dei trasporti e dell'edilizia e, in concomitanza con l'incontro previsto nel pomeriggio al Ministero delle imprese, sotto la sede de Ministero si svolgerà una manifestazione a cui parteciperanno le rappresentanze di tutti gli addetti,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo su quanto riferito in premessa;

quali siano tutte le iniziative urgenti che il Governo intenda porre in essere riguardo alla drammatica situazione esposta in premessa, non ultimo per salvaguardare le imprese e l'occupazione dei lavoratori coinvolti e, più in generale, per mettere a punto nell'immediato concreti piani industriali, che garantiscano il rilancio di un settore particolarmente rilevante per l'economia del nostro Paese, quale è il comparto industriale, assicurando una transizione ecologica equa, ovvero economicamente e socialmente sostenibile.

(4-01890)

MAGNI - Ai Ministri della salute e per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. - Premesso che:

la Missione 6 Salute (M6) del PNRR prevede riforme e investimenti destinati a rafforzare il Servizio sanitario nazionale da realizzare entro il 2026; un'opportunità imperdibile per ridisegnare la rete di assistenza sanitaria territoriale, capillare su tutto il territorio nazionale, per una sanità vicina alle persone, per innovare il parco tecnologico ospedaliero, digitalizzare il SSN, investire in ricerca e formazione del personale sanitario, nonchè garantire una sanità più sicura, equa e sostenibile;

dalla piattaforma di monitoraggio "ReGiS" predisposta dal Ministero dell'economia, a dicembre 2024, risultano finanziati 10.084 progetti relativi alla Missione 6 Salute, per 19,2 miliardi di euro complessivi, dei quali ne sono stati spesi 3,5 (pari al 18,1 per cento del totale);

a 16 mesi dalla scadenza definitiva, risultano troppi progetti in ritardo nell'esecuzione dei lavori o ancora fermi alla fase di progettazione;

le poche opere completate e collaudate rendono concreto il rischio di non conseguire gli obiettivi entro le scadenze previste: degli 8.871 progetti di cui è possibile monitorare l'iter di attuazione, 3.615 presentano ritardi in una delle fasi di attuazione (40,8 per cento di quelli monitorati). Solo 3.108 progetti risultano conclusi (pari al 35,0 per cento);

particolarmente preoccupante risulta essere la situazione per la realizzazione delle case della comunità e degli ospedali di comunità: in riferimento alle 1.350 case della comunità, da ReGIS risultano finanziati progetti per 1.416 strutture, per un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro. Il decreto ministeriale n. 77 del 2022 ha previsto la presenza nelle case della comunità di medici di medicina generale, infermieri, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri di comunità, assistenti sociali, punto prelievi, servizi diagnostici, servizi di prenotazione, punto unico di accesso e partecipazione della comunità, integrazione socio-sanitaria per dare le giuste risposte multidisciplinari a bisogni complessi. Dei progetti monitorati, ne risultano completati e collaudati solo 25 (1,8 per cento del totale), mentre in 885 progetti almeno uno step presenta un ritardo (62,6 per cento). Risultano in corso i lavori per la realizzazione di 598 strutture (42,4 per cento del totale delle opere previste), ma si registrano ritardi nell'avvio dei lavori di esecuzione di 631 strutture (44,8 per cento), a cui se ne aggiungono ulteriori nella fine dei lavori di altre 103 case della comunità (7,3 per cenro); la fase dell'esecuzione dei lavori risulta completata solo per 53 case della comunità (3,8 per cento);

i ritardi maggiori nell'esecuzione dei lavori si registrano in Molise, dove tutti i progetti presentano ritardi nell'inizio lavori, Sardegna (con ritardi nel 93,9 per cento dei progetti), Calabria (86,9 per cento) e Campania (78,4 per cento); le regioni con meno ritardi sono il Friuli Venezia-Giulia (4,3 per cento), l'Emilia-Romagna (5,9 per cento) e il Veneto (6,4 per cento);

allarmante, dunque, risulta la distanza proibitiva dal traguardo del collaudo per 454 progetti, ancora fermi alla fase della progettazione esecutiva, step che di fatto impedisce l'avvio dei lavori. A fronte di 2,8 milioni di euro di finanziamento complessivo, a dicembre 2024 risultano effettuati pagamenti per soli 261 milioni (pari al 9,2 per cento delle risorse stanziate). Dunque, dopo tre anni dall'avvio del PNRR, è stato speso meno di un decimo dei fondi disponibili;

non meno critica risulta la situazione degli ospedali di comunità: sono stati finanziati progetti per 427 strutture, per un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro, dei quali ne risultano completati e collaudati solo 10 (2,3 per cento del totale), mentre 264 progetti presentano almeno una fase in ritardo (61,8 per cento). Più specificamente, la fase dell'esecuzione dei lavori risulta completata per 20 ospedali di comunità (4,7 per cento del totale dei progetti monitorati); sono in corso i lavori per la realizzazione di 184 strutture (43,3 per cento del totale), ma è ancora in ritardo l'avvio dei lavori di esecuzione di 193 strutture (45,4 per cento) a cui si aggiungono i ritardi nella fine dei lavori di altri 23 ospedali di comunità (5,4 per cento);

anche per gli ospedali di comunità, i ritardi riguardano oltre la metà delle strutture da realizzare. I maggiori di questi si registrano in Molise e a Bolzano; seguono Calabria (con ritardi nel 90 per cento dei progetti) e Sardegna (84,6 per cento);

così come per le case della comunità, preoccupano i ritardi nella fase della progettazione esecutiva che riguardano 146 strutture da realizzare. Inoltre, a fronte di un finanziamento complessivo di 1,3 miliardi di euro, a dicembre 2024 risultavano essere stati effettuati pagamenti per 100 milioni di euro (pari al 7,9 per cento dei fondi);

in tale scenario di ritardi nella realizzazione delle opere previste dalla Missione 6 del PNRR e in particolare per case e ospedali di comunità, emerge chiaramente il rischio di non riuscire a concludere i progetti entro i tempi prestabiliti e c'è anche il rischio di concluderli solo sulla carta, ma non nella reale capacità del SSN di migliorare l'assistenza alle persone;

quanto, poi, alla questione relativa al personale: il decreto ministeriale n. 77 del 2022 ha stabilito gli standard di personale per le case della comunità e il range per gli infermieri che varia da 9.500 fino a 15.000, per l'attivazione di tutti i servizi; da 6.750 a quasi 11.000 per operatori sociosanitari e personale amministrativo. Analogamente, per gli ospedali di comunità, si prevede la presenza di infermieri da un minimo di 2.800 fino a 3.600; operatori socio-sanitari da 1.600 a 2.400; personale sanitario con funzioni riabilitative da 400 a 800 sempre al netto dell'incertezza della futura organizzazione per garantire il personale medico;

va segnalato, inoltre, che la legge di bilancio per il 2025 prevede per la sanità pubblica una rilevante riduzione del finanziamento sul PIL: dal 6,12 per cento del 2024 si scende ulteriormente al 6,04 per cento nel 2025, al 6,03 per cento nel 2026, al 5,91 nel 2027 fino al 5,60 per cento nel 2030, livelli evidentemente incompatibili con la sostenibilità della sanità pubblica,

si chiede di sapere quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo su quanto riferito in premessa, nonché quali iniziative urgenti ritengano di intraprendere, non solo per presidiare scrupolosamente lo stato di avanzamento dei progetti, ma per garantire la piena realizzazione e messa in funzione nel territorio degli stessi in vista della scadenza del 2026, in tal modo offrendo una significativa risposta ai bisogni dei cittadini, in linea con quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione, in materia di diritto alla salute.

(4-01891)

VERDUCCI, PARRINI, ROSSOMANDO, CAMUSSO, FURLAN, SENSI, MANCA, ZAMBITO, LA MARCA, ROJC, MARTELLA, RANDO, GIACOBBE, BASSO, TAJANI - Al Ministro per lo sport e i giovani. - Premesso che:

in data 5 giugno 2024 il Ministro in indirizzo ha adottato, con proprio decreto, la proposta di programmazione elaborata dal comitato per gli anniversari nazionali, la valorizzazione dei luoghi della memoria e gli eventi sportivi di interesse nazionale e internazionale e relativa alle iniziative riferite ad eventi e personaggi da celebrare nelle annualità 2024 e successive; con il medesimo decreto sono stati altresì approvati i criteri e le metriche per la valutazione delle iniziative, così come elaborate dal comitato;

le iniziative sono suddivise in tre distinti programmi così denominati e descritti dal decreto: a) "Risarcire la memoria: Donne arte, cultura e sport", per restituire la memoria alle donne che sono riuscite, nonostante i tempi avversi, ad affermarsi per il loro talento nella cultura, nell'arte e nello sport, come descritto nelle premesse; b) Legalità e presidio della giustizia e dei diritti, in occasione del cinquantesimo anniversario della Strage di Piazza della Loggia e della Strage dell'Italicus; c) 80° Anniversario del Triennio 1943-1945, "periodo in cui si sviluppò il movimento resistenziale che diede vita alla lotta di Liberazione, al fine di commemorare, coinvolgendo attivamente le nuove generazioni, i valori e gli ideali di libertà e di pace che ispirarono quanti combatterono valorosamente per la libertà e l'indipendenza del Paese";

l'articolo 4 prevede, al comma 1, che le attività relative alle iniziative programmate "potranno essere realizzate esclusivamente nell'ambito e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente";

considerato che:

tutte le iniziative oggetto della programmazione approvata dal Ministro in indirizzo hanno ad oggetto momenti, temi e questioni di primaria importanza per la storia e la memoria della Repubblica e della comunità nazionale; ciò vale per la faticosa conquista di un pieno statuto di cittadinanza da parte delle donne e vale per la commemorazione di momenti dolorosi, ma di importanza fondamentale, quali due delle più sanguinose stragi legate alla cosiddetta strategia della tensione e agli anni del terrorismo; e ciò vale, anche e soprattutto, per quel che riguarda la celebrazione dell'ottantesimo anniversario del periodo cruciale della Resistenza antifascista, pietra angolare della Repubblica e terreno nel quale affondano le radici nobili della nostra Costituzione;

il mancato stanziamento di risorse specificamente dedicate alla realizzazione del programma approvato (e la previsione che lo svolgimento delle iniziative debba avvenire a valere sulle risorse disponibili) rischia di vanificare l'intento e l'obiettivo del programma stesso e, con ciò, di svalutare l'importanza cruciale della memoria di momenti fondamentali della nostra storia e, assieme ad essa, dei valori e dei principi che attraverso l'esercizio della memoria sono resi continuamente vivi e attuali nello spazio pubblico e nella pratica della cittadinanza comune,

si chiede di sapere quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo per assicurare che allo svolgimento delle iniziative programmate si faccia fronte con risorse adeguate all'importanza dei valori evocati dalle stesse.

(4-01892)

(già 3-01462)

ROJC, CAMUSSO, RANDO, BASSO, ROSSOMANDO, VERINI, NICITA, LA MARCA, ZAMBITO, IRTO, ALFIERI, FRANCESCHELLI, DELRIO, ZAMPA, GIACOBBE - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

il DOGE, Dipartimento per l'efficienza del governo degli Stati Uniti, ha inviato, il 3 marzo 2025, sull'onda della direttiva di Elon Musk preannunciata il 27 febbraio da un memorandum del segretario della Difesa Pete Hegseth, diverse mail a dipendenti americani e italiani della base NATO di Aviano (Pordenone) e di altre basi dislocate nel nostro Paese, con le quali viene richiesto, in cinque punti, di presentare l'attività che hanno svolto la settimana precedente;

nella base militare americana di Aviano lavorano ben 768 cittadini italiani, dei quali 151 nel comparto commerciale che fa capo all'Army and Air Force Exchange Service (AAFES), una ventina nel settore scolastico, i restanti nei servizi del 31° Fighter Wing;

dopo aver creato non poco sconcerto tra i riceventi, le organizzazioni sindacali si sono prontamente attivate per un confronto a livello nazionale, in cerca di verifiche e indicazioni da dare in risposta alle perplessità dei propri iscritti;

i segretari nazionali della FISASCAT CISL, Aurora Blanca e Emilio Fargnoli della UILTuCS, hanno successivamente scritto al presidente della Commissione negoziale interforze statunitense (JCPC) chiedendo espressamente di illustrare le loro decisioni e motivazioni, visto che la forza di lavoro locale è sempre stata esclusa da eventuali benefici economici per ragioni giuridiche;

inoltre, ai dipendenti delle basi NATO in Italia, sempre per decisione del DOGE, è stato disposto il blocco per 30 giorni delle carte di credito;

è stato altresì comunicato alle segreterie nazionali dei sindacati di categoria anche il blocco delle assunzioni di civili italiani, fino a data da destinarsi, nelle basi americane in Italia,

si chiede di sapere:

se il Governo italiano sia innanzitutto a conoscenza di tale blocco davvero inopinato a giudizio degli interroganti e se intenda restare inerte di fronte a segnali fortemente preoccupanti per la sorte di pezzi rilevanti della difesa europea o se, viceversa, intenda prendere posizione nei confronti dell'amministrazione statunitense a guida Trump per capire se e in quale grado ci sarà un disimpegno delle forze strategiche dalle basi NATO in Italia e ad Aviano in particolare;

come intenderà accompagnare un'eventuale ridislocazione americana con risorse dirette al fine di evitare un contraccolpo insostenibile per tutta la Destra Tagliamento e l'intero Friuli-Venezia Giulia.

(4-01893)