Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 279 del 27/02/2025

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente CENTINAIO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,03).

Si dia lettura del processo verbale.

SILVESTRONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Seguito della discussione congiunta del disegno di legge:

(1258) Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)

e del documento:

(Doc. LXXXVI, n. 2) Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2024) (ore 10,09)

Approvazione, con modificazioni, del disegno di legge n. 1258

Approvazione della proposta di risoluzione n. 4 relativa al documento LXXXVI, n. 2

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta del disegno di legge n. 1258 e del documento LXXXVI, n. 2.

Ricordo che nella seduta di ieri il relatore sul disegno di legge n. 1258 ha svolto la relazione orale, il relatore sul documento LXXXVI, n. 2, ha integrato la relazione scritta, hanno avuto luogo la discussione generale congiunta e la replica del relatore sul disegno di legge n. 1258, il rappresentante del Governo ha accettato la proposta di risoluzione n. 4 e ha avuto luogo l'esame degli articoli del disegno di legge n. 1258, nel testo proposto dalla Commissione.

Passiamo alla votazione finale.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, devo innanzitutto stigmatizzare il fatto che, in una fase così delicata e complessa, forse la più complessa negli ultimi decenni, la maggioranza produca una risoluzione di sei righe. La maggioranza di Governo di uno dei Paesi del G7, fondatore dell'Unione europea, si produce dunque in un'analisi di sette righe mentre l'ordine internazionale, così come è emerso dalla Seconda guerra mondiale, va gambe all'aria.

Tutto questo in una fase, signor Presidente, nella quale noi brancoliamo nel buio quanto alla politica estera di questo Governo. Checché ne dica l'esimio e stimatissimo collega Terzi di Sant'Agata, vediamo un protagonismo del ministro Tajani (la settimana scorsa era ad Ariccia per consegnare un macchinario, dopo essere stato in precedenza alla fiera del tartufo ad Alba e a Marino alla famosa sagra di cui alla celebre canzone). Mentre tutto questo accade, la politica estera italiana è in una sorta di porto delle nebbie. Riconosco infatti che noi abbiamo visto un Governo che, per due anni e qualcosa, ha tenuto una posizione sull'Ucraina assolutamente condivisibile, che noi abbiamo sempre approvato, e per la quale abbiamo ringraziato la Presidente del Consiglio. Io credo di aver rappresentato il ruolo tradizionale dell'Italia dicendo che noi stavamo con il diritto internazionale; che quella della Russia verso l'Ucraina era un'aggressione criminale; che gli ucraini avevano tutto il diritto di difendersi, di difendere la loro integrità territoriale, la loro indipendenza e lo Stato di diritto. Io ricordo delle risposte sferzanti in quest'Aula da parte della Presidente del Consiglio, per esempio, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Per chi non ricordasse, sono disponibili video e verbali.

Oggi, improvvisamente, la fermezza inossidabile accanto all'Ucraina sembra essere svanita. Leggiamo dai giornali che la Presidente del Consiglio dice ai suoi amici, ai conoscenti, alle persone di cui si fida, che deve fare del surf, come se dovesse andare sulle onde, avendo - da un lato - le sue posizioni precedenti e - dall'altro - il bisogno di sostenere Trump, il presidente degli Stati Uniti. Quest'ultimo - diciamoci la verità - sta conducendo una campagna di estorsione nei confronti dell'Ucraina, chiedendo cifre da strozzino. Quando tu chiedi cinque volte quello che hai dato, possiamo dire con una certa tranquillità che parliamo di tassi di interesse usurari.

Accade allora che la Presidente del Consiglio non parla più del presidente Zelensky; si aggiunge inoltre al G7 all'ultimo momento, dicendo di avere pregressi impegni con un ospite internazionale; qui non viene e noi dobbiamo ricostruire quale sia la politica estera dai ritagli di giornale o - come dicevo ieri - leggendo i fondi del caffè. La Presidente non si vede più su niente. Non la sentiamo su Paragon e su tutti i casi e i dossier aperti.

Leggiamo quindi dai giornali che ieri, nel corso di un'importante riunione dei vertici dell'Unione europea, la presidente Meloni si sarebbe scagliata contro il presidente Macron, che sta portando avanti una linea insieme al collega Starmer del Regno Unito. Voglio ricordare che Francia e Regno Unito sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU con potere di veto e sono le due potenze atomiche che possono fornire un ombrello per l'Europa. La Francia con la sua force de frappe è l'unica potenza dell'Unione europea che ci può garantire una copertura atomica.

In tutta questa vicenda, mentre appunto Trump prende a schiaffi gli alleati, dai canadesi ai danesi, ai messicani, dicendo ieri che l'Unione europea è stata fatta per "fregare" gli Stati Uniti - per utilizzare un termine elegante, ma vi assicuro che la traduzione è molto più franca, perché la vera parola usata è molto più pesante - noi da parte della maggioranza di Governo abbiamo queste sei righe.

Vorrei capire se è presente a questa maggioranza e a questo Governo che qui o noi facciamo gli Stati Uniti d'Europa o siamo destinati a morte certa.

È chiaro a questa maggioranza e a questo Governo che, se l'Europa non si difende da sola, non la difenderà nessuno? Io voglio ricordarvi quanto è lungo il confine che c'è tra la Finlandia e la Russia (Finlandia Stato NATO e Stato dell'Unione europea). Voglio ricordarvi che i tre Paesi baltici sono attaccati alla Polonia da un pezzettino di terra di 50 chilometri, il corridoio di Suwalki; se le truppe russe di stanza a Kaliningrad e le truppe bielorusse si unissero per 50 chilometri, i tre Paesi baltici, ex Paesi dell'Unione sovietica e dunque parte di quel disegno neoimperialista di Putin, sarebbero staccati dall'Unione europea e dalla NATO.

E vi chiedo: oggi la Presidente del Consiglio può venire a garantirci che l'articolo 5 del Trattato della NATO sia ancora valido? Quell'articolo che dice che, se un Paese viene attaccato, tutta l'Alleanza atlantica risponderà come se fosse stata colpita direttamente? Siamo sicuri? E, se questo non succedesse e se succedesse quello che Trump minaccia (insomma, minaccia, sappiamo cosa ha detto ieri sui dazi)? Chi pensa che Trump sia lì soltanto per minacciare penso che a questo punto possa andare a spasso con il Bianconiglio alla festa del non compleanno, perché viene preso direttamente da Lewis Carroll. Non so se la nostra Presidente del Consiglio si voglia trasformare in Alice nel paese delle meraviglie, che poi sarebbe il nostro Paese, non troppo meraviglioso - ahimè - con questo Governo.

E allora, io chiedo, ha capito questo Governo che, invece di andare a discutere con Starmer, con Merz e Macron, facendo il pelo e il contropelo ai nostri alleati, deve dire a noi italiani come si intende difendere il Paese in assenza dell'ombrello americano - non c'è più - e come si intende creare quel soggetto, l'Unione europea, che è l'unico che può rompere il disegno che Trump ha per l'ordine internazionale? È chiaro che Trump ha in mente il G3: il mondo è fatto di Russia, Stati Uniti e Cina. Il resto viene invitato a tavola per far parte del menu, e non per dire qualcosa o per contare qualcosa.

E aggiungo che il sostegno ai partiti di estrema destra che Trump e Musk portano avanti nasce proprio per quello. Tra l'altro, vorrei avere una reazione da Fratelli d'Italia per le dichiarazioni ricattatorie del signor Stroppa, che mi chiedo a quale titolo ricatti Fratelli d'Italia e, quindi, il Governo della Repubblica. E allora, io mi chiedo: abbiamo o meno capito che qui o si sta insieme oppure, se si fa il gioco dei partiti dell'estrema destra, quel gioco è sempre funzionale a rompere l'Unione europea e, quindi, a rompere l'unico ostacolo che si frappone al disegno di Trump di un mondo tripartito? L'Unione europea, insieme, ha la massa critica per fare queste cose, per essere un soggetto forte.

Voglio segnalare che lo schiaffo che ha ricevuto l'Unione europea ieri, quando Kaja Kallas, la nostra Ministra degli esteri, non è stata ricevuta da Marco Rubio, il Segretario di Stato, è il segno di quel progetto, è il segno di un'Unione europea che disturba e va rotta. E allora questo Governo c'è per rafforzarla, c'è per metterla insieme, c'è per farne un soggetto che difenda noi italiani e tutti gli europei, noi italiani in quanto europei?

E invece? Invece quello che accade è che, nelle pieghe di questo disegno di legge omnibus di delegazione europea, troviamo un bellissimo ordine del giorno, passato ieri alla chetichella, che consente di cominciare a riesportare, in Russia e in Bielorussia, tubi e rubinetti, possibili strumenti cosiddetti dual use, cioè che possono essere trasformati in armi. La maggioranza comincia a dire che questa rubinetteria, questi strumenti per l'edilizia si possono cominciare a esportare più facilmente in Russia e in Bielorussia. Questo è quello che viene fatto. Per cui - da un lato - si smorzano i toni e - dall'altro - si approva una finestra, si apre una prima finestrella per tornare a esportare in Russia.

E allora, fermo restando che noi abbiamo presentato una serie di emendamenti per rimpolpare questa povera, poverissima, meschina relazione, io annuncio il nostro voto di astensione, perché ovviamente qui dentro ci sono una serie di adempimenti che andranno presi. Ma, certamente, c'è una grave preoccupazione per un'assenza di politica estera in un momento nel quale il mondo va a fuoco e l'Italia fa surf. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo economico sociale «Don Quirico Punzi» di Cisternino, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione congiunta
del disegno di legge n.
1258 e del documento LXXXVI, n. 2(ore 10,22)

SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei argomentare su quello che stiamo votando perché, al di là del fatto che può essere corretto quello che dice il senatore Scalfarotto su molti aspetti, oggi stiamo trattando altro. Ripeto che oggi stiamo facendo tutta un'altra cosa e, quindi, probabilmente l'astensione che loro hanno annunciato si sarebbe tradotta nell'approvazione di questo provvedimento. Molte delle cose che stiamo trattando oggi e che sono il fulcro delle votazioni odierne non hanno nulla a che vedere con quello che è stato detto fino ad ora.

Come sappiamo, la legge di delegazione europea assicura il periodico adeguamento dell'ordinamento nazionale a quello dell'Unione europea ed ha rappresentato una riforma organica nel tempo sulle norme che regolano la partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea. Ci sono svariati elementi che possono essere messi in evidenza rispetto agli adeguamenti che sono stati chiesti, perché questi comportano anche sanzioni da un punto di vista economico; adeguandoci rispetto alle direttive si consente allo Stato italiano di non dover subire sanzioni economiche a livello europeo. Gli esempi sono tanti e vorrei citarne uno prodotto dal nostro collega Matera, che è stato approvato in Commissione e che riguarda - sembra banale dirlo - succhi di frutta e prodotti come confetture, gelatine e marmellate, fino a taluni tipi di latte conservato parzialmente o totalmente disidratato destinato all'alimentazione. È stata richiesta una proroga fino al 14 giugno 2026, accolta nel lavoro di Commissione. Nell'ambito del sostegno all'adesione dell'Italia alle normative di carattere europeo, chiediamo uno slittamento dei termini per far sì che si possano adeguare tutte le aziende produttrici sul nostro territorio.

Sono tanti gli adeguamenti che vengono fatti in maniera completamente diversa rispetto a prima. Prima subivamo supinamente le direttive e gli adeguamenti; adesso invece abbiamo un Governo che riesce a incidere anche rispetto alle cose che vengono poste in essere e vengono estese anche ai Paesi esteri. È una situazione completamente ribaltata rispetto a prima, perché diamo un contributo fattivo e collaborativo per far sì che si imponga agli altri Paesi della Comunità europea di adeguarsi a direttive che abbiamo contribuito a creare.

Per ciò che riguarda il discorso legato alla politica estera, al di là del fatto che penso debba essere individuata una data opportuna per poter discutere dell'argomento, non penso sia argomento di discussione odierna. E non lo dico perché non se ne voglia discutere, ma perché non c'è motivo per cui si debba discutere quest'oggi di politica estera. (Applausi). Secondo me, è un argomento talmente importante e decisivo per quanto riguarda la Comunità europea nel suo insieme che mi sembrerebbe veramente limitativo parlarne all'interno di un provvedimento che non ha nulla a che vedere con quello che sta vivendo l'Europa in questo momento da un punto di vista geopolitico.

Sarà quindi opportuno che su questo argomento si faccia una discussione nei giorni a venire, senza alcun dubbio. È altrettanto vero che l'Italia negli ultimi tempi ha dimostrato palesemente la rilevanza e l'importanza che ha acquisito nuovamente a livello internazionale, che è completamente diversa rispetto a prima; è riconosciuta a livello internazionale in maniera completamente diversa rispetto a prima. Sono sicuro che l'azione di questo Governo e di chi ne ha la competenza sarà in grado di posizionare l'Italia a livello geopolitico e internazionale per far sì che sia un riferimento dell'Unione europea, mentre prima era un vassallo. (Applausi).

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, la legge di delegazione europea è un importante strumento per garantire l'attuazione della normativa europea e la partecipazione dell'Italia al processo di integrazione europea.

Insieme alla legge europea, la legge di delegazione europea è l'architrave del processo di partecipazione dell'Italia alla formazione degli obblighi dell'Unione europea. È un esempio di come si possa affrontare in modo efficace e dinamico la sfida dell'integrazione. Questo strumento permette al Parlamento di conferire al Governo una delega legislativa per il recepimento delle direttive e per l'attuazione delle parti non autoapplicative dei regolamenti. Si consente, in tal modo, al Ministro per gli affari europei di predisporre le norme necessarie, in collaborazione con le amministrazioni competenti, riuscendo così a dare un impulso politico con il Parlamento e garantire il tecnicismo necessario per le norme di dettaglio con gli organi di Governo.

Un aspetto cruciale di questo processo è il rispetto dei termini di esercizio della delega, che dev'essere allineato con i tempi fissati dalle direttive. Questo strumento è essenziale - ci tornerò alla fine - per evitare procedure di infrazione e garantire che il nostro ordinamento rispetti le scadenze delle direttive europee, dando così tempo all'amministrazione di prepararsi adeguatamente. L'attuale legge di delega al Governo 2024 serve ad adottare decreti legislativi di attuazione degli atti normativi previsti nell'allegato A: si parla di 15 direttive da recepire con decreto legislativo, precisando anche i principi e i criteri che il Governo dovrà seguire per l'adozione delle norme di attuazione.

In un momento in cui il Parlamento di fatto è espropriato della propria funzione legislativa, avere per una volta una legge che consente di dare principi, direttive e ordini guida al Governo è particolarmente dedicato. Lo dico soprattutto a chi ci sta seguendo. Il ministro Foti all'esordio di questo Governo era venuto in audizione in Commissione dicendo che avrebbe richiesto il coinvolgimento del Senato e della Camera per migliorare il testo. Noi come opposizione abbiamo cercato non di fare ostruzionismo, ma di presentare emendamenti mirati che potessero migliorare questo testo: sono stati presentati 201 emendamenti, di cui 103 da parte dell'opposizione, 70 dai Gruppi di maggioranza, oltre agli emendamenti del relatore Marco Scurria, che ringrazio per l'impegno e la disponibilità. Ringrazio anche per suo tramite, Presidente, il presidente della Commissione politiche dell'Unione europea Terzi di Sant'Agata e tutti coloro che in essa lavorano per quanto fatto.

Sapete quanti di quegli emendamenti sono stati approvati? Sei emendamenti sono stati approvati, presentati dall'opposizione. Allora mi chiedo se, alla prova dei fatti, il coinvolgimento del Parlamento ci sia stato oppure non si sia trattato, ancora una volta, di uno svilimento delle prerogative del Parlamento e non solo delle opposizioni, ma anche della maggioranza. Sapete quanti emendamenti sono stati presentati dalla maggioranza e quanti sono stati approvati? Venti.

Allora, vogliamo intenderci? Se nemmeno nell'unica legge che ci rimane a disposizione riusciamo a migliorare il testo, come possiamo svolgere la funzione per la quale i cittadini ci hanno voluto eleggere come rappresentanti istituzionali? Chiedo al ministro Foti, per suo tramite, Presidente, e per il tramite della Sottosegretaria, di impegnarsi maggiormente, perché nei prossimi passaggi - penso soprattutto alla legge europea - ci sia davvero un coinvolgimento del Parlamento non solo a parole, ma anche nei fatti.

Entriamo nel merito: che cosa avevamo chiesto, per esempio, noi di Azione negli emendamenti? Avevamo presentato due emendamenti: il primo riguardava il tema del sovraindebitamento, con cui avevamo chiesto l'implementazione di un sistema pubblico di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo. Avevamo chiesto che l'OAM (Organismo agenti e mediatori) potesse gestire un registro nazionale a protezione dei consumatori, rendendoli consapevoli della loro scelta di indebitamento, che potrebbe esporli a rischi economici e legali, e avrebbe fornito uno strumento conoscitivo utile per ridurre il contenzioso civile e penale, permettendo alle autorità di vigilanza di monitorare l'evoluzione di un fenomeno molto grave nel nostro Paese, che si chiama sovraindebitamento.

Un secondo emendamento riguardava il sistema della gestione dei pannelli fotovoltaici a fine vita, che presenta attualmente criticità, sia normative, sia operative. La nostra richiesta era di rafforzare il sistema di finanziamento tramite trust, perché il modello di finanziamento a garanzia, in vigore dal 2016, è il più utile per garantire una gestione sostenibile dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e fotovoltaici nel medio e lungo termine.

L'introduzione di un modello generazionale basato su quote di mercato presenta invece criticità significative per il settore fotovoltaico. Sapete che cosa ha scelto il Governo? Non scegliere il modello trust, né quello generazionale. Qual è il costo di questa inazione? Il rischio è che ci siano speculazioni nella gestione dei pannelli fotovoltaici a fine vita. Erano emendamenti politicamente significativi? No: erano emendamenti che cercavano di migliorare l'attuale situazione normativa e non sono stati approvati.

Infine, Presidente, mi sia consentita un'ultima considerazione, relativa alle procedure di infrazione. Lo dico per chi sta seguendo i nostri lavori e per gli studenti. Sapete quanto l'Italia ha pagato per le procedure di infrazione? Oltre un miliardo di euro dal 2012. I dati sono della Sezione di controllo per gli affari europei e internazionali della Corte dei conti. In particolare, ci sono ancora direttive e sentenze di doppia condanna, ex articolo 200 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che costano moltissimo al nostro Paese. Pensate che la procedura di infrazione sulle acque reflue urbane è costata fino ad oggi 210 milioni di euro. Secondo l'ultimo cronoprogramma, la conformità è prevista, al più tardi, entro il 2030, ad eccezione dei tre agglomerati di Crotone, Mesoraca e Marsala. La somma stimata per chiudere la procedura di infrazione risulta pari a circa 300 milioni di euro per le restanti penalità da corrispondere fino al 2030. Voglio spiegarmi bene. Noi pagheremo multe per 300 milioni di euro, da qui al 2030, perché non riusciamo a fare l'impianto fognario di tre agglomerati urbani. Ma com'è possibile? Per la procedura di infrazione contro le discariche abbiamo pagato 270 milioni di euro e delle 200 discariche iniziali, a oggi, ne mancano ancora otto da chiudere.

La procedura per i rifiuti in Campania - ricorderete le immagini dei cassonetti incendiati, con il rischio per la salute dei cittadini di Napoli e della Campania - è costata 325 milioni di euro. Il mancato recupero delle imprese di Venezia e Chioggia è costato allo Stato italiano 168 milioni di euro a titolo di sanzione.

Faccio una domanda. Visto che abbiamo a che fare oggi con la legge di delegazione europea - e il prossimo passaggio sarà la legge europea - com'è possibile non prevedere che le prime procedure da sanare siano quelle di doppia condanna per cui lo Stato italiano (ossia i contribuenti, i cittadini) ha pagato dal 2012 a oggi un miliardo di euro? Com'è possibile non capire che queste risorse potrebbero essere destinate alla sanità, all'istruzione, alla scuola?

Signor Presidente, penso che agli strumenti tecnici e giuridici vadano aggiunte due considerazioni di carattere politico e culturale. Per ridurre la vischiosità degli ordinamenti nazionali rispetto all'adempimento degli obblighi europei bisognerebbe adottare un codice amministrativo unico europeo per superare gli ostacoli e le disomogeneità degli standard amministrativi. Ma soprattutto dovremmo migliorare la fase ascendente (è quella di formazione degli obblighi europei) con un aspetto culturale: capire che, quando parliamo di politica europea, stiamo parlando non di politica estera, ma di politica interna. Infatti, il 70 per cento della normativa nazionale non è altro che adempimento di obblighi assunti in sede europea. Finché non faremo questo switch culturale, non riusciremo mai ad adeguarci prontamente alle normative europee.

Signor Presidente, come componente Azione-Renew Europe del Gruppo Misto, continueremo a dare la nostra disponibilità a migliorare il testo. Ma, finché questa disponibilità non verrà raccolta, non ci rimarrà che astenerci. Per questo motivo, annuncio il nostro voto di astensione sul disegno di legge di delegazione europea che ci state proponendo. (Applausi).

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Senatore Zanettin, colgo l'occasione per farle i complimenti perché stamattina è stato eletto Presidente della Commissione di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo. So che lavorerà per noi. (Applausi).

Ha facoltà di parlare.

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Sicuramente faremo un buon lavoro, anche sulla scorta di quanto fatto dalle precedenti Commissioni.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, anche quest'anno il disegno di legge di delegazione europea contiene delega al Governo per il recepimento di venti direttive europee e per l'adeguamento del nostro ordinamento nazionale a dodici regolamenti europei. Per cinque di queste direttive sono previsti principi e criteri direttivi specifici di delega nei rispettivi articoli del disegno di legge, mentre nell'allegato sono elencate le restanti quindici direttive da recepire senza la necessità di ulteriori criteri di delega.

Il lavoro della Commissione ha aggiunto ulteriori disposizioni per recepire direttive e dare attuazione a sentenze della Corte di giustizia. Il testo è stato migliorato con l'approvazione di emendamenti proposti anche dal nostro Gruppo. Un nostro emendamento ha previsto norme per rendere più puntuali le disposizioni del codice penale e della legislazione speciale in materia ambientale, per uniformarle alla direttiva UE sulla tutela penale dell'ambiente.

Allo stesso modo, un altro emendamento prevede, recependo norme europee, di definire meglio gli assetti del mercato dell'energia nell'interesse dei costi finali e delle bollette del consumatore. Con un nostro importante emendamento, che voglio sottolineare, intendiamo anche dare attuazione alla sentenza del marzo 2022 nella causa C-590/20, che riconosce il diritto alla retribuzione dei medici specializzandi. È una questione che - come è noto al Governo - sta molto a cuore a Forza Italia. Come primo, ma assolutamente decisivo passo, con l'approvazione del nostro emendamento viene istituito, presso il Ministero della salute, un comitato tecnico per valutare la platea dei destinatari. A nostro giudizio, è un risultato rilevantissimo, atteso da anni dalla platea dei medici che si sono specializzati, che sottolineiamo e che Forza Italia rivendica con orgoglio.

Nella legge vi sono principi e criteri specifici di delega per il recepimento della direttiva relativa ai contratti di credito ai consumatori a maggiore tutela degli stessi. Viene recepita la direttiva che semplifica la normativa sui contratti di servizi finanziari conclusi a distanza, aumentando la protezione dei risparmiatori. Questo è un tema che si lega anche alla Commissione cui lei ha fatto cenno poc'anzi, signor Presidente.

La normativa italiana si adegua anche in tema di obbligazioni verdi europee, introducendo uno standard europeo, sostenendo progetti coerenti con la normativa europea delle attività ecosostenibili.

Si interviene, altresì, sulla disciplina delle transazioni dei titoli finanziari, sulla prestazione di servizi transfrontalieri, alla cooperazione in materia di vigilanza, alle prestazioni di servizi accessori di tipo bancario. Viene adeguata anche, con modifiche al codice dei consumi, la normativa nazionale sulla sicurezza generale dei prodotti, per assicurare un elevato livello di tutela dei risparmiatori e condizioni di parità per le imprese, al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno dell'Unione europea. Disposizioni sono previste anche sulla protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali del made in Italy.

Merita di essere segnalato anche il pacchetto delle quindici direttive da recepire: sull'efficienza energetica; sulla cooperazione amministrativa nel settore fiscale; sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili; sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi all'esposizione all'amianto durante il lavoro; sul riconoscimento delle qualifiche professionali degli intermediari e responsabili dell'assistenza generale che hanno completato la formazione in Romania; sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde; sui mercati degli strumenti finanziari; sugli accordi di delega; sulla gestione del rischio di liquidità; sulle segnalazioni a fini di vigilanza; sulla fornitura dei servizi di custodia e di depositario e la concessione di prestiti da parte di fondi di investimento alternativi; su alcuni aspetti del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili; sulla definizione dei reati e delle sanzioni per le violazioni delle misure restrittive dell'Unione; sulla tutela penale dell'ambiente; sull'insieme dei diritti per i lavoratori dei Paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro; sui requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri; sul recupero e la confisca dei beni; sui requisiti per la cura e la sistemazione degli animali e sui metodi della loro soppressione. Queste sono norme contenute nel testo di legge di delegazione europea, che abbiamo discusso in Commissione e che abbiamo migliorato con la nostra opera emendativa.

Signor Presidente, sarebbe del tutto surreale se, all'interno della discussione sulla legge di delegazione europea, non dedicassimo almeno qualche commento a quanto sta accadendo oggi in Europa. È chiaro che l'Unione europea è da tempo in grave crisi. Si è ridotta ad un enorme organismo burocratico e bizantino, percepito da molti cittadini come inutile, lontano e talvolta ostile.

Sul piano della politica estera è paralizzata dagli egoismi e dai veti incrociati dei singoli Paesi.

La politica del Green Deal sta devastando il sistema industriale-produttivo e non solo nel settore dell'automotive, di cui tanto abbiamo sentito parlare. Lo ha notato pochi giorni fa, lanciando il suo grido di allarme, anche Alessandro Riello, presidente dell'azienda di climatizzazione Aermec di Verona, che ci ha spiegato che, per inseguire l'obbligo previsto dall'Unione europea di usare gas naturali per i condizionatori da lui prodotti, sarà costretto a delocalizzare i suoi stabilimenti, in quanto in tutto il resto del mondo i condizionatori si continuano a produrre a minor costo, con i gas refrigeranti attuali.

Gli errori stanno portando all'affermazione, in vari Paesi dell'Unione, di partiti di ultradestra che hanno come proprio obiettivo quello di disgregare l'Unione europea. Tra l'altro, nelle ultime settimane siamo stati tutti colpiti e frastornati, direi anche scioccati dalla violenza con cui il neoeletto presidente Trump e il suo vice Vance hanno attaccato l'Unione europea sul piano sia economico, sia valoriale. Ieri il presidente Trump ha addirittura affermato che l'Unione europea è nata per "fregare" gli Stati Uniti. In realtà, signor Presidente, sappiamo tutti che l'Unione europea è nata sulle ceneri, sulle macerie e all'indomani delle tragedie di due conflitti mondiali che hanno portato a milioni di morti e per evitare il ripetersi di simili disastri, in un'ottica di pace e fratellanza tra i popoli. Questi sono attacchi senza precedenti e che, per quanto possiamo capire, mirano a disgregare l'Unione europea. Evidentemente, con un mercato di 450 milioni di consumatori, con una normativa comune e omogenea, una moneta forte (l'euro) che rappresenta da sola - ricordiamolo - il 20 per cento degli scambi mondiali, le regole, anche fiscali e a tutela dei consumatori che il nostro Continente cerca di imporre ai colossi di big tech - ricordiamo che operano nei nostri mercati in sostanziale regime di esenzione fiscale - come, ad esempio, gli sviluppatori e i fornitori di intelligenza artificiale, vengono percepite oltre Oceano come una sfida alla visione trumpiana della geopolitica a carattere neoimperiale. L'Europa viene considerata una vecchia signora decaduta che sopravvive contando su un fascino che purtroppo è ormai sfiorito.

Siamo giunti, quindi, a un momento di svolta nella storia: gli equilibri sorti all'indomani del Secondo conflitto mondiale sono evidentemente saltati; si prospetta forse addirittura una nuova Yalta, in cui però l'Europa sembra aver perso la centralità che aveva nel secolo scorso. Oggi le sfide globali si affrontano su altri scenari: il Medio Oriente, su cui si gioca la partita dell'energia, e l'Indopacifico, in cui la Cina vuole allargare la sua sfera di influenza e gli Stati Uniti cercano di impedirglielo. È tutto perduto per l'Occidente europeo? Noi abbiamo il dovere di restare ottimisti e di offrire delle soluzioni, ma l'Europa deve darsi una mossa in tempi rapidissimi, perché siamo davvero all'ultimo miglio. Diversamente, saremo destinati a un pericoloso e drammatico declino.

Quali sono le scelte da fare? Va superata, innanzitutto, nell'Unione europea la regola paralizzante dell'unanimità delle decisioni, a costo di procedere con un'Europa a due o a tre velocità e - a nostro giudizio - l'Italia deve rimanere nel vagone di testa e - come per primo ha detto il presidente Macron - non possiamo rimanere erbivori in un pianeta popolato da carnivori. L'Europa deve finalmente dotarsi di un efficace sistema di difesa e sicurezza comune, dal momento che gli Stati Uniti ci hanno spiegato la volontà di smarcarsi, del tutto o in parte, dal nostro Continente. Nelle ultime ore, addirittura, anche la Gran Bretagna pare interessata a entrare in un sistema di difesa comune, in controtendenza rispetto alla scelta, rivelatasi autolesionista, della Brexit.

Signor Presidente, mi è capitato di rileggere, in questi giorni, la relazione introduttiva della proposta di legge, depositata alla Camera dei deputati e a prima firma di Alcide De Gasperi, che aveva per oggetto la ratifica del Trattato di Parigi del 1952 per l'istituzione della Comunità europea di difesa. Il Trattato - è giusto ricordarlo - venne firmato da Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo; venne ratificato solo dai tre Paesi del Benelux e dalla Germania, respinto dal Parlamento francese e non ratificato da quello italiano. L'ipotesi di una Comunità europea di difesa, quindi, fallì; ma, rileggendo quella relazione, pare che gli ultimi settant'anni siano passati invano. Le preoccupazioni di De Gasperi, Adenauer e Schuman si riaffacciano oggi pressoché identiche. L'Europa è chiamata a investire, quindi, massicciamente in spese militari ed è una prospettiva che ovviamente ci rattrista, perché alla fine si tratterà di sottrarre inevitabilmente risorse ad altri settori vitali. È una prospettiva, peraltro, che fino a pochi anni fa ci sarebbe parsa irreale, ma che è diventata ineludibile nell'attuale quadro strategico.

Le spese per la difesa dovranno essere sottratte ai vincoli del Patto di stabilità, come è stato per le spese di contrasto alla pandemia e, possibilmente, finanziate con debito comune mediante eurobond. Dovrà essere rafforzata la cooperazione dei Paesi dell'Unione nel contrasto all'immigrazione clandestina e alla repressione dei fenomeni di terrorismo di stampo islamico che stanno terrorizzando e scioccando le nostre opinioni pubbliche e gonfiando di consensi i partiti estremisti.

Ecco, un'ultima notazione, Presidente, mi sento di riservarla, anche prendendo spunto da alcune argomentazioni polemiche del collega Scalfarotto, sull'intervento che Giorgia Meloni ha svolto al congresso dei conservatori statunitensi. Era un intervento assai delicato che addirittura taluni colleghi dell'opposizione avrebbero preteso fosse annullato sulla scia di quanto invece aveva fatto Jordan Bardella, dopo il discusso saluto di Steve Bannon. Io invece voglio pubblicamente dare atto che la presidente Meloni, in un contesto certamente non facile, ha mantenuto la testa alta e la schiena diritta, ha tenuto ferma la linea italiana di sostegno all'Ucraina dove - cito testualmente - «un popolo orgoglioso combatte per la sua libertà contro l'aggressione ingiusta», auspicando non una pace a tutti i costi - come qualcuno vorrebbe - ma una pace «giusta e duratura». Anche in questa occasione la Presidente del Consiglio ha dato prova di interpretare in modo ottimale il suo ruolo di garante della linea politica del Governo di centrodestra e il sentimento del nostro Paese. (Applausi).

Per questo e per tanto altro ancora il Gruppo Forza Italia voterà a favore di questa legge di delegazione europea. (Applausi).

LOREFICE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, Governo, colleghi, ringrazio per la pazienza, anche perché il sottosegretario Castiello già da diverso tempo viene in sostituzione del Ministro competente. Sappiamo benissimo che il Ministro non ha neanche un suo Sottosegretario, ma io non riesco a capire come mai oggi il ministro Foti non sia qua (Applausi) ad ascoltare e partecipare a uno dei momenti più importanti legati al suo Ministero. Forse sta già realizzando che gli è stata rifilata una "bella sola" dal precedente Ministro, e si sta rendendo conto che gli hanno dato delle patate parecchio bollenti legate al PNRR e al fatto che Fitto non ha governato i processi interni.

Presidente, per il suo tramite, faccio notare ai colleghi di maggioranza, a chi ci ascolta e ai cittadini italiani, che in campagna elettorale una tal leader politica diceva di essere pronta. Siamo a 28 mesi dall'inizio di questo Governo (Applausi), a quasi 900 giorni, 853 giorni consecutivi di Governo e ci ritroviamo ancora a dover sopportare una mancanza di rispetto nei confronti di questo ramo del Parlamento. Io non posso non metterlo in evidenza e invito, sempre per il suo tramite, Presidente, a riferire al Ministro che l'ultima volta che ci ha dato la possibilità di interagire con lui in Commissione aveva detto che sarebbe venuto, una settimana sì e l'altra anche, per poter recuperare quello che non aveva fatto il suo predecessore.

Lasciamo agli atti quello che sto dicendo. Mi permetto di fare un riferimento puntuale. Sia lei che i colleghi conoscerete perfettamente in maniera puntuale la legge n. 234 del 2012 che reca la normativa italiana che ci permette di interagire e regolare i rapporti con l'Unione europea. Il primo passaggio dell'articolo 13 dispone che, entro il 31 dicembre di ogni anno, il Governo presenta alle Camere una relazione che indica gli orientamenti e le priorità che intende perseguire nell'anno successivo, gli orientamenti che ha assunto e intende assumere in merito a specifici progetti di atti normativi dell'Unione europea, le sue strategie di comunicazione e di formazione in merito all'attività dell'Unione e tutto ciò che è legato alle politiche di coesione. Forse è sfuggito che la relazione programmatica è relativa all'anno scorso. Oggi dovremmo discutere del consuntivo (Applausi) e il Governo e la maggioranza presentano in Aula, quando già l'anno scorso l'hanno presentata con oltre sette mesi in ritardo, la relazione programmatica del 2024.

Forse il calendario andrebbe aggiornato: siamo al 27 febbraio del 2025.

Pertanto, Presidente, sempre per il suo tramite mi permetto di fare un appello. Se potrà, anzi sicuramente riferirà al presidente La Russa che le Camere non sono degli orpelli; noi parlamentari siamo pagati lautamente per lavorare. Pertanto, questi atteggiamenti, che non si possono più tollerare, impediscono a noi, che lo vogliamo veramente, di interagire e di portare avanti tematiche importantissime.

Ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Il senatore Lombardo ha messo bene in evidenza i danni arrecati agli italiani dai ritardi o dalle inefficienze nell'applicare la legge n. 234. Ricordo a me stesso che sono previste due leggi di delegazione europea all'anno e due leggi europee. In questi ventotto mesi questo Governo e questa maggioranza hanno utilizzato due decreti d'urgenza: perciò hanno usato la decretazione d'urgenza per non discutere i disegni di legge europea, calpestando ulteriormente i nostri ruoli e le nostre prerogative. Pensate di andare ancora avanti in questo modo? Dopo oltre due anni (ventotto mesi), ancora continuate in questo modo? Noi pretendiamo rispetto, perché vogliamo lavorare per trovare assieme soluzioni ai tanti problemi degli italiani. Sempre il collega Lombardo vi ha fatto pure i conti: dal 2012 a oggi abbiamo già speso un miliardo per le varie procedure di infrazione. Non siamo stati in grado di trovare soluzioni efficaci ed efficienti.

Al presidente della 4a Commissione Terzi di Sant'Agata ho più volte avanzato delle richieste sul tema legato alle infrazioni sulla depurazione, e lo faccio di nuovo qua in Aula, per metterlo in evidenza. Sempre il collega Lombardo vi ha già dato i numeri: quelle quattro procedure di infrazione a noi costano oltre 160.000 euro al giorno. Pertanto l'invito che ora faccio anche in Aula, visto che l'ho già fatto tre o quattro volte in Commissione, è di costituire dei gruppi di lavoro per svolgere degli approfondimenti puntuali, perché noi siamo qua per dare risposte a coloro che ci hanno permesso di venire a rappresentarli in Parlamento.

Provo a cambiare tema. Tutti avete letto e sentito le affermazioni di Trump e il suo attacco frontale all'Unione europea: "l'UE è nata per imbrogliarci". Signori, il gradasso degli USA attacca frontalmente l'Unione europea. Ho provato anche oggi a scorrere la rassegna stampa, ma dai patrioti non ho visto grandi reazioni e dalla Presidente del Consiglio c'è un silenzio tombale. L'unico che si è mosso è il ministro Tajani, in maniera più o meno scomposta, dal mio punto di vista. Ora bisogna capire questa maggioranza variegata, perché le posizioni della Lega sono fin troppo chiare, Forza Italia al solito è cerchiobottista e sta nel mezzo, poi abbiamo i "familiari d'Italia" (fratelli, sorelle, cugini, non si capisce più niente). Questo Governo è lo stesso che, assieme al Ministro delle finanze, è andato ad approvare senza titubanze il nuovo "pacco" di stabilità europea.

Colleghi, colleghe, vogliamo capire, almeno noi del MoVimento 5 Stelle, dove ci volete portare. Ora siete diventati i leader dell'austerità, rigoristi a convenienza. Poi ci ritroviamo con i ministri Crosetto e Tajani che, senza avere peli sulla lingua, dicono che chiederanno lo scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità; una "ola", un grande applauso dovrebbe partire solo per questo.

I problemi degli italiani sarebbero lo scorporo delle spese per armi, per bombe, per strumenti di morte. Gli italiani invece hanno ancora problemi con la bolletta che voi non siete riusciti a risolvere. Ora aspettiamo il tanto declamato decreto per risolvere anche quelli. Vedremo se verrà partorito un altro topolino. (Applausi).

Colleghi, è veramente triste dover fare queste sottolineature. Da voi della maggioranza - lo chiedo sempre per suo tramite, signor Presidente, rivolgendomi anche al rappresentante del Governo - vorremmo capire quale sia realmente la via che volete perseguire all'interno dell'Unione europea su vari temi di carattere generale, anche per quanto riguarda le cosiddette politiche di vicinato. Oggi non stiamo solamente parlando di una legge di delegazione che ha all'interno una serie di direttive e regolamenti che andranno trasfusi nelle norme nazionali; di quello avremo modo di parlare. Ci sono dei temi importanti e già mi porto avanti dicendo che il mio Gruppo si asterrà dal votare. Non possiamo votare contro, nonostante l'approccio e la mancanza di rispetto dell'Esecutivo e della maggioranza nei confronti delle minoranze.

Preannuncio pertanto il voto di astensione e mi permetto di concludere il mio intervento con un ulteriore invito. La prossima volta vorremmo la presenza del Ministro, vista l'importanza dei temi, e vorremmo avere un confronto con colui che dovrà tenere rapporti anche di intesa con le due Camere e l'Unione europea. (Applausi).

MURELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli senatori e senatrici, la Lega esprime il proprio voto favorevole alla legge di delegazione europea 2024 e alla proposta di risoluzione di maggioranza, in quanto rappresenta un passaggio necessario per il recepimento di direttive e regolamenti dell'Unione europea che toccano settori strategici per il nostro Paese. In particolare, questa legge è finalizzata al recepimento di venti direttive europee e all'adeguamento dell'ordinamento nazionale a dodici regolamenti europei.

Pur mantenendo il nostro approccio critico verso alcune dinamiche comunitarie che spesso impongono vincoli eccessivi agli Stati membri, riconosciamo l'importanza di garantire un adeguato allineamento normativo per tutelare imprese, lavoratori e cittadini italiani. Riteniamo positivo il recepimento di alcune norme su temi su cui la Lega ha sempre dimostrato attenzione e responsabilità. In particolare, la protezione dei lavoratori dall'amianto rappresenta un passo fondamentale per garantire maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. La Lega ha sempre sostenuto la necessità di adottare misure concrete per la tutela della salute dei lavoratori, evitando tuttavia eccessi normativi che possono tradursi in oneri insostenibili per le imprese. Per questo chiediamo che il recepimento di queste disposizioni avvenga con buonsenso e senza ulteriori rigidità burocratiche.

La tutela penale dell'ambiente risponde alla necessità di contrastare reati ambientali con strumenti più efficaci, in linea con i principi di giustizia e legalità che la Lega ha sempre difeso. La lotta contro i crimini ambientali è fondamentale, ma deve essere condotta senza penalizzare in modo indiscriminato le attività produttive e senza introdurre normative che, invece di colpire i veri responsabili, finiscono per ostacolare chi opera nel rispetto della legge.

Inoltre, cito il recepimento della direttiva europea che introduce la Carta europea della disabilità e il contrassegno europeo di parcheggio per le persone con disabilità - un emendamento è stato approvato ieri in quest'Aula - come strumenti essenziali per garantire pari diritti e opportunità alle persone con disabilità in tutti gli Stati membri dell'Unione. Questa misura assicura una maggiore uniformità normativa, eliminando le attuali disparità di trattamento tra Paese e Paese. La Carta il contrassegno avranno valore decennale e verrà introdotta la versione digitale proprio per fermare anche la contraffazione e facilitare la digitalizzazione. Si prevede anche che gli accompagnatori delle persone con disabilità, i caregiver, possano beneficiare di condizioni agevolate, estendendo il principio di equità e di inclusione.

In definitiva, questa riforma rappresenta un passo avanti concreto per l'inclusione e la mobilità delle persone con disabilità, superando frammentazioni normative e garantendo un accesso equo ai diritti fondamentali in tutta l'Unione europea.

L'Italia con questo recepimento conferma il suo impegno per una società più giusta, accessibile e inclusiva, ponendosi naturalmente come modello di applicazione delle politiche europee di tutela e valorizzazione delle persone con disabilità.

Ben venga anche l'approvazione dell'ordine del giorno, che mira a riequilibrare il quadro normativo sulla pubblicità dei farmaci da banco, riallineandolo ad altri Paesi europei. L'Italia vieta la pubblicità - ricordo - ovvero quella che riporta il nome del medicinale. La sua reintroduzione garantirebbe maggiore competitività per le aziende farmaceutiche italiane, allineandole naturalmente a quelle straniere.

Tuttavia, a fronte del recepimento di queste direttive che preservano la sicurezza dei lavoratori e facilitano la vita dei cittadini, anche più fragili, restiamo vigili affinché il recepimento delle direttive europee non si traduca in ulteriori aggravi burocratici per le nostre aziende e le misure che penalizzano il nostro sistema produttivo.

Il cambiamento climatico risulta oggi al centro dell'agenda politica globale, acquisendo una rilevanza sempre più intensa nelle azioni governative delle istituzioni, ma anche degli stessi operatori finanziari. Tutti i Governi sono impegnati nella realizzazione di azioni concrete che favoriscano una transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, in base a quanto stabilito dall'Accordo di Parigi e dall'Agenda 2030 dell'ONU per lo sviluppo sostenibile. A livello europeo abbiamo, infatti, la strategia ambientale indirizzata al Green Deal, che ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

La transizione climatica, però, è ormai un processo irreversibile, con il quale tutte le aziende devono interfacciarsi. È importante comprendere oggi lo stato dei fatti per prevenire nel tempo possibili disequilibri nel sistema economico, evitando una crisi generalizzata. Considerando quanto l'economia oggi sia connessa, preservare ogni settore significa evitare un danno a cascata su tutto l'indotto, con una difficoltà di poche imprese che si espande a macchia su tutte, come sta avvenendo per il provvedimento che prevede il passaggio delle auto con motore endotermico alle auto elettriche entro il 2035. Considerando il tessuto produttivo italiano, formato dal 98 per cento da piccole e medie imprese, bisogna tener conto della complessità dei cambiamenti burocratici che verranno loro richiesti a scapito della competitività, non solo rispetto alle stesse aziende europee, ma anche rispetto a competitor internazionali.

Lo abbiamo visto con l'approvazione del CBAM (Carbon border adjustment mechanism), che è il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, che è entrato in vigore il 1° ottobre del 2023 e applica direttamente una tassa, un dazio ambientale, che chiunque importi naturalmente materie prime, quali cemento, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno deve pagare nel nostro Paese. Tuttavia, l'impatto sulle piccole e medie imprese trasformatrici è penalizzante, perché pagano un prezzo più alto per le merci senza poterlo trasferire sul prezzo finale, perché naturalmente diventa non concorrenziale.

Lo stesso accadrebbe con altre direttive recepite in questa legge di delegazione europea: parlo di quella relativa alla produzione di apparecchiature elettriche, nonché al trattamento dei rifiuti RAEE e alla deforestazione. Nel primo caso, con particolare attenzione per evitare che l'onere regolatorio aggiuntivo comprometta la competitività delle piccole e medie imprese, seppure ben organizzate e supportate naturalmente dai consorzi, bisogna garantire al contempo la sostenibilità ambientale. In tale contesto, c'è la necessità di assicurare che gli obblighi siano proporzionati alla capacità delle piccole e medie imprese. Ecco perché con il nostro ordine del giorno abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi a riordinare la disciplina del centro di coordinamento RAEE, attivando un meccanismo di consultazione periodica tra amministrazione centrale e rappresentanti delle piccole e medie imprese.

Lo stesso accade con la direttiva europea sulla deforestazione e il degrado forestale, con l'obiettivo di garantire la sostenibilità ambientale e la protezione delle foreste, la cui entrata in vigore è in via di approvazione e può slittare di dodici mesi, diventando ventiquattro per le piccole e medie imprese. Tuttavia, le misure previste rischiano di minare in maniera importante la competitività delle piccole e medie imprese italiane, leader a livello internazionale nei settori interessati dal regolamento. Il problema non è solo avere più tempo per adeguarsi alla normativa, ma soprattutto come sono state disegnate le norme.

Mi permetta, signor Presidente, anche di rispondere direttamente al collega, senatore Scalfarotto, perché ieri in discussione generale ho naturalmente chiarito perché la Lega ha presentato un ordine del giorno sulle esportazioni verso la Russia, ma vedo che la disinformazione va avanti. Allora cerco di tornare sul punto: nel momento in cui abbiamo presentato questo ordine del giorno abbiamo cercato di affrontare con pragmatismo un problema che sta mettendo in difficoltà molte nostre imprese esportatrici, con un impatto significativo sul fatturato e sull'occupazione.

Il nostro obiettivo, con l'ordine del giorno, è rendere più efficace e fluida l'azione dell'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, eliminando ostacoli burocratici che rischiano di far perdere quote di mercato alle imprese italiane, a vantaggio di competitor di Paesi terzi. Si tratta non di un'operazione per favorire l'export verso la Russia, quanto piuttosto di una richiesta di maggiore chiarezza e rapidità nei processi autorizzativi, nell'ambito delle deroghe già riconosciute dall'Unione europea. Serve una risposta pratica e tempestiva per non penalizzare ulteriormente il nostro tessuto produttivo.

In conclusione, il lavoro svolto in Commissione politiche dell'Unione europea ha consentito di migliorare sensibilmente il testo del disegno di legge di delegazione europea. Ringrazio i colleghi per la collaborazione e i funzionari della Commissione. Ora si apre la fase di attuazione.

Ribadiamo, come Lega, la necessità che l'Italia faccia sentire con più forza la propria voce in Europa per evitare imposizioni calate dall'alto senza un'adeguata considerazione delle specificità nazionali. Per questo, chiediamo al Governo di attuare i decreti legislativi con equilibrio e pragmatismo, tenendo conto delle esigenze dei cittadini e delle imprese italiane. (Applausi).

Con questo spirito, la Lega voterà a favore del disegno di legge di delegazione europea 2024 e della risoluzione di maggioranza, ma continuerà a battersi per un'Europa più equa e rispettosa della sovranità degli Stati membri. (Applausi).

ROJC (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROJC (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il Presidente, i commissari tutti e gli Uffici per il confronto franco svolto durante i lavori in Commissione e anche la Sottosegretaria per la sua costante presenza.

Il Partito Democratico si asterrà sul provvedimento in esame, nonostante contenga importanti direttive e regolamenti europei da recepire nell'ordinamento nazionale.

Mi preme evidenziare, anzitutto, che questo appuntamento con la legge di delegazione europea, assieme alla legge europea (uno degli strumenti legislativi che assicurano un ordinamento adeguato alle normative dell'Unione europea), arriva con un certo ritardo all'esame delle Camere. Non parliamo poi del fatto che, nei due anni e mezzo del vostro Governo, non avete ancora presentato un disegno di legge europea, ritenendo di poter risolvere tutto con altri ulteriori decreti-legge salva-infrazioni che impediscono però, come avviene ormai su quasi tutti gli argomenti, un ordinato e ponderato lavoro del Parlamento su una questione così rilevante, come quella della nostra consapevole e attiva partecipazione all'Unione.

Allo stesso tempo, discutiamo la relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2024, che è giunta alle Camere con mesi di ritardo rispetto al termine di presentazione del 31 dicembre, fissato - come ricordava il collega Lorefice - dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234. Non è ancora giunta alle Camere la Relazione programmatica per il 2025 e siamo a marzo. In Assemblea discutiamo così di una Relazione programmatica ormai completamente superata, mentre dovremmo ragionevolmente trattare quella dell'anno in corso, che si presenta così gravido di novità a livello internazionale ed europeo.

È un ritardo grave e dannoso in tempi normali, ma estremamente preoccupante oggi, con gli eventi che precipitano intorno a noi, mentre altri Stati dell'Unione si affrettano a prendere provvedimenti urgenti per far fronte allo sconvolgimento mondiale aggravato dall'amministrazione Trump. Ogni giorno è segnato da qualche annuncio o atto che mette sotto accusa l'Europa e i nostri valori fino a ieri condivisi da tutti i Governi degli Stati Uniti. La dialettica politica e diplomatica è sostituita dalle minacce e dall'esibizione della forza. (Applausi). Il video di Trump su Gaza è un gesto di spregio verso tutti quelli che sono morti su quella terra martoriata, ma è anche un cinico manifesto di impronta coloniale. Questa è non la pacificazione, ma un incitamento a nuove divisioni e speriamo non a nuovo sangue. (Applausi). E il Governo tace.

Questo ritardo sta a significare, ancora una volta, la scarsa e colpevole attenzione del Governo e della maggioranza nei confronti dell'Europa. Si avverte molto bene quanta disaffezione la destra provi nei confronti dell'Europa e delle sue istituzioni.

L'Europa non è nei vostri cromosomi, non vi appartiene come entità politica, economica e morale. L'avete continuamente combattuta quando eravate all'opposizione e anche quando alcuni di voi erano nelle varie formazioni di Governo. Ora proclamate di esservi convertiti, ma l'Europa è spesso altro da voi, colleghi della Lega o di Fratelli d'Italia. E noi avvertiamo perfettamente tutto il vostro fastidio quando dobbiamo affrontare temi che riguardano i cittadini dell'Unione europea e le istituzioni che li governano.

Questo fastidio è un male per l'Italia. Si propaga al di fuori dei confini nazionali, provoca ritardi, incomprensioni, infrazioni e scarsa considerazione, ma il vostro male non è il nostro. Noi non siamo e mai saremo insofferenti nei confronti dell'Europa, anche perché ci dobbiamo dire con franchezza che per voi resta assolutamente estraneo il fatto che la normativa europea è sovraordinata a quella italiana, mentre il nostro Paese detiene il record di procedure di infrazione, come ben sapete.

L'Europa è la nostra speranza, migliorabile, certo, ma l'Italia deve rendersi conto che non esiste altra alleanza possibile tra Paesi che condividono la stessa cultura, la storia e soprattutto le stesse finalità, se non il contesto europeo, che bisogna rafforzare e non cercare di minare, come spesso vorrebbero alcuni di voi. Il Partito Democratico, al contrario, non si sottrae alla responsabilità che abbiamo come Partito e come Paese nei confronti di una casa comune.

Ci asterremo su questo disegno di legge con lo stesso spirito di responsabilità messo a disposizione in occasione del decreto infrazioni e su altri provvedimenti che hanno riguardato il percorso di integrazione europea. Abbiamo provato a migliorare il testo con i nostri emendamenti, ma, ben al di là del merito, è stato tutto rifiutato. Possiamo solo augurarci, seppur con poche speranze, che questo Governo metta la stessa dose di responsabilità nei riguardi delle questioni che la legge di delegazione europea affronta, quando dovrà cimentarsi con i decreti legislativi di attuazione.

Abbiamo tentato di intervenire sui criteri di recepimento dell'importante direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro mediante piattaforme digitali per migliorare e a volte rendere intellegibile quanto da voi scritto, ma senza alcun successo.

Durante la discussione è emersa chiaramente la scarsa sensibilità nei confronti della questione green. Questo atteggiamento è limitante nei confronti della prospettiva futura. Stiamo arrancando. Sull'efficientamento energetico, il Governo Meloni continua a ignorare l'unica strada possibile per ridurre in modo strutturale il costo dell'energia: investire seriamente nelle rinnovabili. Invece, ha preferito smantellare il mercato tutelato, lasciando famiglie e imprese in balia di costi insostenibili. (Applausi).

Se vogliamo davvero abbassare il costo delle bollette e rendere il nostro sistema più indipendente, dobbiamo puntare con decisione su eolico, solare, accumulo energetico. Legare il prezzo dell'energia al gas fossile, la risorsa più volatile e costosa, è un modello superato, che va sostituito al più presto. È ora di scelte coraggiose ed il Paese non sta andando in questa direzione. Tutto questo provvedimento è intriso di ritardi e di quello che a Trieste si direbbe "no se pol", mentre invece si può, se ci fossero volontà e coraggio politico. A voi, però, mancano la forza e l'autorevolezza per compiere atti significativi per stare a pieno titolo in Europa ed essere protagonisti.

È facile essere all'opposizione ed alzare la voce con forza. Governare, però, è un'altra cosa: è fare il bene del Paese, della polis. Questa è politica vera: non pensare a favoritismi e nomine amicali in posti di responsabilità, ma cercare le persone migliori e più preparate. Purtroppo, questo Governo ha fatto sbagli anche su questo fronte, sbagli che pagheremo tutti.

Abbiamo tentato di introdurre, nell'allegato A, una importante direttiva per proteggere le persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari abusivi, ma un nostro emendamento in tal senso è stato respinto senza plausibile motivazione. Su altre direttive, invece, di molto minore rilevanza, non ci sono state questioni perché la proposta non proveniva dalle opposizioni.

Abbiamo tentato anche di reintrodurre criteri direttivi molto specifici, oltretutto riguardanti la misurazione e la raccolta di dati sulla contrattazione collettiva e sul tasso di copertura per il recepimento della direttiva sul salario minimo, i cui termini di recepimento avete fatto scadere con nocumento dei lavoratori tutti.

Ci troviamo, però, di fronte alla necessità di approvare urgentemente la legge di delegazione europea 2024, innanzitutto per evitare l'insorgere di ulteriori infrazioni, considerando che non si approvano leggi europee da quando c'è il nuovo Governo. Vorrei porre una domanda alla maggioranza: quali sono gli obiettivi e le priorità dell'Italia, se messi a confronto con la legislazione europea? Il contributo che il Parlamento potrebbe dare è nullo, se è vero, come è vero, che abbiamo avuto il testo in Commissione il 3 ottobre, dov'è rimasto fermo per mesi e, dopo mesi di stallo, è oltretutto arrivato un numero esorbitante di emendamenti del relatore e del Governo che hanno raddoppiato l'articolato. E si arriva in Aula con il fiato corto, perché il mandato al relatore è stato votato martedì pomeriggio e oggi ricordo che siamo a giovedì mattina.

Qual è il senso di questo procedere? Evidentemente il disinteresse nei confronti dell'Europa, ma questo disinteresse, oltre alla sudditanza nei confronti del nuovo e pericoloso corso che Trump, con la sua completa mancanza di un sistema valoriale democratico, sta imponendo al suo Paese e al mondo occidentale, non fa dell'Italia un Paese più forte, ma un Paese debole che conterà sempre meno, se non si darà una sterzata determinante alla politica delle alleanze internazionali. (Applausi).

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signor Presidente, la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio. (Applausi). Lo abbiamo affermato quando abbiamo rovesciato i dittatori e lo abbiamo fatto valere negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la sua libertà contro un'aggressione ingiusta. Dobbiamo continuare a farlo anche oggi e continueremo a farlo anche domani. (Applausi).

Sono le parole che ha pronunciato il Presidente del Consiglio alla CPAC di Washington pochi giorni fa e desidero iniziare questo mio intervento ricordando per l'ennesima volta la coerenza, la fermezza, la continuità e la profondità dell'azione del Governo italiano nel suo insieme, a cominciare dal Presidente del Consiglio, qualità che sono state riconosciute all'inizio di queste dichiarazioni anche dal senatore Zanettin poco fa. C'è veramente una grande stanchezza tra moltissimi nel sentire ripetere continuamente, instancabilmente - loro, ma noi ci stanchiamo, invece - che non è vero che abbiamo cambiato, che ci arrendiamo, che lasciamo perdere, che inseguiamo chiunque, qualsiasi leader straniero dica delle cose.

Ancor prima di passare ai ringraziamenti, lasciatemi dire qualcosa a proposito di questa necessità che qualsiasi cosa venga detta da un'autorità straniera o da un suo dipendente o membro di Governo su cui noi, da europei, avremmo da ridire - e lo si ridice nei giornali, in Parlamento, nei convegni, nei think tank - debbano essere sempre il Presidente del Consiglio o il Ministro degli esteri a reagire a ogni singola sillaba e a scatenare polemiche e asti con dei Paesi stranieri. Non è questo il modo di fare la diplomazia e non è il modo di lavorare per risolvere le crisi gravissime che abbiamo dinanzi a noi e che sono state ripetutamente riprese nei discorsi di geopolitica di oggi. Ho cercato di accennarlo anche ieri, signor Presidente: è un'altra cosa il negoziato per rimettere in pista con coraggio, forza, decisione e unità l'Unione europea nel suo insieme, di fronte ad alleanze che si stanno modificando, di cui abbiamo goduto nel tempo, ma rispetto alle quali dobbiamo acquisire autonomia strategica.

Desidero veramente passare a quello che doveva essere il mio intervento, ringraziando innanzitutto il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR Foti, il ministro per la protezione civile e le politiche del mare Musumeci, che oggi abbiamo l'onore di avere con noi, profondamente coinvolto in tutte le applicazioni e i programmi anche del PNRR, e ancora il sottosegretario Castiello per lo straordinario e puntuale lavoro con l'intero Governo.

Rivolgo un sentito ringraziamento anche a tutti i colleghi della 4a Commissione, al senatore Scurria, relatore per la legge di delegazione, e al senatore Zanettin, relatore per la relazione programmatica. Il clima oggi in quest'Aula mi sembra meno buono di quello che abbiamo vissuto in Commissione in queste ultime settimane sulla legge di delegazione europea. In effetti, c'è stata un'interlocuzione su proposte di emendamento, di subemendamenti e ordini del giorno che, senza entrare nelle statistiche, hanno dato prova come si possa lavorare insieme. Sottolineo ancora che lavorare insieme è un tema di straordinaria importanza anche nei confronti dell'esterno, di quello che vedono i nostri partner, i loro Parlamenti e i loro Governi. C'è necessità enorme di unicità di intenzioni, di intenti e di lavoro. Si è lavorato su temi per i quali, certo, il momento attuale dal punto di vista geopolitico è importantissimo e forse anche drammatico per l'Unione europea. Con questa legge noi oggi compiamo un ulteriore passo avanti verso il Mercato unico europeo, con un'attenzione particolare alla tutela penale nell'ambiente, all'acquisizione di prove elettroniche nei procedimenti penali. Ci apprestiamo a votare un provvedimento che conferisce deleghe per il recepimento di diverse direttive e l'attuazione di diversi regolamenti. Sono previste altresì tutele per i consumatori, semplificazione dei contratti dei servizi finanziari a distanza, european green bond e obbligazioni verdi.

Sulla direttiva in merito ai lavoratori delle piattaforme digitali si è svolto un dibattito abbastanza teso in Commissione, ripreso oggi e ieri in alcuni interventi. Tale dibattito ha riguardato il punto della tutela previdenziale di questa categoria di lavoratori. Vorrei sottolineare che, secondo l'opposizione, non inserire nella legge di delegazione queste materie avrebbe riguardato una necessità, perché c'era un'interpretazione della direttiva secondo la quale non corrispondeva al fatto quello che asseriva invece la maggioranza e cioè che la legge di delegazione ha fissato un criterio di delega in materia proprio per assicurare una tutela previdenziale anche a questi lavoratori che non possono non averla. La maggioranza - il relatore mi smentisca se non è stato così in Commissione - non intende affatto ritirarsi, come l'opposizione, confondendo le carte, cercava di far apparire; anzi, la maggioranza ha un'idea molto precisa in tema di politiche sociali: non è con un decreto che si crea lavoro o che si abolisce la povertà, tantomeno con una legge che si può garantire prevenzione adeguata, quando poi peraltro il principale sindacato italiano a gran voce chiede il salario minimo e firma contratti per vigilantes a cinque euro all'ora.

Come ha ribadito il presidente Meloni più volte, bisogna puntare sulla crescita e sulla ricchezza che creano aziende e lavoratori insieme. Come ho detto sin dall'inizio del mio intervento, non stiamo vivendo un momento storico facile, ogni tempo ha le sue criticità, ma le crisi degli ultimi anni sono state un cambio di passo fondamentale. L'Italia e l'Europa devono essere all'altezza di vincere le sfide ed è il Governo Meloni che dal suo insediamento ha dato e continua a dare, come fa anche con il provvedimento di oggi, risposte pronte, in linea con gli obiettivi europei.

Ministro Musumeci e sottosegretario Castiello, ricordiamo che l'Italia è la prima Nazione europea ad aver formalizzato la richiesta per la settima rata del PNRR, un traguardo che ci porterà a superare i 140 miliardi di euro ricevuti ossia il 72 per cento della dotazione complessiva.

Non è per qualche strana congiunzione astrale che l'Italia con il Governo Meloni ha riacquisito un ruolo assolutamente primario in Europa e sullo scenario internazionale. Pensiamo all'accordo di quattro giorni fa con gli Emirati Arabi, un passo assolutamente record anche nella storia della diplomazia economica italiana; 40 miliardi di investimenti previsti in base a decine di accordi che sono stati stipulati, con un'attenzione e un inserimento diretto degli Emirati Arabi nei partenariati per il Piano Mattei.

Dentro tutto questo vi è una visione ben definita, che sempre più emerge non soltanto in Italia, ma in Europa e nel mondo.

Le ultime politiche europee, le elezioni americane, così come quelle di pochi giorni fa in Germania ne sono precisa conferma.

Alla domanda sul perché ciò stia accadendo io credo che la risposta sia semplice: sappiamo verso quale direzione andare. Abbiamo idee precise, non significa inflessibili, anzi, ma sappiamo quale politica, quale economia, quale società vorremmo. L'Italia, quale membro fondatore dell'Unione europea, è un patrimonio politico inestimabile, dalle radici profonde. Siamo sempre stati più che parte dell'Europa, siamo stati motore dell'Europa. Penso alla conferenza di Messina, quando fu proprio il ministro Gaetano Martino a superare l'impasse e a rilanciare il concetto dell'integrazione europea, la volontà di costruire un'Europa unita. È in quello spirito liberale e conservatore, in quel pensare con pragmatismo all'Europa di domani che è nata l'Europa e la forza dell'Europa che noi vogliamo affermare oggi. La propaganda mainstream prevedeva che un Governo di destra conservatore avrebbe isolato l'Italia. Ma non si sono ancora convinti che il mondo che stanno vivendo è diverso da quello che esiste nella realtà: l'Italia protagonista. Questo perché alla criticità del nostro impegno rispondiamo con realismo.

Signor Presidente, è con convinzione che annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia sia sulla legge di delegazione europea sia sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. (Applausi). Un grande "sì" ad un'Italia sempre più protagonista e leader, che ha il coraggio di osare e di guidare il cambiamento, che non perde di vista le sue priorità. E, come sosteneva Prezzolini, chi sa conservare non ha paura del futuro. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i rappresentanti dell'associazione «L'Università degli Studenti» di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione congiunta
del disegno di legge n.
1258 e del documento LXXXVI, n. 2(ore 11,26)

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge n. 1258, nel suo complesso, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Procediamo ora alla votazione della proposta di risoluzione n. 4, accettata dal Governo, sulla quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

ZANETTIN, relatore sul documento LXXXVI, n. 2. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.1.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento. Dico che noi abbiamo presentato tutti gli unici emendamenti che voteremo, perché ci sembra veramente singolare ciò che sta accadendo, in una fase storica così complessa e così difficile. In poche settimane l'ordine internazionale come lo conoscevamo è stato stravolto dal ciclone arrivato alla Casa Bianca e ovviamente il punto di crisi è l'Unione europea. È evidente che dalla Casa Bianca si vuole creare un ordine internazionale tripartito, che faccia perno su Russia, Cina e Stati Uniti, e si vuole che l'Unione europea sia spazzata via, non essendo considerata un partner, un soggetto. Ricordiamo che ieri l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea non è stata ricevuta a Foggy Bottom, al Dipartimento di Stato; questo è uno schiaffo - io credo - all'intera Unione europea.

È incredibile che la proposta di risoluzione della maggioranza consti di sole sei righe. La maggioranza non ha nulla da dire su quello che sta succedendo.

Questo non ci stupisce, perché il Ministro degli esteri non ha nulla da dire (Applausi); lo abbiamo rintracciato ad Ariccia soltanto due o tre giorni fa: mentre il mondo crolla, il Ministro degli esteri gira la provincia di Roma. Dunque, ci siamo messi noi di buzzo buono provando a rimpolpare un po' questa proposta di risoluzione così scarna e metterci qualche contenuto.

L'emendamento 4.1 parte da una disamina generale della inadeguatezza dell'Unione europea, per come la conosciamo oggi, a far fronte alle sfide geopolitiche davanti alle quali ci troviamo, in particolare a seguito dell'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump e chiaramente di quello che sta succedendo, ossia i colloqui con la Russia, i colloqui di Riad, la visita del presidente Zelensky, ma anche le richieste ai limiti dello strozzinaggio del Presidente degli Stati Uniti. Vorremmo quindi partire con una premessa che dica che l'Unione europea così com'è non funziona, e vorremmo che ci approvaste questo emendamento, perché credo che su questo siamo tutti d'accordo, anche la maggioranza. Non mi spiego, francamente, il parere contrario del relatore Zanettin. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.1, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.2.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, sono stupito di questo voto contrario, ma va bene: vuol dire che per il Senato della Repubblica e per la maggioranza l'Unione europea va bene così com'è. (Applausi). È chiarissimo a tutti, tranne al Governo italiano e alla maggioranza italiana: per loro "tutto va bene, Madama la marchesa". Proviamo a darvi un'altra manina per rimpolpare questa proposta di risoluzione di sei righe.

Noi crediamo che l'unica soluzione in questo momento siano gli Stati Uniti d'Europa (Applausi), ossia che l'unica cosa da fare sia una forma federale per fare in modo che noi europei non siamo spazzati via. In questo momento, se la Russia decidesse di attaccare il confine orientale della Finlandia o se chiudesse il corridoio di Suwałki, e quindi isolasse le tre Repubbliche baltiche, oggi ci troveremmo a testare - e sarebbe un grave rischio - l'articolo 5 dei Trattati della NATO. Chiedo: possiamo essere sicuri e garantiti che la NATO ancora oggi consideri l'attacco a uno degli Stati membri come un attacco a tutti gli Stati membri? Io non vorrei provarlo. Penso che noi europei dovremmo essere in grado di difenderci da soli.

Come ha detto il presidente Draghi: «do something», fate qualcosa. (Applausi). Cominciamo a lavorare sempre di più come un Paese unico (Commenti): questo ha detto Draghi al Parlamento europeo. Vi chiedo di votare… (Commenti).

Siamo ancora in una Repubblica parlamentare ed io…

PRESIDENTE. Possiamo lasciar parlare il collega? Altrimenti chiedete la parola e gli rispondete.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Stiamo anche discutendo di questioni piuttosto rilevanti davanti al pubblico di giovani che ci guarda. Vi chiedo di votare questa parte che dice che il Governo italiano non sta facendo abbastanza (Commenti) per arrivare agli Stati Uniti d'Europa e per garantire forme… (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, vogliamo far parlare il senatore Scalfarotto o mi costringete a mandare fuori qualcuno? Non ho problemi a farlo (Applausi), che si sia di maggioranza o di opposizione.

SCALFAROTTO (IV-C-RE. Per sapere se la prossima è l'olio di ricino. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Scalfarotto, rimanga nel tema, per favore. Non mi metta in difficoltà anche lei.

SCALFAROTTO (IV-C-RE. Lei mi aiuti a poter parlare.

Diciamo che la presidente Meloni non sta facendo in queste ore ciò che sarebbe necessario, ossia unire l'Unione europea. Va a fare le telefonate chiedendo a Macron a che titolo parla. Mentre noi ci dividiamo, nel frattempo le spoglie del mondo vengono divise non da una nuova Yalta, ma da un nuovo patto Molotov-Ribbentrop. Vi chiedo quindi di votare l'emendamento.

DELRIO (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DELRIO (PD-IDP). Signor Presidente, credo che dovremmo provare a discutere del tema che, opportunamente, i senatori Scalfarotto e Enrico Borghi pongono alla nostra attenzione.

Stiamo discutendo di una legge importante che rappresenta il fatto che l'Italia, in qualche modo, cede un pezzo della sua sovranità e decide di adeguarsi alle direttive europee, cioè decide di ragionare come un corpo unico, insieme agli altri Paesi europei, per difendere la sua sovranità. È un modo con cui difendiamo la nostra sovranità.

In questo emendamento, signor Presidente, c'è un problema che anche il senatore Scalfarotto, nella sua foga polemica, non ha messo in evidenza e che invece ritengo molto importante. I senatori Scalfarotto e Enrico Borghi - vorrei che la maggioranza riflettesse su questo - propongono di ragionare sul superamento dell'unanimità. Il problema per cui l'Europa è insignificante - qui ci sono persone che possono testimoniarlo - è il tema dell'unanimità, perché non è vero che l'Europa è impotente politicamente, è impotente in politica estera ed è impotente nella politica di difesa perché ci sono le burocrazie di Bruxelles. È impotente perché ha un meccanismo dell'unanimità, con cui non si possono prendere decisioni politiche adeguate.

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 11,36)

(Segue DELRIO). Questo tema è dirimente e bisognerebbe che il Governo italiano - e la maggioranza - votando contro questo emendamento, rende palese la sua volontà di non procedere a un'Europa più forte - avesse una posizione molto netta e chiara nel dire che il vero modo per ritornare a essere protagonisti in campo mondiale e competere con gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, è superando la regola dell'unanimità e procedendo a maggioranza su alcune decisioni vitali per la sopravvivenza del nostro Paese.

Per questo il tema dell'unanimità è dirimente tra chi è veramente europeista e chi non lo è. Per questo riteniamo che votare contro questo emendamento sia dirimente e dimostra che preferite i nazionalismi e la somma di ventisette sovranismi a un'Europa più forte, che difende gli interessi delle famiglie e delle imprese italiane (Applausi).

ZAMPA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZAMPA (PD-IDP). Desidero aggiungere la firma all'emendamento 4.2.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, credo che la maggioranza sia in notevole difficoltà, perché ha paura a votare questo emendamento secondo me per un motivo semplicissimo. Nel momento in cui andiamo a superare le decisioni per consenso e quindi ad unanimità, sarete finalmente obbligati a prendere delle decisioni. Voi siete terrorizzati di dover prendere delle decisioni. (Applausi).

Allora mi chiedo, cari sovranisti, cari patrioti, e mi rivolgo anche alla Lega, state criticando l'indecisionismo dell'Europa e nel momento in cui vi si dà l'opportunità di portare una voce, affinché questo indecisionismo venga superato, voi votate contro. Se non siete ipocriti in questo momento, mi chiedo cos'altro vi si possa dire. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.2 presentato dal senatore Borghi Enrico e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.3.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, il voto contrario al principio dell'unanimità dice tutto. Davanti al Paese c'è stato un voto chiaro, non ci sono più infingimenti, sappiamo chi sta dove e del resto è congruente, conseguente e coerente con quello che è l'atteggiamento del Governo.

Anziché fare in modo che un nucleo duro di Paesi vada avanti - sappiamo che domenica ci sarà anche un incontro a Londra, quindi addirittura vediamo la Gran Bretagna riavvicinarsi in qualche modo all'Unione europea - ci troviamo invece a tenere bordone ai vari Morawiecki, Kaczynski, Orbán, Fico, tutte persone il cui disegno politico è coerente con quello di Trump.

In questo momento Trump dice che l'Unione europea è stata fondata per fregare gli Stati Uniti e che l'Unione europea si frega portando avanti i partiti che vogliono dissolverla. Ecco perché Musk sostiene la Alternative für Deutshland (AfD) e perché sostengono i partiti di estrema destra, partiti che voi sostenete, perché sono quelli funzionali a fare dell'Unione europea una cosa che non serve. La più grande preoccupazione di Trump è avere l'Unione europea tra i piedi. Vediamo nel commercio cosa significa quando l'Europea agisce insieme: abbiamo dato una delega piena all'Unione europea e siamo 500 milioni di consumatori. Non è un caso che Trump riceva il commissario al commercio e non la commissaria alla politica estera. (Applausi). Trump vuole fare gli affari e in quel senso ci riconosce, mentre come attori politici non ci riconosce.

Rimpolpando la vostra breve relazione, chiediamo pertanto di stabilire che andare con i sovranisti non fa il gioco dell'Unione europea e, quindi, dell'Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.3, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.4.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, la cosa preoccupante è che stiamo notando un cambio nella politica estera italiana che non ci viene spiegato in Parlamento, perché la presidente Meloni non viene e il ministro Tajani non si vede.

Quello che dobbiamo notare dalla lettura dei giornali e dei fondi di caffè è che l'atteggiamento e le parole usate sono cambiati: non si parla più del presidente Kaczynski; non si va al G7 o si va all'ultimo momento; non si va a Kiev per il terzo anniversario dell'invasione criminale, anzi, dell'aggressione russa, chiamiamola come dev'essere chiamata. (Applausi).

La domanda è: Giorgia fa surf? Che stiamo facendo? Fare surf tra gli Stati Uniti e l'Europa che senso ha politicamente? Quando lo sapremo qui? Cominciamo allora a scrivere dentro questa risoluzione che l'Italia sta con l'Unione europea e non con chi crede che l'Unione europea sia stata fondata per fregare gli Stati Uniti. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.4, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.5.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, è questa un'altra occasione per chiarire se stiamo con chi fa i saluti nazisti o con chi i nazisti li ha combattuti; se stiamo con chi sta dalla parte del diritto internazionale basato sulle regole e sulle istituzioni multilaterali o dalla parte di chi aggredisce il vicino pacifico e fa la guerra ibrida.

Vorrei un voto favorevole affinché, davanti al popolo italiano che rappresentiamo, la maggioranza prenda una posizione. Al di là delle parole, infatti, quello che contano in Parlamento sono i voti. Con questo emendamento abbiamo l'occasione di dire che noi stiamo con l'Unione europea e non con chi pensa che l'Unione europea sia qualcosa di maligno.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.5, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.6.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, colleghi, parliamoci chiaro. La Russia, a cui con questo disegno di legge riprendiamo a vendere almeno i rubinetti, ma chissà cosa verrà dopo, ci ha messi sotto attacco.

Io vorrei ricordare al Paese che l'Italia è sotto l'attacco di hacker russi da settimane. Noi siamo sotto attacco di una guerra ibrida, che non è una guerra guerreggiata con le armi, ma è una guerra. Noi siamo il Paese il cui Presidente della Repubblica è stato attaccato in modo vile e vigliacco dalla portavoce del Ministero degli esteri russo.

Questo, chiaramente, ci mette in una condizione in cui essere equidistanti tra Russia e Ucraina non è possibile. Vi diciamo una cosa: crediamo nella difesa europea? Ebbene, c'è un Trattato, quello che istituiva la CED, la Comunità europea di difesa, stipulato da sei Paesi, uno dei quali era l'Italia. È un trattato del 1952, che avrebbe creato appunto il nucleo della Comunità europea di difesa.

Il mio Capogruppo, senatore Enrico Borghi, con le firme del Gruppo, ha presentato un disegno di legge per la ratifica di quell'antico Trattato e, quindi, per fare in modo che l'Unione europea diventi anche una comunità della difesa. Per questo vi chiediamo di votare anche in questa occasione a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.6, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.7.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, non avevo dimenticato, nonostante la verve e la foga oratoria di cui parlava il collega Delrio, che volevo parlare degli impegni, perché fin qui ci siamo occupati di integrazioni alle premesse mentre con questo emendamento si pone proprio un impegno chiaro e tondo al Governo: superare il principio dell'unanimità che ha bloccato l'Unione europea. Qui si può prendere una posizione molto, molto chiara e dire: siamo a favore del principio dell'unanimità o siamo contro tale principio. Come dice il Presidente quando votiamo la questione di fiducia: chi pensa di sì, voterà sì; chi pensa di no, voterà no. Così il Paese potrà sapere: chi pensa che l'Unione europea debba funzionare a maggioranza, voterà rosso; chi invece pensa che dobbiamo lavorare senza il principio dell'unanimità, voterà verde. È una presa di posizione molto netta. Ovviamente, chi si astiene voterà bianco.

MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALPEZZI (PD-IDP). Signora Presidente, chiedo, unitamente anche alla senatrice Lorenzin, di sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto che le senatrici Lorenzin e Malpezzi desiderano sottoscrivere l'emendamento 4.7. Il senatore Enrico Borghi accoglierà senz'altro la richiesta.

MALPEZZI (PD-IDP). Signora Presidente, voglio provare anche a tendere una mano alla maggioranza, perché io dico ai colleghi che hanno presentato gli emendamenti precedenti che capisco la difficoltà della maggioranza di votare degli emendamenti come premesse, che contengono delle oggettive critiche, che io sottoscrivo, al Governo.

Immagino e capisco la difficoltà nel sostenerle, è normale. Dopodiché, questa non è più la parte delle premesse che, oltretutto, essendo state bocciate, non avranno quelle sottolineature che gli emendamenti di Enrico Borghi e di Ivan Scalfarotto hanno messo in evidenza. Qui siamo sulla parte degli impegni e l'emendamento 4.7 chiede a tutti noi di impegnare il Governo a favorire in sede europea la modifica dei trattati, al fine di superare il diritto di veto in materia di politica estera.

Signora Presidente, in quest'Aula è risuonato più volte dai banchi della maggioranza, quando noi abbiamo dato il benvenuto ai colleghi che sono diventati finalmente europeisti, lo slogan secondo il quale loro non erano stati europeisti come noi, perché per loro il concetto era: Europa sì, ma non così, perché non ci può andare bene. Ce lo hanno detto tutte le volte che noi abbiamo dato loro il benvenuto per essere diventati europeisti. Allora, se il principio è: Europa sì, ma non così, questo impegno aiuta quel "non così". Mi rivolgo qui al collega che ha lanciato questo slogan, il Capogruppo della Lega, senatore Massimiliano Romeo, che ha la possibilità di dimostrarci che quel "non così" che ha ribadito più volte lo vuole veramente.

Se ci date una mano a eliminare il diritto di veto in politica estera, forse oggi diamo una mano all'Europa e ai cittadini europei a essere più forti e soprattutto più sicuri, perché la sicurezza di cui riempite i vostri giornali e le trasmissioni televisive mandando l'alert oggi la si difende e si difendono i cittadini in questo modo, con la sicurezza dell'Europa. Per questo, vi invito a votare a favore. (Applausi).

ROJC (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROJC (PD-IDP). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento 4.7.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.7, presentato dal senatore Borghi Enrico e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.8.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, un altro punto degli impegni è quello di favorire la formazione degli Stati Uniti d'Europa, di eleggere direttamente il Presidente della Commissione, di rafforzare il Parlamento europeo, cioè chiediamo proprio quello che diceva il presidente Draghi, ovvero di funzionare sempre più come un Paese unico, come fanno gli Stati Uniti, con una forma federale. Date le circostanze, quindi, e data anche - io credo - la pressione che arriva dal corpo elettorale, perché gli italiani sanno che in questo momento c'è bisogno di una maggiore coesione da parte dell'Unione europea, perché altrimenti rischiamo di essere spazzati via, chiediamo un impegno da parte del Governo ad andare a Bruxelles e chiedere di riformare i trattati nel senso della forma federale, dell'elezione diretta del Presidente della Commissione e del rafforzamento del potere del Parlamento europeo.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.8, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.9.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, qui si tratta di un altro impegno che si potrebbe anche realizzare a breve, e cioè dire alla presidente Meloni che il nostro posto è accanto alla Francia e alla Germania. Il nostro è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea, che è nata a Roma, e dunque deve essere incluso nel nucleo di traino dell'Unione europea, anche a costo di avere due velocità, ma è essenziale che l'Italia vada d'accordo e fili liscia con quegli altri due Paesi. In questi giorni vediamo cosa accade rispetto all'atteggiamento da avere con l'Ucraina, con Francia e Germania che prevedono di stanziare fondi, di mandare armi, anche eventualmente di creare un contingente cuscinetto di militari dell'Unione europea che assicuri la pace in Ucraina. Ma non prendiamoci in giro, per favore, rispetto a quello che viene detto dal Governo, cioè che deve esserci l'ombrello dell'ONU, perché sappiamo benissimo che Russia e Cina hanno il potere di veto in Consiglio di sicurezza, quindi raccontare agli italiani che l'ONU, cioè la Russia stessa, voterà a favore di questa possibilità è chiaro che è un modo per portare in giro i nostri connazionali. Quello che c'è da fare è stare dalla parte di Francia, Germania e - aggiungo - Gran Bretagna, che sono, tra l'altro, le potenze nucleari del nostro Continente, e non stare a fare troppi distinguo, come quelli di cui dobbiamo leggere sui giornali, perché questo Parlamento è tenuto rigorosamente all'oscuro dalla Presidente del Consiglio e dal Ministro degli esteri, quindi facciamo un po' da noi, per così dire.

PRESIDENTE. Senatore Scalfarotto, votiamo in ogni caso il testo depositato.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.9, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.10.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, qui riprendiamo una proposta che il nostro collega, senatore Renzi, ha fatto sin dallo scoppio della guerra in Ucraina, sin dal momento dell'invasione, dell'aggressione russa all'Ucraina, che era quella della nomina di un inviato speciale dell'Unione europea.

Avevamo fatto il nome di Angela Merkel, Tony Blair, si era detto che ci deve essere qualcuno che prova a tessere il filo della diplomazia, mentre ovviamente diamo la possibilità agli ucraini di difendersi, di non essere conquistati in quarantotto ore, come Putin pensava. Chiediamo allora che il Governo si impegni in questa direzione, sostenendo le aspirazioni dell'Ucraina a entrare il prima possibile nell'Unione europea e quindi agendo anche sul piano internazionale per integrare l'Ucraina negli organi multilaterali.

La richiesta, ancora una volta, è di prendere una posizione chiara e di dire al Paese se siamo favorevoli o contrari. Questa è l'occasione per farlo.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, il mio Gruppo ha votato a favore o si è astenuto su quasi tutti gli emendamenti presentati dai senatori Enrico Borghi e Scalfarotto. Anzi li ringrazio perché, anche in virtù di questa loro operazione, di aver presentato cioè questi emendamenti, ci consentono stamattina - da una parte - di fare finalmente su un tema così serio un ragionamento politico, ma - dall'altra - anche di rendere noto quello che peraltro sta accadendo molto plasticamente nel corso di queste settimane. Mi riferisco alla totale sottomissione - non trovo davvero altre parole - che il Governo italiano ha scelto di mettere in campo sulle iniziative che vengono dagli Stati Uniti d'America e dal presidente Trump. Gli emendamenti che disvelano questo elemento a me sembrano molto positivi.

Devo dire però che invece sull'emendamento 4.10 esprimeremo un voto contrario perché c'è un punto della misura, per noi significativo, che invece ci vede in profondo dissenso. In questo emendamento infatti, correttamente e coerentemente con la loro posizione da tre anni a questa parte, il Gruppo Italia Viva scrive, tra le altre cose, che va confermato il supporto logistico e gli approvvigionamenti all'esercito ucraino e quindi ovviamente l'invio delle armi. Noi su questo punto - come è noto - abbiamo sempre espresso una posizione di dissenso, però voglio approfittare di questa dichiarazione di voto per spiegare le ragioni per le quali dal mio punto di vista questa riga e questa scelta politica che ha fatto l'Europa nel corso di questi tre anni rischia di essere in contraddizione proprio con tutti gli altri emendamenti precedenti. Bisogna intendersi su questo punto. Io sono favorevolissimo al fatto che l'Europa acquisti finalmente un ruolo e in qualche modo si comporti sempre più come uno Stato, e dunque che si lavori agli Stati Uniti d'Europa. Sono favorevolissimo al fatto che per esempio l'Europa abbia una linea politica autonoma. Il problema nei trascorsi tre anni è stato esattamente questo. L'Europa ha rinunciato a mettere in campo un tentativo di ipotesi politica autonoma per provare a rispondere all'aggressione all'Ucraina - ritengo corretto utilizzare queste parole - non con gli strumenti politici, che in qualche maniera avrebbe dovuto fare propri, ma semplicemente assecondando la linea statunitense e quindi puntando esclusivamente sulle armi.

Questa è la discussione che dovremo fare nel corso degli anni che verranno. Certo che vogliamo più Europa. Certo che vogliamo l'Europa unita. Certo che vogliamo gli Stati Uniti d'Europa. Per fare cosa però? Cosa deve fare questa Europa unita? Deve fare l'Europa sociale (Applausi) e promuovere il disarmo, come penso io, oppure invece deve andare avanti verso la corsa agli armamenti? Su questi punti dovremo lavorare molto nel corso degli anni che verranno anche per raggiungere, come io auspico, tra le forze democratiche e le forze progressiste una posizione comune. Penso però che se oggi noi ci poniamo giustamente il tema di sconfiggere il sovranismo e i nazionalismi, non possiamo rinunciare a quella missione di pace che peraltro era a fondamento della costruzione dell'Europa così come l'avevano immaginata i Padri fondatori. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.10, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.11.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, mi consentirà illustrare in dichiarazione di voto l'emendamento 4.11, che è l'ultimo set dei nostri emendamenti, che abbiamo presentato come Italia Viva. Una chiosa politica più generale, prima di entrare nel merito della questione specifica.

Noi abbiamo ritenuto di dover alimentare il dibattito, nella necessità di portare all'interno di quest'Aula le questioni gravi e che possono essere gravide di pesanti conseguenze, che non sono state oggetto alcuno di contributo, di discussione, di valutazione, di proposta, di decisione da parte del Governo e da parte dei partiti della maggioranza.

Signora Presidente, onorevoli colleghi, mentre il mondo attorno a noi impazza, mentre siamo costretti a dover assistere in maniera sistematica e parossistica alle prese di posizione, quasi a cadenza oraria, del Presidente degli Stati Uniti d'America, che mettono in discussione i pilastri su cui si è retta l'architettura di pace, di sicurezza, di difesa degli ottant'anni che abbiamo alle nostre spalle, mentre tutto questo accade, la maggioranza è venuta con un documento che sarebbe stato scritto molto meglio da un notaio. In questo documento non c'è uno straccio di pensiero, non c'è uno straccio di proposta, non c'è uno straccio di idea. Il Parlamento abdica all'idea che si debba discutere di tutto quello che sta accadendo fuori da noi e passa, muto e silente, ad una concezione di ratifica. Noi a questa impostazione non ci stiamo.

E allora abbiamo voluto presentare questi emendamenti per aprire la discussione, ben consapevoli dell'esito che avrebbero avuto, ma soddisfatti dell'avere portato all'attenzione l'intima contraddizione di questa maggioranza (Applausi), che soltanto trenta secondi fa (forse i colleghi non se ne sono accorti) ha votato contro la proposta di continuare a sostenere militarmente l'Ucraina. (Applausi). Vi riempite la bocca rispetto al fatto che bisogna essere coerenti e conseguenti.

La Presidente del Consiglio, in un contestato intervento ad un'assemblea dei conservatori americani, dove avrebbe dovuto iniziare, come incipit del proprio intervento, con "Prendo le distanze dal vergognoso gesto compiuto in questa sede dal signor Bannon ieri" (Applausi), si è beata della sua coerenza rispetto all'Ucraina. La sua maggioranza un minuto fa l'ha smentita. (Applausi). Ma ora ci sono questioni molto più rilevanti e molto più pregnanti. Queste, rispetto alle vicende che avremmo la necessità di discutere, sono schermaglie.

Signori senatori, anche se vedo una grande disattenzione, che non fa premio rispetto alla questione che dovrebbe essere affrontata, noi abbiamo presentato un emendamento per dare una risposta politica alla grande questione che ci attanaglia in queste settimane, che è la questione di come costruire… (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Le concedo un altro minuto per terminare.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Grazie, signora Presidente. Vedo che c'è un po' di insofferenza, perché mi rendo conto che parlare di tutti questi temi… (Commenti).

PRESIDENTE. Andiamo avanti, è l'ultimo emendamento.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Guardi, allora non uso più le mie parole. Spendo l'ultimo minuto per sostenere l'esigenza di avviare il percorso di ratifica della CED utilizzando le parole, molto più importanti, molto più significative - e mi verrebbe da dire profetiche - pronunciate da un Presidente della Repubblica settant'anni fa, che si chiamava Luigi Einaudi.

Leggo testualmente: «La necessità di unificare l'Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l'unione può farli durare». (Applausi). «Il problema non è fra l'indipendenza e l'unione; è fra l'esistere uniti e lo scomparire». (Applausi).

Noi vogliamo esistere uniti.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.11, presentato dai senatori Borghi Enrico e Scalfarotto.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della proposta di risoluzione n. 4.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, intanto saluto, visto che ci ha raggiunto in Aula, il ministro Foti, e citando il collega Romeo - per il suo tramite, Presidente - gli dico: legge di delegazione europea sì, ma così no, signor Ministro. Così no. Lei, Ministro, oggi avrebbe dovuto partecipare sin dall'inizio a questa discussione (Applausi). Non c'era niente di più importante da fare che partecipare a questa discussione.

Quello che volevamo dire rispetto a questa proposta di risoluzione, in particolare, è che non si può limitare a un esercizio protocollare di cinque righe su un tema così delicato come la partecipazione all'Unione europea. Consentitemi anche di dire una cosa. Ho apprezzato la verve del collega Scalfarotto, però non posso segnalare che in tutte queste discussioni, oltre a un imbarazzo nella maggioranza, si siano registrate delle divisioni di voto anche nelle opposizioni. Forse questo ci dovrebbe far riflettere sul fatto che un tema come questo andrebbe affrontato non in sede di emendamenti alle proposte di risoluzione sulla legge di delegazione europea, ma con una sessione ad hoc in cui abbiamo la possibilità, di fronte alle preoccupazioni di tutti i parlamentari (Applausi) e penso anche di fronte alle preoccupazioni degli italiani, di capire qual è la posizione dell'Italia rispetto alle relazioni internazionali, in un momento delicato come questo. (Applausi).

PRESIDENTE. Solo per l'ordine dei lavori, vorrei precisare che la parola al senatore Lombardo l'ho data come annuncio di voto, perché le dichiarazioni ovviamente erano congiunte.

LOREFICE (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Per cosa, senatore?

LOREFICE (M5S). Per un annuncio.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per una manciata di minuti ristretta.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, saluto il Ministro e annuncio che fornirò l'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, anche perché ricordo che domani è 28 febbraio. Al comma 2 si dice: «Al fine di fornire al Parlamento tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea, entro il 28 febbraio di ogni anno il Governo presenta alle Camere una relazione sui seguenti temi». Penso che ce l'avrà già pronta e magari domani avremo il piacere di avere questa relazione.

Annuncio il voto contrario alla proposta di risoluzione di maggioranza. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea una delegazione di studentesse, studenti e professoresse dell'Istituto «Federico Caffè» di Roma, in visita al Senato e alla mostra sui Giubilei e «San Francesco, tra Cimabue a Perugino». (Applausi).

Ripresa della discussione congiunta
del disegno di legge n.
1258 e del documento LXXXVI, n. 2(ore 12,09)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 4, presentata dai senatori Zanettin, Terzi di Sant'Agata, Murelli e Biancofiore.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto precluse le restanti proposte di risoluzione.

Svolgimento di interrogazioni (ore 12,11)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-01135 sull'erogazione di misure economiche di sostegno alla popolazione e alle imprese del territorio toscano colpito dall'alluvione del novembre 2023.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Signora Presidente, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 3 novembre 2023, ha dichiarato lo stato di emergenza di rilievo nazionale, dopo gli eventi eccezionali meteorologici verificatisi a partire dal 2 novembre, eventi che hanno colpito le province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato, stanziando in quell'occasione per i primi interventi 5 milioni di euro.

Successivamente, il Consiglio dei Ministri ha deliberato l'estensione degli effetti dello stato di emergenza anche ai territori delle Province di Massa Carrara e di Lucca, stanziando 3,7 milioni di euro. Nel dicembre del 2023, ha deliberato l'ulteriore stanziamento di 25 milioni di euro per far fronte alle esigenze più immediate relative agli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione, oltre che il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche. Nell'aprile del 2024 ha deliberato l'integrazione dello stanziamento per 88,5 milioni per il finanziamento dei citati interventi.

Quanto ai fabbisogni relativi al sostegno ai privati e alle attività produttive, il Governo ha stanziato ulteriori 66 milioni di euro. Il commissario delegato, che è stato individuato nel Presidente della Regione Toscana, il 24 dicembre 2024 ha trasmesso una proposta di rimodulazione del piano degli interventi urgenti che il Dipartimento protezione civile ha approvato.

La ricognizione per la riduzione del rischio residuo è stata comunicata dal commissario delegato nel mese di febbraio, marzo e aprile, senza tuttavia individuare quali fossero gli interventi prioritari. Solo il 22 ottobre del 2024 il commissario delegato ha trasmesso la ricognizione dei fabbisogni con ordine di priorità per complessivi 1,18 miliardi di euro, suddivisa in tre classi. Attualmente, per detti fabbisogni prioritari, sono in corso le istruttorie.

Infine, si rappresenta che l'Unione europea, esattamente il fondo di solidarietà dell'Unione europea, ha stanziato - e l'Italia presto riceverà dall'Unione europea - una somma pari a 67,811 milioni di euro in relazione alle alluvioni che hanno colpito appunto la regione Toscana nei mesi di ottobre e di novembre.

Siamo quindi in attesa dell'esito dell'istruttoria per determinare la priorità degli interventi e man mano che si opererà il Governo interverrà con gli stanziamenti concordati. (Applausi).

PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio anzitutto il Ministro per la risposta. Ho però il dovere di dichiararmi profondamente insoddisfatto per ragioni che vado a spiegare.

Lei, Ministro, ci ha elencato quello che il Governo ha fatto nel corso dei mesi per garantire risorse per le somme urgenze e gli indennizzi alle aziende e alle famiglie. Noi non lo sottovalutiamo, però sappiamo tutti che si tratta di atti dovuti, soprattutto dopo che sono passati quindici mesi dall'evento alluvionale che ha profondamente scosso la Toscana e fatto numerose vittime.

Il problema è che, oltre agli atti dovuti, ci sono le scelte politiche da fare. Qui la scelta politica che doveva essere fatta e che per il momento non è stata fatta è la seguente: mettere i soldi subito per cominciare a finanziare il programma di ricostruzione, che è la fase che, dopo un'alluvione, diventa essenziale dopo che si è pensato alle emergenze e ai primi indennizzi. L'obiettivo strutturale che tutti dobbiamo avere è di portare il livello del rischio idrogeologico in Toscana a un livello più basso di quello che c'era in occasione di quegli eventi alluvionali.

Per fare questo bisogna che il programma che la Regione Toscana, insieme agli enti locali, ha costruito con il Governo e che elenca gli interventi di ricostruzione che sono necessari per ridurre strutturalmente il rischio idrogeologico venga finanziato. Purtroppo ancora non c'è traccia di decisione del Governo per quanto riguarda lo stanziamento di risorse per questo programma.

Questa è una scelta politica che manca e non possiamo accontentarci del fatto che ci venga detto che è in corso un'istruttoria; bisogna cominciare a mettere soldi, fare progetti e garantire che le opere siano finanziate. Purtroppo i 67 milioni del Fondo di solidarietà dell'Unione europea, che non sono poca cosa e che apprezziamo, sono largamente insufficienti.

Pertanto, non posso che motivare la mia insoddisfazione con la convinzione che siano necessari da parte del suo Ministero - e anche da parte sua personalmente e la ringrazio ancora per essere venuto a rispondere alla nostra interrogazione - un deciso cambio di marcia e un'accelerazione per quanto riguarda l'approntamento di risorse. In questi mesi il Governo ci ha fatto vedere che riesce a trovare decine di milioni per tante cose, spesso discutibili; se ne possono trovare anche per una cosa essenziale come quella della riduzione del rischio idraulico in maniera strutturale in Toscana, visto che è un obiettivo sociale e civile fondamentale. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01226 sui danni causati dall'ondata di maltempo in Emilia-Romagna nel giugno 2024.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Signora Presidente, in premessa vorrei dire - e questo vale anche per tutte le altre Regioni, oltre l'Emilia-Romagna, di cui si occupa l'atto ispettivo - che ogni Presidente di Regione è commissario contro il dissesto. Non dimentichiamo mai questa norma che è del 2014.

La Toscana ha ricevuto oltre 550 milioni di euro negli ultimi dieci anni e l'Emilia-Romagna oltre 650 milioni di euro per attività preventiva contro il dissesto idrogeologico.

Siamo consapevoli, in questo caso, della vulnerabilità del territorio dell'Emilia- Romagna - per carità, è sotto gli occhi di tutti - che risulta ancora più accentuata dall'eccessivo consumo di suolo. Parlo del fenomeno della cementificazione che, secondo l'ISPRA e la comunità scientifica, vede l'Emilia-Romagna al primo posto fra le Regioni italiane.

Il Consiglio dei ministri, nell'agosto del 2024, ha deliberato, per la durata di dodici mesi, la dichiarazione dello stato di emergenza dopo gli eventi meteorologici che si sono verificati dal 20 al 29 giugno nelle province di Bologna, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, provvedendo, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento, ad un primo stanziamento di 21,53 milioni, proprio per approntare i primi urgenti interventi.

Il 13 agosto, sempre del 2024, è stata disposta la nomina del Vice Presidente della regione Emilia-Romagna facente funzione di Presidente, come commissario delegato per fronteggiare l'emergenza. Al medesimo Vice Presidente è stata demandata la predisposizione di un piano di interventi urgenti per il soccorso e l'assistenza alla popolazione e per il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche.

Con la stessa ordinanza, il commissario delegato è stato autorizzato ad assegnare un contributo mensile per l'autonoma sistemazione in favore dei nuclei familiari la cui abitazione principale o quella abituale e continuativa sia stata distrutta in tutto o in parte, ovvero sia stata sgomberata in esecuzione di specifiche ordinanze da parte delle autorità. Il commissario delegato ha trasmesso, l'11 settembre del 2024, una proposta di piano di interventi urgenti per la somma complessiva di 21,53 milioni.

Il dipartimento della Protezione civile, dopo aver effettuato le attività istruttorie, ha approvato il piano, per un importo complessivo di 20,941 milioni. Il piano degli interventi urgenti, naturalmente, è stato messo a disposizione del commissario delegato che, nel dicembre del 2024, ha trasmesso la ricognizione dei fabbisogni ulteriori per un importo complessivo di 87,07 milioni. All'esito delle interlocuzioni con l'Agenzia di protezione civile regionale e dei successivi sopralluoghi effettuati dai tecnici del dipartimento, è stato deciso uno stanziamento di ulteriori risorse qualora si fossero rese necessarie.

Siamo naturalmente ben attenti a collaborare con il commissario delegato. Ricordo che in quella stessa Regione opera già un commissario straordinario nominato dal Governo, proprio per procedere alla ricostruzione. Mi preme dire però, senza alcun tono polemico, che gli interventi non vanno fatti in condizione di emergenza. Gli interventi prioritari e di prevenzione strutturale vanno operati in tempo di pace.

Per fare questo, il Governo eroga ogni anno alle Regioni, in quanto delegate al contrasto al dissesto idrogeologico e, per quelle marinare, all'erosione costiera, decine e decine di milioni. Prevenzione quindi, prima ancora che ricostruzione: diventa questo l'obiettivo prioritario del Governo, che mi auguro sia condiviso da tutte le Regioni.

RANDO (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RANDO (PD-IDP). Signor Ministro, la ringrazio della risposta e anche della lezione, anche se non avremmo bisogno di lezioni da parte sua su come devono essere spese le risorse. Avevamo bisogno, molto probabilmente, di avere una risposta chiara - naturalmente dopo tanti mesi, non nel momento in cui è stato nominato - però sicuramente non c'era bisogno di lezioni per sapere chi è il commissario straordinario. E mi pare l'abbiate nominato in Emilia-Romagna, pur con tante polemiche.

Io non sono assolutamente soddisfatta di questa risposta. Mi sarei aspettata la lista delle cose da fare e delle cose fatte e non sentire che il problema è la prevenzione, perché quella Regione la prevenzione ce l'ha nel DNA e l'ha sempre fatta.

Quindi, che cosa è successo? È successo che gli eventi che si sono verificati sono straordinari, non ordinari e, su tutto questo, in nemmeno diciotto mesi, dal 2023 al 2024, la Regione è stata vittima di quattro drammatiche alluvioni. Alla luce di tutto questo, sarebbe sbagliato considerare quanto è successo, come lei ha voluto dire, quasi come la conseguenza del fatto che non è stata mai fatta prevenzione in quella Regione. Ciò cui stiamo assistendo, invece, è il risultato di condizioni critiche, che si ripresentano da mesi in un contesto meteorologico in cui le perturbazioni sono sempre più frequenti e più intense.

Sono gli effetti del riscaldamento globale che voi spesso negate, fra i quali vi è proprio l'aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Siamo di fronte a eventi di portata straordinaria, che la rete idrica presente oggi non è evidentemente in grado di reggere. Sono eventi che si ripetono ormai in modo strutturale e che richiedono interventi di grande rilievo e normative autorizzative più efficaci, coordinate e attuali. Davanti a tutto questo, dobbiamo tutti insieme, senza lezioni da parte di nessuno, fare lo sforzo di uscire dalla logica dell'emergenza per entrare in quella della prevenzione.

L'allora facente funzioni presidente dell'Emilia-Romagna Irene Priolo, della quale lei faceva prima menzione, aveva definito le misure che sarebbe servito mettere in campo come una sorta di Piano Marshall contro il dissesto idrogeologico. Ebbene, non c'è traccia di un Piano Marshall, ma neanche di un piano strutturale di lunga visione, anzi abbiamo assistito a una gestione dell'emergenza giocata con finalità politiche, come con la nomina del commissario straordinario. Con la legge di bilancio 2025 non è stato fatto alcun passo in avanti e manca il rifinanziamento del Fondo per la ricostruzione nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Assente l'ampliamento dell'ambito di applicazione del decreto cosiddetto alluvione dai territori delle Regioni che hanno subito l'alluvione di settembre e ottobre 2024. Soprattutto, per restare nel merito della mia interrogazione, manca la seconda delibera del Consiglio dei ministri che, a valere sulle risorse del Fondo per le emergenze nazionali in disponibilità al dipartimento della Protezione civile, finanzi le prime misure di immediato sostegno a favore dei privati entro il massimale di 5.000 euro e delle imprese entro il massimale di 20.000 euro, stabilite nell'ordine di oltre 1,3 milioni di euro. Tale delibera dovrà prevedere anche nuove risorse per ulteriori interventi pubblici urgenti per i primi interventi di messa in sicurezza, per un importo complessivo stimato, anche a seguito dei sopralluoghi del dipartimento della Protezione civile, intorno ai 26-27 milioni di euro. Insomma, sono molte le cose che mancano.

Le forze di maggioranza sono sempre presenti per fare polemica, aggredendo politicamente la guida salda e competente della nostra Regione, prima con Stefano Bonaccini e oggi con Michele De Pascale, ma completamente assenti per dare risposte concrete a un piano di risanamento idrogeologico e di ristoro economico che stenta a partire (Applausi), anche perché dovremo occuparci di altri aspetti legati a queste calamità, ascoltando le richieste che arrivano dall'Emilia-Romagna, anche in considerazione dei tempi della seconda delibera del Consiglio dei ministri che ancora non arriva. Torniamo a ribadire che sarebbe necessario prevedere la proroga dello stato di emergenza in scadenza a giugno 2025, per consentire di procedere speditamente nella realizzazione dei nuovi interventi.

Inoltre, voglio far presente a questo Governo che ad oggi non sono previsti percorsi per il riconoscimento dei danni eccedenti i 5.000 euro per i privati e i 20.000 per le imprese.

È del tutto evidente, signor Presidente, che ci sia bisogno di un cambio di passo e di meno polemica, sia negli indennizzi sia che nella messa in sicurezza del territorio.

Per concludere con una frase: meno polemiche e strumentalizzazioni, più risorse per i territori alluvionati dell'Emilia-Romagna. Ne vanno del futuro e della fiducia nelle istituzioni dei cittadini e delle cittadine della Regione e delle imprese. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01287 sui ristori relativi agli incendi scoppiati in Sicilia nel luglio 2023.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Signora Presidente, un primo quesito posto dall'interrogante riguarda la perimetrazione territoriale dello stato di emergenza di rilievo nazionale. Il Presidente della Regione Siciliana, nel luglio del 2023, ha chiesto la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale in cui venivano elencati i principali Comuni colpiti dagli eventi, ricadenti nelle nove Province dell'Isola. Il dipartimento della Protezione civile, in un primo momento, non ha ravvisato, per carenza di documentazione, la sussistenza dei presupposti per la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale. Successivamente, anche a seguito di un'autonoma richiesta di incontro e di confronto avanzata dal sottoscritto e con un'apposita richiesta di riesame del Presidente della stessa Regione, il dipartimento ha effettuato un'ulteriore istruttoria per la valutazione della nuova documentazione trasmessa.

In particolare, la tabella omogenea degli interventi del febbraio 2024 si riferiva esclusivamente alle province di Catania, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani. Il dipartimento ha riscontrato però i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza soltanto per le Province di Catania, Messina, Palermo e Trapani. Ulteriori quesiti posti dall'interrogante riguardano gli stanziamenti economici. Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza di rilievo nazionale, provvedendo ad un primo stanziamento di 6,1 milioni di euro per l'attuazione degli interventi urgenti. Successivamente, nel marzo 2024 è stata adottata l'ordinanza con la quale il Presidente della Regione Siciliana è stato nominato commissario delegato per fronteggiare l'emergenza con l'incarico di predisporre un piano di interventi urgenti.

Il piano trasmesso dal commissario nell'aprile 2024 è stato regolarmente approvato dal dipartimento per 3,528 milioni di euro. L'11 novembre 2024 il commissario delegato ha trasmesso un aggiornamento della ricognizione dei fabbisogni ulteriori suscettibili di finanziamento e il Governo il 28 gennaio 2025 ha così deliberato l'ulteriore stanziamento di 8,95 milioni di euro per la realizzazione degli interventi relativi allo stato di emergenza di cui parliamo.

Infine, l'interrogante pone alcuni quesiti sulle misure di previsione e di prevenzione di contrasto agli incendi nella Regione Siciliana. Inutile ricordare all'onorevole interrogante che, secondo quanto stabilito dalla legge n. 353 del 2000, la competenza spetta esclusivamente alle Regioni che devono predisporre ogni misura di previsione, prevenzione e contrasto agli incendi boschivi. Peraltro ogni anno il dipartimento di Protezione civile, prima dell'inizio della campagna, organizza riunioni plenarie, alle quali partecipano le amministrazioni statali, le Regioni e le Province autonome per verificare qual è la condizione con cui si apre la campagna di contrasto agli incendi. Anche in occasione dell'ultimo anno dalla Regione Siciliana non sono state avanzate particolari criticità.

NICITA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICITA (PD-IDP). Signor Ministro, devo dichiararmi insoddisfatto, anche facendo riferimento alle sue precedenti risposte sulle alluvioni che hanno riguardato altre Regioni. Qui abbiamo la circostanza - che sia felice o infelice dipende da ulteriori circostanze diverse - che il Presidente della Regione Siciliana in questo caso era lei. Quindi, con riferimento anche alle questioni della prevenzione, sicuramente sappiamo che la competenza regionale, ma nel caso specifico quanto è accaduto, che denunciamo con questa interrogazione, nell'estate 2023 fa riferimento anche alle politiche precedenti. La prevenzione - come lei sa - significa tempo precedente.

Al di là di questo, che non è l'oggetto dell'interrogazione, c'è un punto che, in effetti, solleva questioni importanti, sulle quali io non sono soddisfatto. Il primo è che noi effettivamente abbiamo avuto in un tempo molto rapido, alcuni giorni dopo, una ricognizione in questo caso dalla Regione Siciliana proprio nei giorni successivi agli incendi del luglio 2023. E in effetti ho potuto anche constatare con la presenza personale che alcuni degli incendi importanti che si sono verificati in diverse Province stavano nell'elenco che riguardava diverse province siciliane.

Successivamente, dopo molto tempo, anche per quello che lei ha richiamato, per un problema proprio di comunicazione e di completamento delle richieste, però, come lei sa, Ministro, la cosa che ha lasciato abbastanza sconcertati i siciliani di tutti i colori politici è la circostanza che alcune Province, nelle quali quei forti incendi hanno realizzato danni importanti, non sono state considerate meritevoli della tutela prevista dalla legge.

Ora, nel settore vinicolo e nel settore agricolo ci sono molti imprenditori che hanno avuto danni veramente ingenti dall'incendio e in effetti, a causa di questo, le assicurazioni private che loro stessi pagano glieli hanno riconosciuti. Qui siamo nel caso paradossale che lo Stato (in questo caso, il Governo) non riconosce dei danni che invece i privati riconoscono.

Qui si pone il tema di capire come possiamo velocizzare e rendere più efficiente e più inclusiva tutta la macchina che riguarda l'accertamento dei danni e lo stanziamento dei fondi. Stiamo parlando di fondi stanziati a distanza di più di un anno e mezzo da quando si sono verificati i danni. E soprattutto, sotto il profilo della prevenzione, signor Ministro, che progressi abbiamo fatto effettivamente? Lei ha citato la circostanza che il presidente Schifani sia stato nominato commissario, ma ci ha appena informato che, dopo un mese dalla nomina, è stato realizzato questo piano. Quindi devo immaginare che il contributo del nuovo commissario alla conclusione del piano, in appena tre o quattro settimane, non sia stato determinante.

Quali sono le misure effettive, nuove ed efficaci di prevenzione che sono previste in Sicilia? Questo ancora non è dato sapere. Quello che rende più insicuri i cittadini e le cittadine siciliani è la circostanza che, nel rimpallo burocratico fra Regione e Governo, restano alcuni fatti, cioè imprenditori e famiglie di diverse Province siciliane che non sono stati ristorati rispetto ai danni subiti e informazioni circa i nuovi strumenti di prevenzione che ancora oggi non ci sono.

Abbiamo un'Italia spaccata in due, dalle alluvioni agli incendi negli stessi periodi (come abbiamo visto); c'è forse bisogno di un piano nazionale di prevenzione e di risorse più adeguato nelle diverse Regioni, che tenga conto della fragilità dei nostri sistemi ambientali, ma anche della fragilità dei sistemi economico-sociali che dipendono fortemente dai danni subiti. Ancora oggi queste risposte non le abbiamo avute. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01671 sulle iniziative per il contrasto alla povertà educativa e al fenomeno dell'abbandono scolastico.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

FRASSINETTI, sottosegretario di Stato per l'istruzione e il merito. Senatrice Furlan, il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica sono al centro dell'agenda del Governo, che ha intrapreso finora una molteplicità di azioni, con un impegno di risorse - come si vedrà ­- estremamente rilevante.

Innanzitutto ricordo che, proprio per far fronte alle questioni poste dal presente atto ispettivo, sono stati avviati i piani Agenda Sud e Agenda Nord, che intervengono in modo mirato nelle aree caratterizzate dai maggiori divari educativi, portando in dote più tempo scuola, più docenti, più attività extracurricolari. Grazie a questi piani è stato rimesso al centro il ruolo delle scuole, che hanno attivato, anche in rete con altri enti, istituzioni e associazioni del Terzo settore, azioni di sostegno socio-educativo e psicologico, percorsi informativi personalizzati e orientamento. Tutto ciò con un impiego complessivo di risorse pari a 545 milioni di euro.

Il Ministero ha inoltre promosso un piano per il contrasto alla dispersione scolastica e alla riduzione dei divari territoriali, con un investimento di 750 milioni. Inoltre, per assicurare un effettivo prolungamento del tempo scuola e per dare un'ulteriore capacità attrattiva alle scuole rispetto ai fenomeni di dispersione e povertà educativa, sono stati fatti imponenti investimenti infrastrutturali. Per questo abbiamo destinato risorse ingenti su palestre (890 milioni di euro) e mense (960 milioni di euro), ben oltre gli stanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il contrasto alla dispersione e alla povertà educativa ha richiesto anche interventi mirati in termini di orientamento e di didattica sempre più personalizzata. Da qui i rilevantissimi investimenti con risorse del PNRR in tema di rafforzamento delle discipline STEM (600 milioni di euro) e l'importante innovazione del docente tutor, finanziato con circa 150 milioni di euro per anno scolastico.

Con altri 13 milioni di euro si è intervenuti poi per contrastare uno specifico fenomeno di povertà educativa, quello degli studenti stranieri arrivati in Italia, in favore dei quali è stato disposto un rafforzamento, con docenti dedicati, della loro conoscenza della lingua italiana, precondizione necessaria per ogni efficace percorso scolastico.

Con altri 400 milioni di euro è stato attivato il Piano estate, con il finanziamento di progetti finalizzati a favorire l'aggregazione, l'inclusione, la socialità, l'accoglienza e la vita di gruppo. Inoltre, con il decreto Caivano siamo intervenuti anche per riformare la disciplina relativa alla verifica dell'obbligo di istruzione. Da un lato, abbiamo rafforzato il ruolo del sindaco e del dirigente scolastico, fornendo loro maggiori strumenti preventivi per intercettare le situazioni di disagio; dall'altro, abbiamo modificato il codice penale, elevando le pene connesse all'infrazione relativa all'obbligo di distruzione, che era stata lasciata da anni colpevolmente all'irrisoria misura dell'ammenda fino a 30 euro.

L'insieme delle azioni soprarichiamate, le cui risorse complessive superano i 4 miliardi di euro, sta cominciando a dare i suoi frutti. La dispersione scolastica in Italia, infatti, secondo le previsioni Invalsi, ha raggiunto un minimo storico, scendendo al 9,4 per cento nel 2024; un risultato che supera perfino l'obiettivo fissato dal PNRR, stabilito al 10,2 per cento entro l'anno 2026.

Nel ribadire dunque che il Ministero dell'istruzione e del merito ha attuato - come si è illustrato - iniziative imponenti e concrete per il contrasto alla povertà educativa di respiro ben più ampio rispetto a quanto fatto finora attraverso le sole misure finanziarie con il Fondo per il contrasto alla povertà educativa, voglio comunque far presente che il Governo, a ulteriore riprova della centralità di questo tema nella sua agenda, ha voluto in ogni caso individuare ulteriori risorse per disporre un'ulteriore proroga, avvenuta proprio di recente in sede di conversione al decreto-legge milleproroghe.

FURLAN (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURLAN (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il Ministro, ma non posso dirmi soddisfatta della risposta. Nel nostro Paese ci sono tante e tanti giovani che non studiano e abbandonano precocemente la scuola. Ci sono diverse aree del Paese - mi riferisco soprattutto al Mezzogiorno e anche a quelle interne - dove maggiore è la dispersione scolastica; le aree marginali soffrono maggiormente l'isolamento e la carenza di servizi e chiudono le scuole, perché sono quelle che hanno subito più di altri l'accorpamento e il dimensionamento. Eppure, dovrebbe sapere il Ministro che in molti territori, se chiudono le scuole, muoiono le comunità. In quei territori è maggiore la povertà educativa e molti di più sono le giovani e i giovani in condizioni di svantaggio economico, sociale e personale. In quelle aree l'esistenza della scuola diventa elemento della loro stessa esistenza. I dati ci dicono che negli ultimi anni le differenze e i divari sono aumentati, con un peggioramento del rendimento scolastico, un allargamento delle distanze e le difficoltà di raggiungimento degli obiettivi tra studenti che provengono da aree diverse del Paese, ma anche da quartieri diversi della città.

Questa mia interrogazione nasce dalla notizia sui numeri dell'abbandono scolastico relativi alla Regione Sicilia, dove il 17 per cento dei giovani non prosegue negli studi, non completa il proprio percorso di istruzione e formazione. È un dato allarmante, che non può lasciarci indifferenti e che riguarda da vicino anche altre Regioni del Mezzogiorno e insulari: la Sardegna registra una percentuale del 17,3 per cento, la Campania del 16. Il nostro è tra i Paesi con le percentuali più alte, signor Presidente.

Conosciamo benissimo quali sono i problemi all'origine: lo stretto legame tra povertà economica e povertà educativa, i contesti territoriali e familiari complessi. Nei programmi per il contrasto all'abbandono scolastico è necessario che si tenga conto dei problemi connessi alla scuola e dell'assenza di investimenti. Non vi è traccia nei bilanci e lo stiamo dicendo ormai in tutte le leggi di bilancio che avete approvato.

Non ci sono in questo momento strumenti adeguati per alleviare un'emergenza che attraversa tutto il Paese e tutte le famiglie. Nei territori più fragili non sempre le alunne e gli alunni hanno l'accesso al tempo pieno, soprattutto nel Sud, e alla possibilità di fruire di refezione scolastica. Non è sempre garantita la gratuità del trasporto pubblico o dell'abbonamento e questo fa venir meno anche il diritto alla mobilità per raggiungere i propri istituti scolastici.

Signora Presidente, lo Stato dovrebbe incidere positivamente su queste problematiche e sostenere chi rischia di rimanere indietro. Dovrebbe farsi carico di politiche di sostegno nei confronti di chi non ha possibilità di affrontare nemmeno le spese necessarie alla frequenza (Applausi) e non può permettersi di accedere ad altri servizi scolastici. L'istruzione è quel passaggio che rende concreta l'eguaglianza tra le persone, che permette a ciascuno di formarsi e di crescere, di fare scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa.

Vengo all'altra richiesta, quella relativa al rifinanziamento del fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Grazie all'emendamento del Partito Democratico, a firma della collega Vincenza Rando, quel fondo è stato rifinanziato: è una buona notizia. (Applausi). Sarebbe stato gravissimo se un fondo, che negli otto anni dalla sua istituzione ha consentito di realizzare progetti per oltre mezzo milione di bambini e ragazzi, non fosse stato rifinanziato. Voi rispondete dopo che l'emendamento è passato. (Applausi). Questo è il modo di rispettare anche il Parlamento e i singoli parlamentari.

Non è sufficiente; lo sa benissimo il Ministro, lo sapete tutti voi. Il diritto allo studio per essere esigibile ha bisogno di scelte normative, legislative e finanziamenti ben diversi. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00933 sulla carenza di giudici di pace nel circondario del tribunale di Vicenza.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

DELMASTRO DELLE VEDOVE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signora Presidente, per quanto concerne il personale di magistratura presso l'ufficio di Vicenza, sono effettivamente presenti quattro giudici su nove in organico e presso l'ufficio di Bassano del Grappa è presente un'unità rispetto a cinque dell'organico.

Evidenzio, tuttavia, che l'assegnazione dei giudici onorari nelle sedi di servizio rientra nelle attribuzioni devolute al Consiglio superiore della magistratura, che esula dalla diretta competenza del Ministero della giustizia. Peraltro, in via generale, occorre evidenziare che la disciplina di tale settore della magistratura, realizzata con decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, è tuttora in corso di evoluzione ed è oggetto di un importante intervento normativo per iniziativa del Governo, con riferimento esattamente al contingente cosiddetto ad esaurimento della magistratura onoraria, approvato peraltro alla Camera lo scorso 5 dicembre 2024 e attualmente all'esame proprio della Commissione giustizia del Senato, ove è presente l'onorevole interrogante Zanettin.

Tanto premesso, le revisioni introdotte dopo il 2017 hanno finora inciso, da un lato, sulla disciplina dei magistrati onorari in servizio e, dall'altro, sulla consistenza delle dotazioni organiche. In particolare, in relazione alle piante organiche dei magistrati onorari, il citato decreto legislativo ha stabilito che la dotazione organica dei giudici onorari di pace e dei vice procuratori onorari sia fissato in complessive 6.000 unità, senza individuare specifici contingenti numerici per le due tipologie di incarico onorario.

La norma, peraltro, supera le previgenti disposizioni che individuavano una dotazione organica di 8.000 unità, distinte in 6.000 di giudice di pace onorario e 2.000 di vice procuratore onorario.

Allo stato, quindi, la gestione degli organici del personale della magistratura onoraria resta ancorata alle disposizioni previgenti alla riforma, che rimettono al Ministero della giustizia la competenza per la determinazione delle piante organiche del personale addetto agli uffici del giudice di pace e al Consiglio superiore della magistratura l'individuazione dei contingenti assegnati ai tribunali, giudici onorari di tribunale (GOT), o alle procure, vice procuratori onorari VPO.

Per la determinazione delle piante organiche evidenzio che nell'ambito delle 6.000 unità, per 4.393 unità del contingente a esaurimento sono in corso le procedure di conferma. A gennaio 2025 risultano in servizio 4.200 unità circa di magistrati confermati o da confermare.

Tanto premesso, sull'attuale assetto e sul riparto di attribuzioni tra Ministero e CSM, la rideterminazione della dotazione organica dei GOT e dei VPO potrà essere effettuata solo all'esito delle predette procedure valutative, di esclusiva pertinenza dell'organo di autogoverno della magistratura.

Rispetto invece al personale amministrativo, va anzitutto premesso che l'attuale scopertura media nazionale del personale amministrativo si attesta al 28,7 per cento della pianta organica. Va tuttavia fatto presente che tale pianta organica è relativa solo ed esclusivamente al personale assunto a tempo indeterminato e quindi non tiene conto delle provvidenziali 12.177 unità di personale attualmente presente in ragione dell'assunzione a tempo, viceversa, determinato e legate all'attuazione del PNRR.

A tal proposito, va rimarcato che negli ultimi anni sono state messe in campo importanti politiche di investimento sul personale grazie soprattutto al costante ed efficace impegno profuso da parte di quest'Amministrazione, che ha predisposto un piano assunzionale senza precedenti, teso al raggiungimento dei target di efficienza ed efficacia degli uffici giudiziari, anche grazie alle risorse stanziate dal PNRR.

Nel solo periodo di insediamento del Governo Meloni, cioè negli ultimi due anni, le assunzioni ordinarie sono state pari a 2.843 unità, oltre al reclutamento del personale del PNRR a tempo determinato, pari a 6.427 unità.

Venendo al personale amministrativo del distretto di Venezia, rispetto a una pianta organica di 1.918 unità, sono coperti 1.204 posti, con una percentuale di copertura del 37,2 per cento, quindi superiore a quella nazionale. La percentuale di scopertura scende tuttavia al 15 per cento, fortunatamente, se si tiene conto anche del personale distaccato e comandato e del citato personale assunto a tempo determinato nell'ambito del PNRR.

Nello specifico, relativamente alla situazione del giudice di pace di Bassano del Grappa, a fronte di una dotazione organica di sei unità, prestano servizio quattro risorse, registrandosi così una scopertura del 33 per cento. Quanto alle specifiche vacanze registrate nei vari profili, si registra la scopertura di due posti previsti in organico per il profilo di assistente giudiziario, mentre gli altri profili risultano completamente soddisfatti.

Per quanto concerne la situazione presente all'ufficio del giudice di pace di Vicenza, risultano coperti cinque posti su un organico previsto di dodici, registrandosi una scopertura addirittura del 58 per cento. Risultano scoperti, inoltre, i profili di ausiliario (una vacanza su due posti in organico) e assistente giudiziario (tre su cinque); i profili del cancelliere e dell'operatore giudiziario risultano scoperti, mentre risulta completa la dotazione organica dell'operatore giudiziario.

Ricordo all'onorevole interrogante un fatto, che peraltro conosce abbondantemente: il distretto del Veneto ha sottoscritto, in data 27 giugno 2023, un accordo tra il Ministero della giustizia e la Regione Veneto, al fine, tra l'altro, di assumere forme di collaborazione in tema di selezione e reclutamento del personale e quindi per risolvere l'annoso problema di piante organiche che, soprattutto al Nord, sono più vuote di quanto non lo siano, viceversa, al Centro-Sud. Proprio questa collaborazione con la Regione Veneto dovrebbe rendere possibile il perfezionamento di procedure concorsuali uniche per i reciproci coincidenti fabbisogni della Regione Veneto e degli uffici giudiziari operanti nel Veneto.

In forza della predetta convenzione, il Ministero della giustizia è stato autorizzato a utilizzare per la copertura fino a 100 posti nel profilo di assistente giudiziario, già Area 2-F2, nel distretto della Corte di appello di Venezia, la graduatoria finale di merito relativa al bando di concorso pubblico per la copertura a tempo pieno e indeterminato di 30 posti di collaboratore professionale amministrativo. Dall'utilizzo della graduatoria regionale sono state assunte 69 unità in tutto il distretto.

Sempre nel solco dell'accordo richiamato con la Regione Veneto, è previsto peraltro l'attingimento dalle graduatorie regionali in corso di validità per l'assunzione di 28 conducenti di automezzi nell'intero distretto e allo stato sono state realizzate 22 assunzioni. Non sfuggirà all'onorevole interrogante, come non sfugge al Governo, che si tratta di assunzioni di carattere locale e che quindi si prevede che non vi siano successivamente fughe dal Ministero della giustizia o dal luogo dove sono stati assunti per raggiungere altre sedi. Sono in atto, peraltro, interlocuzioni per l'attingimento dalle graduatorie del Comune di Vicenza per assumere ulteriori unità di personale. Il 23 maggio ultimo scorso sono state approvate le graduatorie relative al bando di mobilità pubblicato ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001 per la copertura complessiva di 107 posti, di cui 74 nell'area assistenti e 33 nell'area funzionari per i distretti di Corte d'appello di Venezia, Bologna, Firenze, Milano, Brescia, Torino, Emilia-Romagna e Toscana, riservato al personale già in servizio presso gli uffici giudiziari in forza di convenzioni stipulate con gli enti regionali.

Per la Regione Veneto, si procederà all'assunzione di 30 unità di area assistenti e di 11 unità di area funzionari. In via generale, per il prossimo futuro si fa presente che in ogni caso dal piano triennale dei fabbisogni di personale 2025-2027, emerge chiaramente l'impegno del Ministero della giustizia volto a sopperire quanto più possibile alle carenze del personale amministrativo che di certo determinerà effetti positivi anche in relazione all'organico degli uffici giudiziari del circondario di Venezia. Le attività di reclutamento previste infatti per il biennio 2025-2027 riguardano circa 12.000 unità di personale, a testimoniare eloquentemente, in termini incontrovertibili, lo sforzo titanico per recuperare scoperture di organico che abbiamo ereditato, tanto del personale amministrativo, quanto del personale di magistratura onoraria. A breve potrà essere bandito, previa autorizzazione del Dipartimento di funzione pubblica, un concorso per un totale di 1.323 unità di assistenti giudiziari.

In relazione, infine, alla disciplina della magistratura onoraria, segnalo il recente intervento normativo contenuto nella legge n. 4 del 2025, che ha portato alla riduzione del termine di durata del tirocinio dei giudici di pace, che quindi fatalmente avrà una ricaduta positiva anche per il distretto, i tribunali e i giudici di pace da lei indicati, perché potranno essere arruolati nel giro di sei mesi, quindi ormai a brevissimo, e non dopo due anni come era previsto originariamente nel dettato normativo.

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Delmastro Delle Vedove per la cortesia, la gentilezza e il garbo con cui - credo per la terza volta in questa legislatura - risponde in merito ai problemi che riguardano, la prima volta il tribunale di Vicenza, la seconda volta il tribunale della Pedemontana e in questa occasione la magistratura onoraria.

Prendo atto degli sforzi titanici dei quali il Sottosegretario ha fatto menzione, ma i dati che ha citato sono anche i miei, quindi non c'è contrasto in quanto il dato è oggettivo. Faccio alcune riflessioni di carattere generale. L'interrogazione l'ho presentata esattamente un anno fa, a febbraio del 2024, e a distanza di un anno la situazione è totalmente identica.

Io sono avvocato, lei signor Sottosegretario, è avvocato, la Presidente è avvocato e ci sono altri avvocati in Aula che stanno ascoltando e i dati che riporto sono dati terra terra dell'avvocato vicentino. Colleghi, signor Presidente, oggi, se un avvocato iscrive una causa davanti al giudice di pace di Vicenza, ottiene la prima udienza a settembre 2026; se invece la iscrive davanti al giudice di pace di Bassano, ottiene un'udienza al novembre 2027. Questi sono i dati aggiornati a ieri. È una situazione assolutamente inaccettabile, è del tutto evidente. Tra l'altro, fra la prima udienza e la successiva udienza endoprocedimentale, passa un termine ulteriore fra i sei e i nove mesi. Evidentemente, quindi, ci sono tanti sforzi ma non è cambiato niente. Speriamo che qualcosa migliori. Diamo atto che c'è una nuova legge sulla magistratura onoraria, la stiamo discutendo in Commissione giustizia.

Credo che tale provvedimento arriverà e sarà definitivamente approvato il mese prossimo, avendo la Commissione già esaurito i lavori.

Per quanto riguarda la questione della competenza del Ministero e del CSM la sua risposta mi sembra un po' pilatesca. È evidente che è il CSM che dà le dotazioni, però se non ci sono a monte i candidati la questione non si risolve. È bene che ci siano queste assunzioni, ma evidentemente dobbiamo fare ancora tanta strada per risolvere i problemi vicentini.

Tra l'altro il tema dei giudici di pace non ha riguardato solo Vicenza perché all'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario il presidente della corte d'appello Citterio ha detto che è un problema generale di tutto il distretto della corte d'appello.

Non posso che prendere atto di quelli che sono gli sforzi del Governo, dichiarare che ci affidiamo al buon cuore perché si arrivi a una soluzione. Se poi aggiungiamo che l'intenzione del Governo, che io capisco, è quella di aumentare anche le competenze dei giudici di pace, questo incrocio di dati (carenze, aumento delle competenze, riordino dei territori) ci preoccupa largamente, anche perché, come abbiamo già avuto modo di discutere, si ipotizza anche l'apertura di questo fantomatico tribunale della Pedemontana, che creerebbe ulteriore disagio in una situazione già disagiata quale è quella attuale. Peraltro come ultima annotazione vorrei dire che il tutto pare anche in controtendenza rispetto a quello che sta per esempio accadendo nell'ambito delle commissioni tributarie provinciali e il progetto di riordino del ministro Giorgetti, in base al quale esse vengono accorpate in modo drastico, sistematico e anche, se mi è consentito l'aggettivo, forse violento. Sulla questione ho presentato di recente anche un'interrogazione perché tra l'altro verrebbe chiusa la commissione tributaria provinciale di Vicenza.

PRESIDENTE. Se non si fanno osservazioni, passiamo ora alla trattazione dell'interrogazione 3-00431 sull'attuazione del Piano italiano d'azione sulla child guarantee, anche se prevista successivamente.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BELLUCCI, vice ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Malpezzi per aver posto all'attenzione del Governo la tematica della tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, in particolare il tema della child guarantee.

L'attenzione da parte del Governo è massima, in particolare proprio in riferimento al piano di azione nazionale della garanzia infanzia, che costituisce uno dei principali strumenti operativi adottati dall'Italia per dare attuazione proprio alla cosiddetta child guarantee. Si tratta di un'iniziativa dell'Unione europea volta a prevenire e contrastare l'esclusione sociale dei minori che versano in situazioni familiari estremamente precarie, di grave deprivazione abitativa o che si trovano anche in strutture di assistenza alternativa, quindi evidentemente minori fuori famiglia, che non hanno dei genitori che se ne possono prendere amorevolmente cura.

Al fine di dare attuazione agli indirizzi nazionali espressi nel piano d'azione che, ricordo, si svilupperà fino al 2030, il Governo ha costituito sin dal suo insediamento, un gruppo di lavoro composto dalla coordinatrice nazionale per l'Italia della garanzia infanzia e dai rappresentanti istituzionali esperti in materia, che ha elaborato delle linee guida per la promozione del benessere e dell'inclusione sociale di preadolescenti e adolescenti.

Le linee guida prevedono in particolare la diffusione di spazi multifunzionali in grado di offrire servizi di ascolto e supporto psicologico, interventi di prevenzione del disagio mentale e della dispersione scolastica, nonché anche azioni mirate in favore di minori a rischio di devianza e anche di dipendenze patologiche.

Il modello di intervento che viene proposto si concretizza in un polo di servizi integrati, dove i giovani possono essere accompagnati in percorsi in grado di facilitare la maturazione e lo sviluppo di competenze personali e sociali utili alla loro crescita individuale, al fine di promuovere l'autonomia, la partecipazione e l'inclusione sociale, nei luoghi fisici delle comunità per adolescenti, per pre-adolescenti, per giovani, dove possono vedere che le istituzioni garantiscono delle opportunità di crescita sana.

Voglio ricordare inoltre che, con decreto interministeriale dell'ottobre 2023, è stata istituita la cabina di regia nazionale con il compito di assicurare il coordinamento interistituzionale per l'attuazione a livello nazionale della garanzia europea per l'infanzia. La cabina di regia, presieduta dalla coordinatrice nazionale della Child Guarantee, è composta da rappresentanti dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, dell'istruzione, della salute, del Dipartimento per le politiche della famiglia, nonché anche della Conferenza Stato-Regione e dell'ANCI. Nell'ambito di tale organismo si sono svolti appositi incontri per l'aggiornamento puntuale delle attività volte alla concreta attuazione della garanzia infanzia e utili alla redazione del primo rapporto biennale di monitoraggio sullo stato di attuazione del piano.

In proposito, è bene evidenziare che l'Italia è stata la prima Nazione europea a presentare, proprio a marzo del 2024, il suddetto rapporto alla Commissione europea. Sottolineo altresì che, per il tramite della coordinatrice nazionale, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali promuove il dialogo costante con la Commissione europea, mediante la partecipazione a incontri istituzionali e a tavoli tecnici incentrati sul monitoraggio e sull'attuazione del piano.

Parallelamente è stata garantita la partecipazione alle riunioni organizzate dall'OCSE, tra cui in particolare quella del 18 ottobre 2024, in corso della quale è stata evidenziata l'importanza di un sistema di raccolta e analisi dei dati, al fine di garantire un efficace monitoraggio delle misure attuate nell'ambito della Child Guarantee, che ovviamente consideriamo come straordinario e quindi di particolare valore.

Segnalo altresì che la verifica dello stato di avanzamento delle misure che hanno un impatto diretto sugli obiettivi della Child Guarantee viene svolta anche attraverso gli incontri in seno al comitato di sorveglianza, che monitora l'attuazione in Italia del Programma nazionale inclusione e lotta alla povertà 2021-2027. Oltre al primo incontro, svoltosi il 19 aprile 2023, nella successiva riunione, che si è tenuta a Napoli il 22 ottobre 2024 alla presenza dei rappresentanti della Commissione europea, degli organismi intermedi, degli enti del terzo settore e di tutti gli stakeholders a vario titolo coinvolti nell'attuazione del programma nazionale inclusione, sono stati illustrati i progressi compiuti e le prospettive future.

Al fine proprio di favorire un efficace scambio fra i Paesi coinvolti, segnalo che lo scorso 31 gennaio si è tenuto un workshop internazionale di apprendimento, a supporto dell'implementazione della Child Guarantee in Portogallo, al quale ha partecipato anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e con un focus sulla governance e gli strumenti di monitoraggio. Nel corso di tale evento l'OCSE ha manifestato l'interesse a condividere le buone pratiche realizzate dall'Italia nella concreta implementazione del piano d'azione, con particolare riferimento proprio alla cabina di regia che è stata istituita dall'Italia quale efficace strumento di governance nazionale e ovviamente di monitoraggio alle azioni predisposte dal piano. All'incontro hanno partecipato anche rappresentanti di questo Ministero, che hanno presentato in maniera dettagliata ai partecipanti stranieri il sistema di governance previsto dall'Italia per la garanzia infanzia, unitamente agli obiettivi e alla struttura del piano di monitoraggio.

Riguardo alle iniziative per l'attuazione del piano d'azione, faccio presente che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato, nel mese di marzo 2024, un avviso pubblico denominato "DesTEENazione - Desideri in azione". Tra l'altro, si tratta di una denominazione che è stata ideata e creata dai ragazzi stessi, in particolare dallo Youth Advisory Board (YAB), che ha partecipato attivamente. Noi li abbiamo ascoltati e poi abbiamo promosso la loro partecipazione attiva, perché le attività devono essere con i giovani e per i giovani; le istituzioni non devono agire su di loro, bensì con loro, fino anche alla predisposizione della denominazione di un'iniziativa come questa, oltretutto rispetto ad un contenuto di un'azione che è stata proposta che era stata richiesta dai giovani stessi. Questa iniziativa è finalizzata a livello territoriale alla sperimentazione di servizi integrati multifunzionali rivolti agli adolescenti tra gli undici e i diciassette anni e ai giovani tra i diciotto e i ventuno anni.

L'aspetto innovativo e la sfida di questa attuazione, che si articola in sette linee di azione integrate, risiedono nell'aver previsto un unico luogo, un unico spazio, un unico centro fisico in cui svolgere diversi servizi, le cosiddette comunità per adolescenti, le comunità giovanili, al fine di fornire una risposta completa e coordinata ai molteplici bisogni di questa fascia di età, tenendo conto della complessità dello sviluppo adolescenziale e della necessità di promuovere relazioni sane con adulti credibili, esperti del settore, e di poter anche favorire ovviamente il rapporto tra pari, tra adolescenti, preadolescenti e giovani adulti.

Il finanziamento dell'avviso pubblico è garantito attraverso un importo totale di 225 milioni di euro, una somma straordinaria messa a disposizione per riempire i vuoti che in quei territori, spesso ad alta povertà educativa e a volte anche con criminalità organizzata, vedono una minor presenza dello Stato e una minor presenza delle opportunità. Questi 225 milioni di euro si suddividono in 200 milioni di euro a valere sul Fondo sociale europeo plus (FSE+) e ulteriori 25 milioni a valere sulle risorse del fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Tali risorse sono riferite a interventi da porre in essere nel periodo 2025-2027 e sono destinate al finanziamento di progetti locali per la realizzazione attualmente di sessanta spazi multifunzionali-comunità giovanili, distribuiti sul territorio nazionale. In questo abbiamo sostenuto la cultura dell'amministrazione condivisa, cioè un'alleanza tra enti locali e privato sociale, Terzo settore, dal momento che nell'avviso stesso è promossa tale modalità d'azione, vista come virtuosa, e perché riteniamo che l'alleanza tra gli enti pubblici e il privato sociale sia una chiave fondamentale per poter arrivare a dare risposte a bisogni così cogenti e così caratterizzati da grande sofferenza che riguarda quei contesti, i più piccoli e i più giovani.

Tra le diverse e ulteriori iniziative sostenute dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, proprio nel solco di quell'amministrazione condivisa che sottolineavo poc'anzi, segnalo un'importante manifestazione di interesse, ulteriore rispetto a quei finanziamenti straordinari, finanziata con 3 milioni di euro a valere sulla priorità 2 della Child Guarantee nel Programma nazionale inclusione e lotta alla povertà 2021-2027. Tale iniziativa è finalizzata alla selezione di enti del Terzo settore per il rafforzamento delle équipe multidisciplinari, quelle che vogliamo che si trovino sempre più all'interno dei servizi sociali, per far sì che gli assistenti sociali non siano lasciati soli a doversi occupare della complessità del disagio in età evolutiva. Ciò ai fini della progettazione e della realizzazione di interventi di inclusione sociale, di integrazione e sostegno alle funzioni genitoriali, nell'ambito del sistema integrato di interventi e servizi sociali rivolti ai nuclei familiari in condizioni di vulnerabilità, al cui interno siano presenti minori nella fascia 0-3 anni.

Un'ulteriore manifestazione di interesse che si aggiunge alle precedenti, per complessivi 2,3 milioni di euro, avviata sempre dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è finalizzata alla selezione di enti del Terzo settore per favorire il superamento delle condizioni di fragilità delle persone di minore età a rischio di povertà e di esclusione sociale, nonché a garantire l'empowerment dell'équipe multidisciplinare composta sicuramente da assistenti sociali, ma anche da psicologi, da educatori, da pedagogisti, operanti nei servizi sociali e negli ambiti territoriali sociali, che dovranno attuare a livello locale le misure previste dagli enti selezionati. Sono le persone che aiutano le persone e ovviamente c'è necessità sempre più di far sì che, all'interno dei servizi sociali e quindi dei contesti territoriali, ci siano figure professionali all'altezza di poter svolgere questo compito. Per questo abbiamo stanziato delle somme straordinarie anche per potenziare i servizi sociali con oltre 300 milioni di euro e quindi nutrire maggiormente la presenza di questi professionisti nei territori.

Evidenzio inoltre l'avviso pubblico nazionale per la presentazione di progetti per l'inclusione e l'integrazione di bambine e bambini, adolescenti rom, sinti e caminanti, finanziato a valere sulla priorità 2 della Child Guarantee.

L'avviso è stato destinato agli ambiti territoriali sociali, sul cui territorio sia presente una significativa comunità di rom, sinti e camminanti, che siano interessati ad attivare un progetto che integri scuola, servizi sociosanitari e ambienti di vita, perché ogni bambino ha il diritto di essere educato, di andare a scuola e di poter maturare una maggiore consapevolezza di sé. Ha il diritto di acquisire degli strumenti per poter vivere la propria esistenza all'interno della comunità, contribuendo alla crescita della comunità, in maniera coesa con i valori della solidarietà e della legalità. Saranno quindi coinvolti in questi progetti almeno quindici minori tra rom, sinti e camminanti, ovviamente per ciascuna attività che verrà svolta, quindi in piccoli gruppi, di età compresa tra i tre e i diciotto anni e per le loro famiglie, perché capiamo che il modello in piccoli gruppi è quello maggiormente efficace per poter dare ascolto e supporto a queste particolari fragilità. La finalità generale del progetto è la riduzione della marginalità estrema, attraverso la promozione di interventi volti all'inclusione sociale e scolastica dei bambini e adolescenti rom, sinti e camminanti e delle loro famiglie.

Concludo ribadendo e sottolineando il massimo e costante impegno da parte del Governo tutto, in particolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali su questi temi, sui quali avremo sempre cura di coinvolgere gli enti del territorio, favorendo l'alleanza virtuosa tra istituzioni, imprese ed enti del terzo settore, affinché maggiori e doverose opportunità siano riconosciute all'infanzia. Noi crediamo sempre che ogni azione sperimentale debba essere integrata dalle istituzioni in piani strutturali. È quello che stiamo facendo costantemente, anche con il fondo della povertà educativa minorile.

Le buone pratiche e i buoni esempi devono diventare modelli strutturali all'interno del panorama nazionale. Siamo convinti che questa sia la strada buona per dare delle risposte a quella povertà educativa che negli anni non ha fatto che aumentare, nonostante gli interventi che sono stati fatti fino ad oggi, nonostante l'impegno di tanti. Evidentemente bisogna cambiare modello.

Questo Governo è qui per riformare le politiche sociali, per dare attenzione all'infanzia, per far sì che quella moltitudine di persone, che erano degli invisibili e che sono persone di minore età, oggi possano essere la priorità di uno Stato all'altezza del proprio compito, quello di dare attenzione ai più fragili, che sono sempre e comunque i minori.

MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALPEZZI (PD-IDP). Signora Presidente, ringrazio la Vice Ministra per la lunga spiegazione e per il tentativo di dare risposta alla nostra interrogazione. Capisco che ci abbia messo tanto tempo nell'esporla.

Questa interrogazione è datata 16 maggio 2023. È così centrale per questo Governo l'attenzione nei confronti dell'infanzia che, per rispondere ad un'interrogazione su una priorità, dal 16 maggio 2023, si presenta il 27 febbraio 2025. Sottolineo questo dato con forza, signora Vice Ministra, perché se ci fosse così tanta attenzione sarebbe stato utile anche per voi, di fronte alla nostra interrogazione, provare a risponderci, non dico nell'immediato, ma in un tempo molto più ragionevole o quantomeno in un tempo capace di corrispondere all'interesse e alla priorità che avete dichiarato rispetto alla situazione della Child Guarantee.

Il tema, signora Vice Ministra, è che la Child Guarantee non nasce con voi. I soldi non sono di questo Governo, come tra l'altro lei ha detto, segnalandolo però una sola volta e non sottolineandolo; tutte le risorse di cui lei ha parlato riguardano il fondo sociale europeo. Quel fondo cubava 635 milioni. Lei fin qui ci ha parlato di 225 milioni, di cui solo 200 da parte di quel fondo e 25 da un altro, sempre europeo. Poi ci ha parlato di due microprogetti di 2 milioni circa a testa.

I calcoli sono importanti e io ho un dubbio ce l'ho. Lei di tutto ha parlato tranne che di quello che era l'elemento molto forte e implementante della Child Guarantee, che riguardava, tra gli obiettivi del piano, l'aumento dei posti a tempo pieno nei nidi, la cancellazione progressiva delle rette, l'aumento del servizio di refezione a scuola, con la progressiva riduzione delle contribuzioni da parte delle famiglie e poi chiaramente tutta quella parte riguardante gli interventi finalizzati a rafforzare il benessere psicosociale di bambini e bambine fin dai primi giorni di vita.

Lei si è concentrata su un tema a me molto caro e che so essere caro anche a lei: l'adolescenza e il disagio che i minori vivono. Il piano, proprio perché approvato dalla Commissione europea, prevedeva anche altro. Di questo altro lei non ci ha parlato, così come non lo ha fatto, quando glielo abbiamo chiesto, il suo collega Fitto, oggi non più Ministro, che in Europa svolge un ruolo importante.

A queste interrogazioni, che in questi due anni abbiamo continuato a presentare in tutti e due i rami del Parlamento, voi avete risposto per la prima volta oggi e comunque in modalità parziale. L'aspetto che riguarda l'infanzia non l'avete toccato. Signora Vice Ministra, lei parla con il labiale che io continuo a leggere bene, perché ho fatto la professoressa agli adolescenti per tanti anni e per me era importante capire cosa si dicevano. Se lei mi dice che non è vero, allora le dico di tornare la prossima volta, prendersi ancora più tempo e raccontarci bene e definitivamente cosa è successo ai posti nei nidi, alla loro gratuità e a quella dei servizi mensa che la Child Guarantee metteva in evidenza. (Applausi).

Lei è venuta qua e ci ha parlato dei dati OCSE. Le segnalo che eravamo anche noi a Parigi in quei giorni ad ascoltare quei dati. Ci sono ben chiari i dati che, oltretutto, non sono prodotti dal Governo italiano, ma dall'OCSE. Il Governo italiano dovrebbe prendere questi dati e utilizzarli per fare le politiche. L'Esecutivo non ha fatto ciò; se lo avesse fatto, quei soldi sarebbero stati concentrati - guarda caso - proprio sulla fascia di età zero-tre anni, che è quella in cui noi siamo carenti.

Vice Ministra, lei sa benissimo cosa è stato fatto durante l'ultima legge di bilancio: addirittura avete abbassato la media regionale dei posti nei nidi, che noi avevamo portato a 25 e per voi è 15. Avete impedito qualsiasi fase di implementazione. Andate a Parigi a studiare i dati OCSE, ma mi chiedo cosa ne capite. Onestamente mi aspettavo, se non altro, una presa in carico del problema. Glielo ripeto: c'eravamo anche noi e abbiamo preso in mano quei dati.

Ci avete parlato della governance e sono contenta di avere un quadro della governance possibile. Le segnalo, però, che a settembre non solo questa governance non era pronta, ma non erano stati contattati ancora i vecchi esponenti della cabina di regia rispetto ad eventuali sostituzioni. Non si sapeva assolutamente niente. Noi siamo stati sollecitati da chi faceva parte della cabina di regia precedente perché, pur essendo esponenti del terzo settore, ma, guarda caso, tutti legati al tema infanzia, non sapevano di che morte morire perché nessuno li aveva più contattati. C'era stato il deserto.

La domanda che le poniamo è la seguente: se avete lavorato così tanto, con chi lo avete fatto in quei mesi se quella cabina di regia non è stata più contattata e l'unica cosa che avete fatto è stato sostituire chi la guidava? Tra l'altro dopo delle dimissioni, assolutamente dignitose, di Anna Maria Serafini, che si era resa conto che il suo compito - guarda caso proprio legato all'infanzia - doveva terminare lì.

Signora Vice Ministra, la prima cosa che avrebbe dovuto fare, di fronte alla nostra interrogazione, era portarci le scuse del Governo per il ritardo della risposta. Glielo segnalo perché l'atto di sindacato ispettivo è una competenza di controllo che i parlamentari hanno. Se il Governo non risponde in tempo, gli inadempienti non sono i parlamentari che pongono le domande e le questioni; inadempiente è il Governo che non dà risposte ai rappresentanti dei cittadini che, in Parlamento, controllano il vostro lavoro non per una mancanza di fiducia, ma per una volontà di collaborare.

Proprio a questo proposito, le dico che il nuovo piano, gli aggiustamenti o le modifiche che avete fatto non sono stati presentati a questo Parlamento in alcuna sede e neppure nella Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, che forse potrebbe essere uno dei luoghi deputati, oltre alle Commissioni competenti.

Capisco la vostra difficoltà: è la stessa, Vice Ministra, che ha spinto lei qualche settimana fa a fare un accorato appello attraverso una lettera pubblicata sui giornali, dicendo che nessuno si doveva preoccupare per il Fondo per la povertà educativa, perché comunque i soldi c'erano e il fatto di non averlo rifinanziato nel mese di dicembre con la legge di bilancio non sarebbe mai stato un problema, perché intanto c'erano altri soldi. Peccato che il Governo si sia visto poi costretto a dare parere favorevole a un emendamento di maggioranza e opposizione - ci tengo a precisare che è stato fatto un lavoro trasversale - e a trovare dei soldi non per rimpinguarlo, perché quelli non li avete trovati, ma per consentire quello che chiedeva quel Terzo settore che lei qui ha citato cinquanta volte e di cui lei, con quella lettera, ha negato invece l'importanza e il valore.

Sono assolutamente contenta di ascoltare interventi così pieni anche di entusiasmo e passione sul tema, che lei ha, ma le chiedo di provare a tenere un po' più i piedi per terra e a lavorare insieme, perché questa opposizione è qui, soprattutto su questi temi, non per cercare di ostacolarvi, ma per dirvi che, laddove non fate qualcosa, dovreste forse fare di più. (Applausi).

PRESIDENTE. Seguono le interrogazioni 3-01210 e 3-01472 sulla carenza di organico dell'ufficio del giudice di pace di Torino.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente a tali interrogazioni.

DELMASTRO DELLE VEDOVE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, le interrogazioni in esame, in effetti, hanno entrambe a oggetto la situazione del giudice di pace di Torino con riferimento agli organici tanto della magistratura onoraria, quanto del personale amministrativo. Chiedo scusa se sfiorerò quasi la petulanza nel ripetere i medesimi dati della fotografia del dato nazionale che ho ripetuto prima, ma credo che sia un atto doveroso di rispetto nei confronti delle funzioni del Senato e degli onorevoli interroganti.

Per quanto concerne il personale di magistratura presso l'ufficio di Torino, si riscontra effettivamente la scopertura di organico evidenziata nell'atto di sindacato ispettivo, ma questo profilo esula dalla diretta competenza del Ministero della giustizia, atteso che l'assegnazione dei giudici onorari alle sedi di servizio, come è fatto notorio, è attribuzione devoluta esclusivamente al Consiglio superiore della magistratura. Peraltro, in via generale, occorre evidenziare che la disciplina di tale settore della magistratura, realizzata a suo tempo con il decreto legislativo n. 116 del 2017, come è noto, è in corso di evoluzione ed è oggetto di un importantissimo intervento normativo per iniziativa del Governo, con riferimento al cosiddetto contingente a esaurimento della magistratura onoraria, approvato peraltro dalla Camera lo scorso 5 dicembre 2024 e, come è noto, attualmente in sede di esame presso la Commissione giustizia del Senato.

Tanto premesso, le revisioni introdotte dopo il 2017 hanno finora inciso - da un lato - sulla disciplina dei magistrati onorari in servizio e non è oggetto specifico delle interrogazioni e - dall'altro - però sulla consistenza delle relative dotazioni organiche e questo, invece, incide, ancorché indirettamente, sulle interrogazioni a cui devo rispondere. In particolare, in relazione alle piante organiche dei magistrati onorari, il citato decreto legislativo del 2017 ha stabilito che la dotazione organica dei giudici onorari di pace e dei vice procuratori onorari sia fissata in complessive 6.000 unità, senza individuare specifici contingenti numerici per le due tipologie di incarico onorario. La norma, quindi, superava le previgenti disposizioni che individuavano una dotazione complessiva di 8.000 unità distinte in 6.000 per quanto riguarda la funzione del giudice onorario di pace (GOP) e in 2.000 per quanto riguarda la funzione del vice procuratore onorario (VPO).

La gestione degli organici del personale della magistratura onoraria, quindi, resta ancorata alle disposizioni previgenti alla riforma, che rimettono al Ministero della giustizia la competenza per la determinazione delle piante organiche e al Consiglio superiore della magistratura l'individuazione dei contingenti assegnati ai tribunali per quanto riguarda evidentemente il giudice onorario di tribunale (GOT) e alle procure per quanto riguarda i VPO.

Per la determinazione delle piante organiche evidenzio che nell'ambito delle 6.000 unità, ridotte dal decreto legislativo n. 116 del 2017, per 4.393 unità del contingente ad esaurimento sono in corso le procedure di conferma. A gennaio 2025 risultavano in servizio 4.200 unità circa di magistrati confermati o da riconfermare.

Tanto premesso, sull'attuale assetto e sulla ripartizione di attribuzione tra Ministero e CSM, la rideterminazione della pianta organica dei GOP e dei VPO potrà essere effettuata solo all'esito delle predette procedure valutative di esclusiva pertinenza dell'autogoverno della magistratura.

Rispetto invece al personale amministrativo, va innanzitutto premesso che l'attuale scoperta media nazionale del personale amministrativo si attesta, come dicevo prima, al 28,7 per cento della pianta organica. Esattamente come dicevo prima, va tuttavia tenuto presente che tale pianta organica è relativa al personale assunto a tempo indeterminato e quindi non tiene conto delle 12.177 unità di personale attualmente assunte a tempo determinato e relative agli obiettivi del PNRR. A tale proposito, va ulteriormente rimarcato che negli ultimi anni sono state messe in campo importanti politiche di investimento sul personale grazie soprattutto al costante ed efficace impegno profuso proprio in questa materia da parte del Ministero che ha predisposto un piano assunzionale senza precedenti, teso al raggiungimento dei target di efficienza e di efficacia degli uffici giudiziari, contestualmente ai traguardi del PNRR.

Nel solo periodo dell'insediamento del Governo Meloni, infatti, cioè negli ultimi due anni, le assunzioni ordinarie sono state pari a 2.843 unità, oltre al reclutamento del personale del PNRR a tempo determinato per 6.247 unità.

Venendo viceversa al personale amministrativo presente presso il distretto di Torino, rispetto ad una pianta organica di 2.627 unità, sono coperti 1.623 posti, con una percentuale quindi di scopertura pari al 38 per cento. La percentuale di scopertura, tuttavia, se si considera il personale assunto non a tempo determinato, cui facevo riferimento prima, scende al 21 per cento.

Relativamente alla situazione presente all'ufficio del giudice di pace di Torino, a fronte di una dotazione organica di 77 unità, prestano servizio 47 risorse, registrandosi così una scopertura del 39 per cento. La posizione dirigenziale risulta scoperta ed è stata pubblicata nella procedura di interpello del 2 dicembre ultimo scorso ed è in fase istruttoria.

Le specifiche vacanze registrate nei vari profili interessano prevalentemente le figure professionali di ausiliario (12 vacanze su 16), assistenti giudiziari (6 vacanze su 17), cancelliere (16 vacanze su 28), operatore giudiziario (2 vacanze su 10). L'ufficio in esame nel periodo considerato, inoltre, ha beneficiato dell'assunzione di tre assistenti giudiziari derivanti dallo scorrimento della graduatoria del concorso per la riforma della pubblica amministrazione del Mezzogiorno (RIPAM) per la selezione di 2.293 unità su 12 posti messi a disposizione dell'ufficio.

Inoltre il Ministero della giustizia, come per la regione Piemonte nel distretto di Torino, così per la regione Veneto, ha stipulato un importante accordo quadro con la regione Piemonte, che prevede forme di collaborazione in materia di reclutamento del personale, in base alle quali sono state avviate interlocuzioni con gli uffici territoriali della città di Torino, propedeutiche alla possibilità di scorrimento di graduatorie locali che dovrebbe garantire, come dicevo prima, la permanenza in sede del personale assunto e non la richiesta legittima di trasferimento verso casa di personale invece assunto tramite concorso e graduatorie nazionali.

Segnalo inoltre che il 23 maggio scorso sono state approvate le graduatorie relative al bando di mobilità pubblicato, ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001, per la copertura completi complessivi 107 posti, di cui 74 nell'area degli assistenti, 33 nell'area di funzionari per i distretti della corte d'appello di Venezia, Bologna, Firenze, Milano, Brescia, Torino, Emilia-Romagna e Toscana. Ha riservato il personale già in servizio presso gli uffici giudiziari in forza di convenzione stipulata con gli enti regionali e o in forza di leggi regionali.

In tale ambito, per la Regione Piemonte si procederà all'assunzione di due unità nell'area assistenti e una nell'area funzionari.

In via generale, per il prossimo futuro si fa presente - come già detto prima - che il piano triennale dei fabbisogni del personale 2025-2027 fa emergere evidentemente in termini solari e incontrovertibili l'impegno del Ministero volto a sopperire quanto più possibile alle ataviche ed ereditate carenze di personale amministrativo, che di certo determinerà effetti positivi anche sul distretto indicato nelle interrogazioni. L'attività di reclutamento prevista infatti nel piano triennale dei fabbisogni 2025-2027 riguarda 12.000 unità di personale amministrativo. A breve potrà essere peraltro bandito, previa autorizzazione del Dipartimento della funzione pubblica, un concorso per 1.323 assistenti giudiziari, nonché un concorso per l'assunzione di altre 54 unità di dirigenti di seconda fascia. È fatto notorio che purtroppo le procedure concorsuali non abbiano i tempi della bacchetta magica, sia che governi il centrodestra, sia che governi il centrosinistra. Questo dà la dimensione dell'impegno, pur con i tempi necessari.

Quanto infine alla misura normativa correttamente prospettata nelle interrogazioni, relativa alla riduzione del tirocinio, faccio presente che questa è stata proprio un'iniziativa del Governo e che è stata inserita nel decreto-legge n. 178 del 2024, recante misure urgenti in materia di giustizia, ora definitivamente convertito in legge 23 gennaio 2025, n. 4. Ovviamente, per non mancare di onestà intellettuale, l'interrogazione è decisamente precedente a quando abbiamo fatto l'intervento normativo, però mi piace dire che il Governo su quel versante è intervenuto e ci attendiamo fatali esiti positivi, atteso che, al posto di attendere due anni di tirocinio per riassegnare i giudici onorari, si attenderanno sei mesi di tirocinio per riassegnarli.

Quindi, pur riconoscendo che l'interrogazione era decisamente antecedente all'intervento governativo, l'intervento governativo sul punto vi è stato.

BAZOLI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BAZOLI (PD-IDP). Signora Presidente, ringrazio il Sottosegretario per la sua risposta, anche se devo dire che, al pari del senatore Zanettin, non sono molto soddisfatto. Noi qui stiamo parlando di un problema che certamente lei conosce molto bene, quello della condizione drammatica in cui versano i nostri giudici di pace in questo momento, che riguarda il distretto di Torino - oggetto di questa interrogazione della collega Rossomando, alla quale replico in sua vece - ma anche tutto il territorio nazionale. Penso che ci siano interrogazioni che riguardano qualunque distretto italiano; ne ho presentata una anche io, che riguarda il distretto di Brescia, nel quale la scopertura dell'organico dei giudici di pace è pari al 71 per cento.

Vorrei ricordare che i giudici di pace hanno competenza su circa un terzo del monte totale delle controversie civili; cioè due terzi sono di competenza dei giudici ordinari e un terzo dei giudici di pace. Quindi stiamo parlando di un giudice che ha un ruolo fondamentale nella gestione della giustizia di prossimità, ma anche delle cause magari più frequenti, che interessano di più le persone che raramente hanno a che fare con la giustizia, ma che spesso invece sono costrette a rivolgersi ai giudici di pace proprio per controversie di carattere minore dal punto di vista del contenuto economico, ma che ovviamente per i cittadini sono molto importanti.

Ora, i dati drammatici della condizione dei giudici di pace dicono che tutti gli uffici sono scoperti in maniera clamorosa.

Secondo gli ultimi dati che abbiamo noi, l'ufficio del giudice pace di Torino ha 13 giudici sui 120 che dovrebbero essere operativi - lo sottolineo ­- e questo era il dato che era contenuto nell'interrogazione. In tutta Italia i giudici in servizio, secondo gli ultimi dati del CSM - almeno, stando a quelli che abbiamo reperito - sono circa il 35 per cento del totale, ossia un terzo. Questo significa che per due terzi gli uffici dei giudici di pace sono scoperti. Ciò ovviamente rappresenta una condizione drammatica.

Le risposte che lei ci ha dato sono le seguenti: in primo luogo, deve pensarci il CSM a dislocare i giudici, ma se i giudici non ci sono, il CSM non può fare i salti mortali. Il problema è il numero di giudici. Poi ci ha detto che è stato fatto un importante provvedimento sulla magistratura onoraria, che abbiamo in Commissione in questo momento. Anche noi condividiamo che sia un intervento importante e che poteva essere fatto un po' meglio, perché ha creato un po' di disparità tra magistrati onorari a tempo pieno e magistrati onorari a tempo parziale, ma non è questa la sede di discussione. Anche questo è però un intervento che non produce effetti sul numero dei giudici di pace che sono assegnati agli uffici e che oggi è il problema numero uno che abbiamo di fronte.

Lei giustamente ha ricordato che l'interrogazione era antecedente al provvedimento che è stato fatto e ha ricordato che è stato fatto quel provvedimento che ha ridotto il tempo di tirocinio dei magistrati affidati all'ufficio del giudice di pace da due anni e sei mesi, e che questo consentirà una boccata d'ossigeno. Ciò va incontro anche ad alcune richieste che ha fatto l'opposizione ripetutamente: ricordo un emendamento proprio a firma della senatrice Rossomando, che chiedeva che si riducesse questo termine. Anche questa però è una boccata d'ossigeno che non risolve il problema. Se consideriamo che avremo un aumento delle competenze dei giudici di pace - perché questa è la prospettiva verso la quale stiamo andando - e quindi un aumento del numero di cause assegnate agli uffici dei giudici di pace, penso che questa sia un'emergenza della quale il Governo deve occuparsi in maniera un po' più fattiva. Non basta dire che è stata fatta quella modifica normativa; non basta raccontare delle assunzioni che si stanno cercando di fare per gli uffici amministrativi e quindi per il personale amministrativo dei giudici di pace. Occorre, credo, anche un esercizio straordinario di reclutamento di giudici che devono andare a coprire le carenze, altrimenti la giustizia, quella che non si vede nelle statistiche, ma che interessa i cittadini comuni, continuerà a funzionare molto male. Questa credo che sia una grave responsabilità. (Applausi).

FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario, anche perché dopo due anni e mezzo è la mia prima risposta ad un'interrogazione, non soltanto sua, ma di questo Governo, quindi è un momento di grande emozione da parte della sottoscritta. Come ricordava prima la collega Malpezzi, interroghiamo il Governo non per cattiveria, ma per avere un'interlocuzione. Noi rappresentiamo i cittadini come li rappresentate anche voi. Evidentemente, ci sono problemi che vogliamo sottolineare e avere risposte non è una cortesia istituzionale, ma un dovere istituzionale.

È una fatalità, collega Rossomando, che abbiamo fatto la stessa interrogazione sui giudici di pace, visto che eravamo tutte e due all'inaugurazione dell'anno giudiziario e c'è stata la denuncia fatta dagli avvocati di una carenza strutturale sottolineata dai numeri impietosi, che anche lei, anche se velocemente, ha detto, quindi ha interiorizzato quanto sia drammatica la situazione. C'è un punto però nel quale la sua ricostruzione difetta. Al netto della divisione di competenze tra CSM e Ministero della giustizia, al netto di tutto questo, vengono prospettate delle competenze ormai sempre più rilevanti che i giudici di pace hanno: tutte le questioni relative alle cause condominiali, tutte le cause relative agli immobili, tutte le cause non superiori a 100.000 euro. Abbiamo presentato nel milleproroghe una richiesta di proroga, cioè che l'aumento delle competenze dei giudici di pace venisse prorogato in attesa di una migliore gestione di un servizio che non in questo momento non c'è.

Lo ha ricordato prima il collega Zanettin: quando uno iscrive una causa, quando incomincia la prima udienza? Allora abbiamo voglia di dire che la giustizia dev'essere giusta e vicina ai cittadini, soprattutto se poi, quando uno chiede giustizia, questa giustizia gli viene negata nei fatti, con numeri e lungaggini che non hanno senso?

Prendiamo atto che, a differenza di quello che sottolineava la collega Malpezzi, noi tutto sommato abbiamo avuto una risposta in tempi più o meno rapidi: la collega Rossomando ha presentato l'interrogazione a giugno del 2024, io a novembre 2024 e siamo a febbraio 2025. La ringrazio per averci concesso questa risposta e anche per aver preso spunto magari da queste interrogazioni per abbreviare il periodo di tirocinio per i giudici di pace. Delle due l'una, però: se continuiamo a dare delle responsabilità così importanti per la giustizia dei cittadini ad alcune persone o i numeri tornano oppure dobbiamo ripensare all'intero istituto e rivalutare una definizione nuova di giustizia civile.

Parliamo sempre di penale, perché poi è quello che i cittadini amano di più sentir raccontare, ma il vero dramma di questo Paese è la giustizia civile, perché rende anche il Paese meno competitivo. Lei sa benissimo che la prima cosa che chiede un'impresa straniera quando investe nel nostro Paese è in quanti tempi una causa, qualora dovessero nascere delle cause, viene esplicitata: questo è un grande freno per l'attrazione. Guardi, non ce ne sono altri, perché anche sulle infrastrutture forse gli investitori possono chiudere un occhio, ma non sulla giustizia, soprattutto se sono aziende anglosassoni. Lei lo sa benissimo: avendo le aziende anglosassoni il meccanismo della transazione, questo è un grandissimo freno.

Allora, visto che penso che la giustizia non abbia un colore politico, ma ritengo che la soluzione dei problemi sia di tutti, mettiamoci intorno a un tavolo e troviamo una nuova definizione dei compiti, altrimenti veramente la vecchietta o il cittadino che sono meno strutturati ad attendere anni e magari pensano solamente ad avere una giustizia più umana finiscono per essere scornati e delusi dallo Stato. A questo punto glielo dico, perché lei è anche avvocato, non fa più distinzione se il Ministro è di destra o di sinistra; il cittadino prova sconforto nei confronti dello Stato che non gli è venuto in aiuto. Penso che sia arrivato il tempo anche per mettere il punto a un istituto che forse dev'essere rivisto. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01687 sul sistema di rilevazione dei danni da eventi climatici ai terreni agricoli sugli Appennini.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

LA PIETRA, sottosegretario di Stato per l'agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Signor Presidente, onorevoli senatori, com'è noto, il fondo mutualistico nazionale AgriCat è stato istituito con la legge n. 234 del 30 dicembre 2021, nell'ambito della programmazione PAC 2023-2027 ed è disciplinato dal Piano strategico nazionale della PAC (PSP) e dai decreti attuativi del MASAF che ne delineano le competenze, le modalità di funzionamento e gli ambiti attuativi per ciascun anno civile.

La finalità perseguita dal legislatore era quella di dimostrare che l'Italia potesse dotarsi di un fondo operativo dopo un periodo di sperimentazione che consentisse l'introduzione nel sistema di gestione del rischio in agricoltura di una copertura mutualistica di base, estesa a tutte le aziende agricole percettrici di pagamenti diretti contro i danni alle produzioni agricole causate da eventi atmosferici di natura catastrofale: gelo e brina, siccità, alluvione. Il fondo ha iniziato a operare il 1° gennaio 2023.

Al riguardo occorre premettere che, ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, convertito con la legge 31 luglio 2023, n. 100, le imprese agricole che hanno subìto danni eccezionali a seguito degli eventi alluvionali del maggio 2023 e che, al verificarsi dell'evento, non beneficiavano della copertura recata da polizze assicurative a copertura del rischio alluvione, avrebbero potuto accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99 (Fondo di solidarietà nazionale).

Lo stesso articolo ha previsto una dotazione finanziaria del Fondo di solidarietà nazionale pari a 100 milioni di euro, di cui 50 milioni destinati all'incremento della dotazione del Fondo mutualistico nazionale (fondo AgriCat) e 50 milioni di euro destinati alle Regioni, sulla base dei fabbisogni comunicati per il ristoro dei danni alle produzioni zootecniche, alle strutture aziendali e alle infrastrutture interaziendali. In particolare, a favore della Regione Emilia-Romagna è stata erogata la somma complessiva di euro 48.200.648,38 da destinare agli interventi di ripristino delle strutture aziendali e per i danni alle produzioni zootecniche, compresa l'apicoltura. La Regione ha comunicato di aver ricevuto 433 domande per un importo richiesto di circa 65 milioni di euro.

Per i danni subiti alle produzioni vegetali, il soggetto gestore del fondo AgriCat è intervenuto per l'erogazione degli aiuti a favore delle imprese agricole. Tuttavia, le regole di funzionamento del fondo non hanno consentito il pagamento dei danni da frane, in quanto il fondo AgriCat, così come stabilito dal relativo statuto, può essere attivato solo a fronte di danni catastrofali (siccità, alluvioni e gelate, dove la definizione di alluvione è limitata alle aree sommerse temporaneamente dall'acqua).

Per superare questa criticità, il decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, convertito con legge 12 luglio 2024, n. 101, ha previsto che, relativamente agli interventi per far fronte ai danni alla produzione agricola causati da frane, il soggetto gestore del fondo AgriCat trasmetta alle Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche le denunce di danno ricevute alla data di entrata in vigore della disposizione citata. Con la stessa norma è stata stanziata la somma di 8 milioni di euro per finanziare l'intervento.

Successivamente, sulla base dei risultati dell'istruttoria delle domande presentate e degli importi ammessi al sostegno da parte delle Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche, con decreto ministeriale del 12 settembre 2024 si è proceduto al riparto di euro 2.756.917,51, di cui euro 2.179.873,04 assegnati alla Regione Emilia-Romagna. Peraltro, è stato concordato con le Regioni che eventuali ulteriori fabbisogni di spesa che dovessero emergere a seguito di riesami attivati sulle domande presentate potranno essere oggetto di ulteriori assegnazioni nei limiti della somma stanziata dalla legge n. 101 del 2024.

Per quanto appena detto, confermo che anche i danni causati dalle frane alle produzioni agricole sono oggetto di ristoro.

Infine, rappresento che per la calamità 2023 la società che gestisce il fondo AgriCat, prima di inviare le istruttorie tecniche ad Agea, titolare del procedimento liquidativo, ha inviato 19.500 comunicazioni di esito delle strutture tecniche, riservando agli imprenditori il tempo per la presentazione di eventuali istanze di riesame. Alle ore 24 del 18 febbraio scorso, termine ultimo per la presentazione delle istanze di riesame, ne risultano pervenute circa 600, pari al 3 per cento del totale delle comunicazioni inviate che risultano attualmente in valutazione. Le comunicazioni per le quali non è stata presentata istanza di riesame saranno soggette a comunicazione definitiva di rigetto. Le denunce di sinistro ammesse a risarcimento, pari a circa 11.700, saranno trasmesse ad Agea per la procedura di liquidazione. A seguire inizieranno i lavori per il calcolo di risarcimento 2024, che saranno valutati sulla base di quanto disposto dal Piano di gestione dei rischi in agricoltura per il 2024.

È opportuno evidenziare che per la calamità 2024 non sussiste alcun ritardo, in quanto il calcolo dei risarcimenti, per la normativa vigente, deve prendere in considerazione le perizie di danno redatte dai periti di assicurazione che sono ancora in corso di liquidazione.

NATURALE (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NATURALE (M5S). Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario La Pietra per la risposta, che chiaramente rappresenta lo stato delle cose, che è insoddisfacente per gli agricoltori. L'interrogazione mia e dei miei colleghi vuol essere proprio una denuncia rispetto a quanto, nei fatti, questo piano di gestione del rischio appena menzionato in chiosa alla sua risposta, abbia introdotto modifiche agli storici coefficienti di calcolo dei contributi che ha generato costi assicurativi insostenibili. Gli agricoltori sono ormai costantemente sotto lo scacco di questi eventi catastrofali e di conseguenza per portare avanti un lavoro come quello agricolo, che deve sicuramente affrontare rischi di impresa che non sono assolutamente paragonabili a quelli delle altre attività, ci vuole un sostegno certo alla ripresa dell'attività. In AgriCat si sperava che ci fosse un sostegno per chi ha accesso ai fondi europei della PAC, infatti AgriCat prende i fondi dall'Europa. Si tratta di un'assicurazione base su cui gli agricoltori volevano vedere interventi che dessero risultati utili e invece le critiche e le polemiche sono davvero tante, perché come ho appena detto i costi nelle assicurazioni sono un'altra tassa a cui gli agricoltori devono far fronte e che si aggiunge alla criticità sollevata dai danni generati dalle crisi climatiche che stiamo vivendo.

L'agricoltore a gran voce chiede chiarezza anche rispetto alla funzionalità del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), che deve gestire i dati, un portale che nei fatti è molto complesso e che stenta a partire, creando questa sorta di confusione anche negli operatori dei Centri autorizzati di assistenza agricola (CAA), che non riescono neanche a fare da tramite tra il SIAN e gli agricoltori, che sono sottoposti a un'attesa troppo lunga per poi trovarsi di fronte a finanziamenti risibili. C'è chi ha già nostalgia della precedente forma assicurativa, che dava comunque un aiuto diretto per i danni da calamità naturale o comunque da eventi catastrofali. Volendo portare avanti questo sistema, che sicuramente in teoria potrebbe superare la ritrosia degli agricoltori ad assicurarsi nella loro volontà di evitare un ulteriore costo, come prima sottolineato, è necessario che questo provvedimento funzioni.

L'alert di questa mia interrogazione è proprio nel senso di dare un segnale più concreto agli agricoltori, specialmente in aree che sono state distrutte dalle alluvioni, come l'Emilia-Romagna. Questa interrogazione è stata ripresentata e comunque sostenuta anche dal collega Croatti che, nel suo territorio, ha vissuto in prima persona questi danni e quindi era evidente che anche le frane derivate dalle alluvioni, certo non da altro, dovessero essere contemplate in questi risarcimenti, in quanto la Regione ripristina i territori soggetti a frane, ma l'aiuto all'agricoltore doveva essere comunque attenzionato da questo sistema, con il quale gli agricoltori si confrontano e sul quale vogliono certezze. Parliamo di rigenerazione, di tanti investimenti che gli agricoltori devono fare, di una nuova impronta che bisogna dare ai giovani, facendo un cambio generazionale, ma se l'agricoltura non ha un punto fermo e solido che possa dare certezza per un futuro, alla fine non stiamo parlando di nulla.

La risposta oggi è stata un quadro d'insieme su come funziona l'AgriCat, ma la richiesta resta quella costante per un suo migliore funzionamento e perché gli agricoltori abbiano un punto fermo. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01445 sulla mancata assunzione degli idonei al concorso per archivisti presso il Ministero della cultura.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BELLUCCI, vice ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signora Presidente, ringrazio la senatrice Cecilia D'Elia per il quesito posto che dà l'opportunità di rappresentare quanto segue. Giova anzitutto premettere che, con riferimento alla selezione concorsuale già richiamata, volta al reclutamento di professionalità specifiche e segnatamente di 518 unità di personale di qualifica non dirigenziale da inquadrare nell'area terza, nei ruoli del Ministero della cultura, ad eccezione della Provincia di Bolzano, quest'amministrazione, successivamente alla pubblicazione della graduatoria di merito relativa ad alcune figure professionali oggetto di reclutamento, ha assicurato nel corso dell'annualità 2024 l'immissione in ruolo di tutti i candidati vincitori, nonché dei candidati ivi ricollocati in posizione di idoneità. Ciò nei limiti della vigente dotazione organica di questo Dicastero e dunque di oltre 600 unità di personale nelle posizioni di funzionario paleontologo, funzionario demo-etno-antropologo, funzionario bibliotecario, funzionario restauratore conservatore, funzionario architetto, funzionario storico dell'arte e funzionario archeologo.

Per quanto concerne la conclusione della procedura assunzionale relativa ai candidati vincitori con riferimento al codice 01, funzionario archivista di Stato, occorre specificare che la relativa graduatoria è stata pubblicata il 20 novembre 2024 ed è stata oggetto di ricorso giudiziale presentato innanzi al tribunale amministrativo del Lazio contro la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero della cultura, Formez PA e la commissione interministeriale Ripam. Enti questi ultimi deputati alla valutazione delle prove concorsuali.

Il Tar, con ordinanza pubblicata in data 30 gennaio 2025, n. 00667, accoglieva la domanda cautelare di sospensione della graduatoria con integrazione del contraddittorio, con relativi oneri di pubblicazione da parte delle amministrazioni e fissava la trattazione nel merito all'udienza del 20 maggio 2025.

Per le ragioni esposte, stanti il giudizio amministrativo pendente e la richiamata de qua, ordinanza è inibito all'amministrazione qualsiasi atto inerente alla procedura concorsuale in oggetto e pertanto dovranno attendersi gli esiti giudiziari.

D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il vice ministro per avere risposto di intesa col Mic a questa interrogazione. L'interrogazione è datata 5 novembre 2024 e, come lei ha detto nella risposta, una ventina di giorni dopo veniva finalmente pubblicata la graduatoria di questo concorso, che, lo voglio ricordare, è stato bandito a novembre 2022; non riguardava solo gli archivisti, ma in particolare noi volevamo mettere in evidenza la lentezza con cui procedeva il concorso relativo a questa figura. È stato bandito nel 2022, nel maggio dell'anno dopo si sono fatti gli esami scritti, a settembre gli orali e sembrava che fosse pronto a fine dicembre 2023, con 340 idonei e mancava la pubblicazione della graduatoria.

Un anno dopo, quindi a due anni dal concorso, ancora mancava la pubblicazione della graduatoria e la sottoscritta, con altri firmatari, ha presentato questa interrogazione. A quel punto, è intervenuto questo ricorso, con richiesta di sospensione, che, se ho ben capito, riguarda il mancato riconoscimento di titoli.

Ricorso che ha seguito il fatto che lettere erano state mandate a RIPAM su errori, non solo del ricorrente, che erano stati fatti in merito al riconoscimento dei titoli.

Adesso io non voglio discutere del ricorso e della sospensione. C'è stato però, oggettivamente, un grandissimo ritardo nella pubblicazione della graduatoria, lesivo per queste persone. Quando è stata pubblicata, chiaramente è stato chiesto a queste persone, con una lettera che indicava anche la data della presa di servizio, di lasciare possibili altri lavori in essere o di chiudere le partite IVA; quindi stiamo parlando di persone che sono sospese e che hanno aspettato per più di un anno la pubblicazione di una graduatoria per un concorso molto importante, perché gli archivi sono prossimi al collasso per assenza di personale. Non sono un luogo polveroso; essi tutelano la dimensione della memoria, ma anche della nostra vita quotidiana. Sono un bene culturale e sono un servizio. Non sono semplicemente un magazzino; sono un servizio e sono anche, spessissimo, fonte storica per le ricerche. Sono veramente un nostro patrimonio e vanno tenuti vivi e fruibili.

Se mi posso permettere: più di un anno per fare una graduatoria, forse RIPAM poteva essere più accurata nel comporre questa graduatoria e impedire questo ulteriore tempo di attesa per le persone che hanno fatto il concorso, ma io dico anche per tutti noi che abbiamo a cuore il futuro degli archivi del nostro Paese.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.

(La seduta, sospesa alle ore 14,06, è ripresa alle ore 15).

Presidenza del vice presidente CASTELLONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno e il Ministro della cultura.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

Il senatore Lombardo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01722 sulla posizione dell'Italia rispetto alla situazione politica in Georgia, per tre minuti.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, signor Ministro, il 26 ottobre 2024 si sono svolte le elezioni parlamentari in Georgia, contrassegnate da interferenze straniere, irregolarità e brogli documentati dai principali osservatori internazionali. Larga parte del popolo georgiano continua a manifestare, subendo gravi repressioni e violenze, per chiedere l'annullamento delle elezioni per le violazioni dell'integrità del processo elettorale, la convocazione di nuove elezioni democratiche e la prosecuzione del negoziato di adesione della Georgia all'Unione europea.

Il 3 febbraio di quest'anno l'ambasciatore italiano a Tblisi ha incontrato il Ministro degli esteri del Governo georgiano per discutere di relazioni bilaterali. Il 13 febbraio di quest'anno il Parlamento europeo, con una risoluzione approvata a larghissima maggioranza, ha condannato le autorità di Sogno Georgiano, ha esortato a porre immediatamente fine alla repressione violenta e ha ribadito di non riconoscere le autorità autoproclamate del partito Sogno Georgiano insediatosi a seguito delle elezioni irregolari. Nessun Governo europeo riconosce e sostiene l'attuale Esecutivo di Sogno Georgiano.

Signor Ministro, le chiedo: a che titolo l'ambasciatore italiano a Tblisi ha incontrato il Ministro degli esteri della Georgia? Il Ministro degli affari esteri italiano non ritiene che avviare un'interlocuzione critica con un Governo illegittimo rischi di indebolire il fronte comune europeo? Non ritiene che l'avvio di relazioni bilaterali con l'attuale Governo sia contrario alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo e votata anche dal Partito Popolare Europeo, famiglia politica di cui lei, signor Ministro, rappresenta uno dei più autorevoli esponenti? Soprattutto, signor Ministro, quale immagine dell'Italia stiamo dando ai giovani e al popolo georgiano, che da novantadue giorni e novantadue notti scende in piazza con la bandiera georgiana e la bandiera europea per chiedere l'indipendenza della Georgia e l'adesione all'Unione europea?

PRESIDENTE. Il vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, il Governo ha condannato a più riprese le violenze e le repressioni contro i dimostranti pacifici e le voci dissenzienti nel Paese da parte delle autorità georgiane. Abbiamo assunto, insieme ai partner europei, una posizione critica delle misure legislative adottate da Tblisi, in contraddizione con gli impegni presi nel percorso di integrazione europea. L'Italia e l'Unione continuano a chiedere alla Georgia chiarezza sulle criticità registrate nelle elezioni di ottobre, che tuttavia gli osservatori internazionali non hanno giudicato illegittime. Invitiamo in ogni occasione le autorità georgiane a rivedere ogni misura che allontani il Paese dal percorso europeo ed è evidente che tale percorso nell'ultimo anno, non soltanto si è arrestato, ma - ahimè - ha compiuto passi indietro.

A Bruxelles, per dare un chiaro segnale del nostro disappunto, abbiamo sostenuto la decisione di reintrodurre l'obbligo di visto di ingresso dell'Unione europea per i passaporti diplomatici e di servizio georgiani. Al contempo, va sottolineato che a livello europeo non è stata presa alcuna decisione sull'esito delle elezioni. Insieme ai nostri partner riteniamo utile mantenere aperti i canali di dialogo con le autorità georgiane, anche per criticare, quando serve, e far sentire con chiarezza la nostra voce. Il Governo continuerà a monitorare con la massima attenzione la situazione nel Paese, ma non vogliamo chiudere la porta al popolo georgiano che guarda all'Europa e si sente europeo. La nostra posizione su eventuali ulteriori misure restrittive è molto chiara: devono essere mirate e proporzionate, e non devono colpire la società georgiana in maniera indiscriminata.

L'Italia continua ad essere impegnata su tutti i fronti per tutelare la libertà di espressione, in particolare quella dei giornalisti, in ogni contesto, incluso naturalmente quello georgiano.

In coordinamento con l'Unione europea e i partner internazionali, lavoriamo per mantenere aperta la prospettiva europea della Georgia, un percorso che è garanzia di pace, stabilità e crescita per tutti i Paesi candidati e di tutela dei diritti fondamentali delle loro popolazioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Lombardo, per due minuti.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signora Presidente, signor Ministro, mi dichiaro solo parzialmente soddisfatto dalla sua risposta.

È vero che l'Unione europea non ha adottato una posizione comune, ma perché la Slovacchia e l'Ungheria hanno posto il loro veto su una posizione comune dell'Unione europea. Io non nego l'importanza di rimanere interlocutori critici, ma mi chiedo - e le chiedo - a quale costo le relazioni bilaterali possono essere portate avanti, perché non basta rivendicare buoni rapporti con l'amministrazione Trump per evitare i dazi doganali all'Unione europea. Allo stesso modo, credo che non basti avere interlocuzioni critiche con la Georgia per avere la benevolenza della Russia di Putin.

Allora, è meglio rimanere saldamente ancorati al nostro destino comune, che deve essere dentro l'Europa, dentro le istituzioni europee.

PRESIDENTE. La senatrice Craxi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01717 sulle iniziative di sostegno umanitario a favore di Gaza, per tre minuti.

CRAXI (FI-BP-PPE). Signora Presidente, egregio Ministro, premesso che il Governo italiano è fin dall'inizio del conflitto in prima linea nell'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza, attraverso l'iniziativa Food for Gaza, nata proprio dal suo impulso, sono stati stanziati 30 milioni di euro e consegnati nella Striscia oltre 110 tonnellate di aiuti umanitari, con il coinvolgimento della FAO, Programma alimentare mondiale, Croce Rossa Internazionale e con l'impegno e il pieno sostegno sia di Israele che dell'Autorità nazionale palestinese.

Nell'ambito di questa iniziativa sono inoltre state portate a termine, a partire dal 2024, alcune evacuazioni sanitarie a favore di minori palestinesi, presi in cura in diversi ospedali italiani. Il raggiungimento di un cessate il fuoco, speriamo duraturo, permette di ragionare oggi concretamente sulla ricostruzione di Gaza, ambito in cui l'Italia si è profilata già a partire dalla riunione ministeriale sviluppo del G7, tenutasi a Pescara lo scorso 22 ottobre.

Come da lei dichiarato, signor Ministro, in audizione alle Commissioni esteri congiunte di Senato e Camera lo scorso 5 febbraio, l'Italia vuole essere protagonista di questo processo di pacificazione e di ricostruzione. Per questo il Governo ha deciso di rafforzare e ampliare l'iniziativa Food for Gaza. La diplomazia umanitaria portata avanti dal Governo rappresenta un importante tassello verso la ripresa di un negoziato politico tra le parti, per il raggiungimento alfine di una soluzione "due popoli, due Stati".

Si chiede di sapere con quali iniziative, signor Ministro, intenda rafforzare il sostegno umanitario a favore di Gaza per alleviare le sofferenze della popolazione civile, a partire dai minori, e porre le basi per la ricostruzione sociale e materiale della Striscia. (Applausi).

PRESIDENTE. Il vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, sin dall'inizio della crisi il Governo italiano si è schierato in prima linea nella risposta umanitaria a favore di Gaza e vuole essere protagonista nel processo di pacificazione e di ricostruzione della Striscia.

Per la crisi di Gaza, abbiamo mobilitato 80 milioni di euro per interventi umanitari. Con l'iniziativa Food for Gaza, abbiamo fatto arrivare nella Striscia oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità. È un'iniziativa che - lo voglio ricordare anche in quest'Aula e lei stessa lo ha sottolineato - ha il pieno sostegno di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese ed è stata elogiata lunedì a Bruxelles dal ministro degli esteri israeliano Sa'ar come modello da seguire.

Nella nostra azione umanitaria abbiamo dedicato particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili, a partire dai minori. Lo scorso 13 febbraio ho accolto a Ciampino un gruppo di bambini palestinesi, purtroppo gravemente malati, che sono stati fatti uscire da Gaza per essere curati presso strutture sanitarie italiane, accompagnati dai propri familiari. Sono in tutto 89 i piccoli pazienti palestinesi giunti nel nostro Paese, insieme alle loro famiglie, per ricevere assistenza medica. Già l'anno scorso, come ricorderete, il primo gruppo di bambini era arrivato a La Spezia con la nave Vulcano.

L'Italia è l'unico Paese occidentale ad aver dispiegato un'operazione di queste dimensioni e il primo dell'Unione europea a riprendere i trasferimenti dopo la tregua tra Israele e Hamas.

È un'operazione realizzata in costante contatto con il Patriarcato latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa e la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Aldo Bonaiuto.

Voglio ringraziare anche oggi in quest'Aula il personale dell'Unità di crisi della Farnesina, del Ministero della difesa, della Protezione civile e delle Regioni, a partire dal Piemonte, e tanti centri di eccellenza che hanno offerto la propria disponibilità per dare a questi bambini e alle loro famiglie una nuova speranza di cura.

Lavoriamo per effettuare altri trasferimenti sanitari nelle settimane a venire. La prima fase del nostro impegno umanitario a Gaza si sta incentrando sulla ricostruzione del settore sanitario palestinese.

Nella mia recente missione ad Ashdod con il ministro Bernini ho voluto portare con me una squadra del Policlinico Umberto I di Roma e un'altra dell'Ospedale Regina Margherita di Torino. L'équipe medica si è recata in Cisgiordania per identificare con l'autorità nazionale palestinese i settori prioritari di intervento come l'ortopedia, l'ostetricia e lo sviluppo delle protesi.

Con l'auspicio di assistere a un consolidamento della tregua, la politica estera del Governo continuerà a mettere al centro della sua azione il sostegno concreto e immediato ai civili di Gaza.

Proprio la scorsa settimana mi sono recato all'ospedale Regina Margherita di Torino per visitare due dei bambini ricoverati in Italia; le cure stanno dimostrando che quelle vite possono essere salvate grazie all'impegno dei nostri medici e sanitari.

Noi comunque continueremo a fare il possibile per aiutare i bambini di Gaza ad alleviare le loro sofferenze. Siamo fieri perché gli italiani, ancora una volta, si dimostrano solidali e sensibili soprattutto con i più piccoli che soffrono. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Craxi, per due minuti.

CRAXI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, nel ringraziare il Ministro vorrei rendere noto che anche la Commissione che ho l'onore di presiedere sta verificando la possibilità di visitare, unitamente, uno degli ospedali in cui questi bambini sono ricoverati per portare la solidarietà del Senato. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Alfieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01724 sulla posizione italiana rispetto alla politica internazionale di Donald Trump, per tre minuti.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, possiamo dire che Trump è stato un ciclone per le relazioni internazionali, con il tentativo di costruire un nuovo ordine internazionale e asfaltando totalmente il mondo del multilateralismo uscito dagli equilibri della Seconda guerra mondiale.

Lo ha fatto delegittimando una serie di agenzie delle Nazioni Unite, uscendo dall'Organizzazione mondiale della sanità, disdettando gli accordi sul clima e addirittura pensando di emettere sanzioni sulla Corte penale internazionale. Ricordo un lavoro fatto sotto l'egida anche del Governo italiano dell'epoca e della diplomazia, che lavorò, e si concluse proprio a Roma.

La stessa cosa ha fatto ribaltando completamente l'idea di costruire dentro un ambito multilaterale un percorso verso la pace, impostando rapporti bilaterali sulla base della forza. Così ha fatto, facendo saltare un accordo storico, una comunità di intenti con l'Europa e aprendo negoziati direttamente con la Russia, escludendo l'Unione europea, i principali partner storici e l'Ucraina. Non contento, ha minacciato sanzioni del 25 per cento, rischiando di colpire settori delicati della nostra economia come l'automotive, già in crisi nel nostro continente.

Davanti a queste azioni senza precedenti si è aggiunta anche una destabilizzazione completa del quadro mediorientale, già in difficoltà, con l'azione irridente nei confronti di Gaza. Non contento della sua proposta provocatoria di trasformare Gaza in una sorta di riviera turistica, deportando due milioni di persone già allo stremo, ha aggiunto un video in cui balla e irride la popolazione di Gaza, stremata da un periodo devastante.

Cosa intende fare il Governo italiano insieme ai principali Paesi europei per difendere il multilateralismo, dove l'Italia ha sempre potuto esercitare un proprio ruolo, la costruzione europea e il fatto, soprattutto, che l'Europa e l'Ucraina siano ai tavoli in cui si costruisce la pace? Io penso che questo è un appello senza ritorno. Se l'Europa vuole sopravvivere, deve mettere in campo azioni coraggiose. Il Governo italiano non può che stare in prima fila. (Applausi).

PRESIDENTE. Il vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, Europa e Stati Uniti sono le stelle polari della nostra politica estera. L'unità fra le due sponde dell'Atlantico è fondamentale, per tutelare i nostri valori e i nostri interessi strategici. L'ho sottolineato anche ieri al comandante delle forze NATO in Europa, il generale Cavoli, che è di origine italiana, come ben sapete.

Le prime iniziative di politica estera della presidenza Trump segnano certamente un cambio di passo su molti fronti, in particolare sull'Ucraina. A tre anni dall'inizio della guerra, siamo convinti, su entrambe le sponde dell'Atlantico, dell'importanza di perseguire l'obiettivo della pace. Per questo abbiamo accolto con favore l'apertura del canale di dialogo tra il presidente Trump e Putin e l'avvio a Riad dei negoziati condotti dal segretario di Stato americano Rubio, che ho incontrato, ricevendo i primi ragguagli insieme ai principali partner europei. Come riconosciuto dallo stesso Rubio, al tavolo delle trattative dovranno sedere tutti gli attori principali, a partire dalla stessa Ucraina e dall'Europa. L'Europa ha posto le sanzioni e il tema delle sanzioni sarà sul tavolo del confronto tra Stati Uniti, Russia, Europa e Ucraina. Quindi, sarà indispensabile la nostra presenza in occasione delle trattative.

Per quanto ci riguarda, nulla può essere deciso sull'Ucraina senza l'Ucraina e nulla può essere stabilito sulla sicurezza dell'Europa senza l'Europa. Come ho più volte ribadito in questi anni, sin dall'insediamento del Governo, l'obiettivo resta una pace giusta e duratura: un percorso da costruire insieme ai nostri alleati americani. La nostra posizione è stata chiaramente ribadita con il voto dell'altro giorno all'Assemblea delle Nazioni Unite: abbiamo votato sempre con i nostri alleati europei. Quando si arriverà alla pace, ribadiamo che sarà importante il coinvolgimento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oggi più che mai, l'Europa deve sapersi assumere le proprie responsabilità, dovrà essere protagonista e non spettatrice e potrà farlo solo se sarà unita.

Serve certamente un salto di qualità nell'integrazione in materia di difesa. Abbiamo bisogno di soluzioni innovative per rafforzare il pilastro europeo della NATO. Penso, ad esempio, allo scorporo delle spese dai vincoli del Patto di stabilità, su cui si sta coagulando un crescente consenso. Anche gli eurobond sono uno strumento che l'Unione europea dovrebbe utilizzare per mobilitare le risorse necessarie.

Su tutti i temi di maggiore rilevanza per i nostri interessi nazionali stiamo dialogando con gli Stati Uniti in maniera aperta e pragmatica, dal commercio internazionale, all'Africa, alla stabilità dei Balcani e del Mediterraneo allargato, passando per la via del cotone, che arriva fino all'India. Nei dialoghi in corso con Washington continueremo a lavorare per l'unità transatlantica, per tutelare i nostri interessi politici, di sicurezza ed economici e lo faremo sempre a testa alta, con amicizia e determinazione.

Per quanto riguarda la situazione in Palestina, continuiamo a rimanere per la soluzione "due popoli e due Stati". Nulla è cambiato, per quanto riguarda il Governo italiano.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Alfieri, per due minuti.

ALFIERI (PD-IDP). Signora Presidente, l'insoddisfazione deriva dal fatto che ci sembra ci sia una sottovalutazione da parte del Governo italiano dell'impatto che ha Trump sulla costruzione europea e sul multilaterale. La NATO è nata non solo come una collaborazione e un'alleanza su base militare, ma anche come condivisione di valori e di princìpi.

La preoccupazione che viene dall'azione di Trump deriva dal fatto che sta facendo saltare l'idea della difesa delle democrazie liberali, invertendo l'onere dei fattori, nel momento in cui quasi accusa l'Ucraina di avere iniziato la guerra. Ha ribaltato completamente i fatti, tra aggressore e aggredito. Questo è il grave errore, con cui va ad avvelenare i pozzi, così come ha fatto in Medio Oriente, nel momento in cui avanza quelle proposte provocatorie e impedisce ad altri di giocare un ruolo nella ricomposizione.

Posso ascoltare e capire ed è bene tenere alta ancora la prospettiva dei due popoli e due Stati, che è maledettamente complicata: dobbiamo essere realisti. L'unico modo per poter giocare una partita, però, è che l'Europa prenda un'iniziativa straordinaria - per riecheggiare le parole di Schuman - anche con sforzi creativi, paragonabili alle minacce che in qualche modo riguardino l'ordine internazionale.

Penso, da questo punto di vista, che l'Europa a 27 abbia raggiunto il massimo; bisogna che Francia, Italia, Spagna e Germania abbiano il coraggio, dopo queste elezioni, di agire anche fuori dal Trattato, per costruire la politica estera e di difesa europea. Non c'è alternativa: è l'ora delle scelte coraggiose. (Applausi).

PRESIDENTE. Ringraziamo il ministro Tajani per aver risposto alle interrogazioni.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo del made in Italy «Martin Luther King» di Muggiò, in provincia di Monza e della Brianza, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata,
ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento
(ore 15,21)

PRESIDENTE. Il senatore Renzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01723 sulle misure per contrastare l'aumento dei reati legati alla criminalità giovanile, per tre minuti.

RENZI (IV-C-RE). Signora Presidente, siamo anche contenti che il liceo del made in Italy esista e questa è un'ottima notizia.

La cosa che volevamo domandare al signor Ministro dell'interno, che riteniamo una persona molto seria, uno dei migliori Ministri - tant'è vero che alcuni suoi colleghi la vogliono far fuori, persino su Twitter qualcuno le fa i sondaggi contro - è un giudizio politico, perché riteniamo che il Governo e la Presidente del Consiglio parlino tantissimo di sicurezza, ma che lo facciano in modo ideologico, cioè essenzialmente per dare la colpa all'immigrazione e per sottolineare un legame tra insicurezza e immigrazione. Sappiamo che le statistiche dicono che i migranti hanno una percentuale di delinquenza superiore a quella degli italiani, lo ha detto anche lei talvolta in quest'Aula, quindi sappiamo che il problema esiste, ma pensiamo che sia clamorosamente sbagliato continuare con questa equiparazione ideologica, quando abbiamo un crescente problema di criminalità giovanile ascrivibile ai nostri figli, anche quelli di seconda generazione, alcuni dei quali si estremizzano ideologicamente, ma c'è anche un estremismo ideologico che guarda a destra in tante parti delle nostra città. Nelle scuole tornano le lame e i coltelli e il punto di partenza della nostra interrogazione è che è stata pubblicata un'indagine secondo la quale i reati compiuti da minorenni sono triplicati in termini percentuali sul valore complessivo dei reati, cioè in Italia i problemi di criminalità minorile sono cresciuti in modo clamoroso in quest'anno. Ci domandiamo quindi che cosa stia facendo il Governo, perché sappiamo che ha stanziato 800 milioni per mandare Carabinieri e poliziotti in Albania a controllare i cani randagi del luogo, ma pensiamo che il Governo dovrebbe fare di più sulla questione dell'educazione e degli investimenti in sicurezza.

Proprio in questi giorni, ieri o l'altro ieri, colleghi, la Polizia di Stato ha portato a termine un'operazione brillante, con 73 interventi, e noi siamo contenti di questo, ma pensiamo che il vero problema di questo Paese non sia ciò che fanno la Polizia e i Carabinieri, che sono bravi, perché avete visto che la Polizia e i Carabinieri hanno persino arrestato il criminale libico responsabile del traffico di uomini, poi però il Governo lo ha liberato, rimandandolo indietro con l'aereo di Stato. A Polizia e Carabinieri, quindi, diciamo: bravi, bene, bis, siamo dalla vostra parte, ma ci sembra che il Governo stia sottovalutando l'emergenza della criminalità giovanile, continuando a inseguire lo slogan ideologico dell'immigrazione, non rendendosi conto che nel frattempo nelle nostre scuole, nelle nostre stazioni, nella vita quotidiana, tante ragazze e ragazzi iniziano a delinquere e lo scintillare di lame nelle scuole è una delle cose che più ci preoccupa.

Signor Ministro, visto che lei è serio, ci dia qualche elemento di speranza che non sia soltanto il computo degli interventi che sta facendo la Polizia, perché la Polizia fa bene, ma il Governo che fa? (Applausi).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, la sottolineatura dell'approccio rigoroso riguardo agli aspetti legati al fenomeno della devianza giovanile non può esimermi dal ricordare, come ha fatto il senatore Renzi, che proprio nella giornata di ieri si è svolta una maxioperazione con l'impiego, in 44 province, di oltre 1.000 unità delle Forze di polizia, che hanno sottoposto a controllo circa 13.000 giovani, di cui 3.000 minorenni, soprattutto nelle aree di aggregazione della cosiddetta movida, con verifiche in 150 immobili.

Le attività svolte hanno consentito, come è stato ricordato, di arrestare 73 persone, di cui 13 minorenni, di denunciarne 142 per diversi reati quali danneggiamento, ricettazione, possesso di armi e spaccio di droga. Le operazioni hanno portato anche al sequestro di armi, di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, di numerosi oggetti proventi di furto e si sono sviluppate mediante un attento monitoraggio del web e dei social, con l'individuazione di 600 profili social che saranno segnalati all'autorità giudiziaria per l'eventuale oscuramento, inneggianti all'odio, alla violenza fisica anche contro appartenenti alle Forze di polizia.

Sono operazioni importanti e tuttavia non sfugge anche a me (Applausi) come la prosecuzione dell'azione di prevenzione e contrasto degli illeciti vada costantemente accompagnata anche con il sostegno e il rafforzamento degli interventi di promozione della cultura della legalità e dei valori del rispetto altrui, che pure sono oggetto di attenzione da parte del Governo. Infatti, come Ministero dell'interno, abbiamo da tempo elaborato una strategia integrata che prevede iniziative su tutto il territorio nazionale svolte dalle Forze di polizia e dalla rete delle prefetture, in collaborazione con le scuole, proprio al fine di sensibilizzare i giovani sui temi del bullismo, dei pericoli derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti ed alcol, nonché sull'utilizzo sicuro della rete Internet. Anche le iniziative legislative promosse dal Governo sono state ispirate da questa logica che definirei multifattoriale, a partire dal cosiddetto modello Caivano. Oltre infatti ad inasprire le sanzioni per i reati in materia di armi e di spaccio di sostanze stupefacenti, abbiamo previsto misure di recupero delle aree periferiche in condizioni di degrado, di rafforzamento dell'offerta scolastica e di lotta all'abbandono precoce della scuola, quale parte integrante di un'azione sistematica di prevenzione del disagio giovanile.

Va precisato, rispetto a quello che era il testo dell'interrogazione che mi è pervenuto, come riferisce il Ministero del lavoro rispetto a quanto segnalato, che in conversione del cosiddetto decreto-legge proroga termini, il fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile è stato confermato e finanziato fino al 2027 con 3 milioni per ciascun anno.

Il Ministero della cultura ha inoltre evidenziato che dal 2023 il cosiddetto bonus cultura 18App è stato potenziato e razionalizzato con la previsione di due strumenti, anche cumulabili fra loro, come la Carta del merito e la Carta cultura giovani, quest'ultima prioritariamente rivolta alle fasce economicamente più deboli.

Credo che queste siano conferme dell'attenzione e dell'impegno del Governo per coniugare costantemente l'azione di prevenzione e contrasto della violenza giovanile con iniziative di sostegno e di sensibilizzazione in favore delle giovani generazioni, come invocate dal senatore interrogante. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Renzi, per due minuti.

RENZI (IV-C-RE). Signor Ministro, le vittime minorenni sono raddoppiate tra il 2024 e il 2023. I reati compiuti dai minorenni sono percentualmente triplicati tra il 2024 e il 2023. Secondo noi questa è un'emergenza. Lei ci risponde dicendo che ci sono 73 arresti; bene, se naturalmente verranno confermati dall'autorità giudiziaria e dai processi. La verità però è che il vostro Governo purtroppo ha tagliato quei fondi. Lei dice che avete confermato il fondo sulla povertà educativa nel milleproroghe, mettendoci 3 milioni di euro. Bene, ricordo però che ne avevate tagliati 20. Il fondo per la povertà educativa ammontava a 20 milioni di euro, voi l'avete tagliato. Tutte le associazioni del terzo settore si sono arrabbiate. Voi avete messo nel milleproroghe tre milioni di euro. Non è che ce lo ha confermato.

La 18App era una carta che andava a tutti. Sangiuliano l'ha sostanzialmente ridotta; prima l'ha tagliata, poi ci ha messo un po' di soldi per dare a qualcuno la Carta merito e le misure cui faceva riferimento, ma di fatto avete messo meno soldi per l'educazione. Questo è il problema.

Signor Ministro, se vuole dare una mano sull'educazione e soprattutto sulla sicurezza, riporti indietro i Poliziotti e i Carabinieri dall'Albania (Applausi) e li metta nelle stazioni. Se vuole dare una mano, quando la Polizia fa un'operazione, il Governo non si metta a intralciarla. La Polizia infatti aveva preso Almasri e voi l'avete scarcerato con un volo di Stato e soprattutto se dovete controllare i profili social dei diciottenni, fate pure, mi raccomando, però, almeno con i diciottenni, non compite gli stessi errori che avete fatto spiando illegalmente con i trojan giornalisti e attivisti. (Applausi). Almeno con i diciottenni rispettate la Costituzione e le leggi di questo Paese. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Pirondini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01566 sull'intervento della guardia costiera libica durante un salvataggio di naufraghi, per tre minuti.

PIRONDINI (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, in questa interrogazione che ho firmato, insieme alla senatrice Castellone, vorrei portare alla sua attenzione il fatto che il 28 novembre 2024 la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere, è stata testimone nel Mediterraneo centrale dell'ennesimo grave episodio di traffico di esseri umani. La Geo Barents era intervenuta per soccorrere un gommone in difficoltà, rispondendo ad un allarme lanciato via telefono satellitare.

Il team di Medici senza frontiere è riuscito così a salvare 83 persone, tra uomini e ragazzi, mentre le 25 donne e i quattro bambini (il più piccolo ha tre mesi) sono stati portati via da un'imbarcazione che i soccorritori hanno trovato già sul posto e che si è palesata come facente parte della guardia costiera libica, nonostante non vi fosse nessuna evidenza a confermarlo. Peraltro i soccorritori affermano di aver visto i soggetti di questa imbarcazione sparare colpi d'arma da fuoco in aria per far sì che gli uomini e i ragazzi si buttassero in acqua, proprio con l'evidente intento di mantenere sull'imbarcazione, che poi è immediatamente partita verso la Libia, soltanto le donne e i bambini. Per favorire il ricongiungimento familiare dei naufraghi, la Geo Barents ha contattato reiteratamente gli uffici centrali della guardia costiera libica, i quali hanno però affermato di non essere in grado di identificare la barca che ha prelevato i minori e le donne.

Considerato quindi che dai racconti dei naufraghi sono emerse violenze e soprusi ai loro danni, commessi da soggetti qualificatisi come agenti della guardia costiera libica; considerato che a nostro giudizio le autorità libiche competenti per la ricerca e il salvataggio dei migranti hanno dimostrato, nella migliore delle ipotesi, di essere incapaci di far rispettare la legge e di garantire la salvaguardia dei diritti umani e, nella peggiore delle ipotesi, di essere complici di efferate attività criminali; considerato che la guardia costiera libica riceve fondi europei tramite l'Italia (fondi che poi l'Italia integra) per svolgere il proprio ruolo di salvataggio di vite umane in mare, si chiede di sapere, signor Ministro, se lei è nella possibilità di riportarci l'esatta dinamica dei fatti accaduti il 28 novembre scorso, se lei, Ministro, è a conoscenza di dove siano in questo momento le donne e i bambini e di quale sia il loro stato di salute, che cosa sta facendo il Ministero per il ricongiungimento di queste famiglie e quali garanzie ha oggi l'Italia, rispetto ai fondi che eroga alla guardia costiera libica, che quei soldi vengano effettivamente utilizzati per il soccorso in mare e non per commettere attività criminali. (Applausi).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, sulla base degli elementi forniti dal comando generale delle Capitanerie di porto, l'evento di soccorso che è stato richiamato dagli onorevoli interroganti è stato comunicato dalla Geo Barents al nostro centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo alle ore 9,30 del 28 novembre dello scorso anno. Nell'occasione, la nave ONG precisava che si stava dirigendo verso un'imbarcazione in distress, posizionata all'interno dell'area che, sulla base di precise disposizioni internazionali, è di responsabilità libica per quanto riguarda la ricerca e il soccorso in mare.

Alle 10,58, con un'altra email, la ONG comunicava di aver effettuato un'operazione di soccorso nei confronti di 100 persone, durante la quale era intervenuto anche un assetto della guardia costiera libica. Come emerge dalle informazioni acquisite, l'attività di soccorso si è svolta in una posizione ricadente all'interno dell'area di responsabilità libica e non è stata coordinata dal centro di coordinamento italiano.

Ciononostante, a richiesta della Geo Barents, che ha effettuato il soccorso in quel frangente, il citato centro di coordinamento italiano assegnava il POS (place of safety), ovverosia il porto di sbarco, individuato in quello di Reggio Calabria.

È bene evidenziare che il tribunale di Crotone su un altro caso, con sentenza recente del 13 febbraio scorso, ha precisato e riconosciuto, tra le varie altre cose, che la guardia costiera e di frontiera libiche sono le autorità chiamate a gestire i flussi migratori nell'area di ricerca e soccorso di competenza, secondo quanto previsto dalle vigenti convenzioni internazionali.

Sul più vario tema aggiungo anche che il Consiglio di Stato, con recente sentenza del 25 febbraio, a seguito del ricorso relativo a precedenti interventi in mare effettuati proprio dalla Geo Barents, ha stabilito che è pienamente corretto che sia il Ministero dell'interno, sulla base delle sue valutazioni, a stabilire il porto di sbarco delle navi che trasportano i migranti, questo perché in casi del genere, oltre alla logistica, devono essere valutati anche i profili dell'ordine pubblico e dell'accoglienza, per garantire sicurezza, efficienza e sostenibilità nella gestione dei flussi migratori. Quindi sono le autorità giudiziarie che hanno stabilito quali sono le norme che si applicano.

Queste sono sentenze che confermano la nostra linea e che fanno chiarezza rispetto alle critiche, talvolta a mio giudizio anche pretestuose, mosse contro l'operato del Governo. Riaffermo pertanto l'impegno del Governo nelle iniziative di cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei flussi, ivi compresa la Libia. Oggi stesso ho incontrato il Ministro dell'interno libico per consolidare le iniziative di cooperazione in atto, che spaziano dalla prevenzione delle partenze, che pongono a rischio le vite umane, e dal costante impegno nelle operazioni di ricerca e soccorso, nel rispetto del diritto internazionale, al potenziamento del sistema dei corridoi umanitari e dei rimpatri volontari assistiti, con il pieno coinvolgimento di istituzioni internazionali umanitarie come OIM e UNHCR. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Pirondini, per due minuti.

PIRONDINI (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, evidentemente non posso ritenermi soddisfatto della sua risposta, anche perché di fatto non ha risposto a nessuna delle domande che abbiamo posto, con la vaghezza totale sulle garanzie che ha l'Italia rispetto ai fondi che eroga la Libia per garantire il salvataggio in mare e anche con la vaghezza nella sua risposta - direi l'assenza della sua risposta - rispetto alla situazione attuale di quelle donne e di quei bambini la cui destinazione evidentemente non è nota neanche al Ministero. Pertanto, no, signor Ministro, non possiamo ritenerci soddisfatti, anche perché nel 2024 ci sono stati 2.200 morti nel Mediterraneo.

Non possiamo essere soddisfatti perché vi siete presentati al Paese parlando di blocco navale, una clamorosa barzelletta elettorale che avete raccontato agli italiani. Non possiamo ritenerci soddisfatti perché la presidente del Consiglio Meloni, durante la drammatica conferenza stampa di Cutro, annunciò che avrebbe inseguito su tutto il globo terracqueo i trafficanti di esseri umani. Dopo abbiamo scoperto che non solo non fate quello, ma addirittura quando le Forze dell'ordine, su mandato della Corte penale internazionale, ve ne arresta uno, voi appena potete lo liberate - non so se il nome Almasri le dice niente, signor Ministro - e lo riaccompagnate anche a casa con il volo di Stato. Al termine di quel volo, quello stupratore di bambini e quel violentatore, insieme ai suoi simili, evoca dei cori per irridere l'Italia, e questo con alle spalle il Tricolore del nostro aereo di Stato. Quindi no, signor Ministro, non siamo soddisfatti, anche perché avevamo capito che foste un Governo di sovranisti, mentre in realtà su questo tema siete semplicemente un Governo di ipocriti. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Romeo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01719 sulle modalità di individuazione di aree urbane in cui vietare la presenza a soggetti pericolosi, per tre minuti.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, egregio signor Ministro, la nostra interrogazione riguarda il ricorso alle cosiddette zone rosse che, dopo l'esperienza di Firenze, Bologna, Milano e Napoli, nelle ultime settimane stanno trovando una certa attenzione da parte di molti prefetti, che vorrebbero individuare con ordinanze precise delle aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi, naturalmente con precedenti penali, e quindi dispone l'allontanamento, garantendo la sicurezza dei cittadini e la loro piena fruibilità degli spazi pubblici. Queste ordinanze sono particolarmente utili in determinati contesti, soprattutto dove sono diffuse certe situazioni di degrado. Vogliamo intanto capire se si possono allargare anche ad altre aree, magari circostanziate in alcuni periodi specifici, così come ad esempio è stato per il Capodanno di Milano, così com'è stato previsto dal prefetto di Venezia per il periodo di Carnevale, così com'è stato previsto anche a Catania in previsione dei festeggiamenti di Sant'Agata.

Si chiede, alla luce di questa esperienza, di capire quali sono i dati relativi a queste zone rosse, quali sono i controlli, quali sono stati i provvedimenti di allontanamento, se davvero questa strada, questa direttiva, possa essere utile anche in tante altre realtà, e quindi se il Ministero intenda andare avanti in una direzione che a noi pare una risposta concreta rispetto a fenomeni di criminalità diffusa. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, rispondo subito di sì, perché, come ricordato dal senatore interrogante, con mia direttiva ho dato un nuovo ed ulteriore impulso all'azione di controllo del territorio con l'istituzione delle cosiddette zone rosse, vale a dire aree sottoposte a vigilanza rafforzata secondo specifiche valutazioni delle autorità di pubblica sicurezza, adottate non senza il concorso anche dei rappresentanti delle comunità interessate. Come lei ha ricordato, senatore Romeo, già attuate in diversa città, le cosiddette zone rosse rientrano in una più ampia strategia volta a garantire la libera e sicura fruibilità degli spazi pubblici e rappresentano uno strumento in più per le Forze di polizia nell'azione quotidiana di prevenzione che viene molto invocata dai cittadini. L'obiettivo è fare in modo che alcuni luoghi molto frequentati, quali stazioni ferroviarie, zone della movida e ad alta densità di attività commerciali, siano controllati ancora più efficacemente, con la possibilità di allontanare persone con precedenti specifici che reiterano azioni moleste, fastidiose e foriere di insicurezza.

Come lei ha ricordato, dopo l'avvio a Firenze, Bologna, Milano e Napoli, i dati stanno restituendo - credo in modo oggettivo - un bilancio positivo dell'attività svolta. Sono state controllate complessivamente più di 196.000 persone, con l'emissione di 1.855 provvedimenti di allontanamento a carico di soggetti pericolosi; tra questi 1.408 sono stranieri. L'azione messa in campo è costantemente potenziata e ulteriormente estesa, sulla base delle specifiche esigenze e valutazioni effettuate a livello locale, al fine di consolidare i risultati sinora raggiunti e contrastare ulteriormente i fenomeni di criminalità e degrado delle nostre aree urbane.

In questa direzione, nelle grandi città continuano ad essere realizzate anche le operazioni interforze ad alto impatto, che vedono l'impiego di personale di tutte le Forze di polizia e della Polizia locale, con moduli operativi diretti prioritariamente al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, dell'abusivismo commerciale, nonché al controllo della permanenza regolare degli stranieri sul territorio nazionale. L'efficacia di queste operazioni di controllo è testimoniata, anche in questo caso, dai risultati che sono stati raggiunti a livello nazionale.

A partire dal gennaio 2023, sono state effettuate oltre 2.500 operazioni ad alto impatto, con l'impiego di circa 109.000 unità delle Forze dell'ordine. Sono state controllate oltre 862.000 persone, di cui 304.000 stranieri, 1.643 sono stati i soggetti arrestati, oltre 10.000 quelli denunciati e più di 1.200 sono state le misure di prevenzione personale adottate.

Sono numeri e iniziative che insieme ad altre testimoniano come la sicurezza delle nostre città resti una priorità assoluta del Governo, secondo le linee di intervento, finalizzata ad aumentare, sicuramente e progressivamente, la presenza delle Forze di polizia e a potenziarla progressivamente - ecco perché le dicevo, rispondo di sì - in chiave di prevenzione e contrasto a ogni forma di illegalità. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Romeo, per due minuti.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, egregio signor Ministro, non possiamo che essere soddisfatti di questa risposta. Anzi, rilanciamo il fatto che il Governo debba maggiormente comunicare tutte le iniziative che si stanno facendo per contrastare il degrado e l'insicurezza nelle nostre città.

Le problematiche sono tante e nessuno ha la bacchetta magica, però l'impegno da parte del Governo è sotto gli occhi di tutti e sono i numeri a dimostrarlo. Bisogna semplicemente cercare di rendere noto ai cittadini e alla popolazione le tante azioni che vengono fatte. Il question time serve anche a questo, per far capire davvero che non si può solo protestare e lamentarsi di tutto, senza capire che il Governo sta agendo, sia nel contrasto alle baby gang, sia con l'operazione stazioni sicure, sia con il ricorso alle zone rosse, sia con la sicurezza sui treni, con un'agenzia apposita che è stata creata ad hoc: sono tutte misure che vanno nella direzione di cercare di contrastare il fenomeno.

Poi sappiamo che il fenomeno è molto ampio e nessuno può pensare di risolverlo dall'oggi al domani, ma già vedere un Governo che si impegna, a differenza di Governi passati, è già un grandissimo risultato. Quindi, egregio signor Ministro, siamo soddisfatti e la ringraziamo di questi dati. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, ministro Piantedosi.

Il senatore Marcheschi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01718 sulla riqualificazione di librerie e biblioteche nell'ambito del piano Olivetti per la cultura, per tre minuti.

MARCHESCHI (FdI). Signora Presidente, egregio Ministro, insieme ad alcuni illustri colleghi di Fratelli d'Italia abbiamo presentato questa interrogazione in modo abbastanza tempestivo, dato che si parla del decreto-legge cultura che abbiamo licenziato in quest'Aula poche settimane fa.

Lo abbiamo fatto proprio perché ci sta a cuore il tema e abbiamo capito che, al di là della cornice legislativa in cui si innesta e si delinea questo piano, denominato piano Olivetti, non si tratta solo dell'evocazione di un imprenditore illuminato, ma di contenuti sui quali un attimo mi soffermerò. Ci sta a cuore la traiettoria che viene disegnata in questo decreto-legge, in cui si mira a valorizzare tutto un percorso di valorizzazione culturale e di avvicinare quegli spazi urbani del nostro Paese che, per marginalizzazione e scarsa coesione, sono rimasti trascurati negli anni. Si parla di avvicinare i pezzi di Italia che non hanno una biblioteca, che non hanno una libreria e che sono l'oggetto di questa visione del piano Olivetti che lei ha disegnato.

Mi piace però molto la figura a cui lei si è ricondotto per questo decreto cultura, che non è solo simbolica. Desidero ricordare che Adriano Olivetti è raffigurato come un imprenditore illuminato dal punto di vista, sì, dell'imprenditorialità, ma soprattutto dell'umanità. È bene ricordare che egli credeva molto, all'interno dei propri luoghi di lavoro, che ci fosse un'elevazione professionale, ma solo successiva a quella personale e umana. Olivetti ha riconosciuto la possibilità di fruire di spazi culturali, eventi culturali e biblioteche ai propri dipendenti e anche alle loro famiglie. Ricordo che quella era un'Italia dove non a tanti era data la possibilità di frequentare le scuole pubbliche.

Si tratta quindi di un atto molto importante e che non è solo evocativo. Lei ci ha messo già 44 milioni in questo piano. L'oggetto dell'interrogazione è proprio questo: sapere come intende promuovere e impiegare questi 44 milioni destinati a luoghi di cultura, biblioteche, creazione di nuovi spazi, come librerie (ho visto la questione degli under 35), e per il reinserimento nei quotidiani della pagina culturale che si è persa negli ultimi decenni. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro della cultura, signor Giuli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIULI, ministro della cultura. Signora Presidente, ringrazio i senatori e le senatrici interroganti per il quesito posto, che mi consente di portare all'attenzione di quest'Assemblea le iniziative che il Ministero da me rappresentato intende adottare per attuare il piano Olivetti per la cultura, pilastro del decreto-legge cultura, convertito in legge nei giorni scorsi. Mi viene consentito di farlo proprio oggi, 27 febbraio, giorno in cui ricorre il sessantacinquesimo anniversario della morte di Adriano Olivetti (Applausi), la cui levatura morale è appena stata sottolineata dai banchi della destra di Governo.

Si tratta di un primo passo fondamentale per promuovere concretamente la cultura del nostro Paese; un piano ispirato alla visione innovativa di Adriano Olivetti, industriale noto per aver armonizzato sviluppo economico, progresso sociale e cultura.

Il piano si propone, nelle sue linee più sintetiche, di favorire lo sviluppo della cultura come bene comune, accessibile e integrato nella vita delle comunità; promuovere la rigenerazione culturale di periferie, aree interne e svantaggiate; valorizzare le biblioteche quali strumenti di educazione intellettuale e civica, di aggregazione e connessione con il tessuto sociale; promuovere la filiera dell'editoria libraria, ma dal basso.

Per attuare queste misure abbiamo previsto un investimento straordinario di 34 milioni di euro, oltre ai 10 milioni destinati alla citata cosiddetta terza pagina, ovvero l'offerta culturale dei quotidiani italiani. Il nostro obiettivo ora è garantire che le risorse siano allocate nel migliore dei modi possibili, al fine di ottenere il massimo impatto nelle aree che più ne hanno bisogno.

Le biblioteche sono non semplici luoghi di conservazione della memoria storica, ma presidi di civiltà, spazi vitali di inclusione, educazione civica e formazione, specialmente per i giovani e le persone meno abbienti. Le biblioteche sono l'infrastruttura culturale più diffusa in Italia e costituiscono un capitale sociale inestimabile.

Nel corso del processo legislativo - in quest'Aula voglio esprimere ancora una volta un sincero ringraziamento a tutto il Parlamento per le proposte costruttive che hanno contribuito a migliorare il testo del decreto cultura - il piano Olivetti è stato ulteriormente affinato per rispondere in modo ancora più efficace alle necessità delle biblioteche e di chi le frequenta.

Il nostro impegno non si ferma qui, naturalmente. Grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dal programma Next generation EU stiamo dando vita a una piattaforma integrata attraverso la digitalizzazione dei beni custoditi in tutti i luoghi della cultura, incluso ovviamente il patrimonio delle biblioteche. Questo ci permetterà di rendere la cultura e le informazioni accessibili a tutti, riducendo il divario digitale e offrendo ai cittadini un accesso diretto a una vasta gamma di dati e risorse.

Crediamo che le biblioteche giochino un ruolo cruciale nella nuova alfabetizzazione mediatica, aiutando i cittadini a distinguere tra fonti affidabili e disinformazione. In un'epoca nella quale la qualità dell'informazione è sempre più duramente messa alla prova, è fondamentale che le biblioteche rimangano centri di aggiornamento, rinnovandosi per rispondere alle sfide del cambiamento tecnologico, mantenendo intatta la loro missione di difesa dei valori politici e culturali dell'identità italiana ed europea.

È fondamentale che si faccia innanzitutto una grande mappatura di quella che possiamo definire, olivettianamente, una siccità culturale, sia nelle periferie metropolitane, sia nelle aree interne e svantaggiate. C'è un'emergenza e dobbiamo prenderne atto. Per questo abbiamo voluto dedicare all'attuazione del piano un'apposita unità dirigenziale di livello generale, con funzioni di supporto, nell'ambito di una legge in cui tutte le misure sono coerenti con il piano e cioè con l'idea di iniziare a lavorare per riconnettere il tessuto civico con i saperi più diffusi e profondi. Abbiamo dotato il Ministero della cultura di risorse umane ed economiche, per operare, all'interno di una visione di lunga prospettiva, una grande mappatura, che prenda atto delle esigenze primarie dei nostri territori. Il prossimo passo sarà naturalmente quello di adottare velocemente i decreti attuativi, che consentiranno di entrare al più presto nel vivo del piano Olivetti, la cui realizzazione verrà curata mediante il coinvolgimento di tutte le articolazioni del Ministero. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Marcheschi, per due minuti.

MARCHESCHI (FdI). Signor Ministro, la ringrazio e mi dichiaro soddisfatto, sottolineando ovviamente che nella risposta ha confermato quello che avevamo compreso in occasione del voto favorevole al decreto-legge di poche settimane fa, ovvero il fatto - se vogliamo anche innovativo - che non si danno soldi fini a se stessi, solo per rafforzare l'editoria o i quotidiani - che ovviamente ne hanno bisogno e siamo oggettivamente sensibili anche a questo tema - ma si danno soprattutto affinché questi libri e queste pagine vengano letti e fruiti da chi adesso è distratto o non ha accesso, soprattutto dove non ci sono luoghi di cultura. Si lavora pertanto per dare un'offerta culturale a questi spazi urbani un pochino più svantaggiati rispetto ad altri, per portare la cultura anche fuori dalle ZTL e dai centri urbani e turistici, in cui è più facile trovare librerie e biblioteche, che in questi luoghi hanno un impatto più commerciale che culturale. Portiamo dunque la cultura dove non c'è: il Paese ha bisogno di questo e crediamo che lei, signor Ministro, sia sulla strada giusta. (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Giuli.

Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

PELLEGRINO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLEGRINO (FdI). Signor Presidente, con questo mio brevissimo intervento voglio ricordare il funzionario AISE, Pietro Antonio Colazzo, salentino di Galatina, della cui morte ricorrono quindici anni. Pietro crebbe con una grande passione per il Medio Oriente, laureandosi in lingua e letteratura orientale, divenendo profondo conoscitore dell'arabo e, soprattutto, del dialetto dari, una variante del farsi, parlata in Afghanistan.

Nel 2010, Colazzo si trovava in missione a Kabul, operante nell'ambito di una struttura informativa a supporto dei comandi militari nazionali e multinazionali e a salvaguardia degli interessi italiani a Kabul. Il 25 febbraio, proprio nella capitale dell'Afghanistan, avvenne una serie di attentati suicidi, con esplosivi all'interno di alcuni centri commerciali. Dopo le iniziali esplosioni, il commando di cui facevano parte gli attentatori fece irruzione all'interno di tre alberghi, sparando sulle persone presenti. Pietro Colazzo, resosi conto della situazione, proprio grazie alla sua profonda conoscenza del dialetto e della cultura locale, iniziò ad aiutare la polizia afghana a reagire all'attacco, fornendole indicazioni preziose, atte a migliorarne e ottimizzarne l'intervento, consentendo così di salvare molte vite umane.

Pietro venne ferito mortalmente da uno degli attentatori e fu raggiunto dall'onda d'urto di una potentissima esplosione, perciò è morto per le ferite riportate. Le quattro persone che erano con lui, proprio grazie a lui riuscirono a salvarsi. È un dovere, pertanto, ricordare oggi quest'uomo che ha perso la vita per difendere altre persone, salvandole dalla follia del fondamentalismo islamico che, con il suo odio cieco, miete troppo spesso vittime innocenti.

Il mio pensiero va alla famiglia di Pietro, che ha perso prematuramente un figlio esemplare, ma anche a tutti i funzionari che hanno compiuto il sacrificio estremo, anteponendo il servizio alla Nazione alla loro stessa vita.

A tutti coloro che come Colazzo sono stati chiaro esempio di sereno coraggio, elevatissima professionalità, altissimo senso del dovere e spirito di sacrificio, vogliamo dedicare un ricordo, ma soprattutto, visto che il terrorismo ha colpito anche chi, con spirito di servizio, lavorava per costruire ponti di dialogo e cooperazione come i nostri diplomatici, i militari, gli operatori umanitari e le Forze dell'ordine, tutte persone che hanno affrontato rischi straordinari mosse dall'impegno per un futuro migliore, a loro vanno il nostro più profondo rispetto e la nostra più grande riconoscenza.

Dulce et decorum est pro patria mori: con queste parole di Orazio, ricordiamo l'onore del servizio reso alla comunità, ma al contempo sappiamo che queste ci ammoniscono anche sul valore della vita umana e sulla necessità di proteggerla. L'Italia non dimentica i suoi caduti e a loro anche e soprattutto noi come senatori dedichiamo il nostro impegno quotidiano affinché il ricordo non sia solo memoria, ma guida per le nuove generazioni. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa al cordoglio da lei espresso, senatrice.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 4 marzo 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 4 marzo, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 15,56).