Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 265 del 22/01/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
265a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MERCOLEDÌ 22 GENNAIO 2025
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Presidenza del presidente LA RUSSA,
indi del vice presidente RONZULLI,
del vice presidente CASTELLONE
e del vice presidente CENTINAIO
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(*) Il testo della Relazione del Ministro della giustizia
sull'amministrazione della giustizia, consegnato alla Presidenza dal ministro Nordio, è pubblicato nel documento IX, n. 3
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente LA RUSSA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,01).
Si dia lettura del processo verbale.
PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Relazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia e conseguente discussione (ore 10,05)
Approvazione della proposta di risoluzione n. 1
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Relazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia».
Dopo l'intervento del Ministro avrà luogo il dibattito, i cui tempi sono stati stabiliti dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari.
Avverto che eventuali proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione del dibattito.
Ha facoltà di parlare il ministro della giustizia, onorevole Nordio, che saluto e ringrazio.
NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli senatori, si tratta di un discorso lungo, perché molto è stato fatto dal nostro Ministero. Tralascerò alcune parti riguardanti le cifre, ma la relazione sarà naturalmente a vostra disposizione.
La legge sull'ordinamento giudiziario prevede che all'inizio di ciascun anno il Ministro della giustizia renda comunicazione sugli orientamenti e i programmi relativi all'amministrazione della giustizia.
Mi accingo volentieri a questo compito, ma preliminarmente mi sia consentito ringraziare a titolo personale, per il lavoro svolto, i colleghi che mi hanno coadiuvato nell'indirizzo politico del Ministero della giustizia: il vice ministro Francesco Paolo Sisto e i sottosegretari Delmastro Delle Vedove e Ostellari, insieme a tutte le strutture ministeriali di diretta collaborazione, ai Dipartimenti e agli uffici. Il ringraziamento va naturalmente esteso anche a tutti i rappresentanti degli organi istituzionali operanti nel campo della giustizia: dal Consiglio superiore della magistratura a tutti gli uffici giudiziari, alla Scuola superiore della magistratura e agli altri soggetti rappresentativi delle professioni, a partire dall'Avvocatura dello Stato, nonché a tutte le associazioni di categoria che in qualunque modo hanno collaborato con l'attività del Ministero.
Il mio primo intervento nel 2023, a pochi mesi dall'insediamento del Governo, aveva un valore eminentemente pragmatico, in coerenza con gli impegni assunti con gli elettori. Il secondo, nel 2024, ha consentito di fare un primo bilancio dopo un anno di Governo in cui sono state avviate molte misure importanti, in una prospettiva di lungo e medio termine. Quello odierno è il terzo e si colloca pressoché a metà della legislatura di questo Governo, che ha l'ambizione di accompagnare in carica per tutta la sua durata, circostanza mai verificatasi finora lungo l'arco di quasi ottant'anni di storia repubblicana.
La permanenza in carica di un Governo per l'intera durata prevista è unanimemente considerata un fattore di stabilità che conferisce valore e forza all'intero sistema politico ed economico. La stabilità, intesa come prevedibile capacità di un sistema di durare nel tempo, è un'aspirazione che pervade tutti i sistemi istituzionali e che, ingenerando affidamento, corrobora la certezza del quadro giuridico in cui sono chiamati a muoversi i cittadini e le imprese, tanto più nei complessi scenari del mondo moderno, sempre più globalizzato.
Sulla legittimità di un sistema democratico è inutile soffermarsi: esso si fonda sul mandato conferito dagli elettori. L'efficacia decisionale è la proprietà caratteristica di un sistema politico che sia capace di prendere ed eseguire con prontezza decisioni rilevanti per rispondere a sfide politiche. È l'insegnamento, che ho citato più volte, di Edward Gibbon: il cervello per comprendere, il cuore per risolversi, il braccio (cioè la forza) per eseguire. La recente conclusione, provvisoria ma significativa, della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere del Consiglio superiore della magistratura ne è una convincente dimostrazione.
Da questo punto di vista, l'azione del Ministero nell'organizzazione dei servizi relativi alla giustizia è stata molto intensa e si realizza su una pluralità di piani che si proiettano nel tempo, nella misura quantitativa della sua durata (quella che i greci chiamavano chronos) e nella capacità di fare le cose al momento opportuno (quella che i greci chiamavano kairòs).
Le principali misure normative in materia di giustizia nel 2024 si inseriscono in altre misure normative già adottate e sono ispirate all'esigenza di introdurre nuove forme di protezione a beni giuridici primari della collettività, come ad esempio la sicurezza e il contrasto all'immigrazione clandestina, o di aggiornarla nella tutela in modo più aderente al mutato quadro delle istanze politiche e sociali, rafforzando al contempo le garanzie processuali dei soggetti sottoposti a indagini penali.
Tra le più significative, mi limito a citare la legge 21 febbraio 2024, n. 14, per la ratifica del Protocollo tra Italia e Albania e il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria; la legge 28 giugno 2024, n. 90, per il rafforzamento della cybersicurezza nazionale e la tutela di beni finali afferenti alla persona e al patrimonio più esposti alla criminalità informatica; il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, in materia penitenziaria, che prevede un Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria.
Questa è una novità estremamente importante, che porterà efficienza e rapidità nella risoluzione o quantomeno nella riduzione dei problemi connessi con l'edilizia carceraria che - come sappiamo - sono problemi sedimentati nel corso dei decenni.
Ancora, cito la legge con cui è stata disposta l'abrogazione del delitto di abuso di ufficio, di cui all'articolo 123, che ha ridato serenità a moltissimi amministratori. Si sono rafforzate, poi, le garanzie degli indagati e dei terzi nel delicato settore delle intercettazioni e delle misure cautelari, senza vulnerare - lo ripeto ancora una volta - quelle che sono le indispensabili forme di indagini nei confronti della criminalità organizzata, mafia e terrorismo.
Sono state poi assunte varie coperture in campo previdenziale e assicurativo. Si è intervenuti per la riduzione dei tempi di pagamento per i servizi di intercettazioni nelle indagini penali. Taglio un po' perché è tale la marea di provvedimenti efficaci assunti che non sono mai stati pubblicizzati. Purtroppo, questa è la democrazia: le notizie che vengono divulgate sono quelle che riguardano essenzialmente le polemiche. Questo fa parte della fisiologia della dialettica, assolutamente normale, ma vi è tutto un lavoro del Ministero, circa l'80 per cento, che è rivolto all'efficientamento del servizio giustizia - se così lo vogliamo chiamare - che è rimasto oscuro, ma che ha già prodotto dei risultati estremamente efficaci ed anche delle criticità, di cui parleremo dopo.
È però anche vero che, per la prima volta, entro il 2026 noi colmeremo il numero dei magistrati previsti nell'ordinamento, che è sempre stato carente del 20 per cento. Questo è uno dei tanti obiettivi che abbiamo raggiunto e che produrrà effetti estremamente benefici sulla accelerazione dei processi.
Vorrei anche aggiungere che uno dei grandi risultati raggiunti è stato quello della riduzione degli arretrati, in relazione anche agli impegni che abbiamo preso con il PNRR. In questo senso il mio ringraziamento va alla magistratura, perché è stata proprio la magistratura, lavorando in modo competente, in modo tenace, in modo duraturo, che ha contribuito a farci raggiungere questi obiettivi - che sono - come sapete, fondamentali per ottenere i finanziamenti.
Questa attuazione del piano del 2023 è un importantissimo step. La riduzione dell'arretrato civile pendente al 2019, a fronte di un target atteso del meno 95 per cento da raggiungere entro dicembre 2024, al 31 ottobre 2024 presso le corti d'appello era arrivata al 99,1 per cento, mentre presso i tribunali ordinari era stata registrata una riduzione del 91,7 per cento.
Nel corso del 2024 è stato implementato il sistema degli incentivi per gli uffici giudiziari, prorogando i contratti in essere del personale del PNRR in servizio e prevedendo un incentivo di 80 milioni di euro connesso alla riduzione delle pendenze civili per tutto il personale in servizio presso la suprema Corte di cassazione, corti di appello e i tribunali.
Per supportare gli uffici giudiziari più in difficoltà, il Consiglio superiore della magistratura ha completato la procedura per l'applicazione extradistrettuale di diciannove magistrati presso sedici tra corti d'appello e tribunali.
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento della spesa per gli investimenti, di cui il Ministro della giustizia è titolare, al 31 dicembre 2024 è stato pagato il 47,7 per cento del finanziamento PNRR per l'investimento in capitale umano: circa 1,1 miliardi di euro su 2,268 miliardi.
Naturalmente restano obiettivi ancora da raggiungere, per i quali occorre procedere con la medesima determinazione e con immutato impegno, attuando tutte le iniziative di competenza del Ministero.
Vorrei ritornare sulla riduzione del disposition time. I dati disponibili indicano che, nel primo semestre del 2024, vi è una riduzione del disposition time del 22,9 per cento nel settore civile e del 32 per cento in quello penale. Vi risparmio la lettura, forse un po' prolissa, di tutti questi dati, che sono a vostra disposizione, ma vi assicuro che mai si era lavorato tanto, raggiungendo tanti e tanti risultati, di cui purtroppo pochi, forse nessuno, è venuto a conoscenza.
Per quanto riguarda l'attuazione del Piano nazionale complementare, sono state aggiudicate anche le procedure di esecuzione, per 11 interventi su 12, relativi alla realizzazione di padiglioni detentivi presso strutture penitenziarie e minorili.
Colgo l'occasione, nella prospettiva diacronica verso la quale è orientata la presente illustrazione, per rimarcare che lo sforzo realizzato dal Ministero per l'attuazione delle riforme e degli investimenti del PNRR non si esaurirà nel 2026.
Nell'ambito del Piano strutturale di bilancio di medio termine, infatti, il Governo ha identificato specifici obiettivi da realizzare entro il 2029, ovvero anche nel triennio successivo alla data prevista di conclusione del PNRR. Al netto di futuri aggiustamenti eventualmente possibili, tali obiettivi prevedono in particolare di semplificare le procedure nell'ambito del processo civile e di incoraggiare le forme alternative di risoluzione delle controversie; ridurre la durata delle procedure fallimentari e promuovere l'uso degli strumenti stragiudiziali; ridurre ulteriormente l'arretrato civile e la durata dei processi civili; garantire risorse umane adeguate nel sistema giudiziario, mantenendo in servizio 6.000 unità di personale, ovvero almeno la metà di quelle attualmente assunte a tempo determinato nell'ambito del PNRR.
Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto - questo è un argomento che, lungi dall'essere divisivo, dovrebbe raccogliere il consenso di tutti - che la giustizia civile, che sta avendo questa formidabile accelerazione per merito anche e soprattutto - lo ripeto ancora una volta - di una magistratura che si è impegnata a fondo nell'attuazione dei piani del PNRR, è quella forma di giustizia che, prima o dopo, tocca ciascuno di noi. Quella penale per fortuna è una giustizia abbastanza residuale, ancorché importante (poche sono le persone, per fortuna, che vengono raggiunte durante la vita da una informazione di garanzia o da qualcosa di più serio); mentre penso che ogni cittadino, ognuno di noi, abbia avuto nel corso della sua vita quantomeno il rischio di essere chiamato in un tribunale civile da una obbligazione che non viene adempiuta, un contratto che viene contestato, una causa condominiale, una causa di divorzio, una causa di regolamento di confini, una causa di lavoro: tutte quelle cose che incidono - e lo sappiamo - sul 2 per cento del prodotto interno lordo e che sono state affrontate con grandissima professionalità e con priorità da questo Ministero. Ripeto, non se ne parla mai: finalmente ho l'occasione di parlarne a costo di annoiarvi con queste cifre, che non sono certo un alibi per non affrontare altri argomenti critici di cui magari parlerò tra poco, ma che sono sicuramente significativi per dimostrare quanto e come abbiamo lavorato.
Il profilo realizzativo è stato accompagnato dall'introduzione da noi di una struttura dipartimentale, l'attuale dipartimento per l'innovazione tecnologica della giustizia, che è di nuova concezione all'interno delle articolazioni amministrative del Ministero. È ovviamente fatta di persone, procedure e strutture, le quali si sono dovute insediare e coordinare alquanto rapidamente. La prima fase di realizzazione del processo telematico è stata dunque caratterizzata da profili tecnici di progettazione in termini di ingegneria informatica della nuova infrastruttura digitale a servizio del processo penale. Questa fase - sto parlando, come ben capite, delle criticità - ha richiesto e richiederà un notevole sforzo finanziario e anche un notevole sforzo di immaginazione e di organizzazione. Queste novità tecnologiche che arrivano improvvisamente e che sono peraltro obbligatorie e compresse in tempi ristretti creano e hanno creato - inutile nasconderlo - delle criticità, ma siamo certi - e in parte le abbiamo già superate - che entro la fine dell'anno saranno completamente superate e rientreremo nei ranghi di quelli che sono i progetti e i vincoli del PNRR.
Quindi, confido che, grazie alla fattiva e leale collaborazione tra il Ministero della giustizia e gli uffici giudiziari, che sia pragmaticamente orientata alla soluzione dei problemi e scevra da pregiudizi culturali o da vischiosità amministrative, si potrà registrare presto il completo venir meno delle ragioni che hanno comportato l'adozione di provvedimenti di sospensione dell'obbligatorietà del processo penale telematico.
Siamo di fronte a un fenomeno nuovissimo che è stato più volte enunciato anche dal Presidente della Repubblica: l'intelligenza artificiale. Qui due parole vanno dette, perché tutto quello di cui stiamo parlando, compreso il processo telematico, rischia di essere completamente superato, nell'arco di pochi anni, o addirittura di pochi mesi, dall'irruzione di questa nuova forma - chiamiamola così - di epistemologia.
Analogamente alla lungimiranza che si fonda sulla stabilità politica, noi siamo stati indotti ad affrontare subito questo cimento sulla regolamentazione degli effetti dell'intelligenza artificiale nel campo giuridico, tema nel quale siamo chiamati a confrontarci concretamente, perché appartiene già al tempo presente, molto più che al futuro. Ora il Governo si è convintamente impegnato, con l'adozione di uno specifico disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, che contiene una norma apposita fondamentale, quasi banale nella sua formulazione, che però vale la pena di ripetere, per cui i sistemi di intelligenza artificiale sono utilizzati esclusivamente per l'organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario, nonché per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale; è sempre riservata al magistrato la decisione sull'interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull'adozione di ogni provvedimento.
L'Italia in questo è all'avanguardia. Vorrei ricordarvi che, proprio dopo il G7 di Venezia presieduto da chi vi parla, abbiamo istituito il Venice Justice Group, per rafforzare e coordinare l'iniziativa dei Paesi membri del G7, quindi dei massimi Paesi mondiali, insieme all'Italia, per far fronte alle nuove sfide globali nel campo della giustizia e della difesa dello Stato di diritto. A novembre scorso c'è stato un grande evento organizzato dal Ministero della giustizia con i massimi esperti mondiali - e ripeto mondiali - dell'intelligenza artificiale, da cui sono emersi contributi e spunti di estremo interesse, che in estrema sintesi si può dire essere orientati dall'idea che sia indispensabile conciliare la libertà della ricerca scientifica e tecnologica con la richiesta di regolamentarne l'impiego in modo sicuro e responsabile, mantenendo e garantendo l'indispensabilità centrale della decisione umana.
Noi ci troviamo di fronte a un fenomeno che - come ho detto - è estremamente nuovo, originale, di cui non sappiamo le conseguenze; dobbiamo convertirlo da rischio in opportunità. È un fenomeno paragonabile alla invenzione dei caratteri mobili della stampa di Gutenberg. Quando inventò questa stranezza, egli non avrebbe mai immaginato che essa avrebbe provocato la più grande rivoluzione religiosa della storia: facendo entrare la Bibbia in tutti i Paesi, in tutte le case, nel linguaggio nazionale, avrebbe infatti consentito di leggere direttamente le sacre scritture senza transitare attraverso la mediazione della Chiesa. Questo ha portato la più grande rivoluzione religiosa, da Lutero, a Calvino a Zwingli. Gutenberg non immaginava tutto ciò. Poi però le cose si sono assestate, e così sarà con l'intelligenza artificiale: provocherà una grandissima rivoluzione, ma alla fine sarà una opportunità piuttosto che una criticità.
Veniamo adesso alla politica del personale. Sul versante di questa organizzazione noi abbiamo svolto quattro procedure di concorso per l'assunzione dei magistrati. Anche questo va detto, perché se ne parla poco. Sapete che, a fronte di un organico di oltre 10.000 magistrati, abbiamo una carenza di più di 1.500. Noi per la prima volta - come ho detto prima - colmeremo questo divario entro il 2026. A settembre scorso si è concluso - adesso vi annoio con le cifre, però è giusto farlo - il concorso a 500 posti con l'assunzione di 599 nuovi magistrati, in virtù dell'ampliamento delle prerogative assunzionali del Ministero, previsto dall'articolo 10 del decreto-legge n. 13 del 2023. Il concorso a 400 posti (un altro) bandito con decreto ministeriale 18 ottobre 2022 è arrivato alla fase delle prove orali e i vincitori potranno verosimilmente prendere servizio prima dell'estate prossima. A novembre scorso sono state concluse le operazioni di correzione delle prove scritte per il concorso di 400 posti, bandito con il decreto ministeriale 9 ottobre 2023; è parimenti in corso la correzione delle prove scritte relative al concorso di altri 400 posti, bandito con il decreto ministeriale 8 aprile 2024. Infine, con il decreto ministeriale 10 dicembre 2024, è stato bandito un nuovo concorso per 350 posti. Questi sono i numeri, che non necessitano nemmeno di variazioni finanziarie perché sono inserite nel bilancio; si tratta di colmare dei vuoti che sono lì fermi da sempre. Quando sono entrato io in magistratura - ahimè quasi mezzo secolo fa - la proporzione, il divario tra coperture e scoperture era la stessa di adesso; per la prima volta noi cerchiamo - e contiamo di riuscirci - di colmarla entro il 2026.
Sul versante del personale amministrativo a tempo determinato - come abbiamo già detto - si segnala il raggiungimento del target previsto in sede di rimodulazione degli impegni del PNRR, che imponeva l'assunzione entro il 30 giugno 2024 di 10.000 unità di personale tra quello addetto all'ufficio del processo e il personale tecnico-amministrativo.
L'obiettivo era di rimodulare questo impegno gravoso e per certi aspetti anche anomalo, perché non incentivava la stabilizzazione di quelle persone, che in un certo senso venivano incoraggiate, anzi obbligate ad andarsene una volta che avevano acquisito una certa esperienza, una certa capacità e una certa fiducia nell'ordinamento in cui si trovavano a operare, e quindi nel frattempo cercavano aliunde altri momenti di sistemazione, visto che la loro posizione era non stabile ma precaria. Abbiamo fatto di tutto - e ci siamo riusciti - per stabilizzarle e anche questo è un grandissimo risultato. I numeri sono qui a disposizione, per cui vi risparmio la loro prolissa esposizione.
Arrivo ora a un punto che mi è particolarmente caro, perché è nuovo, ovvero il progetto PintoPaga; conoscete la legge Pinto. Ebbene, in materia di efficientamento dei servizi della giustizia e di contrasto al ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, è da segnalare il positivo avvio del progetto PintoPaga, in collaborazione con Formez e PA, che, attraverso l'utilizzo di professionalità dedicate e di una specifica piattaforma digitale, consentirà di accelerare i pagamenti e, in un orizzonte di un paio d'anni, tendenzialmente azzerare lo stock di arretrato degli indennizzi spettanti agli aventi diritto per la violazione dei termini ragionevoli del processo, consentendo cospicui risparmi per interessi e di contenzioso. Faccio presente che l'attuale debito in carico al Ministero della giustizia per l'arretrato connesso all'applicazione della cosiddetta legge Pinto, cioè per i ritardi nei processi, è maturato soprattutto in questi anni e ammonta a oltre 300 milioni di euro relativi a circa 62.000 decreti di pagamento emessi dalle corti d'appello più coinvolte; 300 milioni di euro, che già sono una cifra enorme e dimostrano quanto sia critica la situazione della lentezza della nostra giustizia, significano anche interessi molto cospicui. Pertanto, accelerando i pagamenti, cosa che finora non è stata fatta, risparmieremo una grande mole di interessi.
Quanto all'amministrazione penitenziaria, sappiamo benissimo che questo è un punto dolente, ne abbiamo già discusso qui nei question time e in varie altre occasioni. La sicurezza delle carceri, tanto nell'interesse degli operatori, quanto in quello dei detenuti, va coniugata - come è ovvio - con l'umanizzazione della pena. A questo proposito, abbiamo decretato 2.000 assunzioni nel quadriennio 2023-2026, con l'adozione di una nuova pianta organica del Corpo; abbiamo istituito il Gruppo di intervento operativo (GIO); abbiamo istituito la carriera dei medici del Corpo di polizia penitenziaria, che è molto importante; abbiamo adottato protocolli operativi di intervento con la redazione del prontuario operativo, un nuovo modello organizzativo della specializzazione cinofila, la rimodulazione dell'organico della carriera dei funzionari del Corpo; è stata avviata la nuova architettura organizzativa del DAP dei provveditorati mediante l'istituzione di divisioni dirette da primi dirigenti della Polizia penitenziaria e, sul fronte del reclutamento, il 183° corso allievi di Polizia penitenziaria vede l'assunzione di 1.870 unità, e altre seguiranno. È stato bandito un nuovo concorso per l'assunzione di altri 2.500 allievi di Polizia penitenziaria, per cui sono pervenute circa 21.000 domande e sono in fase di ultimazione le previste prove fisiche e attitudinali. Molti altri concorsi hanno riguardato le cariche più apicali e anche qui vi risparmio i numeri, ma va da sé che la criticità del nostro sistema carcerario poggia sia sulla inadeguatezza delle strutture materiali, sia sulla riduzione del personale; questa seconda è di più facile risoluzione, mentre sulla prima stiamo agendo - come ho già detto varie volte - e mi limito a riassumere le misure fin qui adottate. Abbiamo istituito un commissario straordinario che ha dei poteri idonei a scavalcare le varie difficoltà burocratiche che si oppongono all'edificazione o anche alla ristrutturazione di edifici carcerari. Sapete che costruire un nuovo carcere in Italia è impresa quasi impossibile, per cui dobbiamo piuttosto rivolgerci alla rimodulazione e all'adattamento di strutture che siano già esistenti e compatibili con la sicurezza del carcere sia per chi vi è detenuto, sia per chi deve effettuare controlli.
Aggiungo, ancora una volta, che, per quanto riguarda la riduzione del cosiddetto sovraffollamento carcerario, noi stiamo agendo in tre direzioni, esclusi i provvedimenti di amnistia o di scarcerazione lineare, che manifesterebbero una debolezza da parte dello Stato; si può essere generosi quando si è forti, non quando si è costretti dalla necessità delle cose. (Applausi). Questo sarebbe un incentivo alla recidiva, come ci dimostra la stessa esperienza giurisdizionale; chi entra in carcere per un reato come può essere il furto, se viene scarcerato perché non c'è più posto nelle carceri, possiamo star certi che entro sei mesi ritornerà dentro per il reato di rapina. È un aspetto di cui abbiamo discusso varie volte e ne discuteremo ancora.
Noi stiamo agendo in tre direzioni. La prima è quella di un'eventuale detenzione differenziata per i tossicodipendenti, almeno quelli imputati di reati minori che più che essere dei criminali da punire sono dei malati da curare. La seconda è quella dell'espulsione di extracomunitari che già dovrebbero essere espulsi, ma che ancora non lo sono per ragioni burocratiche di lentezza della magistratura di sorveglianza, alla quale va tutta la mia gratitudine. Anche lì vi è un numero inferiore di magistrati che sarebbero necessari ed anche a quello stiamo provvedendo attraverso un'interlocuzione con il Consiglio superiore della magistratura. Stiamo poi agendo nei confronti della carcerazione preventiva; abbiamo il 20 per cento di detenuti in attesa di processo. Sembra abbastanza contraddittorio che in Italia si debba parlare di liberare persone che sono state condannate con una pena definitiva, quando il 20 per cento delle persone in carcere è fatto ancora da presunti innocenti. (Applausi). È una delle contraddizioni del nostro sistema penale.
Alla fine del 2024 il numero complessivo di detenuti era pari a 61.861, di cui 59.163 uomini e 2.689 donne. Stiamo monitorando continuamente la situazione. Vi è un'alta percentuale - molto alta - di persone extracomunitarie. Ciò dovrebbe farci riflettere, anche se non è questo il momento di farlo, sulla ragione della distonia tra carcerati cittadini italiani e provenienti da altri Paesi.
Sulla giustizia di comunità e la giustizia riparativa - altro argomento che ci sta a cuore - mi interessa dire che, su un totale di circa 62.000 detenuti negli istituti penitenziari, vi erano 46.000 persone in espiazione di pena e 1.300 di queste in condizioni di semilibertà. Ora, a fronte di 62.000 detenuti complessivi, di cui 46.000 condannati in via definitiva, vi erano 60.000 persone che stavano espiando una pena con modalità differenti dalla tradizionale detenzione intramuraria, alle quali aggiungere ulteriori 26.000 persone sottoposte alla misura della messa in prova. Questo per dire che il nostro sistema non è - come si dice - carcerocentrico al 100 per cento. Certo, vi sono delle situazioni alle quali per ragioni di sicurezza, di allarme sociale e di gravità del reato, la magistratura ritiene non vi sia alternativa alla carcerazione dietro le sbarre. Però sulla giustizia riparativa e sulla possibilità di forme alternative di detenzione, vi assicuro che stiamo lavorando.
Così è per la giustizia minorile; anche qui al termine dell'emergenza pandemica si è assistito a un progressivo aumento delle presenze medie giornaliere presso gli istituti penali per i minorenni, che ha determinato l'attuale condizione di tendenziale sovraffollamento. Questa congiuntura è conseguenza anche dell'aumento esponenziale dei detenuti stranieri, in larghissima misura minori stranieri non accompagnati. Si tratta per lo più di ragazzi provenienti dal Nord Africa, spesso poli assuntori di sostanze stupefacenti o psicofarmaci con gravi problematiche comportamentali, talora anche di natura post traumatica che, giunti in Italia, vengono presto fagocitati dal circuito illecito costituito dalla sequenza integrata dell'assunzione di sostanze stupefacenti, alcol e psicofarmaci, connessi ai reati di spaccio di droga e alle condotte criminose predatorie essenzialmente dei reati contro il patrimonio.
Tralascio tutta un'altra serie di attività, tra le quali campeggia anche l'attività internazionale del nostro Ministero. Vorrei soltanto dire che quest'anno abbiamo presieduto il G7 e abbiamo avuto tutta una serie di interlocuzioni e stipule di trattati internazionali con il Kenya, il Kosovo, il Kirghizistan, il Mozambico, il Qatar, il Regno Unito, Singapore, eccetera, che hanno riconosciuto - sempre per la ragione che dicevo all'inizio - nella stabilità del nostro Governo il connotato fondamentale per avere una interlocuzione credibile. Vorrei far notare - questa è una nota di colore - che io sono entrato come neofita due anni fa tra i magnifici sette del G7, tra i Ministri della giustizia (avevamo altri sei colleghi). Ora sono tutti cambiati; l'unico che è rimasto al suo posto è il sottoscritto, che ormai è il decano di questo organismo. (Applausi). Alcuni sono stati cambiati addirittura due volte e altri anche tre, con un certo disappunto, perché con alcuni avevamo anche raggiunto una certa amicizia, a cominciare dall'amico francese Dupond-Moretti.
Arrivo ora al punto finale, che probabilmente è quello che vi interessa di più: la riforma costituzionale in tema di ordinamento giurisdizionale. Qui la riforma più significativa è naturalmente il disegno di legge costituzionale, di iniziativa governativa, che è stato approvato almeno in prima deliberazione. Non mi dilungo sui contenuti, per rispetto delle prerogative parlamentari in materia di esame di atti normativi, che sono di massimo rilievo formale e comunque - come si dice in "giuridichese" - lo diamo per letto e per noto. Il provvedimento - come è noto - è volto a separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, per i quali vengono istituiti due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Viene altresì istituita un'alta corte disciplinare, cui è attribuita in via esclusiva la giurisdizione disciplinare tanto nei confronti dei magistrati giudicanti, quanto nei confronti dei magistrati requirenti.
Il disegno di legge del Governo è promanato direttamente dal programma elettorale. La riforma della giustizia, con la separazione delle carriere tra giudici e pm, era uno dei primi punti. Quindi era un obbligo, un dovere che avevamo verso i nostri elettori. La coalizione che oggi è maggioranza si era presentata compatta allo scrutinio elettorale con questo programma. In sede di discussione è stato abbinato ad altri progetti di legge costituzionale di iniziativa parlamentare: è appena il caso di ricordare che esso fa seguito ai numerosi sforzi e impegni delle scorse legislature nella medesima direzione.
Non mi voglio soffermare ulteriormente sul testo, che tutti conosciamo e conoscete. Non vorrei soffermarmi tanto su quello che contiene, quanto su quello che esclude. Bene - come più volte detto - con la consapevolezza professionale e auspico anche l'impegno morale di chi per quarant'anni ha indossato la toga del magistrato, esso esclude, perché non c'è alcuna disposizione che nella lettera, nella voluntas o nella ratio lo preveda, l'assoggettamento del pubblico ministero all'Esecutivo. Questo postulato assoluto è garantito dalla norma positiva che attua il principio costituzionale secondo cui la giurisdizione si attua mediante il giusto processo, dove le parti sono in condizioni di parità davanti al giudice terzo e imparziale.
Lungi dall'indebolire l'accusa, la riforma difende e rafforza il ruolo del giudice. La riforma è garantita dalla condivisione delle forze politiche di maggioranza, che con unità di intenti hanno sottoscritto questo testo e lo sosterranno con la medesima determinazione nel corso di quest'anno (Applausi), nel quale completeremo l'iter di approvazione delle Camere in prima e in seconda lettura entro l'estate. Siamo anche lieti che almeno una parte dell'opposizione, sia pure con varie motivazioni e riserve, abbia dato la sua adesione.
Ora, la cultura liberale della giurisdizione, che ci ispira, è una cosa ben diversa da quella perniciosa della corporazione, che conosco, perché ho fatto parte per quarant'anni dell'ordine giudiziario.
La nostra cultura coniuga la certezza e la sicurezza delle garanzie dell'individuo all'interno del processo con la garanzia della sicurezza della collettività dopo che il processo si è concluso: ciò induce a ricordare ancora una volta che l'unico processo che noi respingiamo è quello alle intenzioni. Non si può continuare a dire che c'è l'intenzione di sottoporre il pubblico ministero all'Esecutivo quando la legge costituzionale da noi proposta lo esclude, apertis verbis, in via assoluta.
Ribadisco invece che intenderemo proseguire nella piena attuazione del sistema accusatorio all'interno del sistema processuale penale, proseguendo e soprattutto ripristinando l'impianto del codice di procedura penale firmato da Giuliano Vassalli nel 1989 (Giuliano Vassalli, eroe della Resistenza e grande giurista), in sostituzione di quello firmato da Alfredo Rocco e da Benito Mussolini. In esso la separazione delle carriere è condicio sine qua non, e i due concetti - processo accusatorio e separazione delle carriere - sono consustanziali.
A questa innovazione - e mi avvio alla conclusione - sono state opposte obiezioni di varia natura. Sarebbe stato e sarebbe ancora mio auspicio che non rappresentassero l'enfasi apocalittica di radicati pregiudizi, ma esprimessero argomentazioni di coerenza sistematica e ragionevoli considerazioni di opportunità. Vorrei che la polemica transitasse dall'emotività derivante dalla rottura della consuetudine alla dialettica serena di una logica comprensibile, coniugata con un utile pragmatismo.
Le critiche alla riforma, che oltre alla separazione delle carriere prevede una diversa costituzione del CSM e l'istituzione dell'Alta corte, sono riassumibili: in primo luogo, nel timore che il pubblico ministero perda la propria indipendenza e venga sottomesso al controllo dell'Esecutivo; in secondo luogo, nel pericolo che la sua differenziazione dalla figura del giudice sostituisca la sua toga con la divisa del superpoliziotto; in terzo luogo, nella perdita di professionalità dei componenti nominati in base alla aleatorietà del sorteggio; da ultimo, nel vulnus all'indipendenza della magistratura soggetta al giudizio disciplinare di un organismo spurio.
Più in generale, vi è la considerazione della frantumazione di quella che, con una ripetitività che direi ormai logora, viene chiamata la cultura della giurisdizione. Questo principio - l'ho detto lo scorso anno - si riduce a una banalità enfatica se viene circoscritto all'ambito della magistratura. Perché o intendiamo la giurisdizione come ius dicere, e allora è prerogativa esclusiva del giudice, oppure come dialettica processuale, e allora coinvolge necessariamente tutti i protagonisti (accusa, difesa e giudice terzo). Il fatto è che la cultura della giurisdizione non ha nulla, ma proprio nulla a che vedere con le carriere unite o separate dei magistrati. Forse che nei Paesi dove è nata la democrazia e dove le carriere sono separate, dal Regno Unito agli Stati Uniti d'America e in tutti i Paesi di common law, non esiste una cultura della giurisdizione? Certo non esiste nella loro fraseologia ufficiale, perché la loro tradizione è aliena da questa metafisica astratta dell'intelletto speculativo. Però esiste in concreto, come parità delle parti davanti al giudice terzo, a garanzia dell'unica funzione del diritto penale, questa sì realistica ed efficace: ossia non lasciare impunito il delitto e non condannare l'innocente.
Quanto al rischio di sottoposizione del pubblico ministero all'Esecutivo, anche questa è una interpretazione scadente di un pregiudizio obsoleto. Non c'è nessun parallelismo, nessuna consequenzialità tra le due situazioni. Negli Stati Uniti d'America, il procuratore distrettuale, il district attorney, non è affatto subordinato all'attorney general; semmai è sottoposto al giudizio del popolo perché è addirittura elettivo. Ma questa è la conseguenza logica dei grandi poteri che gli sono attribuiti - mi riferisco al prosecutor americano - come capo della polizia giudiziaria. Negli altri Paesi di common law o del processo accusatorio, il public prosecutor obbedisce solo alla legge, assicurando la legalità delle indagini compiute dalla polizia e valutandone la idoneità a sostenere l'accusa in giudizio.
È sufficiente leggere il testo, che è chiarissimo, del nostro disegno di legge costituzionale per assicurarsi che la magistratura requirente mantiene le medesime prerogative di quella giudicante. Ogni altra interpretazione costituisce - lo dico ancora una volta - un processo alle intenzioni che non solo offende la dignità del Parlamento, ma ne dimentica il ruolo, posto che un'eventuale modifica futura dovrebbe transitare attraverso una nuova e simmetrica procedura di revisione costituzionale.
Quanto al tema del sorteggio, esso è inserito sistematicamente nel complesso giurisdizionale, proprio nella sua più alta esplicazione, nel suo più alto momento: nei confronti dei cittadini, nei confronti dei membri del Governo e nei confronti, nientemeno, del Capo dello Stato. Nei confronti dei cittadini, perché le corti d'assise che sono deputate a irrogare il massimo della pena, l'ergastolo, sono composte in maggioranza da cittadini sorteggiati; nel tribunale dei ministri, che manda i membri del Governo a processo ed è composto da magistrati sorteggiati; infine, nell'Alta corte, che giudica il Capo dello Stato per tradimento e attentato alla Costituzione, sono inseriti ben 16 cittadini tratti a sorte. Questo prevede la nostra Costituzione, quindi non c'è nessuna irrazionalità, nessun delitto di lesa maestà in questa innovazione.
Quanto, poi, al timore che il pm diventi un superpoliziotto, la risposta è assai semplice: nel sistema attuale esso è già un super poliziotto, con l'aggravante che, però, godendo delle stesse garanzie del giudice, egli esercita un potere immenso, senza alcuna reale responsabilità. Oggi infatti il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne e che, alla fine, creano disastri, anche finanziari, nell'ambito dell'amministrazione della giustizia, che sono irreparabili. Pensiamo a quante inchieste sono state inventate (nel vero senso della parola), si sono concluse con sentenze la cui formula è «il fatto non sussiste» e sono costate milioni e milioni di euro in intercettazioni, in tempi, in ore di lavoro perdute e in altro.
Tutto questo perché oggi effettivamente il pubblico ministero è un super poliziotto. Noi vogliamo che rimanga assolutamente indipendente da qualsiasi forma di controllo esecutivo, ma vorremmo anche - e questo sarà oggetto eventualmente della riforma del codice di procedura penale - che vi sia una migliore definizione quanto meno dei tempi in cui il pubblico ministero può intervenire.
Con riguardo, infine, alla perdita della professionalità, che è connessa al sorteggio, direi che per definizione esso avviene nell'Alta corte in un canestro composto di persone che sono già, di per sé, qualificate ab origine. Quindi è impossibile che vengano sorteggiate persone inette, poco intelligenti o impreparate, proprio perché il canestro dal quale vengono estratte è formato da persone che, per definizione, sono preparate e intelligenti.
Concludo con un concetto che mi è caro e che ho espresso più volte, anche in questa sede solenne. La nostra civiltà occidentale ha elaborato il concetto di giustizia fondato su quattro pilastri, che sono diversi ma massicci: la cultura giudaico-cristiana e quella greco-romana. Alla loro sintesi noi ci stiamo ispirando nelle riforme che distillano, almeno nella minima misura sufficiente, i princìpi idonei a riportare la sua amministrazione nell'ambito della razionalità e dell'efficienza.
Il moderno Stato liberale ha superato le immaginazioni mitiche del cosiddetto Stato etico. Prendendo atto dei limiti e dei difetti della nostra imperfetta natura, esso non pretende di assicurare la felicità, ma soltanto di garantire il diritto a procurarsela, attraverso quella libertà economica, religiosa e culturale, nella cui esplicazione lo spirito umano si realizza, secondo le sue aspirazioni e le sue possibilità, con la sola imposizione, doverosa e solidale, della redistribuzione della ricchezza che inevitabilmente si accumula in misura ineguale nelle persone più dotate nel progettarla, più spregiudicate nel perseguirla e più egoiste nel mantenerla. La garanzia dello svolgimento di queste attività in modo libero, pacifico e ordinato sta proprio nella legge.
Lo Stato liberale, nel quale noi crediamo, quindi, si propone di affrancare il cittadino dall'abbraccio soffocante dello Stato, di favorirne l'avvicinamento attraverso una semplificazione dei diritti e dei doveri e, per quanto riguarda il nostro caso, la giustizia penale, di attuare il garantismo nella sua duplice funzione di presunzione di innocenza e di certezza della pena. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulla relazione del Ministro della giustizia.
È iscritto a parlare il senatore Verini. Ne ha facoltà.
VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, la sua relazione è stata deludente. Del resto, per noi rispecchia molto… (Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, vorrei che ciascuno possa liberamente esprimere le proprie opinioni ricevendo la stessa attenzione che è stata riservata al Ministro.
Prego, senatore Verini.
VERINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente.
Dicevo che la sua relazione, signor Ministro, è stata per noi deludente. Del resto, rispecchia questi suoi deludenti due anni a via Arenula. La relazione è stata anche un po' notarile sul bilancio delle cose fatte.
Come sentirà dire anche all'inaugurazione dell'anno giudiziario presso i distretti di Corti d'appello, l'applicazione sul processo telematico è stata un flop, un fallimento. Anche nell'ordinaria amministrazione siete stati deludenti. Lei, signor Ministro, al suo insediamento aveva un'occasione storica che non solo non ha colto, ma ha voluto pervicacemente demolire. Nella scorsa legislatura il Parlamento, il Governo e la ministra Cartabia avevano lasciato un'eredità di tre riforme di sistema: quella dell'ordinamento, quella del penale e quella del civile. E avevano lasciato alcuni miliardi in dotazione, tra bilancio dello Stato e PNRR, per modernizzare sedi e apparati, per le tecnologie, la digitalizzazione e per gli organici dei magistrati e del personale amministrativo. Invece di proseguire su quella strada e applicare sul campo quelle riforme che dopo venticinque anni erano state approvate non contro qualcuno o a favore di qualcuno, magari correggendole e facendo tagliandi nel tempo, dando risposte ai cittadini sui tempi della giustizia e sulla ragionevole durata dei processi, avete scelto un'altra strada.
Lei ha rinnegato proclami garantisti, smentendo sue stesse dichiarazioni di principio, e ha indossato l'elmetto e l'armatura del peggiore populismo penale. Lei è il Ministro che nella storia ha introdotto in così breve tempo il maggior numero di nuovi reati, gran parte dei quali legati al palinsesto televisivo: reati di strada, rave, imbrattatori. (Applausi). Di contro, ha messo la sua faccia e spesso la sua firma sull'indebolimento di presidi e norme di contrasto alla corruzione, alla criminalità organizzata e alle mafie. Invece di cooperare con la magistratura, l'avvocatura e tutte le componenti della giurisdizione per applicare le riforme e modernizzare il sistema giudiziario, ha scelto di dichiarare di nuovo guerra alla magistratura, alla sua indipendenza e alla separazione dei poteri.
La vostra separazione delle carriere non è quella che ha descritto lei, ma è un totem. Per molti, tra cui anche illustri avvocati, è bene, infatti, che vi sia una cultura unitaria della giurisdizione che contamini positivamente esperienze requirenti e giudicanti, ma - soprattutto - è un falso problema. Voi lo sapete bene, perché l'avete votata quasi tutti voi: con la riforma Cartabia è possibile solo un passaggio di funzione in carriera. Ce ne sono soltanto una ventina ogni anno su 9.000 magistrati. Ecco perché ci opponiamo a quella che a noi - e non solo a noi - appare una grave ferita che volete arrecare a princìpi della Costituzione, all'indipendenza della magistratura e alla separazione dei poteri. Il Ministro della giustizia, il Guardasigilli inquilino di via Arenula, dovrebbe difendere e tutelare queste cose. La sua azione, al contrario, le indebolisce e rischia di demolirle.
Avviandomi a concludere su questo punto, ricordo che c'è un altro drammatico simbolo del fallimento della sua politica: la situazione delle carceri italiane. Sarebbe sbagliato - lo dico con correttezza - attribuire soltanto a voi l'attuale tremenda situazione delle carceri, ma è giusto dire che voi l'avete aggravata. Con voi, anche per effetto dei nuovi reati da voi introdotti, il sovraffollamento è cresciuto in modo intollerabile, anche negli istituti minorili. Nel 2024 i suicidi sono stati oltre 90 e sono state diminuite le risorse per la formazione, il lavoro, il trattamento e la socializzazione.
Avete ridotto il numero delle telefonate dei detenuti alle famiglie. Non applicate le indicazioni della Corte costituzionale sull'affettività in carcere e mancano migliaia di agenti di Polizia penitenziaria, così come figure professionali fondamentali: personale sanitario, psicologi, psichiatri, mediatori culturali, educatori. Vi sono migliaia di detenuti tossicodipendenti che non devono stare in carcere, ma devono essere curati.
L'altra sera eravamo con alcuni di voi a Molino Silla di Amelia. È un'esperienza importante, quella di don Gelmini. E ce lo hanno detto: sono pronti ad accogliere tanti ragazzi e ragazze che sono in carcere, ma che devono essere curati nelle comunità. Ma anche su questo latitate. Rifiutate persino di cancellare la vergogna di tenere in carcere i bambini minori con le loro madri. (Applausi).
La situazione edilizia nelle carceri in molti casi è invivibile. Non devo dire niente: molti di voi le visitano e lo sanno. Voglio ricordare l'esperienza che ho fatto due settimane fa a Livorno. Andateci; qualcuno di voi è andato: è una situazione kafkiana, oltre che drammaticamente invivibile.
Voglio chiudere su questo punto. Anche le donne e gli uomini della polizia penitenziaria vivono una situazione difficilissima. Li vogliamo ringraziare, perché davvero svolgono un compito molto duro, con grande professionalità. (Applausi). Nel 2024 sono stati sette i suicidi di agenti. Formazione continua, nuovi ingressi di personale, che però arriveranno soltanto a fine 2025 o 2026, mentre ci sarebbe urgenza adesso. Le donne e gli uomini della penitenziaria, nella stragrande maggioranza, svolgono con umanità il loro compito, hanno il senso pieno del trattamento. Ciò nonostante qualcuno del Governo, qualcuno a lei vicino, ministro Nordio, li dipinga solo come dei Rambo vendicativi, che conoscono solo il linguaggio del manganello e non quello del trattamento e del dialogo. E non mi riferisco né al vice ministro Sisto, né al sottosegretario Ostellari. Pensi a qualcuno a lei vicino.
Ministro Nordio, la situazione delle carceri è emblema tragico del vostro fallimento, ma, come dicevo, non è purtroppo una sorpresa. Vicino a lei alligna, prospera e viene praticata una concezione per la quale la funzione della pena non è solo certa (e la pena deve essere certa), ma soltanto afflittiva e vendicativa. Per questi signori sembra esistere soltanto la vendetta.
Invece, la pena certa deve essere un'occasione di recupero, di socializzazione e di reinserimento. Gli appelli di persone che si chiamano papa Francesco e Sergio Mattarella vengono da voi vissuti quasi con fastidio. Io penso che, in definitiva, davvero a dare fastidio, più che questi appelli, oltre a questi appelli, sia qualcosa che si chiama principi e valori democratici della Costituzione repubblicana. La vostra spesso (e io vorrei che non fosse così) sembra essere più una concezione della giustizia come regolamenti di conti, che non al servizio dei cittadini. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto «Giorgio Perlasca» di Roma (intitolato ad una persona che personalmente ammiro molto) che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione sulla Relazione del Ministro della giustizia
sull'amministrazione della giustizia (ore 10,58)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la sua relazione, che ha sintetizzato, ma ne abbiamo letto il testo, che ovviamente fornisce ulteriori dettagli ed elementi a quello che è un rapporto annuale al Parlamento, che ci consente di valutare lo stato della giustizia.
Il senatore Zanettin, in sede di dichiarazione di voto, completerà l'adesione totale del Gruppo di Forza Italia all'azione che il Governo sta svolgendo ed al Ministero che lei guida con il viceministro Sisto e con i sottosegretari Ostellari e Delmastro Delle Vedove e tutta la struttura del Ministero.
Sono tantissime le cose da dire. Intanto, io le voglio ricordare alcune cose giacenti. Abbiamo giustamente approvato con grande soddisfazione alla Camera, ora lavoreremo al Senato, spero celermente, la separazione delle carriere e soprattutto la riforma del CSM. Personalmente, credo che quello sia il cuore della riforma, con la speranza che finisca la lottizzazione correntizia togata, con tutti gli scempi che abbiamo visto in questi anni, con lo scandalo di un paio di CSM fa, che ha raggiunto il massimo del degrado.
Ma noi abbiamo anche a cuore altri provvedimenti che le segnalo, cogliendo l'occasione di questo evento annuale: il provvedimento sul sequestro degli smartphone e dei dispositivi digitali che, dopo il varo del Senato, è in attesa di approvazione da parte della Camera, o la proroga delle intercettazioni di quarantacinque giorni, che non blocca le intercettazioni. Si sono dette e scritte un sacco di bugie: possono essere rinnovate con una tempistica che evita un'intercettazione a vita per chiunque. Il provvedimento è in attesa di approvazione alla Camera dopo il varo del Senato. Qui dobbiamo invece intervenire sulla prescrizione, un intervento approvato dalla Camera, ed è importante farlo. Rivolgo l'appello a noi membri del Parlamento.
Abbiamo poi il tema della priorità dell'azione penale. Caro ministro Nordio, non lo devo dire a lei, che è maestro del diritto e ha una lunga esperienza: noi non vogliamo vanificare l'azione penale quando esprimiamo dubbi sull'obbligatorietà dell'azione penale, ma diciamo che il re è nudo, che non vengono perseguiti tutti i reati, non è vero che c'è l'obbligatorietà. È una petizione di principio, ma quanti reati impuniti, quante situazioni che rimangono avviate verso la prescrizione, o nemmeno avviate? Quindi, quando noi parliamo di priorità, non vogliamo escludere la persecuzione di tutti i reati, ma realisticamente diciamo che bisognerebbe avere il coraggio di agire con maggiore solerzia sulle cose più importanti.
Quindi, siamo soddisfatti di quello che si è fatto e siamo ansiosi di quello che dovremo fare, sia per completare la riforma costituzionale, sia per questi provvedimenti che mi sono permesso di ricordare. Dopodiché, abbiamo molte priorità: vedevo prima che si parlava della Polizia penitenziaria. Noi siamo dalla parte delle Forze dell'ordine, quelle che operano nelle carceri, che si occupano della protezione dei detenuti e delle altre, ogni giorno, e se non si facesse ostruzionismo su altri provvedimenti, daremmo risposte con il disegno di legge sulla sicurezza alle Forze di polizia (Applausi), che non vanno solo elogiate, ma vanno supportate. Ecco perché vorremmo che anche quel disegno di legge potesse superare l'ostruzionismo e arrivare in Aula.
Signor Ministro, voglio anche ricordare una cosa che abbiamo fatto in questa legislatura che è l'intervento sull'abuso d'ufficio. Io a volte mi trovo a parlare con cittadini che mi chiedono come mai abbiamo abolito l'abuso d'ufficio, come a dire che siamo per gli abusi: un sillogismo semplice. Io voglio ricordare anche in questa occasione che nel 2021 su 4.745 indagati per abuso d'ufficio, 4.121 vennero archiviati; nel 2022, su 3.938 indagati 3.536 vennero archiviati; nel 2021 ci furono 318 sentenze per questo reato, con nove condanne, il 2,8 per cento; nel 2022, 18 condanne su 205 sentenze. Era quindi un'afflizione per l'indagato, che poi nel 90-99 per cento dei casi finiva assolto, ma screditato nella sua reputazione. Dopodiché, lo dico a chi ci ascolta fuori da qui: corruzione, concussione, tutti i reati ci sono e i ladri vengono puniti. Non è che abolendo quel reato c'è la libertà di abuso, perché questo poi è il meccanismo propagandistico dei bugiardi. Si è rivisto un reato e poi ci sono altri reati che puniscono tutte le situazioni.
Per il resto, gli argomenti sono molti. Su una questione, per esempio, cui lei ha accennato, già nel 1990 è stata varata la norma che consente ai detenuti tossicodipendenti di uscire dal carcere e andare in una comunità. Io ho concluso la celebrazione di Molino Silla, cui si faceva accenno prima, l'altro giorno nel centenario di don Gelmini, pure lui perseguitato dalla giustizia in vita. Oggi la sua opera continua perché, caro ministro Nordio, ci sono giudici che ci guardano più in alto e che poi sanno come valutare l'operato di noi umani e qualche giudice più elevato ha detto che anche quel sacerdote valeva la pena di esistere, così come quella comunità che ancora c'è.
Noi dobbiamo intensificare l'uso alternativo del carcere per condanne - lei lo sa meglio di me - fino a sei anni. Ci sono a volte meccanismi burocratici, li state affrontando come Ministero della giustizia, se ne sta occupando il sottosegretario Mantovano che ha la delega alle dipendenze; dobbiamo correre di più. Quello è un modo virtuoso di affrontare l'emergenza carceraria, in una comunità che non ha le sbarre e non sei detenuto, però è un percorso educativo: non l'impunità per tornare dallo spacciatore di quartiere a distruggerti.
Per quanto riguarda l'uso politico della giustizia, signor Ministro, le cose, purtroppo, non vanno bene, ma non è colpa sua. Io potrei qui illustrarle tutte le dichiarazioni che ogni giorno ci raggiungono martellanti: Santalucia adesso lascerà la presidenza dell'Associazione nazionale magistrati, il che mi rattrista, perché tornerà a fare il magistrato - ahinoi - per chi ci incapperà. Era meglio che rimaneva lì a fare i suoi comizi quotidiani.
L'uso politico della giustizia, signor Ministro, ha colpito tutti. Giorni fa noi abbiamo denunciato il caso del senatore Stefano Esposito, del Partito Democratico, che è stato intercettato per anni abusivamente e ha atteso sette anni per vedersi riconosciuta la sua condizione di perseguitato, appartenente a quei banchi. (Applausi). Il già presidente del consiglio Renzi ha avuto un proscioglimento; non si è andati nemmeno a processo, per una vicenda sulla quale tutti abbiamo polemizzato, ma ha ottenuto questa giustizia tardiva. Su Salvini io avevo fatto la relazione da Presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, dicendo che aveva agito da Ministro nel rispetto della Costituzione; un voto politico strumentale anche di quest'Assemblea lo ha costretto a un processo e la procura di Palermo aveva chiesto una condanna abnorme; qualcuno potrebbe dire che il tribunale lo ha assolto, vedete c'è un giudice a Berlino, ma sono stati anni di processo ingiustificato e di persecuzione. Esposito, Renzi, Salvini: ci sono esempi in tutti gli schieramenti e non sto citando il perseguitato dei perseguitati, perché è una vergogna che Tescaroli abbia accusato Silvio Berlusconi di ordire stragi in questo Paese. È una vergogna che denuncio in questa occasione con nomi e cognomi. (Applausi).
Pertanto, a quelli che dicevano che Forza Italia fa la polemica sulla giustizia perché è al servizio, è una banda di venduti a Berlusconi che devono stare lì a difenderlo, ricordo che Berlusconi, ahimè, non c'è più da un anno e mezzo e oltre, ma i casi della mala giustizia si moltiplicano. Ne ho citati alcuni, ma non ho citato nessuno del mio Gruppo politico in quei casi attuali, a dimostrazione che il problema c'era e c'è. Ne potrei aggiungere altri anche di questi giorni, rinvii a giudizio che vengono interpretati quasi già come una condanna per cui ci deve essere l'ostracismo; poi casomai tra qualche anno bisognerà chiedere scusa, quando i danni saranno stati fatti. Potrei citare ogni giorno Spataro e Caselli, poi ci sono quelli in pensione che vanno a dare supporto a quelli in servizio; poi ci sono quelli in servizio; poi c'è quello di Bologna che deve fare la sentenza sull'immigrazione; poi fanno l'assemblea dell'ANM in soccorso del magistrato di Bologna. Poi c'è quello che manda la mail contro la presidente del Consiglio Meloni. Altro che uso politico, c'è la vergogna della giustizia, signor ministro Nordio, che noi dobbiamo stroncare. (Applausi. Commenti).
Sì, bravissimi, siamo bravi. Me li ricordo i comizi di Albamonte.
PRESIDENTE. Senatore Licheri, grazie.
GASPARRI (FI-BP-PPE). Si cancellano le condanne per l'abuso d'ufficio, ma non cita i dati che io ho ricordato. Ce ne sono poi altri che sono anche in Parlamento con i quali abbiamo discusso, perché noi attendiamo ancora spiegazioni - non dipende da lei - sullo scandalo della procura nazionale antimafia quando la dirigeva Cafiero de Raho, con magistrati che si arrestano l'un l'altro: infatti, era il procuratore di Perugia che voleva arrestare un magistrato, mica io o Berlusconi dall'altro mondo. (Applausi).
Potremmo parlare delle sentenze strumentali sull'immigrazione. Poi c'è uno che si chiama Musolino, absit iniuria verbis; vi sono i comizi politici della giudice Albano e potremmo fare un elenco. Io ogni tanto chiedo che si faccia un'ispezione. Faccia lavorare di più - se questo può essere un consiglio - l'ufficio ispettivo, perché se delle persone vogliono fare dei comizi, vengano qui, si uniscano a noi, come hanno fatto alcuni a destra e a sinistra, scelgano la via della politica. Noi contestiamo ciò che fanno alcuni, che fanno politica mentre indossano le toghe e questo scandalo non ha ancora visto fine.
Concludo il mio intervento con una riflessione sulla riforma del CSM. Quando Palamara era al CSM ricevette una telefonata… (Il microfono si disattiva automaticamente) …un magistrato di Viterbo disse di Salvini: ma quello non c'entra niente, è innocente. Palamara disse: ma noi lo dobbiamo attaccare, questi sono gli ordini ricevuti. Io credo, signor ministro Nordio, che qualche centrale di ordine di sinistra sia ancora attiva. Facciamo una riforma per abolire l'uso politico della giustizia, una vergogna per questo Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Lopreiato. Ne ha facoltà.
LOPREIATO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, spero di avere lo stesso trattamento riservato al senatore Gasparri quanto al tempo.
Torniamo alla giustizia. Chiaramente il Gruppo del MoVimento 5 Stelle rivendica convintamente e con profondo orgoglio una visione opposta, antitetica e assolutamente incompatibile con quella della maggioranza. (Applausi). Lei, signor Ministro, ha tracciato un quadro che proprio non ci convince; non siamo riusciti, pur avendoci provato, a ritrovarci nelle sue parole, fra dimenticanze e mistificazioni. Ho preso un po' di appunti, mentre lei riferiva a questa Assemblea. Lei ha parlato di prospettive rosee quanto all'efficienza della giustizia, ma lei sa cosa sta succedendo negli uffici del giudice di pace di tutta Italia? Lei ha visto le proteste degli avvocati, dei colleghi di Torino, di Roma, di Napoli? Sappiamo quello che sta succedendo in questi uffici? Queste prospettive rosee, in questo momento, non le vedo. Parliamo di sottorganico negli uffici. Io sono un avvocato del foro di Napoli e le posso dire semplicemente che il giudice di pace di Napoli, che dovrebbe avere un organico di 250 giudici, allo stato ne ha solo 35, solo per fare un esempio. (Applausi). Lei ha rivendicato quattro concorsi per la magistratura, ma perché ce ne sono stati quattro in questa legislatura? Perché chiaramente fa riferimento a dei fondi che sono stati erogati nella pregressa legislatura, giusto? Diciamo le cose come stanno.
Lei ha parlato, poi, dei problemi dell'applicativo per il processo penale telematico (APP) come di problemi improvvisi. Lei sta guidando il comparto giustizia da due anni: come può dire che all'improvviso ci sono problemi in questo applicativo? (Applausi). Ha parlato per tanto tempo, dovrei riferire di tutto e di più, ma torniamo a quello che succede in questa Camera.
State amministrando la giustizia con il pugno di ferro nei confronti degli altri poteri costituzionalmente riconosciuti, il cui principio di separazione - fra esecutivo, legislativo e giudiziario - è cosa a voi sconosciuta. (Applausi). Inizierei a parlare prima di tutto dei rapporti tra potere esecutivo e potere legislativo. Nel corso dell'anno 2024, anno a cui è riferita la sua relazione, il Senato ha licenziato 11 disegni di legge che avevano già concluso l'iter in Commissione giustizia; di questi 11, cinque sono di iniziativa governativa - parliamo di tre decreti-legge e due disegni di legge - mentre sei sono di natura ordinaria. Analizzando, quindi, in maniera semplicistica questi dati, sembrerebbe che ai parlamentari - quando mi riferisco ai parlamentari intendo, purtroppo, solo quelli di maggioranza - il Governo abbia concesso un adeguato spazio per legiferare. Purtroppo, esaminando nel dettaglio i lavori in Commissione giustizia relativi ai sei disegni di legge di iniziativa parlamentare approvati dall'Assemblea del Senato, se ne evince che praticamente ogni provvedimento del quale si è concluso positivamente l'esame è stato integralmente riscritto da emendamenti governativi, magari riprendendo anche testi presentati dall'opposizione e fatti propri dall'Esecutivo. (Applausi). Noi lavoriamo in Commissione, ma mai che ci venga detto che il lavoro è stato fatto bene e che i nostri emendamenti vengano approvati: vengono sempre respinti, poi il Governo - guarda caso - va a depositare emendamenti che sono identici ai nostri.
Sotto altro profilo, occorre ricordare che in merito ai disegni di legge esaminati in Commissione, sempre considerando il periodo di riferimento dell'anno 2024, sono stati approvati in via definitiva, ovvero in ugual testo presso le due Camere, la totalità dei disegni di origine governativa; di converso, per quanto concerne quelli di iniziativa senatoriale, nessuno ha visto l'approvazione da parte dell'altra Camera. Per alcuni versi, ciò può rappresentare anche un bene, visto che, solo per citare un esempio, alla Camera è attualmente in corso l'esame di disegni di legge a prima firma del senatore Zanettin che limita le intercettazioni a quarantacinque giorni, rendendo molto difficile, se non impossibile, l'attività investigativa in relazione a determinati reati, tra cui ovviamente figurano quelli contro la pubblica amministrazione.
Un ulteriore aspetto che può ancor di più far comprendere all'Assemblea il favore che il Parlamento riconosce ai disegni di legge del Governo emerge da una compiuta analisi dei lavori in Commissione.
Infatti, attualmente in corso di esame in Commissione giustizia abbiamo 48 disegni di legge, di cui 47 di iniziativa legislativa parlamentare e uno solo governativo. Indovinate qual è il disegno di iniziativa governativa? Il disegno di legge sicurezza. Analizzati questi numeri, appare quindi ancora più evidente il totale sbilanciamento verso l'approvazione in via definitiva dei testi (Applausi) che trovano la genesi in via Arenula invece che quelli di iniziativa parlamentare.
Signor Ministro, approfitto della sua presenza in Assemblea, visto che probabilmente poi abbandonerà lo scranno al momento della dichiarazione di voto del senatore Scarpinato (Applausi) - sappiamo i suoi scatti - per aprire una piccola parentesi sull'ormai famoso disegno di legge sicurezza. Quali sono i vostri intendimenti? Cosa ritenete di fare? Come ritenete di agire? Le detenute madri, le norme sui servizi, la rivolta passiva nelle carceri, il cosiddetto "reato Gandhi", blocchi stradali, aggravante Salvini, scheda SIM degli immigrati; quando intendete sciogliere tutti questi nodi? Noi, in Commissione, più volte reclamiamo al Presidente gli intenti di questo Governo. Stiamo andando avanti con un disegno di legge correndo (e non trattandosi di un decreto-legge non si capisce perché si faccia questa corsa) e già sappiamo che poi il Governo presenterà emendamenti e quindi dovremo ritornare sul discorso per cercare di salvare il salvabile. (Applausi)
Signor Ministro, parlavamo delle questioni attinenti alla separazione dei poteri. Vogliamo ora parlare del rapporto tra potere esecutivo e potere giudiziario. Il Governo non ha mancato di pungolare la magistratura ogni qualvolta fosse possibile. Ricordo la legge bavaglio, poi l'ipotetica entrata in vigore della riforma della prescrizione, per ora approvata in prima lettura solo alla Camera, l'interrogatorio preventivo, i criteri di priorità che vanno ad inficiare sul principio dell'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale, il malfunzionamento dell'app che prima ho richiamato. Solo per citare i macrotemi di scontro tra politica e magistratura.
Si assiste quindi da parte dell'Esecutivo all'erosione di sfere di influenza rispetto agli altri poteri costituzionalmente garantiti. Purtroppo stiamo infatti assistendo ad un cedimento degli alti poteri nei confronti dell'Esecutivo. Sta lentamente collassando il sistema fatto di pesi e contrappesi, di cui l'ordinamento si è dotato affinché cessino sul nascere derive autoritarie o tentativi di acquisizioni di pieni poteri. Non serve la riforma del premierato per addivenire a un completo asservimento del potere legislativo e del potere giudiziario a quello esecutivo. Per questo è sufficiente che continuiate a legiferare come state facendo (Applausi), senza tra l'altro ascoltare una parte importante del Paese, che è rappresentata dai corpi intermedi.
Il clima che si respira, infatti, non è dei migliori. I sindacati sono in costante agitazione. La riprova è data dai molteplici scioperi nel settore dei trasporti, scolastico e medico ospedaliero, per citarne vari. Per quel che importa, signor Ministro, il personale precario del PNRR giustizia, nell'ambito del quale spicca il personale addetto all'ufficio per il processo, passato nell'arco di un biennio da fiore all'occhiello alla fine dello smaltimento dell'arretrato, che è ora da stabilizzare, che ha proclamato - la voglio informare, non so se l'hanno informata - una giornata di sciopero il 31 gennaio. L'Associazione nazionale magistrati, che ha deciso di proclamare anch'esso una giornata di sciopero per il mese di febbraio in ragione dell'approvazione in prima lettura alla Camera della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere che lei ben sa.
La politica messa in atto dal Dicastero che lei rappresenta, signor Ministro, non ci trova d'accordo. La creazione di ulteriori fattispecie di reato, citate anche prima, nonché un generalizzato inasprimento sanzionatorio di quelli esistenti, unitamente alla creazione di sempre più specifiche aggravanti sia semplici che ad affetto speciale, non fanno raggiungere i risultati auspicati. Non serve intervenire sulle pene, al contrario serve assumere personale altamente specializzato per abbattere le ipotesi di recidiva. (Applausi). Serve investire anche e soprattutto al di fuori delle carceri.
Un sistema carcerocentrico non risolverà mai i problemi relativi alla giustizia, anzi.
Le chiediamo, signor Ministro, di allargare lo sguardo alla realtà. I target fissati dal PNRR sono lontani dall'essere raggiunti. Gli uffici del giudice di pace - come le anticipavo prima - sono in sofferenza, anche in considerazione del fatto che le pendenze civili sono aumentate del 12 per cento rispetto all'anno precedente.
PRESIDENTE. Concluda.
LOPREIATO (M5S). Sì, Presidente, sto per ultimare. Tale dato andrebbe letto in un combinato disposto delle scoperture di organico e dell'aumento delle competenze entrato in vigore ad ottobre, unitamente a quello previsto dal disegno di legge appena trasmesso alle Camere, che ne incrementa ancor più le competenze.
Vado a concludere.
PRESIDENTE. Le ho già dato un minuto in più: la prego, concluda appena può. (Commenti).
LOPREIATO (M5S). Noi, signor Ministro, spero lo sappia, abbiamo cercato di contribuire al miglioramento di tutti i provvedimenti che sono stati all'ordine del giorno in Commissione giustizia; anche la presidente Bongiorno potrà confermare le parole che le sto dicendo. Purtroppo da parte vostra ci sono stati solo atteggiamenti di chiusura: non ascoltate i corpi intermedi… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Le do ancora qualche secondo, è già a dodici minuti.
LOPREIATO (M5S). Non ascoltate la magistratura, non ascoltate il Paese e, prima o poi, di questo purtroppo pagherete il conto. (Applausi).
PRESIDENTE. Chiedo scusa se ho dovuto segnalarle il tempo, senatrice Lopreiato, ma onestamente era a dodici minuti.
È iscritto a parlare il senatore Potenti. Ne ha facoltà.
POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, non è mancata recente occasione per avere nuove conferme di come codesto Ministero si stia propositivamente impegnando per dare risposte al complesso sistema della giustizia, una realtà nella quale quotidianamente tanti integerrimi uomini e donne (funzionari, cancellieri, dirigenti, agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, ufficiali giudiziari, magistrati e polizia penitenziaria) lavorano a testa bassa, garantendo il funzionamento del complesso delle funzioni inquirenti, giudicanti ed esecutive. A loro va il primo ringraziamento e ancora, in questo senso, va anche a lei, al Vice Ministro e ai due Sottosegretari, tra i quali il nostro Andrea Ostellari.
Guardi sempre il quotidiano. Sin dai primi atti di questa maggioranza, nel profondo rispetto del mandato ricevuto dagli elettori e del programma pattuito, la Lega non ha mai avuto dubbi sul proprio ruolo di stimolo per sostenere interventi normativi a favore delle vittime dei reati, per tutelare le Forze dell'ordine e la legalità, per reprimere odiosi fenomeni sociali che minano la tranquillità e la serenità di famiglie ed imprese, anche quando si tratta dei nostri amministratori pubblici (come ha ricordato prima, con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio). E poi tanti altri problemi - come ella ricordava - sono anche purtroppo una novità o forse una reminiscenza del passato.
Voglio citare, fra tutti i problemi, quello della sicurezza in tema di casi psichiatrici. C'è stato un processo storico di deistituzionalizzazione, un'operazione politica che purtroppo non ha tenuto conto di quanto violenza e follia si stiano intrecciando alla marginalità sociale, verso cui mancano forme di controllo. La psichiatria purtroppo non è più capace di esercitare controlli, soprattutto nei casi nei quali manchi alle spalle una famiglia. Se si tratta ad esempio di extracomunitari, com'è successo a Rimini, beh, la malattia mentale a quel punto diventa una mina vagante, che purtroppo può essere pagata a caro prezzo da ignari che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Non abbiamo mai creduto alla bontà di un messaggio che privilegia misure come l'indulto per rispondere ad esigenze di sovraffollamento carcerario. Bene quindi che l'iniziativa per mitigare e risolvere la cronica emergenza carceraria sia semplicemente quella che non si è mai voluta adottare: costruire nuovi spazi, adattarli e recuperarne. (Applausi). Vada avanti quindi, signor commissario straordinario, sappia di avere la nostra benemerenza in tutte le azioni che porterà avanti e il nostro stimolo.
Riprendo il caso che ricordava il collega Verini del carcere di Livorno (territorialmente non posso non citarlo), ben noto: faremo di tutto affinché su quella struttura si concentrino le attenzioni del nuovo commissario.
Ci sia poi concesso dubitare - ella ricordava i casi più recenti - delle paventate minacce all'indipendenza della magistratura sollevate da alcuni settori apicali della stessa. Nel recente passato e nell'attualità, proprio noi della Lega abbiamo avuto la conferma addirittura della possibilità di mancanza di qualunque scrupolo nell'utilizzo del sistema per condizionare un percorso politico-amministrativo democraticamente scelto dal corpo elettorale. Prova ne siano - li si citava poco fa - lo scandalo Palamara, il caso dei dossieraggi che in maniera misteriosa è stato poi silenziato dalle cronache e - non posso non citarlo - anche il caso del nostro ministro Matteo Salvini, da poco assolto. Ebbene, noi ricordiamo come, ad esempio per il caso Palamara, magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni, molti dei quali sono tuttora al loro posto, abbiano partecipato a tessere quel sistema nella piena coscienza e consapevolezza di ciò che stava accadendo, mentre la stragrande maggioranza ogni giorno, assieme alle Forze dell'ordine, rischia la propria vita per la nostra sicurezza; difendendo e munendo questi uomini dei migliori strumenti, realizzeremo veramente il mandato che i nostri elettori ci hanno assegnato.
Se, proprio in queste ore, sul disegno di legge sicurezza la Lega ancora una volta si schiera a favore dell'ordine e della legalità, chiedendo la massima celerità nella trattazione di norme indispensabili al tranquillo vivere sociale, lo facciamo perché ne abbiamo buon conto. C'è infatti un capovolgimento illogico e immotivato, con un sistema che ancora non funziona in maniera pienamente efficace come dovrebbe.
Dicevamo della quotidianità: una settimana fa, la cittadina croata di trentun anni, madre di dieci figli, nota alle cronache come lady scippo, condannata a trent'anni complessivi di carcere per una serie di furti, è tornata in libertà per le sue gravidanze. I Carabinieri della stazione San Lorenzo in Lucina della Capitale l'hanno fermata nel corso di un servizio in borghese mentre era intenta a borseggiare una donna nella zona di piazza Navona. Per lei è scattata l'accusa di furto, ma anche questa volta non andrà in carcere. Che cosa dobbiamo dire alle Forze dell'ordine, quando vedono questi loschi figuri che tornano a calpestare il suolo sacro delle nostre città? Vengono prese in giro, quindi mi viene da dire: tolleranza zero (Applausi); doppio zero, intolleranza.
Torno a citare i casi concreti, e mi viene da farmi altre domande. Quando tre rapinatori assaltano una gioielleria di Nicolosi, un paesino alle pendici dell'Etna, in Sicilia, con una violenza inaudita (bloccano la moglie e un cliente e fanno pressioni armate nei loro confronti), il signor Guido Gianni, preso dalla paura di perdere la compagna di una vita, svenuta per un colpo fortissimo ricevuta da uno dei malviventi nel caos di quei momenti concitati in una colluttazione, spara uccidendo due banditi. Esito: tredici anni di reclusione, ridotti in appello a dodici anni e sette mesi. Nel collegio era presente anche il giudice Apostolico. Dov'è il signor Guido Gianni? In carcere. Quella dei due casi che ho citato è una discrasia che ci piacerebbe molto risolvere nel sistema giudiziario.
Signor Ministro, l'annunciato abbandono dalle aule nelle quali si svolgerà l'apertura dell'anno giudiziario - questo prossimo sabato sarò a Firenze - non è un gesto che qualifica i magistrati. Questi possono e devono percorrere altre vie per collaborare al procedimento di formazione delle leggi, rispettando le stesse, una volta approvate, dando un esempio di coerenza, così come noi lo chiediamo ai nostri cittadini, dalle norme del codice della strada alle norme civili e penali. Questo è importante.
La riforma delle riforme, che poco fa ella citava, teorizzata dal centrodestra e in marcia, ossia quella della separazione delle carriere, non è una riforma punitiva. Sarà scritto in Costituzione che il pubblico ministero avrà la stessa indipendenza del giudice. Oggi la sezione disciplinare è formata da magistrati eletti, da colleghi e correnti che non appaiono imparziali.
Proprio grazie alla Lega pochi giorni fa c'è stato un piccolo passo per consentire ad esempio nei consigli giudiziari che avvocati e professori siedano nella discussione quando questa riguarda ad esempio questioni di incompatibilità e disciplina dei magistrati: un avvicinamento nel ruolo di gestione unita della giustizia. Se valorizzare una diversità come quella dei pubblici ministeri per qualcuno significa limitarli, noi rispondiamo che la direzione è limitare il correntismo e garantire che questi tratti distintivi non vengano persi. Tra tutte, nella misconosciuta attività che il pubblico ministero deve svolgere, c'è anche la ricerca di prove a favore dell'indagato; in base all'articolo 358 del codice di procedura penale, devono essere svolti accertamenti anche a favore dell'indagato.
Naturalmente non possiamo mai considerare il pm uguale alla difesa nel processo. Si è parlato prima di essere uguali davanti al giudice: ebbene, il pm non lo potrà mai essere, perché ha a disposizione strumenti che l'avvocato difensore non avrà mai, come la polizia giudiziaria.
Arrivo poi, signor Ministro, a un tema importantissimo: riportare la trattazione degli affari giudiziari a un tempo compatibile con gli interessi dell'economia e le esigenze dei cittadini. Questo è uno degli obiettivi sui quali c'è stato il maggiore impegno della maggioranza, necessitato dai vincoli comunitari. Il pedissequo percorso normativo, sin dai tempi della riforma Cartabia, non sempre è stato apprezzato dagli operatori e non ha permesso una lettura delle motivazioni che lo spingevano. Si sono utilizzati purtroppo strumenti a volte anche repressivi e punitivi, di carattere disincentivante alla domanda di giustizia, come la condanna alle spese del valore del contributo unificato. Ci sarà necessità di cambiare alcune delle norme processuali della riforma Cartabia, che purtroppo hanno mostrato anche, seppur con i correttivi in corso, difficoltà applicative e una eccessiva discrezionalità dei magistrati. Riteniamo quindi che l'eccessiva discrezionalità lasciata, ad esempio, al magistrato nella trattazione di un affare civile possa essere non troppo positiva.
La invitiamo e la sproniamo invece a porre attenzione a quel processo telematico che - come ella ricordava - in questi ultimi mesi ha dato purtroppo prova di una distribuzione a macchia di leopardo nel suo funzionamento. L'applicazione del processo telematico, che diventa indispensabile soprattutto per la difesa penale, è uno degli strumenti dei quali dobbiamo garantire agli operatori la massima efficienza e il massimo funzionamento, anche a costo di sacrificare questi primi mesi, consentendo il doppio binario cartaceo-informatico.
Concludo ringraziandola e lasciando a chi interverrà in dichiarazione di voto per il Gruppo Lega il compito di esprimerle il nostro giudizio finale. Le auguro buon lavoro a nome del Gruppo Lega. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rossomando. Ne ha facoltà.
ROSSOMANDO (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, dopo due anni e mezzo possiamo fare un bilancio di qual è la linea del Governo e - vorrei dire - anche la linea della maggioranza, anche se abbiamo ormai appreso e constatato che alla stessa maggioranza non viene fatta toccare palla. Non ha toccato palla neanche sulla separazione delle carriere, perché è la prima volta che un disegno di legge costituzionale esce in prima lettura senza neanche una virgola di modifica e di contributo del Parlamento.
Vi è poco o niente per la maggiore efficienza ed efficacia della giustizia. A proposito, il caso libico dove dobbiamo collocarlo? È un problema di efficienza o altro? (Applausi). Naturalmente gli interrogativi sono pesanti. Diciamo che se fosse un problema di efficienza sarebbe una concessione molto generosa.
Vi è stato già contestato il flop telematico nel penale. La magistratura onoraria è al collasso. In tutta Italia vi è un deficit impressionante di magistrati e di giudici di pace: a Torino c'è uno scoperto del 94 per cento.
Quali sono però le risposte di questo Esecutivo, di questa maggioranza e di questo Governo? Tagli: tagli ai fondi per la magistratura onoraria; tagli alla giustizia riparativa; tagli ai fondi per gli assolti a seguito di un processo.
Quel tanto di velocizzazione sui tempi del processo, di cui vi fate vanto, è dovuto alle riforme Cartabia approvate nella scorsa legislatura. (Applausi).
Vi vorrei ricordare, quale monito, che adesso stiamo e state usando ancora le risorse del PNRR, ma non ci sono nessun piano e nessun progetto su investimenti strutturali, che invece voi continuate a tagliare.
Del dramma delle carceri si è detto. Qual è la vostra risposta? A parte un commissario, il cui lavoro si vedrà negli anni futuri (molto futuri), avete introdotto nuovi reati nelle carceri e la possibilità di usare la violenza se c'è una protesta passiva. È inutile che facciate una dimostrazione muscolare, dicendo: non saremo deboli, no amnistia (che nessuno peraltro vi aveva chiesto: semplicemente c'era un ragionamento, ad esempio, sulla liberazione anticipata, che avete ignorato; l'unico intervento che avete fatto l'ha complicata e non ha dato assolutamente alcun risultato).
Più reati, più carcere, più intercettazioni. Attenzione, però, perché tutto questo è solo per alcune categorie di autori del reato, mica per tutti. (Applausi). Più intercettazioni per il rave. Sarà per questo, come lei forse ha detto in qualche occasione, che non si fanno più rave: si sono spaventati moltissimo e hanno il terrore di essere intercettati. In compenso, penalizzazione delle intercettazioni per tutti i reati che servono invece a indagare su corruzione e mafia. Lì, invece, niente.
Non soltanto non state contrastando le disuguaglianze, ma state costruendo un sistema di disuguaglianze. Ve l'hanno dovuto ricordare i rappresentanti delle Forze dell'ordine, che vi hanno detto che non sono d'accordo sullo scudo perché non vogliono non essere uguali agli altri cittadini. (Applausi). I rappresentanti delle Forze dell'ordine, cui continuate a chiedere consenso con proclami manifesto, vi hanno dovuto ricordare essi stessi cos'è la Costituzione italiana. Loro ve l'hanno ricordato! (Applausi). Voi fate queste prove muscolari per mascherare il fatto che non ci sono più mezzi, formazione e personale. Le Forze dell'ordine forse vorrebbero città più sicure, anche non tagliando i fondi ai Comuni per la rigenerazione urbana. La sicurezza è una cosa talmente seria che richiede un impegno globale, del quale voi non intendete farvi carico.
Nel mondo che cambia avete ripreso, vantandovene, battaglie e simboli di venti o trent'anni fa. Sembrate usciti da quello sketch in cui un tizio si addormenta con l'eschimo e si risveglia venti o trent'anni dopo pensando che al Festival di Sanremo ci siano ancora i Pooh (le cui canzoni, peraltro, cantiamo tutti ancora piacevolmente). In questi venti-trent'anni c'è stato un dibattito e sono intervenute modifiche (alle quali talvolta avete partecipato, come nella scorsa legislatura, perlomeno la maggioranza di questo Parlamento) che non possono essere ignorate. Voi, intervenendo e ignorandole, travolgete anche i risultati positivi. Sulle intercettazioni era già stato scritto cosa poteva essere pubblicato e cosa no ed è stata fatta una norma sulle conferenze stampa spettacolo. Voi intervenite e, a questo punto, minate anche il diritto di informazione e l'accesso democratico alle informazioni, che invece devono essere accessibili.
Anziché occuparvi dei temi che sulle intercettazioni pongono le nuove tecnologie, avete adottato una serie di provvedimenti che minano fortemente questo strumento, tranne poi scrivere nei vostri programmi (non so se anche questo ve l'abbia detto il popolo) che le intercettazioni devono essere prevalentemente affidate alla Polizia. Questo è il più alto momento di garantismo che si possa toccare, affidando le intercettazioni alla Polizia, anziché al magistrato. Avete ignorato l'indagine conoscitiva fatta dalla Commissione giustizia del Senato, che su questo si era appuntata e aveva dato importanti suggerimenti.
Quali sarebbero questi risultati efficaci? Avete citato la riduzione degli arretrati nel civile, ma vi siete guardati bene dal citare i dati delle corti d'appello del penale che erano stati esposti quando vi è stato detto: attenzione, non tocchiamo per l'ennesima volta la prescrizione, perché stiamo avendo dei risultati e cerchiamo di consolidarli.
Serviva incentivare, per la riduzione degli arretrati, sgravi fiscali per soluzioni alternative. Era questo uno degli elementi che ancora avevamo lasciato da completare e su cui intervenire, ma non vi sognate assolutamente di farlo. Naturalmente, siete il partito che toglie le tasse agli italiani, ma incentivi fiscali per migliorare le condizioni di lavoro di tutti, neanche a parlarne.
Il 20 per cento è in attesa di giudizio: infatti, bisogna intervenire sui tempi della giustizia, cosa che voi vi guardate assolutamente dal fare. Sulla giustizia riparativa, vi vantate della messa alla prova, ma non l'avete introdotta voi, bensì lo abbiamo fatto noi nelle scorse legislature. Va finanziata la giustizia riparativa e invece voi tagliate i fondi. (Applausi).
Sulla separazione delle carriere la cito testualmente, quando ha detto: garantiremo l'approvazione in prima e seconda lettura entro l'estate. Signor Ministro, cos'è questa, una minaccia? È una minaccia al Parlamento, nel senso che non toccheremo palla e non potremo discutere su un'importante riforma costituzionale? (Applausi).
Avremo modo di discuterne invece ampiamente e le faccio una promessa, al posto di una minaccia: ne vogliamo discutere e lo faremo con la grande razionalità di cui ci sentiamo orgogliosamente portatori e con la nostra tradizione illuminista e libertaria.
Io mi pongo una domanda e non saprei fare altro se non citazioni amene. Lei fa il parallelismo con gli stati Uniti e con la Gran Bretagna. Negli stati Uniti, il prosecutor è eletto dal popolo, esattamente perché una forma di controllo deve esserci, e due sono le forme di controllo e di verifica: o sottoposto all'esecutivo o elezione. Quindi, lei conferma, con questa sua citazione, che una forma di controllo c'è.
In Gran Bretagna, dove la democrazia è consolidata e peraltro c'è anche la monarchia, che forse ci apprestiamo ad imitare, seguendo le sue analogie, questa figura è l'avvocato della polizia.
PRESIDENTE. La invito a concludere, senatrice Rossomando.
ROSSOMANDO(PD-IDP). Signor Ministro, lei ha voluto citare lo Stato liberale e lo Stato etico. Forse non si è accorto che state realizzando il diritto d'autore, sulla cui paternità non devo ricordare a lei a chi è da riferire e con quali riferimenti storici. Noi vogliamo una società non dei più forti e dei più potenti e di chi ha più mezzi; noi vogliamo una società dei liberi e con pari dignità. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Comunico che sono state presentate le proposte di risoluzione n. 1, dai senatori Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore, n. 2, dai senatori Calenda e Lombardo, n. 3, dalla senatrice Lopreiato e da altri senatori, n. 4, dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, n. 5, dal senatore Borghi Enrico e da altri senatori, e n. 6, dal senatore Boccia e da altri senatori, i cui testi sono in distribuzione.
Ha facoltà di intervenire in replica il ministro della giustizia, onorevole Nordio, al quale chiedo anche di esprimere il proprio parere sulle proposte di risoluzione presentate.
NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, nel premettere che sarò molto breve, perché gli interventi sono stati estremamente corposi, vorrei soltanto dire che non si può attribuire al Governo la responsabilità della programmazione o dell'organizzazione dei lavori parlamentari. Come ho detto prima, rispetto profondamente il programma e il calendario dei lavori dell'Assemblea, che sono stabiliti dalla Conferenza dei Capigruppo, cui notoriamente partecipano i rappresentanti dei Gruppi parlamentari.
Quanto poi al numero dei decreti-legge che questo Governo ha prodotto, il Governo Conte I ne ha emanati 26, il Governo Conte II ne ha emanati 54 e il Governo Meloni ne ha emanati 74, quindi direi che siamo in linea.
Per quanto riguarda le assunzioni (sono i dati che avevo prima, che non ho letto perché non volevo appesantire troppo la comunicazione, ma sono a disposizione di tutti), il nostro Ministero ha assunto 6.291 unità a tempo indeterminato, 11.800 a tempo determinato per il triennio 2025-2027 e sono state programmate altre 16.000 assunzioni, che invece sotto il ministro Bonafede erano state 2.804 a tempo indeterminato e 821 a tempo determinato e sotto la precedente collega Cartabia 5.215 a tempo indeterminato e 11.000 a tempo determinato. Ripeto che sono numeri abbastanza significativi; erano già a disposizione, ma non li ho citati prima per non appesantire.
Quanto poi agli asseriti tagli, con riferimento a quello che ha detto la senatrice Rossomando sulla giustizia riparativa, sul fondo assolti e sulla magistratura onoraria, preciso che non sono stati eseguiti tagli sugli investimenti, ma sono state fatte mere variazioni di bilancio su capitoli che avevano una dotazione superiore alla necessità e che se non fosse stata impegnata in spesa sarebbero andati persi.
Ora vorrei soffermarmi pochissimi minuti su alcune delle espressioni usate. Ancora una volta, è stata usata l'espressione «aggressione alla magistratura», perché abbiamo abrogato l'abuso di atti d'ufficio, abbiamo cambiato la prescrizione e stiamo cambiando le intercettazioni. Io non vedo perché questo debba essere interpretato come un'aggressione alla magistratura. È una scelta politica (Applausi) che risponde a esigenze esternate persino da molti magistrati. Vi rendete conto che proprio ieri c'è stata l'intervista di quello che nella storia della magistratura italiana del dopoguerra è stato il magistrato più famoso, il dottor Di Pietro, che si è dichiarato favorevole alla separazione delle carriere? E questa cos'è, un'aggressione alla magistratura? (Commenti).
Detto ciò, senatrice Rossomando, vorrei solo puntualizzare che nessuno ha mai parlato di scudo penale. (Brusio. Richiami del Presidente). Questa è una di quelle paralogie che vengono attribuite a persone o ad autorità per poter contestare cose che non hanno mai detto. Io personalmente non ho mai parlato di scudo penale. Tra l'altro, so benissimo che sarebbe incostituzionale. Abbiamo posto il problema, che è essenzialmente di procedura penale, perché l'istituto dell'informazione di garanzia e del registro degli indagati, che avrebbe dovuto essere costituito a favore di chi è indagato, perché lo pone in condizione di difendersi, è completamente fallito, perché si è trasformato in una sorta di condanna anticipata e di marchio d'infamia, che quando poi raggiunge le Forze dell'ordine e anche i politici, come ben sapete, ha effetti dirompenti anche sul mantenimento della carica che hanno. (Applausi).
Ora noi stiamo cercando una soluzione che riguardi non solo le Forze dell'ordine, ma un po' tutti, per distinguere il momento in cui una persona ha il diritto di difendersi, se ritiene di averlo e se ne ha interesse, senza per questo essere iscritto nel registro degli indagati e ricevere quella famigerata informazione di garanzia che, come ha detto una volta il professor Flick, è diventata una garanzia d'informazione, perché si sa benissimo che il giorno dopo finisce sui giornali e si viene delegittimati.
Lei ha gentilmente evocato, senatrice Rossomando, una cosa molto simpatica, il tizio che si sveglia al mattino in un altro modo. Io forse sono un po' più anziano e ne ricordavo un altro: quello che si sveglia la mattina e dice che la pancia non c'è più (me lo ricordavo perché era accompagnato dalla musica di Grieg e del Peer Gynt). Noi non è che ci stiamo sollevando da un sogno molto strano; noi stiamo attuando un programma politico, che è stato discusso, compreso il punto della separazione delle carriere, in tutti i momenti e in tutte le occasioni, a livello di Commissione e a livello di dibattiti. Abbiamo sempre ricevuto dei niet, niet, niet, come faceva Vyshinsky ai tempi - ahimè tristi - dello stalinismo. Per forza che dopo andiamo avanti come facciamo. I contributi che avrebbero dovuto essere costruttivi si sono limitati semplicemente a dichiarazioni di ostilità. (Applausi).
In conclusione, esprimo parere favorevole sulla proposta di risoluzione n. 1.
PRESIDENTE. Signor Ministro, non ha espresso il parere sulle altre proposte di risoluzione.
NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere è contrario sulle restanti proposte di risoluzione.
PRESIDENTE. I testi delle proposte di risoluzione sono in distribuzione.
Passiamo alla votazione delle proposte di risoluzione.
RENZI (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-C-RE). Signor Presidente, signor Ministro, quando la sentiamo parlare siamo soliti condividere le sue espressioni libere e liberali; poi, quando vediamo all'opera il Governo, abbiamo qualche dubbio in più. Faccio un esempio, signor Ministro. Non ne abbiamo parlato stamattina, ma la Presidente del Consiglio ha urlato ad Atreju, con un certo aplomb, che lei continua ad andare avanti sui centri migranti in Albania, perché funzioneranno e perché lei vuole combattere la mafia. La mafia sarebbero i trafficanti di esseri umani, che effettivamente sono criminali senza decenza e dignità. Si dà il caso che in questa sede la stessa Presidente del Consiglio, dopo i fatti di Cutro, aveva detto che avrebbe dato la caccia nel globo terraqueo ai trafficanti di esseri umani. Si dà ancora il caso, signor Ministro, che ieri le sia capitato sul tavolo uno di questi trafficanti. (Applausi). Il paradosso è che lei parla bene e dice cose condivisibili, poi arriva un trafficante che la Corte penale internazionale ci dice essere un pericoloso criminale e voi non è che gli avete dato la caccia, ma scarcerato e riportato a casa in Libia, con un aereo dei Servizi. (Applausi). Soltanto io penso che vi siete totalmente ammattiti o questa è l'immagine di un Governo ipocrita e indecente? È possibile che non ci sia uno di voi che oggi si alzi e dica: vogliamo prendere il criminale e metterlo in carcere? Era in carcere e lo avete riportato a casa! Non c'è una sua parola, signor Ministro; io sto con lei, ma se lei non mi dice neanche una parola su questo, come faccio a sostenerla?
Presidenza del vice presidente RONZULLI (ore 12)
(Segue RENZI). Il secondo punto riguarda la separazione delle carriere, a cui io sono favorevole e dico alla sinistra che era per la separazione delle carriere non Di Pietro, che per me non è il modello, ma il modello del magistrato più grande della nostra storia degli ultimi settant'anni che si chiamava Giovanni Falcone: egli era per la separazione delle carriere. (Applausi). Io sono per la separazione delle carriere, però non così, signor Ministro, o quanto meno fateci discutere.
Signor Ministro, lei oggi infatti ha fatto una cosa poco liberale (è vero che poi ha recuperato in calcio d'angolo, parlando della Conferenza dei Capigruppo). Scusi, signor Ministro, lei viene a dirci che entro la fine dell'estate sarà già tutto chiuso. È una riforma costituzionale: ci potete far discutere o la considerate come un decretino da quattro soldi - il famoso vieni avanti, decretino - che noi dobbiamo soltanto votare, perché avete già deciso tutto? (Applausi).
Faccio due esempi: il primo riguarda l'obbligatorietà dell'azione penale, che io vorrei togliere; perché non possiamo discuterne? Il secondo concerne il tema del sorteggio dei componenti del CMS. Io sono disponibile sul sorteggio per i togati, ma non per i laici, perché mentre il primo vuole inficiare le correnti della magistratura, se lei lo prevede anche per i componenti togati riduce i partiti a mera sovrastruttura, dicendo che non possono esprimere idee. (Applausi).
Su questo tema e sulla riforma costituzionale, è possibile che lei venga in Aula a dire che si fa così e punto, perché è già tutto pronto?
Vorrei dire con molta chiarezza che il Ministro dice (e io gli credo) che non c'è un assoggettamento - così viene definito - del potere del pubblico ministero al potere esecutivo, cioè si rispetta la separazione dei poteri, perché l'Esecutivo non controlla il giudiziario, per così dire. Svelo un segreto alla signora Presidente, al Ministro, a me stesso e a tutti noi: se lei non consente che si faccia neanche una modifica sulla riforma costituzionale, la separazione tanto cara al nostro amato Charles-Louis de Secondat, per gli amici barone di Montesquieu, l'avete tradita voi; se lei infatti non permette a questo Parlamento di discutere la separazione delle carriere, dicendo «O così. O Pomì», voi state arrivando al fatto che l'Esecutivo incide sulla libertà del legislativo e avete voi violato la separazione dei poteri e delle garanzie di uno Stato liberale. (Applausi).
Vado rapidamente alla conclusione. Signor Ministro, a me lei dà l'impressione di uno che in qualche misura fa da controfigura, in alcuni casi, a un'altra linea politica del Governo, perché c'è la sua linea garantista, libera e liberale e poi c'è n'è una forcaiola, che io individuo nel sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, dando nome e cognome, perché in Parlamento si devono dire le cose come stanno. Mi dividono dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove un'idea di società e un'idea di controllo dei detenuti, quando dice che non lo faranno respirare, il mafioso (non so se sul Falcon di ieri sera lo facevano respirare o no, il criminale); quello che è certo però è che io non contesto Delmastro Delle Vedove perché è un imputato rinviato a giudizio. Qui la maggioranza due conti se li faccia, perché io non ho mai chiesto le dimissioni di nessuno perché rinviato a giudizio, ma se chiedete le dimissioni di Daniela Santanchè perché rinviata a giudizio, ricordatevi che avete al Governo uno già rinviato a giudizio, che si chiama Delmastro Delle Vedove (Applausi), quindi delle due l'una: o non chiedete le dimissioni di nessuno, o chiedete le dimissioni di entrambi.
Indipendentemente da questo, Delmastro Delle Vedove ha già battuto un record, e lei non ne ha parlato: è il primo membro del Governo che lavora al Ministero della giustizia ad essere stato condannato. Nessuno ha il coraggio di dirlo, perché essendo il reato estinto per oblazione, il sottosegretario Delmastro, che io definirò sempre condannato - estinto il reato, non il Sottosegretario - è un condannato che sta al Ministero e che non ci vuol dire per cosa è stato condannato.
Sappiamo per cosa non è stato condannato, ancora: per aver spifferato a Donzelli delle notizie, e su quello noi siamo garantisti; sappiamo che non è stato condannato per l'aggressione a due clochard, per la quale è stato imputato in primo e secondo grado, ma è stato assolto. Sappiamo che nel 2004 ci sono state delle aggressioni a Biella, che è un paese sfigatissimo per le aggressioni ai clochard: nel 2002, Augusto, un clochard,è morto in circostanze ancora non chiarite (pare che ci sarà una serie televisiva a breve e sarà interessante capire chi c'è dietro quella vicenda, che è una cosa molto più seria di quello che sembra).
Quello che voglio dirle, però, è che sembra che sia stato condannato - lo scrive il «Domani» e nessuno lo contesta - per guida in stato di ebbrezza. Ora, signor Ministro, io non so se sia stato condannato per il reato, poi estinto, di guida in stato di ebbrezza, ma citerei un suo collega - ci prepariamo per stasera - il Ministro delle infrastrutture, che dice: lucido o non lucido, io ti ritiro la patente. Voi avete varato un codice della strada tale per cui, se si guida in stato di ebbrezza, viene ritirata la patente non si sa per quanto, ma si può andare a decidere il futuro della polizia penitenziaria e delle riforme della giustizia in questo Paese. (Applausi). Ma lei una parola su questo trova il coraggio di dirla al signor Delmastro Delle Vedove?
Infine, non parlo di varie questioni di cui sarebbe interessante parlare. Siccome qui vogliono tutti fare l'avvocato del popolo - presidente Conte, procuratore del popolo; tocca a lei per evidenti ragioni di anzianità di servizio - io ho fatto l'imputato del popolo, perché, se Dio vuole, dall'ultima relazione sullo stato della giustizia ad oggi ho smesso di fare l'imputato, almeno per il momento, ma ho un'esperienza personale che mi sentirei di raccontare. In quest'anno sono venuti meno molti procedimenti: Consip su mio padre, Unicef su mio cognato ed Open per me e per i miei amici.
Veniamo al primo punto. Signor Ministro, so che adesso farò ridere qualcuno, ma non essendo abituato a essere imputato, la prima cosa che mi ha colpito è che lo Stato ha messo sotto controllo tutti i miei amici (per due anni o non mi ricordo per quanto) cosa poi definita incostituzionale e illegittima dalla Corte di cassazione e dalla Corte costituzionale, ma sappiamo tutti com'è andata, e ha preso 94.000 pagine su di me. La prima cosa che mi hanno chiesto da imputato - non lo sapevo - è stata di strisciare, non per terra, ma la carta di credito. L'imputato cioè, quando arriva in tribunale, per sapere cos'ha fatto illegittimamente lo Stato su di lui in questo Paese - nemmeno lei ha fatto niente e nemmeno io, quando ero al Governo, perché neanche lo sapevo - deve strisciare con la carta di credito e pagare 4.800 euro per avere le 94.000 pagine che hanno preparato contro di lui. Non lo sapevo. Naturalmente i giornalisti ce le hanno gratis, ma anche su questo punto, signor Ministro, ci vorrebbe una piccola normettina da applicare non dico sempre, ma nel caso in cui le cose vadano bene e si venga prosciolti, come nel mio caso. Io, quei 4.700 euro, con buona pace della maggioranza, ho ancora conferenze per potermeli pagare e non voglio che mi vengano restituiti.
Occorre una piccola norma per quelli normali, che non ce la fanno, e non per chi se lo può permettere, come noi. Vi rendete conto che uno viene imputato in modo ingiusto, lo Stato viola le regole contro di lui e lui deve pagare e, quando viene prosciolto, quei soldi li deve tenere lo Stato? (Applausi). È una piccola cosa, Ministro, piccolissima.
Vorrei soffermarmi su una seconda cosa che riguarda mio cognato. Scusate, ma almeno dico delle cose concrete che forse possono essere utili. Vedo l'avvocato Bongiorno che sorride perché conosce bene le cose. Mio cognato viene indagato e imputato per un reato assurdo: per aver prestato di fatto la firma a suo fratello viene indagato per riciclaggio internazionale; ha una bambina che sta male, deve andare in America per una visita, ma non lo fanno andare perché per otto anni è stato imputato per riciclaggio internazionale. È stato poi ovviamente assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. È possibile che noi, come Parlamento, su questi fatti non possiamo fare una norma per cui le regole bancarie e quelle di tutela dell'imputato rendano davvero la presunzione di innocenza una cosa seria? Oggi la presunzione di innocenza non esiste, perché non soltanto appari sui giornali e ti squalificano, ma non puoi muoverti, non puoi andare a portare tua figlia in America per una visita medica. Non so se ci rendiamo conto di questo.
Potrei fare altri esempi, ma glieli scriverò, signor Ministro, e mi limito a una considerazione finale. Il garantismo in questo 2024 ha vinto diverse battaglie. Le ha vinte perché è più frequente nel mondo culturale l'idea che il garantismo non sia più una parolaccia. Le ha vinte perché un suo ex collega pm, uno dei pm più famosi di questo Paese che ha scritto un libro chiamato «Giustizialisti», nell'anno domini 2024 è stato condannato con sentenza passata in giudicato. Mi riferisco al dottor Davigo. (Applausi). Quelli che ci hanno fatto la morale per anni sui media, dicendo che noi non eravamo puliti, oggi sono nelle condizioni di essere loro condannati con sentenza passata in giudicato. È accaduto a parlamentari del MoVimento 5 Stelle, che forse hanno capito che il garantismo deve valere sempre e per tutti. È accaduto altresì a parlamentari delle altre forze politiche.
Ora, signor Ministro, siccome noi garantisti che ci conosciamo da anni, anche se siamo su parti opposte, abbiamo l'idea che il garantismo sia un valore e possiamo dire nunc est bibendum, sempre che Salvini non se ne accorga, vorrei chiederle, anziché trasformare la riforma della giustizia in un muro contro muro, contro quelli che non la pensano su tutto anche nei dettagli come lei, di fare uno sforzo, di liberarsi dal fantasma dei forcaioli alla Delmastro e di avere il coraggio di dire che la riforma della giustizia verrà discussa davvero. E, se c'è da cambiare qualcosa, si cambia tutti insieme e si prova a farla diventare non una battaglia di una parte contro l'altra, ma la battaglia delle persone serie, vale a dire la battaglia delle persone civili e garantiste. Questo Paese avrà bisogno anche di questo. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Archimede», di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione sulla Relazione del Ministro della giustizia
sull'amministrazione della giustizia (ore 12,02)
BIANCOFIORE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIANCOFIORE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Ministro, le voglio dire che il suo sogno è il sogno comune di tutto il centrodestra da trenta anni e i sogni sono evidentemente contagiosi se il 63 per cento degli italiani in questi giorni ha detto che condivide il suo operato e la nostra azione di governo in materia di giustizia.
La sua relazione, Ministro, ricca, coerente e illuminante, talmente elevata che è anche difficile da commentare, rappresenta la cartina al tornasole dell'idem sentire con il comune senso di giustizia del cittadino italiano che pone fine a un atteggiamento vagamente giacobino che ha percorso per troppo tempo il Paese. Ciò è assurdo per una Nazione che ha dato i natali a Cesare Beccaria.
Una visione, la sua, la nostra, che ha come stella polare i valori costituzionali del garantismo giuridico, prius da difendere ad ogni costo e colla di quel riformismo autenticamente liberale e garantista, capace di fare da contraltare al populismo penale e giustizialista del recente passato, tanto caro a certe sinistre. Purtroppo, ancora oggi, ne risuona l'eco in quest'Aula nella quale - è impossibile dimenticare per me - fu fatto decadere contro ogni Regolamento, con l'intento deliberato di farlo trarre in carcere, l'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, all'epoca il più votato democraticamente dal popolo italiano.
Ahimè, ahinoi, si tratta di una eco i cui precipitati hanno talvolta - e neppure troppo di rado - reso invivibile la vita di tanti cittadini colpiti da malagiustizia, incrinando quel rapporto tra autorità e libertà che è il perno della nostra forma di Stato.
Ministro Nordio, siamo orgogliosi che - come si evince dal tenore della sua relazione - il chiaro mandato che gli elettori ci avevano conferito sia stato coerentemente applicato in tema di amministrazione della giustizia. Sono infatti trascorsi poco più di due anni dall'insediamento del Governo guidato da Giorgia Meloni, ma abbiamo già raccolto tanti importanti risultati per restituire efficienza ed efficacia al sistema giustizia, in quella stabilità del quadro giuridico nel quale si devono muovere, appunto, cittadini e imprese; e anche, ovviamente, per restituire l'immagine di una giustizia, la nostra, questa sì, nel nome del popolo italiano.
Vede, signor Ministro, siamo anche orgogliosi del fatto che, grazie al suo encomiabile lavoro, si sia ridata centralità, nel dibattito politico e legislativo, a temi cruciali per ristabilire quel minimo grado di fiducia nella giustizia e nella migliore parte della magistratura, la maggioranza, che sono convinta soffre e lotta insieme a noi - lei ne è un esempio lampante - che tanto i cittadini italiani faticavano a ritrovare, disillusi, per non dire disorientati, ormai dall'eterno confronto con la lentezza eccessiva dei processi, tanto per cominciare, e con una giustizia che non sa garantire la certezza della pena o, peggio ancora, percepita come non uguale per tutti.
La cancellazione dell'abuso d'ufficio, la riforma sulle intercettazioni, la rivisitazione del traffico di influenze illecite, il ripristino della prescrizione sostanziale, il protocollo Italia-Albania (checché ne dicano alcuni), la revisione della legge Severino, la revisione del reato di traffico di influenze illecite, la legge Pinto, l'inapplicabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado sono solo alcuni risultati che oggi lei ha elencato con orgoglio e che possiamo dichiarare di aver costruito a vantaggio finalmente dei cittadini onesti e di tutto il sistema Italia. Grazie, Ministro.
Per non parlare di quella che si appresta a essere una riforma costituzionale epocale sulla separazione delle carriere dei magistrati, che ha visto la Camera dei deputati, solo pochi giorni fa, accendere il primo disco verde per la sua approvazione, con la stragrande approvazione in tutti i sondaggi dei cittadini italiani. È un provvedimento di storica portata, in grado di rappresentare il primo passo verso un'Italia più giusta e una giustizia più equa, una giustizia più indipendente e, quindi, più trasparente. Ma si sa, ogni volta che il Parlamento, cioè noi, gli eletti dal popolo, su mandato del popolo italiano, prova a riformare e a intervenire in tema di giustizia, assistiamo a un copione che puntualmente si ripete, un copione visto e rivisto in altre occasioni, solo per citarne alcune recenti, quando abbiamo affrontato l'abolizione dell'abuso d'ufficio o la revisione delle norme sulla regolamentazione delle intercettazioni; tutte le volte, cioè, che il Parlamento (cioè noi e anche voi dell'opposizione), che per Costituzione è chiamato a fare le leggi, va a toccare il nervo scoperto della giustizia; copione che l'Associazione nazionale magistrati ha casualmente fatto proprio in questi giorni e che abbiamo letto e poi riascoltato in maniera ventriloqua da parte di alcuni Gruppi di opposizione.
In altri termini, signor Presidente, Ministro, dall'avvio di questa legislatura abbiamo dovuto assistere puntualmente, soprattutto da parte di una certa opposizione, ad una levata di scudi contro quelle riforme liberali e garantiste che, anche grazie alla compattezza di tutto il centrodestra e alla sua profonda cultura giuridica, ministro Nordio, per certi inarrivabile, abbiamo riproposto al centro del dibattito politico. È una grande fortuna per l'Italia.
Al Governo oggi non c'è chi ha svenduto il ruolo della politica, accettando supinamente quell'inammissibile supplenza di una parte della magistratura che ha ingessato il sistema giustizia nell'ottica della conservazione dell'autoreferenzialità, consolidando un sistema di potere, quello giudiziario, che non ha uguali in nessuna democrazia che si possa chiamare tale. È il Parlamento che fa le leggi, cioè il potere legislativo, e la magistratura le deve applicare, non dettare, perché è un organo dello Stato e non un potere dello Stato, come erroneamente si sente dire anche in tutti i dibattiti politici in televisione. (Applausi).
Signor Ministro, siamo convinti che il cambiamento epocale che sta imprimendo al suo Dicastero non abbia parimente uguali nella storia del nostro Paese e, mai come ora, siamo convinti che il Paese ne abbia davvero bisogno, in un momento storico in cui paure e insicurezze per il futuro la fanno da padrone e la fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia è purtroppo al suo minimo storico. Non lo dico io, signor Presidente: basta leggere alcuni sondaggi che, negli scorsi giorni, un'autorevole testata come "la Repubblica" ospitava tra le sue colonne per avere conferma di ciò che dico. "la Repubblica", colleghi, intendiamoci, e non certo un organo di stampa di questa maggioranza. Gli italiani considerano l'ostracismo di una parte della magistratura un'opposizione corporativa di una corrente e non certo un moto di sollevazione popolare, come alcuni di voi vorrebbero far credere.
Allora, signor Ministro, questo può diventare davvero un problema, perché quel cittadino che non ha fiducia nella giustizia è un cittadino che non ha fiducia nello Stato, e ci può riportare a un far west che il nostro Paese democratico non può permettersi. Ecco perché, signor ministro Nordio, le chiediamo di andare avanti con ancora più determinazione, continuando a imprimere questo cambiamento di passo epocale nell'ottica dell'attuazione degli irrinunciabili princìpi del giusto processo. Il nostro impegno deve essere quello di continuare a garantire che non siano mai penalizzati il diritto di difesa e il contraddittorio, perché il garantismo, l'efficienza e la certezza della pena possano davvero essere i tre pilastri fondamentali di un sistema tale da assicurare l'effettiva terzietà e imparzialità del giudice e la parità tra accusa e difesa, oltre a provvedere a rafforzare le tutele delle vittime dei reati. Questa è la nostra visione, questa è la visione coraggiosa di un Governo e di un Ministro coraggioso e soprattutto competente, e so che ce lo invidiate. (Applausi).
Se fino ad oggi giustizialismo e oscurantismo giuridico hanno liberamente imperversato in Italia, tanto da colpire e tradire lo spirito stesso della Costituzione, da domani potremo dire finalmente che si sta entrando in una stagione primaverile di riforme per una giustizia giusta e dalla parte dei cittadini.
Nell'andare a concludere, signor Presidente, vorrei brevemente soffermarmi su alcuni temi che mi stanno molto a cuore e, in primo luogo, la questione del sovraffollamento delle carceri. Abbiamo apprezzato molto la sua chiarezza e, al tempo stesso, la sua fermezza, signor Ministro, nell'escludere futuri indulti o amnistie: non è certamente una strada per risolvere i problemi delle carceri. Noi la pensiamo come lei, signor Ministro, perché possono tramutarsi in provvedimenti svuotacarceri fine a sé stessi, con il rischio di consegnare al reo un patentino di impunità e di invito alla commissione di nuovi reati, che gli italiani non condividono. Al contrario, c'è piuttosto bisogno di umanizzare la pena, non certo di abbonarla; c'è bisogno di più detenzione differenziata e magari di meno casi di carcerazione preventiva - come lei ci ha assicurato - e che la maggioranza dei cittadini stranieri vada a scontare la pena nel loro Paese d'origine, senza se e senza ma. Solo così riusciremo a diminuire le recidive e a rendere giustizia tanto alle vittime quanto ai colpevoli.
Sulla stessa scorta, signor Presidente, non posso non ricordare, da membro della Commissione sui femminicidi, le tante vittime delle violenze di genere che pure nell'anno appena trascorso hanno insanguinato le pagine di cronaca. La moltiplicazione degli episodi di femminicidio, a cui assistiamo sgomenti e talvolta inermi, ci consegna ancora una volta una lezione: molto è stato fatto finora, ma molto c'è ancora da fare, e sul piano non solo legislativo, ma anche di coesione sociale e di cultura. Quel vulnus che mina l'integrità della nostra società e che non riusciamo a prevedere si può sconfiggere solo continuando a mettere in moto azioni e mezzi forti per ristabilire la sicurezza e la tranquillità a cui i nostri cittadini erano abituati, non denigrando le nostre Forze dell'ordine e i militari, ai quali va ovviamente il mio appoggio incondizionato per l'opera che compiono quotidianamente in difficoltà allucinanti. (Applausi). Non dobbiamo mai perdere di vista, signor Ministro - e lei certo non lo fa - l'obiettivo di rendere vera giustizia al sacrificio delle vittime innocenti che non possiamo certo dimenticare.
Last but not least, il tema sulla violenza nei confronti degli animali, che è una battaglia che mi vede sempre in prima linea. Anche su questo - signor Ministro, me lo consenta - le chiedo dal profondo del cuore di non risparmiare alcuno sforzo per arrivare in tempi certi all'approvazione definitiva di una legge organica contro la violenza sugli animali, perché anche questa è prevenzione, anche questa è cultura e anche questa giustizia. Il ragazzino che uccide a calci e pugni una capretta o che dà fuoco a un gattino è - parliamoci chiaro - un potenziale assassino in grado di uccidere un altro essere senziente a due zampe. (Applausi).
Nell'annunciare il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza, le auguriamo buon lavoro, signor Ministro. Lei è il miglior esempio di magistrato fra i magistrati e ha tutto il nostro appoggio e siamo veramente orgogliosi di quanto sta imprimendo al sistema della giustizia in Italia. (Applausi).
CUCCHI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCHI (Misto-AVS). Signor Presidente, ovviamente questo non è possibile, almeno non oggi e non in quest'Aula, ma a me piacerebbe tanto poter parlare con il magistrato Carlo Nordio, quello pre XIX legislatura, quello che, appena nominato Ministro della giustizia, disse: «La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati» aggiungendo che occorre «eliminare questo pregiudizio che la sicurezza e la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali». Signor Ministro, cos'è che le ha fatto cambiare idea? La pratica, infatti, smentisce completamente le sue dichiarazioni di allora.
Solo con il nuovo disegno di legge sicurezza, di cui - come sappiamo - si parla molto in questi giorni, la maggioranza propone di introdurre circa una trentina di novità tra reati veri e propri, aggravanti, nuove sanzioni e ampliamenti di pena. Nei due anni già passati, signor Ministro, il Governo ha introdotto ben 48 nuovi reati, per un totale di quattrocentodiciassette anni in più di carcere.
Ancora, nei primi giorni del suo mandato, una delle frasi che ricorreva più spesso, assieme alla depenalizzazione, era che nessuno può essere contrario a una velocizzazione dei processi, per la quale sarebbe servita anche la depenalizzazione. La visione di una giustizia più efficiente e che non fa perdere tempo può pure essere condivisibile, in linea di principio, ma non lo è se questo nella pratica significa, per esempio, chiudere un processo prima del tempo. La riforma Nordio ha sicuramente velocizzato la giustizia, dal suo punto di vista, rendendo definitive le assoluzioni per reati come evasione fiscale, furto, ricettazione e lesioni stradali, non potendo più essere appellate dal pubblico ministero. Ma, signor Ministro, di che giustizia stiamo parlando?
Ancora, in tempi di urgenza economica, qualsiasi riforma che riguardi la giustizia deve puntare a recuperare risorse: sono sempre parole sue, signor Ministro, dell'ottobre del 2022, poco prima di diventare Ministro della giustizia. È interessante notare che, secondo il Governo Meloni, la giustizia deve recuperare i soldi tagliando i processi, mentre deve assicurare a chi continua ad evadere le tasse, e quindi la legge, di poterlo fare totalmente indisturbato. Viene allora il dubbio, signor Ministro, che recuperare risorse non sia esattamente il primo compito della giustizia, quanto il fatto che la giustizia, quando lo Stato recupera risorse, deve starsene buona e zitta.
In questo Governo di esponenti ultraconservatori lei, signor Ministro, è sempre stato dipinto come il liberale, ovvero il profilo che, più degli altri, avrebbe rappresentato una garanzia per quanto riguarda il rispetto dei diritti della persona, in particolare contro il potere potenzialmente prevaricatore dello Stato. Sarei curiosa di capire, signor Ministro, cosa ne pensa oggi, alla luce di questa etichetta, rispetto al reato di resistenza passiva che il disegno di legge sicurezza si avvia a introdurre nel nostro ordinamento. Con l'introduzione del reato di resistenza passiva si trasformano in reato condotte tipicamente inoffensive, signor Ministro - e lei lo sa molto meglio di me - solamente con l'intento di riaffermare uno dei capisaldi della destra radicale, ovvero il totale asservimento delle persone detenute alla volontà e al potere dello Stato. I casi sono due, signor Ministro: o lei non conosce il disegno di legge sicurezza, oppure semplicemente è convinto che la detenzione sia uno strumento per privare le persone dei loro diritti, piuttosto che un passaggio in vista di quello che voi ancora non avete ben chiaro essere il loro reinserimento nella società.
Veniamo dunque al tema delle carceri. Signor Ministro, lo dico sempre, ma oggi lo voglio dire ancora più forte: le nostre carceri non sono degne di un Paese civile. (Applausi).
Io mi vergogno per esse, signor Ministro, e dovreste farlo anche voi, che invece non fate niente, ma veramente niente, per risolvere questa situazione. Gli istituti penitenziari italiani, signor Ministro, risultano i più affollati dell'Unione europea. Abbiamo un tasso di affollamento effettivo che arriva al 132,6 per cento, con un tasso di crescita della popolazione detentiva ormai insostenibile, davvero insostenibile. L'incuria, il sovraffollamento e gli incidenti che si registrano in continuazione rendono le carceri sempre più invivibili, e lo sappiamo. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentano di essere state detenute in condizioni che violano l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiana, è in costante aumento dalla fine della pandemia.
Sono gravissime le carenze di tutto il personale che opera dentro gli istituti penitenziari, signor Ministro, dai direttori alla Polizia penitenziaria, agli educatori, agli psicologi, ai mediatori culturali; per non parlare dell'assistenza medica e psichiatrica, del tutto inadeguata a fronte di un'ampissima percentuale di detenuti tossicodipendenti e con patologie psichiatriche, lo sappiamo bene. Nel complesso si registrano condizioni di detenzione davvero indegne di un Paese che si definisce civile.
Questa situazione ha prodotto un numero esorbitante di suicidi; se ne è parlato molto, ma non si è fatto nulla. Siamo agli inizi dell'anno e già i numeri fanno venire i brividi: secondo "Ristretti Orizzonti", nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute, delle quali 23 di età compresa tra i diciannove e i ventinove anni. Mai si era registrato un numero così alto, superando addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad allora l'anno con il più alto numero di suicidi in carcere di sempre.
In questo contesto di enorme emergenza l'attività politica del Governo risulta essere del tutto inefficace. Avete approvato, signor Ministro, un nuovo piano carceri, senza stanziare le necessarie risorse. Restate immobili nelle vostre convinzioni e nel non introdurre almeno quelle minime misure tese a rendere più umane le condizioni di detenzione quali, ad esempio, la realizzazione di zone dedicate alla vita affettiva e sessuale dei detenuti, omettendo di adeguarvi alle precise indicazioni della Corte costituzionale, da ultimo con la sentenza n. 10 del 2024. Penso anche all'incremento di visite, telefonate e video-telefonate. Il detenuto deve stare lì, soffrire e anche stare zitto, possibilmente. Aggiungo anche l'incremento degli spazi dedicati ad attività di formazione e ricreative.
Per questi motivi e per molti, tanti, troppi altri, il nostro giudizio sull'operato del Governo in materia di giustizia non può che essere fortemente negativo. (Applausi).
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Ministro Nordio, la ringraziamo per la sua relazione, che Forza Italia appoggia in toto.
Questa relazione sullo stato della giustizia è la terza delle cinque previste nella legislatura. Siamo giunti a metà della legislatura e davvero stavolta si intravede in modo concreto il poderoso e ambizioso percorso riformatore che il Governo Meloni ha intrapreso sulla giustizia. Pertanto, Forza Italia le riconferma, ministro Nordio, la sua fiducia e il suo sostegno.
Partiamo dalla questione centrale: la separazione delle carriere. Il testo di riforma costituzionale è stato approvato dall'altro ramo del Parlamento la scorsa settimana e già questo è stato un primo passaggio decisivo. Il testo è stato approvato con ampia maggioranza ed è stato votato anche da una parte dell'opposizione. Ne inizieremo presto l'esame qui in Senato. Lo consideriamo anche e soprattutto un nostro grande successo - per "nostro" intendo di Forza Italia - e ci permettiamo di rivendicarne la primogenitura, sulla scia delle lungimiranti intuizioni del nostro amato e sempre rimpianto presidente Silvio Berlusconi. (Applausi). È una battaglia che dura da quasi trent'anni. Difensore e pubblico ministero si confronteranno, finalmente, nel duello processuale sullo stesso piano di fronte a un giudice terzo e imparziale. Si completa così la riforma del processo penale, con il passaggio dal rito inquisitorio a quello accusatorio (alla Perry Mason, per intenderci), introdotto nel 1989 e firmato dal ministro Vassalli. La separazione delle carriere è davvero una riforma epocale sostenuta, all'epoca, tra gli altri - taluno tende a dimenticarlo - da Giovanni Falcone e più recentemente, sorprendentemente - come anche lei, Ministro, ha notato nel suo intervento - anche dall'ex magistrato Di Pietro.
Il disegno di legge costituzionale interviene anche a riformare il Consiglio superiore della magistratura per sottrarlo al nefasto condizionamento delle correnti della magistratura. Diverse leggi elettorali hanno fallito questo obiettivo. Ora, avanti tutta con il sorteggio. Tra l'altro, Ministro, ne rivendico per certi versi la paternità, avendo presentato per primo un disegno di legge, anche nella scorsa legislatura, pur nella diversa formula temperata. Il Governo si è impegnato così a garantire l'indipendenza della magistratura - sia giudicante, che requirente - dall'Esecutivo, come ha ribadito anche lei in modo chiaro oggi. Con la riforma intende garantire l'indipendenza della magistratura anche dal potere pervasivo delle sue correnti, così ben descritto da Luca Palamara nel suo best seller "Il sistema".
Signor Ministro, in questi giorni si sente parlare di una possibile clamorosa protesta della magistratura in occasione del prossimo weekend, in cui è prevista in tutte le corti d'appello d'Italia l'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Spero vivamente che tale ipotesi non si verifichi: la considererei un clamoroso harakiri della magistratura.
Nell'assetto costituzionale del Paese credo che nessuno possa negare al Parlamento il diritto-dovere di legiferare. Alla magistratura compete, invece, il diritto-dovere di applicare e interpretare le leggi che il Parlamento approva. Ai magistrati, come singoli cittadini, non può essere negato di dissentire da un'iniziativa legislativa, ma reputerei gravissimo se decidessero di boicottare una cerimonia istituzionale come l'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Mi rivolgo, quindi, almeno alla parte più moderata e responsabile della magistratura, perché prenda le distanze da simili possibili iniziative ed eviti una deriva massimalista che danneggerebbe in primis l'Italia e le sue istituzioni repubblicane. Rispettiamo, quindi, tutti la Costituzione che - ricordiamolo - all'articolo 138 ha previsto che il Parlamento democraticamente eletto possa intervenire a modificarla. Un'eventuale modifica costituzionale, espressione della volontà popolare, è tutt'altro che un atto eversivo.
Signor Presidente, mi permetto di tornare brevemente su un tema di carattere regolamentare che ho affrontato nel mio intervento in dichiarazione di voto. La settimana scorsa, a proposito di un altro disegno di legge costituzionale, quello sull'inserimento della tutela della parte offesa nell'articolo 24 della Costituzione, l'iter in Commissione di quel provvedimento ha dimostrato, in modo eclatante, che la prassi di affidare alla sola 1ª Commissione l'esame dei disegni di legge di modifica costituzionale non appare la più idonea per affrontare in modo approfondito tutte le questioni giuridiche sottese. Sarebbe certamente più opportuno che l'esame fosse affidato a due Commissioni riunite. Nel caso di specie, sarebbe auspicabile che potessero occuparsene le Commissioni riunite 1ª e 2ª, ché quella competente ratione materiae è la Commissione giustizia.
In conclusione, mi permetto rispettosamente, signor Presidente, di invitarla a riconsiderare la decisione assunta. La grande riforma della giustizia non è costituita solo dalla separazione delle carriere. A Forza Italia sta a cuore anche la grande riforma delle intercettazioni, che tra l'altro è tutta di iniziativa parlamentare, avendo preso avvio da un'indagine conoscitiva avviata dalla nostra presidente Giulia Bongiorno.
Una prima gamba di questa essenziale riforma è già divenuta legge lo scorso autunno, all'interno del disegno di legge che porta il nome del ministro Nordio, insieme all'abolizione del reato di abuso d'ufficio. Mi riferisco al divieto assoluto di intercettazione dei colloqui tra avvocato e cliente: una norma di civiltà giuridica, che purtroppo era ancora violata nel nostro ordinamento.
Sul fronte delle intercettazioni - come poco fa ha ricordato il nostro Capogruppo, senatore Gasparri - attendono di completare l'iter parlamentare due importantissimi disegni di legge già passati al vaglio dell'Aula del Senato. Mi riferisco alle nuove norme sul sequestro di smartphone e dispositivi digitali, già approvato dal Senato in data 10 aprile 2024. Come lei ben sa da tempo, è in attesa di calendario in Commissione giustizia alla Camera. Esso prevede che sia il gip e non il pm a disporre il sequestro delle memorie digitali dell'indagato e che il contenuto di smartphone e dispositivi digitali sia selezionato tra ciò che è penalmente rilevante, che finisce nel fascicolo del dibattimento, e ciò che penalmente rilevante non è, che deve rimanere segreto.
Ormai - come lei più volte ha ricordato, signor Ministro - lo smartphone è diventato la scatola nera di tutti noi, dove sono contenuti chat, video, foto, non solo di chi è titolare dello smartphone del dispositivo, ma anche di coloro che comunicano con l'indagato.
Altro disegno di legge già passato all'esame di quest'Aula è quello concernente la proroga delle intercettazioni. Questo disegno di legge è stato approvato dal Senato in data 9 ottobre 2024 e attende di essere approvato dall'altro ramo del Parlamento. Esso prevede che, per i reati non concernenti mafia e terrorismo - lo ripeto, perché su questo si continua a fare propaganda: non concernenti mafie e terrorismo - dopo i primi quarantacinque giorni di intercettazione il gip possa autorizzare nuove intercettazioni solo previa adeguata motivazione. Si vuole così evitare il deprecabile fenomeno delle registrazioni a strascico o meramente esplorative.
Noi chiediamo un'accelerazione degli iter di approvazione di questi disegni legge, essenziali per rispettare gli impegni programmatici assunti.
Sulle modifiche allo strumento del trojan, signor Ministro, siamo in attesa di una sua iniziativa legislativa, più volte da lei annunciata sulla stampa. In attesa di questa sua iniziativa, abbiamo congelato la nostra iniziativa, qui giacente in Commissione giustizia al Senato.
Qui al Senato giace, ancora in attesa di calendarizzazione, anche il disegno di modifica della prescrizione a prima firma del collega Pittalis, Vice Presidente della Commissione giustizia della Camera dei deputati, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, ancora il 16 febbraio 2024, quasi un anno fa, e che ora attende di essere calendarizzato proprio qui al Senato.
Esso prevede di tornare alla tradizionale prescrizione sostanziale, in sostituzione della prescrizione processuale dei reati, introdotta dal ministro Bonafede. Anche l'approvazione di questo disegno di legge è essenziale per Forza Italia.
Ricordo infine il disegno di legge sui criteri di priorità dell'azione penale, già calendarizzato in Commissione giustizia del Senato, ma ancora privo del mandato al relatore e in attesa del parere del Governo. Esso prevede che sia il Parlamento - e non il Consiglio superiore della magistratura o le singole procure - a fissare i criteri di priorità dell'esercizio dell'azione penale, in attuazione delle prescrizioni della riforma Cartabia, che in quest'Aula pressoché tutte le forze politiche hanno votato nella scorsa legislatura. Anche su questo tema ci aspettiamo un'accelerazione da parte del Governo.
Ottimi, da ultimo, sono i risultati che lei ha fornito sul tema dell'abbattimento dell'arretrato sia in sede civile che in sede penale. Gli obiettivi del PNRR di ottenere tempi europei nell'esaurimento dei tre gradi di giudizio dei processi sono quindi oggettivamente a portata di mano. Il tema - com'è noto a quest'Aula e ai colleghi della Commissione giustizia - mi appassiona, avendo maturato una significativa esperienza nella settima commissione del CSM che si occupa soprattutto di organizzazione giudiziaria.
Dobbiamo insistere, tra le altre cose, per una migliore e più razionale geografia giudiziaria, per un'efficiente organizzazione degli uffici giudiziari, creazione di cittadelle della giustizia, una più spiccata informatizzazione e la stabilizzazione dell'ufficio del processo, che finora ha dato buona prova.
Mi soffermo, da ultimo, sulla magistratura onoraria, su cui si regge soprattutto il contenzioso minore e che ha grande importanza. È stato approvato dalla Camera un testo molto atteso, che mi risulta dovrebbe essere blindato qui al Senato e quindi arrivare a un'approvazione in tempi rapidi, rispondendo alle attese di tanti magistrati onorari.
Rimane impregiudicata la questione del ricongiungimento dei contributi previdenziali tra Cassa avvocati e INPS per chi ha optato per un regime di esclusivista; per cui magari su questo tema ci si dovrà, nel tempo, tornare per dare una risposta a quei giudici di pace e a quei magistrati onorari.
Vedo che il mio tempo sta per esaurirsi, per cui non posso che riconfermare il nostro sostegno a lei, Ministro, alla sua azione riformatrice, con un plauso particolare da parte del Gruppo Forza Italia alla sua relazione. Un ringraziamento finale sento di rivolgere anche al vice ministro Sisto, che sempre dà un contributo fattivo ai nostri lavori. (Applausi).
SCARPINATO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCARPINATO (M5S). Signor Ministro, in tempi normali le relazioni annuali dei Ministri e la giustizia al Parlamento sono un rendiconto dell'opera svolta per rendere più efficiente la giustizia con l'esposizione dei programmi futuri. Le opposizioni si limitano a evidenziare la persistenza di alcuni deficit e a criticare l'azione svolta, suggerendo alcuni aggiustamenti. Questo è il canovaccio. Ma siamo tutti consapevoli che non viviamo in tempi normali: siamo in una fase storica di transizione di un certo esito.
La maggioranza politica di cui lei espressione è impegnata ad approfittare degli attuali rapporti di forza per dare attuazione a un progetto politico di grande complessità; un progetto che, mediante la sapiente combinazione di riforme costituzionali e di leggi ordinarie, mira a cambiare la fisionomia della nostra democrazia, intervenendo sui gangli fondamentali della divisione e del bilanciamento dei poteri, sul rapporto Stato-cittadini, sul rapporto autorità-libertà, sul diritto fondamentale di manifestare pubblicamente il dissenso politico, sul diritto all'informazione e su molto altro ancora. Insomma, sono in discussione i fondamentali della Repubblica. (Applausi).
In questo contesto, la giustizia occupa un ruolo strategico e, poiché non siamo in tempi normali e poiché sul terreno della giustizia, oggi più che mai, sono in gioco i cardini della vita democratica, non impiegheremo i pochi minuti a nostra disposizione per fare un inventario dei casi e dei dossier che attestano la sua inadeguatezza sul fronte della concreta gestione delle risorse per rendere più efficiente il servizio giustizia. Ne hanno fatto già menzione i senatori Verini, Rossomando, Lopreiato e Cucchi.
Se più che deludenti sono gli esiti del suo operato quanto all'organizzazione e al funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, bisogna dire che lei ha dato il meglio di sé su un altro fronte cruciale, nel quale ha profuso tutte le sue energie. Mi riferisco all'erosione dei principi fondamentali della nostra Costituzione, rispetto alla quale sta svolgendo un ruolo di punta all'interno del progetto politico della maggioranza, che mira a mutare la fisionomia della nostra democrazia. Ha iniziato il suo mandato dando il suo plauso a un decreto-legge che, nella sua originaria formulazione, mirava a introdurre con procedure di urgenza un nuovo reato che, con la scusa di reprimere le feste musicali auto-organizzate, era in realtà congegnato in modo tale da criminalizzare le manifestazioni di dissenso politico realizzate con l'occupazione di una scuola, di un'università, di una fabbrica di sostanze inquinanti, di una discarica abusiva, prevedendo non solo l'arresto dei promotori di quella occupazione, ma anche l'arresto di massa di centinaia di semplici partecipanti. Questo è stato il suo biglietto di presentazione. (Applausi).
Fallito questo primo tentativo, ha poi proseguito nella stessa direzione e ora vuole completare l'opera, sottoscrivendo un disegno di legge sulla sicurezza che è una dichiarazione di guerra contro i marginali, i poveri, i migranti e contro tutti coloro che osano manifestare pubblicamente il proprio dissenso alle politiche governative. È una legge manganello - come è stata definita - che introduce ben venti nuovi reati, aggravanti, inasprimenti di pena, con la quale il Governo intende regolare i conti con tutte le realtà e le esperienze di lotta in corso e creare gli strumenti giuridici necessari per prevenire e stroncare sul nascere i futuri inevitabili conflitti sociali. È una legge che militarizza la repressione del conflitto sociale, con una escalation senza precedenti dei poteri repressivi delle Forze di polizia e dei poteri dei servizi segreti, scatola nera della macchina dello Stato.
Nei pochi minuti che residuano non posso che limitarmi a fare solo un accenno ad alcune delle norme emblematiche del codice culturale di stampo autoritario che animano tutto l'impianto normativo del disegno di legge cosiddetto sicurezza. Nel corso di settantasei anni della storia della Repubblica, segnata da fasi di gravissima conflittualità sociale più volte sfociata in esiti tragici, il blocco stradale, cioè l'ostruzione della libera circolazione sulle strade con il proprio corpo, è sempre stato considerato una forma di manifestazione di dissenso politico pacifica e per questo motivo configurabile non come reato, ma come semplice illecito amministrativo. Ci voleva lei, signor Ministro, per dare una svolta regressiva alla nostra democrazia, prevedendo, con una norma liberticida (l'articolo 14 del disegno di legge sicurezza, approvato alla Camera), che chi blocca una strada deve essere punito con il carcere fino a un mese e, se si è in più persone riunite, con la reclusione da sei mesi a due anni. (Applausi). Secondo lei, signor Ministro, dovremmo abituarci a considerare criminali tutti i lavoratori che - come hanno fatto in passato, ad esempio, gli operai della Whirlpool e della ex Ilva - occupano le strade per rivendicare diritti. (Applausi). La voce della legge torna a essere la voce del padrone, come ai bei tempi antichi dei padroni delle ferriere.
Mi limito a un'altra perla: neppure ai tempi del fascismo il codice Rocco si era spinto a criminalizzare la resistenza passiva dei detenuti, come prevede il suo disegno di legge che punisce con la reclusione da uno a cinque anni la resistenza di tre o più detenuti all'esecuzione degli ordini impartiti, criminalizzando così forme di resistenza come il rifiuto di fare rientro nelle celle per protesta, fermandosi in maniera passiva dinanzi alle sbarre, o il rifiuto del cibo o dell'ora d'aria. Non solo lei, signor Ministro, non ha fatto nulla per rendere vivibili o civili le nostre carceri, ma per di più vuole vietare ai detenuti di protestare pacificamente per rendere visibile la propria condizione di sofferenza all'autorità e alla pubblica opinione. I detenuti devono tacere.
Si normalizza, così, il suicidio come unica forma di protesta silente e quindi accettabile da un sistema penale classista che riserva il carcere solo agli ultimi e ai cittadini senza potere. (Applausi). Non ci sorprende affatto questa deriva autoritaria, anzi ci sembra scontata. Il potenziamento dei poteri repressivi della polizia e la criminalizzazione delle proteste sociali diventano l'asse fondamentale della governance quando il consenso non può essere assicurato dai salari, dai redditi, dai consumi, continuamente bloccati e tagliati a causa di politiche economiche antipopolari che sviliscono e precarizzano il lavoro, dal programmato smantellamento dello Stato sociale a favore delle privatizzazioni. Lei è complice e attuatore di questo disegno di progressivo svuotamento dall'interno delle fondamenta, della costruzione di questa strisciante transizione dallo Stato sociale allo Stato penale. (Applausi). Troviamo assolutamente coerente con questo animus anticostituzionale il suo doppiopesismo nell'ammainare la bandiera del garantismo quando si tratta di legiferare contro dissidenti e oppressi e nello sventolarla ai quattro venti quanto si tratta, invece, di legiferare a favore di coloro che abitano i piani alti della piramide sociale. Un doppiopesismo con il quale lei e la sua maggioranza avete dato vita a un doppio binario del diritto penale: uno iper-repressivo, che si mette sotto i piedi i princìpi basilari del garantismo riservato agli ultimi e ai dissidenti, di cui l'ultimo pacchetto sicurezza è solo una sorta di summa, e uno iperpermissivo e lassista riservato ai colletti bianchi, infiocchettato con motivazioni di garantismo di facciata, una maschera dietro la quale si cela il volto di una giustizia classista forte con i deboli e debole con i forti. (Applausi).
Un lavoro ben fatto, che le ha meritato il plauso incondizionato dei suoi danti causa, che l'hanno eletta a paladino dei loro privilegi di classe e che ora festeggiano la sua ultima fatica, l'approvazione alla Camera della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, prima tappa per riprendere il controllo politico classista dell'azione penale, alla quale farà seguito la riforma con legge ordinaria del codice di procedura penale per togliere ai pubblici ministeri il potere di direzione delle indagini, attribuendolo in esclusiva alle forze di polizia, sottoposte al controllo gerarchico e alla direzione politica del potere esecutivo. In questo modo sarà la polizia e per gli imputati eccellenti il potere esecutivo a decidere quali indagini fare e quali reati perseguire.
Una manovra in due tempi, come dimostra la votazione alla Camera dei deputati, con la quale è stata respinta la richiesta del MoVimento 5 Stelle di impegnare la maggioranza di Governo a non fare riforme che sottraggono la Polizia giudiziaria alle direttive del pubblico ministero.
In conclusione, signor Ministro, se lei è il paladino dei privilegi dei potenti, di una giustizia censitaria e classista, il MoVimento 5 Stelle sta dalla parte opposta della barricata, dalla parte dei cittadini senza potere, dei cittadini che solo in una legge uguale per tutti possono trovare difesa contro le sopraffazioni dei potenti e dei prepotenti.
Il MoVimento 5 Stelle voterà, quindi, contro la sua relazione programmatica. (Applausi).
BONGIORNO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BONGIORNO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, esiste una serie nutrita di critiche alla riforma costituzionale - ne ho sentite anche in quest'Aula - che però si basa su un pezzo di riforma che non c'è, si muove da qualcosa che non esiste e quindi si può dire di tutto, perché se non c'è nulla si può dire di tutto. Ad esempio, mi ha colpito un commento dell'Associazione nazionale dei magistrati: questa riforma ci umilia. Umiliare significa mortificare, avvilire, far provare ad altri sentimenti di vergogna. Viene da pensare che questa riforma in qualche modo voglia annientare la magistratura. Senonché, l'obiettivo di questa riforma è rendere effettivi i princìpi di terzietà e di indipendenza.
Ci sono allora due domande. Può una riforma, che vuole rendere la terzietà del giudice effettiva e percepibile da qualsiasi cittadino, umiliare chi ha il dovere, già oggi, di essere e mostrarsi equidistante alle parti? (Appalusi). Può una riforma, che vuole recidere il vergognoso cordone ombelicale tra eletto e corrente, rendendo l'eletto al CSM indipendente, può questo tipo di riforma umiliare? No, ed ecco che è successo quello che dicevo prima, improvvisamente nel dibattito pubblico e nel dibattito di quest'Aula non si parla dei princìpi di indipendenza e di terzietà, ma si parla di un pezzetto di riforma che non c'è. Come ho ascoltato da qualcuno che è intervenuto poco prima di me, si è cominciato a dire di fare attenzione perché qui si vuole assoggettare la magistratura all'Esecutivo. Scusate, oggi questo non è scritto da nessuna parte. E si aggiunge: è vero che nella riforma attuale non c'è scritto, ma lo scriverete. Quindi, in altre parole, non potete non volere assoggettare; cioè è questo che si sostiene. Sostanzialmente le critiche che si fanno alla riforma costituzionale sono queste. Ciò che umilia non è la riforma esistente, ma una che noi immaginiamo arriverà; ciò che umilia non sono gli articoli che avete scritto, no, no, no, ma quelli che noi presumiamo che voi scriverete. Ciò che umilia non sono le conseguenze effettive, ma quelle eventuali. Questo è il dibattito. Si immagina un pezzo di riforma che non c'è, si critica solo quella parte che non c'è e il 27 febbraio ci sarà uno sciopero clamoroso senza che nessuno ci abbia indicato la parte che non c'è. (Applausi).
E allora in questo momento su cosa stiamo facendo polemica? Stiamo facendo polemica su qualcosa che è pura fantasia, su qualcosa che ha la stessa concretezza di quella che esiste in Peter Pan, è come "l'isola che non c'è"; seconda stella a destra. Lì troverete la sottoposizione dell'Esecutivo. (Applausi). Questa è una riforma che non c'è, ma soprattutto c'è un punto che mi preme rilevare. Questa riforma che poi - diciamocelo chiaro - senza levare niente al ministro Nordio, è stata voluta dalla Lega che ha fatto un referendum e Forza Italia la chiede da una vita e Nordio è espressione di Fratelli d'Italia, quindi chi dice che questa riforma è un monopolio di Nordio forse ha ignorato gli ultimi cinquanta anni, ma non importa. Si dice che si vuole sottoporre il Ministro all'Esecutivo. E allora? Ci date degli idioti perché ditemi che interesse può avere la maggioranza attuale ad assoggettare il pm all'Esecutivo. È ovvio che per quanto auguro grande e lunga vita a Nordio non è che sarà Ministro per i prossimi trenta anni? Giusto? E se per caso qualche altra forza politica andasse al Governo e ci trovassimo come Ministro qualcuno che magari ha parlato in quest'Aula da poco, secondo voi, abbiamo tutta questa voglia di assoggettare al potere esecutivo i pm? (Applausi). No, non ne abbiamo alcuna voglia.
Seconda critica della serie "l'isola che non c'è". Si dice che stiamo facendo una riforma che non incide sui tempi e sull'efficienza della giustizia. Scusate, ma chi è che ha detto che questa riforma deve incidere sui tempi e sull'efficienza della giustizia? Un ignorante può pensare una cosa del genere. È evidente che l'obiettivo dei tempi della giustizia è essenziale, che scongiuriamo il ministro Nordio di fare in modo che si riducano i tempi della giustizia senza ridurre le garanzie, che metta nuovi giudici, informatici e cancellieri, ma non è questo il provvedimento. Lo faccia altrove. Lo stimoliamo in questo senso? Sì. Ha fatto alcune cose? Sì. Ne farà altre? Sì, però non confondiamo le acque.
Invito perentoriamente a scendere in campo, a parlare della riforma che c'è; invito a confrontarsi con gli articoli che ci sono, con i testi e gli obiettivi annunciati. Invito ad abbandonare la tecnica dell'"isola che non c'è". (Applausi).
Terza critica: è una riforma punitiva. Perché sarebbe una riforma punitiva? È una riforma punitiva, perché - sentite, ovviamente io leggo - il sorteggio non lascia spazio alla magistratura di organizzarsi per essere rappresentata in tutte le sue sensibilità (badate che bel termine). Io penso, lo penso convintamente, che esista una netta differenza tra correntismo sano e correntismo orientato all'occupazione dei posti di rilievo. (Applausi). E allora la domanda a chi parla di sensibilità è questa: è correntismo sano quello andato in onda sui canali Palamara? Si dice che il tema è rappresentare le sensibilità; finora questo era il tema? «Grazie al tuo avallo in questa consiliatura molte cose sono state decise da vice presidente cerchio magico, non nelle sedi proprie». «Allora ti devono dare il trono dello zar». «Nemmeno una presidenza nel quadriennio volevi farmi fare?». Così si rappresentano le sensibilità? Queste sono le sensibilità che noi dobbiamo tutelare? Questo dobbiamo tutelare? (Applausi).
È vero che fino ad oggi abbiamo punito qualcuno, è verissimo: noi abbiamo punito quei magistrati che studiano in silenzio, che sono fuori dal sistema delle correnti, quelli che non hanno fatto carriera, quelli che non conosciamo, loro abbiamo punito! (Applausi). State certi che non è vero affatto quando dicono: i magistrati sono contro di voi: è un falso storico, perché la maggior parte dei magistrati non è quella che dice che viene umiliata, ma è quella che sa che invece verrà esaltata da questa riforma. (Applausi).
Infine, visto che ci sono stati anche degli interventi importanti, io dico sempre che, per capire come si riforma la giustizia, dobbiamo lasciare l'astrattezza ed entrare nelle aule giudiziarie, dobbiamo calpestare la polvere che c'è nelle aule, altrimenti la giustizia la si riforma male. Calamandrei diceva che bisognerebbe che ogni avvocato per due mesi l'anno facesse il giudice e che ogni giudice per due mesi l'anno facesse l'avvocato; imparerebbero così a comprendersi e a compatirsi e reciprocamente si stimerebbero di più. Io credo una cosa, cioè che veramente bisognerebbe cambiare un po' prospettiva: un po' gli avvocati fanno i giudici e un po' i giudici fanno gli avvocati.
Però, attenzione, nessuno potrà capire l'importanza di questa riforma se non ha vissuto l'esperienza più terribile che possa vivere un uomo: essere sottoposto a un processo penale è un'esperienza drammatica. (Applausi). Quando entra una persona nel mio studio, io non gli dico: «Guardi, vediamo quello che si può fare». Gli dico: «Lei ha un tumore, lei ha una malattia». Chi subisce un processo è come se si fosse scoperto malato. Si sveglia la mattina e si addormenta la sera con questa malattia, ogni suo progetto e ogni suo pensiero sono condizionati dalla malattia; in ogni istante della sua giornata penserà alla malattia e penserà anche a chi lo giudica, penserà a chi giudicherà della sua libertà, della sua reputazione, del suo patrimonio. A volte l'angoscia della malattia corrode e uccide, prima ancora della malattia stessa. Esiste la statistica dei morti in carcere; ma non sapete quanti sono morti in attesa di giudizio, non lo sapete. (Applausi).
E siccome il malato vuole il miglior medico, gli imputati vogliono il miglior giudice. Il miglior giudice è un giudice terzo, un giudice indipendente. Il punto è questo, è inutile negarlo: quando si fa un percorso insieme da giovani e si fa carriera insieme, si crea inevitabilmente un vincolo.
C'è poco da fare, possiamo fare finta che non sia così. Coloro che entrano in un'aula da imputati vedono questo vincolo tra giudice e pubblico ministero; lo vedono, lo sentono, lo vivono male. Credo che, quando una persona entra in aula per essere giudicata, non debba preoccuparsi dei rapporti tra giudice e pubblico ministero, se hanno fatto carriera insieme. Tante volte ho sentito chiedermi: perché il giudice dà del tu al pubblico ministero e non a lei? Ma che cosa potevo rispondere? E credo che non si debba nemmeno preoccupare del rapporto di gratitudine che può legare magari un giudice e un pubblico ministero che fanno parte della stessa corrente.
Credo, in conclusione, che chi è giudicato certamente non può pretendere un verdetto a lui favorevole, ma di certo può pretendere che sia emesso solo ed esclusivamente in nome del popolo italiano. (Applausi).
BAZOLI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BAZOLI (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, inizierò questa mia dichiarazione di voto riconoscendo qualche aspetto positivo della sua relazione, cioè la parte nella quale lei ha citato la riduzione dei tempi di durata dei processi civili e penali e la riduzione dell'arretrato e delle pendenze sia per quanto riguarda il comparto civile che il comparto penale. Bene, sono buone notizie che testimoniano che le riforme fatte nelle scorse legislature stanno funzionando. Il punto è questo, signor Ministro: di questi risultati, che sono ciò che interessa ai cittadini italiani, il suo Governo e la sua maggioranza possono menare poco vanto, perché sono figli di scelte che vennero fatte con il Governo Conte II, il cosiddetto Governo giallo-rosso, quando si decise di puntare sull'assunzione degli addetti all'ufficio del processo per impegnare le risorse del PNRR, e delle riforme che sono state fatte nella scorsa legislatura dalla ministra Cartabia con il Governo Draghi in materia di giustizia civile, penale e CSM.
La verità, signor Ministro, è che in questi due anni noi, più che dedicarci a questi aspetti, che sono - lo ripeto - quelli che interessano i cittadini e le imprese, cioè l'efficienza della giustizia, ci siamo dedicati al diluvio di creazione di nuove fattispecie penali e di aggravamenti di pena all'insegna del più sfrenato populismo penale, che è quello strumento con cui si piega la giustizia ad esigenze di consenso politico. Si tiene cioè alta la tensione sui temi della sicurezza per giustificare interventi repressivi (nuove norme penali e inasprimenti di pena), perché si pensa che questo porti consenso: questo è il modello che è stato inaugurato da questo Governo e purtroppo anche da questo Ministro che si dichiara liberale.
È stato fatto un conteggio, qualche mese fa, del numero di reati e inasprimenti di pena che sono stati introdotti in questi due anni: erano quarantotto allora e penso che oggi siamo più vicini agli ottanta, tra nuovi reati e inasprimenti di pena. Questo comporta che non si affronta seriamente il tema della sicurezza, che va affrontato in maniera seria e non attraverso strumenti che non portano alcun beneficio, e che si produce quel disastro sull'esecuzione penale che abbiamo sotto i nostri occhi; quel disastro che è ormai conclamato nei nostri penitenziari, sia quelli per adulti che per minori. Citiamo alcuni dati che sono stati ricordati anche dai miei colleghi prima di me in discussione generale. Innanzitutto, gli 89 suicidi, quindi 89 persone che si sono tolte la vita l'anno scorso: è il numero più alto degli ultimi trent'anni; i 62.000 detenuti che sono cresciuti e continuano a crescere, soprattutto da quando c'è questo Governo: è il numero più alto dal 2013 ad oggi. Il 2013 è stato l'anno in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per il trattamento inumano e degradante dei propri detenuti. (Applausi). Ci stiamo avvicinando a quel numero. Questa è la condizione in cui ci troviamo. E il Governo su questo - mi dispiace - non ha fatto nulla. Quest'estate avete fatto un decreto-legge, chiamato decreto carceri, che non ha risolto un solo problema del sovraffollamento e della condizione degradante in cui vivono i nostri detenuti e che voi avete contribuito a creare. Non ha risolto nulla. Vi affidate semplicemente alla costruzione di nuovi penitenziari che, se va bene, produrrà qualche effetto tra qualche anno; il che vuol dire non affrontare il problema.
Di questa politica, che noi non condividiamo e che è asservita al populismo penale, è esempio il disegno di legge sulla sicurezza, che andrebbe ribattezzato il disegno di legge sulla repressione o sulla intimidazione e che è stato definito, non da noi ma dalle camere penali, un decreto che introduce norme di matrice securitaria, profondamente illiberale e autoritaria. Queste sono parole che hanno usato gli avvocati italiani per definire quel disegno di legge, che è esemplificativo del modo in cui intendete la giustizia oggi. Per colpire il dissenso, per colpire chi protesta, per colpire la povertà, per colpire il disagio sociale, per colpire i migranti e per colpire, addirittura, i bambini! (Applausi).
È uno scandalo, signor Ministro, che si possa accettare l'idea che i bambini finiscano in carcere a scontare le pene delle loro madri. È inaccettabile ed è contenuto nel disegno di legge sulla sicurezza. (Applausi).
Queste sono le ragioni per cui noi consideriamo inaccettabile la politica della giustizia che questo Governo sta perseguendo.
Siamo anche molto preoccupati della grande riforma annunciata della giustizia sulla separazione delle carriere; non perché il tema della separazione delle carriere non si possa affrontare. Anche noi, all'interno del nostro partito, ne abbiamo discusso e, anzi, ci siamo anche prodigati, quando eravamo al Governo, per cercare di mantenere più netta la distinzione tra chi fa il giudice e chi fa il pubblico ministero, riducendo la possibilità di passaggio da una carriera all'altra. Oggi sono circa una ventina su novemila i giudici che passano ogni anno da una carriera all'altra: è un numero infinitesimale. Riteniamo, però, che sia un problema sopravvalutato.
Si dice in continuazione che c'è l'assoggettamento e il condizionamento dei giudici rispetto ai pubblici ministeri, ma i dati dicono altro. Il 40 per cento delle assoluzioni nei tribunali ci dicono che non c'è alcun condizionamento da parte dei giudici nei confronti dei pubblici ministeri. (Applausi). Dov'è questo problema?
Aggiungo che, se si voleva andare ulteriormente nella direzione di separare, ancor di più, le carriere dei magistrati, si poteva fare a Costituzione invariata, cioè immaginando due sezioni all'interno dell'unico CSM, magari immaginando due concorsi distinti, per pubblici ministeri e per giudici; non occorreva manomettere la Costituzione. Voi avete approfittato e approfittate della separazione delle carriere per intervenire pesantemente sulla Costituzione, intervenendo su sei articoli della Costituzione, con un effetto immediato e uno mediato.
L'effetto immediato è la sostanziale demolizione dell'organo di autogoverno della magistratura, cioè dell'organo che i nostri Padri costituenti avevano immaginato a garanzia del ruolo della magistratura all'interno delle nostre istituzioni. Lo demolite dividendolo in due (due CSM sono più deboli di un CSM), togliendogli una delle funzioni principali, che è quella disciplinare, e togliendo ai magistrati il diritto di elettorato attivo e passivo per far parte del CSM. Infatti, impedite loro di candidarsi, se vogliono, per andare a svolgere la funzione al CSM e di votare i loro rappresentanti. In questo modo svilite e umiliate la magistratura perché la ritenete inadeguata e incapace di scegliersi i propri rappresentanti, trasformando il CSM in un organismo puramente burocratico e non più di alta rappresentanza. La magistratura viene indebolita da questa riforma che colpisce così pesantemente il CSM.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 13,03)
(Segue BAZOLI). La conseguenza immediata è che, spostando i pubblici ministeri dal corpo della magistratura giudicante, voi fate quello che un giurista straordinariamente importante come Alessandro Pizzorusso, ha definito la costruzione del potere dello Stato più forte che si sia mai avuto in alcun ordinamento costituzionale dell'epoca contemporanea. Infatti, i pubblici ministeri diventeranno ancora più potenti e forti di quanto non siano oggi. Di questo si sta accorgendo anche qualcuno che è a sostegno di questa riforma, come gli avvocati italiani. In un editoriale pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano degli avvocati italiani, «Il Dubbio», è stato segnalato che non si può ignorare il rischio che con la separazione delle carriere nasca una repubblica autonoma dei pubblici ministeri; l'ordinamento giudiziario avrà bisogno di raffinati bilanciamenti. Quali sono i bilanciamenti che saranno necessari per evitare questa deriva? Quali sono? Non è un processo alle intenzioni; questa è l'intelligenza della politica che ci dice qual è la strada sulla quale siamo incamminati. (Applausi). Non c'entra il processo alle intenzioni. La politica deve domandarsi qual è il rischio che si corre e qual è la strada sulla quale ci stiamo incamminando. Questa è la strada: del controllo. Si toglierà al pubblico ministero la possibilità di decidere e di guidare la polizia giudiziaria, dicendo che è previsto in tanti altri Paesi e, allora, perché non possiamo farlo noi? Si inserirà il controllo del pubblico ministero da parte della politica e si dirà che c'è in tanti altri Paesi democratici e, quindi, perché non possiamo averlo noi?
Questa è la deriva su cui siamo incamminati ed è questa è la ragione per cui siamo molto preoccupati e inquietati da questa riforma e continueremo a batterci contro questa politica della giustizia finché ne avremo la possibilità, con tutti i mezzi democratici a nostra disposizione. (Applausi).
RASTRELLI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, il Parlamento, nella sua solennità, è per definizione il luogo del più ampio e qualificato confronto democratico. Questo dovrebbe valere per tutti, anche per talune opposizioni che un ravvedimento operoso del corpo elettorale ha confinato nella marginalità e irrilevanza. (Applausi).
Lei, signor Ministro, ha citato prima le radici giudaico-cristiane. Ricordo che il Nuovo testamento ammoniva: guardati dai falsi profeti della legge, dai farisei, dal loro lievito e dalla loro logica, che è l'ipocrisia.
Pertanto, spiace, inquieta e indigna che per taluni il mendacio, l'ipocrisia, la critica pretestuosa possano essere ancora adesso fonte di ispirazione. Noi vogliamo concentrarci su altro, sui fatti. Vogliamo concentrarci su quella che abbiamo chiamato la via italiana.
Infatti, in questi due anni di legislatura e di Governo di centrodestra abbiamo avuto l'ambizione, forse anche la presunzione, di volerci misurare su una via italiana per offrire risposte al mondo che cambia. E abbiamo voluto farlo individuando una via italiana ad ogni sfida di cambiamento; abbiamo voluto farlo attraverso l'aspirazione prima e la rivendicazione poi di poter rispondere alle sfide della modernità, per offrire alla comunità nazionale una serie di risposte in tutte le prospettive di cambiamento: dagli assetti geopolitici, fino ai raccordi internazionali; dalla transizione sostenibile fino all'intelligenza artificiale; dalla difesa dell'identità nazionale sino al contrasto ad ogni forma di immigrazione irregolare. Abbiamo voluto farlo dalle politiche industriali sino ai temi del lavoro.
Abbiamo voluto farlo anche sui temi della giustizia, che rimangono cruciali per l'Italia. Percorrere, anzi individuare, il tracciato di una via italiana alla giustizia è stato particolarmente arduo, perché negli ultimi decenni c'è stata la mortificazione della giurisdizione, se è vero che gli ultimi anni sono stati connotati drammaticamente da indebite invasioni di campo, purtroppo da un malcostume dilagante, come definito dal Capo dello Stato, o ancora dalla modestia etica di taluna magistratura. (Applausi).
A fronte di questa mortificazione della giurisdizione, c'era l'effetto pernicioso perfino sul sistema Italia, perché le disfunzioni e i rallentamenti della giustizia, comportavano il sacrificio di interi punti percentuali di prodotto interno lordo. Di qui l'esigenza dell'intervento riformatore.
Signor Ministro, lei non dovrà certo valicare le Alpi con gli elefanti, però per lei, è valso il monito di Annibale: aut inveniam viam aut faciam. Se non troverò la strada, finirò con il costruirla. È questo il senso di aver reso la presente una legislatura costituente: non soltanto perché intende affrontare le modifiche costituzionali, ma perché intende essere costituente nello spirito, riuscire a dare l'orizzonte all'Italia che verrà.
Allora noi oggi vogliamo ringraziarla per questo ulteriore anno di rendiconto. Vogliamo ringraziarla per gli interventi normativi ordinamentali, che hanno permesso alla giustizia italiana di risollevarsi, in primo luogo sul fronte del doveroso contrasto ad ogni forma di mafia. L'impegno del Governo, infatti, come lei ha dichiarato è assoluto, incontrastato, incondizionato. (Applausi).
Vogliamo poi ringraziarla per tutti gli interventi normativi per i quali il suo Dicastero ha ricevuto il riconoscimento della Commissione europea, individuando l'Italia come la Nazione più efficace sotto il profilo dell'amministrazione della giustizia dopo anni di abbandono. Ancora, quindi, tutto il merito dell'attività, delle piante organiche, della spending review, del raccordo tra Ministero e uffici; e poi il piano straordinario di assunzioni di magistrati e di personale amministrativo, la stabilizzazione degli addetti agli uffici del processo; finalmente interventi sulla magistratura onoraria, sul processo tributario, sulla spinta all'innovazione digitale, con la riduzione dei tempi di gestione dei processi e la riduzione del carico di lavoro; e soprattutto, il miglioramento eccellente in tutti gli indici di produttività e di qualità quale non si era mai verificato sinora. (Applausi).
Signor Ministro, noi la ringraziamo soprattutto per la cornice di sistema, perché lei ha finalmente portato al centro del dibattito pubblico l'esigenza che l'Italia torni fortemente ad essere Stato di diritto e quindi a basarsi sulla forza e sul valore della giurisdizione, sul principio di legalità, sul principio della separazione e dell'equilibrio tra poteri, perché è chiaro che sono entità distinte: legislativo, amministrativo e giudiziario.
Gli ultimi due sì autonomi, ma pur sempre sottoposti alla legge, perché soltanto uno Stato di diritto può garantire rigore ed equilibrio ad una società.
Allora noi ci troviamo oggi - lo ribadisco ancora una volta - a voler lasciare alle nostre spalle il terreno dello scontro, l'eterno conflitto tra magistratura e politica. Anzi, da questi banchi, in questo momento, all'ante-vigilia dell'inaugurazione degli anni giudiziari, credo che vada reso plauso ai magistrati d'Italia, consapevoli del loro impegno e del loro valore, consci della circostanza che il valore, il baluardo della magistratura è insostituibile in un ordinamento evoluto (Applausi), memori della circostanza che l'Italia ha affrontato negli scorsi decenni lo scontro aperto di terrorismo, mafie e criminalità di ogni genere, per combattere i quali la magistratura ha fornito un contributo poderoso e ha pagato un prezzo altissimo, ma consapevoli al contempo che il sistema vada riformato (Applausi), riportando al centro dell'identità culturale e giuridica del nostro Paese il tema del giusto processo, perché soltanto un giudice forte, autonomo, indipendente è in condizioni di offrire le garanzie di libertà ai cittadini. (Applausi).
Presidenza del presidente LA RUSSA(ore 13,15)
(Segue RASTRELLI). Allora, sotto questo profilo, signor Ministro, nel ringraziarla, vorrei soltanto esprimere un auspicio: che finisca questa epoca del ricorso all'apocalisse per contestare e contrastare qualunque iniziativa di riforma da parte dell'Esecutivo. Sembra quasi che taluna magistratura associata non voglia difendere la Costituzione, che non abbisogna del loro contributo e che nessuno sta insidiando (Applausi), ma vogliano difendere un assetto di potere che noi stiamo scardinando. (Applausi).
Allora, un unico pregiudizio di questo improprio e indebito arroccamento pregiudiziale sarebbe privare la politica e il dibattito pubblico della voce qualificata del contributo delle magistrature: quello sarebbe il vero tema. (Applausi). (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Croatti, la richiamo all'ordine.
RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, noi non possiamo e non vogliamo… (Brusio).
PRESIDENTE. Non si capisce perché non si possano ascoltare le opinioni divergenti in tranquillità. (Applausi). Lo dico a destra come a sinistra. (Vivaci commenti).
Si accomodi, la richiamo all'ordine. Concluda, senatore Rastrelli.
RASTRELLI (FdI). Peraltro esprimevo un auspicio, cioè che noi non si possa rinunciare al contributo sia in ambito politico, sia in ambito del dibattito pubblico della più qualificata magistratura, ad una condizione, che è quella che ho registrato oggi: che la critica proficua non diventi una mortificante interdizione e che il dissenso non diventi invasione di campo o eversione costituita. (Applausi).
Allora, signor Ministro, Fratelli d'Italia ancora una volta vuole essere alfiere di questo processo di rinnovamento del quale l'Italia ha assolutamente bisogno. Lei vada avanti, noi siamo convintamente al suo fianco. (Applausi).
PRESIDENTE. Avverto che il Ministro della giustizia ha dichiarato di accettare la proposta di risoluzione n. 1, a firma dei senatori Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore. Pertanto, ai sensi dell'articolo 105, comma 1, del Regolamento, tale proposta di risoluzione sarà votata per prima.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto precluse le proposte di risoluzione nn. 2, 3, 4, 5 e 6.
Prendiamo atto che il senatore Ancorotti ha sbagliato a votare.
Si è così conclusa la discussione della Relazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 13,22)
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, il Gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europeritiene indispensabile che la Presidente del Consiglio informi immediatamente il Parlamento rispetto alla vicenda che già il presidente Renzi ha citato nel corso del suo intervento. Mi riferisco a una vicenda piuttosto incresciosa, che abbiamo avuto modo di apprendere dalle cronache, relativa a quanto accaduto dopo che il nostro Paese ha adempiuto ad un precetto stabilito dalla Corte penale internazionale, quindi all'arresto di Najeem Osama Almasri. (Brusio. Richiami del Presidente).
Sarebbe anche interessante però che qualcuno del Governo ascoltasse. Visto che il ministro Nordio è direttamente interessato da questa vicenda, potrebbe usare quantomeno la cortesia di ascoltare quando in Parlamento si sollevano dubbi rispetto a quello che ha compiuto in questa poco edificante vicenda (Applausi); invece, siamo costretti a doverlo richiamare ai banchi del Governo, perché evidentemente non riteneva di dover accogliere le indicazioni dell'opposizione.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per essere tornato ai banchi del Governo, dove è presente anche il vice ministro Sisto.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Ringrazio il signor Ministro per essere ritornato sui suoi passi rispetto alla questione che intendiamo porre all'interno di questo intervento sull'ordine dei lavori, che vedo ha provocato un po' di nervosismo tra le file della maggioranza. Non si capisce peraltro il motivo per il quale coloro che dovevano dare la caccia in tutto il globo terraqueo ai trafficanti di uomini non hanno interesse ad approfondire il motivo per cui, dopo che una persona era stata arrestata e associata alle carceri italiane in adempimento al precetto di un ordinamento giuridico internazionale con accuse gravissime, le cronache giornalistiche riportavano che, mentre il Ministro della giustizia doveva ancora essere informato dei fatti, a Tripoli già si comunicava, approcciandosi ai festeggiamenti, che questa persona sarebbe stata scarcerata.
Ora, abbiamo dovuto assistere non soltanto al fatto che questa persona sia stata effettivamente scarcerata, ma che addirittura con un aereo di Stato questo trafficante di esseri umani sia stato riportato in Libia. (Applausi). Abbiamo ancora nelle orecchie quella conferenza stampa a Cutro, durante la quale la Presidente del Consiglio non trovò trenta secondi per andare a omaggiare le bare di quelle povere persone (Applausi), ma lanciò fiammeggianti invettive contro i trafficanti di uomini, dicendo che avrebbe modificato il codice penale rispetto a questo tema. E poi, alla prima occasione, mette a disposizione l'aereo di Stato per far rimpatriare questi soggetti: a questo punto, vogliamo porre una domanda molto semplice. Perché? Che cosa c'è dietro questa vicenda? Perché questa dicotomia e questa schizofrenia? (Applausi). Non sarà, forse, che è facile tenere in carcere una zingara incinta, perché tanto è demagogicamente populista raccogliere consensi su questo (Applausi), e poi guardare da un'altra parte di fronte a cose indicibili. In una Repubblica seria non ci sono cose indicibili. In una Repubblica seria su questi temi si viene in Parlamento e si danno spiegazioni al Paese. Altrimenti, signor Presidente, signor Ministro della giustizia, rischiamo di far diventare una prassi il fatto che in questo Paese si entri e si esca e si venga scarcerati a seconda della bisogna. (Applausi).
Agatha Christie diceva che un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, ma tre indizi sono già una prova. Ebbene, siccome siamo già a tre, non vorremmo che questa fosse la prova di un Paese che si arrende anche nei confronti della Libia. (Applausi).
BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il ministro Nordio, che ha deciso di uscire, perché immagino che non sia in grado di dirci altro, oltre ad essere presente, anche perché, colleghe e colleghi della maggioranza, abbiamo discusso della terza relazione sull'amministrazione della giustizia su cinque ed è evidente lo stato in cui siamo, che è quello che ha consentito a un criminale - perché è di questo che stiamo parlando - di essere arrestato (com'era giusto che accadesse, perché lo chiedeva la Corte penale internazionale) e poi di essere rilasciato.
La cosa grave però è un'altra, signora Presidente, ed è quella per la quale chiediamo che riferisca qui nell'Aula del Senato direttamente la Presidente del Consiglio, perché è evidente anche dall'atteggiamento del ministro Nordio che probabilmente è stato costretto a omettere o a commettere atti che o non conosceva o gli è stato ordinato di commettere. Chiediamo pertanto alla Presidente del Consiglio di riferire, perché non so voi, signora Presidente, senatore Malan, ma io ho trovato umilianti le immagini che provenivano dalla Libia di un criminale come Almasri che veniva portato in trionfo davanti ad un aereo dell'Aeronautica militare italiana. (Applausi). Le ho trovate umilianti e penso che questo senso di frustrazione e di umiliazione dobbiate sentirlo anche voi sovranisti di casa nostra.
La cosa che più ci preoccupa della vicenda richiamata dai colleghi e anche dalla presidente Rossomando in sede di discussione generale è che il Ministro della giustizia, che è appena andato via silente, nel comunicato di ieri, 21 gennaio, ha ammesso che era pervenuta la richiesta di arresto da parte della Corte penale internazionale del cittadino libico Almasri. La richiesta è arrivata dopo l'arresto? Solo per capire. Prima è stato arrestato e poi è arrivata la richiesta? Prima a Torino lo hanno arrestato e poi è arrivata la richiesta? Questa richiesta è arrivata qualche ora dopo? Qualche minuto dopo o qualche giorno dopo? Qualcuno può risponderci?
Signora Presidente, la cosa grave, per la quale chiediamo la presenza della Presidente del Consiglio, perché vogliamo capire se questo ad un certo punto è diventato interesse di Stato, è che quando il ministro Nordio consegnava la nota alle agenzie di stampa, intorno alle ore 16,04, il Falcon 900 era già partito da Ciampino (alle ore 11,15) ed era già anche arrivato a Torino (alle ore 12,15).
È quindi evidente che il ministro Nordio o aveva obbedito a un ordine o è stato colui che ha deciso di mentire al Paese. Certo che il giorno in cui presenta la relazione sullo stato della giustizia egli stesso rappresenti la giustizia in questo modo così mediocre e - mi si permetta di dirlo - umiliante per il Parlamento dovrebbe far riflettere tutti.
Concludo, signora Presidente, oltre che rinnovando la richiesta urgente di sentire la Presidente del Consiglio, chiedendo ai colleghi fin dove vogliono arrivare e fin dove vogliono spostare i confini dello Stato di diritto. Una volta rotti, presidente Malan, non vedo gli altri colleghi della maggioranza, quei confini non si ricuciono più. Questa vicenda vi ha portato a liberare un criminale, uno che ha calpestato i diritti umani e ha torturato uomini, donne e minori: lo avete preso e ripotato a casa e lo avete fatto con un mezzo militare. Solo per questo dovreste provare un sano senso di vergogna. (Applausi). Non molleremo, signora Presidente, vogliamo una spiegazione e la vuole il Paese! (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, mi associo ovviamente alla richiesta avanzata prima dal senatore Borghi e sostenuta dal presidente Boccia. Vorrei sottolineare un punto. Ho ascoltato con molta attenzione il dibattito di stamattina, la relazione svolta e le risposte. Davvero un senso di vergogna bisognerebbe averlo. Si è spiegato come funziona la giustizia e poi è successo quello che è successo. In sostanza si arresta uno e poi addirittura lo si scarcera utilizzando un volo di Stato per portarlo nel suo Paese. Con quale faccia venite a parlare di migrazioni, dicendo che bisogna intervenire sugli scafisti o magari su quei poveri cristi a cui viene chiesto di fare gli scafisti, altrimenti li buttano in mare, e voi invece rilasciate i criminali che organizzano questa cosa, che erano stati fermati.
Il ministro Nordio dovrebbe dimettersi (Applausi), altro che venire qui a spiegare. Dovrebbe dimettersi. Dopo una cosa di questo genere, dovrebbe fare un passo indietro: o gli è scappata di mano o è consenziente. In tutti e due casi è inadeguato: se infatti è consenziente, ne ha la responsabilità; se gli è scappata di mano o ha eseguito un ordine, è comunque inadeguato.
Per queste ragioni è necessario che si faccia una discussione e che, una volta tanto, si faccia una discussione vera su com'è l'emigrazione. Il dato fondamentale è come si affronta il tema delle migrazioni. Oltre a questo, avete già fatto lo scempio dell'Albania, quindi, in sostanza, altro che parlare e dire di aumentare le pene per i poveri cristi.
Bisogna intervenire e colpire in modo determinato e determinante quelli che hanno la responsabilità. Voi invece vi siete macchiati del fatto che avete liberato - anzi, non solo lo avete portato a casa sua - un trafficante che è un criminale, ha la responsabilità di aver torturato tante persone ed oggi non può essere processato nel nostro Paese, perché è stato liberato dal nostro stesso Paese, quindi è giusto che il Presidente del Consiglio venga a riferire. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signora Presidente, nell'associarmi alla richiesta di avere il Primo Ministro in Aula, volevo far notare ai colleghi della maggioranza che, se un aereo dei nostri servizi segreti si è alzato in volo, ciò è dipeso sicuramente da una decisione del Presidente del Consiglio, perché i servizi segreti italiani sono sua diretta emanazione. E non credo che il ministro Nordio abbia avuto una parte in questa in questa vicenda o quantomeno, se l'ha avuta, l'ha avuta a sua insaputa, come nel caso di precedenti storici già illustrati da altri esponenti politici della vostra parte. (Applausi).
L'aver liberato un torturatore mi fa pensare che voi abbiate accordi per gestire i flussi migratori con la Libia anche grazie alle organizzazioni criminali che voi o, meglio, il Presidente del Consiglio tanto grida di combattere in tutto il globo terracqueo. Io credo che sia veramente vergognoso e indegno che i nostri servizi segreti siano stati usati per portare un criminale a casa sua, libero dopo che la Corte penale internazionale aveva chiesto all'Italia di arrestarlo (Applausi), esattamente come ha fatto con l'altro criminale Netanyahu, che tanto il ministro Tajani vuole proteggere.
Ora, associandomi alle altre richieste, chiedo che il Primo Ministro venga immediatamente in Aula a dirci perché ha fatto questo tipo di operazione. (Applausi).
MALAN (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FdI). Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il ministro Nordio e il vice ministro Sisto (Applausi), i quali, essendo presenti in Aula per via del precedente provvedimento che era in calendario, si sono fermati per ascoltare, come da richiesta, un intervento su un argomento non inserito all'ordine del giorno. (Applausi).
Ricordo che in passato abbiamo visto tante e tante volte dei Ministri non farsi vedere per mesi, neppure quando richiesti, e non rispondere a importanti interrogazioni, nonostante il Regolamento del Senato preveda anche dei termini. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di far intervenire il senatore Malan.
MALAN (FdI). Bisognerebbe innanzitutto ringraziarlo e non fare del facile populismo, dicendo che adesso il Ministro non c'è più. (Applausi). Il Ministro si è fermato, poi aveva degli impegni, eppure è stato qui dal primo all'ultimo minuto del provvedimento che lo riguardava e che era in calendario.
In secondo luogo, l'opposizione e chiunque ne abbia titolo ha tutto il diritto di chiedere che vengano il Ministro della giustizia, il Presidente del Consiglio e così via, ma, oltre a non interrompere in continuazione, sarebbe anche gradito fare prima la domanda. (Commenti). Ecco, vada, vada, collega.
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di lasciare che il senatore Malan concluda il suo intervento. Sono intervenuti tutti i Gruppi, questo è il momento del senatore Malan.
MALAN (FdI). Sarebbe quanto meno logico, oltre che educato, finire di fare una richiesta, per poi lamentarsi che la richiesta non è stata accolta. (Applausi). Che il Governo risponda prima che venga fatta la richiesta, peraltro con un intervento legittimo e autorizzato dalla Presidenza, ma fuori dall'ordine del giorno, mi sembra francamente una cosa del tutto fuori luogo. Può darsi che suoni bene la retorica secondo cui il Ministro non c'è, però chi è da più di due mesi in quest'Aula, cioè ormai molto abbondantemente tutti, sa benissimo che le cose non funzionano in questo modo.
Come avviene anche all'esterno, prima si chiede che il Governo venga a riferire, poi eventualmente il Governo viene, se non viene uno può anche lamentarsene, ma non si può fare viceversa.
In terzo e ultimo luogo, è evidente che su un argomento di questo genere il Governo sarà pronto a riferire nelle dovute sedi. Sarebbe però anche logico, visto che gli si chiede di riferire, leggere quello che il Governo ha comunicato, come nel caso precedente, in cui si è parlato della liberazione di una persona (quella volta si trattava di un cittadino svizzero-iraniano). Sarebbe logico ascoltare quello che dice il Ministro. Se poi uno pensa che le cose stiano in modo diverso, va benissimo, però a quel punto è inutile che chieda al Ministro di venire a riferire: se il Ministro fa un comunicato, viene e riferisce, ma poi si dice che evidentemente le cose stanno in un altro modo, è davvero inutile che venga.
Detto questo, il Governo valuterà e nelle opportune sedi si farà la richiesta di carattere ufficiale. (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza informerà tempestivamente il Ministro per i rapporti con il Parlamento dei rilievi che sono stati avanzati dai Gruppi.
Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:
(1335) Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (Relazione orale)(ore 13,42)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1335.
Ricordo che nella seduta di ieri il relatore ha svolto la relazione orale, hanno avuto luogo la discussione generale, la replica del rappresentante del Governo, l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge e hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto finali.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, pensavo ieri che in questo nostro bellissimo Palazzo Madama c'è una sala molto importante, la Sala Maccari, nella quale, per chi non lo conoscesse, sono affrescati dipinti che ritraggono il Senato romano. Ce n'è uno in particolare dove si vede Marco Tullio Cicerone apostrofare Catilina con la famosa frase: «Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?». Questa domanda - che inizia così: «Quousque tandem» - ha risuonato anche in quest'Aula nella giornata di ieri. Infatti, quando il ministro Crosetto è venuto in Aula per farci le sue comunicazioni sulla guerra in Ucraina, per tenere insieme la sua maggioranza, diciamoci la verità, assai sfilacciata sulla vicenda ucraina, ha detto più volte, quasi come se fosse una speranza: questa sarà l'ultima volta che manderemo le armi all'Ucraina; speriamo che sia l'ultima volta.
Del resto, gli esponenti della Lega - ricordo l'intervento del senatore Claudio Borghi - hanno detto chiaramente di non essere d'accordo e che avrebbero votato il decreto-legge in esame per ragioni di pura disciplina. Anche lui ha detto: fino a quando dunque - quousque tandem - manderemo armi all'Ucraina?
Signora Presidente, le dico io fino a quando penso che dovremo mandare le armi all'Ucraina: fino a quando sarà necessario. (Applausi). Noi dovremo mandare le armi all'Ucraina fino a quando l'aggressione vergognosa e criminale della Federazione Russa sarà cessata e l'Ucraina potrà finalmente sedersi a un tavolo di negoziato, a un tavolo di pace, potendo esprimere le proprie esigenze, i propri bisogni e il proprio diritto a vivere in pace autodeterminandosi, nel rispetto del diritto internazionale e senza il timore di un Paese, grande potenza nucleare, che mette a rischio i suoi confini. Quousque tandem? Fino a quel momento, Presidente: fino a quando l'Ucraina avrà pieno diritto di essere libera.
Qui dobbiamo chiarirci molto bene. Ho letto con grande interesse, come sempre accade, l'articolo uscito ieri su «La Stampa» di una delle più acute osservatrici dei fenomeni internazionali, Nathalie Tocci, direttrice dell'Istituto affari internazionali che, a commento dell'inaugurazione della Presidenza Trump, ha detto: in questo momento l'Europa, e con essa l'Italia, è più sola.
Oggi siamo più soli, perché stiamo vedendo ritornare in auge l'idea delle sfere di influenza, ossia l'idea che esistano Paesi grandi che possono decidere, sulla pelle degli altri Paesi e degli altri popoli, come vanno le cose, un po' come in quella famosa, ormai storica, battuta del marchese del Grillo: io sono io e voi - diciamo così - non siete un granché.
Questa è la tesi che il presidente Trump ha annunciato; vedremo se poi la metterà in pratica. Io sono tra coloro che danno credito al presidente Trump, non tra quelli che pensano che Trump parli tanto, ma poi non agisca. Io credo che queste cose le vedremo, purtroppo. Cosa dice Trump? Mi prendo la Groenlandia, il Canada, come cinquantunesimo degli Stati Uniti e il Canale di Panama. Dunque, se questo è ciò che dice Trump, è evidente che a Mosca e a Pechino si festeggia. Infatti, se Trump può prendere una grande isola, la Groenlandia, anche il presidente Xi può prendersi una piccola isola, Taiwan, che sta proprio davanti alle sue coste; del resto, a Mosca si farà ancora più festa.
Guardate, non credo affatto alla teoria - molto in voga presso taluni opinionisti ospiti nelle televisioni italiane, ma anche, devo dire, purtroppo condivisa da molti colleghi - che la Russia abbia invaso l'Ucraina come forma di autodifesa e che, a fronte del cosiddetto espansionismo della NATO, si sia ribellata. Signora Presidente, le cose non funzionano così. Putin non ha alcuna intenzione di difendersi da niente ma ha un'idea imperialista della geografia. Se così non fosse, non si sarebbe preso pezzi della Georgia: sappiamo tutti che l'Ossezia del Sud e l'Abkhazia sono state invase dalla Russia e sono tuttora sotto il controllo russo. Non si sarebbe preso, allo stesso modo, la Crimea nel 2014, contando sull'inazione e sull'inerzia della comunità internazionale.
È un po' come la legge fisica del moto rettilineo uniforme: un corpo va finché qualcuno non lo ferma. Dato che non è stato fermato da nessuno, per cui ha potuto prendersi quello che voleva, Putin si è chiesto, un giorno, perché non potesse prendersi l'Ucraina. Non è quindi una forma di difesa; è l'idea che i legittimi confini della Federazione Russa corrispondano a quelli dell'URSS, ovvero dell'impero dei Romanov.
Di conseguenza, signora Presidente, credo che, se non la fermiamo, la Russia continuerà. Non lo dico perché sono animato da sentimenti antirussi, ma perché in questi giorni vediamo che la Georgia, che ha già perso un pezzo di territorio, ha un Governo che, probabilmente con brogli, ha preso il potere e sta conducendo il Paese verso una deriva russa, con leggi come quella contro gli agenti stranieri o contro la propaganda omosessuale e con la sospensione dei colloqui di adesione all'Unione europea, previsti dalla Costituzione georgiana.
E non basta, perché in questi giorni abbiamo niente meno che la Corte costituzionale della Romania che invalida le elezioni presidenziali, mettendo nero su bianco il fatto che la Russia è intervenuta direttamente dentro il processo elettorale di un Paese dell'Unione europea. In questi giorni assistiamo a sabotaggi dei cavi che trasportano informazioni delicatissime nel mar Baltico e nei mari del Nord, tranciati - lo sappiamo - dai russi. Tanto per restare a casa nostra, risale a più o meno dieci giorni fa un attacco hacker ai siti degli aeroporti di Malpensa e Linate firmato dai russi.
Signora Presidente, io credo che noi dobbiamo aiutare l'Ucraina, perché infatti qui siamo in presenza di un attacco non soltanto a un Paese sovrano (e già questo basterebbe), ma alle democrazie occidentali. Penso che l'espansionismo della NATO non sia stato la causa dell'attacco all'Ucraina, ma la ragione per la quale la Russia non ha ancora attaccato l'Estonia, la Lettonia e la Lituania. Se l'Ucraina fosse stata nella NATO, non sarebbe stata attaccata. Capisco l'urgenza di Paesi storicamente neutrali che hanno deciso di entrare nella NATO adesso, in quanto hanno capito che la NATO è l'ombrello che li protegge.
Il corridoio di Suwalki, che separa la Polonia dalla Lituania, è una striscia di pochi chilometri, una sessantina, che va dall'exclave russa di Kaliningrad alla Bielorussia. Basterebbe che gli eserciti bielorusso e russo, da Kaliningrad, bloccassero quei 60 chilometri per tagliare le tre Repubbliche baltiche, componenti dell'Unione europea e della NATO, fuori dal resto di queste due organizzazioni internazionali.
Signora Presidente, voteremo con convinzione a favore del provvedimento, anche se capiamo che la maggioranza è divisa e che sta attraversando un momento di crisi su questo tema. Non abbiamo paura di venire in soccorso del ministro Crosetto, anche se ieri ci siamo astenuti sulle sue comunicazioni. Voteremo a favore del provvedimento perché ci sono in gioco un interesse nazionale, un interesse europeo e un interesse delle democrazie. L'Europa è più sola e noi europei dovremmo cominciare seriamente a difenderla. (Applausi).
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, dico subito in premessa, con estrema chiarezza, che la componente Azione-Renew Europe del Gruppo Misto voterà a favore di questo decimo pacchetto di sostegno militare all'Ucraina.
Lo farà per convinzione rispetto a ciò che da tempo diciamo in quest'Aula e che ho avuto modo di dire anche ieri nel mio intervento: tutte le volte in cui si commette un crimine internazionale, come l'aggressione contro un Paese libero e sovrano, si viola la legalità internazionale e il compito di Paesi come l'Italia è quello di andare a sostegno delle popolazioni che combattono e resistono da oltre due anni, a prezzo della loro vita.
Ha ragione il senatore Scalfarotto: ieri aleggiava quasi fastidio in Aula rispetto a questo tema. Come si può pensare che ci sia fastidio in noi, quando si pensa ai caduti della guerra e a chi ogni giorno combatte in difesa della propria libertà e della sovranità del proprio Paese e del proprio territorio?
Tutti noi speriamo che questo decimo pacchetto di sostegno sia l'ultimo, perché non c'è un solo collega in Senato che non auspichi la pace. Tuttavia, a volte la pace, per essere raggiunta, ha bisogno di attraversare la fase della guerra, allorquando c'è un crimine internazionale come quello che è stato commesso dalla Federazione Russa.
Questo decimo pacchetto si inserisce inevitabilmente nella situazione legata alle attività che la nuova amministrazione Trump deciderà di porre in essere sul tavolo dei negoziati. Ecco perché è importante confermare da subito il sostegno: non ci possiamo permettere di costringere l'Ucraina a sedersi al tavolo negoziale sotto la minaccia o lo scacco del mancato invio di aiuti militari. Se questo tavolo negoziale ci sarà, dobbiamo fare in modo che non porti semplicemente al cessate il fuoco e alla cessazione delle ostilità, ma anche al ripristino della legalità internazionale violata dall'aggressione.
Ieri, nell'intervento in Aula, il ministro Crosetto ha detto che le attività in campo non sono più mirate a recuperare la sovranità di alcuni territori, ma sono orientate già nell'ottica del processo negoziale in corso. Questo è molto importante e molto interessante, perché significa che le truppe ucraine si stanno già muovendo, sapendo che sarà inevitabile l'apertura di un tavolo negoziale.
Noi dobbiamo fortemente volere che l'accordo tra la Russia e l'Ucraina non replichi lo schema del cosiddetto memorandum di Budapest. Noi dobbiamo sapere che qualunque tregua, qualunque sospensione delle ostilità, che non comporti il ripristino della legalità internazionale violata esigerà la prosecuzione di un approccio finalizzato a isolare politicamente le mire aggressive ed espansionistiche della Russia, che non avvengono solo sul terreno militare dell'Ucraina, ma avvengono anche sul terreno della guerra ibrida e delle ingerenze in processi democratici europei.
Ecco perché, signora Presidente, il nostro appoggio a questo decimo pacchetto di aiuti è un appoggio convinto. Da questo punto di vista, sarebbe auspicabile che, al di là della divisione tra maggioranza e opposizione, quando sono in gioco interessi strategici del nostro Paese e dell'Unione europea si tenga una posizione il più possibile ferma, il più possibile consolidata e il più possibile trasversale su questi argomenti.
Un ultimo elemento di riflessione deve riguardare l'Europa. Già ieri nel mio intervento ho detto che noi non possiamo pensare di concedere lo status di Paese candidato all'Ucraina e poi valutare i processi di allargamento dell'Ucraina, che in questo momento è sotto un conflitto, come se fosse in una situazione non di conflitto. Pensare di giudicare l'ingresso dell'Ucraina sulla base del fatto che abbia adempiuto a tre capitoli di riforme su dodici, quando la maggior parte della popolazione è impegnata in un terreno di conflitto, è ipocrita e poco coraggioso da parte dell'Unione europea.
La Commissione von der Leyen ha detto, durante il suo insediamento, che un elemento fondamentale sarà lo scudo della democrazia europea. Io penso che quello scudo della democrazia europea vada fatto anche all'interno dei Paesi dell'Unione europea e anche ai Paesi che hanno lo status di candidati. Altrimenti, stiamo rischiando di esporre non solo l'Ucraina, ma la Moldavia, la Georgia e i dieci Paesi che hanno lo status di candidati in questo momento al rischio di ingerenze straniere molto pesanti.
Da questo punto di vista, noi voteremo a favore di questo pacchetto, nella speranza che sia l'ultimo, ma soprattutto nella speranza che si possa raggiungere al più presto il cessate il fuoco e possa essere ripristinata la legalità internazionale violata e data ragione alla sovranità del popolo ucraino, che è stata offesa dall'aggressione militare russa. (Applausi).
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, oggi ci troviamo a discutere una misura che non può lasciarci indifferenti, cioè la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina.
Ritengo doveroso, a nome del Gruppo cui appartengo, esprimere il nostro pieno sostegno a questa iniziativa, che ribadisce il ruolo dell'Italia come partner affidabile, solidale e consapevole delle proprie responsabilità nel contesto internazionale. La crisi in Ucraina, che ormai perdura da quasi tre anni, rappresenta una delle sfide più gravi che l'Europa si sia trovata ad affrontare dalla fine della guerra fredda.
Non si tratta soltanto di una crisi regionale, ma di una violazione aperta e brutale dei principi fondamentali su cui si fondano il diritto internazionale e il rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale e dell'autodeterminazione dei popoli. La nostra decisione di continuare a sostenere il popolo ucraino, anche attraverso la fornitura dimezzi e materiali militari non è una scelta leggera, né priva di complicazioni, ma è una scelta necessaria.
Siamo infatti convinti che la pace e la stabilità non possano essere raggiunte ignorando l'aggressione, o sacrificando il diritto di una Nazione a esistere libera e indipendente.
L'Italia con questo decreto-legge conferma il suo ruolo all'interno dell'Alleanza atlantica e dell'Unione europea; dimostra ancora una volta di essere a fianco di chi difende i valori democratici e respinge le logiche imperialiste e autoritarie. È fondamentale comprendere che non stiamo alimentando un conflitto, ma stiamo fornendo al popolo ucraino i mezzi per difendersi, per tutelare la propria sovranità e per resistere a un'invasione che minaccia la sicurezza dell'intero continente.
Voglio anche sottolineare che l'aiuto che forniamo all'Ucraina non si esaurisce negli aspetti militari. Accanto a questi interventi ci sono iniziative di sostegno umanitario, economico e sociale, ma dobbiamo essere chiari: senza sicurezza, senza la possibilità di difendersi, ogni altro tipo di aiuto rischia di essere vano.
Onorevoli colleghi, il nostro voto oggi riguarda non solo l'invio di equipaggiamenti, ma anche la riaffermazione di princìpi che non possiamo permetterci di compromettere: libertà, dignità e diritti. Queste sono le parole che devono guidare le nostre azioni e per questo, a nome del Gruppo che rappresento, dichiaro il voto favorevole al provvedimento.
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, intanto vorrei partire dagli interventi di stamattina, ma anche da quelli di ieri, nell'ambito dei quali tutti hanno detto di sperare che questa sia l'ultima proroga, ma ce l'avete detto anche la volta precedente e quella prima ancora. Sono tre anni che ce lo dite: è davvero disarmante. L'ho detto ieri e lo ripeto: è disarmante questo fatto. Speriamo che questa sia l'ultima volta. E cosa vi fa dire che sia l'ultima?
Non c'è soggetto, non c'è una proposta per dire che questa sia l'ultima. Anzi, non c'è assolutamente nulla, oppure sperate che in questo caso l'uomo forte, che è diventato adesso Presidente degli Stati Uniti d'America, alzi la cornetta e dica all'altro oligarca potente e autoritario, che è Putin, che bisogna mettersi d'accordo su come si spartiscono il mondo? Sia in un caso che nell'altro noi non siamo d'accordo, anche perché vorrei sottolineare che, per quanto ci riguarda, noi abbiamo sempre votato contro l'invio delle armi e continueremo a farlo - poi cercherò di argomentare meglio - partendo dal fatto che noi abbiamo condannato, senza se e senza ma, la responsabilità di Putin. Abbiamo dichiarato anche prima che scoppiasse la guerra con l'Ucraina che Putin era un oligarca antidemocratico, che pensava alla grande Russia e via dicendo. Era nei banchi della maggioranza che c'erano gli amici che andavano a fare le feste da Putin.
Putin era quella cosa lì. Noi ci siamo schierati contro l'allargamento della NATO, certo, perché pensiamo e continuiamo a pensare che bisognerebbe superare i blocchi. Andare in questa direzione è stato un errore. Forse qualche volta bisognerebbe ammettere, discutere e avere qualche dubbio; no, si va avanti. Ovviamente le cose che si dicono oggi su Putin qualche anno fa non si dicevano, almeno da parte di molti di voi non venivano dette. Noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo sempre condannato, perché abbiamo sempre pensato che quello non era un modello da seguire. Ho detto prima che chi ha occupato il potere ha ridotto le libertà e ha utilizzato la forza per affrontare e risolvere alcune questioni.
Non scopriamo adesso chi è Putin.
Dopo di che, però, per fare questa discussione, per dire che davvero è l'ultima volta, purtroppo per una ragione molto pratica bisogna chiedersi con chi si fa la trattativa per dire che è l'ultima volta. Che prima ho detto, speriamo che Trump intervenga? Non penso. Bisogna avere il coraggio di affrontare il tema, e già questo, ad esempio, non è avvenuto, perché per anni si è lasciato lì quel famoso accordo sul Donbass senza risolvere la questione e, quindi, si è fatta marcire una situazione.
La ragione per la quale l'Europa non ha avuto e non ha la forza andare in questa direzione è che uno dei presupposti dell'unità europea è avere una politica estera europea, invece ogni Paese ha la propria: la Francia vuole il primato, così come la Germania. Tuttavia, per fare una vera politica internazionale, come forza unitaria dell'Europa, bisogna arrivare alla costituzione di un esercito europeo. Occorre una cessione di sovranità da parte degli Stati europei per avere un soggetto più forte e avere autonomia rispetto alla situazione precedente in cui erano presenti l'Unione sovietica e gli Stati Uniti d'America. Bisogna costruire un'autonomia vera, con una capacità di intervento propria dell'Europa. Questo non lo abbiamo e, quindi, non abbiamo avuto la forza di intervenire e aiutare immediatamente tutti i Paesi che all'epoca si sono staccati dall'URSS per avere una vera e propria libertà.
Se vogliamo fare una discussione, facciamola, ma senza accusare sempre gli altri. Anche noi abbiamo qualche colpa e qualche responsabilità, perché, se continuiamo a essere subalterni a quelli che sono considerati più forti di noi, ovviamente siamo succubi delle decisioni che prendono. Per questo bisogna decidere cosa si fa. Noi insistiamo nel ritenere che bisogna far cessare il fuoco e smettere con l'invio delle armi. Bisogna bandire la questione delle armi, e non solo perché l'Italia ripudia la guerra, ma sostanzialmente perché, continuando a costruire armi, poi le si utilizzano e ci sono molte guerre nel mondo; anzi, come si usa dire, la Terza guerra mondiale è già più o meno in corso, perché è distribuita in tutto il pianeta e tutti sappiamo qual è la situazione. Allora affrontiamo il problema.
Per dire che questa è l'ultima volta, che il 2025 porta la pace, francamente, bisogna convocare le parti; non andare da Trump, ma avere il coraggio di dire, ad esempio, che l'unico che aveva provato a mettere insieme un tavolo era il Vaticano, in questo caso il Papa. Proviamo a partire da lì, oppure dovremmo avere noi il coraggio di assumerci una responsabilità per poter misurare le disponibilità in questa direzione, altrimenti si tratta solo di chiacchiere.
Il problema è che altrimenti questa non sarà l'ultima volta, ma tutte le volte ci direte che sperate che sia ultima. Per queste ragioni abbiamo votato contro all'inizio e continueremo a votare contro l'invio delle armi, perché l'invio delle armi significa solamente la guerra, continuare la guerra, continuare a far sì che ci siano centinaia e migliaia di giovani che muoiono, perché poi sono i poveri cristi che muoiono in guerra.
Sarebbe opportuno fare davvero un salto di qualità, dicendo basta all'invio delle armi. Cambiare linea è sempre un fatto positivo. Quando si sbaglia, bisogna avere il coraggio di dire che si è sbagliato e cambiare strada, perché è molto importante farlo. (Applausi).
CRAXI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRAXI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, colleghi senatori, manca un mese al 24 febbraio, un giorno infausto che tre anni fa ha riportato la guerra nel cuore dell'Europa, ha fatto correre indietro le lancette della storia, materializzando una stagione degli orrori che speravamo fosse consegnata per sempre all'album dei brutti ricordi.
Ho ripetuto in diverse occasioni che l'aggressione russa dell'Ucraina segna lo spartiacque tra un prima e un dopo: è un game changer con il quale, nostro malgrado, siamo stati tutti chiamati a confrontarci, orientando di conseguenza la bussola che ha definito scelte e comportamenti sul piano politico, in campo economico ed energetico, sul terreno difensivo e militare. Da quel 24 febbraio 2022, senza tentennamenti, l'Italia è stata al fianco del Governo di Kiev e del popolo ucraino, ne ha sostenuto e continua a sostenere la battaglia di libertà, nel convincimento che i princìpi del diritto internazionale e il rispetto dei diritti dei popoli violati da Mosca impongano doveri morali prima ancora che politici.
Oggi, colleghi senatori, possiamo ben dire che il nostro contributo, l'aiuto fornito dall'Italia e dall'Occidente sono stati determinanti per la tenuta degli argini democratici. E possiamo sostenere con orgoglio che la resistenza eroica di chi combatte per difendere il suo Paese aggredito, per rivendicarne sovranità e indipendenza è un tassello del mosaico della libertà che lentamente si compone, che non si può piegare alle inammissibili logiche del dominio e della sopraffazione.
Cade una volta per tutte il velo dell'ipocrisia: chi sostiene la tenuta anche militare dell'Ucraina, come sta facendo l'Italia, lavora per avvicinare la pace. Cosa avverrebbe in caso contrario? Cosa sarebbe accaduto se in questi tre anni ci fossimo voltati dall'altra parte, abbandonando Kiev al suo destino? Non avremmo fatto altro che legittimare il principio che il più forte ha il diritto di invadere, uccidere, umiliare, ridefinire a proprio piacimento i confini territoriali, senza rispetto alcuno per la storia, le tradizioni, l'identità dei popoli. Oggi, invece, l'Ucraina si difende, tiene testa a un invasore che aveva scommesso sulla fragilità del Paese confinante e sulle stesse divisioni dell'Occidente per liquidare in breve tempo una procedura di annessione.
Certo, non mi sfuggono, colleghi senatori, e non sottovaluto i rischi dell'assuefazione e della stanchezza che pervade settori crescenti delle opinioni pubbliche in Italia come nel resto del mondo. Non sottovaluto il pericolo di una tendenza a indietreggiare, ad abbracciare l'isolazionismo, magari a sacrificare le ragioni del più debole fra gli attori coinvolti nel conflitto. Per questo credo occorra seguire con attenzione le mosse della nuova amministrazione americana, l'approccio con cui il presidente repubblicano Donald Trump articolerà i propri sforzi diplomatici.
Dal canto nostro, non bisogna smettere di ripetere che in gioco c'è la sopravvivenza stessa di un corredo identitario che si compone di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani.
Con il decreto di proroga degli aiuti all'Ucraina, il Governo italiano si muove nel solco della coerenza morale e politica, in linea con gli impegni internazionali assunti finora in sede europea e atlantica. Certo, l'obiettivo da non smarrire è quello di dare solide fondamenta all'edificio della pace e rinnoviamo al Governo l'appello a proseguire nei consessi internazionali l'opera di stimolo a tutte le iniziative che possano aprire spiragli utili alla definizione di uno sbocco negoziale. È ormai chiaro a tutti, però, anche a chi si nasconde dietro un pacifismo ideologico di maniera, che una pace disarmata sta nel campo dell'ideale, che a un futuro tavolo di trattative le parti belligeranti non possono che sedersi in condizioni di uguale forza e dignità. Si deve giungere alla pace, ma una pace giusta, che solo il popolo ucraino, sulle cui spalle ricadono il peso e la sofferenza di un'invasione scellerata, potrà scegliere e determinare.
Abbiamo il dovere di lavorare per la pace, tenendo bene in mente che essa procede di pari passo con la libertà dei popoli.
Senza libertà non ci può essere pace e il prezzo della pace non può essere la sopraffazione di un popolo. Sono figlia di un uomo che sulla sua tomba ha fatto scrivere «la mia libertà equivale alla mia vita» e per noi occidentali la libertà equivale alla nostra vita. Per questo Forza Italia non ha mai fatto mancare i suoi voti e la sua voce in difesa della libertà dell'Ucraina. Il nostro è un contributo convinto che rinnoviamo ancora oggi. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signora presidente, consegnerò agli atti la dichiarazione di voto che avrei voluto fare, ma che invece non farò, prendendomi il tempo che mi è concesso per raccogliere le sollecitazioni che alcuni illustri colleghi hanno portato ieri in discussione generale sul provvedimento al nostro esame.
Partirei dalla sollecitazione del presidente Casini che nel suo intervento - a mio modo giustamente - ha criticato chi con cinismo pretende che una popolazione al momento in difficoltà, più debole sul campo, venga lasciata abbandonata e senza aiuti. La penso come lui: non va fatto, tant'è vero che la nostra posizione è quella di continuare con gli aiuti umanitari all'Ucraina in tutti i modi ed essere proattivi affinché tutta la comunità internazionale sia al suo fianco per superare questo momento.
Noi crediamo però che, nel momento in cui si decide di continuare a mandare armi, stando alle dichiarazioni attuali del ministro Crosetto secondo cui attualmente i militari ucraini vanno al fronte dopo solo tre mesi di addestramento, riteniamo che, anche se dotati delle armi migliori, non avranno altra fine che la morte. E questo va considerato nell'alveo di tutto quanto è stato detto.
Noi stiamo mandando a quasi sicuro macello la meglio gioventù, le migliori generazioni del popolo ucraino che - come ho già detto ieri - da 50 milioni di abitanti è sceso a 31, salvo gli sfollati e le generazioni che stanno morendo - aggiungerei - gloriosamente per difendere la propria patria. Fino a quando permetteremo e non diremo nulla sul fatto di appoggiare l'Ucraina per arrivare a una pace senza evitare un muro contro muro che si è instaurato già dal 29 marzo 2022? Questa è la considerazione: non si deve abbandonare l'Ucraina, ma si deve far notare che la loro meglio gioventù sta morendo in guerra e noi questo non lo possiamo più permettere. (Applausi).
La senatrice Mieli, invece, ha preso - a mio avviso - uno scivolone riuscendo a citare, in un argomento così tragico e importante, i banchi a rotelle. Sono un po'avvilito dall'aver sentito proprio da lei una scivolata del genere perché, di fronte a morti che continuano a esserci, si fa del cinismo politico sui banchi a rotelle.
Potrei tranquillamente ricordare alla senatrice Mieli che in pandemia, con tutti i commercianti e gli artigiani chiusi in casa, che non sapevano come dare da mangiare ai propri figli, vedevamo la Presidente del Consiglio Giorgia andare in giro parlando dei 1.000 euro con un click, illudendo le persone. Oppure andare in giro… (Il microfono non funziona).
PRESIDENTE. Senatore Marton, la prego di cambiare microfono.
MARTON (M5S). Oppure come la presidente Meloni che andava in giro per benzinai con 50 euro in mano promettendo il taglio delle accise, perché tutte quelle accise sulla benzina erano una vergogna. Non solo non togliere le accise, ma togliere quel taglio che il Governo precedente aveva fatto per mitigare il prezzo della benzina. Oppure, in ultimo, quel miliardo speso per subappaltare la nostra sicurezza dell'immigrazione all'Albania.
Io credo che affrontare in questi termini un tema così importante come il conflitto ucraino sia veramente di bassa lega. (Applausi).
Di tutt'altro spessore è stato invece l'intervento del senatore Barcaiuolo, che secondo me ha toccato il nodo principale di tutta la vicenda, il nodo da slegare, perché da qui parte tutto. Il senatore Barcaiuolo ha detto - provo a sintetizzare - che ci siamo trovati di fronte a una potenza nucleare che ha invaso un'altra, ma che contemporaneamente è parte del Consiglio di sicurezza dell'ONU, per cui ha diritto di voto e di veto. In altre circostanze avremmo mandato i caschi blu, avremmo fatto un intervento militare, avremmo messo forze di interposizione; in questo caso non si può. Ecco, io credo che questo sia il sunto di tutto.
Allora la proposta è che dobbiamo far passare il principio per cui chi usa la violenza contro altri popoli o contro il proprio stesso popolo vada inizialmente sospeso da tutti i diritti di voto nei tavoli internazionali e nelle istituzioni internazionali, fino addirittura alla sospensione. (Applausi). Dobbiamo rivedere le regole di tutti gli organismi internazionali, comprese quelle di decisione dell'Europa. Non possiamo più permettere che uno Stato che vive in posizioni di favore da oltre settant'anni si permetta di fare il bello e il cattivo tempo proprio in virtù della sua potenza nucleare e del suo status di membro permanente del Consiglio di sicurezza. Su questo noi ci stiamo: se dobbiamo modificare le istituzioni internazionali, affinché funzionino e affinché permettano di arrivare molto prima alla pace, noi ci saremo.
Rispondo anche alla senatrice Pucciarelli, che di solito interviene dopo di me e che costantemente mi insegna come stare al mondo e soprattutto mi insegna di strategia militare, mi insegna di industria militare e mi insegna, da ieri, anche di divinazione. La senatrice Pucciarelli ha dichiarato che lei è sicura che Putin non si sarebbe fermato e che avrebbe invaso l'Europa. Non lo so, magari ha ragione la senatrice Pucciarelli. Potrebbe essere che sarebbe andata così, se non si fosse intervenuti subito. Tant'è vero che noi il primo invio di armi l'abbiamo fatto, perché ritenevamo importantissimo dare subito un segnale. Però non posso non ricordare - l'ho già ribadito ieri - che il 29 marzo 2022, su proposta ucraina, c'è stato un tavolo a Istanbul per cui c'erano delle proposte e c'erano tutti i requisiti affinché si arrivasse in breve tempo a una pace, o almeno a un cessate il fuoco. Ma il Presidente ucraino è stato convinto da Boris Johnson e probabilmente anche dagli Stati Uniti a non fidarsi dei russi e, quindi, ad abbandonare quella strada. Adesso siamo qui, dopo tre anni, a contare milioni di morti - non si conosce la contabilità esatta - con la meglio gioventù ucraina che se ne sta andando. Io credo che si debba fare un ragionamento. (Applausi).
Dieci minuti dopo è intervenuto però il senatore Borghi Claudio. Nel suo intervento mi sembrava di sentire Papa Francesco, perché ha pronunciato le stesse identiche parole che diciamo noi e altri interlocutori più illustri di noi, i quali hanno semplicemente fatto notare che probabilmente la strada è sbagliata. Poi è intervenuto anche il senatore Dreosto, supportando il senatore Borghi Claudio e supportando il capogruppo Romeo nella precedente dichiarazione di voto sull'invio di armi all'Ucraina. Allora mi chiedo: qual è la posizione della Lega? È un "penultimatum" quello che ha dato il senatore Borghi Claudio, cioè che questo deve essere l'ultimo o il penultimo invio, fino a quando il Governo darà l'ordine di fare un ulteriore invio? Qual è la posizione della Lega? Il ministro Salvini metterà ancora la sua felpetta "Crimea", andando in pellegrinaggio in Crimea e rendendo omaggio a Putin? Non lo so. A volte mi sembra di vivere dissociato; probabilmente sono io il problema, sono dissociato e, quindi, non capisco quale sia la posizione della Lega, che insegna a tutti come stare al mondo.
Detto questo, ovviamente dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e mi auguro veramente che questo sia l'ultimo invio di armi all'Ucraina, nella speranza che si convincano tutte le parti in causa a sedersi a un tavolo. (Applausi).
ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, abbiamo già avuto occasione, con le proposte di risoluzione di ieri, di dare un segnale politico chiaro di sostegno al popolo ucraino. Questo non può essere però un atto ordinario concepito come burocratico, per due motivi.
Il primo motivo è perché noi deroghiamo alla legge n. 185 del 1990, che è molto equilibrata ed è stata costruita con fatica provando a fare dell'Italia uno dei Paesi più avanzati in termini di regolamentazione sull'export e l'import di armi. Quindi, quando la tocchiamo andando ad erogare, lo facciamo sempre con attenzione, in punta di piedi e con delle giustificazioni molto solide. In questo caso le giustificazioni erano molto solide, perché l'aggressione brutale di una potenza nucleare come la Russia richiedeva una risposta all'altezza della sfida, e l'abbiamo fatto legandola all'articolo 51 della Carta delle Nazioni unite: laddove il Consiglio di sicurezza non può intervenire perché viene esercitato il veto, rimane sempre in disponibilità di un popolo la propria legittima difesa. Da soli non ce l'avrebbero fatta, sarebbero stati asfaltati e la potenza criminale di Putin avrebbe sottomesso quel popolo che ha fieramente resistito nei primi giorni e poi, grazie all'aiuto dei Paesi europei, degli Stati Uniti e dell'Alleanza atlantica, ha continuato a resistere.
All'inizio c'è stato un grande moto di sostegno dovuto alla simpatia, all'emotività, all'empatia verso le tante persone che fuggivano e che hanno trovato per la prima volta l'applicazione della direttiva europea che permetteva di accogliere senza fare alcun atto a livello nazionale; immediatamente a livello europeo si permetteva di dare alloggio, cibo, aiuti medici, possibilità di studiare e financo di lavorare. Speriamo che quella direttiva possa essere utilizzata anche in altri casi e non solo in quelli che sono stati applicati al popolo ucraino. È in questo momento però che i nostri amici ucraini avvertono la necessità di sentire il sostegno dei Paesi europei: non solo quando si è trattato di concedere all'Ucraina lo status di candidato, ma anche in questo inverno molto freddo dove sono sempre più terribili gli attacchi missilistici indiscriminati, anche su zone civili, da parte russa, che hanno fiaccato il morale degli ucraini e delle famiglie fuggite, che molti di noi conoscono e incrociano. Conosciamo tutti un ucraino o un'ucraina o dei ragazzini che sono qui tra di noi e che sono preoccupati per le persone rimaste lì al fronte e che devono patire il freddo e il buio perché vengono distrutte le infrastrutture strategiche.
Penso che abbiamo fatto bene e facciamo bene a creare le condizioni per poterli aiutare. Certamente speriamo che sia l'ultima volta che dobbiamo derogare alla legge n. 185 per dare una mano all'Ucraina e che si possa arrivare davvero a una pace, a una pace giusta si dice, ma non c'è mai una pace giusta, perché purtroppo la pace è un compromesso. Probabilmente si arriverà a una tregua. Non ci si è lavorato in questi mesi per questa attesa quasi messianica dell'arrivo di Trump, che ha fatto passare il messaggio di essere capace in pochi minuti di fare la pace. Magari fosse così; sarà molto più complesso. Trump non dovrà essere solo: affianco a Trump dovrà esserci l'Europa, perché senza l'Europa la pace non si può fare. L'Ucraina ha pagato un prezzo e l'Europa ha pagato un prezzo enorme in termini di stanchezza delle opinioni pubbliche, di prezzi delle materie prime che sono aumentati, di partiti populisti che hanno fatto della stanchezza della guerra e in parte anche del filo-puntinismo un pezzo della loro cifra politica con cui stanno sfidando i risultati consolidati in alcune aree del Continente.
Trump lo attendiamo al varco; anche noi capiamo come vuole muoversi e speriamo si possa davvero arrivare alla pace. Adesso, però, a noi interessa capire come si muove l'Europa.
Ieri a Davos Zelensky, con il suo solito tatto, ha spiegato all'Europa come si dovrebbe fare la pace. Zelensky pensi a fare il suo, l'Europa sa cosa deve fare. Noi non possiamo prendere lezioni da Zelensky, è stato fin troppo mitizzato. Noi dobbiamo sostenere il popolo ucraino e dobbiamo cogliere il messaggio che ci arriva da più parti. È questa la grande sfida che ci si apre davanti, su cui si misura anche la credibilità del Governo italiano. Si accontenterà Giorgia Meloni di fare il junior partner di Trump o si metterà insieme agli altri leader europei a costruire davvero la difesa europea, a dare più forza all'Europa, a costruire l'Europa politica, che è l'unico modo per essere credibili nello scenario internazionale e affrontare le sfide che abbiamo davanti? Questa è la domanda su cui tutti noi poniamo l'attenzione. Non ci interessa che venga invitata o meno all'inauguration day, se poi non può usare quella credibilità politica per realizzare un'Europa più forte, con la schiena dritta, per presentarsi davanti agli Stati Uniti da pari, e non per elemosinare qualcosa in più per l'Italia.
Oggi gli interessi italiani coincidono con quelli europei e uno degli interessi principali è arrivare a una pace giusta. Prima dicevo che non c'è una pace giusta, ne c'è solo un compromesso. Probabilmente sarà una tregua, probabilmente sarà il congelamento della situazione, perché nessuno sarà in grado e potrà permettersi di toccare i princìpi cardine della convivenza civile internazionale, che sono l'integrità territoriale, l'inviolabilità dei confini. Sappiamo benissimo però che non ci potrà essere la vittoria sul campo, e questo va detto in maniera chiara. Dobbiamo prendere atto della situazione e, se si vuole trovare la pace, bisognerà arrivare a un compromesso, che metta in sicurezza quel Paese, con il congelamento della situazione in cambio di garanzie di sicurezza. Le garanzie di sicurezza non possono essere l'ingresso nella NATO, perché altererebbe gli equilibri, ma occorre capire se sia possibile mandare un contingente internazionale su basi bilaterali, con i singoli Paesi, in modo tale da garantire la sicurezza, rassicurare il popolo ucraino, anche sul fatto che non ha combattuto invano e che non rischierà di nuovo di essere invaso in futuro.
Questo è un percorso serio e l'Europa lo potrà fare solo se parlerà con una voce sola, se ci sarà una posizione unica; altrimenti si metteranno d'accordo gli Stati Uniti e la Cina e saranno loro a decidere, dopo che l'Europa avrà pagato il prezzo maggiore, anche quale sarà il prezzo della pace per l'Europa stessa.
Allo stesso tempo sarà necessario riattivare quelle organizzazioni internazionali che hanno permesso il dialogo con i russi negli anni passati. Durante la Guerra fredda le tensioni erano fortissime, c'era un rischio di scontro nucleare, ma c'erano anche tantissime - e proliferavano - iniziative diplomatiche. Si arrivò a costruire l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, dopo la Conferenza di Helsinki (il cosiddetto spirito di Helsinki), per far dialogare ciò che non era conciliabile, accettando alcuni princìpi fondamentali: l'autodeterminazione, da una parte, e il riconoscimento dei diritti fondamentali, dall'altra. Si partì da lì. Oggi c'è un clima di radicalismo e di esasperazione dentro la stessa OSCE, come sanno i colleghi che con me fanno parte di quell'Assemblea parlamentare, che non permette neanche di far ripartire questo dialogo.
Riassumendo: abbiamo bisogno di arrivare a una pace giusta, di invertire l'ordine rispetto alla situazione attuale, in cui sono ripartiti conflitti convenzionali e non c'è alcuna iniziativa diplomatica ma c'è un clima pesante di impotenza. Noi dobbiamo combattere quel clima di impotenza per poter conquistare la pace. E per farlo abbiamo il dovere di investire sull'Europa. Anche il Governo dovrà battere un colpo e decidere se fare il vassallo o il junior partner di Trump, o di rappresentare, con la schiena dritta, gli interessi dell'Europa, perché difendere gli interessi dell'Europa vuol dire difendere anche gli interessi del nostro Paese. (Applausi).
TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signora Presidente, grazie per questa opportunità di entrare subito in medias res.
Negli ultimi interventi abbiamo sentito frasi come: c'è stato un senso di fastidio ieri a parlare di Ucraina in quest'Aula; "senso di fastidio", forse, da qualche parte politica, ma non da questa dove sono adesso. (Applausi). Non vi è infatti alcun senso di fastidio a dire che l'Ucraina deve essere difesa nella sua sovranità e integrità territoriale e nella sua capacità di essere un membro riconosciuto delle Nazioni Unite a pieno diritto, con tutti i Trattati che sono stati firmati negli anni Novanta dalla Federazione Russa, in particolare quello del 1997, che garantiva la sovranità integrale dell'Ucraina nei suoi confini e addirittura la sua libertà da pressioni economiche e condizionamenti politici; e via, via, con il memorandum di Budapest degli anni precedenti.
È questo il punto di riferimento di Fratelli d'Italia come parte dalla maggioranza, e dell'intera maggioranza di Governo, ritiene che l'Ucraina debba essere aiutata con tutto il sostegno necessario alla sua difesa e per il tempo necessario a una pace giusta.
Vengo ora al tema legato a Trump e alle osservazioni che ho registrato e che mi hanno colpito: con Trump Italia più isolata; Trump e Putin si stanno spartendo il mondo; perché continuiamo con questa storia delle armi quando c'è la possibilità di evitare che la gente continui a morire, magari inventandoci delle situazioni brillanti di politica estera, chiedendo che agli aggressori venga levato il diritto di voto negli organismi internazionali o che ne vengano espulsi? O, ancora, l'ultimo intervento: l'Italia con il presidente Meloni junior partner perché è andata al giuramento e ha un rapporto diretto di relazione, stima e sostegno reciproci nelle grandi questioni internazionali con l'America oggi del presidente Trump, come era ieri con quella del presidente Biden. Tutti questi aspetti richiedono delle serie messe a punto.
Quando parliamo di soluzioni innovative e di penalizzare l'aggressore escludendolo dagli organismi internazionali, ci dimentichiamo che i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, fra i quali due, e in particolare uno, aggressori dell'Ucraina - dico due perché anche la Cina è aggressore tramite le forniture e il sostegno che dà alla Corea del Nord, pure impegnata militarmente in Ucraina - hanno diritto di veto. Pertanto, qualsiasi richiesta di allontanamento di Russia e Cina dagli organismi internazionali dell'ONU sarebbe immediatamente bloccata dal loro diritto di veto.
Faccio questi esempi per dimostrare quanta maggiore concentrazione ci dovrebbe essere nei dibattiti su cosa vuol dire sostenere l'Ucraina. Il ministro Crosetto ieri ha spiegato perfettamente ed è un giudizio interamente condiviso dalla mia forza politica che non esistono altri strumenti che la deterrenza nei confronti di un aggressore e il sostegno, anche con le armi, alla difesa da un'aggressione dichiarata illecita dall'ordinamento internazionale. Ci sono risoluzioni delle Nazioni Unite e della Corte internazionale di giustizia. È tutta una condizione che presume che l'aggredito sia posto in condizione di difendersi.
Su questa faccenda vorrei essere chiaro.
C'è un'azione proattiva dei Paesi europei, in particolare dei Primi Ministri e dei Capi di Stato e di Governo europei, per quanto riguarda la capacità dell'Europa stessa di diventare un interlocutore ed un attore credibile nella sicurezza internazionale, attraverso le proprie dotazioni di difesa, attraverso una struttura di industria della difesa che maturi rapidamente e che alimenti la capacità anche di aiutare Paesi che sono aggrediti come l'Ucraina.
In questo senso è chiarissimo che le capacità di aggressione, la volontà di aggressione della Federazione Russa nei confronti dell'Ucraina costituiscano una volontà di aggressione nei confronti dell'Europa.
Capita a tutti, a me in particolare di avere nella mia Commissione, la 4ª Commissione, insieme alla 3ª Commissione, degli interlocutori, delle persone, delle autorità, che audiamo, della Moldova, della Georgia, della Romania, della Bulgaria. Due di questi Paesi sono nel mezzo del percorso di adesione, ma altri, che sono già stati membri delle Nazioni Unite, sono, per usare una parola forte, non spaventati, ma per alcuni versi terrorizzati da questa ondata di influenza, di pressione, di disinformazione e di destabilizzazione dei processi elettorali che vengono dalla Federazione Russa.
E da lì vengono anche, a giudizio delle autorità competenti di Paesi come la Germania, la Gran Bretagna, il Belgio, i Paesi baltici, una decina di Paesi che sono stati fatti oggetto di attacchi fisici con bombe, facendo saltare per aria depositi di armamenti o di esplosivi destinati alle forze ucraine, ma fatti saltare sul territorio europeo. Poi si vedono, nel Baltico, episodi come il taglio di cavi sottomarini, con l'arresto di navi, da parte della marina finlandese, anche di navi russe, che erano proprio lì al momento di questo crimine che dimostrano interferenza sulle capacità di comunicazione fra Paesi dell'alleanza atlantica.
Questo è il quadro. Siamo di fronte a un manuale di aggressione che è stato scritto già ai tempi dell'Unione Sovietica, che il presidente della Federazione Russa continua a utilizzare per esercitare le sue pressioni e le sue aggressioni nei confronti dell'Unione europea e nei confronti dell'Occidente più in genere, in quell'asse di Paesi riformisti dell'ordine internazionale che si è creato anche con la Cina, con l'Iran e con la Corea del Nord.
In tutto questo, l'Italia e il Presidente del Consiglio sono junior partner? Sì, ma junior partner sarà l'Europa se non riesce a mantenere la coesione fra Stati membri e fra forze politiche nel decifrare esattamente la situazione e le minacce che abbiamo di fronte. E sarà junior partner se non riesce a costruire, magari perché in Europa c'è l'opposizione di tante forze politiche, essenzialmente della sinistra, che contrastano la creazione di una capacità industriale della difesa, la messa a punto di piani di strategia e di libri bianchi, che ancora in alcuni Paesi mancano, che abbiano una capacità e una strategia di risposta nel dominio cyber, ad esempio, contro gli attacchi informatici che continuiamo a subire a tutto campo anche noi in Italia.
Questa è la situazione nella quale l'Europa non può assolutamente porsi, apparire ed essere junior partner di nessuno in questa situazione. Sicuramente non junior partner della Russia o della Cina, perché saremmo una cosa ben diversa dall'essere junior partner. Saremmo qualcosa di simile alla colonizzazione o alla sottomissione su tutte le questioni di sovranità e di sicurezza.
E non saremo assolutamente junior partner nei confronti degli Stati Uniti nell'Alleanza atlantica, grazie soprattutto al ruolo svolto, alla capacità di comprendere e di agire con grande tempestività del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che così si è sempre mossa in questi due anni e mezzo di alta diplomazia dell'Italia nei confronti di tutti i maggiori leader mondiali. E non si capisce perché non dovrebbe farlo nei confronti dell'amico più importante dell'Italia che sono gli Stati Uniti (Applausi), nei confronti di un presidente Trump e di un partito conservatore e repubblicano, con il quale esistono delle affinità che datano da radici profonde negli anni passati, che sono state sotto gli occhi di tutti, dichiarate e discusse nei convegni, nei Parlamenti e a livello internazionale.
Quindi, la Presidenza del Consiglio in questo momento è nelle mani e nella capacità strategica, straordinaria e politica di una donna - la prima nella storia d'Italia - che è riconosciuta in Europa come forse la principale personalità politica in grado di dialogare con tutti, ma soprattutto di far contare l'Europa nell'America e con l'America sul piano globale.
È per questo motivo che io qui vorrei sottolineare la grande sintonia che c'è fra le dichiarazioni italiane, la dichiarazione del presidente Meloni, la dichiarazione dei vertici dell'Unione europea, con i quali il presidente Meloni è in costante rapporto, anche prima e durante la visita a Washington. Una sintonia che emerge anche oggi nelle dichiarazioni dell'Alto rappresentante, Kaja Kallas, sulla questione Ucraina, in particolare sulla Cina e anche su tutte le altre questioni che riguardano gli interessi globali dell'Italia. È una diplomazia di altissimo livello. La diplomazia viene fatta dai leader, dalle persone, dagli Stati nei rapporti umani, ma sono soprattutto le persone che seguono con coerenza e responsabilità gli obiettivi e gli interessi nazionali del Paese, che portano avanti la storia. E la storia dell'Occidente atlantico sarà confermata e rafforzata dalla presenza del Governo a guida del presidente Meloni e dall'Italia di oggi, con questa maggioranza e con questa opinione pubblica che sostiene l'alleanza di Governo.
Con questi intenti confermo il voto pienamente e convintamente favorevole di Fratelli d'Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:
(1275) Deputato SIMIANI. - Istituzione del Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della laguna di Orbetello (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Simiani; Battistoni ed altri; Rossi Fabrizio ed altri; Fontana Ilaria ed altri) (Relazione orale) (ore 14,44)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 1275, già approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Simiani; Battistoni ed altri; Rossi Fabrizio ed altri; Fontana Ilaria ed altri.
La relatrice, senatrice Petrucci, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice.
PETRUCCI, relatrice. Signora Presidente, è con grande orgoglio che assumo questa questo compito, essendo del territorio, perché finalmente, dopo vent'anni, abbiamo il Consorzio della laguna di Orbetello.
Questo disegno di legge è volto ad assicurare la gestione coordinata della laguna di Orbetello e si compone di 11 articoli. L'articolo 1 istituisce il Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della laguna di Orbetello, gestito da un consorzio, avente personalità giuridica di diritto pubblico, al quale partecipano il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la Regione Toscana, la Provincia di Grosseto, il Comune di Orbetello e il Comune di Monte Argentario. Al Parco non si applicano le disposizioni della legge n. 394 del 1991.
L'articolo 2 individua gli organi del consorzio.
L'articolo 3 disciplina l'attività del consorzio, che si occupa della salvaguardia della laguna di Orbetello e svolge attività a supporto dei compiti istituzionali degli enti consorziati, su richiesta dei medesimi enti, con particolare riferimento alla tutela dei siti della rete Natura 2000 e delle aree protette ubicate all'interno del Parco. Per lo svolgimento delle sue attività, il consorzio può avvalersi degli uffici della Regione Toscana, della Provincia di Grosseto, del Comune di Orbetello e del Comune di Monte Argentario, delle rispettive società in house, nonché delle società in house delle amministrazioni centrali dello Stato.
L'articolo 4 disciplina il contenuto e il procedimento di adozione dello statuto che, tra l'altro, individua l'estensione del Parco e disciplina i rapporti tra il consorzio e i soggetti partecipanti, le quote di partecipazione dei singoli consorziati, i loro rapporti finanziari e i reciproci obblighi e garanzie, l'entità del contributo ordinario ai sensi del successivo articolo 9 e la dotazione organica nel limite massimo di quattro unità di personale.
L'articolo 5 disciplina la composizione e i compiti dell'assemblea degli enti consorziati.
L'articolo 6 disciplina le funzioni, la composizione e il funzionamento del comitato tecnico-scientifico.
L'articolo 7 disciplina la figura dell'amministratore unico e la sua nomina con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE), d'intesa con la Regione Toscana e sentiti gli enti consorziati, nell'ambito di una terna proposta dal Ministro e composta da soggetti di sperimentata competenza in materia di tutela dell'ambiente e degli ecosistemi, in possesso di idonea laurea magistrale.
L'articolo 8 disciplina la composizione e il funzionamento del collegio dei revisori dei conti.
L'articolo 9 individua le entrate del consorzio, tra le quali rientrano i contributi ordinari annuali del MASE, pari a 479.641 euro per l'anno 2025 e a 499.641 euro annui a decorrere dall'anno 2026, della Regione Toscana e degli altri enti consorziati, determinati in misura proporzionale alle rispettive quote di partecipazione secondo le modalità stabilite dallo statuto.
L'articolo 10 disciplina il bilancio di previsione annuale e il rendiconto annuale.
L'articolo 11 reca le disposizioni finanziarie.
Io ringrazio anche chi ha lavorato, sia alla Camera che al Senato, al disegno di legge in esame; ringrazio il Sottosegretario per essere venuto quando c'è stata la crisi, in piena estate, presso la laguna di Orbetello, potendo così vedere ciò che purtroppo si verificava da troppi anni. Ringrazio quindi tutti, perché c'è stato un grande lavoro di squadra. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
BARBARO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la sicurezza energetica. Signora Presidente, interverrò molto brevemente e solo per esprimere la soddisfazione del Dicastero che rappresento per il raggiungimento di questo importante obiettivo del quale ha appena parlato da relatrice Petrucci. Tale soddisfazione si unisce al ringraziamento a tutte le forze politiche che hanno contribuito alla stesura di questo testo, che ha mostrato la consapevolezza, da un lato, dell'importanza della laguna di Orbetello e, dall'altra, di dover arrivare ormai ad avere una risposta strutturale ai problemi della laguna, non ricorrendo più a episodi o a fatti del tutto estemporanei.
Come Governo siamo stati rispettosi dell'autonomia del legislatore e abbiamo accompagnato con tutta la discrezione possibile la discussione e soprattutto il contributo che ciascuna forza politica ha voluto esprimere. La discussione, come peraltro ricordava anche la relatrice Petrucci, ci ha visti partecipi anche attraverso sopralluoghi che abbiamo fatto nella laguna di Orbetello (l'ultimo proprio quest'estate) e che sono stati propedeutici al raggiungimento di questo importante risultato.
Esprimo pertanto ancora una volta soddisfazione per il raggiungimento di questo importante obiettivo e ringrazio ulteriormente tutte le forze politiche che vi hanno contribuito. (Applausi).
PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo alla votazione degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, vorrei sapere, alla fine, rispetto alla dotazione finanziaria, tolto il costo dell'ente, quanto rimane veramente per il Parco.
PRESIDENTE. Senatore Garavaglia, rispetto alla questione da lei posta, non so a chi fosse indirizzata la domanda se alla relatrice o al Governo e se intendono intervenire. La relatrice è già intervenuta, quindi non so se intende aggiungere qualcosa all'intervento che ha svolto.
PETRUCCI, relatrice. Signor Presidente, sono già intervenuta, quindi potremo approfondire in altra sede.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, intervengo su un fatto che si è verificato in Aula. Se non ho capito male, il senatore Garavaglia, ai fini dell'espressione del voto dell'Assemblea, aveva posto una domanda alla relatrice. Abbiamo sentito la risposta della relatrice, che non è stata una risposta. Quindi, visto che non vedo più il senatore Garavaglia, devo arguire che ci siano dei problemi di carattere finanziario dietro questo tema? Vorrei la rassicurazione da parte della relatrice che non abbiamo problemi di copertura finanziaria, in maniera tale che, siccome siamo tutti d'accordo, si possa votare in tranquillità.
PRESIDENTE. Senatore Enrico Borghi, la 5a Commissione ha espresso un parere, come ho annunciato: quindi il parere c'è. La questione posta dal senatore Garavaglia, evidentemente, verrà trattata poi separatamente.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 6.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 7.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 8.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 9.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 10.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 11.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, nel corso degli ultimi nove anni la laguna di Orbetello ha dovuto affrontare fenomeni straordinariamente negativi che, a causa delle elevate temperature, hanno comportato una significativa moria di pesci e la formazione di estese macchie anossiche. Era evidente a tutti che il modello di gestione degli interventi e di governance della laguna non consentivano la realizzazione di interventi di prevenzione. (Brusio).
PRESIDENTE. Senatore, mi scusi un attimo.
Diamo il tempo ai colleghi che vogliono lasciare l'Aula di poterlo fare. Chiedo al Sottosegretario o a un membro del Governo di non lasciare i banchi del Governo.
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, era evidente a tutti che il modello di gestione degli interventi e di governance della laguna non consentivano la realizzazione di interventi di prevenzione e manutenzione efficaci e un governo adeguato dell'emergenza.
Voglio tornare sulle inefficienze del passato, che abbiamo ricordato con un'interrogazione presentata lo scorso settembre dal senatore Calenda; guardare alle inefficienze del passato è il modo migliore per prevenire quelle del futuro. L'accordo tra Ministero, Regione e Comune di Orbetello e Monte Argentario riguardante la bonifica della cosiddetta laguna di ponente dai depositi di materiale chimico nella parte antistante l'ex fabbrica Sitoco e dal mercurio nella cosiddetta laguna di levante, non ha trovato attuazione. Poiché i lavori non sono stati avviati entro il 31 dicembre 2022, sono andati persi 28 dei 30 milioni stanziati a valere sul fondo di sviluppo e coesione del Ministero dell'ambiente.
Inoltre, l'accordo di programma tra Regione e Comune per la gestione delle attività ordinarie per il mantenimento dello stato lagunare, anche per la scarsità delle risorse stanziate, non ha prevenuto né i danni alla fauna acquatica né all'ecosistema della laguna che si sono ripresentati quest'anno con evidente gravità.
Nelle more dell'approvazione di questo disegno di legge, come Azione-Renew Europe, avevamo chiesto di istituire una gestione commissariale e di nominare un commissario, dotandolo di risorse adeguate e commisurate all'entità degli interventi necessari. Questo non è stato fatto e le risorse previste dal presente disegno di legge ci sembrano decisamente insoddisfacenti rispetto alle esigenze della laguna.
L'istituzione di un consorzio è un passo avanti nella giusta direzione poiché consente una gestione più organica e ordinata dell'emergenza, ma pur essendo una condizione necessaria, non è sufficiente. Avevamo proposto di prevedere una dotazione finanziaria per il consorzio di 5 milioni di euro e non di un milione di euro come nella proposta del Governo. Fino ad oggi la Regione ha stanziato un milione di euro annui che si sono rivelati insufficienti e non solo per difetti di governance del sistema. Oggi per il consorzio lo Stato continuerebbe a stanziare solo un milione di euro, per metà assorbito dalle spese di personale e di gestione interna, un amministratore unico che costerà 150.000 euro annui, quattro funzionari che costeranno complessivamente 177.000 euro, 120.000 euro annui per la remunerazione del personale degli enti consorziati, 40.000 euro per il collegio dei revisori, 14.000 euro per il comitato tecnico scientifico. Un altro mezzo milione di euro sarebbe disponibile come contributo annuale per l'attività del consorzio.
Inoltre non sono chiari gli impegni della Regione, ma è molto difficile ipotizzare che metta più risorse nel consorzio di quelli messi dallo Stato come contribuente annuale. Il risultato è che si parte con il nuovo consorzio con le stesse disponibilità finanziarie usate precedentemente in assenza del consorzio, cioè un milione di euro.
Tutto questo ci porta a esprimere perplessità sul provvedimento e noi continueremo a vigilare e a impegnarci perché le strategie per far fronte a una vera emergenza non siano all'insegna della routine burocratica, ma dell'efficienza. (Applausi).
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, è evidente che l'istituzione di un Parco non può essere messa in discussione, è un fatto positivo in sé e quindi si esprime un voto favorevole. Mi consenta, però, signor Presidente, di fare qualche considerazione di tipo tecnico, in primo luogo, e poi politico, partendo dall'esperienza che feci qualche anno fa in una mia vita precedente come direttore di parco nazionale, nella fattispecie il Parco nazionale dello Stelvio.
Ebbene, nei molteplici rapporti che ho avuto con i Ministeri in quella veste ho verificato che ci sono alcune "fisse" che hanno i Ministeri rispetto a queste istituzioni. Una fondamentale è già stata rilevata e riguarda i costi; il Ministero dell'economia e delle finanze pretende di limitare in maniera chiara i costi.
Qui però succede che, nell'articolo dedicato alle entrate (articolo 9), si prevede che il Parco possa avere anche entrate proprie. Ricordo che in Italia i parchi in genere hanno pochissime entrate proprie, perché hanno dei territori che comprendono anche aree di proprietà privata e quindi devono conciliare la tutela dell'ambiente e della natura con le esigenze legittime dei privati; pertanto non possono fare un recinto e far pagare il biglietto di ingresso.
Però la laguna di Orbetello, per la sua conformazione, si presterebbe alla realizzazione di percorsi guidati e di visite guidate a pagamento. Se ci sono entrate proprie, sarebbe corretto poterle spendere. Ma allora non capisco perché venga messo un tetto di spesa. Passi per i quattro dipendenti del consorzio: mi sta bene che venga messo un tetto al numero dei potenziali dipendenti. Ma sul tetto di spesa veramente non capisco. Nel momento in cui c'è una dotazione finanziaria dello Stato, ma c'è anche la possibilità di avere delle entrate proprie, facciamo in modo che il Parco si impegni a guadagnare quattrini e li possa anche spendere come ritiene. Questo è evidentemente il retaggio di un modo di pensare assolutamente non autonomista, ma centralista, che è proprio dei nostri Ministeri. Mi stupisco che la Lega, che è nella maggioranza, si lasci scappare queste cose.
C'è un altro aspetto che riguarda la qualità delle persone. Si prevede la creazione di un comitato tecnico-scientifico, i cui componenti vengono nominati dai membri del consorzio senza che abbiano nessun requisito. Per cui, in teoria, il membro effettivo e quello supplente designati dalla Provincia di Grosseto oppure dal Comune di Orbetello possono essere anche dei commercianti di vongole e sono considerati adatti a far parte di un comitato scientifico. Io trovo che questa assoluta mancanza di attenzione alla qualità e alla competenza specifica delle persone che vengono messe a far parte dei comitati scientifici sia veramente molto discutibile.
Infine, un punto di tipo politico. All'inizio si dice, all'articolo 1, che il Parco ambientale è gestito da un consorzio. Questo va benissimo; quando io diressi il Parco dello Stelvio, era anch'esso in forma di consorzio. Ma si specifica che al Parco non si applicano le disposizioni della legge 6 dicembre 1991, n. 394. La legge n. 394, che ebbe il pregio di creare i parchi nazionali e i parchi naturali in Italia, ma è da decenni, da almeno un decennio e mezzo, assolutamente obsoleta; per cui sarebbe il caso di metterci mano. Anziché metterci mano, si fa un nuovo provvedimento in cui però la si sconfessa e si dice che non verrà applicata; trovo che questo sia piuttosto ridicolo.
Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 15,07)
(Segue SPAGNOLLI). Pertanto, nel confermare il voto favorevole mio e del Gruppo che rappresento, invito la maggioranza ad impegnarsi seriamente ad affrontare la tematica delle aree protette e a non lasciarla lì, come troppo spesso è successo in passato. (Applausi).
FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, collega relatrice, chi conosce la laguna di Orbetello e ha il pregio di trascorrerci le vacanze, come io e la mia famiglia facciamo da qualche anno a questa parte, capisce la fragilità di quel posto. La capisce perché è un unicum: c'è il mare, c'è l'acqua dolce, ci sono attività storiche, come quelle della pesca, che in questi anni sono state messe seriamente in difficoltà dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici.
A me fa piacere che questa maggioranza, che sul Green new deal forse ha usato parole un po' troppo semplicistiche di inutilità, quando forse il Green new deal ha avuto il pregio, con dei limiti applicativi, di porre l'attenzione sui cambiamenti climatici, nel momento in cui deve trovare una soluzione ai cambiamenti climatici faccia esattamente come fanno quelli che criticano dalla mattina alla sera, cioè quelli della sinistra ecologista che pensano solo al verde. Cosa si fa? Si istituisce un Parco.
Spero che con questo provvedimento si cambi anche un atteggiamento un po'troppo semplicistico per quanto riguarda i problemi dei cambiamenti climatici, si incominci a fare un serio ragionamento italiano ed europeo su cosa modificare del Green new deal e cosa invece tenere e valorizzare. Se c'è un insegnamento che ci ha dato purtroppo questa laguna fragile, che ormai da tre anni vede una moria di pesci costante e continua, tanto da aver avuto dei problemi anche su quel fronte caro alla maggioranza, cioè il turismo, è che non si può cancellare quello che sta avvenendo come transizione ecologica definendola una stupidaggine di sinistra. Non si può scimmiottare all'italiana Trump. Non si può perché, in primo luogo, non abbiamo le risorse economiche che ha Trump. La fa facile lui a dire che non vuole fare il verde e vuole trivellare per il petrolio: lui il petrolio ce l'ha veramente. Noi, nel frattempo abbiamo il gas e non lo vogliamo trivellare, ma almeno possiamo pensare che c'è una transizione verde che può essere made in Italy e che vede tante realtà protagoniste nel nostro Paese. Spero che con questo provvedimento si cambi anche da parte della maggioranza un certo storytelling.
Chiedo soltanto una cosa alla relatrice, che so che conosce benissimo questa realtà: chiedo che non sia un provvedimento di facciata. So che lei è stata amministratrice a Grosseto, quindi dubito che abbia voluto fare un provvedimento di facciata. Proprio per questo, la dotazione economica è assolutamente insufficiente per portare un cambiamento da quelle parti. Le chiedo anche, collega, di provvedere, nel momento in cui ci sarà il consorzio e nel momento in cui ci sarà un parco, a nominare dei soggetti che ne facciano parte radicalmente diversi da quelli che avete nominato fino ad oggi. (Applausi). Chi non è in Commissione ambiente come la sottoscritta forse non sa che a gestire i parchi della Campania abbiamo chiamato uno che aveva l'agriturismo, uno che aveva un carretto di gelati, un altro che aveva non so che cosa, con dei curriculum tali che, a un certo punto, quando abbiamo cominciato a chiederli nelle audizioni, uno secondo me si è vergognato e ha ritirato la sua candidatura, proprio per non venire in audizione e per non far vedere che aveva un curriculum di cinque righe. Vedo annuire i colleghi che con me hanno l'onore di far parte di questa Commissione.
Quindi le chiedo che, se questo deve essere un provvedimento di svolta rispetto a quanto fatto fino ad ora in materia ambientale, lo sia fino in fondo e sia un provvedimento serio. Chiedo che si recrutino dei seri studiosi che magari potranno dare anche dei consigli impopolari ad alcune amministrazioni che hanno pensato di poter avere il mare, la laguna e di inquinare come se nulla fosse, e che magari tuteleranno quel patrimonio che è unico (chiedo a chi non lo conosce di andarlo a vedere perché è di una bellezza struggente) come fino ad ora non sono riusciti a fare.
Per questo motivo esprimiamo un voto favorevole al provvedimento in esame, ricordando però ai colleghi della maggioranza di dare un senso alle parole scritte in questo provvedimento con azioni un po'più di alto livello e di visione ambientale. (Applausi).
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, relatrice, non posso esimermi dal portare le ammaccature di interventi precedenti che non riguardano questo provvedimento e che, in qualche modo, esprimono distonia dalle resistenze, quasi ci vorrebbero imbelli ad accettare l'aggressore, così come chi propone la resistenza per i popoli che hanno subito violenze indicibili quasi quasi dovrebbe voltarsi dall'altra parte. Non viene detto esplicitamente, ma quasi colpevolizzando chi vuole in tutti i modi far resistere il popolo ucraino, come far resistere in questo provvedimento la bellezza, la natura, l'apparente fragilità.
Presidente, non c'è discontinuità tra mantenere la pace e mantenere l'armonia. È un'alchimia complessa e difficile che va guadagnata costantemente.
Dicevamo con la relatrice che questo provvedimento si è voluto dopo tanto tempo. Perché? Intanto perché è bello. La bellezza fa sempre bene. Proteggere il mignattino o il cavaliere d'Italia in via d'estinzione è cosa buona e giusta, ma soprattutto è importantissimo proteggere le armonie, la complessa realtà dell'equilibrio, combattere contro il calore e la moria di pesci, mantenere la bellezza della Feniglia e della Giannella, dove - fatemelo dire, una volta tanto - ho potuto correre e camminare quando ancora potevo. Quindi sono un po' più commosso, perché riguarda anche me stesso questa realtà di libertà che il Parco permette in maniera unica, così come traguardare l'antico, gli etruschi, gli spagnoli, noi italiani e l'attuale, la Maremma, quella che ha fatto vedere i sorci verdi a Buffalo Bill. Siamo stati forti anche in questo.
Che cosa voglio dire, tra il serio e il faceto? Per dire le cose serie, qualche volta tendo a scherzare. Chiedo scusa se lo faccio un po' troppo, ma sono molto commosso nel parlare di questo provvedimento, relatrice, perché credo che al fondo di tutto ci sia la valorizzazione di quelle che nella «Tosca» Puccini chiamava recondite armonie di colori diversi. Ma cosa garantisce di più l'ecosostenibilità di tante razze, tanti profumi, tanti pigolii, rumori e lingue?
Mi occupo delle diversità come valore e ci impegneremo per portare anche in Costituzione ancora di più persino il termine disabilità, per valorizzare non il termine in sé, ci mancherebbe altro, ma il valore di riconoscersi in una parola. La parola è fondamentale per il riconoscimento di sé stesso, così come è importante valorizzare la farfalla, l'uccellino e, perché no, le persone che lavorano nel Parco, esprimendo linguaggi anche un pochino diversi, più dolci e attenti alle cose piccole che diventano grandi.
Signor Presidente, concludo, altrimenti mi commuovo e poi si dice: eccolo là, Guidi, ancora una volta, arrivato a ottant'anni si è un po' rimbambito. (Applausi). Me lo faccia dire, signor Presidente, ho evitato altro. Sono anche commosso perché oggi la senatrice Craxi ha nominato una persona che considero il mio primo padre spirituale e politico.
Allora dico questo, signor Presidente. Il Parco è, prima di tutto, un barometro di civiltà per verificare le nostre sensibilità e la nostra apertura a tutto, alle diversità, ma soprattutto alla libertà di vivere. Difendiamo il Parco, difendiamolo con tutto il nostro cuore, al di là delle alchimie economiche. Ce la metteremo tutta: ci tasseremo, ci mancherebbe altro (se fosse possibile evitarlo sarebbe meglio, certo).
Impegnarsi, non lottare, per la costruzione di questo Parco, come ha fatto la relatrice e abbiamo fatto anche noi alla Camera e al Senato, significa scommettere sull'accettazione, dolce, per carità, e non acrimoniosa, di chi si sente sto cavolo, ma perderà della civiltà. La civiltà si vede dalle piccole cose: dalla valorizzazione del piccolo che diventa grande nella nostra considerazione. (Applausi).
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signor Presidente, colleghe e colleghi, relatrice Petrucci, oggi discutiamo in Aula un disegno di legge che mira alla salvaguardia della laguna di Orbetello, ecosistema prezioso, ma anche delicato del nostro territorio.
L'istituzione del Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile è un fine sicuramente condivisibile. La tutela degli ecosistemi, la difesa della biodiversità e la promozione dello sviluppo sostenibile dovrebbero essere priorità irrinunciabili per qualsiasi Governo, soprattutto in un Paese come il nostro, ricco di bellezze naturali straordinarie che meritano di essere protette e valorizzate.
Tuttavia, mentre apprezziamo e condividiamo il nobile fine del provvedimento, non possiamo ignorare le gravi e terribili contraddizioni che emergono dall'azione di questo Governo in tema di tutela ambientale. Si tratta di contraddizioni che annacquano la portata di quanto stiamo discutendo oggi. Non possiamo tacere davanti a una politica che ormai, sistematicamente, sacrifica gli habitat naturali e le aree protette sull'altare degli interessi economici di pochi.
Un esempio emblematico è il caso del lago di Garda, da cui provengo, il maggiore bacino lacustre d'Italia, in cui la situazione ambientale rischia di deteriorarsi in modo preoccupante, se non viene affrontata subito e seriamente, però non solo a parole, bensì con i fatti, anche per tutelare un preziosissimo motore turistico ed economico dell'Italia.
L'alborella, pesce storico del lago di Garda, chiamato anche agola, è scomparso a causa della cementificazione e della perdita degli habitat naturali. Altre specie di pregio come il coregone, il persico, l'agone e il salmerino stanno subendo un declino drammatico. Il coregone, in particolare, ha registrato un calo di oltre il 50 per cento, mentre i pescatori locali denunciano l'inefficacia delle politiche di ripopolamento e la perdita delle aree di frega per la riproduzione, compromesse dall'inquinamento e dall'alterazione degli equilibri, e delle spiagge naturali. Mi ricorda un po' la moria dei pesci della laguna di Orbetello, con il divieto di pesca, vendita e consumo delle anguille contaminate da diossine.
La biodiversità del lago di Garda, apprezzata a livello internazionale per il suo eccezionale valore è di fatto minacciata dalla cementificazione incontrollata delle coste e dell'entroterra, come sta succedendo nei Comuni di Torri del Benaco, Costermano e Garda. Vanno poi considerati i gravi problemi causati dal collettore fognario, ormai obsoleto e inadatto a gestire l'enorme aumento di utenze, conseguente all'eccessiva cementificazione, a cui il Governo, ma anche le Regioni governate dalla destra, ad oggi ancora non hanno saputo dare un'adeguata e tempestiva risposta.
È perfettamente chiaro a tutte le istituzioni locali, regionali e nazionali: un mancato adeguamento infrastrutturale rischia di compromettere la qualità dell'acqua potabile, di danneggiare l'agricoltura locale, di devastare gli ecosistemi lacustri, con un danno irreparabile, sia per l'ambiente, sia per l'economia turistico economica della zona.
Eppure tutto ancora tace. Tutto è ancora stagnante, mentre è arrivato il momento di intervenire tempestivamente. Prima della fine della legislatura, mi auguro di sentire annunciare in quest'Aula, anche dalla collega Petrucci, non solo che si è trovata finalmente una soluzione per il collettamento del nostro lago di Garda, ma che i tempi di implementazione saranno certi e celeri.
Non parliamo, però, solo del lago di Garda. Pensiamo al lago di Varese, dove la balneazione è vietata da anni a causa dell'inquinamento. Pensiamo alla laguna di Venezia e alla laguna di Lesina e di Varano in Puglia, elencate nei rapporti dell'ISPRA per inquinamento.
Di fronte a queste e alle altre criticità dovrebbe ormai essere chiaro che è indispensabile agire a monte, con norme che adottino un approccio preventivo. Questa è la parola magica, prevenzione, con norme che intervengano sulle cause strutturali del degrado ambientale, piuttosto che limitarsi a gestire l'emergenza, come anche in questo caso. E basta ricorrere sistematicamente all'istituto della deroga; basta favorire interessi privati a scapito della conservazione ambientale.
La tutela degli ecosistemi naturali deve passare attraverso una pianificazione integrata e sistemica, che miri a proteggere la biodiversità, a ripristinare gli habitat e a garantire l'adeguamento delle infrastrutture, soprattutto nelle aree sottoposte a maggiore pressione antropica. Lo stiamo dicendo da inizio legislatura, come un disco rotto, e continueremo a farlo, come continueremo a ricordare che, nelle sedi europee e internazionali, l'Italia si è impegnata a raggiungere obiettivi ambiziosi in materia di tutela ambientale. Abbiamo sottoscritto la strategia europea per la biodiversità nel 2030, che prevede di proteggere il 30 per cento del territorio terrestre e marino, con il 10 per cento sottoposto a protezione rigorosa, e di ripristinare almeno il 30 per cento degli ecosistemi degradati.
Sui tavoli internazionali il Governo firma impegni, poi torna in Italia e sembra soffrire di amnesia. Gli impegni presi sembrano improvvisamente essere solo parole vuote: vengono puntualmente disattesi e non trovano riscontro nell'azione quotidiana di questo Governo, del quale ho il piacere di vedere alcuni rappresentanti, che forse hanno interesse ad ascoltare questo intervento sulla laguna di Orbetello, ma anche sulla necessità di concentrarsi di nuovo sulla tematica ambientale.
La cementificazione, la speculazione edilizia e il consumo di suolo continuano a devastare i nostri territori, mentre le leggi esistenti vengono sistematicamente bypassate. La laguna di Orbetello merita tutta la nostra attenzione e ringrazio la collega Petrucci per aver insistito per portare questo provvedimento in Aula. Le chiedo però di impegnarsi anche per improntare un piano sistemico e di lungo periodo, altrimenti rischiamo di ripetere gli errori del passato.
Rischiamo di ritrovarci, tra qualche anno, a dover discutere di un altro disegno di legge su un altro angolo di paradiso del nostro territorio, come sta succedendo, peraltro, con i vari provvedimenti che intervengono solo in forma di post-emergenza e post-eventi calamitosi. Sarebbe veramente un sogno poter discutere, un giorno, di un provvedimento che parla di "pre", ossia di pre-emergenza e pre-eventi calamitosi.
Per questo il voto di Alleanza Verdi e Sinistra, seppur favorevole al disegno di legge in esame sulla laguna di Orbetello, non sarà un voto di approvazione nei confronti dell'azione complessiva di questo Governo. Chiediamo infatti con forza che si torni a mettere al centro della politica la tutela dell'ambiente come priorità assoluta. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Giuseppe Garibaldi» di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 1275 (ore 15,28)
ROSSO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, da subito in Commissione si è avuta un'assoluta convergenza di posizioni, nell'obiettivo di dare una più opportuna gestione al Parco ambientale della laguna di Orbetello, anche grazie agli sforzi della relatrice Simona Petrucci, che ringrazio.
Si tratta di un patrimonio ambientale gigantesco, che va preservato e va tramandato nell'interesse dell'ambiente e dei cittadini che vivono a ridosso del Parco e dell'economia della zona. Per farlo servono regole precise, che stabiliscano le competenze. Questa è la ratio del disegno di legge che ci accingiamo ad approvare oggi: assicurare una gestione unitaria alla laguna di Orbetello.
La ragione della nascita della nuova governance del Parco sta proprio nell'organizzare in modo più puntuale tutte le attività che riguardano la conservazione di questo grande patrimonio ambientale e per assicurare il miglior servizio ai cittadini e all'economia della zona.
La laguna di Orbetello è un ecosistema fragilissimo: per questa ragione, bisogna assicurarle una gestione puntuale e risorse adeguate. Mettere assieme tutti i soggetti interessati al Parco e consentire loro di adottare modelli di gestione più appropriata è lo scopo di questo disegno di legge, cui va il voto convintamente favorevole di Forza Italia. (Applausi).
NAVE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NAVE (M5S). Signor Presidente, sarò breve nella dichiarazione di voto che faccio a nome del Gruppo, perché so che i tempi corrono, quindi non mi resta che avvalorare quanto già detto dai miei colleghi sul delicato equilibrio del sistema della laguna di Orbetello, che è stato messo in discussione già la scorsa estate. L'immagine che resta più evidente è proprio quella della moria dei pesci in un'area con un'altezza minima del mare di quasi un metro. Ancor più grave è l'immagine dei gabbiani che addirittura rifiutavano i pesci, lasciandolo sui tetti delle abitazioni limitrofe. Questo ha minato l'intero sistema produttivo, industriale, ma anche economico dell'area di Orbetello.
Abbiamo quindi ritenuto talmente importante che si facesse questo provvedimento che, in forma bonaria, abbiamo ritirato quasi tutti gli emendamenti a mia prima firma all'interno della Commissione, lasciando un'apertura di credito alla relatrice, senatrice Petrucci, proprio per le sue competenze. Resta però evidente, signor Presidente, a nostro parere, che non solo in virtù e nel novero delle capacità che deve avere il Parlamento per l'equilibrio e la salvaguardia dell'ambiente sarà opportuno poter intervenire anche successivamente con questa comunione di intenti, così com'è stato alla Camera dei deputati e ora anche qui in Senato, su altri provvedimenti, proprio perché riteniamo importante tutto ciò che riguarda la questione dell'ecosistema, in quanto è fondamentale ragionare sui cambiamenti climatici.
Riteniamo altresì Presidente, che per il buon esito della costituzione di questo consorzio e per il successo di quanto verrà approvato oggi sarà fondamentale che le misure che stiamo adottando vengano seguite da un'implementazione e dal coinvolgimento di tutti gli attori, scientifici, istituzionali ed economici. Solo con questo approccio integrato riusciremo a garantire un futuro sostenibile alla laguna di Orbetello, ma anche a tutti gli altri parchi su cui riusciremo ad intervenire.
In tal senso, ritengo che sia importante anche la questione della dotazione economica. Avevamo presentato un emendamento, di cui parlerà successivamente il collega Basso, proprio per dare una dotazione economica maggiore, ritenendo probabilmente irrisorie - anzi, non è probabile che lo siano, ma lo sono - le risorse che abbiamo previsto in questo provvedimento.
Annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).
POTENTI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, sicuramente anche il Gruppo Lega esprime il proprio favorevole e convinto sostegno alla proposta che è oggi all'esame di quest'Assemblea.
Ci sia però consentito, riprendendo anche le parole del collega Garavaglia, rivolgere una raccomandazione previsionale ai proponenti di questo testo di legge, perché prima di conoscere i problemi della laguna di Orbetello, che da toscano purtroppo ho ben noti, bisogna anche conoscere la grande attitudine della fauna politica che da ottant'anni gestisce la Regione Toscana e buona parte dei Comuni di questa bellissima Regione a trasformare enti e nomine in stipendifici che poi perdono di funzione e non riescono a raggiungere i loro obiettivi.
Rispetto alle finalità di altissimo pregio che questo testo normativo andrà ad attribuire all'ente che si va costituendo, esprimiamo quindi il nostro voto favorevole, ricordando che ci saranno comprensibili appetiti per nomine che dovranno essere fatte in un nuovo ente, che ovviamente si occuperà sin da subito di attribuire riconoscimenti economici ai membri che saranno nominati e ai dipendenti che ci accingeremo ad assumere.
BASSO (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BASSO (PD-IDP). Signor Presidente, mi unisco anch'io ai colleghi in una breve dichiarazione di voto favorevole per l'importanza che il provvedimento in discussione ha per la laguna di Orbetello. Noi abbiamo voluto lavorare in maniera unanime e costruttiva in Commissione.
Conosciamo le difficoltà di questo sensibile ecosistema e riteniamo che troppe misure siano state fatte in maniera emergenziale e discontinua, senza un coordinamento fra di loro. Il provvedimento in esame cerca invece di strutturare un intervento coordinato, che possa garantire una visione di medio-lungo periodo, facendo lavorare insieme le istituzioni.
Devo dire che, francamente, un po' mi ha stupito qualche intervento dal sapore polemico, come l'ultimo che ho sentito, perché nel lavoro fatto in Commissione, come ricordava anche il collega Nave, le opposizioni hanno ritirato i propri emendamenti, che chiedevano maggiori risorse per finanziare, proprio per far sì che questo consorzio che deve nascere e deve essere a servizio di questo ecosistema sia finalizzato a dare le risposte che servono al territorio e non ad altro. Noi sinceramente abbiamo voluto credere e abbiamo voluto dare fiducia alla garanzia che la relatrice e il Presidente della 8a Commissione, che vogliamo ringraziare per la loro collaborazione, insieme al Sottosegretario presente, ci hanno dato a fronte del ritiro del nostro emendamento, per cui nel primo provvedimento utile sarebbero state previste nuove risorse per sostenere e portare avanti gli importanti obiettivi di questo provvedimento. Speriamo che tale intendimento venga mantenuto, perché obiettivamente alcuni interventi non sono stati in linea con questo.
Tuttavia, visto che vogliamo credere e riteniamo che in questo frangente la priorità sia dare risposte a un territorio e a un ecosistema fragile, noi dichiariamo il nostro voto favorevole. Lo faccio anche ringraziando il collega deputato Marco Simiani, che è il primo presentatore alla Camera di questo disegno di legge, i colleghi toscani che se ne sono occupati e hanno dato rappresentanza questo territorio, Zambito, Franceschelli, Parrini e tutti coloro che nella Commissione hanno voluto portare avanti il provvedimento in esame.
Noi saremo vigili e faremo sì che l'impegno che è stato preso di portare avanti e di sostenere anche finanziariamente questo provvedimento venga davvero garantito; ricorderemo poi al Governo e alla maggioranza questo impegno che si sono presi e gliene chiederemo conto.
Per il momento, come Gruppo Partito Democratico, non possiamo che cercare di dare fiducia e quindi votare a favore del provvedimento in esame. (Applausi).
MARCHESCHI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCHESCHI (FdI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi senatori, consentitemi intanto di esprimere soddisfazione per l'approvazione all'unanimità del disegno di legge in esame, perché non è una situazione che accade spesso. Ringrazio pertanto i colleghi della Camera per il lavoro fatto e anche i colleghi senatori che hanno capito la necessità di approvare celermente questo atto. L'apprezzamento va in generale per una buona politica e credo anche che sia un riconoscimento al lavoro che facciamo quotidianamente, nel quale spesso reclamiamo i nostri ruoli anche nei confronti di decreti-legge che arrivano in quest'Aula e che abbiamo poca possibilità di discutere. Credo che, laddove abbiamo la possibilità di esprimerci, dimostriamo che sappiamo farlo, come oggi, e quindi che continuiamo a fare il nostro lavoro, soprattutto quando c'è un'emergenza, anche in tempi brevi, che ovviamente non sono consueti per la navetta fra le due Camere.
È doveroso anche ringraziare il Governo, in particolare il sottosegretario Barbaro, che è qui oggi, il quale è stato tempestivamente presente anche quest'estate nella piena crisi della laguna di Orbetello, dove ha potuto accertare con i suoi occhi quello che accade ormai da troppi anni. Se oggi tutti siamo compiaciuti nel sottolineare una pagina di buona politica che interviene in un'emergenza che perdura da tanti anni, è bene, ricordare da dove veniamo come hanno fatto anche altri colleghi, e perché siamo arrivati oggi a questa emergenza, che a dire il vero si è molto aggravata rispetto a trent'anni fa. Basti pensare che veniamo da vent'anni di commissariamento, più dieci anni di deleghe affidate alla Regione Toscana.
Oggi, in sostanza, siamo qui a dire: basta, stop, ricominciamo. Voglio usare il verbo "ricominciamo" perché questo disegno di legge per Fratelli d'Italia non è un punto d'arrivo, ma di partenza. Ci siamo già detti che questo provvedimento ha la possibilità di aprire una nuova stagione, ma che è oggettivamente un primo passo. La soddisfazione quindi non può nascondere che il Parco - ma, prima ancora, il soggetto gestore unico del consorzio - dovrà rimboccarsi le maniche e non fare quello che hanno fatto altri in altre zone del Paese, ovvero occupare spazi senza dare le risposte che il territorio merita e che attende da troppi anni.
È ovvio che, individuato un gestore unico, come ha fatto questo disegno di legge, esso debba avere anche le forze e le risorse per poter poi mettere a terra tutti i progetti che già anni fa erano stati individuati dai comitati scientifici. Si devono dare risposte strutturali per cambiare una tendenza e non più risposte di emergenza (che, ahimè, neppure sono state date).
Credo sia bene ricordare che la politica ha dato il peggio di sé in questa, come in altre situazioni, in cui si è trattato di bonifiche e anche di prevenzione di determinati avvenimenti ambientali. È ovvio che nella gestione di un elevato rischio ambientale una pubblica amministrazione non può essere quella che non decide, che si divide, che sovrappone le competenze, che individua soggetti che reclamano a sé delle cariche, ma poi scaricano ad altri le responsabilità, che lascia le amministrazioni locali sole, che si nasconde dietro scuse di burocrazia, che annuncia o genera speranza che poi delude o che annuncia 3 milioni, che poi diventano 20 e poi non vengano erogati, perché i progetti non si riescono a realizzare.
Presidenza del presidente LA RUSSA(ore 15,44)
(Segue MARCHESCHI). Noi vogliamo dare risposte concrete, che non si esauriscono oggi, ma partono oggi con questo Parco, con il riconoscimento di un soggetto gestore che, è vero, colleghi, non ha le risorse adeguate che servono a realizzare le misure strutturali di cui stavo parlando, ma che può dotarsi dei mezzi necessari, partecipare a bandi e, come si è detto quando eravamo in Consiglio regionale in Toscana, rimboccarsi le maniche e trovare le risorse necessarie anche con il Ministero che è presente nel consorzio, per realizzare le misure richieste dal territorio.
È quindi con questo spirito di ripartenza e di grande attenzione che Fratelli d'Italia vuole puntare su questo soggetto gestore; anzi, avremmo voluto inserire una sorta di monitoraggio e di controllo del Parco e non solo da parte del Ministero, ma anche del Parlamento. Con questo spirito e con la volontà anche di rivedere le politiche adottate dal soggetto gestore nei prossimi anni, Fratelli d'Italia esprime un voto favorevole al provvedimento.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Colleghi, c'è stato un astenuto, tutti gli altri sono stati favorevoli. Scopriremo chi è stato il bastian contrario.
Informativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sulla situazione della rete ferroviaria nazionale e conseguente discussione (ore 15,45)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sulla situazione della rete ferroviaria nazionale».
Ha facoltà di parlare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, colleghi, non rileggo testualmente, per rispetto di quest'Assemblea, l'intervento di ieri che ho cambiato in alcuni passaggi e ho aggiornato con alcuni ulteriori dati arrivati nelle ultime ore.
Come già detto ieri, siamo qua per rispondere con fatti, numeri e oggettività.
Ieri alla Camera ho ricordato tutti gli episodi che hanno indotto il gruppo Ferrovie dello Stato a presentare un esposto alle autorità e ho sottolineato alcuni episodi oggettivamente sconcertanti, come la presenza di un uomo a passeggio sui binari nel momento in cui sono stati gravemente danneggiati degli impianti a Milano, dando vita al famoso sabato nero.
Elenco sinteticamente, quindi, a differenza del dettaglio di ieri, alcuni degli episodi contenuti nell'esposto: il 28 novembre 2024, alle prime ore del mattino, incendio doloso nella sede legale di Italferr SpA, società del gruppo FS. A distanza di soli tre giorni, si verificava un ulteriore evento doloso che determinava l'incendio di due carcasse di autovetture già in parte distrutte nella precedente occasione. L'11 gennaio a Milano disalimentazione della linea elettrica, con rottura del filo e del pantografo danneggiato. Il 13 gennaio, lungo la linea Roma-Napoli Alta velocità, guasto al deviatoio di Gricignano. In data 14 gennaio è stata riscontrata la rottura della rotaia tra Valdarno Sud e Arezzo Nord. Il 14 gennaio 2025 sulla linea Firenze-Chiusi lenta si sono registrati scatti degli interruttori, con perdita di controllo degli enti. Sempre il 14 gennaio 2025 a Roma Termini si è verificata una disalimentazione alla linea di contatto. Infine, in data 15 gennaio 2025, disalimentazione del deposito Manutenzione Alta velocità (MAV) del nodo di Roma.
Rispetto al 2023, nel 2024 le denunce raccolte dalla polizia ferroviaria per attentati alla sicurezza dei trasporti hanno avuto, ahimè, un incremento del 25 per cento. I numeri - non il sottoscritto - smentiscono chi sostiene che dopo l'esposto non sia cambiato nulla. Nel 2024, infatti, la puntualità media dell'Alta velocità è stata del 75 per cento. L'esposto di Ferrovie dello Stato, dopo i numerosi episodi concatenati, è del 15 gennaio. La puntualità dell'Alta velocità nelle prime due settimane del 2025 è stata del 78 per cento, aumentata all'85 per cento nella settimana successiva all'esposto.
Solo per amor di verità, ribadisco che negli ultimi anni i risultati peggiori, ahimè, a proposito di puntualità - tema su cui in tanti, giustamente, esercitano il loro diritto di critica - e i dati peggiori sull'Alta velocità ferroviaria, in termini di ritardi, risalgono al 2018, quando i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti erano prima del PD e poi del MoVimento 5 Stelle, con il 68 per cento, e poi al 2020, con un Ministro del PD, con il 70 per cento, nonostante - come a breve m'accingo a documentare - i cantieri e i convogli circolanti fossero enormemente minori.
Aggiungo un'altra riflessione: nel 2024 il settore dei trasporti ha registrato ben 626 scioperi, più di uno al giorno, sollecitati anche da chi parla di rivolta sociale, a mio avviso, con leggerezza.
La storia italiana insegna che i sabotaggi alle infrastrutture ferroviarie non sono mai stati un buon segno per quello che è successo in seguito, quindi, al di là della polemica politica, mi auguro che, a differenza di quanto è accaduto ieri, l'intera Assemblea si stringa ai 92.000 lavoratori e lavoratrici delle Ferrovie dello Stato, condannando con fermezza ogni eventuale episodio doloso. (Applausi). Fare battaglia politica o sindacale sulla pelle dei lavoratori e dei pendolari (eventualmente ciò fosse riscontrato dalle autorità giudiziarie) non è degno di un Paese civile.
Aggiungo altre riflessioni, sulla base di risultati e di investimenti di cui tutti dovremmo essere orgogliosi. Il 2024 non è stato un anno come gli altri, per quanto riguarda le ferrovie. Contiamo più di 1.200 cantieri aperti su tutta la rete, con una differenza marcata in positivo rispetto al passato, anche perché spesso sono cantieri di complessità e valore senza precedenti. Circa 700 di questi cantieri sono per nuove opere e i restanti (più di 500) per attività di manutenzione della rete. Questi lavori sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi del PNRR, che, come sapete, ha scadenze precise, e soprattutto per rendere la rete ferroviaria italiana più moderna, efficiente e sicura. Giusto per dare ai colleghi senatori un parametro di riferimento, nel 2020 i cantieri erano 983, rispetto ai 1.200 di quest'anno.
Aumentano ad oltre 10 miliardi di euro gli investimenti di Rete ferroviaria italiana nel 2024, un risultato che supera la previsione di budget di 9 miliardi. A rendere possibile questa performance sono gli interventi per la manutenzione, per il 30 per cento, aggiunti a quelli per il potenziamento tecnologico della rete e all'investimento sulle stazioni. Rispetto al 2022, cioè rispetto al pre-insediamento di questo Governo, gli investimenti in nuove opere sono raddoppiati, da 2,8 a 5,6 miliardi di euro. Nel 2020 il valore di investimenti in nuove opere si fermava a un miliardo e mezzo.
Evidenzio ora un altro aspetto, quello della manutenzione straordinaria, assolutamente rilevante per chi conosce la materia. Nel 2023 abbiamo aumentato le risorse per questo capitolo fino a 3,3 miliardi di euro, un incremento netto rispetto al valore medio per manutenzione straordinaria degli anni passati (negli ultimi cinque anni era inferiore ai 3 miliardi all'anno). A questi 3,3 miliardi si aggiungono altri 1,2 miliardi di euro che vengono contabilizzati per la manutenzione ordinaria. In altre parole, stiamo lavorando e recuperando investimenti inferiori del passato per evitare altri blocchi e tragedie.
I treni in circolazione (altro dato importante) a ottobre 2022, prima dell'insediamento di questo Governo, erano 8.874; il 15 gennaio di quest'anno sono stati 10.252. Quindi, nell'arco di poco più di due anni, si sono avuti il 15 per cento di treni circolanti in più sulla stessa rete ferroviaria nazionale e 200 cantieri in più sulla stessa rete ferroviaria nazionale. Nel 2022 (pre-Governo) i cantieri per nuove opere erano 616, mentre quest'anno sono 673 (più 9 per cento), e quelli per manutenzione erano 400, mentre quest'anno sono diventati 520 (più 30 per cento). Nonostante il maggior numero di cantieri, il maggior numero di convogli e il maggior numero di passeggeri (l'anno scorso mezzo miliardo di persone ha scelto il sistema ferroviario italiano), abbiamo registrato meno ritardi rispetto ai due Governi precedenti che vi ho citato prima.
Colgo l'occasione per chiarire anche altri aspetti, alla luce di alcune osservazioni sentite ieri da parte delle opposizioni alla Camera, che mi interessa non far cadere. Innanzitutto, sui dati tecnici detti, è chiaro che la politica ha il suo margine di soggettività, quindi è giusto che la maggioranza faccia la maggioranza e l'opposizione faccia l'opposizione, però spero che i colleghi abbiano tenuto conto dei numeri, dei dati, delle tabelle, dei riferimenti, delle crescite e delle percentuali.
Ricordo poi che, quando ho giurato come Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, come tutti i colleghi che sono di fianco a me ai banchi del Governo, ho sentito il dovere e l'orgoglio di servire al meglio il mio Paese. L'ho fatto in un momento particolarmente importante, alla luce della fase di profondo ammodernamento dell'Italia che questo Governo sta perseguendo con determinazione. Entusiasmo, impegno e attenzione non sono diminuiti, né sono distratti da altro. Anzi, ogni eventuale problema mi porta a lavorare un'ora in più. I dati che ho citato ovviamente non esentano tutto il sistema Ferrovie dello Stato (FS, Trenitalia, RFI) dall'essere vigili ogni giorno. Ci può sempre essere l'errore umano, ci può sempre essere un problema meteorologico, ci può sempre essere un problema sulla rete; ma quello su cui stimolo le aziende del trasporto ferroviario è di essere tempestivi nella soluzione e soprattutto di essere tempestivi nell'assistenza ai passeggeri tramite rimborsi biglietti, annunci, sistema di allerta WhatsApp e scuse, laddove siano ovviamente dovute.
La sfida di rendere possibile quello che qualcuno riteneva impossibile è qualcosa che chi è in quest'Aula sta portando avanti. Penso, ad esempio, ad altri dossier che sto seguendo come Ministro: a proposito delle Olimpiadi di Milano-Cortina, ricordiamo che anche in quest'Aula qualcuno riteneva che fossero perse e fossero impossibili. Siamo invece assolutamente in tabella di marcia. Penso inoltre alla realizzazione del collegamento stabile e diretto fra Sicilia, Calabria, Roma, Milano, Berlino e Nord Europa. Penso poi all'avvicinamento del centesimo sollevamento delle barriere del Mose che, per cento volte, salveranno Venezia, e lo ricordo a qualche pseudoambientalista che si è sempre opposto al Mose, alla TAV e alle grandi opere. È difficile avere un Paese moderno se non lo si mette in sicurezza. (Applausi).
Non c'è quindi alcuna brama di potere. La mia e la storia personale dei colleghi racconta che ci dedichiamo con passione - anche con fallibilità da esseri umani - al nostro ruolo. Come già detto ieri alla Camera - i tecnici mi hanno dato altri dati che, volendo, vi metto a disposizione e sono anche spesso pubblici - ringrazio la maggioranza per questi due anni di Governo che ci hanno permesso di diventare un punto di riferimento a livello mondiale, sia come sistema Paese che come sistema di trasporto ferroviario, tanto che il sistema dell'Alta velocità italiana ci viene richiesto come modello di sviluppo in tanti Paesi asiatici e occidentali, dove i numeri dicono che il sistema non funziona come da noi. Se, ad esempio, in alcuni importanti Paesi africani, al posto di scegliere i tedeschi o i francesi, scelgono e sceglieranno gli italiani, è merito non di un Ministro, ma di un lavoro di squadra assolutamente eccellente.
Ringrazio quindi la maggioranza per il supporto (Applausi), ma ringrazio anche l'opposizione che in diversi casi, con diversi colleghi che sono presenti in Aula, in questi due anni è venuta al Ministero e ha portato cause di sindaci che hanno assolutamente ragione e di Governatori con cui ho lavorato bene in questi due anni. Ne ho incontrati anche questa mattina di amministratori locali di centrosinistra e di amministratori regionali di centrosinistra. Mi auguro che quest'Aula si divida sui grandi temi su cui, ovviamente, è giusto che la politica si divida, quindi sul modello di sviluppo, su alcuni diritti e su alcuni doveri. Diverso è dividere il Paese o tentare di bloccare, se alcuni di questi esposti avranno un risultato che io ovviamente non mi auguro (però spetta all'autorità giudiziaria e alle Forze dell'ordine indagare). Litigare e dividersi sui ponti, sulle gallerie, sui viadotti, sulle fermate ferroviarie, sulle linee di trasporto pubblico è qualcosa che non fa bene al Paese. Dividiamoci su altro, ma dividersi sulla messa in sicurezza, sulla modernizzazione, sull'efficientamento e sulla velocizzazione del nostro sistema di trasporto non ha assolutamente senso. Così come mi auguro che nessuno sottovaluti il rischio che le istituzioni, la polizia ferroviaria e alcune procure stanno prendendo in esame. Si può fare battaglia politica su tutto, ma non sulla pelle dei lavoratori e dei pendolari.
Grazie e buon lavoro a tutti. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
È iscritto a parlare il senatore Spagnolli. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, il ministro Salvini è meraviglioso e io nutro una grande ammirazione per lui. (Applausi).
Egli ha fatto una relazione che illustra una serie di cose compiute, che è assolutamente ben fatta, ma non analizza minimamente i problemi che ci sono stati e non dice cosa intende fare per risolverli. Quando io facevo il sindaco nella mia città, Bolzano, se vi fosse stato un episodio comparabile a questo, e cioè se gli autobus fossero arrivati in ritardo un paio di giorni di fila - un paio di giorni dalle mie parti bastano per essere messo sul giornale in prima pagina - sarei stato preso a "sberloni", sia fisici sia metaforici. (Applausi).
Se avessi poi detto che, nonostante i ritardi dei bus, avevo organizzato una grande partita di calcio o fatto dei paramassi per evitare frane, credo che sarei stato preso in giro per diversi mesi.
Tra l'altro, io apprezzo molto, signor Ministro, che venga citato il Mose, che è stato realizzato su input di un sindaco di centrosinistra, Massimo Cacciari. Si vede che, a distanza di tempo, effettivamente si riconosce che abbiamo fatto anche delle cose buone. (Applausi).
Vi sono state ore di ritardo sull'Alta velocità, sulle linee dei pendolari, giornate con l'Italia spezzata in due. Non possiamo pensare che tali episodi vengano liquidati con una teoria complottista. C'è un problema strutturale, un problema strutturale che non si può addebitare solo a lei, signor Ministro - è evidente - anche se, dopo due anni e mezzo, un po' di corresponsabilità ce l'ha anche questo Governo.
Il problema è che lei ci ha messo diversi giorni prima di dire una parola su questa questione che afferisce il suo Dicastero. Nel frattempo l'abbiamo vista affaccendata in tutt'altre faccende: smaniava per andare negli Stati Uniti all'insediamento del presidente Trump. È intervenuto sugli scontri di piazza, prendendo le difese dei carabinieri nella vicenda Ramy. Ha criticato le ultime misure del presidente Biden, ha parlato delle critiche di Saviano ad Elon Musk.
Poi ha detto che voleva tornare al Ministero dell'interno, si è occupato del terzo mandato di Zaia, è andato a donare il sangue e ci ha informato della nuova vita di una gattina salvata da un carabiniere di Piacenza. L'unica cosa che ha fatto e ha detto, rispetto alle sue prerogative, è difendere il nuovo codice della strada, con un bellissimo video a fine anno, nel quale dice che si può bere come prima, ma non dice che si rischiano il sequestro della patente e anche l'arresto. (Applausi).
In tutto questo, signor Ministro, lei doveva fare solo due cose. La prima era chiedere scusa agli italiani, che vedono leso il loro diritto alla mobilità. La seconda era chiamare i vertici di Trenitalia e della rete ferroviaria per capire come uscire dalla situazione: dal punto di vista comunicativo, ma anche per capire che cosa fare, come bisogna lavorare per evitare che tutto ciò succeda ancora.
L'articolo 54 della Costituzione, ministro Salvini, dice che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Sulla disciplina, mi permetto di stendere un velo pietoso, perché tutto lei sembra, tranne che una persona disciplinata nel governo del suo Dicastero. Anche sull'onore, però, signor Ministro, che onore c'è a tirare in ballo il complotto, quando, nell'esposto presentato, si fa riferimento a cinque casi anomali a fronte di quotidiane situazioni di malfunzionamento della rete?
Caro signor Ministro, ci faccia il favore: ci risparmi tutto questo. Lo risparmi soprattutto a chi, ogni giorno, sale su un treno, tra cui molti di noi, e non sa quando arriverà. Ripeto che non penso che sia una sua responsabilità esclusiva. Però, se non ha voglia di occuparsi di queste cose, se ci deve essere un continuo sgusciare davanti a un problema che tutti tocchiamo con mano, faccia un passo indietro. Così avrà tutto il tempo per parlare dei gattini salvati dai carabinieri. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-C-RE). Signor Ministro, oggi lei si è vestito da Trump, come fa nei giorni in cui è in buona - ci aspettiamo che la prossima volta venga vestito come i Village People e canti «YMCA» - e ci ha spiegato tutte le responsabilità. In principio fu il chiodo, perché il 2 ottobre fu il chiodo; poi è stato il lucchetto, poi il pantografo, poi il traliccio, poi l'uomo che camminava sui binari.
Signor Ministro, lei ricorda un'altra grande scena americana, quella di John Belushi in «The Blues Brothers», quando continua a urlare: non è stata colpa mia, è stato che ho lasciato il tight in lavanderia! Ho perso il taxi! Lei ricorda John Belushi, solo che i Blues Brothers facevano ridere, lei e la Meloni state facendo piangere gli italiani. La cosa divertente - si fa per dire - è che chi le scrive i testi non si rende conto che le fa pestare - secondo me il sabotatore è il suo ghost writer - delle bucce di banana clamorose.
Facciamo l'esempio del 2014: sa chi era il Ministro delle infrastrutture? Lupi, cioè un partner della vostra maggioranza, e in quel caso Lupi gridò quattro volte all'attentato, perché in quattro circostanze gli anarchici, quelli contro la TAV, avevano messo delle bottigliette incendiarie ed altro sulla linea dell'Alta velocità. Lei ieri è andato alla Camera, facendosi precedere dalla trasmissione ufficiale di partito, vale a dire quella di Nicola Porro, che aveva detto la stessa cosa lunedì sera: anche Renzi nel 2014 aveva gridato al sabotaggio. Sì, perché nel 2014 c'era stato un caso, quello degli anarchici No-TAV.
Allora guardiamo i dati, signor Ministro: lei oggi, in un climax ascendente straordinario, ci ha detto che siamo passati dal 74 al 76 per cento, nell'ultima settimana, all'84 per cento di puntualità. Sa nel vituperato 2014, quando c'eravamo noi, quanto era la puntualità dei Frecciarossa? Il 97,6 per cento. Lei è al 74 per cento (Applausi). Non si faccia scrivere dai suoi uffici queste baggianate, perché fa una figuraccia e dovrebbe completare dicendo chiedo scusa.
Vogliamo vedere altri numeri? Guardiamo gli altri numeri: Ferrovie dello Stato aveva allora un indebitamento di 5 miliardi di euro; oggi è indebitata per 11 miliardi di euro. Allora faceva un Ebitda di 2 miliardi e mezzo, adesso fa un Ebitda di 2,2 miliardi. Però c'è una grande cosa: Salvini può dire che rappresenta i 92.000 dipendenti e non so quanto loro si sentano rappresentati, ma questa è una storia che vediamo a parte. I 92.000 sono 92.000, perché, dopo la cura Moretti, Ferrovie dello Stato stava tra gli 82.000 e gli 85.000 dipendenti. Nell'ultimo anno avete fatto 12.000 assunzioni, tornando al vecchio stile, che è quello di assumere anche laddove non c'è bisogno e talvolta di imporre al management di fare delle scelte politiche. (Applausi).
La verità è che lei è il più grande sabotatore delle Ferrovie dello Stato, perché sta prendendo su di sé una responsabilità, che è quella di aver cambiato il corso del risanamento di FS, di aver creato le condizioni del disastro ed è questo il motivo per il quale noi diciamo che lei deve andare a casa. Nel dubbio tra dove vuole andare lei, al Viminale, e dove vuole tenerlo la Meloni, al Ministero dei trasporti - credo più per evitare il Viminale che per altro - noi le suggeriamo di andare a casa, dove può fare delle dirette Tik Tok sul ripulire Milano - detta in un altro modo - bellissime.
La cosa che voglio dirle è che noi le diciamo di andare a casa, perché lei è responsabile, ma anche perché - finisco, signor Presidente - se in quest'Aula c'è un uomo che ha sempre chiesto le dimissioni degli altri quando stava all'opposizione, costui risponde al nome di Matteo Salvini (Applausi). Infatti, quando c'era al Viminale - e mi limiterò a parlare di un uomo di centrodestra - Angelino Alfano, qualsiasi cosa accadesse partiva il comunicato di Salvini: chiedo le dimissioni di Alfano. Me lo ricordo per un fatto di cronaca in Puglia (Salvini: chiedo le dimissioni di Alfano); me lo ricordo per un fatto di cronaca in Piemonte (Salvini: chiedo le dimissioni di Alfano); per una rissa in Campania (chiedo le dimissioni di Alfano); per un problema in Veneto (chiedo le dimissioni di Alfano). Una volta Salvini riuscì nel capolavoro di chiedere le dimissioni di Alfano anche dopo un fatto di terrorismo a Nizza; al che ci toccò spiegargli che Nizza dai tempi di Garibaldi era passata dall'Italia alla Francia (Applausi). Da qualche secolo ormai non è più in Italia e ci toccò spiegare a Salvini che, se voleva le dimissioni del Ministro dell'interno, doveva chiedere quelle del Ministro francese.
La verità è che lei oggi si è fatto circondare da tutti, dopo la "giornalata" che l'ha vista isolata, ma lei è isolato dentro. Questo perché, signor Ministro, la legge del contrappasso - per chi ama Dante è qualcosa di più di una legge - le sta dicendo che, dopo aver massacrato e insultato gli altri, dopo aver utilizzato i social contro gli altri, lei è riuscito in una grande impresa: doveva fare il blocco navale, ha fatto il blocco ferroviario! Chapeau! (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Salvitti. Ne ha facoltà.
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, rappresentanti del Governo (quasi al completo), trattiamo di un argomento importantissimo perché gran parte degli italiani, forse la maggioranza, utilizza i mezzi pubblici, è pendolare. Pertanto, trattando di questo argomento, incidiamo in maniera forte su qualcosa che tocca la quotidianità e la vita degli italiani.
Secondo me, al di là dei ringraziamenti per i dati che ci sono stati consegnati in maniera corretta da parte del Ministro, andrebbe utilizzato un metodo che probabilmente sarebbe più utile a tutti quanti, nel momento stesso in cui negli interventi che abbiamo appena ascoltato, al di là di quelle che possono essere battute o cose di questo genere, si andasse ad analizzare nel profondo il problema reale che esiste; poi andiamo a vedere anche le cause del disagio che si crea ai cittadini italiani, nei confronti dei quali mi sento in dovere di chiedere scusa a nome di tutti i componenti di quest'Assemblea, indipendentemente dal loro essere al Governo o all'opposizione. (Applausi).
Al di là di questo, secondo me bisognerebbe partire da un ragionamento scevro da qualsiasi condizionamento di carattere politico. Nel momento stesso in cui si vanno ad analizzare i numeri, bisognerebbe avere la capacità di discernere al di là delle posizioni politiche che si hanno all'interno delle Aule parlamentari. Abbiamo un compito diverso qui dentro: quello di analizzare come poter eventualmente risolvere un problema o come poter sollevare i cittadini italiani, in questo momento nello specifico i pendolari, da una particolare condizione.
Ci sono dati oggettivi che sono sotto gli occhi di tutti: mi riferisco a statistiche reali e comprovate, secondo le quali c'è un incremento delle corse, come è stato detto fino a poco tempo fa. Ringraziando Dio e anche grazie alle scelte di questo Governo, soprattutto a quanti hanno contribuito a far sì che questo accadesse, si registra un incremento del 15 per cento di corse e questo è innegabile; c'è un aumento del 10 per cento di cantieri per le nuove opere, ma soprattutto c'è un incremento del 30 per cento per quanto riguarda le manutenzioni. Noi parliamo di una rete infrastrutturale che è intonsa, come ci è stata lasciata. Tuttavia, il fatto di aumentare la manutenzione, anche straordinaria, sulla rete ferroviaria attuale è un dato importante che va considerato in maniera fondamentale, perché la manutenzione è importante tanto quanto i nuovi investimenti, che certamente debbono essere fatti sulla nuova rete infrastrutturale. Possono certamente creare dei disagi, ma a me dispiace il doppiopesismo che viene utilizzato: fino a poco tempo fa, a novembre e a dicembre, vedevamo il sindaco di Roma che andava sui cantieri, in divisa ufficiale (quindi camicia, cravatta e il gilet di cashmere), e diceva che stava facendo dei lavori per il Giubileo per migliorare la città. In quell'occasione, dall'altra parte dell'Emiciclo ci trovavamo persone che ci spiegavano che, per poter migliorare le condizioni della città di Roma, aspettando l'arrivo di oltre 30 milioni di pellegrini, era necessario fare quei lavori. Allo stesso modo, adesso è necessario fare lavori di questo tipo per far sì che nei prossimi anni si possa avere una rete infrastrutturale all'altezza delle esigenze dei cittadini e dello sviluppo di questa Nazione e del suo territorio. Andrebbe fatta un'analisi veramente scevra da qualsiasi tipo di condizionamento politico: io posso pensare tutto, tranne il fatto che il Ministro voglia incidere negativamente sullo sviluppo della rete infrastrutturale più importante del territorio del nostro Paese.
Poi è vero che vanno analizzati percentualmente anche gli interventi che si sono verificati in questo periodo, aumentando in percentuale altissima il numero di quelle che sono delle rotture anomale. Vogliamo definirle così? È giusto, ci sono gli organi competenti che stanno valutando gli interventi operati in maniera dolosa sulla rete ferroviaria italiana. Di questo va assolutamente fatta un'analisi, anche in questo caso scevra da qualsiasi tipo di condizionamento politico. Probabilmente, un atteggiamento di questo genere aiuterebbe l'istituzione e lo Stato a migliorare le cose. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Floridia Aurora. Ne ha facoltà.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signor Ministro, due anni fa lei ha presentato le linee programmatiche del suo Dicastero proprio nell'8a Commissione, di cui faccio parte. Non so se ricorda quello che ha presentato, quello che ha detto e le linee che ha illustrato, linee che consideravo già contorte ai tempi e che sono poco simili ai binari italiani di cui è responsabile. Quando le ho fatto presente, signor Ministro, che l'idea del Ponte sullo Stretto di Messina mi sembrava uno scherzo, mi ha risposto con tono serio che non ha senso fare un collegamento ferroviario al Sud senza il Ponte di Messina.
Non ha senso fare un collegamento ferroviario al Sud: questa è stata ed è ancora la sua filosofia, il suo ragionamento, che significa - ministro Salvini, le chiedo di ascoltarmi, siamo solo nove senatori e senatrici a intervenire - che a lei piace fantasticare, a lei piace giocare ai Lego, impegnare le risorse del suo, ma anche del nostro Ministero su un ponte che non c'è. A lei va bene continuare a lasciare la popolazione del Sud a sognare di avere collegamenti veloci e dignitosi. A lei non interessa collegare il Sud Italia al Nord Italia e viceversa. A lei non preme sostenere un vero sviluppo economico, turistico e industriale di tutto il Paese che permetta a migliaia di cittadine e cittadini italiani, lavoratori, studenti, pendolari, aziende e imprese di usufruire di una rete ferroviaria moderna e sostenibile nel 2025. Per finanziare il faraonico progetto del Ponte, avete dovuto azzerare i fondi destinati al trasporto rapido di massa, perché questo è. Ma poi vi stupite e gridate al complotto e allo scandalo se qualcosa non funziona. Questa è la sua filosofia, questo il suo modus operandi e questo è il problema che, purtroppo e per nostra sfortuna, grava sulle spalle e sulle tasche di tutte le italiane e gli italiani.
Non solo, ma lei ha un'altra ossessione: il cemento e le strade, mentre le sfide reali dei trasporti ferroviari in Italia rimangono irrisolte e solo sulla carta. Oltre al Ponte di Messina, lei, signor Ministro, preferisce concentrarsi sulla pista da bob di Cortina, che verrà utilizzata da un pugno di utenti e lascerà milioni di debiti alle casse pubbliche, tanto non sono soldi suoi. Vi siete concentrati sulla Pedemontana, costruita in Veneto con i suoi colleghi leghisti: un pozzo senza fondo che sta costando miliardi di euro allo Stato italiano.
A giugno dell'anno scorso - ne ha parlato anche lei - con il decreto-legge sullo svolgimento dei grandi eventi internazionali avete preferito dare il via libera ad asfaltare e costruire strade a più non posso in mezza Italia del Nord, già intasata di traffico e già colpita da inquinamento atmosferico, e questo per la bellezza di 3 miliardi di euro a fronte di solo 400 milioni per la mobilità ferroviaria. Non riesce nemmeno ad assicurare un collegamento ferroviario di 6,5 chilometri dall'aeroporto Orio al Serio alla stazione di Bergamo. È evidente che i conti non tornano ed è evidente che abbiamo a che fare con una classe politica inadeguata. Semplicemente, signor Ministro, lei non sa dove mettere le mani nel Ministero di sua competenza e, dove le mette, succedono guai.
Non solo, sembra evidente che non sappia quali siano i suoi compiti e le funzioni di un Ministro dei trasporti e delle infrastrutture nel 2025. Ieri ha detto testualmente che da anni la rete ferroviaria è oggetto di attacchi, che l'Italia non si fa intimidire. Pensavo di nuovo che fosse uno scherzo. Le posso dire tranquillamente che è lei, con le sue teorie complottiste e cospirative, che vede sabotaggi e nemici dappertutto e sta cercando di intimidire gli italiani. (Applausi).
Per lei e la destra ci sono vecchi e nuovi nemici ad ogni angolo, in perfetto stile western; prima i meridionali, sostituiti dai migranti; poi gli ambientalisti, oggi sono pseudo ambientalisti; poi le donne e i loro diritti, i giovani che pensate essere in perenne stato di sballo con il codice della strada. Ora abbiamo un nuovo capitolo nella saga dei complotti: i sabotatori di treni.
Ministro, si rende conto della gravità delle sue parole e di quello che ha detto? Le ricordo che è da irresponsabile… (Il microfono si disattiva automaticamente).
Un minuto ancora. È da irresponsabile instillare paure nella popolazione per coprire la propria inadeguatezza. Sinceramente, Ministro, speravo che questa volta non tornasse in Aula con la lista della spesa di tutti i cantieri aperti e gli esposti presentati. Li conoscevamo, speravamo veramente di venire a sapere quali sono le soluzioni concrete rispetto alle criticità emerse, che sono quotidiane. È chiaro che ci sono i problemi di cyber security e i guasti, ma noi vogliamo sapere da lei, Ministro, quali sono le vere soluzioni.
Le chiedo anche di non strumentalizzare i lavoratori delle Ferrovie dello Stato, perché li sta mettendo in difficoltà e sta mettendo in difficoltà tutte le ferrovie dello Stato, che fino ad ora hanno avuto una reputazione eccellente. (Applausi). Lo ha fatto anche con le associazioni delle vittime della strada, che non hanno chiesto il consenso di essere strumentalizzate in questo modo.
Quindi, Ministro, un passo indietro, un passettino indietro lo faccia, per carità. Grazie. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto superiore «Giuseppe Garibaldi» della splendida città di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori. Vi ringrazio della visita (Applausi).
Ripresa della discussione sull'informativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (ore 16,20)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rosso. Ne ha facoltà.
ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ringrazio il ministro Salvini per l'informativa e per i numerosi dati che ci ha fornito. Sono cifre da record. Ripeto solo alcuni dati estremamente importanti: più di 500 milioni di passeggeri in un anno, con un'offerta in aumento grazie a 1.500 treni in più in circolazione; 1.200 cantieri aperti, 700 con nuove opere; 100 miliardi investiti in cinque anni, ulteriori 100 miliardi fino al 2034.
A dicembre, prima delle polemiche di questi giorni, Ferrovie dello Stato, una delle più grandi aziende italiane, con una classe dirigente di primissimo livello, ha presentato il nuovo piano industriale che prevede una serie articolata di interventi sulla rete ferroviaria, sostenuta da impegni di spesa pari al doppio di quella effettuata nel 2024. Negli ultimi provvedimenti passati al Senato abbiamo letto più volte di finanziamenti aggiuntivi alla rete ferroviaria italiana. Merito del Governo e del ministro Salvini che hanno saputo cercare e ottenere più fondi per le infrastrutture italiane. La crescita di un Paese dipende anche dalle infrastrutture che si realizzano per permettere di agevolare la crescita stessa.
Questo è il compito principale di un Ministro dei trasporti e delle infrastrutture: preparare il Paese a crescere, non andare a controllare i chiodi messi dalle ditte in subappalto o le catene sui binari. Mai prima d'ora ci sono stati tanti interventi per migliorare la rete ferroviaria: cantieri che stanno alimentando la crescita economica e generando migliaia di posti di lavoro. È evidente che i risultati e i miglioramenti della rete si vedranno solo una volta chiusi i cantieri.
Mi chiedo allora le ragioni di questi attacchi al ministro Salvini e al Governo di centrodestra. Sono evidentemente attacchi politici, non nuovi, a un uomo che è uscito indenne da un processo che non andava fatto a lui (Applausi), ma a chi importava immigrati. Le critiche a Salvini, peraltro, vengono anche da ex Ministri dei trasporti, che dovrebbero aver imparato a leggere i numeri che oggi depongono a favore di Salvini e del Governo di centrodestra in modo inequivocabile.
Ma la macchina del fango del centrosinistra vuol far credere agli italiani che, negli undici anni in cui il centrodestra non ha governato questo Paese, i treni erano puntuali, non c'erano guasti e i passeggeri erano felici e gioiosi. (Applausi). Invece, come se ci fosse stata una sorta di obsolescenza programmata, negli ultimi due anni - cioè guarda caso quando è tornato il centrodestra a governare l'Italia - i ritardi sono diventati insopportabili, i guasti incredibili, i passeggeri irritati e delusi e per questi i sindacati hanno cominciato una serie selvaggia di scioperi. Arriviano fino all'onorevole Schlein che, vivendo su un altro pianeta, pretende che Salvini chieda scusa agli italiani. (Commenti).
PRESIDENTE. Ma è possibile che ci debba per forza essere un colloquio? Lasciatelo parlare, poi dopo parla un altro di un altro Gruppo. Lo dico sempre, riferendomi ai due lati dell'Emiciclo.
Prego, senatore Rosso, prosegua. C'è difficoltà ad ascoltare.
ROSSO (FI-BP-PPE). Purtroppo per l'opposizione, i dati statistici ufficiali del gruppo Ferrovie sul numero dei treni, sulla puntualità, sull'apprezzamento del servizio da parte dei viaggiatori sono migliori di quelli degli anni in cui non ha governato il centrodestra. Il motivo è semplice: noi crediamo da sempre e investiamo nelle infrastrutture.
Vi ricordate cosa pensava il MoVimento 5 Stelle, con il ministro Toninelli, quando governava questo Paese? (Applausi. Commenti). Hanno tentato in tutti i modi di fermare l'infrastrutturazione dell'Italia. Per rimanere solo in Piemonte, vi ricordate gli studi costi-benefici? (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore, la prego.
Per favore, mi sembra un dibattito tutto sommato tranquillo. Non riesco a capire che bisogno c'è di interrompersi reciprocamente. Stiamo discutendo di un tema che credo si possa affrontare serenamente.
Prego, senatore Rosso.
ROSSO (FI-BP-PPE). Grazie, Presidente.
Solo per rimanere nel mio Piemonte, vi ricordate i famosi studi costi-benefici, la sospensione dei lavori della TAV, il tentativo di smantellare il progetto Torino-Lione, l'appoggio ai movimenti No-TAV in Val Susa, le cui frange estremiste hanno messo a ferro e fuoco la valle? (Applausi). In quegli anni si propagandava l'odio per le infrastrutture, l'odio per l'Alta velocità. Altro che treni in orario e passeggeri felici! (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Licheri, la richiamo all'ordine. Oggi è la seconda volta. La prego, senatore Licheri. Non mi costringete, prego. Ma che modi!
Prego, senatore Rosso. Si vede che lei tocca dei nervi scoperti. (Applausi).
ROSSO (FI-BP-PPE). Evidentemente è così. (Commenti).
PRESIDENTE. Per favore, lasciamolo parlare. La richiamo all'ordine. Allora, lasciamolo parlare, così non c'è bisogno che io intervenga.
ROSSO (FI-BP-PPE). Il Ministro ci ha anche informato dell'ipotesi che ci siano atti dolosi dietro alcuni recenti episodi di ritardi nelle principali stazioni italiane. Dobbiamo prenderne atto e confidiamo nel lavoro della magistratura. Del resto, che si sia attivata un'area antagonista anarchica è evidente a ogni manifestazione di piazza.
Ministro Salvini, come lei ben sa, Berlusconi ci insegnò la politica del fare, lasciando ad altri la politica del disfare. Ministro, continui con il suo impegno, continui con il suo lavoro su trasporti e infrastrutture, ma anche sulle altre materie di sua competenza. Già molto è stato fatto - penso al codice degli appalti e al salva casa - ma nuove sfide ci aspettano. Penso per esempio alla rigenerazione urbana, in discussione qui al Senato, che cambierà il modo di vivere nelle città, rendendole a misura d'uomo.
Ministro, andiamo avanti così; gli italiani hanno ormai capito chi lavora per loro e chi critica con le mani in mano. "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa". (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Nicita, mi sono stancato di richiamarla tutte le volte.
Voglio precisare che trovo difficile capire la pretesa, una volta di qua e una volta di là, che l'esponente dell'opposizione dica le cose che piacciono alla maggioranza e l'esponente della maggioranza dica le cose che piacciono all'opposizione. (Applausi). È impossibile.
È iscritta a parlare la senatrice Di Girolamo, che sicuramente porterà calma in quest'Aula. Ne ha facoltà.
DI GIROLAMO (M5S). Signor Presidente, la ringrazio, ma calma forse no. Vorrei almeno tornare sul punto. Noi oggi stiamo discutendo su un'informativa che riguarda la situazione della rete ferroviaria italiana, non di altro. Vorrei tornare sul punto intanto dando il bentornato al ministro Salvini (Applausi), che si rivede finalmente in quest'Aula. Noi l'attendevamo da agosto, perché è da agosto che richiediamo la sua presenza in quest'Aula; il caos sui treni è iniziato a registrarsi almeno dal luglio 2024, e da allora abbiamo iniziato a invocare la sua presenza in quest'Aula per venirci a riferire cosa stesse succedendo. Ma lei, fermamente indifferente alle nostre richieste, era completamente assorto nella sua spasmodica ricerca del capro espiatorio: ora il ponte, ora la catena, fino al complotto, fino alla cospirazione nei suoi confronti. Noi oggi, dopo ieri, abbiamo dovuto ascoltare di nuovo queste cose e queste parole. (Applausi). Signor Ministro, torniamo sul punto. Quello che trovo più chiaro, a questo punto, è la sua totale inadeguatezza: signor Ministro, io noto come lei abbassi lo sguardo, inforchi gli occhiali e si legga le sue carte quando parla un membro dell'opposizione (Applausi), e poi è tutto attento mentre parlano i colleghi della maggioranza. (Commenti).
PRESIDENTE. Senatrice, la prego di rivolgersi a me.
DI GIROLAMO (M5S). Signor Presidente, mi permetto di farlo notare perché, da parte di una persona così muscolare come Salvini, a me questo non sembra un gesto di forza nei confronti di chi è qui a rappresentargli questioni. (Applausi).
Signor Ministro, io ravvedo nel suo comportamento una totale inadeguatezza al ruolo. Lei oggi è venuto qui a illustrare, come ieri del resto, un esposto che non è nemmeno suo, perché è un esposto di terzi, di FS. Credo che questo rasenti davvero il ridicolo e qualifichi il suo peso e la sua sostanza. Ma lei si rende conto che i disagi peggiori abbiamo iniziato a registrarli dal luglio 2024? Oggi ha aggiunto una data, ma nell'esposto lei da ieri ha iniziato a parlare di questioni che partono dall'11 gennaio 2025, cioè praticamente l'altro ieri. Si rende conto del silenzio assordante che c'è stato da parte sua in tutto un arco temporale in cui i trasporti non hanno funzionato, tutti le chiedevano motivazioni, ma lei non ha mai dato nessun cenno di risposta, magari mandando altre teste di legno, forse per salvare la sua?
Lei oggi esprime la sua inutile presenza in quest'Aula di fronte a un'informativa monca e manchevole, e dà la colpa ai cantieri del PNRR. Allora, dico una cosa: più che colpa, forse, Ministro, dovrebbe ringraziare il PNRR che le è stato lasciato in dote (Applausi), non solo perché le permette di avviare nuovi cantieri, ma anche perché quel PNRR ha liberato nuove risorse che voi vi ritrovate a bilancio e da poter destinare ad altri cantieri ed altre opere che a quest'Italia servono.
Torno sul punto dei cantieri del PNRR, perché lei si smentisce sostanzialmente da solo: prima dice che è colpa del PNRR e poi dice che i ritardi sono tutta una causa concatenata legata ai cantieri del PNRR, però lei sa bene che quei cantieri sono programmati da tempo. Quando c'è una programmazione in FS e in Rete ferroviaria italiana, che sono sì delle aziende serie, si attiva una filiera che prevede servizi sostitutivi e percorsi alternativi, e si attiva per tempo. Quindi, il problema che oggi ha collassato l'Italia non è quello della gestione delle ferrovie e della gestione del servizio dei trasporti. C'è ben altro da spiegare. Ministro, sono due le cose: o ignora tutto questo, oppure sta raccontando delle fandonie. (Applausi). Perché non ci è venuto a raccontare del nuovo piano di manutenzione di RFI varato nel 2024, che concentra gran parte degli operatori sulla riparazione dei guasti, drenando forza lavoro dalla manutenzione programmata? Perché non ci è venuto a parlare di quanto, con l'aumento dei treni e la saturazione delle linee, sia più veloce l'usura dei materiali e, quindi, maggiormente necessaria una manutenzione ordinaria che con il nuovo piano non viene registrata?
PRESIDENTE. Senatrice, la invito a concludere.
DI GIROLAMO (M5S). Signor Ministro, sarebbero tante le cose che avrebbe potuto dire oggi in quest'Aula e che non ha detto. Per fortuna che ci sono le opposizioni a stimolarla, come ha detto. Ieri ha detto che lei pensa di essere nel giusto e di lavorare per gli italiani. Le dico una cosa, gli italiani… (Il microfono si disattiva automaticamente). Le opposizioni la ringrazieranno solo e soltanto quando lei deciderà di chiedere scusa agli italiani e di dimettersi per manifesta incapacità di svolgere il suo ruolo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Romeo, che oggi compie gli anni. Auguri. (Applausi).
Ne ha facoltà.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, grazie per gli auguri, con la speranza che al mio compleanno mi facciano parlare senza interrompermi. Questa è una richiesta.
PRESIDENTE. Faremo questo regalo.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Anzitutto, ringrazio il ministro Salvini per l'informativa perché, al di là delle discussioni politiche e il pensiero che ogni Gruppo, giustamente e legittimamente, può portare in quest'Aula, sono i numeri quelli che fanno la differenza e che testimoniano l'impegno del lavoro.
Signor Ministro, io la conosco bene. Chi conosce i pregi e i difetti del Ministro sa benissimo che Matteo Salvini è un grande lavoratore, una persona che non ha bisogno di essere difesa perché ha le spalle larghe. Tutto quello che gli state dicendo oggi, vi tornerà indietro con gli interessi. (Applausi). Vi posso assicurare che sarà così.
Preferisco concentrarmi sul dato politico, che è chiaro. La presidente Meloni in questo momento è troppo forte e, quindi, i signori dell'opposizione prendono di mira un Ministro a settimana. Questa è un po' la loro idea. (Commenti). Un giorno è il ministro Piantedosi per le vicende della polizia o il tema della sicurezza; per la questione legata a delle anomalie che ci sono state nella rete ferroviaria c'è il ministro Salvini; domani, ci fosse un problema legato al rischio idrogeologico (cosa che non mi auguro), se la prenderebbero con un altro Ministro. (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Nicita, le daremo un banco speciale.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Per noi è chiaro che l'obiettivo è cercare di indebolire il Governo, colpendo i vari Ministri dal punto di vista politico. Ebbene, è legittimo da parte dell'opposizione fare questo, ci mancherebbe altro. Non mi interessa molto il dibattito sulla questione; poi sarebbe bello magari entrare anche nel merito della rete ferroviaria e della struttura. Quanto alla questione della puntualità sinceramente non entrerei nel dibattito. Dico solo che ai tempi di Renzi i treni erano talmente puntuali che si è realizzato il cosiddetto "Air Force Renzi". Si è trattato di circa 160 milioni di euro, con i quali si sarebbero potuti mettere a disposizione di tutti 20 treni per i pendolari. (Applausi). Tuttavia, i treni erano talmente puntuali che si è pensato invece di viaggiare in altro modo.
Fatta questa premessa, qualcuno di voi, sentendo alcuni miei interventi, mi ha detto che, visto il mio ruolo, sarebbe meglio se mi sedessi tra i banchi dell'opposizione. Ci mancherebbe, io lì non mi siederò mai perché sono e continuerò a essere parte della maggioranza, però mi permetto di dare qualche consiglio all'opposizione. Vedete, ci si accanisce contro un Ministro perché ci sono una serie di anomalie, tra l'altro talmente prolungate nel tempo che magari qualche sospetto sorge (senza parlare di complotti). Ciò avrebbe magari dovuto indurre l'opposizione a una maggiore prudenza e attenzione, verificando anche alcune dichiarazioni. Ho sentito qualcuno di voi dire che è un problema strutturale. Caspita, ma se è un problema strutturale, voi state facendo un danno anche a quattro Ministri: da Giovannini a Toninelli a Delrio a De Micheli, che sono stati Ministri. Quindi, rischia di diventare controproducente, perché sembra quasi mettiate in rilievo il fatto che negli anni precedenti non si sia creata una rete strutturale tale da consentire che oggi i treni possano viaggiare nella maniera più giusta. Quindi, state attenti a fare certe dichiarazioni. State molto attenti. (Applausi).
Così come, anche sugli investimenti, proprio perché ci avete regalato il PNRR, il momento di più grande intervento, sugli investimenti avete il coraggio di dire che non sono sufficienti, che non sono necessari, e parlate di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche lì, state attenti, perché rischia di tornarvi tutto indietro.
Ho sentito parlare addirittura di distrazione da problemi strutturali, che ci sono pochi soldi e pochi interventi. Però, delle due l'una: basta andare a leggere il piano strategico che prevede oltre 100 miliardi di investimenti nei prossimi cinque anni per l'infrastrutturazione del Paese. Quindi, bisognerebbe contare fino a dieci prima di fare gli interventi, prima di fare una certa opposizione, magari entrando anche nel merito.
Signor Presidente, chiedo un ultimo minuto in più anche io per dire che poi mi dispiace, perché, andando avanti così, rischiate di prendere tutta una serie di cantonate, che è quella che state prendendo nel corso della storia. Come è dimostrato, infatti, la questione di una possibile ipotesi di sabotaggio è una questione che è in campo.
Bisogna stare attenti, perché, come sapete bene, il sabotaggio ci ricorda l'inizio di un periodo storico, con alcuni interventi che avevamo dimenticati e non vorremmo ripercorrere, sapendo che qualcuno dell'opposizione, con incarichi di responsabilità, aizza dicendo che dobbiamo fare la rivolta sociale. Quindi, attenzione e prudenza.
Le altre cantonate le abbiamo viste e le abbiamo sentite dire.
PRESIDENTE. Senatore Romeo, la invito a concludere.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, concludo davvero. Altre cantonate le abbiamo viste e le abbiamo sentite dire: abbiamo sentito dire che il Governo non aveva la strategia per riportare a casa Cecilia Sala e abbiamo visto com'è finita; omicidio di Stato sul caso Ramy, per poi verificare che la magistratura ha detto che, in effetti, le Forze dell'ordine si sono comportate in maniera corretta.
Per non parlare dell'ostruzionismo che state facendo al sindaco di Milano, che fa parte della vostra maggioranza, per non fare approvare il disegno di legge cosiddetto "salva Milano", che è un obiettivo di tutte le nostre imprese
PRESIDENTE. Senatore Romeo, devo nuovamente invitarla a concludere.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Se volete continuare così, fra poco nel centrodestra qualcuno vi farà un monumento. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Irto. Ne ha facoltà.
IRTO (PD-IDP). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, treni soppressi, ritardi impressionanti, informative inesistenti, alternative nulle, costi insopportabili per i viaggiatori, disagi enormi e il Ministro dei trasporti, come sempre, è stato assente; oggi è anche stralunato, in cerca dell'ennesima panzana, per scaricare la colpa sugli altri, sottrarsi alle proprie responsabilità e buttarla in teatro. Questo sta facendo. (Applausi).
C'è un grande problema, cari colleghi, c'è un gigantesco problema. In piena transizione energetica, in Italia il trasporto ferroviario è nelle sabbie mobili a insaputa del Governo. Oggi qui c'è tutto il Governo. Anzi, signor Ministro, oggi non è da solo come ieri alla Camera. Su questo le facciamo i complimenti: almeno in questo ci è riuscito. Il Governo, però, resta incosciente rispetto a quello che sta avvenendo in Italia ed i passeggeri ne pagano le spese; non vengono ascoltati, compresi, tutelati. Stesso discorso vale per i trasportatori delle merci, che già da due anni, anche in questo caso a insaputa del Governo, lamentano l'assoluta mancanza di iniziative e garanzie rispetto ai ritardi provocati dai cantieri ferroviari, cosa su cui il Ministro dei trasporti è rimasto muto, immobile, indifferente.
Davanti a questa realtà drammatica, signor Ministro, lei galleggia nel suo limbo di vuotezza politica e continua a spostare l'attenzione: ad attaccare gli extracomunitari, a respingere le diversità, a sbandierare una risibile identità nazionale fatta di pizza, pasta, panini. Addirittura, fa il politologo dell'ultima ora. Qualche volta sembra rivolgersi al presidente Trump come fosse suo cugino. (Applausi).
Insomma, continua a strumentalizzare le forze politiche e a straparlare del nuovo codice della strada. Se non bastasse, per il gusto degli eccessi, vorrebbe addirittura bandire i libri scolastici che contestano le politiche leghiste della Lega sulla sicurezza.
La verità è che il trasporto ferroviario era un vanto, ma oggi è sprofondato nel baratro. Era un vanto per i tanti lavoratori, per le tante professionalità che ci lavorano tutti i giorni e che noi salutiamo e ringraziamo per lo straordinario lavoro, perché non è responsabilità loro quello che sta avvenendo (Applausi). Questa situazione è causata dalla miopia e noncuranza del Governo, incapace, negazionista, irresponsabile e perfino infantile nei suoi tentativi di minimizzare, di cambiare argomento e di sminuire la portata del problema, evidente già dall'estate scorsa.
L'Italia, quindi, in questo momento non ha un trasporto ferroviario affidabile ed efficace, ma lei, Ministro, gioca a fare la macchietta. La Presidente del Consiglio ignora, anzi fa finta di ignorare la gravità di quello che sta avvenendo. Discute d'altro, si esibisce in TV, si affida ai selfie, non dice una parola su questo tema; anche lei muta, anche lei complice, costretta a tacere per non precipitare nella spirale dell'imbarazzo, del surreale, del tragicomico.
Signor Ministro, prima dice all'Italia che un chiodo ha paralizzato la circolazione dei treni. Ora ripiega sul sabotaggio e sul complotto, riferisce di esposti e dossier che la rendono ancora più incredibile, ancora più inadatto alla responsabilità che gli è stata affidata. Ieri alla Camera, oggi un po' meno, ha accorciato la relazione e ha messo insieme un incendio di mezzi Italfer con altri episodi, compreso il ritrovamento della catena antifurto di una bicicletta. Di fronte ai disagi di migliaia e migliaia di cittadini e viaggiatori, lei Ministro non ha detto alcunché, probabilmente perché non sapeva come porsi. Se avesse avuto un vero e solo argomento, l'avrebbe usato. Invece ha meditato ed è uscito con la storia del sabotaggio e dell'attacco alla rete ferroviaria, sfruttando esposti e segnalazioni di Ferrovie dello Stato. Manca poco, Ministro, che dica di aver chiamato Harry Potter per sconfiggere le forze del male. (Applausi). Per il resto le sta usando tutte.
Mi scuso per la satira, ma non c'è altro modo per contestare le affermazioni imbarazzanti di un Ministro assente e perditempo, che ha avuto finanche l'ardore di elencare dati asettici e ringraziare le opposizioni - come ha fatto anche oggi - senza chiedere scusa ai viaggiatori che da mesi patiscono disagi e disservizi mai visti e senza dire una cosa che ha fatto. Ministro, il PNRR se l'è trovato, non c'è una programmazione, non c'è una visione, non ha detto cosa vuole fare.
È il caso quindi di ricapitolare velocemente alcuni fatti e dati. Nell'estate scorsa diversi treni ad Alta velocità si sono fermati in piena campagna, sotto il sole rovente, a quasi 50 gradi; Roma e Milano in tilt; il Codacons ha segnalato che dal 2025 si contano già 104 gravi episodi di rallentamenti o blocchi, con notevoli disagi: di questi 104, 76 sono riferiti a problemi tecnici. Vuol dire allora che non c'è programmazione, vuol dire che non ci sono capacità di intervento, vuol dire, Ministro, che lei deve assumersi la responsabilità, senza buttare la palla in tribuna.
Vede, Ministro, qualche settimana fa in quest'Aula il Gruppo Partito Democratico l'ha interrogata proprio sui ritardi ferroviari. Allora, come ora, lei è stato bravissimo e ha fatto quello in cui è davvero molto bravo: addossare la responsabilità a qualcun altro o a qualcos'altro. Una volta è il chiodo, una volta i TAR per gli NCC, qualche volta ha addossato la responsabilità a qualche suo collega di Governo, qualche volta - come ha fatto ieri ed oggi - alla catena di una bicicletta o al complotto.
PRESIDENTE. Si avvii a concludere, senatore Irto.
IRTO (PD-IDP). Vede, Ministro, il Partito Democratico glielo dice pacatamente: la responsabilità è tutta sua e lei oggi deve dire cosa intende fare e soprattutto deve avere la capacità e l'onestà di chiedere scusa agli italiani e all'Italia. (Applausi. I senatori del Gruppo PD-IDP espongono cartelli).
PRESIDENTE. Bene. Leviamo i cartelli.
Senatore Irto, stavo proprio per dire che, dopo il mio appello, lei aveva potuto concludere il suo intervento senza la minima interruzione, a differenza di quello che è accaduto ad altri colleghi. Però, è arrivato il cartello. Naturalmente l'ultimo è quello di Nicita, che ha fatto pure un disegnino. Bravo, senatore Nicita. (Commenti). È un disegno. Abbiamo capito, senatore Nicita, ce lo dia. È il suo contributo al dibattito di oggi. (Commenti. Applausi).
È iscritto a parlare il senatore Sigismondi. Ne ha facoltà.
SIGISMONDI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ministro Salvini, non so lei, ma io ho notato un certo disorientamento dai banchi delle opposizioni. Durante questo dibattito li ho sentiti parlare dei Village people, li ho sentiti lamentarsi perché prendeva appunti, alzare i cartelli; abbiamo anche ascoltato il senatore Spagnolli arrivare a dire che il sindaco Cacciari è stato quasi l'artefice del Mose. Ricordo una frase, tanto per lasciarla agli atti: abbiamo perso, però il giorno che inaugureremo il sistema Mose scoprirò una lapide dove si leggerà: queste opere sono state realizzate contro la volontà del sindaco di Venezia. Firmato Massimo Cacciari. (Applausi).
PRESIDENTE. Lasciamo Cacciari al di fuori di questo dibattito, nel bene e nel male.
SIGISMONDI (FdI). Dà un po'la misura del disorientamento di questa sua tempestiva informativa, perché per giorni si sono impegnati a dipingerla come intenzionato a sottrarsi al confronto in Parlamento sulla situazione della rete ferroviaria in Italia, invece eccola qui. Forse le opposizioni dimenticano che scappa solo chi teme la verità; invece lei, signor Ministro, questa maggioranza e questo Governo non temono la verità. (Applausi). Questo perché la verità testimonia la determinazione del Governo Meloni nell'affrontare i problemi della Nazione, proprio a partire dalle infrastrutture.
Tuttavia, dal dibattito di questi giorni, colgo positivamente il fatto che finalmente anche le opposizioni hanno riconosciuto l'importanza di investire nelle infrastrutture; quelle stesse opposizioni che, da una parte, sostengono la transizione verde e la mobilità sostenibile, ma, dall'altra, alimentano il partito del no sulle opere strategiche come il terzo valico, la TAV, il Ponte sullo Stretto e tante altre opere che questo Governo intende portare avanti per rendere più moderna la nostra rete ferroviaria.
Molti sono gli spunti emersi dal suo intervento, ma ce n'è uno in particolare che invito anche le opposizioni a non sottovalutare. Il signor Ministro ha rappresentato uno scenario preoccupante, segnalando concreti sospetti di sabotaggi contro la nostra rete ferroviaria. Le sue parole non possono lasciare indifferenti le forze politiche. Le situazioni descritte ci fanno tornare in mente le pagine più buie della nostra Repubblica e ci ricordano quanto sia necessario vigilare sulla sicurezza della rete ferroviaria, tutelando l'incolumità dei viaggiatori ed evitando il rischio di un disegno preordinato per mettere in ginocchio il nostro sistema di trasporto. In questo contesto il Gruppo Fratelli d'Italia auspica che si faccia piena luce il prima possibile sugli episodi che il ministro Salvini ha ricordato nella sua relazione. È nostro dovere garantire che le infrastrutture ferroviarie siano sicure e protette; un obbligo nei confronti dei cittadini, del personale ferroviario e di un sistema che rappresenta la spina dorsale della mobilità nazionale.
Qualcuno dalle opposizioni ha affermato che questo Governo non avrebbe una strategia sulle infrastrutture. Beh, l'informativa del ministro Salvini dimostra chiaramente il contrario. Oggi c'è una chiara inversione di approccio rispetto al passato. Con questo Governo (Commenti) - so che i numeri che sono stati detti vi fanno male, ma è così - sono stati attivati oltre 1.200 cantieri ferroviari su tutto il territorio nazionale, con investimenti superiori a 10 miliardi di euro. Finalmente si è tornati a investire in manutenzioni straordinarie, potenziamenti tecnologici e nuove opere infrastrutturali. Solo nel 2024 più di 500 cantieri sono stati dedicati alla manutenzione della rete, per garantire sicurezza ed efficienza, e altri 700 sono stati destinati a nuove opere fondamentali per la modernizzazione del sistema ferroviario.
Non solo, il ministro Salvini ha ricordato anche come nel 2024 si sia registrato un record storico: mezzo miliardo di viaggiatori ha scelto il treno come mezzo di trasporto. Sapete cosa significano tutti questi dati? Che con il Governo Meloni cresce il numero di cantieri, cresce il numero di passeggeri e cresce il numero di treni in circolazione. (Applausi. Commenti). Nonostante questi flussi di passeggeri e questa intensità di lavori, il dato sulla puntualità dei treni nell'Alta velocità nel 2024 ha raggiunto il 75 per cento contro il 68 per cento del 2018, quando - per intenderci - a guidare il Ministero di Salvini c'erano i rappresentanti del PD e del MoVimento 5 Stelle. (Commenti). A proposito di incapacità, le potete trovare tutte all'interno dei vostri partiti. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Va bene, è sbagliato il nome, andiamo avanti, ha ancora venti secondi, senatore. Senatrice Paita!
SIGISMONDI (FdI). Vorrei soltanto concludere con un doveroso ringraziamento anche da parte nostra a tutti i lavoratori del settore ferroviario e alle Forze dell'ordine che avranno sempre il nostro sostegno. Rinnoviamo dunque la nostra piena fiducia al ministro Salvini e all'azione del Governo. Buon lavoro, signor Ministro. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che ringrazio per la disponibilità.
NICITA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Il senatore Nicita avrà la possibilità di esibirsi. Stavo andando via, ma resto per ascoltare il suo intervento, perché sono sicuro che è interessante. Ne ha facoltà.
NICITA (PD-IDP). Signor Presidente, volevo chiedere se ci sono altri argomenti all'ordine del giorno, se dobbiamo restare qui inchiodati su questa sedia, se possiamo schiodarci o se possiamo in qualche modo appendere le nostre scarpe al chiodo per la giornata di oggi e finire il nostro impegno. Non conosco l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Senatore Nicita, è incomprensibile. L'ordine del giorno è noto, non c'è altro. Si vuole inchiodare? Mi risparmio la battuta che avevo pronta, gliela farò in privato.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Incredibile ma vero, l'intervento di fine seduta per cui lascio il posto al Vice Presidente è della senatrice Simona Malpezzi, a cinque ore dall'Inter. Ne ha facoltà.
MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei che quelle cinque ore che ha appena citato fossero le cinque ore di attesa per tutti quei bambini, quelle bambine, i ragazzi e le ragazze che da settembre si vedono tolto un diritto, quello di avere insegnanti di ruolo o fissi nelle loro aule. (Applausi).
Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 16,56)
(Segue MALPEZZI). Vede, signor Presidente, quasi tutti i giorni - e non penso di essere l'unica - ricevo messaggi da genitori e da ragazzi sulla situazione in cui alcune classi si trovano e volevo portarne qui oggi uno ad esempio per tutti, chiedendo alla Presidenza di turno e quindi al collega presidente Centinaio di poter poi farsi portavoce con il ministro Valditara, visto che le risposte alle nostre interrogazioni sono sempre tardive.
Porto l'esempio di questa bella prima media, la classe prima G dell'Istituto «Orio Vergani» di Novate milanese. Immaginiamocela tutta, colleghi: una bella classe di ragazzini e ragazzine che dalla scuola primaria arrivano alla scuola secondaria di primo grado e con ansia iniziano a conoscere i loro nuovi insegnanti. Solo che, durante le ore di matematica e di scienze, l'insegnante non c'è, ma non semplicemente a settembre: non c'è neanche a ottobre. L'insegnante non c'è perché quella cattedra è vacante, perché il ministro Valditara ha emanato una norma, a partire dal mese di luglio, che consente le assegnazioni in ruolo anche al termine delle graduatorie dei concorsi e quindi fino a dicembre. E cosa succede a questi bambini di prima media della prima G dell'Istituto «Orio Vergani» di Novate milanese? Accade che a novembre, dopo ben cinque nomine da GPS, le graduatorie provinciali per le supplenze, una di quelle tante sigle all'interno del mondo della scuola che ci confonde un po', ma che riguarda un sistema che è veramente complicato, arriva un'insegnante, una professoressa di matematica bravissima, che riesce a rimanere in classe solo tre settimane perché risulta poi vincitrice del concorso, e sempre per la norma sbagliata del ministro Valditara, è costretta, nonostante quella sia una sede vacante, a trasferirsi da un'altra parte. La professoressa è quindi costretta ad andare in un'altra scuola con altre bambine e bambini, e a lasciare nuovamente soli questi ragazzini che aveva appena preso.
Caro Presidente, siamo alla nona nomina, nona chiamata, siamo al 23 gennaio e questi bambini non hanno ancora avuto l'insegnante di matematica e scienze. (Applausi). È un esempio che noi potremmo moltiplicare per tantissime scuole d'Italia, primarie e secondarie di primo grado e di secondo grado.
Ora, avete voluto cambiare il nome al Ministero dell'istruzione per chiamarlo anche "del merito", ditemi voi se questo Ministero sta dimostrando di meritare qualcosa. (Applausi).
LICHERI Sabrina (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Chiedo ai colleghi di prestare particolare attenzione perché ci parlerà di un personaggio importantissimo del nostro Paese.
LICHERI Sabrina (M5S). Signor Presidente, un anno fa ci lasciava Gigi Riva, una figura straordinaria non solo per i suoi successi sportivi, ma anche per la sua profonda umanità. La sua memoria continua a commuovere e ispirare perché rappresentava un raro esempio di talento, bontà d'animo e generosità che riuscivano a camminare insieme. Questo spiega perché ancora oggi il suo ricordo suscita emozioni intense, voci spezzate e occhi lucidi, evocando la nostalgia di un tempo in cui i valori dello sport si intrecciavano fortemente con quelli umani.
Riflettere su Gigi Riva significa sottolineare quanto sia importante anche per tutti noi lasciare nella vita un buon ricordo, positivo e duraturo. In un mondo che spesso dimentica in fretta preservare la memoria di chi ha fatto del bene al cuore e all'anima degli altri, a mio avviso, è doveroso, anche in un'Aula prestigiosa come questa.
Il mio gesto di rendere omaggio a Gigi Riva è ovviamente un tributo alla sua persona, ma anche un invito a mantenere vivi quei ricordi che ci fanno riflettere e che ci spingono a essere migliori, perché in fondo è anche grazie a queste memorie che possiamo continuare a coltivare speranza e umanità. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 23 gennaio 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 23 gennaio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 17,02).
Allegato A
RELAZIONE DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA
PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3, 4, 5 E 6
(6-00130) n. 1 (22 gennaio 2025)
Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore.
Approvata
Il Senato,
udita la Relazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150,
la approva.
(6-00131) n. 2 (22 gennaio 2025)
Preclusa
Il Senato della Repubblica,
udite le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25, luglio 2005, n. 150,
premesso che:
la giustizia in Italia è in crisi, sia in termini di efficienza che di riconoscimento sociale; il livello di fiducia dei cittadini è bassissimo e rispecchia la reciproca delegittimazione tra poteri dello Stato in corso da decenni;
da una parte vi sono le accuse contro la magistratura politicizzata, dall'altra quelle a una politica interessata a ricavare l'impunità dalle inchieste e dai processi; è una spirale da cui occorre uscire per ripristinare condizioni minime di dialogo e di rispetto istituzionale tra poteri chiamati a cooperare nell'interesse dei cittadini;
il fatto che le riforme della giustizia siano state poste come condizione per l'accesso ai fondi del PNRR dimostra quanto la crisi della giustizia incida nella crisi generale del sistema Paese e quanto sia diffusa, sul piano europeo, la consapevolezza dell'urgenza di una vera svolta;
continuano a essere necessarie riforme che, andando oltre l'arco temporale del PNRR, consentano di raggiungere i seguenti quattro obiettivi: restituire autorevolezza e autonomia della magistratura, rafforzare lo Stato di diritto, promuovere il merito e l'efficienza, accelerare i processi in tutte le giurisdizioni;
occorre l'implementazione di riforme procedurali e ordinamentali per ridurre i tempi dei processi, modernizzare strutture e procedure della nostra giustizia e aumentare la produttività dei tribunali;
non è solo una questione di efficienza; per risanare il rapporto tra cittadini e giustizia occorre recuperare a pieno i principi costituzionali, che troppe volte in questi anni sono parsi indeboliti e violati: la necessaria separazione fra poteri e dunque l'imparzialità e l'indipendenza dei giudici; l'equo processo e la parità di condizioni tra difesa e accusa; il merito e la responsabilità quali criteri di giudizio dei magistrati, sia rispetto agli avanzamenti di carriera che ai procedimenti disciplinari;
la legge costituzionale «Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare», recentemente approvata in prima lettura alla Camera, di certo non esaurisce il novero delle riforme necessarie e urgenti per la giustizia italiana e in ogni caso non garantisce di per sé la prosecuzione di un percorso riformatore improntato all'equilibrio dei poteri e alla garanzia dei diritti dei cittadini;
in materia penale questi primi anni di legislatura hanno al contrario dimostrato l'aggravamento di una tendenza panpenalistica, che costituisce un gravame per il sistema giudiziario e un esempio squalificante di demagogia legislativa, non essendo finalizzato ad assicurare una migliore garanzia dei beni giuridici sottoposti alla tutela penale, ma una rendita di immagine per le forze politiche fautrici di una maggiore severità;
l'istituzione incontrollata di nuovi reati e l'aumento abnorme delle pene edittali per i reati di più diffuso allarme sociale di per sé non assicura maggiore sicurezza ai cittadini, né una maggiore efficienza al sistema giudiziario nel perseguimento dei reati, obiettivo piuttosto legato all'incremento e all'efficientamento delle risorse disponibili;
proprio sulle risorse e sui modelli organizzativi del sistema giudiziario si gioca la sfida politica più importante e sul punto l'attenzione e l'impegno della maggioranza di Governo sono gravemente insufficienti;
tema centrale è anche quello della spaventosa carenza di organico sia per quanto riguarda i magistrati che per quanto concerne il personale amministrativo, carenza che non può essere supplita, né dalla sola digitalizzazione, né da interventi spot sull'organico;
oltre alle riforme di carattere strettamente ordinamentale, il PNRR punta a una serie di obiettivi di digitalizzazione della giustizia (Riforma 1.8), tra cui la gestione elettronica obbligatoria di tutti i documenti, il processo civile interamente telematico e la digitalizzazione dei procedimenti penali di primo grado;
il software unico di gestione del processo penale e civile telematico, «App», è progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati una serie di adempimenti, tra cui la firma digitale, il deposito telematico dei provvedimenti e il governo dei flussi procedurali e documentali, la redazione di atti nativi digitali e altro;
a decorrere dal 1° gennaio 2025 è stato introdotto il regime obbligatorio - cosiddetto binario unico - delle modalità telematiche di deposito per una serie di fasi e procedimenti tra cui l'udienza preliminare e, dal 31 marzo 2025, anche per il rito abbreviato, il giudizio direttissimo e il giudizio immediato;
tuttavia, molti tribunali e procure si sono visti costretti a sospendere l'efficacia dell'obbligatorietà del regime del «binario unico», consentendo l'uso di modalità analogiche fino al 31 marzo 2025, in considerazione delle gravi disfunzionalità del sistema e al fine di evitare gravi pregiudizi ai diritti dei cittadini;
di particolare allarme, poi, sia sotto il profilo dell'efficienza che della stessa legalità, è la situazione delle carceri italiane. Secondo un recente report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, al 17 gennaio 2025 si registrava una popolazione pari a 60.382 persone detenute su una capienza effettiva di 47.300 posti disponibili. L'indice di affollamento, che nel 2020 era pari al 113,18 per cento, è salito progressivamente fino a raggiungere il 127,48 per cento di oggi e nel 2024 la crescita della popolazione detenuta è aumentata del doppio degli anni precedenti;
le condizioni materiali di detenzione, unite alla carenza di personale educativo, pregiudicano qualunque serio impegno per la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti;
è confermato l'impegno dei firmatari a esercitare un ruolo di stimolo per richiamare il Ministro alla coerenza tra gli impegni assunti e quanto è stato realizzato ed è in via di realizzazione, che si allontana significativamente dalle linee programmatiche illustrate a inizio legislatura, per migliorare stato e performance del «sistema giustizia»,
impegna il Governo:
1) ad invertire la tendenza al panpenalismo e a ricondurre l'ordinamento giuridico ai principi della sussidiarietà e dell'extrema ratio del diritto penale, nonché ai principi della certezza e della tassatività delle fattispecie penali e delle relative sanzioni, oggi minati dalla proliferazione e frammentazione di norme incriminatrici penali speciali e delle conseguenti previsioni sanzionatorie, promuovendo un intervento organico volto a prevedere la depenalizzazione delle violazioni, che non ledono gli interessi collettivi al punto da meritare una sanzione penale;
2) a promuovere iniziative normative volte a modificare la disciplina in materia di custodia cautelare, in particolare escludendo che possa essere disposta per il pericolo di reiterazione dello stesso reato per cui si procede, tranne nel caso in cui si tratti di gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l'ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata;
3) a modificare la disciplina relativa alla valutazione di professionalità del magistrato, in coerenza con quanto inizialmente stabilito dall'articolo 3, comma 1, lettera h), numero 1), della legge dalla legge 17 giugno 2022, n. 71, che faceva riferimento ai dati statistici e alla documentazione necessari per valutare l'intera attività svolta dal magistrato;
4) ad operare per una significativa riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo, con particolare riferimento a quelli che svolgono funzioni amministrative e alle posizioni per le quali non è tassativamente richiesta dalla legge la qualifica di magistrato;
5) a promuovere riforme normative organiche e stanziare risorse adeguate e idonee per garantire un effettivo miglioramento della qualità dell'amministrazione della giustizia;
6) a promuovere la realizzazione di interventi definitivi finalizzati al superamento delle carenze drammatiche di magistrati, di personale amministrativo e di polizia penitenziaria e all'effettiva riqualificazione del personale della giustizia;
7) ad assumere ogni iniziativa utile volta a garantire, con la massima celerità, la piena funzionalità del processo penale telematico in supporto alla digitalizzazione del comparto, da accompagnare anche con apposite iniziative formative del personale direttamente interessato;
8) ad assumere urgentemente iniziative deflattive della popolazione carceraria, ampliando l'accesso a misure alternative alla detenzione e modificando le norme in materia di liberazione anticipata, al fine di rispettare la capienza regolamentare delle carceri e rendere effettiva l'attività e la finalità rieducativa della pena, in linea con le indicazioni provenienti dalla giurisprudenza costituzionale e delle Corti europee e in conformità con i principi costituzionali e gli standard internazionali, che il nostro Paese è chiamato a rispettare;
9) ad effettuare un monitoraggio dell'attuazione dei programmi di giustizia riparativa, come definiti e articolati negli articoli da 42 a 67 del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, su cui si registrano significativi ritardi;
10) a stanziare le necessarie risorse economiche finalizzate a un concreto ammodernamento dell'edilizia carceraria, rispettoso degli standard minimi e rispondente ai bisogni e ai diritti, sia dei soggetti detenuti che del personale della polizia penitenziaria;
11) a prevedere l'assunzione di personale da impiegare nelle strutture penitenziarie, in particolare quello addetto al percorso trattamentale dei detenuti, ai fini del loro reinserimento sociale esterno;
12) ad elaborare uno studio di fattibilità al fine di valutare le migliori modalità per garantire il diritto delle persone detenute alle relazioni affettive;
13) a continuare l'opera di coordinamento e monitoraggio delle iniziative poste in essere per il miglioramento del sistema giustizia, al fine di ridurre i tempi dei processi e smaltire l'arretrato, secondo quanto concordato in sede europea;
14) ad intraprendere un piano di revisione dell'attuale assetto della geografia giudiziaria, riorganizzando in modo più razionale la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari e prevedendo una nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, evitando accorpamenti o soppressioni di sezioni distaccate e intraprendendo tutte le iniziative necessarie per l'eventuale ripristino dei tribunali minori soppressi, ai fini di un maggiore efficientamento dei tempi e della giustizia di prossimità;
15) a stanziare le necessarie risorse economiche ed organizzative affinché possano vedere piena attuazione le riforme del processo penale, civile e dell'ordinamento giudiziario;
16) a sostenere ogni iniziativa legislativa volta ad evitare la discriminazione tra i magistrati onorari esclusivisti e i magistrati non esclusivisti, in forza della quale il trattamento economico di questi ultimi non rispetta la corretta proporzione relativamente al monte ore lavorate rispetto a quello dei magistrati onorari esclusivisti.
(6-00132) n. 3 (22 gennaio 2025)
Lopreiato, Scarpinato, Bilotti.
Preclusa
Il Senato,
udite le comunicazioni e preso atto della relazione presentata dal Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150;
premesso che:
l'amministrazione della giustizia in Italia non può essere avvertita o presentata ai cittadini come uno dei freni alla crescita, una macchina burocratica elefantiaca e fuori controllo per plurimi motivi che rappresentano altrettanti e annosi mali del nostro sistema di giustizia; i dati forniti con riguardo alle cause pendenti rimangono allarmanti e fotografano, in termini impietosi, la clamorosa inadeguatezza delle risorse, sia prettamente economiche, che in termini di capitale umano, e la conseguente inefficienza del sistema giustizia italiano anche in rapporto ai differenti standard europei. L'irragionevole durata dei processi - particolarmente nel settore civile - e un livello non ottimale di legalità, trasparenza ed etica nella vita pubblica costituiscono un grande disincentivo all'attività d'imprese e di professionisti, come pure agli investimenti esteri nel nostro Paese. Occorre, invece, dotare il sistema giustizia degli strumenti e delle risorse - economiche ed umane - necessarie a garantire una risposta di giustizia celere innanzi alle istanze dei cittadini;
rilevato che:
le politiche portate avanti dal Governo in carica e segnatamente da codesto Ministero - dal depotenziamento dello strumento delle intercettazioni e dall'affievolimento dei presidi anti-corruzione e del traffico di influenze, all'abolizione del reato di abuso d'ufficio e al ritorno alla prescrizione sostanziale - sembrano delineare un progetto di giustizia che si allontana da quello pensato dai padri costituenti, ispirati dai principi dello Stato di diritto, per realizzare piuttosto una giustizia d'elitè a beneficio solo di alcuni;
assumono rilievo in questo senso numerosi provvedimenti che, se considerati singolarmente potrebbero forse celare solo un atteggiamento "poco attento" di questa maggioranza parlamentare rispetto alle istanze di giustizia dei più deboli, e, viceversa, più indulgente verso le classi di potere, ma che, se guardati nel loro complesso, costituiscono i tasselli di un quadro allarmante sulla giustizia;
non possono non segnalarsi in questa sede, preliminarmente, quegli interventi normativi promossi dal Governo in carica e dalla maggioranza che lo rappresenta che si muovono in un'ottica esclusivamente repressiva, attraverso la configurazione di nuove fattispecie di reato o modifiche a fattispecie già esistenti, aggravandone le sanzioni penali, con non infrequenti sovrapposizioni tra fattispecie, in assenza, tuttavia, di prospettiva di prevenzione dei fenomeni, quale ad esempio, il disegno di legge sulla Sicurezza, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario», già approvato alla Camera e attualmente in esame al Senato (A.S. 1236), che sotto più aspetti non produce alcun rafforzamento della sicurezza, a fronte di una inaccettabile compressione della sfera della libertà di espressione del pensiero, sia da parte dei singoli, sia in forma associata. Proprio in occasione del 75° anniversario dell'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, decine di organizzazioni e associazioni di settore hanno lanciato un appello al Governo, ribadendo che «perseguire un approccio prevalentemente, se non esclusivamente, basato sulla pervasività di norme penali piuttosto che sul tentativo di affrontare problemi con appropriate risposte socio-economiche e culturali, metterà una volta di più in crisi i diritti umani, civili e politici di tutte e tutti e la legalità costituzionale, nonché il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia»;
gli scriventi stigmatizzano, anche in questa sede, l'uso spesso improprio che del diritto penale è compiuto dal Governo in carica, spesso non orientato verso finalità di tutela e protezione di beni giuridici costituzionalmente rilevanti e meritevoli di protezione, così risultando violato il principio di necessità della sanzione penale. Segnatamente, sul piano della formulazione delle norme penali, si contesta altresì la loro indeterminatezza e genericità, mentre, con riguardo alla definizione della cornice edittale, la sproporzionalità e l'irragionevolezza: la delicatezza dei valori in gioco nell'ambito della disciplina penale, valori che attengono al rispetto della dignità e della libertà della persona umana e che dalla Costituzione sono posti al centro dell'ordinamento, implica l'osservanza, da parte del legislatore, nella formulazione del precetto normativo e della relativa sanzione, dei principi di determinatezza della fattispecie e di proporzionalità della pena, principi che assumono rilevanza costituzionale ai sensi dell'articolo 3 e che risultano violati da molteplici disposizioni;
per quanto riguarda la lotta alla corruzione, a parere degli scriventi, molti interventi legislativi proposti da questo Governo e dalla maggioranza che lo rappresenta - tra cui le novità introdotte dalla cosiddetta Riforma Nordio (legge n. 114 del 2024), che tra gli altri ha abrogato in modo "secco" l'abuso d'ufficio e ha depotenziato il reato di traffico di influenze - tradiscono la postura che vogliono far assumere all'Italia nella lotta alla corruzione, in netta controtendenza rispetto a quanto realizzato dai Governi che lo hanno preceduto: l'impunità verso i "colletti bianchi". In un'ottica di messa a terra del PNRR, nonché di continuazione nel reperimento delle risorse da esso derivate, sarebbe stato fondamentale mantenere inalterati quegli strumenti normativi di cui il nostro Paese si è dotato nei Governi Conte I e II, in particolare la legge n. 3 del 2019, che ha predisposto un complesso sistema di contrasto ai fenomeni corruttivi, facendo ottenere il plauso all'Italia da parte del GRECO, il gruppo di Stati contro la corruzione in seno al Consiglio d'Europa. È notorio che la corruzione costituisca ormai una delle principali porte di ingresso della criminalità organizzata, in particolare di quella di stampo mafioso, interessata sempre di più ad insinuarsi nella gestione delle risorse pubbliche e nella economia legale, con un costo per lo Stato di circa 60 miliardi l'anno, determinando, così, perspicue implicazioni economiche e sociali;
un ulteriore passo che sembra condurre questo Governo e la maggioranza che lo rappresenta verso una vera e propria "offensiva" sulla giustizia riguarda la delicata materia delle intercettazioni, oggetto di numerosi interventi normativi volti di fatto a depotenziarne la portata e l'efficacia, limitando - da un lato - le captazioni a strascico e la trascrizione nei brogliacci di quelle considerate irrilevanti, ampliando - dall'altro - il divieto di pubblicazione e vietando il rilascio di copia delle intercettazioni, quando la richiesta sia presentata da soggetto diverso dalle parti e dai loro difensori: norme che riflettono una visione fraintesa della pubblicità, che è invece diretta al controllo democratico, popolare, dell'esercizio della funzione giurisdizionale; nella medesima direzione, rileva la proposta di legge a prima firma Zanettin approvato al Senato e attualmente in esame alla Camera (AC 2084), che riduce a quarantacinque giorni i tempi ordinari di intercettazione;
il divieto di pubblicazione delle ordinanze che dispongono le misure cautelari fino all'udienza preliminare può essere considerato una vera e propria "norma bavaglio". Rappresenta l'ennesima forzatura del Governo che interpretando in maniera assolutamente estensiva la direttiva sulla presunzione di innocenza ha previsto, nella legge di delegazione europea, il divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare. Lo schema di decreto legislativo che ne è seguito è stato sottoposto all'attenzione delle Commissioni giustizia della Camera e del Senato, che hanno approvato un parere, in accordo con il Governo, che ha a sua volta esteso il divieto di pubblicazione a tutte le ordinanze che applicano misure cautelari personali. Tale questione, come di recente dimostrato dalla stessa Commissione europea a fronte di una interrogazione presentata dai deputati del Movimento 5 Stelle in Europa, lungi dal rappresentare la giusta attuazione del principio di presunzione di innocenza, rischia di tradursi, piuttosto, in una pesante limitazione del diritto di cronaca, rappresentando un grave passo indietro alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati, anche in presenza di un indiscutibile interesse pubblico. La pubblicazione, invero, è anche una forma di garanzia per lo stesso indagato, in quanto le ordinanze sono basate su elementi oggettivi e su valutazioni di un soggetto terzo ed imparziale, che fotografa al meglio l'ambito di una determinata fase di indagine. Inoltre, attraverso tale perverso meccanismo si impedisce il controllo da parte dell'opinione pubblica nei confronti degli atti emanati dall'autorità giudiziaria;
la lentezza dei processi non si combatte con l'impunità che comporta denegata giustizia, ma la durata ragionevole dei processi può e deve essere garantita diversamente, anzitutto con una giustizia che funziona, grazie ad adeguate risorse. Eppure, non sembra che a questo Governo interessi davvero intervenire su questo fronte, altrimenti concentrerebbe il suo impegno a destinare nuove risorse a favore di un piano straordinario di assunzioni in tutto il settore giustizia, in continuità con quanto realizzato nei Governi Conte I e II. A tal riguardo, i firmatari deprecano, altresì, il contestuale disinteresse da parte di codesto ministero rispetto al buon funzionamento del sistema giustizia, come ulteriormente dimostrato dalla legge di bilancio di recente approvazione, che difetta di adeguate risorse volte ad incidere sulla lentezza dei processi, solo in minima parte attutita grazie alle risorse umane, temporanee, derivanti dal PNRR. Preliminarmente desta preoccupazione la grave carenza del personale della magistratura ordinaria, dei giudici di pace - che rischia di paralizzare la giustizia di prossimità, alla luce dei nuovi dati forniti dall'OCF a novembre 2024, secondo cui i giudici di pace in funzione giudicante in servizio sono il 33 per cento di quelli previsti dalla pianta organica, mentre negli uffici con pianta organica superiore alle 50 unità, i giudici in servizio sono solo il 20,8 per cento, come quella di Torino dove solo sette dei 139 magistrati in pianta organica sono attivi; si riscontrano altresì difetti e interruzioni di servizio nella piattaforma telematica, carenze nella connessione Internet, ritardi nella gestione delle cause civili di oltre quattro mesi, depositi di sentenze in cronico ritardo - e del personale amministrativo della giustizia. Siamo, infatti, di fronte ad una situazione di scopertura dell'organico magistratuale senza precedenti: circa 1.500 unità su 10.900. Si ricordi che tra gli obiettivi del PNRR nel settore giustizia vi è anche l'abbattimento della durata dei procedimenti giudiziari, nello specifico, del 40 per cento dei tempi di trattazione per le cause civili (e una contestuale riduzione del 90 per cento del numero di cause pendenti nel 2019) e del 25 per cento per i processi penali;
nulla è stato disposto, inoltre, per fronteggiare davvero il gravissimo dilagare dei suicidi negli istituti penitenziari, né nel decreto-legge carceri, né nella più recente legge di bilancio. È incontrovertibile che il nostro Paese stia attraversando una gravissima crisi del sistema penitenziario, esasperata dalle critiche condizioni delle strutture e dal sovraffollamento degli istituti penitenziari, con un drammatico record di suicidi registrato nel 2024, di 85 persone che hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello Stato; a questo tragico bilancio si debbono aggiungere sette agenti di polizia penitenziaria; e dall'inizio del 2025, si registrano già nove suicidi. Gli interventi promossi dal Governo in carica non hanno certamente individuato strumenti adeguati a invertire la tendenza e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari italiani. In particolare, con la legge di bilancio sarebbe stato necessario prevedere misure concrete ed adeguate anche per l'aumento di figure chiave all'interno delle carceri, come educatori, mediatori, operatori sociali e personale sanitario, per valorizzare i processi di reinserimento sociale e di rieducazione della pena, in conformità con quanto previsto all'articolo 27 del dettato costituzionale. Del pari, non sono state destinate adeguate risorse per far fronte alla situazione del personale di Polizia penitenziaria, che presenta gravissime carenze, a cui occorre fare fronte con investimenti massivi, considerando, altresì, le gravi ripercussioni da ciò derivanti, sia in termini di condizioni di impiego dei lavoratori e di situazioni di stress correlato, che in termini di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari. Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024, manca il 16 per cento delle unità previste in pianta organica. Il rapporto detenuti agente attuale è pari ad 1,96 detenuti per ogni agente, a fronte di una previsione di 1,5. In questi ultimi due anni, la popolazione carceraria è progressivamente aumentata da 54.000 a oltre 61.500 detenuti, facendo esplodere l'indice di sovraffollamento dei penitenziari italiani che hanno una capienza regolamentare di 48.000 posti;
non può trascurarsi in questa sede altresì il progetto di legge di revisione costituzionale che reca «Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare» (A.C. 1917) approvato in prima lettura alla Camera, che attua la volontà del Governo di intervenire sulla separazione delle carriere dei magistrati: a parere degli scriventi, una riforma in tale materia è tutto fuorché necessaria, tanto più ora che la riforma cosiddetta Cartabia ha ridotto ad uno i passaggi di funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti, rendendo ancor più eccezionale l'eventuale mutamento di funzioni nell'arco della vita professionale di un magistrato. Inoltre, il provvedimento arreca, nel suo complesso, un pericoloso squilibrio tra i poteri dello Stato e incrina la tenuta dello stato di diritto e della democrazia, così come sancite dalla Carta costituzionale e di cui l'unicità della giurisdizione e la separazione dei poteri costituiscono architravi irrinunciabili. L'esigenza di riforma nei suddetti termini trarrebbe origine dalla volontà del Governo in carica - e della maggioranza che lo rappresenta - di attuare il riconoscimento dei princìpi del giusto processo, come novellato articolo 111 della Costituzione, nonché dall'evoluzione del sistema processuale penale italiano verso il modello accusatorio e da obiettivi di miglioramento della qualità della giurisdizione. A ben guardare, tuttavia, proprio la corretta attuazione dei principi del giusto processo, come contemplati nel richiamato articolo 111 della Costituzione avrebbe dovuto orientare il legislatore verso interventi di modifica differenti, che nulla hanno a che vedere con il progetto di separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. In realtà, più si separa sul piano formativo e professionale il pubblico ministero dal giudice, più si rischia di incorrere in una realtà - lontana dal nostro sistema processuale - in cui il pubblico ministero diventa un "avvocato di polizia", un mero accusatore e non già un funzionario dello Stato chiamato ad accertare la verità dei fatti, come contempla anche il codice di procedura penale (articolo 358 codice di procedura penale), anche ricercando elementi utili alla difesa. La comunanza di formazione e di percorso iniziale, al contrario, contribuisce a scongiurare, se non proprio evitare, questo rischio ed è dunque una garanzia per il cittadino che sia indagato;
si auspica che tra le mire di questo Governo non vi sia, piuttosto, un intento di ritornare ai tempi più remoti, in cui da un lato, con la separazione delle carriere e dall'altro con la limitazione dell'obbligatorietà dell'azione penale, si arrivi a realizzare un progetto di giustizia in cui il pubblico ministero dipenda dall'Esecutivo. Ciò accentuerebbe ancora di più l'idea di una società gerarchizzata, a piramide, oltre a risultare anacronistico rispetto a quanto emerso nel Report sullo Stato di Diritto della Commissione UE, ove si sono constatati positivamente i progressi di alcuni Stati membri che hanno portato a termine importanti riforme per rafforzare l'indipendenza della magistratura;
non lasciano indifferenti nemmeno gli scomposti attacchi del Governo nei confronti della magistratura e di singoli giudici redarguiti e considerati politicizzati, ove le pronunce non ne assecondino l'orientamento e la volontà;
ciò premesso e considerato, preso atto delle comunicazioni del Ministro della giustizia,
impegna il Governo:
1) a tornare ad investire nel comparto giustizia per rilanciare il rapporto tra giustizia e cittadino, quale unico vero antidoto alla lunghezza dei processi civili e penali, colmando le scoperture negli uffici giudiziari attraverso una massiccia e mirata attività assunzionale - in continuità con le leggi di bilancio degli anni 2018-2020 dei Governi Conte - stanziando nello specifico ulteriori risorse volte a rafforzare in modo adeguato tutti i profili di funzionari giuridico-pedagogici, assistenti sociali, amministrativi del dipartimento di giustizia minorile e di comunità; nonché autorizzando e finanziando, con il primo provvedimento utile, procedure concorsuali pubbliche, in aggiunta a quelle già previste a legislazione vigente, al fine di procedere all'assunzione straordinaria di personale non dirigenziale a tempo indeterminato del Ministero della giustizia e di nuovi magistrati ordinari;
2) ad effettuare un'adeguata ed aggiornata mappatura delle mansioni richieste e conseguentemente dei fabbisogni relativi ad ogni profilo professionale del comparto giustizia con particolare riguardo agli assistenti giudiziari, ai cancellieri esperti e ai direttori, al fine di provvedere ad un eventuale ampliamento della pianta organica laddove necessario, nonché a destinare, già con il primo provvedimento utile, risorse specifiche e congrue per un giusto riconoscimento professionale e retributivo di ogni profilo, anche consentendo progressioni economiche, posizioni organizzative, condizioni lavorative migliori, al fine ultimo di un complessivo efficientamento del comparto interessato e di evitare la sempre più frequente migrazione di preziose risorse umane verso comparti ministeriali che meglio ne valorizzano competenze ed esperienze;
3) ad intervenire, con il primo provvedimento utile, per destinare specifiche risorse per assumere nuovi giudici di pace e personale amministrativo, così da ovviare alle gravissime carenze di organico che stanno interessando gli uffici del giudice di pace su tutto il territorio nazionale, prevedendo, ove necessario, anche un ampliamento della pianta organica, tenuto conto che per effetto di molteplici interventi normativi, il loro carico di lavoro è destinato ad aumentare, nonché per potenziare la piattaforma telematica e le dotazioni informatiche; a differire ulteriormente, con il primo provvedimento utile, al 2027 l'entrata in vigore degli articoli 27 e 28 del Decreto legislativo n. 116 del 2017 che estendono la competenza per valore e per materia del giudice di pace, al fine di adeguare preventivamente il personale degli uffici del giudice di pace all'aggravio del carico di lavoro che deriverà dall'entrata in vigore delle norme;
4) a colmare le gravissime carenze di organico della polizia penitenziaria, attraverso un piano straordinario di assunzione, per arrivare a circa 10.000 unità, anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, al fine di rendere maggiormente efficienti gli istituti penitenziari e garantire migliori condizioni di lavoro al personale addetto alla sicurezza all'interno delle carceri;
5) a destinare, con il primo provvedimento utile, risorse finanziarie, organizzative e di personale al fine i fronteggiare il sovraffollamento carcerario, garantendo la realizzazione di nuove strutture e la riqualificazione di strutture già esistenti, da progettare e realizzare con criteri innovativi che includano anche interventi di efficientamento energetico e antisismici, l'implementazione di strumenti e impianti tecnologici per la sicurezza, l'introduzione di impianti di videosorveglianza, di schermatura nonché impianti per il compostaggio di comunità, la destinazione di spazi alle attività trattamentali, ivi incluse le attività sportive e quelle teatrali, la realizzazione di ambienti idonei all'esercizio del diritto all'affettività, in modo da rendere più efficace la funzione rieducativa della pena e garantire la tutela del diritto alla salute, la preservazione dei legami tra genitori e figli, anche attraverso il ricorso alle più avanzate innovazioni tecnologiche, nonché la distinzione tra diverse tipologie di detenuti, anche mediante l'adozione di appositi criteri architettonici;
6) a destinare specifiche risorse a favore della istituzione di vere e proprie case di comunità di reinserimento sociale, o in subordine, a dare piena attuazione a quanto previsto dalla legge 8 agosto 2024, n. 112, cosiddetto carceri, in materia di esecuzione della pena presso strutture residenziali per l'accoglienza e il reinserimento sociale dei detenuti, prevedendo, con il primo provvedimento utile, la esatta descrizione della platea di detenuti che sarà possibile destinare alle strutture residenziali;
7) ad intervenire, anche a livello normativo, per garantire la piena attuazione degli articoli 74- 77 della legge sull'ordinamento penitenziario che ha istituito il cosiddetto Consiglio di aiuto sociale, al fine di favorire concretamente il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti, nel pieno rispetto del principio di rieducazione della pena sancito dalla nostra Costituzione;
8) ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a garantire - attraverso adeguate e strutturali forme di finanziamento - la promozione e il sostegno di tutte le attività trattamentali, con particolare riguardo al teatro e alle attività sportive, promuovendo con il primo provvedimento utile, la destinazione di ulteriori risorse finalizzate alla stipula di protocolli e convenzioni con soggetti pubblici e privati per favorire lo sport;
9) ferme restando le prerogative parlamentari, a riconsiderare il contenuto e l'opportunità del provvedimento recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario», cosiddetto disegno di legge sicurezza, attualmente in esame al Senato, segnatamente nella parte in cui reca norme in materia di esecuzione penale nei confronti di detenute madri, prevedendo la modifica degli articoli 146 e 147 del codice penale rendendo facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio dell'esecuzione della pena per le condannate incinte o madri di figli di età inferiore ad un anno e disponendo che le medesime scontino la pena, qualora non venga disposto il rinvio, presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri, in modo da mantenere le norme attualmente vigenti; ad incrementare, con il prossimo provvedimento utile, di almeno 10 milioni di euro annui, il fondo per le case famiglia protette, al fine di contribuire alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, nonché al fine di incrementare l'accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia;
10) nel rispetto delle prerogative parlamentari, a riconsiderare il contenuto e l'opportunità del provvedimento recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario», cosiddetto disegno di legge sicurezza, attualmente in esame al Senato, segnatamente nella parte in cui introduce nel codice penale, un nuovo articolo 415-bis che punisce la rivolta all'interno di un istituto penitenziario con la pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque partecipi ad una rivolta mediante atti di violenza o minaccia o di resistenza all'esecuzione degli ordini impartiti, commessi da tre o più persone riunite, penalizzando anche la mera "resistenza passiva" di detenuti negli istituti penitenziari (e di migranti, per effetto della disposizione di cui all'articolo 19), arrivando, quindi, a criminalizzare forme di resistenza come il rifiuto del cibo e dell'ora d'aria, o la mancata pulizia della cella, con ciò interferendo con la sfera più intima dell'individuo, nella sua libertà di obbedire o dissentire, in violazione palese dell'articolo 13 della Costituzione;
11) ad astenersi da ogni intervento anche normativo che possa tradursi di fatto in un allentamento dei presidi anticorruzione, nonché ad intraprendere tutte le necessarie iniziative, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed europee, volte ad una rapida approvazione della proposta di direttiva UE 2023/0135 (COD) in materia di lotta contro la corruzione, al fine di rafforzare ulteriormente i meccanismi per la prevenzione e lotta alla corruzione, ampliando l'ambito di azione rispetto al singolo Stato ed estendendolo a tutta l'Unione europea;
12) a ripristinare la fattispecie di abuso di ufficio e potenziare nuovamente il delitto di traffico di influenze, ripristinando lo status quo ante rispetto alle modifiche apportate dalla riforma cosiddetta Nordio (legge n. 114 del 2024), nonché recependo le modifiche proposte a livello europeo, anche in combinazione con l'introduzione di una normativa sulla regolamentazione delle lobbies e sul conflitto di interessi, in quanto strettamente connessi;
13) a monitorare gli effetti applicativi delle norme contenute nella riforma cosiddetta Nordio (legge n. 114 del 2024) che introducono il cosiddetto interrogatorio preventivo, al fine di valutare se vi sia stato un eventuale incremento di casi di sottrazione all'esecuzione del provvedimento cautelare per coloro che vengono raggiunti dalla convocazione per l'interrogatorio, ovvero un incremento dei casi di inquinamento probatorio;
14) ferme restando le prerogative parlamentari, anche in termini di funzioni di indirizzo e controllo, per quanto di competenza: a riconsiderare il contenuto e l'opportunità del provvedimento recante modifiche all'ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare, che dispone la separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, anche in occasione dell'avvio dell'esame presso il Senato della Repubblica, valutandone gli effetti applicativi e il loro impatto sull'ordinamento giudiziario, sull'autonomia e l'indipendenza dei giudici, sull'esercizio del diritto alla difesa dei cittadini nonché sull'ordinamento costituzionale con riguardo alla separazione e al rapporto tra poteri dello Stato; nonché a mantenere l'attuale composizione e funzionamento dei consigli giudiziari, per consentire una sintesi tra le esigenze dei diversi uffici, requirenti e giudicanti, per il miglior coordinamento finalizzato a risolvere le problematiche del complessivo funzionamento della giustizia;
15) nel rispetto delle prerogative parlamentari, ad astenersi dal presentare o sostenere progetti di riforma volti a compromettere o limitare il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, scongiurando il rischio ultimo di un controllo dell'Esecutivo sulle procure, influenzando la trattazione "prioritaria" di taluni reati a discapito di altre fattispecie criminose; nonché ad astenersi da qualsivoglia iniziativa, legislativa e non, volta ad indebolire o compromettere il principio della dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dal pubblico ministero ed il divieto di interferenza di altri poteri nella conduzione delle indagini;
16) a mantenere ferma la disciplina della sospensione della prescrizione del reato, così come introdotta dalla legge n. 3 del 2019 cosiddetta spazzacorrotti, in quanto l'estinzione del processo per intervenuta prescrizione può tradursi in una grave denegata giustizia per le vittime;
17) ad estendere la durata temporale del regime transitorio previsto dall'articolo 2, comma 5 della legge 27 settembre 2021, n. 134, cosiddetta Riforma Cartabia, relativamente alla cosiddetta declaratoria di improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione di cui all'articolo 344-bis del codice di procedura penale per le ipotesi in cui l'impugnazione sia proposta entro il 31 dicembre 2024, per la quale i processi potranno durare fino a tre anni in appello (anziché due a regime) e fino ad un anno e mezzo in Cassazione (anziché un anno a regime), considerando che il carico di lavoro delle Corti d'appello non è stato adeguatamente smaltito medio tempore, ma al contrario, il Governo in carica ha approvato interventi peggiorativi, attribuendo a queste ulteriori materie in precedenza di competenza di altri organi giudiziari;
18) a porre al centro dell'azione di Governo tutte le ulteriori politiche necessarie alla predisposizione di un adeguato sistema di controlli, prevenzione e trasparenza delle somme di denaro derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché di repressione degli eventuali reati conseguenti all'utilizzo delle ingenti somme relative ai progetti del PNRR, monitorando ed eventualmente modificando le norme dei decreti legge di attuazione del PNRR attualmente in vigore per una efficace gestione delle stesse risorse;
19) ad abbandonare l'ossessione riformatrice in materia di intercettazioni al precipuo fine di depotenziarne l'efficacia quale strumento di ricerca della prova determinante ai fini dell'attività investigativa, nonché ai fini del contrasto delle forme più insidiose di criminalità organizzata e dei delitti contro la pubblica amministrazione, i cui riflessi ricadono sull'utente finale, ovvero il cittadino, considerando che è attualmente in corso di esame alla Camera il disegno di legge a prima firma del senatore Zanettin, che riduce a quarantacinque giorni i tempi ordinari di intercettazione, con ciò comportando un evidente rischio in tal senso; nonché a salvaguardare da interventi demolitori lo strumento intercettivo del trojan il quale rappresenta il mezzo più efficace per recidere il rapporto sinallagmatico tra corrotto e corruttore nonché - più in generale - l'unico realmente adeguato al perseguimento di efficaci risultati relativamente al contrasto dei delitti posti in essere dai cosiddetti colletti bianchi;
20) a monitorare gli effetti applicativi della disciplina in materia di ergastolo ostativo, rivalutando la normativa prevista nel decreto-legge n.162 del 2022 - convertito nella legge n. 199 del 2022 - in modo da restituire giusta rilevanza al requisito della collaborazione con la giustizia e ricomprendere nuovamente nel novero dei reati ostativi anche quelli contro la pubblica amministrazione; nonché a valutare eventuali lacune normative, anche in materia di rinnovo dei permessi premio, alla luce delle recenti numerose scarcerazioni di noti boss mafiosi;
21) a sostenere le iniziative legislative parlamentari volte ad inasprire il contrasto ai reati ambientali, a rafforzare la tutela giurisdizionale del diritto alla salute dei cittadini e alla salute nei luoghi di lavoro, nonché il contrasto alle agromafie e agli illeciti alimentari, combattendo le infiltrazioni criminali nell'economia legale;
22) ad adoperarsi per dare seguito alle iniziative legislative già esistenti in Parlamento in materia di procedibilità d'ufficio, per ripristinare il precedente regime rispetto a quei reati di peculiare disvalore sociale, per evitare di far gravare sulle vittime l'onere di proporre querela per azionare la pretesa punitiva dello Stato;
23) ad intervenire per abrogare ovvero modificare l'istituto del concordato anche con rinuncia ai motivi di appello ex articolo 599-bis del codice di procedura penale, ripristinando l'esclusione dell'applicazione di detto istituto agli imputati per reati di particolare gravità;
24) ad adottare ogni strumento - anche normativo - utile a garantire l'efficacia delle disposizioni a presidio delle vittime dei reati, apprestando una tutela in concreto delle stesse, proprio in considerazione della propria condizione di minorità delle persone offese che nasce dall'aver subito un pregiudizio ed introducendo nuove disposizioni volte ad incrementare il coinvolgimento delle vittime nelle varie fasi del procedimento e del processo penale;
25) a salvaguardare e rafforzare il regime speciale di cui all'articolo 41-bis dell'Ordinamento penitenziario, adeguando le 12 strutture detentive in modo da garantire realmente la separazione tra questi detenuti, al fine di impedire qualsiasi comunicazione sia all'interno dell'istituto che verso l'esterno; potenziare il GOM, mettendolo in condizione di svolgere il proprio lavoro in sicurezza attraverso la copertura della pianta organica, la formazione e l'aggiornamento professionale, l'addestramento e l'equipaggiamento;
26) in tema di giustizia riparativa, assumere iniziative affinché la scelta di tale istituto sia sempre frutto di una libera e consapevole volontà della vittima e che la stessa non sia esposta neanche in via indiretta alla vittimizzazione secondaria;
27) a non abbassare la guardia nel contrasto alla violenza di genere, monitorando gli effetti applicativi e l'efficacia delle misure introdotte con il disegno di legge governativo Roccella (AC 1294), prevedendo altresì un monitoraggio periodico della corretta concreta applicazione del cosiddetto Codice rosso e della Riforma Cartabia all'interno dei tribunali, attraverso un coinvolgimento anche della Commissione parlamentare di inchiesta contro i femminicidi, nonché la messa a terra dei finanziamenti dei centri antiviolenza oggetto della legge di bilancio, incrementando, ove necessario, le misure volte al contrasto alla violenza contro le donne, incluso il reddito di libertà e introducendo nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, percorsi obbligatori di educazione affettiva e sessuale negli istituti scolastici, al fine di ridurre sensibilmente il numero dei femminicidi, come fenomeno culturale;
28) a estendere la formazione obbligatoria per i magistrati e le magistrate inquirenti e giudicanti, nonché per gli avvocati e le avvocate, anche alla materia della violenza di genere, prevedendola allo stesso modo anche per gli assistenti sociali, CTU e tutti gli operatori e le operatrici chiamati ad operare attorno al fenomeno criminale strutturato della violenza di genere, inclusi polizia e carabinieri, polizia municipale e personale sanitario, stanziando all'uopo ulteriori risorse;
29) ad intervenire a tutti i livelli per garantire con la massima celerità il corretto funzionamento dei braccialetti elettronici, considerando le criticità emerse in sede di Tavolo tecnico istituito al Ministero dell'interno, riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione, scongiurando il verificarsi di ulteriori casi di femminicidi;
30) a sostenere iniziative legislative, in conformità alle diverse pronunce della Corte costituzionale, in materia di: morte volontaria medicalmente assistita; possibilità di coltivazione per uso domestico di cannabis e, da ultimo, il diritto all'affettività in carcere, principio questo fatto proprio dalla Corte di cassazione (sentenza n. 8 del 2025) che ha innalzato i colloqui con il proprio partner in condizioni di intimità a legittima espressione del diritto all'affettività e alla coltivazione dei rapporti familiari piuttosto che ad una mera aspettativa;
31) a sostenere le iniziative legislative parlamentari volte a riformare la disciplina degli affidi, mettendo al centro l'ascolto del minore, per scongiurare l'effetto nelle ipotesi di violenza, di una vittimizzazione secondaria, contrastando l'allontanamento coatto dei minori quando ciò non sia davvero necessario e tutelando l'interesse primario del minore;
32) ad astenersi dall'introdurre, in materia di reati tributari, qualsiasi forma di condono, al fine di non indebolire gli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale;
33) nel rispetto delle prerogative parlamentari, a sostenere le iniziative legislative volte a inasprire il trattamento sanzionatorio dei delitti contro gli animali per mezzo della previsione di un apposito titolo nel codice penale affinché gli stessi, considerati quali esseri senzienti, possano usufruire di una tutela adeguata all'interno dell'ordinamento;
34) a sostenere le iniziative legislative parlamentari volte a riformare la geografia giudiziaria secondo il principio costituzionalmente garantito della giustizia di prossimità, per mezzo della riapertura delle sedi accorpate e di quelle soppresse dai decreti legislativi in attuazione della legge delega n. 148 del 2011, in relazione a criteri oggettivi e qualificati;
35) ad astenersi da qualunque intervento, anche normativo, volto a modificare quanto previsto dal decreto Severino (decreto legislativo n. 235 del 2012) in merito all'incandidabilità e al divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma della legge n. 190 del 2012; nonché in merito alla sospensione degli amministratori pubblici condannati in primo grado, specie per mafia o corruzione, così da garantire il corretto funzionamento della democrazia e dell'amministrazione pubblica;
36) a sostenere le iniziative legislative parlamentari in tema di accesso alla professione forense e al regime di monocommittenza;
37) a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, nonché la sicurezza all'interno delle carceri nel rispetto del corretto bilanciamento dei principi di rieducazione del detenuto e di certezza della pena;
38) a tutelare la libertà di stampa e il diritto di cronaca, quale strumento di estrinsecazione anche del fondamentale diritto di informazione per il cittadino, abrogando in particolare le novelle di recente approvazione che impongono il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari, nonché di rilascio di copia delle intercettazioni e la loro pubblicazione, in quanto possono comportare una compressione di diritti costituzionalmente garantiti;
39) a rendere effettiva la transizione al digitale della giustizia penale la quale richiede una pianificazione accurata, risorse adeguate e un'infrastruttura tecnologica affidabile, considerando che il processo penale telematico, entrato ufficialmente in vigore il 1º gennaio 2025, avrebbe dovuto rappresentare una svolta epocale per il sistema giudiziario italiano, ed invece, già dai primi giorni di operatività sta causando la paralisi di molti tribunali, tra cui quelli di Roma, Napoli e Milano, costringendo i Presidenti a sospendere l'utilizzo dell'App per il deposito telematico degli atti, e vedendosi costretti, di conseguenza, ad optare per il ritorno al formato analogico, ovvero al sistema a doppio binario (digitale e analogico) almeno fino al 31 marzo 2025; a rendere il sistema telematico pronto e affidabile, ovviando ai principali problemi frequenti quali bug, rallentamenti e addirittura l'impossibilità per alcuni utenti di accedere al portale, che hanno spinto molti tribunali a bloccare l'adeguamento al processo penale telematico, aggirando di fatto l'obbligo di caricamento sulla piattaforma dei documenti fondamentali, come - per esempio - quelli relativi all'udienza preliminare, al dibattimento di primo grado e ad alcuni riti speciali; a considerare le criticità segnalate da quasi tutti gli uffici coinvolti nella sperimentazione del sistema, ed in particolare, la carenza di risorse e delle infrastrutture tecnologiche necessarie a garantire ai tribunali un'efficace gestione dei processi tramite strumenti digitali, adoperandosi per porvi rimedio;
40) a monitorare gli effetti applicativi dell'articolo 105 della legge di bilancio di recente approvazione (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027), al fine di escluderne effetti pregiudizievoli sul diritto di difesa, valutando di reintrodurre l'invito alla regolarizzazione del pagamento del contributo unificato da parte della cancelleria del tribunale come atto propedeutico alla fase esecutiva vera e propria; nonché a chiarire, attraverso norme di interpretazione autentica, l'ambito applicativo delle norme introdotte, specie con riferimento al processo amministrativo;
41) a sostenere iniziative legislative volte alla modifica del codice della strada, così come modificato dalla legge n. 177 del 2024, laddove innova la disciplina sanzionatoria per la guida successiva all'assunzione di stupefacenti ripristinando la precedente che puniva chiunque si ponesse alla guida della vettura in stato di alterazione psico-fisica dovuto all'assunzione della sostanza vietata, posto che appare necessario reintrodurre l'accertamento del nesso causale tra consumo della sostanza ed effetto di alterazione sull'organismo, nel solco della giurisprudenza consolidata della Cassazione;
42) ad adoperarsi affinché possa subire un cambio di rotta l'evidente torsione securitaria e repressiva rappresentata dalla scelta della maggioranza di ricorrere ripetutamente all'inasprimento delle pene al fine di ottenere un presunto effetto di deterrenza rispetto alla commissione delle condotte di reato anche da parte di soggetti minori d'età, come espresso nel cosiddetto decreto Caivano, che, lungi dal risolvere i problemi legati alla delinquenza minorile, non ha fatto altro che incrementare le presenze negli istituti penali minorili anche in ragione di un ampliamento del ricorso alla custodia cautelare in carcere;
43) a riformare la normativa prevista all'articolo 73, comma 5, del decreto del Presidente n. 309 del 1990, relativa al piccolo spaccio, alla luce delle modifiche operate dal decreto-legge n. 123 del 2023, che ha comportato un innalzamento del limite massimo di pena previsto per lo spaccio anche di lieve entità, da quattro anni di reclusione a cinque anni, precludendo conseguentemente l'accesso al beneficio della messa alla prova ai piccoli spacciatori;
44) a prevedere in materia di protezione internazionale, un ritorno alla normativa antecedente rispetto a quella prevista dal decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, il quale ha attribuito alle Corti d'appello, piuttosto che alle sezioni specializzate dei tribunali civili, la competenza per la convalida dei provvedimenti di trattenimento o la proroga del trattenimento del richiedente protezione internazionale disposti dal questore;
45) per quanto di competenza e nel rispetto delle prerogative parlamentari, a sostenere le iniziative legislative volte ad introdurre nel codice penale l'aggravante di apologia di mafia;
46) per quanto di competenza, ad intraprendere un monitoraggio del fenomeno della diffusione delle organizzazioni settarie, al fine di verificare la eventuale necessità di interventi normativi in materia.
(6-00133) n. 4 (22 gennaio 2025)
De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni.
Preclusa
Il Senato,
premesso che:
udite le comunicazioni e preso atto della relazione presentata dal Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 3 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150;
l'accesso alla giustizia rappresenta un diritto inviolabile della persona, garantito da normativa di rango costituzionale nazionale, europeo e internazionale. In base ad esso ciascun individuo dovrebbe potersi difendere o far valere le proprie ragioni in ogni circostanza, indipendentemente dalle rispettive condizioni economiche, sociali, culturali, religiose, ambientali, di genere, anagrafiche, fisiche e mentali;
occorre quindi garantire che oltre al riconoscimento formale dei diritti, propri o altrui, venga garantito che ciascun individuo, soprattutto i più indifesi o esposti, indipendentemente dalle condizioni personali in cui versano, possa dare corpo a ogni propria posizione giuridica soggettiva attiva e di vantaggio meritevole di tutela da parte dell'ordinamento, tanto nel campo dei diritti soggettivi quanto in quello degli interessi legittimi e in quello degli interessi diffusi e collettivi;
un sistema giudiziario efficiente rappresenta con ogni evidenza la condizione imprescindibile per il concreto rispetto dei principi di legalità e di certezza del diritto, ma anche per la promozione dello sviluppo economico del Paese, in quanto ne favorisce la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali;
innanzi alle storiche inefficienze del sistema giudiziario, uno Stato democratico e sociale come l'Italia e le organizzazioni sovranazionali di cui fa parte dovrebbero essere sempre in grado di garantire giustizia in tempi certi e ragionevoli e un giudice terzo, competente, indipendente e imparziale in caso di controversia;
in tal senso, l'inefficienza del sistema giudiziario e nello specifico la cronica lunghezza dei tempi della giustizia italiana rappresenta un ostacolo al progresso del Paese e alimenta nei cittadini una concreta sensazione di una giustizia incapace di assicurare la tutela effettiva dei loro diritti, con una conseguente sfiducia nei confronti dello Stato nel suo complesso;
i dati forniti con riguardo alle cause pendenti, pur evidenziando un miglioramento, rimangono allarmanti e testimoniano la grave inadeguatezza delle risorse investite e la conseguente inefficienza del sistema giustizia italiano anche in rapporto ai differenti standard europei. La durata dei processi ancora irragionevole - soprattutto nel settore civile - costituisce un grande disincentivo all'attività di imprese e professionisti, come pure agli investimenti esteri nel nostro Paese. Occorre, invece, dotare il sistema giustizia degli strumenti e delle risorse economiche ed umane necessarie alla ragionevole definizione di tutti i procedimenti;
numerosi studi empirici dimostrano che l'inefficienza della giustizia, dovuta alla lunghezza dei procedimenti e alla mancanza di "certezza del diritto", deprime l'economia e contribuisce a creare un clima di incertezza e di sfiducia che incide negativamente sulla capacità imprenditoriale e innovativa di un Paese. Più in particolare, una giustizia civile inefficiente ha un impatto negativo sulla struttura dei costi delle imprese, sull'allocazione e il costo del credito, sulla natalità delle imprese, la loro capacità di entrare nei mercati e la competitività, sulla dimensione delle unità produttive, sugli investimenti domestici e sulla capacità di attrarre investimenti dall'estero. Parimenti, la mancata soppressione di pratiche corruttive sistemiche riduce gli investimenti privati e, quindi, il reddito e l'occupazione, influisce sulla dinamica del debito pubblico, allontana gli investitori stranieri, altera le condizioni di prezzo e di mercato, ostacolando il libero esplicarsi della concorrenza, esclude le forze sane del mercato, accresce l'inefficienza della spesa pubblica, distorce l'allocazione delle risorse finanziarie, scoraggia l'accumulazione di capitale umano;
inefficienze nella giustizia e corruzione, due delle determinanti principali dei divari dell'Italia e della performance economica rispetto agli altri Paesi europei, generano perdite rilevanti al PIL, rallentando di conseguenza la crescita. In particolare, una recente ricerca internazionale (Centro ricerche Rand, 2022) stima che la corruzione arrechi un danno diretto e indiretto ingentissimo all'economia italiana, quantificato in almeno 237 miliardi, pari a circa il 13 per cento del PIL;
la relazione depositata evidenzia come l'attività del Ministero, ai fini della risoluzione delle problematiche citate, dipenda in misura quasi esclusiva dalla decretazione d'urgenza, la quale peraltro non ha prodotto i risultati attesi. Allo stesso modo, le proposte legislative a iniziativa governativa non risulta abbiamo prodotto sostanziali miglioramenti dei problemi endemici del sistema giustizia, i quali permangono pertanto sostanzialmente inalterati;
la legislazione introdotta a vario titolo dal Governo nell'ultimo anno segna inoltre un pericoloso indebolimento dei presidi di legalità nella lotta alle mafie e alla corruzione, faticosamente istituiti nell'arco dell'ultimo decennio. Il riferimento è in particolare alla scelta compiuta attraverso la legge 9 agosto 2024, n.114, che ha condotto all'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio e alla rimodulazione di quello di traffico di influenze illecite. Nella stessa direzione la stretta sull'impiego delle intercettazioni e sull'uso dei trojan nelle indagini per reati contro la pubblica amministrazione; l'ennesima riforma della prescrizione; la proposta di cancellazione dell'obbligo di decadenza degli amministratori locali condannati in via non definitiva. Tali scelte politiche con ogni evidenza appaiono indirizzate a realizzare condizioni più propizie per una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole di svariate forme di "abusi di potere per fini privati", non più perseguibili come reati dalla magistratura, di conseguenza non segnalabili come tali dalla stampa e perciò non più riconoscibili dall'opinione pubblica. Appare chiara la volontà di indebolire tutti i meccanismi di controllo istituzionale e civico sulla gestione del potere pubblico, invocando presunte esigenze di snellezza procedurale e l'esigenza di un'accelerazione dei processi decisionali connessi ai fondi del PNRR. Tali provvedimenti contribuiscono a generare invece un contesto politico-amministrativo criminogeno, nel quale le risorse pubbliche verranno in misura ingente sottratte alla cura degli interessi collettivi, per finire nelle tasche di organizzazioni criminali;
secondo gli osservatori specializzati, dall'inizio della legislatura sarebbero stati oltre 20 i provvedimenti che introducono sanatorie o condoni rivolti a chi evade o elude il fisco. Dalla rottamazione delle cartelle esattoriali al condono sui guadagni da criptovalute, alla disciplina introdotta in tema di controversie tributarie e rinuncia al giudizio agevolata, alla normativa sugli avvisi bonari e sulla cancellazione delle irregolarità formali nella denuncia dei redditi. In seguito sono arrivate le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento, la definizione agevolata delle liti pendenti e gli sconti con pagamenti a rate per i ravvedimenti operosi. Ancora la regolarizzazione dei versamenti, il cosiddetto salva calcio e il condono penale per i reati tributari. Inoltre la riduzione delle multe per chi non emette fatture e scontrini, gli sconti per chi aderisce all'adeguamento collaborativo e il pagamento per chiudere le liti fiscali. Sulla stessa linea il potenziamento delle conciliazioni delle liti, il cosiddetto salva casa, il concordato preventivo, le recenti depenalizzazioni per omesso versamento. Tali misure disincentivano i cittadini dall'adempimento puntuale delle obbligazioni fiscali e trasmettono al contrario il messaggio che sia più conveniente non corrispondere quanto dovuto al fisco con puntualità, attendendo un successivo condono;
appare drammatica la situazione delle carceri: com'è noto gli istituti penitenziari italiani risultano i più affollati dell'Unione europea. Dai dati diffusi a fine anno dall'Associazione Antigone, al 16 dicembre 2024, in Italia risulta fossero 62.153 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.320 posti. Di questi posti, però, 4.462 in effetti non risultano essere disponibili, per inagibilità o manutenzioni, e dunque la capienza effettiva scende a circa 47.000 posti e il tasso di affollamento effettivo arriva al 132,6 per cento Il tasso di crescita della popolazione detenuta risulta essere ormai insostenibile. Un anno fa, alla fine del 2023, i detenuti erano 60.166, circa 2.000 in meno di oggi e da allora i posti detentivi effettivamente disponibili sono diminuiti significativamente. A San Vittore a Milano l'affollamento effettivo ha raggiunto il 225 per cento, a Brescia Canton Monbello il 205 per cento, a Como e a Lucca il 200 per cento, a Taranto il 195 per cento e a Varese il 194 per cento. Sono ormai 59 gli istituti con un tasso di affollamento superiore al 150 per cento, prevalentemente le grandi case circondariali metropolitane, quelle in cui si registra il numero più alto di ingressi e le maggiori tensioni;
in questo contesto di enorme emergenza, l'attività politica del Governo risulta essere del tutto inefficace: le disposizioni introdotte con la legge 8 agosto 2024, n. 112 ("Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia") come quelle contenute nel decreto-legge 29 novembre 2024, n. 178 (recante "Misure urgenti in materia di giustizia" e attualmente in fase di conversione in legge alla Camera) finanziano una costosa struttura commissariale finalizzata alla realizzazione di un nuovo Piano carceri senza stanziare le necessarie risorse per realizzare gli interventi individuati;
rimane inoltre incrollabile l'intenzione del Governo di non intervenire in materia di libertà anticipata né di rimodulazione della custodia domiciliare, interventi che avrebbero decongestionato - almeno temporaneamente - la situazione di grave sovraffollamento descritta. Parimenti, risulta ferma l'opposizione governativa al riconoscimento di misure tese a rendere più umane le condizioni di detenzione, quali la realizzazione di zone dedicate alla vita affettiva e sessuale dei detenuti (con ciò omettendo di adeguarsi alle precise indicazioni della Corte costituzionale, da ultimo con la sentenza n. 10 del 2024), come anche l'incremento delle telefonate e delle videotelefonate, come anche l'incremento degli spazi dedicati ad attività di formazione e ricreativi;
in assenza di un deciso intervento normativo e dello stanziamento di ingenti risorse, gli spazi detentivi ufficialmente resteranno sempre gli stessi o tenderanno a diminuire, posto che ogni anno sono alcune migliaia gli spazi che vengono dichiarati inagibili per mancata manutenzione. L'incuria, il sovraffollamento e gli incidenti che si registrano in continuazione rendono le carceri sempre più invivibili. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentavano di essere state detenute in condizioni che violano l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiani è in costante aumento dalla fine della pandemia. Sono stati 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022, 4.731 nel 2023;
ancora, sono gravissime le carenze di tutto il personale che a vario titolo opera dentro gli istituti penitenziari. Dai direttori, alla polizia penitenziaria (i sindacati di categoria lamentano una carenza di oltre 15.000 unità), educatori, psicologi, mediatori culturali. Risulta essere del tutto inadeguata anche l'assistenza medica e psichiatrica in particolare, a fronte di un'ampissima percentuale di detenuti tossicodipendenti e con patologie psichiatriche. Nel complesso, si registrano condizioni di detenzione indegne di un Paese civile, posto che nel 10,3 per cento degli istituti non tutte le celle risultano essere riscaldate; nel 48,3 per cento nelle celle non è garantita l'acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell'anno; nel 55,2 per cento degli istituti le celle sono senza doccia; nel 25,3 per cento degli istituti non ci sono spazi per attività ricreative e lavorazioni;
questa situazione ha prodotto un numero esorbitante di suicidi: secondo Ristretti orizzonti, nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute, delle quali 23 di età compresa tra i 19 e i 29 anni. Mai si era registrato un numero così alto, superando addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad ora l'anno con più suicidi in carcere di sempre;
in questo contesto diventa particolarmente importante monitorare le condizioni di vita dentro le carceri e al contempo introdurre strumenti a tutela dei diritti dei detenuti: i dati statistici rispetto ai decessi nelle strutture detentive riportano ogni anno numerosi casi in cui non sia possibile accertarne precisamente le cause, nei quali le versioni ufficiali presentano zone d'ombra. In tali casi risultano essere determinanti l'esame autoptico e l'autopsia, ma quest'ultimo strumento è attualmente disciplinato dall'articolo 116 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 27 il quale prevede che il procuratore della Repubblica competente accerti la causa della morte e, solo se lo ravvisa necessario, ordina l'autopsia;
come detto, la situazione descritta risente anche della cronica carenza di personale e in particolare dell'insufficiente numero di medici, psichiatri e psicologi nelle strutture penitenziarie. Gli psicologi che prestano servizio ai sensi dell'articolo 80 dell'ordinamento penitenziario ex legge n. 354 del 1975 risultano essere circa 600, un numero del tutto inadeguato per offrire, sia agli operatori sia ai detenuti, quel necessario supporto emotivo, cognitivo e comportamentale indispensabile per un reinserimento sociale;
insufficienti a garantire cure e supporto adeguato ai detenuti affetti da patologie psichiatriche risultano essere le attuali 32 Articolazioni per la tutela della salute mentale (ATSM), collocate in 17 istituti penitenziari, uno per Regione. Hanno posto per meno di 300 detenuti in totale, a fronte di un altissimo numero di detenuti con diagnosi psichiatrica grave pari al 12 per cento delle persone detenute (oltre 6.000 persone). Inoltre il disagio psichico, evidentemente, non vive nelle sole ATSM, ma in tutte le sezioni detentive. E qui il principale strumento di governo della salute mentale diventa il ricorso massiccio agli psicofarmaci, utilizzati con finalità non solo terapeutiche-sanitarie, ma di "sedazione collettiva" e "pacificazione" delle sezioni: il 20 per cento delle persone detenute (oltre 15.000) fanno regolarmente uso di stabilizzanti dell'umore, antipsicotici e antidepressivi, cioè di quella tipologia di psicofarmaci che possono avere importanti effetti collaterali con picchi del 70 per cento a Trento e del 44 per cento a Modena; il 40 per cento (30.000 persone) fa uso di sedativi o ipnotici;
i funzionari amministrativi sono attualmente la categoria che risente maggiormente della carenza di personale, rispetto alle varie figure professionali previste negli istituti di pena. Il piano triennale dei fabbisogni del personale elaborato dal dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi del Ministero della giustizia per il triennio 2023-2025 fotografa una situazione preoccupante delle scoperture di personale amministrativo in numerosi profili professionali, scoperture che potrebbero essere ridotte significativamente mediante scorrimenti immediati di alcune graduatorie e le stabilizzazioni. Le schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024 mostrano che la differenza fra funzionari amministrativi previsti ed effettivi è pari al 20,87 per cento;
con l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Cartabia (decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150) il legislatore ha espresso chiaramente la volontà di ampliare i trattamenti penali non carcerari, sia in quanto finalizzati a effettiva rieducazione e reinserimento sociale, sia in quanto misure meno incisive sulla libertà personale. Nel provvedimento citato sono state previste novità in tal senso sia sul piano sostanziale, quanto alla tipologia e ai presupposti di applicabilità delle misure, sia sul piano processuale, quanto a procedimento, tempi di attivazione, revoca e sostituzione in caso di inadempimento. La scelta di incentivare il ricorso alla sostituzione delle pene detentive brevi come strumento speciale preventivo e di reinserimento sociale anche in casi applicativi prima sottratti a questi strumenti, e oggi invece sottratti alla concorrenza della più attrattiva sospensione condizionale della pena, ha importanti ripercussioni anche in senso deflattivo del sistema carcerario, che - come detto - in Italia soffre da anni condizioni di sovraffollamento tali da compromettere i diritti fondamentali dei detenuti. Ciò nonostante la disciplina risulta essere attuata in modo poco uniforme sul territorio nazionale, a causa delle difficoltà degli enti pubblici e privati a sottoscrivere le occorrenti convenzioni anche a causa di una certa diffidenza nei confronti dei condannati. Per incentivare l'attuazione di questi strumenti, lo Stato dovrebbe investire risorse adeguate e non vanificare così gli intenti lodevoli della riforma, nell'ottica del pieno rispetto dei principi costituzionali del reinserimento sociale e della riduzione dell'intollerabile sovraffollamento carcerario;
nel nostro Paese, in controtendenza rispetto al resto d'Europa, è in costante crescita il fenomeno degli eco-reati: nel dettaglio, il nuovo Rapporto ecomafia 2024 realizzato da Legambiente, relativo ai dati raccolti nel 2023, registra un numero di reati ambientali pari a 35.487, in crescita rispetto al 2022 (+15,6 per cento), con una media di 97,2 reati al giorno, quattro ogni ora. Crescono nell'ultimo anno tutti i numeri relativi ai fenomeni illegali del ciclo dei rifiuti e agli incendi, che colpiscono in particolare il patrimonio boschivo;
l'ISTAT stima che nell'ultimo anno siano stati circa 200.000 i lavoratori irregolari occupati nelle diverse articolazioni del settore agricolo, con un tasso di irregolarità per i dipendenti pari al 30 per cento. Nello specifico, le donne lavoratrici potenziali vittime di sfruttamento nel settore agricolo si confermano intorno alle 55.000 e la stragrande maggioranza di esse non viene intercettata dalle istituzioni. Gli studi empirici realizzati sul territorio evidenziano, peraltro, come questi dati siano certamente sottostimati e comprendano al loro interno una larga parte di lavoro sfruttato e finanche pratiche para-schiavistiche;
la piaga della violenza contro le donne sembra purtroppo inarrestabile, nonostante i continui interventi legislativi: i dati del Ministero dell'interno riportano dal 1° gennaio al 22 dicembre 2024 complessivi 300 omicidi, con 109 vittime donne, di cui 95 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 59 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Gli omicidi del periodo indicato, rispetto a quello analogo dello scorso anno, sono in diminuzione: da 331 a 300 (-9 per cento). Anche il numero delle vittime di genere femminile è in calo: da 116 a 109 (-6 per cento). Restano però invariati i delitti commessi in ambito familiare/affettivo (145) così come il numero delle vittime di genere femminile (95). In minima flessione, rispetto allo stesso periodo del 2023, il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner: da 69 diventano 68 (-1 per cento). Le vittime di genere femminile da 63 passano a 59 (-6 per cento). Come da anni ormai viene uccisa una donna quasi ogni tre giorni, numeri che non sono cambiati negli anni, segno che non hanno avuto alcun effetto norme e politiche messe in atto dal Governo. Quest'anno sono stati almeno tre i casi in cui il mancato funzionamento del braccialetto elettronico ha portato alla morte di altrettante donne. Aumentano le vittime straniere, ma diminuiscono gli autori di femminicidio di nazionalità non italiana. Il 45,8 per cento dei femminicidi con vittime straniere sono commessi da autori italiani, solo nel 4 per cento dei casi, tre vittime in valori assoluti, le vittime di femminicidio italiane sono state uccise da uno straniero;
un dato rilevante attiene al basso numero delle denunce in rapporto ai casi di violenza effettivi, segno di una generale sfiducia nella risposta pubblica alla violenza: in Italia solo l'11 per cento delle donne che subiscono violenza denuncia l'accaduto, di queste quasi il 40 per cento non parla con nessuno di quello che ha subito; i dati più recenti evidenziano da un lato che solo il 27 per cento delle donne che subiscono una forma di violenza decide di denunciarla e dall'altro l'assenza di collaborazione fra i tribunali civili che trattano di separazione giudiziale, di scioglimento e cessazione degli effetti civili del matrimonio e quelle sui provvedimenti riguardanti i figli, le separazioni e gli affidamenti dei minori e i tribunali penali che si occupano dei reati commessi dai maltrattanti. Per quanto riguarda la formazione, nel 95 per cento dei casi il magistrato incaricato non è stato in grado di individuare i casi di violenza domestica emersi nelle cause civili e solo nel 9 per cento dei tribunali si acquisiscono gli atti del procedimento penale quando emergono violenze. Inoltre, nei tribunali civili risulta diffusa la nomina di consulenti privi di specializzazione nella materia della violenza di genere e domestica ed è irrisorio il numero degli ordini di protezione rispetto all'estensione della violenza. Questo fa concludere per l'invisibilità del fenomeno presso l'autorità giudiziaria civile;
il decreto legislativo 10 ottobre 2022 n. 150, in attuazione della legge delega 27 settembre 2021, n. 134, ha introdotto nel nostro ordinamento anche una "disciplina organica" della giustizia riparativa. La giustizia riparativa rappresenta un modello di giustizia fondato sull'ascolto e sul riconoscimento dell'altro, introducendo una dialettica che mette al centro la vittima di reato: la vittima e l'autore del fatto penalmente rilevante, infatti, partecipano attivamente, se entrambi vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni provocate dal fatto illecito mediante l'aiuto di un mediatore, terzo e imparziale;
gli episodi di crudeltà nei confronti di animali sono in continua crescita. I dati evidenziano come reato più diffuso l'uccisione di animali, in crescita rispetto al 2023. Le procure hanno registrato 2.819 procedimenti, che corrispondono al 39,6 per cento dei crimini contro gli animali registrati presso le 127 procure che hanno fornito i dati (il 75 per cento del totale). Gli indagati sono 474, un numero esiguo perché la maggior parte delle denunce sono a carico di ignoti. Parallelamente, sta però crescendo nel Paese la consapevolezza circa la gravità di tali azioni violente, in particolare se agite direttamente da minorenni. In entrambi i rami del Parlamento sono incardinate alcune proposte di legge finalizzate a inasprire il trattamento sanzionatorio dei delitti contro gli animali;
con determina del 16 febbraio 2022 il Ministero della giustizia ha stanziato, per 15 lotti territoriali, 68.196.721,31 euro per l'affidamento dei servizi di digitalizzazione dei fascicoli giudiziari di tribunali, Corti d'appello e Suprema Corte di cassazione;
"App", applicativo unico di gestione del processo penale e civile telematico (obiettivo PNRR M1C1-38, riforma 1.8), progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati la redazione, la firma digitale, il deposito telematico dei provvedimenti e il governo dei flussi procedurali e documentali, è entrato in funzione il 14 gennaio 2024 e ha terminato la sperimentazione il 1° gennaio 2025. Sin da subito "App" ha riscontrato "errori inaspettati", causando significativi rallentamenti nei principali tribunali italiani: criticità evidenziate sia dai procuratori della Repubblica di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Perugia, sia dalla VII Commissione CSM, la quale, nella «relazione sullo stato della giustizia telematica» del 17 luglio 2024, attribuiva il problema all'insufficienza della rete Internet a reggere il traffico. La digitalizzazione anziché accelerare la giustizia italiana sta causando notevoli allungamenti delle procedure, compromettendo gravemente i diritti soggettivi dei cittadini: i malfunzionamenti hanno costretto alcuni presidenti di tribunale, come Milano, Reggio Calabria e Genova, a prorogare l'uso del cartaceo sino al 31 marzo;
l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione». Lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato», disciplinato dal DPR n. 115 del 2002. All'articolo 77 stabilisce che il tetto reddituale per l'ammissione al patrocinio gratuito deve essere aggiornato ogni due anni, mediante un decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il MEF. In realtà, l'ultimo decreto biennale risale al 23 luglio 2020, con il quale il tetto reddituale veniva rideterminato in 11.746,68 euro, a fronte dei precedenti 11.493,82 euro. La variazione ISTAT tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2024 è stata pari al 17,7 per cento e pertanto si rende necessario ed opportuno alzare in maniera significativa il tetto reddituale per l'ammissione al patrocinio gratuito;
l'articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha previsto l'istituzione dell'ufficio per il processo presso la Corte di cassazione, le corti d'appello e i tribunali ordinari. Il PNRR ha individuato nell'ufficio per il processo la struttura organizzativa deputata ad «offrire un concreto ausilio alla giurisdizione così da poter determinare un rapido miglioramento della performance degli uffici giudiziari per sostenere il sistema nell'obiettivo dell'abbattimento dell'arretrato e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali». L'ufficio per il processo svolge un ruolo determinante per il miglioramento della qualità e dell'efficacia della risposta giudiziaria, specialmente in termini di riduzione dei tempi della giustizia e il diligente svolgimento del lavoro da parte dei funzionari addetti all'ufficio per il processo sta già dando i suoi frutti, con una significativa riduzione del numero delle pendenze. Le prime 8.171 risorse immesse in servizio, a fronte di un contingente previsto di 9.560 unità, con contratto a tempo determinato hanno maturato una significativa professionalità e un'approfondita conoscenza dei contenuti e delle attività affidate, sempre più rilevanti e qualificate. Con la pubblicazione dell'avviso di scorrimento del 30 dicembre 2024, i candidati idonei rientranti nello stesso potevano inviare, fino al 10 gennaio 2025, il modulo di disponibilità all'assunzione, ma ancora non si conosce la data della presa di possesso. In tal senso si evidenzia che i dati relativi alla spesa del PNRR giustizia sono rinvenibili sul sito del Ministero della giustizia per la misura M1C1-I1.8 (capitale umano) e ammontano a 2.268.050.053,73 euro a fronte delle risorse effettivamente utilizzate, che invece ammontano a 816.889.676,91 euro, circa il 40 per cento,
tutto ciò premesso, impegna il Governo:
1) ad intervenire fattivamente in ogni ambito pubblico per rafforzare i presidi di legalità nella lotta alle mafie e alla corruzione;
2) a investire le necessarie risorse nel comparto giustizia per rafforzare la fiducia dei cittadini nella giustizia e garantire il rispetto dei diritti, colmando le scoperture negli uffici giudiziari e negli istituti penitenziari attraverso una massiccia e mirata attività assunzionale;
3) a procedere con lo scorrimento delle graduatorie ancora attive dei concorsi svolti per i vari profili, con le stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato e con la riqualificazione del personale già in servizio in modo da eliminare progressivamente tutte le scoperture di organico del personale amministrativo del comparto giustizia;
4) ad adoperarsi affinché venga ripristinata la disciplina del delitto di abuso di ufficio e al contempo prevedere un potenziamento del delitto di traffico di influenze, in combinato disposto ad una normativa sulla regolamentazione delle lobby, sul conflitto di interessi e sul traffico di influenze;
5) ad astenersi dall'introdurre, in materia di reati tributari, qualsiasi forma di condono, al fine di non indebolire gli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale;
6) a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, nonché la sicurezza all'interno delle carceri, nel rispetto del corretto bilanciamento dei principi di rieducazione del detenuto e di certezza della pena;
7) ad aggiornare il Piano nazionale di prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari e a verificare l'applicazione dei Piani regionali di prevenzione nelle singole strutture detentive, con un forte investimento nel supporto psicologico, sia per gli operatori sia per i detenuti;
8) a intervenire sulla normativa vigente al fine di rendere obbligatoria, anziché discrezionale e facoltativa, l'autopsia quando la morte sia avvenuta all'interno delle strutture detentive, di cui all'articolo 59 della legge 26 luglio 1975, n. 35;
9) a prevedere idonee misure incentivanti rivolte agli enti pubblici e privati che sottoscrivono convenzioni per pene sostitutive e alternative, dirette al recupero e al reinserimento dei detenuti e dei condannati mediante l'attivazione di percorsi di inclusione lavorativi e formativi;
10) ad adottare iniziative per potenziare gli strumenti di lotta alla criminalità organizzata di tipo mafioso, con particolare riguardo ai cosiddetti eco-reati; a rafforzare il controllo di legalità in tutto il ciclo economico pubblico e privato, in cui tracciabilità e prescrizione sulla regolarità dei procedimenti siano assunti come punti di forza nella lotta alla corruzione ed alle mafie, in particolare assumendo iniziative per prevedere norme più incisive in tema di anticorruzione, la riforma del codice degli appalti per contrastare ogni infiltrazione mafiosa, una regolamentazione del reato di falso in bilancio, in armonia con le indicazioni della giurisprudenza costituzionale;
11) a rafforzare la tutela giurisdizionale del diritto alla salute dei cittadini e alla salute nei luoghi di lavoro, nonché il contrasto alle agromafie e agli illeciti alimentari, combattendo le infiltrazioni criminali nell'economia legale;
12) ad assumere iniziative per superare definitivamente le leggi premianti i comportamenti non virtuosi, quali i condoni e l'elusione fiscale;
13) ad assumere iniziative per abrogare con urgenza l'articolo 10-bis del Testo unico sull'immigrazione (il cosiddetto reato di clandestinità);
14) ad intervenire con la massima determinazione con misure volte al contrasto alla violenza contro le donne, al fine di ridurre sensibilmente il numero dei femminicidi;
15) a monitorare costantemente l'efficacia della normativa per la prevenzione e il contrasto della violenza maschile sulle donne, intervenendo per ridurre la quota di violenze "sommerse" che non vengono denunciate; investendo adeguatamente nella formazione specifica di tutti gli operatori coinvolti e nell'efficientamento del collegamento tra tribunali civili e penali; sostenendo con adeguate risorse i centri antiviolenza e le case rifugio;
16) a predisporre urgentemente tutti gli atti e le procedure necessarie affinché la disciplina della Giustizia riparativa trovi al più presto completa e immediata attuazione;
17) a sostenere le iniziative legislative parlamentari volte a inasprire il trattamento sanzionatorio dei delitti contro gli animali;
18) a mettere in atto tutte le iniziative per risolvere definitivamente il malfunzionamento del software "App" per il processo telematico penale, stanziando fondi adeguati;
19) a prevedere, in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, un innalzamento significativo dei limiti reddituali per l'ammissione al gratuito, patrocinio che tenga in debito conto sia gli effetti della crisi economica in corso, sia il livello di inflazione che nell'ultimo quinquennio è stata pari al 17,7 per cento;
20) ad utilizzare per la misura M1C1-I1.8 (capitale umano) tutte le somme previste dal PNRR e ad effettuare una ricognizione di tutti i posti rimasti scoperti negli uffici per il processo, al fine di procedere con urgenza allo scorrimento integrale delle graduatorie capienti degli idonei del concorso per addetti dell'ufficio per il processo, consentendo agli idonei di assumere posizione nel proprio distretto di appartenenza.
(6-00134) n. 5 (22 gennaio 2025)
Enrico Borghi, Scalfarotto, Fregolent, Musolino, Paita, Renzi, Sbrollini.
Preclusa
Il Senato,
udite le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25, luglio 2005, n. 150,
premesso che:
gli orientamenti e i programmi appena illustrati dal Governo in materia di giustizia appaiono insoddisfacenti e del tutto contraddittori rispetto alle linee guida del Ministero;
la riforma della giustizia è una condizione imprescindibile per l'accesso ai fondi del PNRR, ma negli ultimi due anni si stanno accumulando ritardi e carenze che minano a fondo lo Stato di diritto e l'efficienza dell'amministrazione giudiziaria, con i tempi della giurisdizione e strutture del tutto inadeguate rispetto alle esigenze di cittadini e imprese;
per il solo comparto della giustizia il PNRR ha previsto risorse per più di 2,6 miliardi di euro, ma secondo gli ultimi dati disponibili (giugno 2024) sono stati spesi poco più di 875 milioni di euro per le riforme e gli investimenti: sarebbero stati spesi 58 milioni sui 411 stanziati per l'edilizia, 816 milioni sugli oltre 2,2 miliardi stanziati per il capitale umano e nemmeno un euro sui quasi 70 milioni stanziati complessivamente per la digitalizzazione del processo penale di primo grado e per la migrazione dei dati al polo strategico nazionale;
sul piano della digitalizzazione appare emblematico come il tentativo di implementare il processo penale telematico attraverso l'App del Ministero della giustizia, costata circa 25 milioni di euro, abbia dato vita solo a malfunzionamenti e disagi: ben 84 tribunali sono stati costretti a sospendere l'utilizzo dell'App e tornare ai depositi cartacei, al fine di scongiurare la paralisi della relativa attività giudiziaria;
il miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario, la semplificazione e la riduzione dei tempi dei processi penali e civili devono rappresentare una priorità per l'azione del Governo, al fine di rispondere alle esigenze della società civile e del contesto economico;
in netta contraddizione rispetto a tali finalità, invece, il Governo ha previsto che il versamento del contributo unificato rappresenti condizione di iscrizione a ruolo, subordinando l'accesso alla giustizia a un adempimento fiscale del tutto incoerente con le ragioni e gli obiettivi del sistema giurisdizionale;
la riforma costituzionale relativa alla separazione delle carriere della magistratura giudicante e requirente rappresenta, invece, senz'altro un primo passo in tal senso, essendo una riforma necessaria e doverosa al fine di dare piena attuazione all'articolo 111 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale del novembre 1999, che stabilisce la formazione della prova nel dibattimento, nel contraddittorio delle parti, davanti a un giudice terzo e imparziale, dando seguito alla scelta del legislatore di voler adottare il modello accusatorio, abolendo definitivamente il modello inquisitorio;
la previsione del sorteggio per l'individuazione della componente laica e togata dei CSM, tuttavia, rappresenta una vera e propria stonatura istituzionale che rischia di diluire ulteriormente la capacità del potere politico di vigilare sul sistema giurisdizionale nel pieno rispetto del principio della separazione dei poteri, come sancito dalla nostra Costituzione. Del pari, appare del tutto eccentrico propugnare la separazione delle carriere - istituendo finanche due organi di autogoverno ad hoc - senza prevedere concorsi separati per l'accesso alla magistratura;
sul piano delle riforme costituzionali è urgente intervenire sul principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, al fine di garantire che l'esercizio della stessa avvenga concretamente «in nome del popolo italiano» e, cioè, nei casi previsti dalla legge, anche al fine di scongiurare ogni margine di discrezionalità in ordine a quali reati perseguire sulla base di valutazioni dovute a contingenze e/o carenze di carattere organizzativo;
allo stesso modo occorre riconoscere a livello costituzionale la funzione sociale dell'avvocato, quale figura fondamentale per la garanzia della giustizia e la tutela dell'assistito;
ogni riforma della giustizia va necessariamente discussa anche con le opposizioni, mentre la mancanza di dibattito rappresenta un tentativo di esautoramento delle Camere circa una materia fondamentale per la garanzia dei diritti di tutti, non solo della maggioranza;
sempre al fine di garantire l'efficienza, il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione della giustizia, appare fondamentale scongiurare ogni possibile commistione tra magistrati e organi di indirizzo politico, ovviando al cosiddetto fenomeno delle porte girevoli. A dispetto delle dichiarazioni iniziali del Ministro, che sottolineava la necessità di portare a venti unità il numero massimo dei magistrati che possono essere collocati fuori ruolo, ad oggi risultano fuori ruolo circa 180 magistrati;
tali riforme hanno come stella polare il principio di non colpevolezza, del garantismo e del rispetto della dignità umana a prescindere dalla condizione di imputato o condannato; al netto della formale adesione a tali valori, il Governo in soli due anni ha introdotto 48 nuovi reati e svariati aumenti di pene per un totale di circa 417 anni reclusione in più nel nostro ordinamento, senza considerare il cosiddetto disegno di legge sicurezza (AS 1236), approvato in prima lettura alla Camera e ora all'esame del Senato, che introduce decine di nuovi reati e aumenti di pena senza alcun rapporto fra gravità delle condotte e sanzioni e in maniera del tutto asistematica rispetto all'impianto del codice penale;
il suddetto disegno di legge, in particolare, persegue la detenzione delle detenute madri, penalizza condotte prive di qualsivoglia allarme sociale (id est resistenza passiva) e si propone di inibire il margine di discrezionalità riconosciuto dal codice penale al collegio giudicante, affermando il divieto di prevalenza delle attenuanti su determinate aggravanti, col chiaro fine di innalzare il regime sanzionatorio e senza alcuna dimostrazione di deterrenza;
anche in tema di sentenze di assoluzione e proscioglimento da parte dei pubblici ministeri non si comprende come mai il regime di inappellabilità non venga esteso a principio generale, al fine di preservare il fondamentale valore della libertà personale e garantire un esito rapido e certo al processo, che è spesso causa di per sé di grave patimento a livello personale, familiare e sociale;
in chiave del tutto securitaria e liberticida si è esteso e rafforzato il ricorso alla custodia preventiva in carcere, nonostante dal 1992 ad oggi si siano registrati oltre 30.000 casi di ingiusta detenzione e si stimi che quasi un quarto della popolazione carceraria sia ivi trattenuta nell'attesa della definizione del processo. Secondo l'associazione "Nessuno tocchi Caino" sono 9.473 i detenuti in attesa del primo grado di giudizio;
le ingiuste detenzioni rappresentano una vera e propria piaga dell'ordinamento - che, oltre ad avere un costo umano incommensurabile, costano allo stato circa 874 milioni di euro per risarcimenti - mentre nessun profilo di responsabilità diretta viene previsto per i magistrati che abbiano emesso provvedimenti palesemente illegittimi;
come già richiesto con l'ordine del giorno n. 9/2002/95 firmato da rappresentanti di tutti i Gruppi delle opposizioni e accolto dal Governo nella seduta dello scorso 7 agosto 2024, l'esigenza cautelare va necessariamente conciliata con il principio costituzionale della non colpevolezza, in particolare quando si tratta di soggetti incensurati, in quanto questi ultimi si trovano spesso sottoposti a misure cautelari sulla previsione che possano reiterare dei reati non ancora accertati;
secondo i dati più recenti, delle 644 azioni di rivalsa avviate dal 2010 al 2022, solo otto magistrati (l'1,2 per cento) sono stati condannati, mentre negli altri casi il collegio giudicante ha ritenuto sempre insussistenti la colpa grave, il dolo o il diniego di giustizia. Allo stesso modo il 99 per cento delle segnalazioni disciplinari viene ritenuta infondata, recando un doppio danno allo Stato, sia sul piano finanziario che di fiducia dei cittadini per il sistema giudiziario;
in questa prospettiva è indispensabile prevedere un sistema di valutazione rafforzata dei magistrati, al fine di garantire efficienza e adeguatezza al sistema giurisdizionale;
è opportuno che il bilanciamento tra il principio della non colpevolezza e la necessità di garantire la sicurezza pubblica consenta la limitazione della libertà personale, con l'emissione di provvedimenti di custodia cautelare solo qualora vi sia l'effettivo pericolo di reiterazione per accertati reati di grave allarme sociale o che compromettano la sicurezza pubblica o privata o l'incolumità delle persone, in particolare se per tutelare la sicurezza di donne e bambini;
nella medesima prospettiva l'istituto della prescrizione del reato rappresenta uno strumento di garanzia per i cittadini e per la società in generale. La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura una proposta di legge recante una nuova modifica dell'istituto, prevedendo una nuova e autonoma causa di sospensione del corso della prescrizione in seguito alla sentenza di condanna di primo grado, per un tempo non superiore a due anni, e in seguito alla sentenza di appello che conferma la condanna di primo grado, per un tempo non superiore a un anno, prevedendo che, se la sentenza di impugnazione non giunge nei tempi previsti, la prescrizione riprende il suo corso e si computerà il periodo di sospensione;
la proposta di legge prevede, altresì, l'abrogazione dell'articolo 161-bis del codice penale, che prevede la cessazione definitiva del corso della prescrizione a seguito della pronunzia della sentenza di primo grado;
detti principi, che sanciscono di fatto il ritorno alla normativa del 2017, appaiono fondamentali per affermare il principio liberale della certezza della durata del processo e scongiurare che la condizione di imputato perduri sine die, con grave pregiudizio in termini sociali, psicologici ed economici;
l'invasione della sfera personale e privata dell'indagato e dell'imputato, in forza del principio di non colpevolezza, deve essere scongiurata sotto ogni profilo;
in questa prospettiva occorre rafforzare e porre presidi concreti al ricorso alle intercettazioni e alla loro durata, garantendo la segretezza - e, nel caso, la distruzione - del materiale raccolto in ogni fase del procedimento;
sul piano della prevenzione va ricordato come il 10 luglio 2023, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) abbia sollevato, nell'ambito del ricorso n. 29614/16 una serie di interrogativi nei confronti dello Stato italiano in merito ai provvedimenti di prevenzione antimafia e per i reati connessi, che hanno portato alla confisca di beni a soggetti successivamente assolti dalle accuse di reato contestate;
la CEDU ha espresso dubbi sulla compatibilità di tali provvedimenti con il principio della presunzione di non colpevolezza, sottolineando come la confisca di beni, nel caso di assoluzione penale, non sia basata sull'accertamento di un reato, ma sulla presunta pericolosità del soggetto, creando una disparità tra l'esito del giudizio penale e le conseguenze patrimoniali;
l'inversione dell'onere della prova in materia di misure di prevenzione, in base alla quale i soggetti accusati devono dimostrare la provenienza lecita dei loro beni, anziché l'accusa dimostrare la loro provenienza illecita è in contrasto con i principi fondamentali del giusto processo, costringendo i cittadini assolti a subire un danno economico e reputazionale iniquo e sproporzionato, spesso irrimediabile;
il quadro normativo attuale non prevede un adeguato meccanismo di risarcimento per i cittadini che, dopo aver subito una confisca patrimoniale, vengono assolti dalle accuse che ne avevano giustificato l'emissione, cagionando una lesione dei diritti fondamentali dei cittadini, che si trovano a subire una sanzione patrimoniale, nonostante l'accertamento della loro innocenza, con conseguenti pregiudizi economici, sociali e morali;
la riforma dell'ordinamento giurisdizionale passa anche dal trattamento che lo Stato riserva a chi è inserito a vario titolo all'interno degli istituti carcerari, e questa risulta una condizione imprescindibile per l'inveramento del principio stabilito dall'articolo 27, comma 3, della Costituzione, che enuncia la funzione rieducativa della pena. Secondo l'associazione "Antigone", circa un terzo degli istituti penitenziari italiani è stato costruito prima del 1950, la maggior parte di questi addirittura prima del 1900;
secondo l'associazione "Nessuno tocchi Caino", al 31 dicembre 2024 le persone detenute in carcere erano 61.861 (in aumento di circa 2.000 unità rispetto al 2023), a fronte di una capienza regolamentare di 51.312, con un tasso di affollamento effettivo pari a circa il 120 per cento, con istituti che, nell'anno, hanno superato nettamente il 200 per cento (Brescia Canton Monbello, Lucca, Milano San Vittore) e con 59 penitenziari oltre il 150 per cento;
la Corte europea dei diritti dell'uomo, con la nota sentenza Torreggiani e altri contro Italia (ricorsi nn. 43517/09, 46882/09, 55400/09, 57875/09, 61535/09, 35315/10 e 37818/10) - adottata l'8 gennaio 2013 con decisione presa all'unanimità - ha condannato l'Italia per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, avendo ravvisato condizioni di vita lesive della dignità umana nei nostri istituti di pena, soprattutto a causa di un sovraffollamento patologico e dell'assenza di spazi vitali adeguati per ciascun ristretto;
il recente aumento esponenziale dei suicidi tra i detenuti nelle carceri (89 nel 2024, il dato più alto di sempre, cui si aggiungono gli otto nuovi suicidi e nove decessi dei primi venti giorni del 2025), nonché quello dei decessi in carcere (246), dà conto di una disperazione ingravescente che si incancrenisce nella constatazione di mancanza di attenzione politica e di indifferenza sociale;
a tale dato sconcertante si accompagna un aumento del numero di suicidi della polizia penitenziaria. L'Osservatorio nazionale sul fenomeno del suicidio tra gli appartenenti alle Forze dell'ordine, gestito dall'associazione "Cerchio Blu", riporta che nel 2024 gli appartenenti alla polizia penitenziaria che hanno deciso di togliersi la vita sono stati sette, in vertiginoso aumento rispetto all'unico caso registrato nel 2023. L'insufficienza e l'inadeguatezza del nostro sistema carcerario vede la polizia penitenziaria e i dirigenti penitenziari gravemente sotto organico e i detenuti assoggettati a condizioni di stress psicologico drammatiche, aggravate dalla mancanza di psicologi, di professionalità con profilo giuridico-pedagogico, di mediatori culturali, di traduttori e di personale sanitario;
ogni anno i tribunali di sorveglianza riescono a evadere solo poche migliaia di pratiche riguardanti la liberazione anticipata dei detenuti, con altissimi costi in termini di risorse finanziarie ed economiche, mentre decine di migliaia di istanze restano senza risposta. Se si considera la situazione di crescente sovraffollamento delle carceri italiane, con i conseguenti problemi relativi alla vivibilità e al rispetto dei diritti umani dei detenuti e il fatto che su migliaia di domande di liberazione anticipata ne sono accolte i due terzi circa, si comprendono l'importanza e l'utilità di rendere automatica la concessione del beneficio, ricorrendo al magistrato di sorveglianza solo nel caso in cui la direzione dell'istituto di pena segnali, con relazione motivata, la condotta negativa del detenuto;
occorrerebbe rafforzare l'istituto della liberazione anticipata, aumentando da quarantacinque ad almeno sessanta i giorni di sconto di pena per ogni semestre, al fine di rafforzare il "patto" di convivenza civile nelle prigioni e di incentivare la buona e regolare condotta e l'adesione a tutte le opportunità risocializzanti che l'espiazione della pena offre, prendendosi al contempo cura della sicurezza delle decine di migliaia di operatori penitenziari che vivono quotidianamente a contatto con i detenuti, a rischio della propria incolumità;
appare fondamentale e urgente stanziare ulteriori risorse, oltre quelle già previste dal PNRR, volte a finanziare interventi riguardanti l'edilizia penitenziaria, che non siano limitate solamente a realizzare nuovi istituti penitenziari e alloggi di servizio per la polizia penitenziaria, ad ampliare le strutture penitenziarie esistenti, a mettere in sicurezza e ristrutturare gli attuali edifici, ma che siano volte a finanziare la realizzazione di spazi e attività all'interno degli istituti per la rieducazione e la formazione professionale dei detenuti;
è del pari fondamentale rafforzare la rete delle case famiglia. Queste strutture sono previste dalla legge n. 62 del 21 aprile 2011 e sono preposte all'accoglienza di madri provenienti dalla detenzione con figli minori conviventi, ma ad oggi in Italia sono attive solo due case famiglie protette, una a Roma e una a Milano, entrambe con una capacità ricettiva di soli sei adulti e otto minori: è fondamentale privilegiare il rafforzamento della rete delle case famiglie protette, affinché la collocazione delle madri e dei minori all'interno degli ICAM rimanga un'opzione estrema e residuale, posti gli effetti negativi che detti ambienti - per quanto "protetti" - recano sulla crescita dei minori;
allo stesso modo le Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) rappresentano un elemento essenziale del sistema di esecuzione delle misure di sicurezza finalizzate al recupero dei soggetti che necessitano di trattamento psichiatrico, garantendo nel contempo la tutela della collettività: è indispensabile ovviare alle carenze e inadeguatezze delle REMS, al fine di garantire la salvaguarda, il rispetto della dignità umana e la funzionalità del percorso rieducativo-sanitario;
la garanzia della funzione rieducativa della pena impone l'avvio di un percorso di reinserimento sociale e lavorativo che richiede la collaborazione del mondo imprenditoriale, con l'obiettivo di promuovere modelli virtuosi, a beneficio della comunità e coerenti con le esigenze del mercato: la previsione di sgravi, incentivi e agevolazioni per favorire il reinserimento del condannato rappresenta una priorità anche sul piano della sicurezza, posto che tale modello, ovunque sperimentato, ha ridotto drasticamente i casi di recidiva;
le inefficienze del sistema giurisdizionale e dell'esecuzione penale si ripercuotono sul benessere dei cittadini e ne condizionano l'esistenza, così come i ritardi accumulati nell'elaborazione e implementazione delle riforme sopra richiamate aggravano il buon andamento e l'adeguatezza dell'amministrazione della giustizia, imponendo l'adozione di misure concrete e condivise tra maggioranza e opposizione,
impegna il Governo:
1) a utilizzare i fondi del PNRR per i progetti di cui il Ministero della giustizia è soggetto attuatore nei tempi previsti dal cronoprogramma, al fine di efficientare il comparto giustizia, con particolare riferimento a quelli particolarmente in ritardo in tema di digitalizzazione del processo penale di primo grado e la migrazione dei dati al polo strategico nazionale;
2) a rispettare la centralità del Parlamento, titolare del potere legislativo come previsto dalla Carta costituzionale, nella stesura delle riforme della giustizia e di ogni altro provvedimento, garantendone il coinvolgimento in ogni fase dell'elaborazione e dell'esame parlamentare;
3) a prevedere che, nell'ambito della riforma sulla separazione delle carriere della magistratura, si prevedano concorsi distinti per le carriere della magistratura requirente e giudicante e la soppressione della disposizione sul sorteggio dei membri laici e togati del Consiglio superiore della magistratura;
4) ad avviare una riforma costituzionale relativa all'obbligatorietà dell'azione al fine di condizionarla ai casi previsti dalla legge, nel rispetto dei principi previsti dall'ordinamento, dal diritto europeo e internazionale;
5) a ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo coerentemente con quanto promesso dal Ministro in più occasioni;
6) ad abbandonare il ricorso al panpenalismo, introducendo nei prossimi provvedimenti norme atte a rendere effettivo il principio garantista che dovrebbe permeare il nostro ordinamento, in particolare estendendo l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione e proscioglimento da parte dei pubblici ministeri a ogni reato;
7) a proseguire nel percorso intrapreso sulla limitazione delle intercettazioni nei confronti dei cittadini e nella garanzia della loro non divulgazione, nel rispetto dei principi di inviolabilità della sfera privata;
8) ad approvare il disegno di legge recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione (AS 985) al fine di ristabilire una disciplina della prescrizione coerente con il principio di non colpevolezza;
9) a limitare l'utilizzo della custodia cautelare attraverso un puntuale bilanciamento tra il principio di non colpevolezza e le garanzie di sicurezza, coerentemente con gli impegni assunti dal Governo;
10) a introdurre norme efficaci in materia di responsabilità civile dei magistrati, anche prevedendo sanzioni dirette a titolo personale nei casi di dolo o colpa grave accertati nello svolgimento dell'attività giudiziaria e prevedendo automatismi nei meccanismi di rivalsa;
11) a prevedere un sistema di equo risarcimento per i cittadini che, pur avendo subito una confisca patrimoniale, siano stati successivamente assolti dalle accuse, prevedendo un indennizzo proporzionato al danno subito, sia patrimoniale che non patrimoniale, nonché un meccanismo per la valutazione caso per caso del pregiudizio subito dal soggetto assolto, tenendo in considerazione le conseguenze economiche, sociali e morali derivanti dalla confisca ingiusta;
12) ad attuare ogni provvedimento utile a ridurre repentinamente la pressione sulle carceri dovuta al sovraffollamento delle strutture attraverso:
a) l'approvazione di norme atte a concedere maggiori premialità ai detenuti che partecipano proficuamente ai percorsi di rieducazione, aumentando da quarantacinque ad almeno sessanta i giorni di sconto di pena per ogni semestre;
b) il miglioramento degli istituti carcerari, anche attraverso la costruzione di nuovi centri sul modello delle migliori pratiche europee;
c) il rafforzamento degli uffici giudiziari di supporto ai magistrati di sorveglianza, sì da garantire tempi rapidi e certi alle istanze dei detenuti;
13) a rafforzare la rete delle case famiglia previste dalla legge n. 62 del 21 aprile 2011 preposte all'accoglienza di madri provenienti dalla detenzione con figli minori conviventi;
14) alla realizzazione di nuove REMS e all'assunzione del personale sanitario a queste dedicato, al fine di colmare le carenze strutturali attuali, migliorare la qualità delle cure e garantire la sicurezza delle strutture;
15) ad avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti del mondo produttivo sugli sgravi e le agevolazioni economiche previste dalla legge Smuraglia per le imprese, anche attraverso campagne istituzionali e il coinvolgimento delle associazioni del terzo settore;
16) a fare fronte al dramma dei suicidi dei detenuti e della polizia penitenziaria in carcere, adottando soluzioni funzionali al loro benessere psicofisico, anche assumendo un numero adeguato di psicologi, di professionalità con profilo giuridico-pedagogico, di mediatori culturali, di traduttori e di personale sanitario;
17) ad assumere nuovi agenti penitenziari per ridurre la pressione su quelli già in servizio e garantire la sicurezza e l'incolumità all'interno degli istituti;
18) ad assumere nuovi dirigenti penitenziari, adeguatamente formati, al fine di gestire al meglio le strutture in essere e quelle che verranno auspicabilmente costruite nei prossimi anni;
19) ad adottare le misure idonee per semplificare il sistema giudiziario, al fine di ridurre i tempi dei processi civili e penali e renderlo più efficiente e aderente a garantire una risposta adeguata e tempestiva alle esigenze della società civile e del tessuto economico;
20) a riconsiderare l'attuale disciplina che subordina l'iscrizione a ruolo delle cause al versamento del contributo unificato, riconoscendone la totale incompatibilità con il principio costituzionale della tutela giurisdizionale e con la visione di giustizia equa e solidale;
21) a promuovere le idonee misure legislative volte a riconoscere, a livello costituzionale, la funzione sociale dell'avvocato quale figura imprescindibile per la salvaguardia dei diritti dei cittadini, valorizzandone il ruolo di pilastro della garanzia di accesso alla giustizia;
22) a rivalutare il contenuto del cosiddetto disegno di legge sicurezza (AS 1236), favorendo soluzioni alternative alla detenzione, garantendo un maggiore equilibrio tra attenuanti e aggravanti, nonché respingendo automatismi normativi che comprimono il potere valutativo dei magistrati e il principio di individualizzazione della pena, al fine di assicurare un equilibrio tra l'interesse della tutela pubblica e il rispetto dei principi fondamentali della persona e tutelando, al contempo, i diritti fondamentali di categorie più vulnerabili, come le detenute madri o coloro che sono coinvolti in condotte prive di pericolosità sociale.
(6-00135) n. 6 (22 gennaio 2025)
Boccia, Bazoli, Lorenzin, Mirabelli, Nicita, Zambito, Irto, Basso, D'Elia, Zampa, Rossomando, Verini.
Preclusa
Il Senato,
udite le comunicazioni e preso atto della relazione presentata dal Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 3 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150,
premesso che:
le comunicazioni odierne rappresentano un atto di assunzione di responsabilità in termini di definizione programmatica della politica in materia di amministrazione della giustizia, alla luce del ruolo cardine che la stessa ricopre per la qualità della democrazia e per la tutela dei diritti dei cittadini;
l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese perché ne favorisce la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, soprattutto in presenza di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali ed esattamente in questa direzione sono andate, infatti, le riforme approvate dal Parlamento nella scorsa legislatura, necessarie al fine di rispettare gli impegni e i tempi previsti dal PNRR, il quale, per il settore giustizia, ha impegnato il Paese con l'Europa ad attuare riforme strategiche; non esiste democrazia in senso sostanziale, se non esiste una giurisdizione autonoma, indipendente, responsabile, competente, efficiente, equilibrata, adeguatamente finanziata. Pertanto, divengono decisivi il ruolo di Governo e Parlamento nell'assicurare il rispetto del principio di autonomia e indipendenza, l'investimento di risorse necessarie per l'esercizio della giurisdizione, la leale cooperazione tra i poteri dello Stato, l'assunzione di personale amministrativo e di magistrati, l'approvazione di norme chiare, finalizzate alla semplificazione del sistema, lontane da ostilità verso la magistratura e pregiudizi verso l'amministrazione della giustizia;
la scelta del Governo, sin dalla legge di bilancio 2023, è stata quella di procedere con una serie di tagli significativi di risorse in diversi settori, in particolare in quello della giustizia, dove il taglio più preoccupante ha riguardato in particolare le risorse da destinare al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, tagli mai ripristinati, neanche nella legge di bilancio per il 2025;
la legge di bilancio 2025 nel comparto giustizia, e in particolare sul sistema dell'esecuzione della pena, ha operato significative riduzioni; tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 2027 subisce un ulteriore taglio di 500 milioni, che in particolare risulta concentrato principalmente sui programmi "Amministrazione penitenziaria", "Giustizia civile e penale", "Transizione digitale, analisi statistica e politiche di coesione";
la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sin dal discorso di insediamento alle Camere, quando ha brevemente toccato i temi della giustizia, ha evidenziato la riproposizione del modello tradizionalista e anacronistico della destra italiana che tende a collegare la sicurezza alla previsione di nuovi reati e all'aumento della popolazione carceraria; tale modello si mostra sempre fallimentare e anche in questi ormai due anni e mezzo di legislatura sta mostrando tutta la propria inadeguatezza;
il ministro della giustizia Nordio, nel corso delle audizioni sulle linee programmatiche del suo Dicastero presso le Commissioni giustizia del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, aveva affermato che la reclusione fosse necessaria solo per i reati di grave allarme sociale e che, per quanto riguarda i reati minori, sotto l'aspetto preventivo e sotto l'aspetto rieducativo esistessero sanzioni assai più efficaci della detenzione, più volte ribadendo la necessità di un modello di giustizia che superasse la cultura panpenalistica e pancarceraria, e tuttavia, al contrario degli annunci, si assiste ad un diffuso ricorso al penalismo emozionale;
il Governo, infatti, sin dall'inizio del suo mandato, ha improntato i propri interventi ad un approccio puramente punitivo, che ha portato ad una produzione continua di nuove fattispecie di reato: un diritto penale ad uso e consumo della maggioranza parlamentare, che è da un lato pericoloso per le libertà dei cittadini e, dall'altro, anche se può sembrare anti-intuitivo, non ha mai prodotto alcun beneficio per la sicurezza del Paese perché promuove un modello ideologico, contraddittorio e tendenzialmente inefficace. Per ogni fatto di cronaca, che ha assunto rilevanza mediatica, la risposta del Governo è stata creare un nuovo reato punito con il carcere;
da ultimo basti pensare al disegno di legge recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario» (Atto Senato 1236), approvato dalla Camera dei deputati e attualmente all'esame di questa Camera che, non solo inasprisce le sanzioni penali già previste, ma introduce ben 24 nuove fattispecie di reato che vanno ad aggiungersi ai 48 nuovi reati già approvati nel corso di questa legislatura, un approccio repressivo che desta particolari preoccupazioni, come denunciato da autorevoli esponenti del mondo della dottrina, della magistratura e dell'avvocatura, oltre che da diversi organi di informazione;
con il citato disegno di legge sicurezza, ora all'esame del Senato, si segna dunque un ulteriore passaggio di grado delle politiche criminogene del Governo. I reati che si vogliono punire non sono infatti reati maturati in contesti di criminalità, ma in contesti di disagio sociale, familiare e minorile. Nonostante nel nostro Paese si registri una riduzione del numero dei reati commessi, mai un pacchetto sicurezza aveva introdotto nel suo insieme un numero così spropositato di aumenti di pena e di aggravanti, con norme così manifestamente in contrasto con tutti i principi costituzionali che dovrebbero governare il diritto penale: proporzionalità, eguaglianza, offensività, determinatezza e soprattutto ragionevolezza della pena;
considerato che:
come noto l'Italia figura da sempre tra i Paesi con gli istituti penitenziari più affollati dell'Unione europea, la cui situazione gravemente compromessa è testimoniata e confermata, in termini assolutamente drammatici, dal numero allarmante di suicidi in carcere. Secondo quanto rilevato dal report - con dati aggiornati al 10 gennaio scorso - del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, l'indice di sovraffollamento carcerario nel nostro Paese è del 132,05 per cento;
i detenuti nelle carceri italiane sono 61.852, a fronte di 46.839 posti disponibili, con un divario di 4.473 posti rispetto alla capienza regolamentare di 51.312, legato, tra le altre cose, anche all'attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e, in alcuni casi, di intere sezioni detentive. Se la popolazione carceraria dovesse continuare a crescere in maniera così significativa, l'Italia si troverebbe a raggiungere nel giro di poco più di un anno la cifra di 67.000 detenuti, cifra che come è noto portò alla condanna del nostro Paese da parte della CEDU, Sez. II, causa Torreggiani e altri c. Italia, 8 gennaio 2013;
il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria rischiano di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;
il numero dei detenuti suicidi ha toccato nel solo 2024 il numero record di 89, un'emergenza che coinvolge anche il personale della polizia penitenziaria, che si trova a vivere e lavorare in un contesto drammatico che ha già procurato diversi suicidi tra gli stessi agenti;
inoltre, ad un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci, non sono arrivate risorse neanche in sede di legge di bilancio, che anzi, come già evidenziato, ha ulteriormente e gravemente disatteso qualunque aspettativa con il sostanziale disinvestimento nel sistema dell'esecuzione della pena;
al vertiginoso aumento di presenze ha certamente contribuito l'approvazione del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, cosiddetto decreto Caivano, con il quale si è scelto di smantellare l'intero impianto della giustizia penale minorile, omologando pericolosamente il trattamento tra detenuti minorenni e detenuti maggiorenni. Val la pena evidenziare come, secondo quanto emerso dal dossier dell'associazione "Antigone", a un anno dal decreto Caivano, presentato il 2 ottobre 2024, nei ventidue mesi successivi all'insediamento dell'attuale Governo i giovani detenuti siano cresciuti del 48 per cento e l'impennata più importante sia stata data proprio dall'approvazione del decreto Caivano; negli undici mesi successivi all'approvazione del decreto, infatti, l'aumento è stato di 129 minorenni, più del doppio;
per realizzare la funzione rieducativa della pena, così come delineata nella nostra Costituzione, occorrono investimenti sul personale e investimenti sulle strutture, come dimostrano tutti gli studi condotti sul tema anche a livello europeo e internazionale. Il ruolo che in questo percorso trattamentale assumono gli spazi detentivi è fondamentale: è necessario procedere alla riqualificazione dei luoghi dell'esecuzione penale, che devono essere progettati e definiti in funzione dell'organizzazione di efficaci percorsi trattamentali di reinserimento sociale di coloro che hanno commesso reati, ma anche in funzione del personale che nelle carceri lavora e vive ogni giorno e di tutti i cittadini, anche al fine di ridurre il rischio di recidiva;
la presenza di persone in condizioni psichiatriche difficili tra i detenuti è molto alta, così come quella di persone in stato di depressione o di dipendenza da sostanze stupefacenti, individui per i quali il carcere non è il luogo adatto. La presenza di psicologi, psichiatri, personale sanitario è modestissima e le REMS, destinate a soggetti psichiatrici pericolosi, non sono sufficienti per distribuzione e posti per l'accoglienza;
si registra, inoltre, un forte disinvestimento nella figura del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e del relativo collegio, che corre il rischio di diventare puramente simbolica, che desta particolare allarme;
il 23 marzo 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per l'introduzione di un codice dei crimini internazionali, per dare attuazione agli obblighi assunti con lo Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale, di cui però attualmente si sono perse le tracce;
rilevato che:
il Governo porta avanti scelte ideologiche e punitive che minano l'architrave istituzionale del Paese e che minano la posizione dei diritti e degli interessi legittimi del cittadino di fronte allo Stato;
il provvedimento recante «Norme per l'attuazione della separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura», il cui intento è quello di ridimensionare il potere giudiziario, pur proclamando l'unitarietà dell'ordine giudiziario, lo divide in due magistrature, quella requirente e quella giudicante, che saranno "governate" da due CSM differenti;
è una riforma che rappresenta un grande passo indietro perché non rafforza, né l'autonomia, né l'indipendenza della magistratura e, al contrario, aumenterà l'incidenza della politica sulla giustizia;
non si deve dimenticare, inoltre, che alla fine della scorsa legislatura gran parte della maggioranza si era fatta parte attiva e aveva votato la cosiddetta Riforma Cartabia del CSM e dell'ordinamento giudiziario, la legge 17 giugno 2022, n. 71, che ha introdotto norme, immediatamente precettive, in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, tra le quali il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa, prevedendo una separazione delle funzioni tra magistratura requirente e giudicante, prevedendo che il passaggio possa essere effettuato una volta nel corso della carriera entro nove anni dalla prima assegnazione delle funzioni e che, trascorso tale periodo, è ancora consentito per una sola volta;
la separazione delle carriere non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio giustizia, conduce all'isolamento del pubblico ministero, mortificandone la funzione di garanzia e abbandonandolo ad una logica securitaria, nonché ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere Esecutivo. Tuttavia, l'effetto che potrebbe venire a prodursi è inoltre quello di arrivare ad una eterogenesi dei fini, ovvero ad un rafforzamento parossistico della figura del pubblico ministero;
particolarmente critica è poi la situazione in cui versa la magistratura onoraria che, a fronte di un aumento considerevole delle competenze, ancora non ha visto il Ministero della giustizia adeguare gli organici;
anche in relazione al tema delle intercettazioni, gli interventi del Governo sono stati orientati soprattutto alla demolizione dello strumento piuttosto che al contrasto delle violazioni di legge. Il tema è stato finora utilizzato quale terreno di scontro ideologico, quando invece appare necessario verificare gli effetti dalle riforme già approvate in materia, a partire dal decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216, noto anche come Riforma Orlando e dal decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 261, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2020, n. 7, provvedimenti che hanno sempre rispettato un punto di equilibrio tra tutela della riservatezza e diritto d'informazione;
occorre evidenziare che, sebbene vada certamente punito l'utilizzo delle intercettazioni in aperta violazione delle regole sulla privacy, al contempo occorre ribadire come tale strumento risulti essenziale nelle indagini in materia di reati di particolare allarme sociale, in particolar modo quelli relativi alla criminalità organizzata e mafiosa, rispetto ai quali occorre semmai la necessità di ottimizzare l'applicazione degli strumenti normativi di cui l'Italia si è da tempo dotata - basti pensare al codice antimafia, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 - fondamentali per il contrasto della criminalità organizzata, aggiornandoli di volta in volta e, soprattutto, applicandoli nel modo migliore per combattere le mafie sul loro terreno, sempre più sofisticato e sempre più legato a movimenti finanziari;
la maggioranza, invece, con l'approvazione al Senato della Repubblica del disegno di legge attualmente all'esame della Camera dei deputati, che prevede una tagliola sui tempi per le intercettazioni a quarantacinque giorni, pone un'altra pesante ipoteca sull'utilizzo di tale strumento;
l'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio, di cui all'articolo 323 del codice penale, desta particolare allarme anche alla luce delle ricadute negative che tale abrogazione può comportare. Inoltre, val la pena evidenziare come tale abrogazione sia ben lontana dal raggiungimento dello scopo di tutelare maggiormente gli amministratori locali dalla cosiddetta paura della firma. Infatti, il vuoto normativo lasciato a seguito dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio potrebbe, come segnalato da autorevole dottrina, portare alla contestazione di altri e perfino più gravi reati;
inoltre, gli amministratori locali non verranno neanche tutelati dal nuovo articolo 314-bis del codice penale in materia di indebita destinazione di denaro o cose mobili, introdotto dal Governo per cercare, senza alcun successo, di soddisfare le preoccupazioni emerse in sede europea per l'aperto contrasto dell'abolizione del delitto di abuso d'ufficio con la Convenzione ONU contro la corruzione, ratificata dall'Italia e da altre 188 Nazioni, articolo che, per una sorta di eterogenesi dei fini, finisce con il punire per lo più le sole condotte degli amministratori locali;
in relazione agli amministratori locali il Partito Democratico da sempre si è mosso con un'attenzione verso il tema con un approccio volto a tenere insieme le preoccupazioni degli amministratori locali e il merito delle condotte incriminatrici. In tal senso è opportuno integrare, come proposto dai disegni di legge presentati dal Partito Democratico, il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ridisegnando la responsabilità politica e amministrativa dei sindaci e dei presidenti delle Province, per distinguerla dalla responsabilità tecnica in capo al comparto della dirigenza;
considerato, infine, che:
l'Italia negli ultimi anni, grazie anche ad un lavoro parlamentare trasversale, si è dotata di un quadro normativo in materia di contrasto alla violenza domestica e di genere adeguato e solido; tuttavia, nonostante quanto esposto e le diverse norme introdotte, l'Italia continua ad essere un Paese nel quale la violenza maschile contro le donne è un fenomeno profondamente radicato, tale da assumere un carattere strutturale, occorre dunque che il Governo, in sinergia e nel rispetto delle prerogative del Parlamento, continui a svolgere un lavoro attento, in particolare finanziando in maniera strutturale corsi di formazione permanenti per tutti gli operatori del diritto che, a vario titolo, si trovino a trattare la violenza di genere e violenza domestica (Forze di polizia, magistrati e avvocati), un tema rispetto al quale, come noto, si sono impegnate le opposizioni nella legge di bilancio 2024, decidendo di destinare le risorse a disposizione proprio a tal fine,
impegna il Governo:
1) a ripristinare e incrementare le risorse finanziarie relative al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità tagliate, nonché ad effettuare investimenti sul sistema penitenziario, stanziando risorse maggiori e adeguate, nonché a stanziare risorse per il reclutamento di personale giudiziario e per l'edilizia giudiziaria e penitenziaria, per le pene alternative e la giustizia riparativa, nonché ad adottare misure volte alla prevenzione dei suicidi e della tutela della salute mentale nell'esecuzione penale;
2) a tutelare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura nel pieno rispetto del dettato costituzionale;
3) a rinunciare all'uso demagogico e strumentale del diritto penale che fino ad ora ha permeato l'azione di Governo, che mescola forme di irragionevole impunità, come l'abrogazione della rilevanza penale degli abusi dei pubblici ufficiali contro i cittadini, a forme di giustizialismo panpenalista, producendo continuamente nuovi reati cui si agganciano più misure cautelari e più intercettazioni, senza promuovere realmente legalità e garanzie;
4) a garantire la tutela del diritto costituzionale dei cittadini ad una corretta e piena informazione, assicurando un giusto bilanciamento degli interessi e dei diritti coinvolti, nel rispetto della legalità;
5) a garantire ed implementare la funzionalità e l'organizzazione degli uffici e delle strutture di esecuzione penale esterna e per la messa alla prova, nonché a prorogare le misure adottate con il decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, volte ad incrementare l'esecuzione della pena detentiva presso il domicilio;
6) a favorire un sempre migliore coordinamento tra processo penale e civile, al fine di garantire un'efficace protezione delle donne e dei figli minori;
7) a completare la digitalizzazione del servizio giustizia e ad adeguare l'organizzazione e l'impostazione dell'intero comparto, attraverso l'organizzazione digitale degli uffici e la creazione di banche dati, anche sperimentando un unico modello telematico alla luce dei macroscopici malfunzionamenti del sistema introdotto da poco nel processo penale;
8) a continuare ad adottare tutte le misure necessarie al fine di rendere pienamente efficace e operativo il complesso sistema di strumenti e di tutele di cui il nostro Paese si è dotato, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, nonché ad assumere iniziative al fine di investire risorse significative per adeguate campagne d'informazione e sensibilizzazione, per un maggiore e continuo sostegno a tutta la rete antiviolenza, a partire dai centri antiviolenza e dalle case rifugio, nonché per la formazione specifica e obbligatoria e per il necessario aggiornamento del personale chiamato a contrastare e prevenire il fenomeno della violenza degli uomini contro le donne: Forze dell'ordine, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;
9) a portare all'esame delle Camere e all'approvazione il codice dei crimini internazionali, tra cui la tortura, così come attualmente disciplinata nel codice penale vigente;
10) ad intervenire ridisegnando i poteri e le responsabilità degli amministratori locali, che ad oggi troppo spesso rispondono di ciò che succede nelle loro città e nei loro territori per il solo fatto di ricoprire quell'incarico, nello specifico separando più nettamente le responsabilità politiche da quelle tecnico-amministrative all'interno di un quadro più ampio e sistemico, anche modificando a tal fine il Testo unico degli enti locali (TUEL), di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
11) ad intervenire per rafforzare in ogni modo i presidi a tutela della legalità e a potenziare il contrasto alle mafie;
12) a procedere alla completa stabilizzazione del personale dell'ufficio del processo;
13) ad evitare il depotenziamento della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e del relativo collegio;
14) ad inserire la figura dell'avvocato in Costituzione;
15) a prevedere misure volte a riequilibrare il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini che, a seguito degli interventi del Governo, sono oggi fortemente più deboli dinanzi al potere pubblico;
16) a prevedere interventi e a stanziare risorse per realizzare interventi strutturali in materia penitenziaria;
17) ad adottare con urgenza le necessarie misure volte ad investire sulla magistratura onoraria, che si trova a vivere una situazione di sofferenza a causa delle gravi carenze di organico;
18) a ripristinare i fondi necessari per dare attuazione alla giustizia riparativa.
DISEGNO DI LEGGE
Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (1335)
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE
Art. 1.
1. È convertito in legge il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
________________
N.B. Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1. Cfr. anche Elenco cronologico dei Resoconti, seduta n. 264.
DISEGNO DI LEGGE
Istituzione del Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della laguna di Orbetello (1275)
ARTICOLI DA 1 A 11 NEL TESTO FORMULATO DALLA COMMISSIONE IN SEDE REDIGENTE, IDENTICO AL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Art. 1.
Approvato
(Istituzione del Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della laguna di Orbetello)
1. Al fine di assicurare la gestione coordinata della laguna di Orbetello, è istituito il Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della laguna di Orbetello, di seguito denominato « Parco ambientale della laguna di Orbetello ».
2. Il Parco ambientale della laguna di Orbetello è gestito da un consorzio, con sede nel comune di Orbetello, avente personalità giuridica di diritto pubblico, al quale partecipano il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la regione Toscana, la provincia di Grosseto, il comune di Orbetello e il comune di Monte Argentario. Al Parco non si applicano le disposizioni della legge 6 dicembre 1991, n. 394. L'organizzazione e il funzionamento del consorzio sono disciplinati dallo statuto di cui all'articolo 4.
Art. 2.
Approvato
(Organi del consorzio)
1. Sono organi del consorzio:
a) l'assemblea degli enti consorziati;
b) il comitato tecnico-scientifico;
c) l'amministratore unico;
d) il collegio dei revisori dei conti.
Art. 3.
Approvato
(Attività del consorzio)
1. Il consorzio si occupa della salvaguardia della laguna di Orbetello e svolge attività a supporto dei compiti istituzionali degli enti consorziati, su richiesta dei medesimi enti, con particolare riferimento alla tutela dei siti della rete Natura 2000 e delle aree protette ubicate all'interno del Parco ambientale della laguna di Orbetello. Il consorzio svolge inoltre le seguenti attività:
a) gestione e manutenzione degli impianti, delle strumentazioni e dei mezzi tecnici, quali autocarri, imbarcazioni raccogli-alghe e altri, compresi gli impianti di pompaggio, i sistemi di paratoie, gli impianti di grigliatura e gli strumenti di monitoraggio dello stato dell'ambiente lagunare, costituiti da sonde, idrometri e correntometri;
b) manutenzione strutturale del sistema lagunare, compresa l'escavazione dei fanghi, nel rispetto della normativa vigente;
c) manutenzione e gestione del sistema di raccolta dei dati derivanti dal monitoraggio nonché validazione dei dati stessi;
d) raccolta, trasporto, smaltimento e trattamento delle alghe che si producono all'interno dei bacini lagunari, compreso il riutilizzo delle stesse a fini di sistemazione ambientale;
e) sostegno dei processi gestionali e della valorizzazione produttiva ecosostenibile delle risorse ambientali;
f) monitoraggio dello stato ambientale della laguna attraverso analisi chimiche e batteriologiche;
g) attività di ricerca per il mantenimento dell'ecosistema ambientale;
h) manutenzione delle sponde e dei canali;
i) supporto tecnico e operativo agli enti locali per l'attuazione della legge 17 maggio 2022, n. 60, e delle misure contenute nei piani di gestione delle acque e nei piani di gestione del rischio di alluvioni redatti dall'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale.
2. Per lo svolgimento delle attività di cui al comma 1, il consorzio può avvalersi degli uffici della regione Toscana, della provincia di Grosseto, del comune di Orbetello e del comune di Monte Argentario, delle rispettive società in house nonché delle società in house delle amministrazioni centrali dello Stato. All'attuazione del primo periodo si provvede sulla base di appositi protocolli d'intesa disciplinati dallo statuto di cui all'articolo 4, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, fatto salvo quanto previsto dal terzo periodo del presente comma. Al personale di cui il consorzio può avvalersi ai sensi del primo periodo nonché al personale previsto nella sua dotazione organica possono essere corrisposti compensi per prestazioni di lavoro straordinario, secondo gli importi previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro per l'area dei funzionari del Comparto Funzioni centrali, entro il massimo di 30 ore mensili pro capite e comunque nel limite complessivo dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 3.
3. Per la corresponsione dei compensi di cui al comma 2, terzo periodo, è autorizzata la spesa di 120.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
Art. 4.
Approvato
(Statuto del consorzio)
1. Entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con proprio decreto, previa intesa con gli altri enti consorziati, approva lo statuto del consorzio.
2. Lo statuto individua l'estensione del Parco ambientale della laguna di Orbetello e disciplina i rapporti tra il consorzio e i soggetti partecipanti, le quote di partecipazione dei singoli consorziati, i loro rapporti finanziari e i reciproci obblighi e garanzie, l'entità del contributo ordinario ai sensi dell'articolo 9, comma 1, lettera a), la relativa dotazione organica nel limite massimo di 4 unità di personale, alle quali si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro per l'area dei funzionari del Comparto Funzioni centrali, nonché le modalità di reclutamento del personale.
3. Per l'attuazione del comma 2, il consorzio è autorizzato ad assumere con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato un contingente di personale pari a 4 unità, da inquadrare nell'area dei funzionari del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del Comparto Funzioni centrali. A tale fine è autorizzata la spesa di 177.443 euro annui a decorrere dall'anno 2025. Per lo svolgimento delle procedure concorsuali di cui al presente comma è autorizzata la spesa di 20.000 euro per l'anno 2025.
4. Lo statuto contiene altresì le norme relative all'organizzazione e al funzionamento del consorzio nonché quelle relative alle funzioni degli organi consortili. Esso disciplina i compensi, i gettoni di presenza e i rimborsi di spese spettanti agli organi consortili, ove previsti ai sensi degli articoli 6, comma 3, 7, comma 4, e 8, commi 3 e 5. Lo statuto disciplina altresì tutto ciò che non è espressamente previsto dalla presente legge.
5. Le eventuali modifiche allo statuto sono approvate con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, su proposta dell'assemblea degli enti consorziati.
6. La Corte dei conti esercita il controllo sulla gestione finanziaria del consorzio, con le modalità stabilite dalla legge 21 marzo 1958, n. 259.
Art. 5.
Approvato
(Assemblea degli enti consorziati)
1. L'assemblea degli enti consorziati è composta dai rappresentanti degli enti consorziati, nelle persone del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, del Presidente della regione Toscana, del Presidente della provincia di Grosseto e dei sindaci dei comuni di Orbetello e di Monte Argentario, o di loro delegati. Il numero dei voti spettanti a ciascuno dei consorziati è proporzionale alla quota di partecipazione individuata dallo statuto.
2. Spetta all'assemblea degli enti consorziati:
a) adottare il bilancio di previsione annuale e pluriennale;
b) definire annualmente gli obiettivi e gli interventi da realizzare;
c) adottare il rendiconto annuale e la relazione sulla gestione;
d) adottare i regolamenti interni di funzionamento;
e) nominare i componenti del comitato tecnico-scientifico su designazione degli enti consorziati.
3. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Per la partecipazione all'assemblea degli enti consorziati non spettano compensi, indennità, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
Art. 6.
Approvato
(Comitato tecnico-scientifico)
1. Il comitato tecnico-scientifico ha funzioni di indirizzo, di proposta e consultive sulle attività svolte dal consorzio. In particolare:
a) definisce le indicazioni operative sull'attività del consorzio;
b) formula all'amministratore unico pareri preventivi sugli atti da sottoporre all'approvazione dell'assemblea degli enti consorziati nonché sugli altri atti di gestione tecnica e amministrativa individuati dallo statuto;
c) esprime valutazioni sui risultati conseguiti dal consorzio;
d) formula indirizzi e pareri in merito ai contenuti e ai metodi tecnico-scientifici delle attività svolte dal consorzio;
e) esprime pareri su ogni altro oggetto ad esso sottoposto dagli altri organi del consorzio.
2. Il comitato tecnico-scientifico, nominato con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, è formato da esperti nelle materie di cui all'articolo 3 ed è composto da:
a) un membro effettivo, con funzioni di presidente, e uno supplente designati dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;
b) un membro effettivo, con funzioni di vice presidente, e uno supplente designati dalla regione Toscana;
c) un membro effettivo e uno supplente designati dalla provincia di Grosseto;
d) un membro effettivo e uno supplente designati dal comune di Orbetello;
e) un membro effettivo e uno supplente designati dal comune di Monte Argentario.
3. Ai membri del comitato tecnico-scientifico non spettano indennità o altri compensi, fatta salva la corresponsione di un gettone di presenza per ogni giorno di riunione nonché, per i soli membri residenti in sede diversa da quella del consorzio, quando si recano alle sedute del comitato, il rimborso delle spese sostenute, entro il limite complessivo dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 4.
4. Per le finalità di cui al comma 3 è autorizzata la spesa di 13.833 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
5. Per la validità delle sedute del comitato tecnico-scientifico è necessaria la partecipazione della maggioranza dei suoi componenti. Le deliberazioni sono prese a maggioranza dei voti. In caso di parità prevale il voto del presidente.
6. Il comitato tecnico-scientifico si riunisce almeno due volte all'anno.
7. Il presidente del comitato tecnico-scientifico:
a) convoca e presiede le riunioni del comitato tecnico-scientifico;
b) ha funzioni di impulso nei riguardi dell'amministratore unico per il recepimento degli indirizzi e dei pareri di cui al comma 1, lettera d).
8. I membri del comitato tecnico-scientifico restano in carica tre anni e possono essere confermati per due volte.
Art. 7.
Approvato
(Amministratore unico)
1. L'amministratore unico del consorzio è nominato con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, d'intesa con la regione Toscana e sentiti gli altri enti consorziati, nell'ambito di una terna proposta dal Ministro e composta da soggetti di sperimentata competenza in materia di tutela dell'ambiente e degli ecosistemi, in possesso di idonea laurea magistrale, o di titolo equivalente, e di comprovata esperienza manageriale o, in alternativa, con documentata esperienza almeno quinquennale di direzione amministrativa, tecnica o gestionale in enti locali o in strutture pubbliche o private equiparabili al consorzio per entità di bilancio e per complessità organizzativa. Entro trenta giorni dalla ricezione della proposta del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, la regione Toscana esprime l'intesa di cui al primo periodo su uno dei candidati proposti. Decorso il suddetto termine senza che sia raggiunta l'intesa, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica provvede alla nomina dell'amministratore unico, scegliendolo tra i nomi compresi nella terna.
2. L'incarico di amministratore unico ha la durata di tre anni e può essere rinnovato per due volte. Esso può essere revocato dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, previa deliberazione dell'assemblea degli enti consorziati:
a) in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di cui all'articolo 5, comma 2, lettera b), imputabile all'amministratore;
b) in caso di gravi inadempienze.
3. L'incarico di amministratore unico non è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa dipendente ed è subordinato, per i dipendenti pubblici, al collocamento in aspettativa senza assegni o fuori ruolo per tutta la durata dell'incarico.
4. Il trattamento economico dell'amministratore unico è determinato dallo statuto con riferimento agli emolumenti spettanti, ai sensi dei contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti, ai dirigenti di ruolo dello Stato di livello non generale, comprese le retribuzioni di posizione e di risultato, comunque entro il limite dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 5.
5. Per le finalità di cui al comma 4 è autorizzata la spesa di 149.497 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
6. L'amministratore unico:
a) rappresenta legalmente il consorzio e ne cura la gestione tecnica e amministrativa, secondo le modalità e fatte salve le eventuali limitazioni previste dallo statuto;
b) predispone il bilancio di previsione annuale e pluriennale;
c) predispone il rendiconto annuale;
d) predispone tutti gli altri atti da sottoporre all'approvazione dell'assemblea degli enti consorziati e ne assicura l'attuazione;
e) informa annualmente il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, la regione Toscana e gli altri enti consorziati sull'attività del consorzio e sugli obiettivi raggiunti rispetto a quelli definiti ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera b), tramite apposita relazione;
f) esercita le altre funzioni previste dallo statuto.
Art. 8.
Approvato
(Collegio dei revisori dei conti)
1. Il collegio dei revisori dei conti è nominato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze tra soggetti iscritti nel registro dei revisori legali, di cui al decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, ed è composto da:
a) un membro effettivo, con funzioni di presidente, designato dal Ministro dell'economia e delle finanze;
b) un membro effettivo e uno supplente designati dalla regione Toscana;
c) un membro effettivo e uno supplente designati, a rotazione, dal comune di Orbetello o dal comune di Monte Argentario.
2. Il collegio dei revisori dei conti resta in carica tre anni e i suoi componenti possono essere confermati per una sola volta.
3. Ai membri del collegio dei revisori dei conti spetta un'indennità annua nella misura stabilita dallo statuto, entro il limite dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 4, comunque non superiore:
a) per il presidente del collegio, al 10 per cento dell'indennità annua spettante all'amministratore unico, esclusa la retribuzione di risultato;
b) per gli altri membri del collegio, all'8 per cento dell'indennità annua spettante all'amministratore unico, esclusa la retribuzione di risultato.
4. Per le finalità di cui al comma 3 è autorizzata la spesa di 35.493 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
5. Ai componenti del collegio dei revisori dei conti residenti in sede diversa da quella del consorzio è dovuto, quando si recano alle sedute dell'organo di controllo, il rimborso delle spese, entro il limite dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 6.
6. Per le finalità di cui al comma 5 è autorizzata la spesa di 4.093 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
7. Il collegio dei revisori dei conti esercita il riscontro contabile sugli atti del consorzio secondo le modalità stabilite nel regolamento di contabilità del consorzio, adottato dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti gli enti consorziati.
8. Il collegio dei revisori dei conti verifica la regolarità della gestione e la corretta applicazione delle norme di amministrazione, di contabilità e fiscali, anche collaborando con l'amministratore unico, su richiesta dello stesso, ai fini della predisposizione degli atti.
9. Il collegio dei revisori dei conti controlla l'intera gestione, in base a criteri di efficienza e di tutela dell'interesse pubblico perseguito dal consorzio.
10. Il bilancio di previsione e il rendiconto annuale sono corredati del parere obbligatorio reso dal collegio dei revisori dei conti.
11. Il presidente del collegio dei revisori dei conti riferisce annualmente agli enti consorziati sui risultati dell'attività del collegio medesimo.
Art. 9.
Approvato
(Entrate finanziarie)
1. Le entrate del consorzio sono costituite:
a) dai contributi ordinari annuali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, pari a 479.641 euro per l'anno 2025 e a 499.641 euro annui a decorrere dall'anno 2026, della regione Toscana e degli altri enti consorziati, determinati in misura proporzionale alle rispettive quote di partecipazione secondo le modalità stabilite dallo statuto, a copertura delle spese di funzionamento e delle attività, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili nei rispettivi bilanci;
b) dalle risorse derivanti dalle autorizzazioni di spesa di cui agli articoli 3, comma 3, 4, comma 3, 6, comma 4, 7, comma 5, e 8, commi 4 e 6;
c) da contributi straordinari degli enti consorziati, secondo le modalità stabilite dallo statuto, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili nei rispettivi bilanci;
d) da eventuali altri proventi, ivi compresi quelli derivanti dallo svolgimento di attività proprie o delegate del consorzio;
e) da finanziamenti derivanti dalla partecipazione a bandi e progetti regionali, nazionali ed europei nelle materie comprese nelle attività svolte dal consorzio.
Art. 10.
Approvato
(Bilancio di previsione e rendiconto annuale)
1. Il bilancio di previsione annuale e pluriennale è adottato dall'assemblea degli enti consorziati entro il 31 ottobre dell'anno precedente a quello di riferimento ed è trasmesso, insieme con la relazione del collegio dei revisori dei conti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, che lo approva entro sessanta giorni dal ricevimento.
2. Il rendiconto annuale è adottato dall'assemblea degli enti consorziati entro il 30 aprile dell'anno successivo a quello di riferimento ed è trasmesso per l'approvazione al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, corredato della relazione del collegio dei revisori dei conti.
3. Il bilancio di previsione si compone del budget economico annuale e pluriennale e della relazione illustrativa. Il rendiconto annuale si compone dello stato patrimoniale, del conto economico, del rendiconto finanziario e della nota integrativa. Il bilancio di previsione e il rendiconto annuale sono redatti secondo i princìpi di cui agli articoli 2423 e seguenti del codice civile, in quanto compatibili.
4. Il rendiconto annuale è corredato della relazione di cui all'articolo 5, comma 2, lettera c), predisposta dall'amministratore unico, che evidenzia i rapporti tra gli eventi economici e patrimoniali e le attività poste in essere.
5. L'eventuale risultato positivo di esercizio è accantonato a riserva. Almeno il 20 per cento dell'accantonamento a riserva è reso indisponibile per ripianare eventuali perdite nei successivi esercizi; la restante parte dell'accantonamento a riserva può essere destinata a investimenti o a iniziative straordinarie per il funzionamento del consorzio, previa autorizzazione dell'assemblea degli enti consorziati.
Art. 11.
Approvato
(Disposizioni finanziarie)
1. Agli oneri derivanti dagli articoli 3, comma 3, 4, comma 3, 6, comma 4, 7, comma 5, 8, commi 4 e 6, e 9, comma 1, lettera a), pari a 1 milione di euro annui a decorrere dall'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.
Allegato B
Nota di sintesi alla Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2024
Nota di sintesi alla Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2024
Integrazione alla dichiarazione di voto del senatore Marton sul disegno di legge n. 1335
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a deliberare sulla ennesima proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina fino al 31 dicembre 2025. Una decisione di tale portata richiede una riflessione profonda e responsabile, poiché le sue implicazioni travalicano l'ambito nazionale per incidere significativamente sul contesto internazionale.
Conosciamo ormai a memoria l'articolo 11 della Costituzione, «l'Italia ripudia la guerra...». L'invio di armamenti, sebbene motivato dal sostegno a un Paese aggredito, contraddice questo principio fondamentale, trasformandoci da promotori di pace a partecipanti indiretti in un conflitto armato.
Inoltre, la legge n. 185 del 1990, che avete da poco modificato inserendo di fatto il segreto bancario sulle transazioni per le armi, disciplina rigorosamente l'esportazione, l'importazione e il transito dei materiali di armamento, stabilendo criteri stringenti per garantire che tali operazioni non alimentino conflitti o violino i diritti umani. Le deroghe a queste disposizioni, seppur giustificate dall'eccezionalità della situazione, devono essere valutate con estrema cautela. Invece voi non avete alcun dubbio.
La nostra risoluzione sottolinea invece la necessità di una maggiore trasparenza nelle operazioni di cessione di armamenti. Ad oggi, dieci decreti interministeriali sono stati emanati con gli allegati classificati, limitando il controllo alle Commissioni difesa del Parlamento. Ho fatto emendamenti affinché almeno i membri delle Commissioni competenti che lo richiedono, oltre ai colleghi del Copasir avessero l'accesso alle informazioni che altre Nazioni hanno reso pubbliche. È fondamentale che le Commissioni siano pienamente informate e coinvolte in queste decisioni, garantendo un dibattito democratico e responsabile.
L'Unione europea ha recentemente adottato una risoluzione che invita gli Stati membri a revocare le restrizioni sull'uso delle armi fornite all'Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo. Questa posizione, oltre a rappresentare una pericolosa escalation, rischia di compromettere gli sforzi diplomatici per una soluzione pacifica del conflitto. L'Italia, in quanto membro fondatore dell'UE, dovrebbe farsi promotrice di iniziative volte al dialogo e alla negoziazione, piuttosto che all'intensificazione delle ostilità.
È significativo notare che una parte consistente della popolazione italiana si è espressa contraria all'invio di ulteriori armamenti. Sondaggi recenti indicano che il 52 per cento degli italiani è contrario a queste forniture, evidenziando una crescente preoccupazione per le conseguenze di tali scelte. Inoltre, esponenti di rilievo della società civile, tra cui monsignor Giovanni Ricchiuti e Padre Alex Zanotelli, hanno presentato una petizione al Parlamento "chiedendo" con forza di non convertire in legge questo decreto che autorizza l'invio di armi fino al 31 dicembre 2025. Ricordo inoltre che lo stesso Papa Francesco ha più volte esortato a perseguire la pace con sforzi diplomatici senza ulteriori indugi.
L'invio continuo di armamenti comporta anche un significativo impegno economico. Le risorse destinate a tali operazioni potrebbero essere allocate per affrontare emergenze interne, sostenere la ripresa economica e rafforzare il nostro sistema sanitario e sociale. È fondamentale valutare se queste spese siano realmente nell'interesse del Paese e dei suoi cittadini, ma soprattutto se dopo quasi tre anni siano realmente servite come sostenete per arrivare ad una pace giusta. Dai risultati direi di no.
Alla luce di queste considerazioni, esprimo il voto contrario del MoVimento 5 Stelle alla proroga dell'autorizzazione alla cessione di armamenti all'Ucraina. Invito il Governo e questo Parlamento a riflettere profondamente sulle implicazioni di tale decisione e a perseguire, invece, con determinazione la via della diplomazia e del dialogo, nel rispetto dei nostri principi costituzionali e dei valori di pace e solidarietà che da sempre caratterizzano la nostra Nazione.
Ribadisco pertanto nuovamente il voto contrario del MoVimento 5 Stelle.
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 1275
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, acquisita la relazione tecnica aggiornata, positivamente verificata, preso atto che, in relazione all'articolo 11, la copertura finanziaria è da intendersi riferita al bilancio triennale 2025-2027, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Relazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia:
sulla proposta di risoluzione n. 1, i senatori Ancorotti e Guidi avrebbero voluto esprimere un voto favorevole e il senatore Parrini avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Disegno di legge n. 1275:
sull'articolo 1, il senatore Dreosto avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, De Poli, De Priamo, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Giacobbe, La Pietra, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Musolino, Nastri, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Silvestroni, Sisto e Stefani.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori:Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Alla ripresa pomeridiana della seduta sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Castellone, per attività di rappresentanza del Senato (dalle ore 16,30); Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 20 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale alla dottoressa Cristiana Rotunno, nell'ambito del Ministero della giustizia.
Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministro della giustizia ha presentato, in data 22 gennaio 2025, in ottemperanza a quanto disposto dall'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150, la relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2024 (Doc. IX, n. 3).
Interrogazioni
BERGESIO, BIZZOTTO, CENTINAIO, CANTALAMESSA, ROMEO - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
l'Italia è il principale produttore mondiale di vino, con una tradizione millenaria che contribuisce significativamente all'economia nazionale, sia in termini di produzione che di esportazione, e all'immagine del made in Italy nel mondo;
in base ai dati ISTAT, nel 2023 l'Italia ha ottenuto il primato con una produzione stimata tra i 45 e i 50 milioni di ettolitri, superando Francia e Spagna, con un'ampia quota di produzione dedicata ai vini DOC, DOCG e IGP. È stata inoltre tra i principali esportatori mondiali, sia per volume che per valore;
nel 2022, il settore vitivinicolo italiano ha registrato un valore totale delle produzioni a indicazione geografica superiore a 11 miliardi di euro, con un incremento del 4,6 per cento rispetto all'anno precedente;
il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha recentemente adottato un decreto che disciplina la produzione di vini dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati in Italia, in attuazione del regolamento (UE) n. 2021/2117, che ne ha consentito la produzione e la commercializzazione a livello UE;
l'introduzione della produzione di vini dealcolizzati rappresenta una novità significativa per il settore vitivinicolo italiano, con potenziali implicazioni sia sul mercato interno che su quello internazionale;
è fondamentale assicurare che la promozione dei vini dealcolizzati non comprometta l'integrità del settore vitivinicolo tradizionale, che rimane un pilastro dell'identità culturale e dell'economia agricola italiana, evitando distorsioni sul mercato e proteggendo i produttori da potenziali danni economici;
le produzioni di vino nazionale sono tutelate dalle denominazioni di origine e indicazioni geografiche che ne certificano la qualità e l'autenticità; la tutela e la valorizzazione delle produzioni certificate sono quindi fondamentali per continuare a garantire la distintività e la competitività del vino italiano,
si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare per tutelare il settore vitivinicolo nazionale, ed in particolare le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche riconosciute, in un contesto segnato dall'ampliamento dell'offerta vitivinicola con la produzione di vini dealcolizzati, che potrebbe alterare la percezione dei consumatori rispetto al valore identitario e culturale espresso dal vino tradizionale.
(3-01617)
ZAMPA, FINA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
gli organi di stampa hanno dato ampio risalto alla notizia dell'arresto, tra domenica 19 e lunedì 20 gennaio 2025, a Torino, di Najeem Osema Almasri Habish, comandante libico, capo della polizia giudiziaria di Tripoli e direttore del carcere di Mitiga, presso Tripoli;
l'arresto è stato eseguito in conseguenza di un mandato emesso dalla Corte penale internazionale, per gravissimi addebiti di tortura, formulati anche grazie al lavoro investigativo e di inchiesta relativo alle mafie libiche e al loro ruolo nel traffico di esseri umani, condotto da giornalisti italiani che ancora oggi sono sotto protezione;
in data 21 gennaio 2025 la Corte d'appello di Roma ha ritenuto l'arresto irrituale in quanto eseguito sulla base della procedura di cui all'articolo 716 del codice di procedura penale, relativo all'estradizione, e, dunque, senza rispettare la più articolata procedura prevista dall'articolo 11 della legge 20 dicembre 2012, n. 237; secondo tale procedura, come interpretata dalla Corte d'appello di Roma sulla base del combinato operare tra gli articoli 2, 4 e 11 della predetta legge, sarebbe stato necessario, ai fini dell'esecuzione della misura, un previo atto del Ministro della giustizia, nella specie difettante; di qui, l'irritualità della mera iniziativa della polizia giudiziaria e, dunque, il pedissequo ordine di scarcerazione dell'arrestato;
contestualmente alla pronuncia della Corte d'appello di Roma (e, come ricostruito dalla stampa, già nella tarda mattinata di martedì 21 gennaio) sono state immediatamente avviate le procedure per il rimpatrio di Najeem Osema Almasri Habish; il rimpatrio è avvenuto nel pomeriggio dello stesso giorno a mezzo di un aereo Falcon 900 italiano, partito da Ciampino alla volta di Torino, luogo ove si trovava l'arrestato, e poi definitivamente partito per Tripoli; all'arrivo a Tripoli, come risulta da molteplici documenti video consultabili on line, Najeem Osema Almasri Habish è stato accolto trionfalmente;
nelle stesse ore in cui veniva avviato ed eseguito il rimpatrio, e in particolare nel pomeriggio del 21 gennaio, il Ministero della giustizia ha diffuso una nota così formulata: "È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell'articolo 4 della legge 237 del 2012";
considerato che:
su Najeem Osema Almasri Habish gravano addebiti gravissimi e in particolare accuse di tortura e trattamenti inumani e degradanti soprattutto ai danni di persone migranti, relativamente al periodo di loro detenzione nelle carceri di Mitiga e Ain Zara; in particolare, secondo quanto riportato nel rapporto sui diritti umani in Libia del Dipartimento di Stato USA, alla voce "torture and other cruel, inhuman, or degrading treatment or punishment", stando alle "testimonianze di ex detenuti nel carcere di Mitiga, gli amministratori della Special Deterrence Force (SDF) hanno sottoposto i detenuti a torture. Gli ex detenuti di Mitiga hanno riferito di aver subito sospensioni dalle spalle per molte ore con conseguenti lussazioni; percosse durate fino a cinque ore; percosse con tubi di plastica; percosse ai piedi con uno strumento di tortura chiamato gabbia 'al-Falqa'; nasi e denti rotti. I leader delle SDF Khalid al-Hishri Abuti, Moadh Eshabat, Hamza al-Bouti Edhaoui, Ziad Najim, Nazih Ahmed Tabtaba, nonché il capo dell'SDF Abdulrauf Kara e i direttori della prigione Usama Najim e Mahmoud Hamza supervisionavano la prigione, secondo un ex detenuto della struttura";
secondo l'articolo 4, comma 1, della legge n. 237 del 2012 "il Ministro della giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la corte d'appello di Roma perché vi dia esecuzione"; ai sensi del successivo articolo 11, comma 1, "quando la richiesta della Corte penale internazionale ha per oggetto la consegna di una persona nei confronti della quale è stato emesso un mandato di arresto ai sensi dell'articolo 58 dello statuto ovvero una sentenza di condanna a pena detentiva, il procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, ricevuti gli atti, chiede alla medesima corte d'appello l'applicazione della misura della custodia cautelare nei confronti della persona della quale è richiesta la consegna";
anche prescindendo da ogni valutazione di carattere tecnico-giuridico in merito alla decisione assunta dalla Corte d'appello di Roma, destano sconcerto e grave preoccupazione le decisioni successive ad essa;
in particolare, mentre le vicende che hanno condotto alla scarcerazione rientrano nelle competenze del Ministero della giustizia, la decisione di procedere immediatamente al rimpatrio dell'arrestato rientra nelle competenze del Ministro in indirizzo;
tale decisione ha definitivamente vanificato ogni possibilità di rispettare e dare esecuzione a quanto richiesto dalla Corte penale internazionale; e destano altresì sconcerto, se confermate, le modalità con cui il rimpatrio è avvenuto;
appare in particolare gravissimo, per la serietà delle accuse e per la rilevanza dell'obbligo internazionale, gravante sull'Italia, di dare esecuzione alle richieste della Corte penale internazionale, che non si sia ritenuto di trattenere in ogni caso Najeem Osema Almasri Habish in Italia, onde favorirne la successiva consegna alla Corte nel rispetto delle procedure all'uopo previste; tutto al contrario, fermo restando il doveroso rispetto dell'ordine di scarcerazione, si è ritenuto di favorirne, agevolarne e, ciò che è peggio, direttamente determinarne il rientro in Libia, così definitivamente sottraendolo alla giustizia internazionale,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quale ricostruzione dei fatti sia in grado di fornire, con particolare riguardo al rimpatrio di Najeem Osema Almasri Habish, e alle motivazioni che hanno condotto ad assumere tale decisione.
(3-01618)
DE CARLO, AMIDEI, MALAN, POGLIESE, ANCOROTTI, FALLUCCHI, MAFFONI - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
come noto, a partire dalla primavera del 2023, si è registrata un'esplosione demografica della specie "granchio blu", in particolare nell'area del delta del Po, nelle lagune e nei tratti costieri dell'alto Adriatico;
tale fenomeno invasivo ha determinato e continua a determinare danni ingenti alle produzioni di pesca e acquacoltura, con particolare riferimento alla molluschicoltura, nelle regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna;
il Governo si è prontamente attivato per affrontare l'emergenza, avviando un percorso di collaborazione con gli enti territorialmente competenti, con il mondo produttivo e gli enti di ricerca, nonché stanziando varie risorse a sostegno del comparto ittico con più provvedimenti nel corso degli ultimi due anni;
tali interventi sono stati predisposti con l'obiettivo di contrastare la prolificazione della specie granchio blu, nonché al fine di impedire l'aggravamento dei danni provocati alla filiera ittica,
si chiede di sapere quali iniziative siano state messe in atto per affrontare l'emergenza e quali misure siano state adottate per contrastare l'emergenza e per sostenere le imprese danneggiate.
(3-01619)
DE POLI, SALVITTI, BIANCOFIORE - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
come noto, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, sin dall'insediamento del Governo Meloni, ha visto una rinnovata attenzione per l'agricoltura e della pesca;
tale impegno ha comportato ad un aumento significativo degli stanziamenti di bilancio del Ministero nel biennio 2023-2024 rispetto agli anni precedenti, attestandosi a circa 2,5 miliardi di euro nel 2024;
lo stanziamento di queste risorse rappresenta un segnale tangibile dell'attenzione del Governo nel sostenere e sviluppare settori che risultano centrali per l'economia italiana, quali l'agricoltura, la pesca e l'acquacoltura;
a fronte dell'allocazione delle risorse economiche, la quanto più celere e sollecita attuazione delle misure collegate è un obiettivo di primario interesse da raggiungere, affinché queste arrivino ai beneficiari nel minor tempo possibile e costituiscano un reale supporto alle dinamiche competitive delle imprese;
negli anni e nelle amministrazioni precedenti, infatti, parte delle risorse messe a disposizione sono rimaste inutilizzate, colpendo non solo le aspettative dei settori ma il potenziale di investimento delle imprese,
si chiede di sapere quali procedure il Ministro in indirizzo abbia messo in atto nel suo Dicastero per accelerare l'attuazione degli interventi e fare in modo che agli annunci di risorse stanziate sia stato dato seguito la concreta erogazione agli operatori dei settori interessati.
(3-01620)
BORGHI Enrico, SCALFAROTTO, RENZI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
nei mesi scorsi organi di stampa avevano riportato come tra la notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre 2023, due uomini si sarebbero avvicinati all'auto di Andrea Giambruno, ex compagno della Presidente del Consiglio dei ministri, parcheggiata sotto casa della stessa, i quali sarebbero stati allontanati dalla scorta assegnata nei pressi dell'abitazione, appartenente alla DIGOS;
il sottosegretario Alfredo Mantovano ha smentito che i due uomini appartenessero all'AISI: tuttavia, a porre ulteriori interrogativi in una vicenda poca chiara, rimane sullo sfondo la coincidenza per la quale la Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe chiesto cambi nel dispositivo della propria scorta,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda chiarire gli eventi richiamati in premessa e se esista una relazione, un rapporto di servizio o qualunque atto che riscontri che cosa sia realmente accaduto nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre 2023, anche alla luce della riferita appartenenza alla DIGOS dei soggetti coinvolti.
(3-01621)
DE CRISTOFARO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
da notizie di stampa si è appreso della scarcerazione e del rientro in patria tramite un aereo di Stato del comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, conosciuto come "Almasri", e soprattutto noto come torturatore dei migranti, capo del famigerato carcere di Mitiga dove aveva instaurato un regime del terrore e compiva abusi sistematici sui diseredati arrivati in Libia nella speranza di mettere piede in Europa;
su di lui pendeva un mandato della Corte penale internazionale per "crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga, puniti con la pena massimo dell'ergastolo";
l'arresto non sarebbe stato convalidato a quanto pare per un vizio di forma: la mancata comunicazione preliminare al Ministero, che avrebbe portato la Corte d'appello di Roma a disporre con ordinanza l'immediata scarcerazione dell'uomo;
in particolare l'errore sarebbe da addebitarsi alla Questura di Torino che non avrebbe comunicato preventivamente l'arresto al Ministro competente;
considerato che:
la scarcerazione costituisce una violazione degli impegni assunti dal nostro Paese nei confronti della Corte penale internazionale, appare come il risultato di una scelta politica sulla quale è indispensabile garantire piena trasparenza;
risulta che il Ministro in indirizzo avesse già ordinato l'espulsione per le tre persone che erano con il carnefice di Mitiga non inseguiti da alcun mandato, che Almasri è ricaduto nella stessa decisione del Viminale ed è quindi volato serenamente a Tripoli;
quello di Almasri risulta essere il secondo caso in pochi giorni in cui un pericoloso criminale internazionale viene scarcerato per motivi politici dalle massime istituzioni del Paese,
si chiede di sapere per quale motivo la Questura di Torino non abbia per tempo adempiuto alla preliminare comunicazione al Ministero così consentendo la scarcerazione del trafficante di esseri umani libico.
(3-01622)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
MAGNI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
il gruppo Dana, multinazionale americana leader mondiale nel settore dell'automotive, il 25 novembre 2024 ha annunciato l'intenzione di dismettere il settore "off highway";
il settore "off highway" rappresenta un'eccellenza per l'azienda e una realtà di crescente valore il cui fatturato nel 2023, secondo il report annuale di Dana, si è aggirato intorno ai 3 miliardi di dollari: la decisione di vendita non appare quindi motivata da ragioni di politica industriale, ma dalla necessità di garantire maggiori dividendi per gli azionisti;
questo annuncio desta particolare preoccupazione in quanto segue anni in cui l'azienda ha effettuato scelte che hanno ridotto la centralità degli stabilimenti italiani all'interno del gruppo: tra il 2020 e il 2021 parte dei servizi è stata trasferita in Lituania e tra il 2023 e il 2024 sono stati distribuiti alla controllante americana 200 milioni di dollari di dividendi, sottraendo risorse per nuovi investimenti nel territorio italiano;
in Italia il gruppo impiega 4.000 dipendenti, di cui 400 nella sola provincia di Cuneo e circa 950 dipendenti tra gli stabilimenti di Rovereto ed Arco, una realtà produttiva molto importante per le comunità coinvolte;
in relazione alla decisione di vendita del ramo produttivo l'azienda ha annunciato alle rappresentanze sindacali l'intenzione di trasferire entro il 2026 una parte della produzione in Messico: tra il 20 e 40 per cento di riduzione della produzione degli stabilimenti di Rovereto e il 10 per cento di riduzione per gli stabilimenti di Arco;
una riduzione di produzione di questa importanza avrebbe ripercussioni molto pesanti non solo per i lavoratori degli stabilimenti Dana, ma anche per tutto l'indotto del territorio;
la componentistica automotive rappresenta un settore industriale di strategica importanza, anche in considerazione della situazione di crisi che sta vivendo su tutto il territorio europeo;
è stato convocato per la giornata del 23 gennaio 2025 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy il primo tavolo plenario di approfondimento con Dana Italia,
si chiede di sapere:
quale sia la valutazione del Ministro in indirizzo su quanto riferito e quali iniziative intenda intraprendere al tavolo di concertazione per scongiurare la vendita di un settore strategico come quello della componentistica automotive;
quali iniziative di politica industriale il Governo intenda mettere in campo al fine di sostenere il settore dell'automotive per garantirne la permanenza nel Paese e attrarre nuove produzioni anche attraverso l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo alla luce delle nuove sfide poste dalla transizione ecologica.
(4-01750)
BILOTTI, PIRRO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la sclerosi multipla è una malattia autoimmune che provoca danni alle strutture isolanti delle cellule nervose, chiamate guaine mieliniche, nel cervello e nel midollo spinale. Essendo una malattia demielinizzante, la sclerosi multipla compromette la capacità del sistema nervoso di trasmettere segnali, causando un'ampia varietà di segni e sintomi, tra cui problemi fisici, mentali e talvolta psichiatrici;
secondo le ultime stime elaborate dall'Associazione italiana della sclerosi multipla e pubblicate annualmente dal Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate, la sclerosi multipla colpisce oltre 140.000 persone in Italia, con circa 3.600 nuove diagnosi all'anno: 6 nuovi casi ogni 100.000 persone. La prevalenza, a livello nazionale, risulta intorno ai 227 casi per 100.000 abitanti nell'Italia continentale, che sale fino a 420 casi per 100.000 abitanti in Sardegna. La prevalenza risulta maggiore tra le donne, pari a tre ogni uomo, solitamente diagnosticate in genere in età giovanile, prima dei 40 anni;
tra i farmaci indicati per il trattamento di pazienti adulti affetti da sclerosi multipla vi è il "Mavenclad", basato sul principio attivo cladribina, indicato per il trattamento di pazienti adulti con sclerosi multipla recidivante ad elevata attività;
prima di iniziare il trattamento di durata biennale con tale farmaco, deve essere eseguita una risonanza magnetica encefalica e una conta linfocitaria, sia prima del primo anno, sia prima del secondo. La conta dovrà essere ripetuta 2 e 6 mesi dopo l'inizio del trattamento in ognuno dei due anni. Prima della somministrazione del primo e del secondo anno, inoltre, dovrà essere eseguito uno screening per infezioni inattive (in particolare, tubercolosi ed epatite B e C);
numerosi pazienti hanno riportato importanti effetti positivi del farmaco che, però, almeno in alcuni casi, risultano diminuire o esaurirsi negli anni successivi alla fine del trattamento;
il Mavenclad risulta ammesso al rimborso dal servizio sanitario nazionale per i primi due cicli di terapia, ma non per un eventuale periodo ulteriore;
rispetto a tale periodo ulteriore risulta che vi siano alcuni pazienti che hanno proseguito ad assumere il farmaco dopo la scadenza del trattamento, proprio per contrastare l'esaurimento degli effetti positivi;
nella risposta del 28 febbraio 2024 all'interrogazione 5-02073 presentata alla Camera dei deputati, che sollevava la questione, il Ministero della salute riferiva che, a seguito di approfondimenti presso l'Agenzia italiana del farmaco, è stato confermato che, dopo il completamento dei 2 cicli di trattamento, negli anni 3 e 4, non è necessario un ulteriore trattamento con farmaci basati sul principio attivo cladribina e che una ripresa della terapia dopo l'anno 4 non è stata studiata;
inoltre, nella stessa risposta si legge che: "in merito al possibile proseguimento del trattamento oltre i due cicli previsti, l'AIFA specifica che, nella seduta della commissione tecnico scientifica dell'Agenzia del novembre 2022, a seguito della richiesta di audizione da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio del suddetto medicinale, erano stati richiesti ulteriori chiarimenti, con particolare riferimento alla possibilità di rivedere i criteri, le tempistiche e i dosaggi delle eventuali ulteriori somministrazioni. Nella seduta del 29 settembre 2023, a seguito dell'audizione della ditta, la commissione tecnico scientifica ha ritenuto che i dati attualmente disponibili non fossero ancora sufficienti a superare il blocco attualmente previsto";
per tale motivo, il Ministero stabiliva di approfondire ulteriormente i dati di sicurezza a lungo termine e di acquisire informazioni sulle modalità di utilizzo negli altri Paesi europei soprattutto per quanto riguarda la possibilità di effettuare ulteriori trattamenti dopo il 4° anno,
si chiede di sapere:
quali siano gli esiti degli ulteriori approfondimenti riguardo ai dati di sicurezza a lungo termine del farmaco Mavenclad e quali informazioni siano state acquisite in merito alle modalità di utilizzo nei Paesi europei, in particolare sulla possibilità di somministrare ulteriori trattamenti oltre il quarto anno;
laddove tali approfondimenti fornissero risultati soddisfacenti e permettessero un ulteriore utilizzo del Mavenclad dopo i primi due anni, quali iniziative intenda avviare il Ministro in indirizzo, anche in collaborazione con l'AIFA, per un'eventuale revisione dei criteri e delle tempistiche per consentire l'accesso al rimborso da parte del servizio sanitario nazionale per cicli aggiuntivi del farmaco, al fine di supportare quei pazienti che manifestano un esaurimento degli effetti positivi dopo il periodo iniziale di trattamento.
(4-01751)
BILOTTI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno. - Premesso che:
fonti di stampa riportano numerosi eventi di aggressione ai danni di personale in servizio presso treni, sia locali, sia nazionali;
tra gli ultimi eventi di questo genere, si segnalano un'aggressione a una capotreno su di un treno Intercity in viaggio tra Milano e Ventimiglia (Imperia) in data 4 dicembre 2024 e un'altra aggressione, che ha avuto quale risultato una frattura al naso e punti al volto sempre ai danni di un capotreno, è accaduta il giorno successivo, 5 dicembre, su di un treno regionale che viaggiava tra Milano e Bologna;
circa un mese prima rispetto a questi ultimi episodi, precisamente il 4 novembre, invece, si era verificato l'accoltellamento di un capotreno sul treno regionale che transitava sulla tratta Genova Brignole-Busalla, all'altezza di Genova Rivarolo. Il capotreno avrebbe chiesto a una coppia, a quanto risulta un uomo e una minorenne, di mostrare i biglietti e, al loro diniego e rifiuto di pagare a bordo il dovuto, avrebbe fermato il convoglio per farli scendere. La coppia avrebbe reagito aggredendolo: prima la minorenne gli avrebbe rivolto insulti e sputi, poi l'avrebbe colpito con schiaffi e calci, infine l'uomo l'avrebbe aggredito con una testata, prima di accoltellarlo al braccio, a quanto risulta con tre colpi. Le medesime fonti di stampa riportano che il capotreno, prima dell'accoltellamento, ma non è chiaro se prima o dopo l'iniziale aggressione, avrebbe mostrato un manganello telescopico agli aggressori. A seguito di tale aggressione, il capotreno ha ricevuto 20 punti di sutura, con una prognosi di 14 giorni;
nel tardo pomeriggio del 4 novembre, il medesimo giorno di questa aggressione, le sigle sindacali di categoria Filt CGIL, Fit CISL, Uiltrasporti, UGL Ferrovieri, Fast CONFSAL e Orsa Trasporti, hanno indetto uno sciopero del personale ferroviario di 8 ore per il giorno successivo, martedì 5 novembre, dalle ore 9:00 alle ore 17:00;
a seguito della proclamazione dello sciopero, alcuni viaggiatori del Frecciarossa 9623 (Milano-Reggio Calabria), in partenza da Bologna (partenza prevista alle ore 12:07) direzione Salerno (arrivo previsto alle ore 16:14), per la cancellazione del treno, riportano di essere stati imbarcati su treni successivi, con partenza anche 8 ore dopo quella prevista, lunghe attese e disagi, incluse soste forzate al freddo e forti ritardi con arrivo a Salerno solamente nella notte, alle ore 2:10;
considerato che Trenitalia ha dichiarato che l'azienda non prevede alcuna dotazione di manganelli, né disposizioni in tal senso, e sembra che il capotreno avesse con sé lo strumento come mezzo di difesa personale, per presunte aggressioni già subite in servizio;
considerato inoltre che:
il regolamento (UE) n. 2021/782 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2021 relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, all'articolo 19, paragrafo 10, lettere a) e c), indica che non è previsto un indennizzo per i passeggeri in caso di ritardo laddove esso sia causato da terzi o da eventi inevitabili, ma che: "Gli scioperi del personale dell'impresa ferroviaria, gli atti o omissioni di altre imprese che utilizzano la stessa infrastruttura ferroviaria e gli atti o omissioni dei gestori delle stazioni e delle infrastrutture non sono coperti dalla deroga di cui alla lettera c)";
all'articolo 30, paragrafo 1, inoltre, si prevede che: "Quando vendono biglietti per viaggi ferroviari, le imprese ferroviarie, i gestori delle stazioni, i venditori di biglietti e i tour operator informano i passeggeri in merito ai diritti di cui beneficiano e agli obblighi che loro incombono ai sensi del presente regolamento",
si chiede di sapere:
quali misure urgenti intenda adottare il Governo per prevenire ulteriori aggressioni e garantire la sicurezza del personale ferroviario e dei passeggeri a bordo dei treni, specialmente in tratte considerate a rischio, nel rispetto delle norme vigenti;
quali azioni intenda intraprendere per migliorare le condizioni dei passeggeri in caso di eventi straordinari, come richiesto dalle norme europee e italiane e se Trenitalia S.p.A. abbia compiuto tutte le azioni richieste per legge al fine di tutelare i diritti dei viaggiatori.
(4-01752)
ZAFFINI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
con decreto ministeriale 6 settembre 2024, sono stati nominati i nuovi commissari straordinari di Condotte d'Acqua, in ragione della scadenza della terna commissariale precedente a seguito del decreto del Tribunale di Roma del 26 luglio 2024, che dichiarava cessata l'attività d'impresa della stessa Condotte;
per la vicenda, gli uscenti commissari si sono appellati alla giustizia amministrativa che in sede cautelare si è pronunciata, in secondo grado, in favore del Ministero;
sono state realizzate registrazioni clandestine nel corso di due riunioni tenutesi presso gli uffici del Ministero delle imprese e del made in Italy con gli ex commissari straordinari di Condotte d'Acqua S.p.A. in amministrazione straordinaria;
il Ministro aveva riferito in aula, in occasione della seduta con interrogazioni a risposta immediata del 7 novembre 2024, che la decisione di nominare, per la fase liquidatoria, una nuova terna commissariale derivava non solo dal comportamento tenuto dai commissari nelle citate riunioni, ma anche, e soprattutto, dalle anomalie che avevano riguardato la procedura di amministrazione straordinaria del gruppo Condotte, in particolare evidenziando la sospetta tempistica che ha caratterizzato la cessione della quota detenuta da Condotte d'Acqua in Eurolink, il consorzio che si occuperà della costruzione del ponte sullo stretto di Messina, nonché il valore di vendita di tale partecipazione, da considerarsi quantomeno irrisorio;
il Ministro aveva inoltre informato in merito alla spropositata richiesta di compensi avanzata dai commissari uscenti, quantificati nella somma di quasi 34 milioni di euro, a cui si era opposto,
si chiede di sapere:
come e con quali valutazioni sia stata attribuita la quota di Eurolink;
quali siano le ragioni che hanno mosso il Ministro in indirizzo a rideterminare, in forte ribasso, i compensi richiesti dai commissari uscenti del gruppo Condotte, nonché di precisare se questi compensi siano stati liquidati dal Ministero, chiarendo, eventualmente, in che misura e con quali tempistiche;
se corrisponda al vero l'informazione secondo cui i commissari uscenti avrebbero assegnato, in maniera anomala, numerosi incarichi professionali e di consulenza di competenza dell'amministrazione straordinaria, spesso a professionisti noti con evidenti rapporti politici e relazioni parentali con rappresentanti delle istituzioni, in alcuni casi addirittura a professionisti che a loro volta ricoprono l'incarico di commissari straordinari in altre procedure e con quale modalità, e a quanto ammontino i relativi compensi.
(4-01753)
CUCCHI, SCALFAROTTO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
è nota alle cronache la vicenda di Matteo Falcinelli, un ragazzo italiano di 25 anni, originario di Spoleto, a Miami (Florida) per frequentare un master alla Florida international university, che la notte fra il 24 e il 25 febbraio 2024 ha subito un violento arresto da parte delle forze dell'ordine statunitensi, con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, opposizione all'arresto e violazione di domicilio;
la vicenda si sarebbe verificata nel corso di un intervento notturno in un locale da agenti fuori servizio allorquando al ragazzo sarebbe stato impedito di tornare dentro il locale a recuperare i due telefoni cellulari lasciati all'interno. Da un diverbio con gli agenti in borghese sarebbe poi scaturito il fermo del giovane;
le numerose notizie di stampa hanno diffuso le modalità particolarmente brutali con le quali si è svolto l'arresto: il ragazzo è stato sbattuto a terra dalla polizia di Miami e gli è stato premuto il volto e il collo contro l'asfalto con il ginocchio dell'agente. Una volta in una cella di transito alla stazione di polizia di North Miami Beach, in quattro lo avrebbero incaprettato per 13 minuti sottoponendolo alla manovra "Hogtie restraint": con una cinghia avrebbero legato i piedi alle manette dietro la schiena e tirato, fino a quando il ragazzo li avrebbe supplicati di smettere perché si sentiva letteralmente spezzare. "Please, please, please" sarebbero state le parole pronunciate con un filo di voce tra lacrime e strazi indicibili. Le scene di violenza risulta siano state raccolte dalle bodycam indossate dagli agenti, anche quella all'interno della stazione di polizia, che il legale americano dello studente italiano è riuscito ad ottenere dalla procura solo il 12 aprile nell'ambito del processo, di fatto terminato con l'ammissione al PTI (pre trail intervention), una sorta di programma rieducativo alternativo al carcere, il parallelo della messa in prova in Italia, al termine del quale dal punto di vista giudiziario per lui la vicenda sarà chiusa;
i video dimostrano come uno degli agenti, una volta entrato nel locale per recuperare i cellulari, li inserisca con altri documenti di Falcinelli, simulando un sequestro simultaneo degli stessi al momento dell'arresto;
sempre mentre Falcinelli è a terra, ammanettato e col ginocchio sulla nuca, si sentono gli agenti discutere su come giustificare l'arresto, finché uno di loro suggerisce di motivare il tutto col fatto che lui abbia toccato gli agenti: verrà incriminato per resistenza a pubblico ufficiale, nonostante dal video sia evidente che il dito, del tutto innocuo, che egli punta verso una delle targhette degli agenti era dovuto al fatto che Falcinelli avesse richiesto i loro nominativi per chiedere tutela rispetto al sopruso appena subito;
sempre dalle registrazioni della stessa polizia si ricava che alle ore 4.29 del 25 febbraio Falcinelli, che si trova inerme a camminare in cella, viene raggiunto in cella da quattro agenti, che cominciano a torturarlo: gli legano i piedi con una cinghia e lo ammanettano con i polsi dietro la schiena, lasciandolo da solo nella stanza, costretto in una posizione tale da provocare appositamente dolore e difficoltà nella respirazione, per ben 13 minuti;
Matteo Falcinelli è uscito di prigione grazie al pagamento di una cauzione cui hanno contribuito i suoi stessi colleghi di università, preoccupati della sua scomparsa: a causa delle percosse e delle violenze subite, è stato ricoverato in ospedale e posto nel reparto di psichiatria a causa del devastante quadro psicologico che presentava, con un alto rischio di suicidio;
dopo le violenze e le torture subite, ancora oggi ha difficoltà a compiere movimenti banali di vita quotidiana con le mani, presentando inoltre un evidente trauma psicologico che, secondo gli esperti, è alla base della sua attuale condizione di debilitazione, paura e sconvolgimento;
le violenze e le torture subite da Matteo Falcinelli rappresentano una chiara lesione dei diritti umani, del divieto di tortura e un attacco diretto alla dignità di un nostro concittadino che è stato lasciato solo, insieme alla sua famiglia, in tutto questo calvario, che rischia di condizionare per sempre la sua esistenza;
le regole internazionali sui diritti umani non possono essere violate, né in Italia, né in Europa, e nemmeno negli Stati Uniti: vige, infatti, il principio universale del divieto di trattamenti inumani e degradanti e non ci sono dubbi che l'incaprettamento al quale è stato sottoposto Matteo Falcinelli sia stata una delle pratiche più crudeli e antiche di tortura. Il trattamento subito è del tutto illegale, non trova alcuna giustificazione di sicurezza;
gli interroganti avevano già chiesto, durante la seduta di question time del 9 maggio 2024 (con gli atti di sindacato ispettivo 3-01106 e 3-01107) al Ministro in indirizzo che cosa avesse fatto fino a quel momento e che cosa intendesse fare per far luce sulla vicenda. Le risposte del Ministro, insoddisfacenti per gli interroganti, si sono concentrate su due punti: la propria soddisfazione per i ringraziamenti ricevuti dalla famiglia di Falcinelli e la promessa di supporto per il connazionale da parte di Governo, Farnesina e consolato italiano a Miami;
considerato che:
in data 18 dicembre, Vlasta Studenicova, madre di Falcinelli, ha scritto al senatore Scalfarotto, chiedendo di intercedere affinché il Governo si attivi per ottenere giustizia per il figlio, cosa che fino ad adesso non ha fatto, nonostante la lettera inviata dalla madre appena dopo l'accaduto e nonostante i numerosi appelli che la famiglia ha rivolto. Ha raccontato, inoltre, che il figlio continua ad avere crolli psicologici in seguito a quello che gli è successo e per questo ha tentato più volte il suicidio. Si prende tristemente atto di come il Governo non abbia fornito in alcun modo sostegno legale a Matteo Falcinelli, né assicurato al ragazzo e alla sua famiglia il necessario sostegno materiale e psicologico dopo le gravi violenze e torture subite;
secondo la legislazione statunitense la promozione dell'azione penale è discrezionale, di conseguenza, perché vengano effettuate approfondite indagini dirette ad accertare la responsabilità penale degli agenti, risulta essere decisivo il supporto del Governo italiano e delle istituzioni diplomatiche affinché sollecitino un'iniziativa in tal senso,
si chiede di sapere:
come il Ministro in indirizzo intenda dare seguito alle sue promesse di sostegno alla famiglia e in particolare quali azioni intenda intraprendere per far sì che il nostro connazionale possa ottenere piena giustizia, anche in sede penale;
quali iniziative intenda adottare al fine di fornire a Matteo Falcinelli e alla sua famiglia il necessario supporto materiale, psicologico e legale finora mancati da parte delle istituzioni italiane.
(4-01754)
MAGNI - Ai Ministri della salute e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
l'articolo 187 del codice della strada relativo alla guida dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, nella riformulazione entrata in vigore il 14 dicembre 2024, prevede, per la configurazione del reato e delle relative sanzioni, solo la positività alle sostanze indicate, e non più anche lo stato di alterazione psicofisica determinato dall'assunzione stessa;
nonostante le criticità evidenziate nelle audizioni nel corso del procedimento di approvazione, soprattutto da parte delle associazioni di pazienti, il nuovo testo non prevede misure specifiche per chi assume fitocannabinoidi o altre sostanze psicotrope a scopo medico; questo, nonostante il fatto che la cannabis ad uso medico venga prodotta in Italia in conformità alle direttive europee in materia di medicinali, sulla base di un processo produttivo autorizzato dall'AIFA; che la distribuzione sia autorizzata dall'organismo statale per la cannabis, attivo presso il Ministero della salute; che quella medica si differenzi dalla cannabis a scopo ludico, perché certificata sulla scorta di rigorosi standard botanici e farmacologici, e che l'utilizzo sia regolamentato esclusivamente da prescrizioni mediche rilasciate sulla base di precisi piani terapeutici;
il pregiudizio che li assimila ai consumatori abituali per uso ludico è rafforzato da una scarsa conoscenza tecnica e dall'assenza di linee guida generali emanate dal Ministero della salute o da quello delle infrastrutture e dei trasporti, e si riflette anche nel giudizio di idoneità alla guida rilasciato dalle competenti commissioni mediche locali che, in assenza di un riferimento normativo tecnico-scientifico, negano o emanano il giudizio idoneativo con eccessiva discrezionalità e variabilità territoriali, anche relativamente alla durata del rinnovo eventualmente concesso;
inoltre, un'altra criticità deve attribuirsi all'impossibilità per un paziente che assume cannabis medicale di rivolgersi al medico accertatore monocratico, dovendo invece ricorrere al livello medico-legale superiore, la commissione medica provinciale competente per territorio, che interviene nei casi di deficit o disabilità psicofisiche, ovvero per segnalazioni di guida in stato di ebbrezza, detenzione e uso di sostanze stupefacenti;
a parere dell'interrogante sarebbe opportuno istituire linee guida che tengano conto della formulazione qualitativa di cannabis impiegata e della posologia prescritta, ma anche dei reali effetti sulle capacità di attenzione di chi la assume, in modo da omogeneizzare le condizioni di trattamento;
sono evidenti le problematiche cui potranno d'ora innanzi andare incontro i pazienti in cura con fitocannabinoidi in assenza di una circolare che regoli le modalità di accertamento nei confronti di questa tipologia di utenti della strada, posto che in seguito all'entrata in vigore del nuovo testo dell'articolo 187 del codice della strada tutti i pazienti in cura con fitocannabinoidi risulteranno positivi durante un qualsiasi controllo stradale tramite test salivare e quindi punibili, a prescindere dall'alterazione psicofisica;
difatti la positività a questi test è assolutamente certa, poiché si tratta di una terapia cronica e continuativa, inoltre considerevoli sarebbero gli effetti in relazione alla contestazione della specifica aggravante in caso di sinistro stradale, oltre alle negative conseguenze assicurative;
il provvedimento di non idoneità alla guida come anche quello di ritiro della patente, emessi sulla base del solo test salivare, limitano grandemente la libertà di circolazione di questi pazienti, con ripercussioni in molti ambiti della vita, da quello lavorativo a quello personale con la prevedibile conseguenza della rinuncia in molti casi alla terapia con fitocannabinoidi pur di non rischiare il ritiro della patente;
da notizie di stampa si è appreso dell'intenzione di emettere una circolare diretta alle forze dell'ordine che regolamenti le modalità di accertamento ai fini dell'applicazione del nuovo articolo 187 nei confronti dei pazienti in cura con fitocannabinoidi, con la previsione di una scriminante che operi dietro presentazione della certificazione medica attestante la patologia e la terapia. In tal modo tuttavia sarebbe gravemente leso il diritto alla riservatezza dei dati sanitari, che come è noto sono meritevoli di una specifica protezione sotto il profilo dei diritti e delle libertà fondamentali. Preferibile, a parere delle associazioni dei pazienti, sarebbe la previsione dell'indicazione sulla patente di un codice che di per sé garantisca, in assenza di uno stato evidente di alterazione, l'esenzione dalla somministrazione del test salivare,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di propria competenza, non ritengano opportuno intervenire sulla vicenda emettendo una circolare che regoli diversamente gli accertamenti sui pazienti in cura con fitocannabinoidi attraverso la previsione di uno specifico codice da apporre sulla patente di guida che garantisca, in assenza di uno stato evidente di alterazione, l'esenzione dalla somministrazione del test salivare;
se non ritengano opportuno e urgente provvedere all'emanazione di specifiche linee guida uniformi sul territorio;
se il Ministro della salute non ritenga di intervenire per autorizzare ogni commissione medica locale a rilasciare uno specifico codice identificativo che, alla stregua di altri codici consimili, compaia sulla patente per consentire agilmente alle forze dell'ordine di identificare il caso di specie.
(4-01755)
SPAGNOLLI, UNTERBERGER, PATTON - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
la "cedolare secca" sugli affitti, introdotta e disciplinata dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 23 del 2011, è un regime facoltativo, che si sostanzia nel pagamento di un'imposta sostitutiva dell'IRPEF e delle addizionali, cui si aggiungono anche l'imposta di registro e di bollo, per il quale possono optare le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento sull'immobile concesso in locazione;
in particolare, il comma 6 dell'articolo 3 prevede l'inapplicabilità della cedolare secca alle locazioni di unità immobiliari ad uso abitativo effettuate nell'esercizio di attività di impresa o di arti e professioni: da ciò deriva, pertanto, il divieto di optare per la cedolare secca quando il locatore svolge la locazione nell'ambito di un'attività imprenditoriale, ma non anche quando il locatore è un soggetto privato e il locatario (inquilino) opera in regime d'impresa (imprenditore o società);
sul punto, è recentemente intervenuta la Corte di cassazione (sentenza n. 12395 del 2024) la quale, aderendo ad un filone giurisprudenziale già favorevole, ha sancito la legittimità dell'applicazione della cedolare secca anche quando il locatario (inquilino) è costituito da una società o da un'impresa che prende in locazione un immobile ad uso abitativo per i propri dipendenti, clienti o fornitori;
la Corte di cassazione ha ribadito come, stando alla lettera della norma (che attribuisce esclusivamente al locatore la possibilità di optare per il regime tributario della cedolare secca, senza che il conduttore possa in alcun modo incidere su tale scelta), l'esclusione deve essere logicamente riferita esclusivamente alle locazioni di unità immobiliari effettuate dal locatore nell'esercizio della sua attività di impresa o della sua arte o professione, restando, invece, del tutto irrilevante la qualità del conduttore e la riconducibilità della locazione, laddove ad uso abitativo, all'attività professionale del conduttore, come ad esempio per esigenze di alloggio dei suoi dipendenti;
in tal senso, depone peraltro anche la ratio della legge, che non è solo quella di contrastare l'evasione fiscale, ma anche quella di facilitare il reperimento di immobili ad uso abitativo, esigenza, come sottolineato dalla Corte, che può sorgere anche nell'esercizio di attività imprenditoriali, arti o professioni, che sempre più spesso avvengono lontano dal luogo di residenza o sono dislocate in plurimi contesti territoriali;
diversamente, secondo l'impostazione finora assunta dall'Agenzia delle entrate, sulla base di un'interpretazione restrittiva della normativa, il regime della cedolare secca sugli affitti non può essere applicato ai contratti di locazione conclusi con conduttori che agiscono nell'esercizio di attività di impresa o di lavoro autonomo, indipendentemente dal successivo utilizzo dell'immobile per finalità abitative di collaboratori e dipendenti;
tale limite è riscontrabile, di fatto, nell'esistenza di un blocco telematico che non consente di optare per il regime della cedolare secca nella fase di registrazione di un contratto di locazione ad uso abitativo qualora il locatario sia costituito da una società o da un'impresa;
considerato che:
quello della carenza di immobili ad uso abitativo, anche con riferimento ai lavoratori fuori sede in cerca di alloggi, è un problema diffuso su tutto il territorio nazionale;
in alcuni territori ad elevata carenza di soluzioni abitative, esistono imprese o società cooperative, quindi anche senza fini di speculazione privata, che, facendo da intermediari tra proprietari e imprese e attraverso il meccanismo della sublocazione, cercano di offrire soluzioni concrete a questo problema;
tuttavia, non potendo, allo stato attuale, optare per il regime della cedolare secca, molti proprietari o rinunciano alla possibilità di locare l'immobile alle imprese che vogliano poi destinarlo ai rispettivi dipendenti, oppure chiedono canoni di affitto più elevati, il che non permette però alle imprese e alle stesse cooperative, che fanno da intermediari e subaffittano alle imprese che ne fanno richiesta per i loro dipendenti, di offrire alloggi per i lavoratori a prezzi accettabili;
considerato altresì che:
con legge n. 111 del 2023, recante "Delega al Governo per la riforma fiscale", il Governo Meloni ha previsto la possibilità, nell'ambito di una revisione del sistema tributario, di estendere il regime della cedolare secca anche agli "affitti commerciali", vale a dire alle locazioni di immobili adibiti ad uso diverso da quello abitativo, laddove il conduttore sia un esercente un'attività di impresa, un'arte o una professione (articolo 5, comma 1, lettera c));
alla luce di un siffatto orientamento politico, non si comprende, pertanto, quali siano i motivi che giustificano il perdurare di un'applicazione restrittiva della normativa da parte dell'Agenzia dell'entrate, con riferimento peraltro alla locazione di immobili ad uso abitativo, laddove la stessa Corte di cassazione ha sancito l'irrilevanza della qualità del conduttore e la riconducibilità della locazione alla sua attività professionale,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intervenire prontamente in favore di una modifica dell'orientamento fino ad oggi seguito dall'Agenzia delle entrate nell'applicazione dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 23 del 2011, nel senso indicato da ultimo dalla Corte di cassazione (sentenza n. 12395 del 2024), anche al fine di ridurre i numerosi contenziosi pendenti, e quali siano i tempi necessari per rimuovere il blocco telematico che, allo stato attuale, impedisce di optare per la cedolare secca nella fase di registrazione di un contratto in cui il locatario sia un'impresa.
(4-01756)
CROATTI, FLORIDIA Barbara, SCARPINATO, DI GIROLAMO, NATURALE, BEVILACQUA, CASTELLONE, TURCO - Ai Ministri della difesa e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
sono pervenute numerose segnalazioni da parte dei cittadini residenti nella zona della costa ferrarese relative ad un evento sismico di magnitudo 2.1 avvenuto in data 28 novembre 2024, alle ore 15:10;
l'evento sismico è stato rilevato da un numero significativo di stazioni sismiche ufficiali e da strumenti amatoriali, a conferma della sua effettiva intensità;
considerato che:
in passato, eventi sismici di analoga o minore intensità hanno sempre dato luogo a comunicazioni ufficiali e a misure di sicurezza per la popolazione;
sussiste la preoccupazione che l'evento sismico possa essere riconducibile ad attività antropiche svolte in loco, quali ad esempio esplosioni controllate o attività estrattive;
il territorio dell'Emilia-Romagna è già stato duramente colpito da eventi sismici e alluvionali, rendendo la popolazione particolarmente sensibile a qualsiasi ulteriore rischio,
si chiede di sapere:
se siano in corso o siano state recentemente concluse operazioni militari in questo territorio che possano aver provocato l'evento sismico e, nel caso, se siano state adottate le necessarie misure di sicurezza e informazione alla popolazione prima, durante e dopo lo svolgimento di tali operazioni;
se siano in corso attività di prospezione o estrazione mineraria nel territorio interessato dal terremoto e, in caso affermativo, se siano state effettuate valutazioni di impatto ambientale e sismico relative a tali attività e, comunque, se esse possano aver indotto l'evento sismico;
quali misure di monitoraggio e controllo siano previste per prevenire e mitigare i rischi sismici connessi a tali attività;
quali misure di prevenzione e protezione civile siano previste per tutelare la popolazione residente nelle aree a rischio sismico, in particolare in relazione ad eventi sismici indotti da attività antropiche;
se siano stanziati fondi specifici per far fronte alle eventuali emergenze connesse a tali eventi e se sia previsto un potenziamento dei sistemi di monitoraggio sismico e di allertamento della popolazione.
(4-01757)