Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 221 del 18/09/2024

Discussione dalla sede redigente e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(816) Deputato CENTEMERO ed altri. - Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti (Approvato dalla Camera dei deputati) (ore 15,26)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 816, già approvato dalla Camera dei deputati.

La relazione è stata stampata e distribuita. Chiedo al relatore facente funzioni, senatore Garavaglia, se intende integrarla.

GARAVAGLIA, f. f. relatore. Signor Presidente, sarò molto breve; il testo viene esaminato dal Senato dopo essere stato approvato dalla Camera dei deputati. Esso contiene disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti.

Le modifiche apportate - come sanno bene i colleghi della Commissione finanze e tesoro - sono state rese necessarie in virtù del Regolamento europeo n. 651 del 2014 in tema di condizioni per fruire delle agevolazioni.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo alla votazione degli articoli, nel testo formulato dalla Commissione.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di compiere qualche considerazione sul disegno di legge all'analisi del Senato, è forse opportuna una premessa di merito. La necessità di agevolare e favorire l'imprenditoria, specie in tema di start-up e piccole e medie imprese è stata una priorità nei programmi di Governo da innumerevole tempo. Tutti i Governi e le maggioranze che si sono susseguiti hanno promesso a vario titolo misure di agevolazione e di promozione delle attività di italiane e di italiani che investono nel nostro Paese e contribuiscono alla crescita del nostro tessuto imprenditoriale.

Ebbene, al di là delle tante promesse non mantenute, "dei già e dei non ancora", questa maggioranza parlamentare interviene invece con un disegno di legge che, senza se e senza ma, raccoglie il grido di difficoltà delle nostre imprese - ascoltate anche oggi all'assemblea di Confindustria ed accolte ovviamente dal nostro premier Meloni - specie per le piccole e quelle innovative, ponendosi al fianco delle imprese, degli imprenditori e delle imprenditrici italiani.

Mi sia consentito sintetizzare questo grido di necessità con le parole di uno dei più grandi imprenditori italiani, il nostro compianto presidente Berlusconi che diceva - come ha fatto anche oggi il presidente di Confindustria Orsini - fare l'imprenditore in Italia è oggi un'impresa quasi eroica. Tasse altissime, una burocrazia soffocante, una giustizia ostile, infrastrutture carenti: sono tutte cose che scoraggiano gli investimenti. Oggi il nostro premier Meloni ha accolto questa sfida. Ecco, è proprio nel segno di tale insegnamento che si pone questo disegno di legge che ha il solo obiettivo di favorire la crescita della nostra Nazione.

Entrando brevemente nel merito, cari colleghi, il provvedimento interviene in modo significativo sulla disciplina della detrazione Irpef per gli investimenti in start-up e PMI innovative, al fine di consentire la funzione del credito d'imposta anche in caso di detrazione più alta dell'imposta lorda a carico del contribuente. In altre parole, viene consentito al contribuente di trasformare la quota di agevolazione eccedente in credito d'imposta utilizzabile.

Ancora, si esenta dall'imposizione sui redditi la somma dei proventi percepiti da persone fisiche nel caso provengano da investimenti in organismi di investimento collettivo del risparmio, che investono in imprese innovative. Insomma, senza entrare nel merito di tutte le singole norme che conosciamo tutti - qualcuno magari un po' meno, ma comunque le abbiamo fatte proprie - non può sottacersi che si tratta di un provvedimento di immediata attuazione, che produce finalmente un taglio considerevole delle tasse per chi fa impresa e la fa in Italia, producendo ricchezza, aumentando posti di lavoro, in sostanza contribuendo al futuro dei nostri giovani in primis e di chiunque voglia intraprendere nel nostro Paese.

Auspico che questo provvedimento trovi il pieno accordo di tutto il Parlamento e così mi è sembrato, almeno di quei parlamentari che - come noi - intendono portare avanti il mandato degli italiani sulla crescita, sullo sviluppo e sul sostegno alle imprese. È questo che il Paese si aspetta da noi ed è questo lo spirito reale del provvedimento.

Per le ragioni appena sintetizzate, signora Presidente, il Gruppo Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE voterà a favore, perché - come la storia di tutti noi componenti di questo Gruppo testimonia - avendo una matrice liberaldemocratica, ci poniamo da sempre al fianco delle nostre imprenditrici e dei nostri imprenditori, cioè del sistema Italia e del sistema Paese.

FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signora Presidente, componenti del Governo, onorevoli colleghi, il primo provvedimento che riguarda le start-up innovative è del 2012, con il Governo Monti, e successivamente l'intervento forse storicamente più importante è avvenuto nella prima legge di bilancio del Governo Renzi, nel 2014, dove finalmente alle start-up innovative si è dato un credito d'imposta per poter sviluppare quelle imprese che vedono l'innovazione come elemento portante. Tutti noi sogniamo che da questi provvedimenti, in un garage italiano, avvengano quei miracoli che di solito vengono raccontati nell'imprenditoria americana, o che si scoprano grandi progetti innovativi attraverso le intuizioni di alcuni giovani.

Per questo motivo, volendo rassicurare la collega Biancofiore, noi voteremo a favore, e non perché condividiamo le tesi di questo Governo, ma perché su tutto ciò che serve a fare imprenditoria noi votiamo a favore. Quello che non ci convince - e lo diciamo chiaramente - è che ancora una volta si tratta di un provvedimento a metà, perché le start-up lamentano che, affinché possano partecipare a bandi pubblici - per esempio a tutti quei bandi che col PNRR sono stati emessi - devono avere tre anni consecutivi di bilancio positivo. Vi rendete conto che tre anni consecutivi di un bilancio positivo vogliono dire che non sei più una start-up, ma sei già un'azienda consolidata? Le start-up hanno questo di differente rispetto alle altre aziende: essendo in creazione, non possono avere per tre anni consecutivi il bilancio già confermato. Quindi, con tutte le norme e tutti i bandi che riguardano il PNRR, mettiamo da parte queste start-up, e ciò è un po' una follia.

Anche oggi, nella relazione della presidente del consiglio Meloni in Confindustria, in un certo senso c'è stato un rimprovero dell'Europa troppo green. Ebbene, molte start-up sono rivolte all'ambiente, a un nuovo modo di produrre, perché i giovani forse ce l'hanno maggiormente nel DNA rispetto ad altre persone, anche soltanto della mia generazione, e quindi preistoriche. Noi in questo modo rischiamo di tagliarli fuori da tutti quei bandi del PNRR che sono all'avanguardia, ad esempio, sull'economia circolare, sulle tematiche ambientali, sulle energie rinnovabili, che l'hanno come punto di riferimento. Ricordiamoci solo che il PNRR è stato portato a casa proprio perché con il 41 per cento delle risorse, in teoria con il Governo Draghi - poi questo Governo molte le ha rimandate a casa - sulla transizione ecologica c'era un intervento pesante.

Noi votiamo a favore perché non vogliamo darvi l'alibi di dire che non stiamo dalla parte delle imprese. Ma questo è un provvedimento estetico, che serve a dire che avete fatto un provvedimento sulle start-up, ma non va in profondità su quelle che sono le criticità, che impediscono loro di consolidarsi nel nostro Paese.

Per fare una battuta, uno Steve Jobs qualunque sarebbe rimasto uno Steve Jobs qualunque, ad aspettare nel garage grandi risorse. Con questo provvedimento, continuerà a preferire l'America rispetto all'Italia, perché non ci sono quello scatto e quella diversità che lo renderebbero fruitore non soltanto di investimenti, ma anche di opportunità di farsi conoscere e riconoscere.

Forse in maniera molto meno trionfale di chi mi ha preceduto, annuncio che il nostro sarà un voto positivo, ma che, ancora una volta, questo provvedimento dimostra che non c'è una visione d'impresa del Governo per il Paese. È stato fatto un compitino molto semplice per dire di aver fatto anche una norma sulle start-up. Non possiamo quindi essere soddisfatti e speriamo in rivisitazioni successive un po' più profonde. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, dico subito che noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, ci asterremo su questo provvedimento. Ci asterremo perché pensiamo che sia di corto respiro. In sostanza, è un provvedimento che parla delle start-up, ma non discute del perché fanno fatica a decollare, a svilupparsi e del perché nel nostro Paese siano sempre rimaste molto limitate.

Il motivo è che, in effetti, non si spendono risorse. Per incentivare queste realtà, bisognerebbe mettere risorse. Anche questo provvedimento non ha risorse. Basti pensare che, se si vuol fare un rapporto con un Paese limitrofo al nostro come la Francia, è di uno a otto rispetto a quanto in esso accade.

Io dico questo perché credo sia necessario, sostanzialmente, ragionare. Le start-up, molto spesso, sono create da giovani che hanno intrapreso un'attività, dopo aver studiato. Nel nostro Paese, quei giovani vanno all'estero. Noi produciamo intelligenze, in questo caso anche talenti, che, dopo aver studiato, vanno all'estero, e meno di un terzo ritorna in Italia. Gli studi di Confindustria, de «Il Sole 24 Ore», pochi giorni fa riportavano la percentuale di quanti giovani vanno all'estero e quanti poi ritornano: si tratta di meno di un terzo.

Essendo questo uno dei terreni in cui molti giovani investono - investono nella innovazione, sul terreno dell'economia circolare, dell'ambiente, delle nuove tecnologie, e sono capaci anche di inventare, ed è questo il dato fondamentale - bisognerebbe spronare, mettere a disposizione risorse, luoghi e capacità di fare rete. Molto spesso, in qualche Comune si mettono a disposizione spazi di co-working per mettere in rete siffatte esperienze.

A me questa pare un'occasione sprecata, perché non si sono create le condizioni per dare incentivi. Si interviene, sostanzialmente, sulla questione fiscale, ma quale reddito producono queste esperienze? È limitatissimo. Allora, il punto è aiutare a investire e a favorire l'inventiva. Occorre andare in questa direzione. Per questa ragione noi pensiamo che sia insufficiente quello che è stato fatto, anzi sia molto poco e quindi esprimiamo un voto di astensione.

TREVISI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, oggi affrontiamo l'Atto Senato 816, che si occupa di promuovere lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative nel nostro Paese. Si tratta di un settore fondamentale, visto che storicamente l'Italia è in ritardo nella promozione e soprattutto nell'innovazione tecnologica. Nel 2022 le start-up in Francia pesavano per 11 miliardi di investimenti; in Germania per 13 miliardi e in Italia per soli due miliardi. Partiamo sicuramente da una situazione difficile che abbiamo ereditato, però questo provvedimento contiene delle misure molto importanti, e mi riferisco soprattutto a quella prevista dall'articolo 2. Chi conosce il mondo delle start-up sa che fino a due o tre anni fa dei crediti fiscali non ne facevano nulla, lavorando tre o quattro anni su brevetti o prodotti innovativi che sono solo costi o solo ricerca e sviluppo.

Questo atto invece risolve uno dei problemi più seri per le start-up, perché dà la possibilità alle imprese incapienti dal punto di vista fiscale - quelle imprese che non hanno ancora un utile e che probabilmente lo avranno dopo alcuni anni - di utilizzare in compensazione o in dichiarazione quel credito che altrimenti sarebbe andato perso. Quindi si dà la possibilità a tutte le start-up di essere parificate. Mi dispiace che non venga colto questo punto, che è fondamentale e cambia completamente quello che è stato fatto fino a tre anni fa. Con la situazione attuale si mettono le start-up nella condizione di poter davvero lavorare e utilizzare i crediti fiscali.

Cosa fa questo provvedimento sostanzialmente? Innanzitutto cerca di recuperare questo gap. Nell'articolo 1 si definiscono esattamente quali sono le start-up e quali sono i parametri per diventata una start-up e una PMI innovativa. Ricordo che spesso sono state create nel nostro Paese delle imprese e delle start-up che non avevano i requisiti, non avevano brevetti, non avevano nemmeno un dipendente e, quindi, magari venivano utilizzate in modo fittizio per ottenere delle agevolazioni. Quello che si fa è concentrare le risorse disponibili sulle reali start-up: questo lo fa l'articolo 1.

L'articolo 2, invece, dà la possibilità a tutte le start-up di utilizzare il credito d'imposta, anche a quelle che non hanno una capienza fiscale. Questo è un punto molto interessante che consentirà finalmente alle imprese di poter avere incentivi fondamentali in un settore altamente tecnologico che può dare un risvolto positivo. Le nuove risorse che verranno impiegate grazie a questo atto logicamente avranno dei benefici maggiori rispetto alla spesa, considerando che l'innovazione rende più efficiente la pubblica amministrazione, le cure mediche, e tutti i settori ne possono beneficiare. Perdere questa chiave di sviluppo del nostro Paese logicamente vorrà dire pagare in termini di sviluppo economico, in competitività del nostro sistema e anche in termini di efficienza. Investendo in questo settore possiamo invece affrontare sicuramente meglio le sfide del futuro. Sono proprio questi gli investimenti produttivi da sostenere. Abbiamo un enorme debito pubblico, quasi 3.000 miliardi: se non investiamo in settori altamente produttivi, aventi fattori di crescita moltiplicativi, logicamente non riusciremo mai ad avere quelle entrate maggiori e quello sviluppo economico maggiore che ci consentirà poi di ripagare il debito pubblico.

Il provvedimento in esame innanzitutto individua quali sono le imprese meritorie, eliminando eventuali imprese fittizie e imprese che non hanno i parametri di innovazione o di start-up; inoltre, dà la possibilità a tutte le imprese di beneficiare degli incentivi. Stiamo parlando di quella trasformazione radicale - sarebbe bastato ascoltare le imprese - è che richiedevano le start-up: chi ha avuto a che fare con esse sa che la prima cosa che chiedevano era proprio un cambio di sistema fiscale.

Poi l'articolo 3, in sede redigente, modifica la disciplina del patrimonio destinato amplificandone le facoltà operative, al fine di sostenere la patrimonializzazione delle imprese italiane e il rafforzamento delle filiere, delle reti e delle infrastrutture strategiche.

L'articolo 4, invece, ci chiarisce e specifica l'esenzione delle plusvalenze - anche questo è un punto importante - derivanti dalle cessioni di quote di imprese innovative: nel momento in cui ci sarà una cessione di un ramo d'impresa innovativa, le plusvalenze saranno esenti. Anche questo è un punto che va a vantaggio delle imprese innovative, perché saranno esenti dalla tassazione delle plusvalenze.

Infine, l'articolo 5 aumenta da 25 a 50 milioni il limite del patrimonio netto previsto per le società di investimento semplice.

La norma, quindi, rappresenta un enorme passo in avanti per rafforzare la competitività del nostro Paese in settori soprattutto innovativi e ad alta intensità tecnologica e merita pertanto il sostegno del Gruppo Forza Italia, a nome del quale dichiaro il voto favorevole. (Appalusi).

CROATTI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CROATTI (M5S). Signor Presidente, questo è un provvedimento che mira a sostenere la crescita delle start-up all'interno del nostro Paese, ma in realtà sarebbe importante fare un piccolo excursus per fare chiarezza su quale sia l'attività propria delle start-up a livello nazionale. Si parla di politiche che partono dal 2012, di una crescita nel settore innovativo arrivata da diversi Governi. Siamo anche molto contenti di quello che è stato fatto nei Governi precedenti, nel Conte I e nel Conte II, dove si è spinto tantissimo in questa direzione, si è creduto molto nelle iniziative delle start-up e si è passati negli investimenti privati da 500 milioni a 2,5 miliardi.

Questa era la maniera corretta in cui far crescere le imprese e anche il tessuto economico del nostro Paese. Attenzione, però: quelli non erano dati su cui adagiarsi, ma era solo un inizio, un approccio positivo, un modo di ragionare; quando ci guardiamo intorno, quando guardiamo gli altri Paesi, quelli vicini all'Italia, in particolare la Francia e la Germania, possiamo trovare investimenti di oltre 10 miliardi, altro che i nostri 2,5 miliardi. Effettivamente, quindi, siamo ancora ben distanti dalle realtà intorno alla nostra. Abbiamo tracciato una strada giusta in questi anni e adesso è importante che le politiche vengano portate avanti e si lavori sulla crescita di questo settore.

Abbiamo discusso di un progetto di legge parlando spesso di una montagna che partorisce un topolino, perché quella sulle start-up doveva essere una grande svolta e poteva essere importante investire in maniera corposa su questo settore. In realtà, però, sappiamo che non è stato così. Tante delle proposte che abbiamo portato avanti all'interno della discussione sono state respinte. Abbiamo avuto un approccio estremamente costruttivo su questo provvedimento. Ci viene da pensare che forse non si ascolta la voce forte che viene da fuori, perché le esigenze dei giovani imprenditori che arrivano fuori da quest'Aula sono molto forti e ben chiare, ma non siamo riusciti a interpretarle.

Il nostro Gruppo politico, in Commissione, ha chiesto più incentivi a chi investiva nelle start-up, ma continuiamo a vedere investimenti da altre parti, e non in questo settore. Abbiamo chiesto che chi crede nell'innovazione potesse essere premiato e anche questo non è stato recepito. Abbiamo chiesto misure più concrete per le nostre piccole e medie imprese, per far respirare i piccoli borghi e dare una vera e propria spinta al nostro Paese. Purtroppo non abbiamo portato a casa nulla di tutti i provvedimenti che abbiamo proposto. C'è stato un passaggio nelle due Camere, ma per l'ennesima volta siamo riusciti a incidere poco e soprattutto abbiamo visto continuamente non investire, non dare una chance, un'opportunità ai giovani. Si è continuato invece a proteggere gli interessi di chi ha già in questo momento troppa sicurezza nell'investimento economico del nostro Paese.

Il nostro voto, però - penso come quello di tante altre forze politiche - sarà di astensione, perché siamo convinti che l'innovazione sia importante per questo Paese e che lo sia anche crederci e investire su di essa. Anche se per noi questo provvedimento non è assolutamente efficiente ed efficace per raggiungere degli obiettivi, ci asteniamo perché comunque va nella giusta direzione, ma c'è davvero poca sostanza, come in tanti provvedimenti che ultimamente vediamo.

Su questo tema non ci fermeremo: vogliamo che la volontà del Movimento 5 Stelle sul tema dell'imprenditoria nel nostro Paese appaia chiaramente. Vogliamo un'Italia forte, che sia leader nell'innovazione e non abbia il solito atteggiamento di difficoltà nei confronti dei Paesi esteri. Non siamo riusciti a farlo in questo provvedimento, ma sicuramente altre opportunità ci permetteranno di portare avanti tutti gli emendamenti che abbiamo presentato sul tema, soprattutto perché siamo stanchi che le menti brillanti del nostro Paese siano costrette a scappare continuamente e non è un provvedimento come quello in esame che fermerà l'esodo. Siamo stanchi di vedere soffocate le nostre imprese da tasse e regolamenti che impediscono loro di competere con quelle di altri Paesi. E soprattutto siamo stanchi di vedere completamente penalizzato un sistema di investimento nel futuro, nelle start-up e nell'innovazione. Occorrerà cambiare rotta. È ora di dare al nostro Paese quello che merita, soprattutto per l'ambizione dei nostri giovani.

Per questo, l'astensione è un segnale affinché il Governo non abbia paura e non continui a porre questioni di fiducia, ma faccia lavorare le Commissioni, perché tutte le volte che i provvedimenti sono da esse esaminati hanno un esito positivo, come in questo caso. L'astensione è un segnale ben chiaro: non capiamo la necessità per cui una maggioranza così forte debba continuare ad affidarsi alle questioni di fiducia e non passare all'interno delle Commissioni.

Per quanto riguarda il provvedimento in esame, ci si deve accontentare delle misure in esso contenute e lo facciamo con un voto di astensione. Non accettiamo, però, un compromesso al ribasso, perché l'Italia deve diventare un faro dell'innovazione, e non a parole, come accade con molti provvedimenti, perché abbiamo le risorse, le competenze e le nuove generazioni credono in questo e ci investono. Auspichiamo quindi che nel nostro Paese questa idea possa essere realizzata e non ostacolata da burocrazia e soprattutto dai poteri forti che vediamo continuamente supportati dal corporativismo nei provvedimenti. Non smetteremo di fare proposte conformi alla nostra visione politica, soprattutto per un'Italia più giusta, innovativa e forte.

Per questo il MoVimento 5 Stelle esprimerà un voto di astensione e siamo sicuri che questi temi torneranno all'esame della nostra Commissione, dove potremo dare un forte contributo e lo faremo. (Applausi).

GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, anche se abbiamo già discusso il provvedimento in esame, ritengo importante ribadire qualche concetto. Si tratta di un disegno di legge importante, perché aiuta sotto diversi aspetti le start-up innovative e le nuove aziende che nascono nel nostro Paese che puntano all'innovazione. Innanzitutto si fa chiarezza sulla loro definizione e su quali sono e poi sulle fonti di finanziamento; soprattutto, però, si generano le condizioni affinché ci sia liquidità nel mercato per chi investe in tali aziende e questa è una condizione necessaria per farle crescere.

Ma andiamo oltre, perché sono temi che abbiamo già affrontato. Vorremmo sottolineare la coerenza del disegno di legge in esame con l'azione che il Governo e in particolare la Lega, che è una componente importante di questa maggioranza, stanno portando avanti. Il faro della nostra azione è molto semplice: agevolare chi fa PIL, chi lavora e crea benessere e ricchezza per questo Paese. Ciò è molto semplice.

Presidenza del vice presidente RONZULLI (ore 16,03)

(Segue GARAVAGLIA). In un mondo che diventa sempre più competitivo è necessario garantire competitività al sistema Paese e quindi sostenere le nostre aziende, soprattutto quelle più innovative. Però dobbiamo anche renderci conto del contesto in cui siamo inseriti, in un'Europa che - ahinoi - sta perdendo competitività, anche e soprattutto per scelte banalmente ideologiche e non legate a logiche di mercato. Pensiamo a quello che sta succedendo al mercato dell'auto e alla produzione automotive; qui noi abbiamo veramente l'immagine di cosa non bisogna fare. Diciamo di voler puntare sull'innovazione e dall'altra parte abbiamo tutto un sistema che mette delle regole che, in via ideologica, limitano l'innovazione e puntano alla recessione.

Guardiamo cosa succede ai nostri principali competitor. La Germania, ex locomotiva d'Europa, è sostanzialmente ferma. Ha perso i due vantaggi competitivi di fondo: l'energia a basso prezzo e l'effetto delle politiche di contenimento dei salari fatte dai Governi di sinistra nei lustri precedenti hanno esaurito il proprio corso. A questo punto la Germania è in difficoltà. La Germania ha un'economia fatta soprattutto da grandi imprese, da grandi transatlantici che, per cambiare rotta, hanno bisogno di chilometri. Noi invece abbiamo le nostre multinazionali tascabili, le nostre piccole e medie imprese, che, come motoscafi, possono cambiare rotta molto velocemente: è lì che dobbiamo puntare.

L'altro nostro competitore importante, la Francia, è ormai da decenni con la bilancia commerciale in passivo. Ci insegnavano una volta, quando si studiava economia nelle scuole superiori e all'università, che la bilancia commerciale in passivo prima o poi la paghi. E la si sta pagando non solo con una ancora non chiara governance politica, ma soprattutto dal punto di vista economico.

Quindi l'Italia, in questi frangenti, si trova in una posizione migliore. Ottima? Certo che no, perché abbiamo - ahinoi - un debito che è il doppio di quello della Germania e, quindi, paghiamo il doppio degli interessi. È chiaro che, se avessimo un debito più basso, avremmo il doppio dei margini; però dal punto di vista dei fondamentali economici possiamo ancora dire la nostra, e dobbiamo dire la nostra. E possiamo farlo se, con coerenza, portiamo avanti politiche che puntano sul lavoro e sulle imprese, perché sono le imprese che creano ricchezza, PIL e lavoro. La pubblica amministrazione crea servizi per consentire alle imprese di creare PIL e fare buona economia.

In conclusione, con questa legge noi ci muoviamo in coerenza con quelle che sono state le nostre azioni politiche. Pensiamo a quello che ha fatto la Lega negli ultimi anni, per esempio alla flat tax e alle detassazioni per le partite IVA e per le piccole imprese artigiane e commerciali. Questa misura è stata presa in giro quando venne fatta, ma il risultato è stato un successo enorme, tant'è che adesso abbiamo la necessità di ampliarla ulteriormente, perché crea PIL, crea ricchezza, crea posti di lavoro. Si tratta di un'inversione rispetto a quelle politiche di sussidi che hanno generato non solo uno sperpero enorme di risorse pubbliche, ma anche una sperequazione, perché hanno favorito soprattutto i redditi alti, con i soldi e le tasse pagate dai ceti medio-bassi, quindi anche dal punto di vista dell'equità. Inoltre i sussidi di carattere sociale hanno spinto a non cercare occupazione. La stretta su queste due politiche di sussidi ha portato a quello che abbiamo oggi, che è il record di occupazione. Siamo contenti? No: si può fare ancora di più. Però la linea è tracciata: fare l'opposto e quindi, puntare non su politiche di sussidi, ma su chi crea PIL, lavoro e sviluppo, che sono le aziende. E con questo disegno di legge noi andiamo esattamente in questa direzione. (Applausi).

TAJANI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TAJANI (PD-IDP). Signor Presidente, i colleghi hanno già richiamato il fatto che la prima disciplina organica sulle start-up, in particolare su quelle innovative di cui il Paese si è dotato, risale al 2012, e quindi è passato più di un decennio. Quella disciplina, in realtà, ha avuto un discreto successo nel promuovere gli obiettivi che si era data, anche attraverso l'istituzione di un apposito registro dedicato alle start-up innovative che, nel corso del decennio, si è notevolmente popolato, passando da circa 1.400 start-up innovative nel 2013 a oltre 14.000 nel 2022.

È chiaro che, a distanza di tanti anni, la disciplina necessitasse di una revisione. Ci saremmo aspettati un intervento di natura organica, una sorta di Start-up Act 2, visto che la prima norma fu battezzata Start-up Act.

In realtà, la maggioranza e il Governo hanno scelto una via per intervenire e rivedere la disciplina del tutto frammentaria e disorganica. Il disegno di legge che oggi approviamo, che nel corso della prima lettura ha ricevuto il voto favorevole del Partito Democratico, si è andato arricchendo di ulteriori misure e contributi, con un intervento che chiama in causa misure da affidare, nella propria implementazione, a Cassa depositi e prestiti tramite l'utilizzo del patrimonio destinato. Rispetto a queste noi non abbiamo una posizione pregiudizialmente contraria; anzi, riteniamo sia utile mobilitare tutti gli strumenti disponibili per sostenere l'ecosistema innovativo delle start-up.

Avremmo però voluto contribuire all'arricchimento e alla discussione della misura, anche vedendoci un po' più chiaro sul pregresso. Avevamo chiesto, anche in Commissione, di utilizzare questa occasione di revisione della normativa sulle start-up per guardare dentro al patrimonio destinato: come era stato utilizzato e quante e quali risorse fossero ancora a disposizione di quel fondo. Tuttavia, maggioranza e Governo non hanno voluto aprire la scatola nera e non è stato possibile utilizzare questa occasione per fare degli approfondimenti e delle valutazioni di politica economica sui temi del sostegno alle imprese innovative.

Ciononostante, il nostro giudizio sul provvedimento nel suo complesso non è negativo, nel senso che anche il Gruppo Partito Democratico esprimerà un voto di astensione, perché tutto quello che migliora e incentiva l'ecosistema dell'innovazione ci vede favorevolmente schierati. Riteniamo che non sia sufficiente e anche che sia contraddittorio il fatto che, mentre noi oggi approviamo una revisione della disciplina sulle start-up, con un altro provvedimento (quello sulla concorrenza) il Governo sta operando delle modifiche alla disciplina vigente - insistendo, quindi, sullo stesso tema e sullo stesso terreno - che noi giudichiamo in termini negativi.

Il testo non è ancora approdato all'esame delle Camere, ma le anticipazioni ci dicono che le revisioni vanno nella direzione di innalzare il capitale sociale per le start-up fino a 20.000 euro, con il conseguente taglio della possibile platea di piccole imprese che hanno ambizioni di innovazione, e di introdurre altre misure sugli incubatori d'impresa del tutto disorganiche rispetto alla necessità di unificare in un unico testo la disciplina sulle start-up innovative.

Vorremmo che nel prossimo futuro Governo e maggioranza prestassero attenzione alla costruzione di provvedimenti non così strabici, che procedono a spizzichi e bocconi, intervenendo sulla stessa materia, ma raggruppando invece in una disciplina organica, facilmente intellegibile per operatori e investitori, tutto quello che riguarda lo stesso tema.

Vi è anche un ulteriore punto su cui non è stato dato seguito all'impegno del primo Start-up Act, cioè il tema delle imprese innovative a vocazione sociale, le start-up ad impatto sociale, rispetto al quale noi pensiamo sia necessario un ulteriore intervento di sostegno, che non trova attenzione né in questo disegno di legge né nel disegno di legge sulla concorrenza che affronteremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Il nostro è un voto di astensione tale da segnare la disponibilità del nostro Gruppo e del nostro partito politico nei confronti di tutte le materie che riguardano le start-up e le start-up innovative. Speriamo che ci sia l'occasione per riprendere insieme alla maggioranza e al Governo il filo di un ragionamento un po' più organico di questi interventi, spesso frammentari e alcune volte addirittura strabici, che in questi mesi abbiamo dovuto esaminare e approvare su temi analoghi, soprattutto su temi di natura economica e di politica economica. (Applausi).

TUBETTI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TUBETTI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, se c'è una caratteristica che più di ogni altra nel corso della storia ha rappresentato l'emblema di italianità e ancora oggi rende illustre il nostro Paese agli occhi del mondo, essa è senza dubbio la creatività, ovvero quell'arte del partire da quanto si ha a disposizione per rivoluzionarlo ed esternare un capolavoro. Spesso si parte da molto poco, si ha a disposizione pochissimo. La creatività non è una fredda e meccanica presa di un materiale per renderlo funzionale, ma significa saper coniugare questa efficienza, certamente necessaria, almeno per noi, con la bellezza che, in termini meramente pratici, può sembrare superflua, ma che, al contrario, costituisce un essenziale valore aggiunto, il vero sale di ogni cosa. L'Italia in questo è stata e tutt'oggi è maestra, non solo nelle tradizionali forme dell'arte espressiva, ma nella vera e propria arte di vita applicata ad ogni campo della quotidianità. Questa forma di ingegno si traduce nell'importante capacità imprenditoriale che si può dire essere quasi innata nel popolo italiano; arte anch'essa alla pari di tutte le altre, arte che va incentivata, tutelata e messa nelle condizioni di poter dare vita a piccoli capolavori.

Questo è esattamente l'obiettivo della misura che ci apprestiamo a votare, ovvero il supporto alla creazione e alla crescita di start-up e PMI dal carattere innovativo, opere generalmente frutto di molto studio, notevole impegno e grande creatività.

In primo luogo la norma definisce l'ambito di applicazione delle misure agevolative previste, facendo riferimento a due leggi precedenti. Le ripeto perché mi sembra che non siano state comprese: l'articolo 25, comma 2, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, per quanto riguarda le start-up innovative, e l'articolo 4 del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, per le PMI innovative. A tal proposito mi preme solo rammentare che entrambe le norme prevedono che, al fine di ricadere nelle due definizioni configurate, la società deve possedere dei requisiti seri, ad esempio, un determinato volume di spese in ricerca, sviluppo e innovazione, un minimo del 15 per cento, o una determinata percentuale della forza di lavoro complessiva dell'impiego, come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, di dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori in Italia o all'estero oppure di personale in possesso di laurea magistrale o, infine, la titolarità di un brevetto, cioè una cosa da loro inventata.

In altri termini, incentivando e tutelando questo tipo di società, si tutela il futuro della nostra Italia, si incentivano i giovani, le nostre eccellenze, offrendo loro un'altra possibile strada rispetto al trasferimento all'estero.

Si promuove lo sviluppo tecnologico essenziale per far rimanere l'Italia al passo con le altre potenze globali.

Attraverso due articoli si interviene, da un lato, sulla disciplina delle detrazioni Irpef, ampliandone lo scopo e prevedendo che, anche in caso di incapienza del contribuente, ne sia consentita la fruizione per gli investimenti tramite trasformazione di un credito d'imposta; dall'altro, si esentano dall'imposizione, a determinate condizioni, le plusvalenze che vengono conseguite o da chi cede le partecipazioni al capitale di questo tipo di imprese, o da chi le plusvalenze ottenute le reinveste nelle stesse. Ciò sembrerà poco, o addirittura irrilevante agli occhi dei contestatori seriali (e ne leggiamo tanti), ma in questo modo si consente un mercato più rapido delle partecipazioni e la possibilità che queste aumentino di valore molto rapidamente.

Si agevola altresì anche il normale piccolo contribuente, che magari decide di investire, ad esempio, nel sogno di un gruppetto di giovani locali, o del vicino di casa. Si ha così anche l'effetto indiretto di rafforzamento dei legami intracomunitari, nonché di quelli intergenerazionali. Incentivare questo tipo di imprese significa dunque sostenere la creatività, di cui siamo estremamente ricchi e che costituisce una delle materie prime più importanti che abbiamo come Stato nazionale. Significa aiutare i giovani meritevoli e sostenerli nella realizzazione dei propri progetti: non solo sogni, ma progetti concreti. Significa scegliere verso quale tipo di futuro si intende proseguire.

È per questo che la misura al voto non è che una parte di un disegno politico più ampio, che va dalla riforma fiscale ai provvedimenti in materia di concorrenza, o in materia famiglia: un disegno coerente e con il chiaro obiettivo di valorizzare realmente il diritto all'iniziativa imprenditoriale, il quale non è altro che una sfumatura del diritto fondamentale alla realizzazione personale.

Il genio imprenditoriale italiano è ciò che nel tempo ci ha reso quello che siamo ed è nostro dovere continuare a stimolarlo. Oggi leggiamo nei dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale del commercio che l'Italia, la nostra Italia, supera il Giappone e raggiunge lo storico risultato di quinta potenza mondiale nelle esportazioni, seconda a Stati come la Cina o gli Stati Uniti, dimostrando la grande forza attrattiva della nostra Nazione, del nostro made in Italy e le ottime politiche in materia internazionale, anche europea, portate avanti in questi due anni dal Governo di centrodestra a guida Giorgia Meloni.

Signora Presidente, come abbiamo dimostrato più volte, a noi gli sprechi non piacciono. Noi siamo consapevoli che ogni misura che richiede fondi deve essere un investimento e come tale produttiva, perché tali fondi provengono direttamente dalle tasche dei contribuenti italiani e, per il rispetto che ad essi dobbiamo, con forza rigettiamo ogni allocazione di denaro non pensata, o meglio pensata male, che invece a qualcuno è piaciuto fare in passato. Signora Presidente, noi alle rotelle dei banchi, di cui spero si occupi qualche neocommissario, preferiamo le rotelle dei meccanismi cerebrali delle teste dei nostri cittadini, dei nostri giovani sempre attivi e funzionanti nei secoli. (Applausi). È proprio per questo che convintamente esprimo il voto favorevole del Gruppo Fratelli d'Italia, che in questa sede mi onoro di rappresentare. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato per effetto delle modifiche introdotte dalla Commissione.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).