Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 208 del 17/07/2024

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

208a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 17 LUGLIO 2024

_________________

Presidenza del vice presidente RONZULLI,

indi del vice presidente CASTELLONE

e del vice presidente ROSSOMANDO

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

_________________

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente RONZULLI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,05).

Si dia lettura del processo verbale.

PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Discussione del disegno di legge:

(1185) Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)(ore 10,07)

Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1185.

Il relatore, senatore Marti, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

MARTI, relatore. Signora Presidente, colleghi, sottosegretario Mazzi, giunge all'esame dell'Assemblea il disegno di legge n. 1185, di iniziativa del Governo, diretto innanzitutto a prorogare di dodici mesi il termine stabilito dall'articolo 2 della legge n. 106 del 2022 per l'esercizio delle deleghe per il riordino delle disposizioni in materia di spettacolo, approvato dalla 7a Commissione permanente in data odierna.

La proroga si rende necessaria per consentire al Governo di esercitare la delega, tenuto conto dell'imminente scadenza del termine previsto per il 18 agosto, come specificato nella relazione illustrativa del disegno di legge. L'esigenza di poter disporre di una proroga del termine si spiega con la volontà del Governo di andare incontro alle richieste provenienti dalle rappresentanze delle varie categorie e delle parti sociali di una elaborazione il più possibile approfondita e partecipata dei provvedimenti normativi, che si trovano già in fase avanzata di redazione e che riguardano materie vaste e complesse, di cui il settore dello spettacolo ormai attende la riforma da moltissimi anni.

In particolare, la delega al Governo recata dall'articolo 2 della legge n. 106 del 2022 riguarda in primis il coordinamento e il riordino delle disposizioni in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche, nonché la revisione della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un codice cosiddetto dello spettacolo. La predetta delega è conforme ai principi di semplificazione delle procedure amministrative, di ottimizzazione della spesa ed è altresì volta a promuovere il riequilibrio di genere e a migliorare la qualità artistico-culturale delle attività, incentivandone la produzione, l'innovazione, nonché la fruizione da parte della collettività con particolare riguardo all'educazione permanente.

La delega prevede inoltre l'adozione: di un decreto legislativo recante disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo; di un decreto legislativo recante disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, ivi compresi gli agenti e i rappresentanti degli spettacoli dal vivo; di un decreto legislativo per il riordino della revisione degli ammortizzatori e delle indennità per l'introduzione di un'indennità di discontinuità quale indennità strutturale e permanente in favore dei lavoratori dello spettacolo.

Nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione ha accolto un solo emendamento, a prima firma del senatore Gasparri (seconda firma del senatore Paroli). Esso prevede la proroga al 31 dicembre 2024 del termine per l'esercizio della delega, di cui all'articolo 27, comma 1, della legge 5 agosto 2022, n. 118, limitatamente all'applicazione dei princìpi e dei criteri di cui alla lettera l-bis del medesimo comma 1. Conseguentemente, si modifica il titolo del disegno di legge in esame. Ricordo che la richiamata lettera l-bis integra i princìpi e i criteri direttivi della delega in materia di semplificazione e di controllo sull'attività economica prevista dall'articolo 27. Nello specifico, si prevede che le Regioni e gli enti locali possano adottare misure per la salvaguarda e il decoro urbano o delle caratteristiche commerciali, specifiche o tradizionali, dei centri storici o di delimitate aree. Queste misure devono essere assunte d'intesa con le associazioni degli operatori e senza discriminazioni tra essi, nel rispetto delle disposizioni per la liberalizzazione del settore del commercio e fermo restando quanto previsto già dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Si tratta di possibili limitazioni all'insediamento di determinate attività in talune aree e di specifiche misure di tutela e valorizzazione di alcune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzate sotto il profilo storico, culturale o commerciale, anche tramite la costituzione di specifici albi. La ringrazio, signora Presidente, e ringrazio anche all'Assemblea per il fruscio continuo.

PRESIDENTE. Bravissimo, senatore Marti, ho fatto suonare la campanella due volte, ma evidentemente hanno le orecchie tappate stamattina.

Non vi sono iscritti a parlare in discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.

In attesa del parere della 5a Commissione permanente, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10,15, è ripresa alle ore 10,49).

Riprendiamo i lavori.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

MARTI, relatore. Grazie, Presidente. Formulo un invito al ritiro sugli emendamenti 1.1 e 1.2, altrimenti il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno G1.1 e G1.100 mi rimetto al Governo. Sull'ordine del giorno G1.101 esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo ad adoperarsi per individuare il numero preciso di questi lavoratori e a valutare l'opportunità di consentire loro di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata prevista per i ballerini e i tersicorei».

MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. In merito agli ordini del giorno G1.1 e G1.100 invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Do anche la motivazione: il Governo considera questi due ordini del giorno fondamentalmente pleonastici, perché replicano alcuni contenuti già previsti nella legge delega. Cito ad esempio il riferimento alle principali linee di indirizzo, che sono già presenti nella legge delega, la quale già prevede, tra l'altro, il parere delle Commissioni parlamentari sugli schemi dei decreti legislativi. Ribadisco comunque la disponibilità del Governo e del Ministero a rendere un'informativa alla Commissione istruzione pubblica e beni culturali del Senato, in qualsiasi momento questa venga richiesta. Comunque invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno G1.101, il parere è favorevole con la riformulazione del dispositivo indicata dal relatore.

PRESIDENTE. Sottosegretario Mazzi, volevamo sapere se sugli emendamenti 1.1 e 1.2 il parere è conforme a quello del relatore.

MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Quindi invito al ritiro o contrario. Corretto?

MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Esatto.

PRESIDENTE. Senatore Pirondini, ritira l'emendamento 1.1?

PIRONDINI (M5S). No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento 1.1.

PIRONDINI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRONDINI (M5S). Signor Presidente, è importante a nostro avviso mantenere l'emendamento 1.1 e votarlo. Da mesi, infatti, assistiamo ad annunci del Governo sul fatto che il codice dello spettacolo sarà approvato entro luglio. Basta andare su un motore di ricerca qualunque per vedere un numero infinito di annunci in questo senso e arriviamo qui oggi con il Governo che chiede la proroga di un anno rispetto alla scadenza per poter scrivere il nuovo codice dello spettacolo.

Siccome proprio l'altro giorno in Commissione lo abbiamo chiesto al Governo, rilevo che le motivazioni addotte sono state quelle di voler terminare un lavoro già in fase avanzata e quindi in qualche modo perfezionarlo, limarlo, fare ultime consultazioni con gli operatori del settore. In Commissione è stato detto dal Governo che questo si potrà fare nei prossimi due o tre mesi.

Chiediamo quindi che la proroga non sia di un anno ulteriore, che ci sembra un tempo oggettivamente troppo grande, ma di spostare in avanti la data della scadenza di tre mesi, come ha detto il Governo in Commissione. (Applausi).

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, intervengo sul fatto che in questo momento in 5a Commissione…

PRESIDENTE. La seduta della Commissione è sospesa. Abbiamo appena verificato.

PATUANELLI (M5S). Diamo il tempo ai colleghi che erano in Commissione di arrivare in Aula.

PRESIDENTE. Diamo il tempo ai colleghi della Commissione bilancio di arrivare, ma le assicuro che la seduta è sospesa, se poi si fermano da altre parti non è colpa mia.

Sospendo comunque la seduta per tre minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 10,55, è ripresa alle ore 10,58).

Colleghi, riprendiamo i nostri lavori.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.1, presentato dal senatore Pirondini e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti:».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1.2.

Chiedo alle presentatrici dell'ordine del giorno G1.1 se intendono ritirarlo.

GELMINI (Misto-Az-RE). Lo ritiro.

Chiedo ai presentatori se intendono ritirare l'ordine del giorno G1.100.

PIRONDINI (M5S). No, non lo ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G1.100.

PIRONDINI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRONDINI (M5S). Signor Presidente è molto strano, onestamente, chiedere il ritiro di un ordine del giorno che chiede qualcosa che in realtà dovrebbe essere normale.

Capisco, signor Sottosegretario, che lei dica che sia pleonastico: è vero, chiedere di condividere con il Parlamento è pleonastico, ma diventa assurdo dire di no, perché onestamente chiedere di riferire con regolarità alle Camere, relazionando tempestivamente sull'avanzamento delle interlocuzioni in merito alle deleghe in oggetto, ci sembra oggettivamente anche una formula molto più leggera di un ordine del giorno che era stato bocciato in Commissione, che chiedeva semplicemente di essere aggiornati.

In Commissione le abbiamo chiesto di vedere il testo del codice dello spettacolo e lei ci ha risposto che vuole farcelo vedere in una fase più avanzata. Posso anche comprenderlo, però quantomeno segnalare alle Camere lo stato di avanzamento, le interlocuzioni e come procede il lavoro, francamente, non dovrebbe essere nemmeno oggetto di una richiesta formale, ma una normale dinamica di rispetto reciproco tra il Governo e il Parlamento.

Se addirittura viene bocciato in Commissione e viene chiesto il ritiro in Aula di un ordine del giorno che chiede di condividere, mi pare un problema. Nonostante questo, comunque, le chiedo che invece questa condivisione ci sia, perché penso che sia importante: se si chiede la collaborazione anche delle forze di minoranza su aspetti tecnici, poi la collaborazione dev'esserci davvero. In questo caso, votare contro l'ordine del giorno in esame è una sorta di muro che il Governo tira su, che penso non faccia bene a nessuno.

Quel codice dello spettacolo ha bisogno di condivisione di temi e conoscenze, quindi la richiesta che facciamo è di votare a favore e di cambiare anche idea su quest'ordine del giorno, perché chiede una cosa veramente normale: condividere un percorso che non può essere soltanto appannaggio del Governo, ma dev'essere condiviso anche con il Parlamento, per rispetto di questo organo. (Applausi).

D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, a differenza dell'ordine del giorno presentato dalle senatrici Versace e Gelmini, che comunque noi in Commissione abbiamo sostenuto, quello in esame non parla né di comunicare anticipatamente né di linee di indirizzo che, come giustamente ha detto il rappresentante del Governo, sono già state espresse nella legge delega che il Parlamento ha votato. (Brusio).

PRESIDENTE. Invito i colleghi per cortesia a fare silenzio.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, il codice dello spettacolo non appassiona.

L'ordine del giorno in esame chiede semplicemente di relazionare sull'avanzamento delle interlocuzioni. Ci sono stati alcuni ritardi e siamo qui a votare una proroga; so che il Sottosegretario si è impegnato, però, poiché l'ordine del giorno in questione mira a rafforzare l'impegno che abbiamo chiesto, il Partito Democratico voterà a favore.

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G1.100, presentato dal senatore Pirondini e da altri senatori.

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Il relatore ha proposto una riformulazione dell'ordine del giorno G1.101. Senatore Verini, l'accetta?

VERINI (PD-IDP). Sì, signora Presidente, l'accetto.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1.101 (testo 2) non verrà posto ai voti.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

GUIDI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, presidente Marti, dichiaro il voto estremamente favorevole a questo provvedimento con un po' di emozione. Quando si parla di spettacolo e in particolare di teatro, si parla di democrazia. Ce lo dice la storia, ce lo dice l'esempio, anche recente.

Da neuropsichiatra, non posso scordare non solo le cose belle della Grecia e di Roma antica, ma anche quelle più recenti, come quelle del teatro napoletano. "I figli so' figli" di Filomena Marturano hanno fatto parte della mia vita quotidiana. Ne fanno parte ancora e spero ne faranno ancora un po' parte.

Personalmente, abbiamo avuto la soddisfazione di veder approvata una collaborazione con il Teatro Patologico, gestito da persone con disabilità anche mentale, in particolare con Dario D'Ambrosi che ci aiuta. Crediamo che il teatro debba essere sempre vivo: nel presente, ma anche per preparare un futuro più positivo.

Ripeto che per me lo spettacolo, il teatro, è democrazia e questo provvedimento lo afferma con ancora più concretezza. (Applausi).

SBROLLINI (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SBROLLINI (IV-C-RE). Signor Presidente, annuncio subito che il Gruppo Italia Viva voterà contro questo provvedimento. Nel corso della discussione che abbiamo avuto in 7ª Commissione - e a tal proposito ringrazio il sottosegretario Mazzi - abbiamo anche chiesto le ragioni dell'ulteriore rinvio e non ci convince la risposta data di cercare ancora degli approfondimenti.

Io sono andata a riguardarmi le carte. Nella legislatura scorsa, nel maggio 2022, noi discutevamo di come questo provvedimento sarebbe stato importante e necessario per dare finalmente stabilità a tutto il settore del mondo dello spettacolo dal vivo, che - lo voglio dire subito - è patrimonio culturale nel mondo, è identità dell'Italia.

È il nostro fiore all'occhiello il fatto di avere artisti straordinari, lavoratori e lavoratrici nel campo del settore pubblico che aspettano giustamente una risposta.

Non possiamo, allora, accettare ancora una volta che il codice dello spettacolo abbia un ennesimo stop, una ennesima proroga. Peraltro, non sappiamo quanti mesi ancora ci vorranno prima che questo provvedimento veda la luce. Era stato, tra l'altro, detto ai lavoratori del settore dello spettacolo che i tempi sarebbero stati rapidissimi e, invece ancora una volta supereremo l'estate senza dare certezza e stabilità a quei lavoratori.

Aggiungo anche che, purtroppo, discutendo di questo provvedimento - ahimè, non troverà ancora una soluzione - abbiamo un Ministero, ma soprattutto un Ministro che sta umiliando l'Italia nel mondo: è il Ministro che, purtroppo, finora ricorderemo per le gaffe fatte, per i fischi ricevuti nelle varie iniziative culturali o addirittura in iniziative che non ha neanche presenziato. (Applausi). Non solo è il fallimento, ma è anche il bluff di un Ministero, a differenza di quanto avveniva negli scorsi anni, nelle scorse legislature - chi c'era anche allora lo ricorda - quando i segnali erano in tutt'altra direzione, e c'erano un'interlocuzione e una partecipazione costante. Ricordo il lavoro del ministro Franceschini. Ricordo il lavoro che era stato fatto sull'art bonus proprio per favorire e incentivare quel mecenatismo culturale importantissimo per sollevare il mondo della cultura in tutte le sue sfaccettature.

Per tutte queste ragioni, purtroppo siamo costretti a esprimere un voto contrario, e sottolineo purtroppo, perché questo Gruppo politico non fa mai un'opposizione ideologica, ma fa sempre un'opposizione costruttiva. E anche questa volta abbiamo cercato di avere delle risposte certe, per cui ci dispiace. Ma, di fronte al fallimento totale e all'umiliazione che ancora una volta oggi ci viene imposta qui, con la mancata approvazione del codice dello spettacolo, il Gruppo Italia Viva è costretto a esprimere voto contrario. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, con questo disegno di legge di iniziativa governativa si rinviano ad agosto del 2025, e quindi di un altro anno, le attese di un intero settore che coinvolge migliaia di lavoratori e di lavoratrici, quelli dello spettacolo, che da tempo attendono il riordino della disciplina che li riguarda. È l'ennesimo caso di manifesta incapacità dell'Esecutivo in carica di soddisfare le attese e le aspettative, questa volta quelle dei lavoratori dello spettacolo e delle loro rappresentanze. Il Governo rinvia di un anno il termine stabilito per l'emanazione dei decreti legislativi previsti da una legge del 2022, parandosi dietro la necessità di un'elaborazione il più possibile approfondita e partecipata di provvedimenti normativi che si trovano in una fase avanzata di redazione e che riguardano materie vaste e complesse di cui il settore dello spettacolo attende una riforma da anni. Così si legge nella relazione del provvedimento.

È proprio vero: il settore aspetta da anni una riforma seria e voi, per l'ennesima volta, mancate l'obiettivo. Date priorità a temi che vi fanno guadagnare i titoli dei giornali o utili per aumentare i vostri voti, il consenso elettorale, dimenticando che ad attendere ci sono le persone, lavoratori e lavoratrici in carne ed ossa, che quelle norme aspettano da tempo per poter esercitare i propri diritti.

I decreti legislativi che non siete pronti ad approvare riguardano le fondazioni lirico-sinfoniche, i settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche. C'è di più: a dover essere adottato c'è anche un decreto legislativo che riguarda soprattutto il contratto di lavoro nel settore dello spettacolo (articolo 2, comma 4, della legge n. 106 del 2022): sono passati due anni, e poi parliamo di salari bassi, di gente che non arriva alla fine del mese. Questo è uno dei settori interessati. Vi è il tema dell'equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo (articolo 2, comma 5, della legge n. 106 del 2022). Vi è il tema del riordino e delle revisioni degli ammortizzatori e delle indennità per l'introduzione di un'indennità di discontinuità, nel senso di un'indennità strutturale e permanente in favore dei lavoratori dello spettacolo (articolo 2, comma 6, della legge n. 106 del 2022).

Capite che sono vari i temi, ma soprattutto che non c'è il contratto, non ci sono gli ammortizzatori sociali, non ci sono le normative per quanti lavorano in tale settore. Molto spesso, infatti, questi lavoratori sono i più invisibili, perché tutti vedono gli spettacoli e magari c'è chi guadagna un sacco di soldi, ma dietro ci sono migliaia di lavoratori e di lavoratrici che, invece, attendono delle regole e un contratto.

Per questa ragione noi esprimeremo un voto contrario sul provvedimento in esame. Il dato è l'inerzia del Governo, perché dal 2022 son passati due anni, non sono state prese decisioni e le cose che ho elencato non hanno trovato alcuna risposta. Vi invito davvero ad andare a chiedere ai lavoratori e alle lavoratrici se la proroga è sufficiente. Addirittura avete bocciato un ordine del giorno che impegnava ad affrontare il tema in tempi ravvicinati; invece il provvedimento reca una richiesta di rinvio. Certo che bisogna rinviare il termine per la emanazione dei decreti legislativi, perché se non si è agito, bisogna rinviare per forza.

Ma il dato vero è che noi esprimeremo un voto contrario all'inerzia e alla mancanza di volontà di questo Governo, che molto spesso al riguardo ha fatto tante dichiarazioni, ma poi è colpevole di non aver fatto nulla. Come ho elencato prima nel mio intervento, su questi temi per il momento siamo in attesa di tutti gli adempimenti previsti dalla legge. (Applausi).

PAROLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAROLI (FI-BP-PPE). Signora Presidente, colleghi, spiace per alcune polemiche dell'opposizione che appaiono davvero spicciole e fuori luogo. Noi confermiamo la nostra stima per il ministro Sangiuliano e per il suo lavoro.

Anche il provvedimento al nostro esame, che la 7a Commissione del Senato ha approvato in tempi brevissimi, prevede una serie di proroghe - permettetemi di usare questa definizione - di buonsenso: vengono spostati di dodici mesi i termini per l'emanazione di alcuni decreti delegati che riguardano l'organizzazione e la gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche. Si tratta di un tema che coinvolge anche la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti - come già dicevano altri colleghi - delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche. Per questo tipo di attività verrà predisposto un codice dello spettacolo e in un certo senso è meglio fare le cose con più pazienza, ma perbene; d'altra parte, sono temi che aspettano risposte da tantissimo tempo. Dare al settore maggior organicità e capacità di intervento è intenzione del Governo, è intenzione nostra, è un dovere.

Lo scopo, però, è anche quello di semplificare la normativa di riferimento e le procedure amministrative che regolano la realizzazione di questo tipo di attività artistiche e culturali.

Si pongono quindi anche le condizioni per una migliore e più vasta fruizione di questi eventi da parte del pubblico.

Inoltre, norme attuative riguardano i contratti di lavoro nel settore dello spettacolo: anche questo è tema annoso, che si insegue da tempo. Come sappiamo, infatti, questi contratti hanno peculiarità proprie, essendo spesso caratterizzati da periodi brevi ma intensi di lavoro e una discontinuità tra un impegno lavorativo e l'altro. Di conseguenza, richiede maggior tempo l'attuazione delle norme in tema di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, tra cui anche gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo. Collegato al complesso sistema dei contratti e dei periodi che intercorrono tra un impegno contrattuale e l'altro sta anche il tema del riordino del sistema di ammortizzatori sociali e delle indennità in favore dei lavoratori.

Un'ulteriore proroga, sino alla fine dell'anno, è stata introdotta dalla Commissione con un emendamento di Forza Italia, a prima firma Gasparri, per consentire l'emanazione della delega che riguarda l'albo dei negozi storici. È un tema voluto da Forza Italia per consentire a importantissime realtà della nostra città di venire valorizzate puntualmente. Il ruolo che hanno nel conservare le migliori tradizioni italiane delle nostre città entra a tutto titolo in un provvedimento che riguarda la cultura. La cultura italiana è fatta anche delle esperienze che vive chi visita i nostri territori e ha la possibilità di trovare segni concreti delle nostre tradizioni. Attraverso la salvaguardia delle nostre botteghe storiche si riesce anche a fidelizzare il turismo, che è un fondamentale volano per l'intera economia italiana, come ben sappiamo.

È per queste ragioni che il Gruppo Forza Italia voterà favorevolmente. (Applausi).

PIRONDINI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRONDINI (M5S). Signor Presidente, in due anni di questo Governo, ad oggi, l'unico oggettivo risultato che è stato portato dal punto di vista dello spettacolo dal vivo è cambiare il nome al FUS, da Fondo unico dello spettacolo a Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. Ad oggi le innovazioni di questo Governo si fermano a ciò. Peraltro - come ha detto anche giustamente il sottosegretario Mazzi in un'intervista - tutti continuano a chiamarlo FUS, per cui si sta pensando di chiamarlo FIS, cioè Fondo italiano per lo spettacolo. In due anni questo è il più grande risultato che questo Governo ha ottenuto nel mondo dello spettacolo dal vivo. Io vi consiglierei di lasciarlo col nome che aveva all'inizio, così facciamo prima, e magari di concentrarci su cose leggermente più significative che possono veramente migliorare la vita delle persone che lavorano in questo settore.

Negli ultimi mesi molti sono stati gli annunci del Governo circa il fatto che avrebbe rispettato i tempi. La delega per lo spettacolo dal vivo scade ad agosto del 2024; basta andare - come ho detto anche precedentemente - su un qualunque motore di ricerca per vedere un numero veramente significativo di annunci da parte del Governo circa la realizzazione del nuovo codice dello spettacolo, con molte dichiarazioni, secondo cui quasi certamente entro fine luglio ce l'avrebbe fatta e avrebbe mantenuto la promessa. Questa promessa oggi, con il testo che votiamo, è chiaramente disattesa, perché il Governo chiede di spostare in avanti la data della scadenza addirittura di un anno. Un documento che si diceva pronto a marzo si chiede adesso, ad agosto, di spostarlo all'agosto del 2025. Allora è evidente che il Governo per mesi ha fatto annunci che non erano veri e ha fatto credere ai lavoratori dello spettacolo che un testo potesse essere preparato entro la scadenza prevista. Questo evidentemente non è così.

Ora si dice che si vuole portare avanti qualche mese il lavoro per farlo meglio. È un concetto che di norma potrebbe essere anche condivisibile. Il punto è che noi non sappiamo cosa c'è in quel testo, tant'è vero che in Commissione abbiamo chiesto di poterlo vedere. I temi su cui verterà il testo sono molti e molto importanti: dalla danza alla musica al teatro, ai circhi, allo spettacolo viaggiante e altro ancora. Vorremmo capire poi cosa ci sarà in quel testo ed è per quello che per noi sarebbe importante condividerlo già adesso, banalmente con la Commissione cultura del Senato, che altrimenti continua a occuparsi di tutta una serie di ricostruzioni del passato, ma non sarebbe male che iniziasse a occuparsi anche un po' del futuro.

Ad esempio, sulla danza, ricordo che il MoVimento 5 Stelle ha depositato un disegno di legge che chiede il ripristino dei corpi di ballo stabili nelle fondazioni liriche, con un criterio abbastanza omogeneo rispetto a tutto il territorio nazionale, cioè quello di istituire dei nuovi corpi di danza o di ballo che possano essere anche in concomitanza tra più fondazioni liriche per aree geografiche.

Il documento giace ancora in Commissione cultura e lì probabilmente rimarrà. Nel frattempo, ormai da due anni sentiamo le dichiarazioni del Ministro secondo cui verranno aperti due nuovi corpi di ballo. Fateci sapere, magari prima della fine della legislatura, con quali soldi, con quali caratteristiche contrattuali. Non vorremmo che si aprissero due nuovi corpi di ballo, magari uno per simpatie cittadine personali e un altro con criteri indefinibili, e che magari si trovassero le risorse solo per uno o due anni: questo non sarebbe lavoro stabile, ma sarebbe altro lavoro precario, cosa di cui sicuramente non abbiamo bisogno.

Sarebbe interessante che il Governo si confrontasse con noi anche sul disegno di legge che abbiamo presentato, che riguarda non poche città, ma tutto il Paese e la stabilità contrattuale lavorativa di tutti i ballerini professionisti italiani. Questa ci sembrerebbe anche una fase di collaborazione che fino ad oggi oggettivamente non c'è stata, ma che siamo sempre disponibili ad avere per raggiungere obiettivi concreti.

Nell'ambito della musica, uno dei temi più importanti è sicuramente quello delle fondazioni liriche. Alcune questioni sono irrisolte e non è certo colpa di questo Governo, poiché sono situazioni che si trascinano da decenni. Come dissi nel primo incontro svoltosi in sede di Commissioni cultura riunite alla Camera, il tema della natura giuridica delle fondazioni liriche va affrontato. Decidiamo: sono pubbliche o sono private? Oggi sono private, ma di fatto sono pubbliche. Molte sentenze spaziano in questo ibrido. Il tentativo di far diventare fondazioni di diritto pubblico le fondazioni liriche con la riforma del 1996 è fallito. L'obiettivo della riforma era quello di attirare nuovi capitali privati all'interno delle fondazioni liriche, ma questo non è successo. Oggi il rapporto tra risorse pubbliche e private nelle fondazioni liriche è 85-15, per cui non ha funzionato. Ci sono fondazioni che nemmeno percepiscono un euro di finanziamenti privati. Nel codice dello spettacolo sarebbe interessante - magari sarà così, lo valuteremo in seguito - vedere dal punto di vista tecnico e fiscale cosa viene fatto per incentivare i privati; oggi i privati che investono nelle fondazioni liriche sono paraprivati, molto spesso convinti dalla politica ad intervenire economicamente nelle fondazioni liriche.

Il debito delle fondazioni liriche negli ultimi anni sicuramente si è contratto anche a seguito di alcune iniziative, e penso alla legge Bray, e non solo. Possiamo, però, fare un piano di risanamento definitivo per far uscire le fondazioni liriche dal cappio al collo continuo e dalla perenne sensazione di essere tra la vita e la morte? Parliamo non di miliardi di euro, ma di alcune decine, forse centinaia di milioni di euro. Si potrebbe fare un piano di risanamento per ciò che riguarda il debito delle fondazioni, tracciare una linea e ripartire da lì, magari con regole più stringenti rispetto all'uso delle finanze pubbliche, rispetto alle quali saremmo sicuramente favorevoli. Da questo punto di vista sarebbe importante che si tracciasse un punto.

Sulla precarietà dei lavoratori si interviene o meno? Oggi, purtroppo, il lavoro precario continua a essere un tema molto significativo. Sui diritti dei lavoratori dal punto di vista normativo interveniamo o meno? Chi ha lavorato per molti mesi o per molti anni in una fondazione ha diritto che il suo contratto venga convertito da determinato e precario a vita a tempo indeterminato? Anche alcune sentenze del 2023, quantomeno discutibili, sono andate in una direzione opposta. Penso che si debba fare chiarezza anche da questo punto di vista. Se invece che cancellare l'abuso d'ufficio vi occupaste dei diritti dei lavoratori precari (Applausi), potrebbe essere leggermente più utile al Paese e anche a chi lavora.

Per quanto concerne il tema della discontinuità, nelle precedenti uscite al Governo c'era un errore molto grande. Il tema c'è ed è giustissimo occuparsene. Ma l'errore grande che stava facendo il Governo era di mettere tutte le professioni e le professionalità del mondo dello spettacolo sullo stesso piano rispetto alle giornate lavorative previste per poter accedere o meno all'indennità di discontinuità. Se si fissa in sessanta giornate la soglia per accedere all'indennità di discontinuità, bisogna sapere che nel mondo dello spettacolo dal vivo ci sono professionalità diverse. È evidente che sessanta giornate lavorative di un macchinista sono, dal punto di vista retributivo, completamente diverse rispetto alle sessanta giornate lavorative di un attore.

Se un attore fa sessanta giornate lavorative, probabilmente ha fatto cinque film da protagonista. Se un cantante lirico solista, che - come lei sa, signor Sottosegretario - ha contratti a partita IVA ed è un libero professionista, fa sessanta giornate lavorative, senza essere un cantante di prima fascia, e guadagna banalmente 5.000 euro a recita, vuol dire che fa 300.000 euro di introiti. Uno che guadagna 300.000 euro può avere accesso all'indennità di discontinuità? È evidente che c'è un problema. Speriamo che poi nel testo venga affrontato questo tema, specificando e differenziando le diverse categorie lavorative. Se vengono messe tutte insieme con un unico parametro di giornate lavorative, è evidente che si andrà a fare un caos piuttosto significativo. E questo speriamo non avvenga.

Abbiamo presentato due emendamenti e un ordine del giorno, anche in Commissione. Gli emendamenti chiedevano che ci fosse una proroga. Posso comprendere che non è un testo semplice e non è un tema banale, e posso comprendere che ci vuole qualche mese in più. Vi abbiamo dato tre mesi in più e lo avete bocciato. Vi abbiamo dato sei mesi in più e lo avete bocciato. Vi abbiamo chiesto di condividere con le Camere e avete detto che è pleonastico condividere con le Camere.

Per tutti questi motivi e per tutti gli annunci che avete disatteso, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).

MARTI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, cercherò di accorciare il più possibile il mio intervento, perché sono anche relatore e quindi ho già avuto modo di affrontare il provvedimento in Commissione e in Aula oggi, con la relazione introduttiva.

Questo provvedimento, già esaminato, mira a mettere giù in maniera trasversale una serie di elementi importanti. Intanto parliamo della proroga, che si è resa necessaria per andare incontro alle richieste provenienti da tutte le rappresentanze delle varie categorie e dalle parti sociali, che lo hanno chiesto, come è giusto che sia. È stata un'elaborazione il più possibile approfondita e partecipata di un provvedimento che riguarda tante materie, vaste e complesse, di cui il settore dello spettacolo attende da moltissimi anni la riforma, come abbiamo già detto nella relazione introduttiva. La scadenza del termine per la presentazione del codice era prevista per metà agosto, ovvero ventiquattro mesi dopo l'approvazione della delega, ma il termine era davvero troppo stretto, a fronte dell'importante lavoro che sta portando avanti il Ministero della cultura.

Ringrazio il sottosegretario Mazzi, che sta seguendo questo provvedimento e la materia nella sua delega. Nella persona dello stesso Sottosegretario ci sono state rassicurazioni di forte convergenza, volte ad aprire un dibattito serio nella stessa Commissione permanente che ho l'onore di presiedere. Questo rende necessario iniziare un lavoro insieme su una programmazione reale, con accurata positività.

È necessario riordinare le disposizioni vigenti in materia di spettacolo; revisionare gli strumenti di sostegno per i lavoratori e le lavoratrici di questo settore; riconoscere nuove tutele relative ai contratti di lavoro e un equo compenso. Siamo certi che a tempo debito il Paese potrà contare su una disciplina che contrasti l'intasamento del mercato e delle strettoie distributive, l'eccesso della burocratizzazione e soprattutto la sperequazione territoriale nella proposta e nella partecipazione culturale. Si tratta di un lavoro molto delicato e complesso - lo sappiamo - che merita la massima attenzione per mettere a fattor comune i dati e le istanze raccolte da tutti i componenti di questo mondo, dalla danza alla musica, al teatro, al circo, allo spettacolo viaggiante, ai carnevali storici, alle rievocazioni storiche, per conferire a questo settore un assetto molto più efficace, organico e conforme ai princìpi di semplificazione delle procedure amministrative e di ottimizzazione della spesa, anche questa davvero importante.

L'esperienza maturata nella 7a Commissione mi ha insegnato che proprio in questo settore è importante l'ascolto, per approdare a misure normative di equilibrio capaci poi di dar lustro ed energia al mondo della cultura italiana.

Per questo annuncio il voto favorevole del mio Gruppo Lega Salvini Premier al provvedimento in esame. (Applausi).

*VERDUCCI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERDUCCI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, il Gruppo Partito Democratico esprimerà un voto contrario sul provvedimento al nostro esame. È un no politico, forte e determinato, per dare una scossa, nell'interesse di lavoratrici e lavoratori che aspettano da troppo tempo. È un no che toglie al Governo le false giustificazioni che si trovano in questo disegno di legge. Non si possono accettare le continue mistificazioni e mortificazioni che da mesi vengono inflitte al mondo delle arti e dello spettacolo; lavoratori che devono essere riconosciuti in diritti e tutele, nel pieno delle proprie potenzialità.

È un mondo vitale della nostra società. Il Governo è stato incapace di attuare il mandato che il Parlamento due anni fa aveva conferito. Era un mandato fondamentale ed anche solenne perché arrivato dopo tante battaglie e tanto lavoro parlamentare. L'atto di oggi, invece, è la dimostrazione plastica del fallimento del Governo Meloni anche sul versante della cultura. (Applausi). Questo provvedimento certifica una colossale presa in giro ai danni dell'intera filiera delle lavoratrici e dei lavoratori, degli imprenditori e degli operatori del teatro, della musica, della danza, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche. È un intero mondo, quello delle professioni della cultura e delle arti performative e creative: autori, artisti, tecnici, produttori indipendenti; è un'unica filiera, che vince o perde insieme, e che va riconosciuta nella sua interezza e nelle sue diverse specificità. Un mondo capace di generare uno straordinario moltiplicatore economico, perché crea ricchezza, perché è tanta parte del nostro prodotto interno lordo, e perché costruisce tanta occupazione, sulla frontiera più avanzata del capitale umano, dell'innovazione, della qualità, dell'uso delle nuove tecnologie. Un mondo che è uno straordinario moltiplicatore sociale, perché crea coscienza civile, consapevolezza, legami, coesione e identità condivisa. Crea, in una parola, democrazia. È un mondo che rappresenta un incredibile valore aggiunto per la reputazione del nostro Paese, ovunque, in ogni continente. È l'insieme di quell'immaginario collettivo che fa del nostro Paese molto più della sua entità geografica o politica. È una suggestione potente che dà all'Italia un sentimento speciale, una suggestione che la rende ovunque amata e desiderata.

Oggi questo universo si ritrova, a quasi due anni dall'insediamento del Governo della destra, abbandonato a se stesso, circondato da un nulla di fatto, usato, strumentalizzato e raggirato. Sì, Presidente, perché ce le ricordiamo noi e soprattutto le ricordano le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, le parole di annuncio roboante, le famigerate quattro giornate convocate lo scorso marzo dal Ministero, dal sottosegretario Mazzi e dal ministro Sangiuliano, dal titolo pomposo «Verso il primo codice dello spettacolo». Proprio lì il sottosegretario Mazzi diceva «noi siamo già molto avanti nella stesura di questo Codice, che deve vedere la luce entro il 18 agosto anche se io mi sono ripromesso di arrivare pronti a luglio» Ecco, Presidente, luglio è arrivato inesorabile, ma non è arrivato il Governo! Nessuna traccia, il Governo non c'è! Non c'è nessun codice, niente di niente. (Applausi). È stata una messa in scena, un circo ministeriale ad uso di telecamere e lo dico con grande rispetto per i circensi, quelli veri.

Dietro la propaganda, il nulla; categorie, associazioni, soggetti del settore da mesi sono esclusi da tutto. Dopo le giornate di gala non c'è stato niente più. E nulla ha saputo il Parlamento, nonostante le nostre continue sollecitazioni e interrogazioni.

Il nulla del Ministero degli onorevoli Sangiuliano e Mazzi si è mostrato per quello che realmente è: appunto, il nulla. Il 3 luglio è arrivato questo provvedimento, signor Presidente: come una resa, come una manifestazione di manifesta incapacità, ma noi non lasceremo passare questo stato di cose. Voi chiedete di spostare ancora in avanti, di altri dodici mesi, un'attesa che già adesso è un tempo troppo lungo e infinito, perché questo mondo e queste professionalità hanno bisogno di risposte e di certezze.

Quando nel luglio del 2022 - esattamente due anni fa - il Parlamento della scorsa legislatura, su proposta principalmente del Partito Democratico, votò la legge delega per una riforma strutturale del lavoro artistico - che aveva come cuore pulsante l'indennità di discontinuità intorno a cui costruire quello che chiamammo "statuto sociale" dei lavori del settore creativo, dello spettacolo e delle arti performative, per avere finalmente un welfare universale, solido, per i lavoratori dell'intera filiera - eravamo orgogliosi ed emozionati. Vedo tanti colleghi, come il senatore Franceschini, ma anche altri che non sono del Partito Democratico: oggi, signor Presidente, dopo due anni, siamo arrabbiati, perché di questo lavoro rischia di non esserci più nulla. Non ci sono risorse e si annuncia una legge di bilancio di tagli feroci: ne abbiamo avuto avvisaglia con il colpo ai bilanci di Comuni ed enti locali, che si ripercuoterà sulle iniziative diffuse di cultura e spettacolo dal vivo.

La legge delega che su nostra spinta era stata approvata nel 2022 in questi due anni di Governo della destra è stata stravolta e tradita (Applausi), proprio colpendone il simbolo: l'indennità di discontinuità, che è stata ridotta ad un mero e inefficace sostegno al reddito, quando invece dev'essere uno strumento strutturale. Una misura che com'è adesso ha un valore irrisorio e ha ridotto la platea dei beneficiari a soli 20.000 a fronte dei potenziali 320.000; in più impedendo a molti di partecipare a un bando fatto in fretta e male. È uno schiaffo a tanti, tantissimi, che durante la pandemia, quando tutto sembrava perduto, quando migliaia di lavoratori e un intero settore rischiavano di essere cancellati, decisero invece di alzare la testa e di far sentire forte la propria voce con una battaglia politica - nelle piazze - che noi portammo in Parlamento, in ore e ore di audizioni che ebbero il grande merito di far emergere le troppe ingiustizie e disparità che ancora oggi impediscono a molti di fare questo mestiere di realizzare il proprio progetto, artistico, professionale e di vita. "Non più invisibili". "Non più soli", dicemmo allora: ma oggi il rischio concreto - anzi, la certezza - con questo Governo è di tornare indietro.

Signor Presidente, per questo voteremo no: questo Governo non ha alibi, se non la responsabilità della propria totale incapacità e spregiudicatezza; si è riempito la bocca della promessa che la delega sarebbe stata approvata in tempi record e oggi quelle si sono dimostrate solo fandonie. Oggi la delega viene rimandata nuovamente a una data lontana e questo fa presagire pessime intenzioni, con nuove scuse che in realtà sono infarcite di una propaganda che oramai è già merce avariata.

Signor Presidente, chiediamo rispetto per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, per l'intero settore dello spettacolo, delle arti, della cultura. Questa vertenza non riguarda solo alcune categorie, ma l'intero Paese, l'idea d'Italia e il suo posto nel mondo. Durante la pandemia, quando tutti i teatri, tutti i cinema e tutti gli spazi della musica improvvisamente furono costretti a chiudere, è nata una nuova consapevolezza, soprattutto tra le nuove generazioni di lavoratori della cultura: la consapevolezza di combattere una battaglia non per se stessi, ma per tutti.

Signor Presidente, noi continueremo a dare voce a questa battaglia, a dire no a chi vuole prendere in giro un mondo che è la sostanza stessa dell'Italia. Continueremo a stare dalla parte di chi questo lavoro vuole continuare a farlo, perché - semplicemente - è la sua vita. E vuole farlo senza piegarsi ai ricatti, senza piegarsi alle ingiustizie, nel pieno della propria autonomia e della propria libertà. (Applausi).

MARCHESCHI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCHESCHI (FdI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, su questa proroga sinceramente mi aspettavo un dibattito di un altro tenore. Soprattutto, per tornare ai contenuti, si sono sentiti, non più tardi di qualche secondo fa, interventi pieni di retorica, senza l'approccio concreto che si deve avere in questi casi.

Lo dico anche con dispiacere, perché si sentono delle affermazioni anche bizzarre. Il Parlamento precedente ha affidato una delega al Governo; oggi si presenta un ordine del giorno in cui si chiede al Parlamento di occuparsi di una materia che noi abbiamo delegato al Governo e che ha un iter procedurale ben scritto: le Commissioni se ne occuperanno quando il provvedimento sarà ultimato e noi dovremo esprimere il parere. Quindi, quando il testo arriverà in Commissione, noi daremo il parere. Poiché il testo non è ancora ultimato, non possiamo reclamare quello che il Parlamento precedente ha delegato al Governo. È il Governo ad avere la delega per emettere questi decreti e, quindi, la prima parte è già strumentale.

Ho poi sentito accuse ingenerose, non solo nei confronti del ministro Sangiuliano, ma anche del sottosegretario Mazzi, che in questi mesi ha risposto con i fatti alle questioni che tutti quanti, nei vostri interventi, avete sollevato. Tutti condividiamo, ovviamente, il diritto dei lavoratori a essere riconosciuti e tutelati, ma se ne parla da cinquant'anni!

Io voglio sottolineare che, prima dell'enfasi retorica che ho sentito nell'ultimo intervento, i Governi precedenti, prima a guida Gentiloni e poi Conte, non solo non hanno esercitato la delega che gli era già stata assegnata dai Parlamenti precedenti, ma neanche l'hanno prorogata. L'hanno fatta decadere! (Applausi).

È questo l'interesse che la sinistra nutre nei confronti del mondo dello spettacolo: sono chiacchiere! Infatti in termini pratici, abbiamo fatto più noi con il nostro Governo in quindici mesi che voi in quindici anni.

Voglio ricordare che questo Governo, appena insediato, con il Parlamento e anche con l'aiuto dell'opposizione, questo lo voglio onestamente ricordare, nella prima legge di bilancio ha destinato 100 milioni il primo anno, 40 milioni il secondo anno, 60 milioni il terzo anno ai lavoratori dello spettacolo. È stato un provvedimento inedito nella storia della Repubblica italiana! Mai nessun Governo lo aveva fatto! (Applausi).

Finora, quindi ci sono state tante chiacchiere, e pochi risultati. I lavoratori oggi hanno il primo decreto attuativo sulla discontinuità, che può non piacere e che può essere migliorato, ma lo hanno, grazie al lavoro svolto dal sottosegretario Mazzi e dal ministro Sangiuliano insieme a tutte le associazioni di categoria e a tutti gli operatori del settore che, in questi mesi, assiduamente si sono confrontati in tavoli di incontro e di riunione.

Nella relazione introduttiva vi è una proroga di altri dodici mesi: dodici mesi rispetto ai cinquanta anni di niente di fatto e dei quindici anni di Governo di sinistra. Ma dodici mesi si possono concedere, se AGIS ha scritto una lettera perché vuole approfondire ulteriori tematiche e se gli operatori del settore chiedono un ulteriore tavolo di confronto prima di addivenire ad un decreto attuativo?

Io credo che sia la cosa più ragionevole per chi vuole veramente bene a questi lavoratori, per chi vuole veramente riconoscere il diritto di questi lavoratori. Altrimenti, diventa tutto un attacco strumentale, che ovviamente è logico e legittimo, perché siamo qui a fare politica, ma che non rende merito a tutto quell'esercito di invisibili, una categoria di cui tutti quanti parlano, ma, guarda caso in pieno Governo di sinistra durante il Covid-19, ci siamo accorti che non esistevano.

Qui, tra l'altro, non si parla solo di attori. Voglio elencare ciò di cui si parla, per far capire anche la complessità che incontra chi deve poi scrivere questi decreti e come sia complesso armonizzare più Ministeri all'interno di un decreto.

Qui si parla di INPS, di Ministero del lavoro, di Ministero della cultura, quindi parliamo non solo di attori, cantanti o musicisti, che già si potrebbero declinare in altri cinquanta contratti di lavoro, ma anche di registi, di sceneggiatori, di presentatori, di disc jockey, di animatori delle strutture turistiche, di gruppi di produzione cinematografica, di audiovisivi, di spettacolo, di doppiatori, di direttori di scena, di gruppi di tecnici, quegli invisibili che durante il Covid - ricordate? - nessuno aveva normato e che non avevano neanche il codice Ateco.

Dobbiamo normare tutto questo ambito, quindi credo che dire che questi dodici mesi di proroga non rendono merito a chi ha diritto, quando questo diritto è stato negato da tutti i Governi precedenti al nostro, sia non solo ingeneroso, ma sbagliato e strumentale e per questo chiediamo con fermezza di votare a favore della proroga richiesta dal Governo, perché pensiamo che in questi dodici mesi potremmo arrivare a varare quei provvedimenti che, fra l'altro, dovrebbero essere raccolti in un codice dello spettacolo, così chiamato impropriamente, perché poi, come si legge nella delega, sembra che sia una somma di decreti. C'è una certa enfasi nel parlare di codice dello spettacolo, ma in realtà non si parla di un testo unico, ma di una somma di decreti e anche questo bisognava chiarirlo meglio nella delega al Governo. Crediamo, comunque, che questi siano dodici mesi fondamentali per dare quei contributi che anche noi dalle Commissioni cercheremo di dare per arrivare alla soluzione dei problemi che i lavoratori dello spettacolo si aspettano, con misure concrete e non più con le chiacchiere che sono state fatte dai Governi precedenti. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato per effetto delle modifiche introdotte dalla Commissione, con il seguente titolo: «Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118».

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17 con la discussione del decreto-legge sulle liste di attesa.

(La seduta, sospesa alle ore 11,50, è ripresa alle ore 17,03).

Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 17,03)

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

PRESIDENTE. Comunico che è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:

«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca» (1193).

Discussione del disegno di legge:

(1161) Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie (Relazione orale)(ore 17,04)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1161.

Il relatore, senatore Zullo, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

ZULLO, relatore. Signora Presidente, colleghi senatori e colleghe senatrici, rappresentante del Governo, il provvedimento in esame reca misure urgenti finalizzate alla riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie.

Nel corso dell'esame in sede referente sono stati approvati diversi emendamenti, frutto anche dell'istruttoria in Commissione e delle interlocuzioni con i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome.

L'articolo 1, allo scopo di governare le liste di attesa, in coerenza con l'obiettivo «potenziamento del portale della trasparenza» previsto dal PNRR, istituisce presso l'Agenas la piattaforma nazionale delle liste di attesa, di cui si avvale il Ministero della salute, diretta a realizzare l'interoperabilità con le piattaforme per le liste di attesa relative a ciascuna Regione e Provincia autonoma. L'Agenas viene autorizzata al trattamento dei dati personali relativi alla gestione della piattaforma: questo è il comma 1.

Al comma 2 viene stabilito che per la realizzazione di quanto previsto al comma 1, i dati del flusso informativo "tessera sanitaria" sono resi disponibili al Ministero della salute e all'Agenas con modalità da definirsi con apposito protocollo, approvato dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero della salute, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.

È rimesso a un decreto del Ministro della salute, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, sentita l'Agenas e previo parere della Conferenza Stato-Regioni, l'adozione di specifiche linee guida per definire i criteri di realizzazione, di funzionamento e di interoperabilità tra la piattaforma nazionale e le piattaforme regionali.

Viene poi specificato che la piattaforma opera in coerenza con il «modello nazionale di classificazione e stratificazione della popolazione», come sviluppato nell'ambito del sub-investimento 1.3.2, della Missione 6 salute del PNRR. È rimessa ad un decreto del Ministro della salute, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto in esame, la definizione delle modalità con cui il modello è reso disponibile alle Regioni e alle Province autonome.

La piattaforma persegue in particolare l'obiettivo di garantire l'efficacia del monitoraggio di livello nazionale in merito ad una serie di aspetti puntualmente individuati. Tra questi ultimi, secondo una modifica apportata dalla Commissione, c'è la verifica dei percorsi di tutela previsti dal Piano nazionale di governo delle liste d'attesa (al posto della verifica del rispetto del divieto di sospensione di chiusura delle attività di prenotazione, prevista dal testo vigente) mentre è stato soppresso in sede referente il riferimento alla «produttività con tasso di saturazione delle risorse umane e tecnologiche».

Viene inoltre previsto che, a fronte di inefficienze o anomalie emerse a seguito del controllo delle agende di prenotazione, l'Agenas possa attuare meccanismi di audit nei confronti delle Regioni nei cui territori insistono le aziende sanitarie titolari delle suddette agende, con finalità di verifica del corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste d'attesa. In relazione ai meccanismi di audit va acquisito il preventivo parere della Conferenza Stato-Regioni in base a una modifica apportata dalla Commissione.

Viene inserita infine la clausola di invarianza degli oneri finanziari, disponendosi che dall'attuazione dell'articolo in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e che l'Agenas provvede alle attività di cui all'articolo in esame con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

L'articolo 2, oggetto di completa riformulazione durante l'esame in sede referente, istituisce presso il Ministero della salute l'Organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria (di seguito denominato Organismo), destinato ad operare alle dirette dipendenze del Ministro della salute.

Secondo il testo vigente dell'articolo, l'Organismo è chiamato a vigilare e svolgere verifiche presso le Aziende sanitarie locali e ospedaliere e presso gli erogatori privati accreditati sul rispetto dei criteri di efficienza e di appropriatezza nell'erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie e sul corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste medesime (comma 2 del testo vigente). Questa disposizione è stata soppressa dalla Commissione.

L'Organismo, in base al testo vigente, è dotato del potere di accedere ai fini ispettivi a una serie di strutture sanitarie ed è altresì dotato di poteri istruttori finalizzati a corrispondere a segnalazioni di criticità; gli esiti delle verifiche svolte dall'Organismo, che può avvalersi anche del supporto del Comando carabinieri per la tutela della salute, costituiscono elementi di valutazione del Ministero della salute ai fini dell'applicazione delle misure sanzionatorie e premiali nei confronti dei responsabili a livello regionale o aziendale (comma 3 del testo vigente).

Nel testo invece della Commissione, al comma 2, il potere di accesso è circoscritto. Non si prevedono più poteri istruttori esercitabili su segnalazione né si prevede che gli esiti delle verifiche costituiscano elementi di valutazione ai fini sanzionatori e premiali, ma si stabilisce che le risultanze dei controlli effettuati vengano comunicate alla nuova figura del Responsabile unico regionale dell'assistenza sanitaria (Ruas), prevista dal successivo comma 5 del testo della Commissione. Resta fermo nel testo della Commissione la possibilità di avvalimento del Comando carabinieri per la tutela della salute, con la precisazione che tale avvalimento è possibile nello svolgimento delle funzioni proprie dell'Organismo.

L'Organismo è costituito da un ufficio dirigenziale di livello generale e quattro uffici di livello dirigenziale non generale. In relazione a tale previsione, sono dettate disposizioni in tema di dotazione organica del Ministero della salute, conferimento di incarichi dirigenziali, reclutamento di personale, autorizzazioni di spesa, quantificazioni di oneri e relative coperture (comma 4 del testo vigente e comma 3 del testo della Commissione).

In base al testo vigente, il personale dell'Organismo svolge funzioni di polizia amministrativa e di polizia giudiziaria ed è ad esso riconosciuta, nei limiti del servizio cui è destinato, la qualifica di pubblica sicurezza (comma 5 del testo vigente). Questa disposizione è stata comunque soppressa dalla Commissione.

Nel testo vigente, gli oneri per le ispezioni sono quantificati dal comma 6, mentre nel testo della Commissione questi oneri sono quantificati dal comma 4 e riferiti a spese di missione.

I commi 5 e 6 del testo della Commissione contengono disposizioni integrative del testo vigente, prevedendo l'istituzione da parte delle Regioni e delle Province autonome dell'Unità centrale di gestione dell'assistenza sanitaria e dei tempi delle liste d'attesa, a cui compete individuare i RUAS e, disciplinando i compiti di tale figura, i poteri sostitutivi in capo all'Organismo esercitabili in presenza di determinati presupposti.

Il comma 7 reca le disposizioni relative alla copertura finanziaria. Nel testo della Commissione si specifica che, ad eccezione dei commi 3 e 4, dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri.

L'articolo 3, comma 1, prevede che gli erogatori pubblici e gli erogatori privati accreditati ospedalieri e ambulatoriali afferiscano al Centro unico di prenotazione regionale o infraregionale. Una modifica apportata dalla Commissione elenca le modalità di accesso alle prestazioni, anche con riferimento alla presa in carico della cronicità e della fragilità e alla malattia mentale e da dipendenze patologiche.

Il successivo comma 2 stabilisce che, per l'attuazione di quanto previsto dal comma 1, la piena interoperabilità dei centri di prenotazione degli erogatori privati accreditati con i competenti CUP territoriali costituisce condizione preliminare a pena di nullità per la stipula degli accordi contrattuali che presiedono i rapporti tra erogatori e Regioni.

Il comma 3 stabilisce che l'implementazione di una piena interoperabilità del sistema di prenotazione e di accesso alle prestazioni con il sistema dei CUP da parte delle strutture sanitarie private accreditate costituisca un nuovo specifico elemento di valutazione nelle procedure di rilascio, da parte delle Regioni e delle Province autonome, dell'accreditamento istituzionale. Il riferimento alle strutture accreditate è stato inserito dalla Commissione in luogo del riferimento alle strutture autorizzate contenuto nel testo vigente.

Il comma 3-bis, inserito dalla Commissione, prevede che le Regioni e le Province autonome possano riconoscere, nei bandi dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale presso le medesime amministrazioni territoriali, un punteggio aggiuntivo in favore dei soggetti che abbiano partecipato allo svolgimento del servizio nazionale di supporto telefonico e telematico durante l'emergenza da Covid-19.

Il comma 4 prevede che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano promuovano l'attivazione di soluzioni digitali per prenotare e disdire l'appuntamento autonomamente e per il pagamento dell'eventuale ticket.

Il comma 4-bis, introdotto dalla Commissione, stabilisce che gli erogatori pubblici e gli erogatori privati accreditati, ospedalieri e ambulatoriali, debbano garantire la piena trasparenza delle agende in ordine alle prenotazioni effettuate e ai relativi posti a disposizione per le singole prestazioni sanitarie. Tale adempimento costituisce elemento contrattuale qualificante.

Il comma 5 dispone l'attivazione, da parte del CUP, di un sistema di disdetta volto a ricordare all'assistito la data di erogazione della prestazione, per richiedere la conferma o la cancellazione delle prestazioni, nonché di sistemi di ottimizzazione delle aziende di prenotazione, secondo le indicazioni tecniche contenute in linee di indirizzo omogenee a livello nazionale.

Il comma 6 stabilisce che l'inadempienza contrattuale da parte dei soggetti affidatari dello sviluppo del CUP di una Regione, accertata definitivamente, costituisca illecito professionale grave ai sensi dell'articolo 95, comma 1, lettera e), del codice dei contratti pubblici, con conseguente esclusione dalle gare avviate in qualsiasi Regione e con l'impossibilità, per l'operatore economico, di avvalersi del ravvedimento operoso.

Il comma 7 precisa che, nelle linee di indirizzo di cui al comma 5, devono essere altresì disciplinate le ipotesi nelle quali l'assistito che non si presenta nel giorno previsto senza giustificata disdetta, salvo casi di forza maggiore o impossibilità sopravvenuta, può essere tenuto al pagamento all'erogatore pubblico o privato accreditato della quota ordinaria di partecipazione al costo stabilita dalle norme vigenti alla data dell'appuntamento per la prestazione prenotata e non fruita. La Commissione ha soppresso la previsione che tale pagamento debba avvenire nella misura prevista per gli assistiti appartenenti alla fascia di reddito più bassa, ha incluso tra i destinatari di questa disciplina anche i soggetti esenti e ha previsto la necessità, e non la mera facoltà, di richiedere il pagamento a chi non si presenta.

Il comma 8 prevede che, al fine di ottimizzare la programmazione sanitaria regionale nella gestione delle patologie cronico-degenerative ed oncologiche, debba essere definito e garantito l'accesso alle prestazioni presenti nei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali, attraverso agende dedicate. La gestione di tali agende può essere effettuata direttamente dallo specialista di riferimento o dalla struttura appositamente dedicata della ASL di appartenenza.

Al comma 9 è fatto divieto alle aziende sanitarie e ospedaliere di sospendere o chiudere l'attività di prenotazione delle prestazioni sanitarie. In caso di mancato rispetto di tale divieto, ai fatti commessi a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto si applicano sanzioni raddoppiate nel minimo e nel massimo edittale rispetto alla disciplina già vigente in materia.

Il comma 10 stabilisce che, se i tempi di erogazione previsti dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa non possono essere rispettati, le direzioni generali aziendali siano tenute a garantire l'erogazione delle prestazioni richieste, nei limiti delle risorse previste dalla legge di bilancio 2024 per il recupero delle liste d'attesa, attraverso l'utilizzo dell'attività libero-professionale intramuraria, delle prestazioni aggiuntive o del sistema privato accreditato sulla base della tariffa nazionale vigente.

I direttori generali delle aziende sanitarie vigilano sul rispetto della disposizione appena illustrata anche ai fini dell'esercizio dell'azione disciplinare di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti ai quali sia imputabile la mancata erogazione della prestazione nei confronti dell'assistito.

Il comma 10-bis, introdotto dalla Commissione, elenca una serie di misure cui fare ricorso in caso di superamento dei tempi massimi stabiliti.

Il comma 11 stabilisce che per le finalità di cui al comma precedente, il Ministero della salute, con riferimento al 30 giugno 2024, provvede al monitoraggio dell'utilizzo delle predette risorse previste dalla legge di bilancio 2024 per il recupero delle liste d'attesa. Tali risorse non possono essere utilizzate per finalità diverse e, ove non utilizzate, sono accantonate nei bilanci del Servizio sanitario nazionale per attuare le misure di recupero delle liste d'attesa attraverso specifici piani operativi regionali, da redigersi secondo criteri e direttive convenuti con apposito protocollo d'intesa tra il Ministero della salute di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e la Conferenza permanente Stato-Regioni.

Il comma 11-bis, inserito in sede referente, opera la revisione di una disciplina specifica che nel testo vigente consente alle aziende ospedaliere universitarie rientranti in una determinata tipologia, il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato con personale medico sanitario laureato da assumere con le modalità previste per il corrispondente personale del Servizio sanitario nazionale. La novella sopprime il limite temporale per i contratti in esame e il connesso divieto di rinnovo dei medesimi, prevedendo la possibilità di assunzione a tempo indeterminato di dirigenti sanitari (ivi compresi i dirigenti medici). Restano ferme le condizioni che subordinano la possibilità in oggetto alla sussistenza di esigenze assistenziali a cui non si possa far fronte con l'organico funzionale dei professori e dei ricercatori universitari che svolgono attività assistenziale presso l'azienda in oggetto, nonché al rispetto dei limiti di spesa per il personale degli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale.

Il comma 12 contiene la clausola di invarianza finanziaria riferita all'articolo in esame.

L'articolo 4, comma 1, stabilisce il prolungamento della fascia oraria giornaliera per l'erogazione delle visite mediche specialistiche al fine espresso di ridurre i tempi delle liste d'attesa ed evitare le degenze prolungate dovute alla mancanza di disponibilità per gli esami diagnostici. La Commissione ha precisato che tale prolungamento si attua nel limite delle risorse disponibili di cui al comma 3. È attribuito ai direttori regionali della sanità il compito di vigilare sull'attuazione di tali disposizioni e di trasmettere un apposito report alle competenti direzioni generali del Ministero della salute. Lo svolgimento di queste attività rileva ai fini dell'applicazione delle misure sanzionatorie e premiali nei confronti dei direttori regionali della sanità.

PRESIDENTE. Senatore Zullo, il tempo sta per concludersi anche perché siamo a diciannove minuti. Se lei ritiene, possiamo anche allegare la relazione, leggendo magari la parte conclusiva.

ZULLO, relatore. Signor Presidente, sì possiamo allegare la relazione.

Mi dia il tempo di ringraziare tutti i commissari, per l'apporto collaborativo e costruttivo che hanno fornito in Commissione, e i soggetti auditi, rendendo merito al Governo, sempre presente attraverso la figura del Ministro e del Sottosegretario, al Presidente e ai tecnici della Commissione per come hanno saputo condurre e organizzare i lavori. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Sbrollini. Ne ha facoltà.

SBROLLINI (IV-C-RE). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, anch'io ringrazio i componenti della 10a Commissione per il lavoro che abbiamo cercato di fare assieme.

Permettetemi di dire, parlando non solo al Governo, ma anche al relatore, che, ognuno nel proprio Gruppo, abbiamo cercato di portare un apporto concreto e costruttivo, con proposte emendative che andavano nella direzione di parlare realmente di quello che dovrebbe essere questo decreto-legge, cioè misure per ridurre l'ormai intollerabile ed estenuante vergogna delle liste d'attesa.

Ad oggi, per come invece si è proceduto nel lavoro in Commissione sanità e nelle Commissioni che dovevano portare un risultato concreto e anche un apporto sicuramente migliore al testo, questo non è avvenuto non solo per le inammissibilità su cui potremmo davvero discutere molto, signora Presidente e signori del Governo, perché invece erano tutte proposte emendative inerenti a quello di cui parlava il decreto, ma perché è venuto meno il primo punto, quello del decreto d'urgenza sulle liste d'attesa. Il decreto-legge in esame infatti è stato annunciato il 7 giugno, cioè alla vigilia delle elezioni europee, e oggi siamo al 17 luglio: evidentemente quindi questo provvedimento non era così importante, urgente e prioritario per la maggioranza e per il Governo.

Lo voglio dire senza polemiche, ma sottolineando un aspetto assolutamente grave: è un decreto-legge che, secondo il Gruppo Italia Viva, per com'è arrivato oggi in Aula, avrebbe dovuto semplicemente essere ritirato, e spiego perché. Sono venuti meno due temi prioritari. Il primo è relativo alle risorse economiche: come facciamo a ridurre le liste d'attesa, se non ci mettiamo le risorse economiche? L'ha detto anche il collega Zullo nella sua relazione che è ad invarianza finanziaria. Il secondo concerne il famigerato articolo 2 del provvedimento, che, anche nella riformulazione, non risolve i problemi che sono stati sollevati dalle Regioni nella Conferenza Stato-Regioni.

Dobbiamo evidenziare prima di tutto due questioni importanti. In primo luogo, perché durante le audizioni che abbiamo svolto in Commissione non si è tenuto subito conto del parere espresso dalla Conferenza delle Regioni? Questa infatti aveva immediatamente spiegato i motivi per cui il decreto-legge in esame confliggeva con il lavoro che si stava portando avanti, indipendentemente dal colore politico di ogni Regione, aprendo addirittura un conflitto e - permettetemi di dirlo - anche una contraddizione al vostro interno, nell'ambito delle vostre divisioni all'interno della maggioranza? Da una parte, infatti, vi è l'autonomia differenziata e, dall'altra, tutto il tema delle Regioni a cui si toglie potere decisionale, soprattutto nella prima versione dell'articolo 2.

Anche qui, mettetevi d'accordo: o è l'uno o è l'altro. Abbiamo parlato di accesso alle cure e di prevenzione, ma questo ancora di più andrà a rimarcare un divario sempre più crescente di diseguaglianze sociali, culturali ed economiche nei servizi tra una Regione e l'altra. Insomma, tutto quell'apporto costruttivo che noi, come opposizioni, volevamo portare all'attenzione del Governo viene meno, perché il decreto-legge viene svuotato anche di contenuti che potevano essere molto positivi. Penso al tema della piattaforma o a quello del CUP: come facciamo a realizzarli, se togliamo ogni tipo di risorsa economica? Per non parlare poi delle differenze enormi tra Lega, Fratelli d'Italia e gli altri partiti di maggioranza.

Pensiamo all'assurdo emendamento del collega della Lega, Claudio Borghi, che fortunatamente è stato reso inammissibile, che inseriva la previsione di togliere l'obbligatorietà per vaccini come il morbillo. A parte il fatto che era veramente una stupidaggine, visto che abbiamo lavorato tanto per vaccinare i nostri figli, i nostri bambini, era soprattutto inappropriato e improponibile all'interno di questo decreto-legge.

Poi non c'è nulla sulle assunzioni, su tutto il tema dei medici e degli infermieri. Ogni giorno leggiamo che non ci sono medici di base, che c'è una fuga dei nostri medici e dei nostri infermieri e qui, ancora una volta, voglio ribadire che anche per un approccio ideologico da parte della maggioranza si è scelto di non prendere quei 37 miliardi del MES sanitario che avrebbero fatto la differenza.

E anche in merito ad altri temi potremmo fare un elenco lunghissimo di quello che non c'è più in questo provvedimento. È evidente che avete illuso i cittadini italiani. Quando si va in qualunque ospedale, in qualunque struttura, sappiamo quali sono i temi, sappiamo quali sono le lunghe ed intollerabili liste d'attesa. Questo decreto-legge, purtroppo, non andrà a risolvere nessuno di questi problemi.

Inserite, però, anche un altro tema, un tema ancora più complesso, che è quello di far pesare ancora di più la burocrazia sulle strutture sanitarie, sulle strutture sociosanitarie. Con l'invenzione, infatti, della famigerata figura del Responsabile unico regionale dell'assistenza sanitaria (Ruas), il responsabile che dovrebbe controllare le strutture e il personale delle strutture sociosanitarie, aprite soltanto ai contenziosi e ai ricorsi - tema in questo momento già molto forte - che inevitabilmente faranno le Regioni nei confronti dello Stato.

Per tutte queste ragioni, io credo sia necessario pensare di fare un passo indietro. Mi rivolgo ancora al buon senso del Governo, al sottosegretario Gemmato e al ministro Schillaci. Abbiamo spesso dibattuto su molti temi e trovato anche un modo, un equilibrio, per lavorare assieme. Questa volta, però, proprio non ci siamo. Non c'è niente qui che vada nella direzione di aiutare i cittadini e di risolvere questo grande tema delle liste d'attesa.

È evidente che, per tutte queste ragioni, noi domani ripresenteremo in Aula tutti gli emendamenti che sono stati bocciati ieri in Commissione sanità, perché li consideriamo pertinenti, di interesse pubblico e soprattutto di sostegno a tutto il mondo del sistema sociosanitario, pubblico e non solo, e anche alle Regioni, che hanno il tema della sanità come priorità all'interno dei propri territori.

Per tutte queste ragioni, il nostro sarà ovviamente un voto contrario. La collega Musolino dopo e domani in dichiarazione di voto il senatore Renzi avranno modo di spiegare le ragioni che ci vedranno contrari a questo provvedimento. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Calenda. Ne ha facoltà.

CALENDA (Misto-Az-RE). Signor Presidente, noi condividiamo l'approccio del decreto-legge, nel senso che ne abbiamo presentato uno, prima della legge di bilancio, che per moltissime parti, non tutte, era sovrapponibile. Il problema è che questo progetto di smaltimento delle liste d'attesa costa due miliardi: non costa un quarto di due miliardi, che forse ci sono e forse non ci sono.

Personalmente, noi siamo anche d'accordo con l'articolo 2. Non si vede perché non si debba verificare, in modo puntuale e profondo, l'operato delle Regioni. Tra l'altro, ricordo che un terzo delle prestazioni sanitarie al Nord sono in ritardo e due terzi al Sud. Il che dovrebbe anche farci riflettere sul fatto che va benissimo dire no all'autonomia, ma siccome l'autonomia non c'è, al Sud abbiamo un cavolo di problema - scusate l'espressione - anche senza autonomia, perché due terzi delle prestazioni in ritardo vuol dire che il Sud è letteralmente al collasso e dobbiamo porci questa domanda. Lo Stato ha il dovere costituzionale di assicurare le prestazioni ai cittadini non fermandosi davanti alla barriera del regionalismo in ogni caso, e questo vale per il Nord e vale per il Sud. Dunque, condividiamo l'impianto, ma non si può fare un provvedimento su una cosa così delicata come le liste d'attesa, dove ci sono 10 milioni di prestazioni in arretrato, 4 milioni di persone che non si curano e non metterci i soldi sopra.

Il problema centrale - scusate se lo dico con assoluta chiarezza - è la questione del non scegliere, perché il Governo ha scelto di fare 14 miliardi di tagli fiscali una tantum e i soldi per la sanità non c'erano. E siccome non ci sono a un certo punto il tema della sanità sta esplodendo e il Governo ha fatto un decreto senza risorse, che non risolverà questo problema. Il punto, se me lo permettete, è un po' trasversale, lo dico anche agli amici del Partito Democratico. Io sono d'accordo a stanziare 12 miliardi nel 2025 sulla sanità, sono d'accordo ad arrivare a 34 miliardi sulla sanità, ma dovete spiegare dove si prendono i soldi, perché se si prendono dai tagli lineari, dalle tasse sugli idrocarburi e dal recupero generico dell'evasione fiscale, queste non sono coperture. Qui dobbiamo dirci la verità fino in fondo e la verità è che la prossima legge di bilancio, facendola noi in procedura di infrazione, dobbiamo scegliere se confermare il cuneo fiscale o occuparci seriamente della sanità e questa assunzione di responsabilità la dobbiamo fare collettivamente, perché - aggiungo - si può fare un provvedimento di snellimento delle liste d'attesa che, ripeto, costa 2 miliardi, ma il problema è che, se strutturalmente non si risolve il tema del personale e dell'organizzazione, non si è risolto niente. Dobbiamo dire la verità e dirla al Paese fino in fondo, anche dall'opposizione, assumendoci la responsabilità di dirvi di non confermare quel taglio e non vi criticheremo per questo se lo si fa per rimettere in piedi il primo pilastro del welfare in un Paese che è longevo, ma che ha il più alto tasso di malattie croniche proprio perché è longevo. La situazione è la seguente: abbiamo una spesa out of pocket, cioè sostenuta direttamente dalle famiglie, che comparata a quella della Germania in rapporto al potere d'acquisto è il doppio. Questo vuol dire che noi chiediamo, rispetto alla Germania, alle famiglie italiane di sostenere il doppio del costo. Abbiamo perso 25.000 tra medici e infermieri, ne perderemo altri 25.000, più 40.000 infermieri. Diventerà un'emergenza nazionale visibile e noi purtroppo sappiamo - questo è il problema - che ci occupiamo delle cose quando diventano emergenze nazionali. Io non imputo a questo Governo lo stato della sanità e sapete perché? Perché la sanità è stata definanziata in termini reali per vent'anni. C'eravamo, noi c'eravate voi, c'erano quelli che non ci sono più. Tutto quello che volete, non sto esprimendo un giudizio di responsabilità, perché questa è collettiva a noi. Abbiamo preferito i bonus edilizi, abbiamo preferito i tagli fiscali una tantum. Benissimo, ma vogliamo, con la prossima legge di bilancio, assumerci la responsabilità di mettere a posto una cosa dell'Italia - una, non centocinquanta - che tocca tutte le famiglie? Oggi, signori, 4 milioni di persone, quando devono sottoporsi a un'operazione per la cataratta, che è l'intervento più tipico fra gli anziani, aspettano due anni. Questo ragionamento va fatto anche con le Regioni, perché le Regioni non si possono trincerare dietro al fatto che hanno le competenze: le hanno finché le sanno esercitare, ma c'è un principio superiore, ossia che la salute è un diritto costituzionalmente garantito e se non viene garantito allora c'è un problema legato al modo in cui le Regioni lavorano. Tutto questo possiamo farlo insieme? C'è la possibilità di fermare questo decreto-legge che - lo sapete anche voi - ingenererà aspettative che non produrranno i risultati sperati e quindi sarà un boomerang? Lo fermiamo? Possiamo fare un lavoro sulla legge di bilancio, sedendosi con le opposizioni, cercando di dare copertura a quei 12 miliardi che servono il prossimo anno, ma che non possono esserci, insieme al recupero per la procedura di infrazione che dobbiamo affrontare, e alla conferma di 14 miliardi di tagli fiscali? Perché lo sapete voi, lo sa il Partito Democratico, lo sappiamo noi: non ci sono quei soldi. E non ci ridurremo a fare quello che io ho visto fare da Fratelli d'Italia per anni, cioè quando si è all'opposizione dire che si può fare tutto, tanto le coperture le deve trovare qualcun altro. Questo non lo faremo mai, perché è profondamente immorale e non è il ruolo di un politico. Quello che vi offriamo e vi chiediamo è: fermiamoci tutti e diciamo al Paese che non possiamo mettere altri soldi su niente, perché se perdiamo questo pilastro, perdiamo il welfare e se perdiamo il welfare la situazione sociale degli italiani diventa esplosiva anche da un punto di vista di ordine pubblico e lo sarà. Ci assumiamo insieme la responsabilità degli ultimi vent'anni? Io sono pronto a farlo. Scegliamo insieme questa strada, non attaccandoci perché non confermate il taglio del cuneo fiscale e l'accorpamento delle aliquote, ma invece diciamo insieme che questa è la cosa da fare e fa bene il Governo a cambiare rotta? Tutto questo è utopico? Avverrà, perché il mondo è completamente destabilizzato, finanziariamente e geopoliticamente. Ci sarà un momento in cui la scelta non ci sarà più. Sarà obbligatorio per noi decidere se fra cinque anni vogliamo pagare le pensioni, trovando 20 miliardi di euro l'anno dalla fiscalità generale, o continuare a dare bonus a pioggia. Lo dovremo comunque scegliere, ce lo imporranno se non lo sceglieremo.

Allora oggi la responsabilità di tutta la politica in questo contesto è scegliere e assumersi le responsabilità delle scelte che si fanno. Noi vi tendiamo la mano su questo perché è dovere di un'opposizione, come diceva Einaudi, avere almeno un emendamento approvato. Tendiamo la mano, così come lo facciamo al Partito Democratico e alle altre forze di opposizione, scriviamolo insieme, ma diciamo agli italiani una cosa vera: la sanità è crollata, la responsabilità è comune, adesso la rimettiamo in piedi, ma con serietà, con i soldi che servono e con le procedure che garantiscono che le Regioni lavorino bene. Se facciamo questo, avremo fatto un grande passo avanti nella riabilitazione della politica in questo Paese. (Applausi).

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 17,40)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pirro. Ne ha facoltà.

PIRRO (M5S). Signora Presidente, abbiamo atteso per mesi questo decreto-legge, che era stato annunciato subito dopo la legge di bilancio, ed avevamo tutti grandissime aspettative, sia i parlamentari di maggioranza, sicuramente noi parlamentari di opposizione, ma ancor più di tutti quanti noi in quest'Aula sicuramente avevano delle grandi aspettative i cittadini italiani. Quei cittadini che aspettano da mesi o da anni di poter effettuare una visita o un esame diagnostico, di poter vedere erogate quelle prestazioni garantite dalla Costituzione a tutela della loro salute e che le Regioni sarebbero tenute ad erogare in tempi prestabiliti. Dico che sarebbero e rimane un condizionale anche dopo il varo del presente decreto-legge, perché di concreto purtroppo non c'è niente.

Quando il testo è arrivato, abbiamo pensato che sembrasse una scatola vuota perché non c'erano grandi norme di sostanza, non si interveniva sulle reali cause del problema, ma si cercava di mettere un cerotto per tappare una voragine. Oltretutto, quella scatola che pareva vuota è stata ulteriormente svuotata durante le interlocuzioni e i lavori sul provvedimento in questo ramo del Parlamento, allorché l'articolo 2, che doveva essere la struttura e il corpo per dare gambe alla riduzione delle liste d'attesa, è stato completamente cambiato dopo la sonora bocciatura da parte della Conferenza Stato-Regioni.

La prima domanda che ci viene abbastanza spontanea è quindi la seguente: da gennaio a giugno, quando il provvedimento è stato varato, il Governo non ha pensato di interloquire con le Regioni, non ha pensato di confrontarsi con loro per trovare una soluzione adeguata?

Questo Governo è una monade isolata che non dialoga con nessuno: non dialoga con i parlamentari di maggioranza, non dialoga con le opposizioni, non dialoga con le sue stesse Regioni, perché la maggioranza delle Regioni le guida il centrodestra, quello stesso centrodestra che sottende e mantiene il Governo. Eppure, nonostante questo, le due teste amministrative e politiche governanti questo Paese non si parlano; si procede con i paraocchi e si finisce col fare disastri quando va male, provvedimenti inutili quando va meglio per i cittadini italiani, come in questo caso. (Applausi). Ovviamente, meglio si fa per dire, perché non risolvere i problemi che cagionano danni alla salute dei cittadini italiani non è certo il meglio.

Questo provvedimento, alla fine, si è rivelato quello che avevamo pensato quando è stato varato: fumo negli occhi dei cittadini in vista di una competizione elettorale che in questo caso era quella delle europee. Cercando di salvare il salvabile, avete varato di corsa un decreto che non stava in piedi e i risultati li abbiamo visti tutti: annunciato in Aula già un paio di settimane fa, ci arriva solamente oggi dopo continue sospensioni, cancellazioni di sedute e rimandi. Lo dico con rammarico: potrei esultare e gioire dei disastri e della palese incapacità della maggioranza, ma non è questo il caso, perché questi disastri hanno degli effetti immediati sulla salute dei cittadini italiani, quel bene superiore da difendere e tutelare, come prevede la nostra Costituzione. Invece voi, ancora una volta, non fate niente, state lì totalmente inermi a guardare il disastro che si profila all'orizzonte. Questo è quello che sapete fare.

Quello che si poteva fare in un decreto-legge per l'abbattimento delle liste d'attesa era intervenire sulle vere cause che sono, da una parte, la mancata programmazione dal punto di vista del personale. Questo ha radici profonde e risale ad almeno vent'anni fa, epoca nella quale bisognava aumentare il numero dei posti disponibili per la formazione di medici e del personale sanitario e non si è fatto, se non negli ultimi anni, ma sappiamo che poi ci vuole tempo per recuperare i gap. Potevate poi intervenire sulle modalità di accesso nelle scuole di specializzazione per fare in modo che quelle meno accattivanti venissero comunque coperte, perché quelle meno accattivanti sono quelle che ci servono di più, come la medicina d'emergenza. Sono quelle su cui non si può fare libera professione e guadagno nel privato e sono quelle che servono di più alla sanità pubblica e che sono in emergenza e in affanno. Non avete fatto neanche questo.

Si poteva intervenire adeguando finalmente gli stipendi del personale sanitario al costo della vita, facendo in modo che questi stessi sanitari, che stanno fuggendo dal Servizio sanitario pubblico, invece decidessero di restare, perché pagati meglio (Applausi) e messi in condizione, aumentando il personale e non vedendo andare deserti i concorsi, di avere anche una migliore qualità della vita, una garanzia di tempi e modi di lavoro che non li esauriscano e non li mandino in burnout. Tutto questo avrebbe di sicuro agevolato.

Quello che non agevola è istituire un organismo che deve controllare quello che fanno le Regioni e che poi viene modificato e diventa un organismo regionale. Ma se le Regioni funzionassero, secondo voi, saremmo ancora a questo punto?

Non avete accettato nessuno dei buoni consigli sostanziali che le opposizioni hanno provato a darvi. Non avete intavolato nessuna sorta di dialogo su tutti questi temi.

Perché non si interviene sulla retribuzione per risultato, quella degli obiettivi dei direttori generali, ponendo un preciso vincolo all'osservazione dei tempi di attesa con dei parametri certi che prevedano che, se non si rispettano, almeno per il 50 per cento i tempi di attesa delle prestazioni richieste, si ha una penalizzazione? O, detto in maniera diversa, una non completa erogazione della retribuzione di risultato, se i risultati in termini di liste d'attesa e di salute non li raggiungi? (Applausi). Si trattava di un emendamento a costo zero che avrebbe ottenuto sicuramente un risultato, eppure non l'avete voluto neanche prendere in considerazione, per i giochi di potere tra le Regioni che nominano i direttori generali e i direttori generali che vengono nominati per perseguire degli obiettivi che vanno sicuramente nell'interesse del politico che li ha nominati e sicuramente molto meno nell'interesse dei cittadini che andrebbero tutelati. Nulla di tutto questo. In conclusione, la montagna ha partorito il topolino dopo diversi compromessi al ribasso tra le forze di maggioranza e un braccio di ferro con le Regioni.

Mi avvio a concludere, Presidente. Le Regioni restano il punto dolente in molti campi, ma soprattutto quando parliamo di sanità. In questa stessa Aula, il Presidente della Commissione sanità ha detto che le Regioni hanno tutto questo potere per via della riforma del Titolo V, voluta da una maggioranza all'epoca (nel 2001) di centrosinistra. Certo, ma il presidente Zaffini - lo dico per suo tramite, Presidente - ha evitato di dire che, in tutte le occasioni in cui si poteva finalmente fare un passo indietro rispetto a quella scellerata riforma, la maggioranza attuale ha bocciato tutte le proposte (Applausi), incluso un mio disegno di legge di modifica del Titolo V, facendo di fatto sua in ogni parola e frase di quegli articoli del Titolo V questa riforma, che pure dite di non amare, ma che per certo piace tanto quantomeno a una delle forze di maggioranza, ossia alla Lega. E non ditemi che quella riforma è stata approvata da un referendum, perché anche sul nucleare ci sono stati due referendum in questo Paese: quelli sul nucleare sono carta straccia perché vi fa comodo; il popolo è sovrano solo quando piace a voi e vi consente di gestire i vostri giochi di potere (Applausi); in caso contrario si può buttare nel cestino la volontà popolare.

Se voi aveste veramente a cuore il meglio per i cittadini italiani, forse considerereste di fare quello che aveva proposto nel 2014 la vostra cara presidente Giorgia Meloni, ossia una completa rivoluzione dell'assetto del Titolo V, l'abrogazione dell'articolo 116 della Costituzione, una cancellazione di Province e Regioni così come sono adesso, con una rimodulazione dei poteri e più centralismo. Questo avreste dovuto fare se aveste avuto a cuore la salute degli italiani, ma voi siete patrioti a singhiozzo e la coerenza non sapete dove sia di casa. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Murelli. Ne ha facoltà.

MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, sottosegretario Gemmato, sono contenta di intervenire sul decreto-legge in discussione perché finalmente questo Governo dà risposte concrete ai cittadini che si lamentano in tutte le Regioni dei tempi di attesa troppo lunghi per le prestazioni sanitarie più o meno differenti. La frase più eclatante è la seguente: ho prenotato una visita specialistica con il sistema sanitario e me la danno a sei mesi, però se vado in intramoenia possa averla domani.

Ci sono storture che non possono più essere disattese e questo decreto-legge vuole sistemarle. Non è una scatola vuota, i soldi sono già stati dati dal Governo e serve ora monitorare l'uso adeguato delle risorse per raggiungere lo scopo. Arriva il CUP unico con tutte le prestazioni disponibili, sia nel pubblico che nel privato convenzionato. Sarà poi creata una piattaforma di monitoraggio e un organismo di controllo per verificare il rispetto dei tempi di attesa. Visite anche di sera e nel weekend. È previsto anche un sistema per garantire al cittadino tempi certi per le prestazioni mediante ricorso intramoenia o privato. Viene istituita appunto una piattaforma per avere i dati delle liste d'attesa e per conoscere la situazione Regione per Regione; prima non esisteva un monitoraggio per prestazioni e per Regioni. Questa piattaforma è interoperabile per ogni Regione e persegue l'obiettivo di garantire l'efficacia del monitoraggio a livello nazionale.

Viene istituito anche l'Organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria. Questo sicuramente era un problema emerso dalla Conferenza Stato-Regioni, ma c'è stata una mediazione, con il voto favorevole sull'emendamento del relatore che modifica l'articolo 2 del decreto-legge liste d'attesa in Commissione affari sociali. Quindi abbiamo raggiunto un obiettivo importante. Sono state ascoltate le osservazioni delle Regioni, che manterranno il controllo attraverso il meccanismo del Responsabile unico regionale dell'assistenza sanitaria (Ruas), riprendendo una figura di controllo di carattere regionale così come previsto in una proposta di legge della Lega a prima firma del capogruppo Romeo.

I controlli resteranno in capo alle Regioni, mentre il Ministero potrà verificare, seppur con alcuni limiti, eventuali disfunzioni emergenti.

Alle Regioni spetterà il compito di individuare il Ruas, che sarà responsabile del corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste d'attesa e dei piani operativi per il recupero; ma, in caso di mancata individuazione o inadempienza, il Ministero della salute potrà esercitare i poteri sostituitivi, verificando in prima persona l'operato delle strutture. Penso che questo sia un passo molto importante, anche perché il Ruas deve prevedere, con cadenza trimestrale, un rapporto di monitoraggio delle eventuali criticità, indicando le azioni correttive da porre in essere.

Viene istituito il CUP regionale e intraregionale anche nelle strutture private accreditate. Il privato convenzionato dovrà mettere a disposizione in modo trasparente tutte le prestazioni ai cittadini.

Un altro punto importante riguarda gli appuntamenti presi, che saranno ricordati ai cittadini quarantotto ore prima, con un servizio reminder, per chiedere conferma o per eventuali modifiche o cancellazioni. Questo è importante, perché molti degli appuntamenti che vengono presi purtroppo sono disattesi; ci sono cittadini che non si presentano e chi invece voleva prendere un appuntamento non trova alcuna disponibilità di data.

L'articolo 4 estende le visite diagnostiche e specialistiche anche al sabato e alla domenica, oltre ad ampliare la fascia oraria per l'erogazione dei servizi. È previsto anche un sistema per garantire al cittadino tempi certi per le prestazioni, mediante ricorso a intramoenia o a privato. Viene monitorata l'attività libero-professionale, soggetta a verifiche da parte della direzione generale aziendale, con la conseguente applicazione di misure consistenti anche nella sospensione dell'attività stessa, se ci sono delle problematiche. Ritengo che questo sia un punto fondamentale ed importante.

Ma non ci siamo occupati solo di liste d'attesa. L'articolo 6 si occupa anche del rafforzamento del dipartimento di salute mentale, che è stato richiesto soprattutto dagli stessi professionisti che si occupano di salute mentale visto che purtroppo, dopo il Covid, sono sempre di più i cittadini e i pazienti che ci chiedono aiuto. Sono gli stessi professionisti che ci chiedono di rafforzare le terapie. Viene inserita la sperimentazione di progetti terapeutici e riabilitativi personalizzati in tutti i dipartimenti di salute mentale delle Regioni destinatarie del programma, con sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e di percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali specifici per i consultori familiari, in modo tale da dare delle risposte concrete non solo ai pazienti, ma anche alle famiglie delle persone affette da patologie mentali.

L'articolo 7, invece, interviene sull'orario aggiuntivo che viene richiesto ai professionisti sanitari, perché - come abbiamo detto - si prevede la possibilità di estendere l'agenda al fine di garantire le visite specialistiche anche il sabato e la domenica. Si ricorre allo straordinario per abbattere le liste d'attesa e si prevede una fiscalità specifica per l'orario aggiuntivo degli operatori sanitari, con una tassazione al 15 per cento (la famosa flat tax), indipendentemente dal reddito percepito.

Infine, un emendamento della Lega, il 4.8, prevede la possibilità di incrementare il servizio erogato dai centri trasfusionali. Con questo intervento la Lega ha ottenuto l'apertura straordinaria degli ambulatori nelle ore pomeridiane dei giorni festivi: un passo importante per la raccolta di sangue e plasma per sostenere gli interventi chirurgici e i tanti pazienti che necessitano di tali cure e che, allo stesso tempo, hanno diritto a prestazioni efficienti e compatibili con la loro vita quotidiana.

Chiudo, Presidente, ringraziando il sottosegretario Gemmato, il presidente Zaffini, il relatore Zullo e tutti i commissari. La Lega ha sostenuto fin da subito la mediazione tra il Governo e le Regioni, al fine di risolvere il problema delle liste d'attesa, perseverando allo stesso tempo nell'autonomia delle amministrazioni. Siamo soddisfatti che si sia trovata una soluzione ragionevole.

Sento dire che la sanità italiana sta morendo, ma credo che non sia proprio così. Nel 2023 l'Istat dice che l'aspettativa di vita degli italiani è tornata ai livelli pre-Covid. Leggevamo ieri sull'ANSA, per esempio, una notizia sull'invecchiamento della popolazione: in tre anni avremo un milione di persone sopra i novant'anni e in vent'anni avremo 19 di milioni di persone sopra i sessantacinque anni. Penso che il nostro Sistema sanitario nazionale debba occuparsi dell'assistenza sanitaria. Esso è anche invidiato e visto come esempio fra tutti i sistemi universalistici. Certo, va rinnovato ed innovato anche nei processi, però, se ognuno farà la sua parte - e noi penso che l'abbiamo fatta - possiamo raggiungere un sistema sanitario migliore e questo lo dobbiamo ai cittadini.

Il provvedimento in esame va in questa direzione e la Lega ne è soddisfatta. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Furlan. Ne ha facoltà.

FURLAN (PD-IDP). Signor Presidente, davanti al decreto-legge che siamo chiamati oggi a convertire ho provato un grande momento di sconforto. Abbiamo visto tutti come siamo arrivati alla discussione odierna; la spaccatura con il fronte delle Regioni, le liti in seno alla maggioranza, addirittura qualche senatore del centrodestra che ha trovato nel provvedimento utile spazio per rispolverare le proprie simpatie no vax. Uno spettacolo indecoroso dovuto essenzialmente al modo in cui nasce il decreto-legge sulle liste d'attesa. Non vi è un piano strutturale per far fronte ai gravi problemi della sanità pubblica, come da tempo il nostro partito richiede.

Avete voluto un decreto spot, approvato a cinque giorni dalle elezioni europee per provare anche in questo modo a raccogliere un po' di consenso. Ma le cose, quando sono fatte male, non tardano a provocare problemi e così è stato. Abbiamo passato giornate intere in Commissione, ostaggio dei vostri errori. Mai visto prima uno scontro istituzionale come quello con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Tutte le Regioni, da destra a sinistra, in prima linea per contrastare il vostro tentativo di accentrare il monitoraggio al Ministero, senza assicurare le necessarie risorse per attuare un vero taglio delle liste di attesa. Altro che autonomia differenziata! Volevate tornare ancora molto, molto più indietro, a momenti di totale accentramento delle competenze dello Stato.

Mai visto prima il capogruppo del secondo partito di maggioranza, il collega presidente Romeo, depositare un emendamento soppressivo di un intero articolo di legge. L'articolo 2 del decreto-legge sulle liste prevedeva che il Ministero della salute potesse effettuare, anche con funzioni di polizia giudiziaria, effettuare attività di controllo direttamente sulle attività delle aziende sanitarie per individuare le ragioni delle lunghe liste d'attesa. Una norma inspiegabile che ha creato confusione tra le competenze del Ministero e quelle delle Regioni. Alla fine avete trovato una mediazione vostra, interna, o, per meglio definirla, avete messo una toppa. Non cambia però il nostro giudizio sul decreto-legge, fallimentare già in origine. È infatti semplicemente impensabile che si possano ridurre le liste d'attesa senza mettere nuove risorse per assumere medici e personale sanitario. È un'equazione praticamente ovvia. Tutto rimane invariato, a partire dai problemi dei cittadini e delle cittadine.

Signor Presidente, questa maggioranza ha messo nel mirino la sanità pubblica fin dal suo insediamento di governo. Ecco perché questo decreto-legge non stupisce, ma amareggia. È un Governo che taglia i finanziamenti al sistema sanitario nazionale, mentre apre autostrade ai privati e prova a coprire con la propaganda una realtà fatta di zero interventi per affrontare la drammatica realtà di milioni di persone che non riescono più a curarsi. L'accesso alle cure è l'urgenza del nostro tempo e non si risolve con qualche norma pensata in modo frettoloso. I dati che abbiamo letto in questi mesi mettono in evidenza l'emergenza del Paese. Ne cito uno in particolare, che riguarda il divario tra il Nord e il Sud del Paese, fotografato da una ricerca dello Svimez, che definisce in aumento il divario sanitario tra Nord e Sud, mentre diminuiscono gli accessi alle cure e salgono le percentuali di mortalità nel Mezzogiorno. La percentuale dei nuclei familiari in condizioni di povertà sanitaria sale fino all'8 per cento nel nostro Sud: sono numeri drammatici, perché di pari passo aumenta l'incidenza della mortalità. Si tratta di un quadro drammatico, che ha bisogno di interventi seri, di assunzione di personale e di investimenti nella sanità territoriale, cosa di cui non si vede assolutamente traccia.

Eppure, la strada l'abbiamo suggerita: abbiamo presentato una proposta di legge alla Camera, ma non avete voluto affrontare questo tema per portare l'investimento, anche con gradualità, a quella media europea che ci vede - ahinoi - fanalino di coda negli investimenti in sanità pubblica.

Per questo, visto come avete gestito questo momento così delicato, attento e atteso dagli italiani, sarebbe molto, molto meglio ritirare il decreto-legge e fare una discussione con obiettivi seri: più salute pubblica per gli italiani e le italiane. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Russo. Ne ha facoltà.

RUSSO (FdI). Signor Presidente, mi dispiace per i colleghi del PD, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di ritirare questo provvedimento. (Applausi).

Siamo certi del nostro operato, che interviene laddove l'annosa vicenda delle liste d'attesa non nasce oggi, con il Governo Meloni, ma da politiche sanitarie ripetute negli anni, da un definanziamento che non è di adesso, ma che trae spunto almeno da dieci-dodici anni, e naturalmente da un'oggettiva emergenza pandemica che ha messo a dura prova il Servizio sanitario nazionale, che si continua a ritenere assolutamente da invidiare a livello mondiale per la sua impostazione. Nel rispettare sempre da parte nostra il nostro programma elettorale con il nostro operato, fortunatamente siamo confortati dai sempre positivi risultati elettorali degli ultimi anni, da cui emerge una fiducia da parte degli italiani che, al di là di quello che viene detto in queste Aule, sui social o nelle televisioni, evidentemente ci apprezzano molto di più di quel che viene raccontato.

Questo provvedimento è importante perché sappiamo perfettamente che quello alla salute e alla sanità pubblica è un diritto fondamentale per i cittadini. Per questo il Governo in carica è voluto intervenire con un decreto-legge d'urgenza a cui - attenzione, lo ricordo sempre - è correlato un disegno di legge che arriverà in Parlamento successivamente, nel quale abbiamo certezza di poter e dover affrontare tanti degli aspetti che abbiamo affrontato in Commissione. Anche grazie alla guida del presidente Zaffini, abbiamo svolto un'attività di Commissione intensa, con decine e decine di audizioni, che ci hanno consentito di avere una visione complessiva non solo del tema delle liste d'attesa, ma anche dello stato di salute - ora ci vuole - del Servizio sanitario nazionale.

Abbiamo contezza che molte cose sono ancora da fare: per questo abbiamo approvato anche una serie di ordini del giorno che vanno incontro anche ad alcune esigenze che ho sentito sottolineare prima, come quella sul tema dei direttori sanitari, perché abbiamo coscienza che questo è solo un primo passo rispetto a un tema enorme. Sappiamo perfettamente quanto cuba nel bilancio dello Stato il Servizio sanitario nazionale (134 miliardi nell'ultimo bilancio, che mi sembra siano qualche miliardo in più rispetto ai precedenti stanziamenti pre-Covid e a quelli che erano stati fatti sino ad ora). Quindi, la favola del definanziamento del Governo Meloni che è contro la sanità pubblica, per favore, smettiamo di raccontarla. La matematica dice un'altra cosa. (Applausi). Poi, certo, noi vorremmo tutti avere risorse molto più importanti per poterle dare alla sanità, come a tanti altri settori della nostra società, ma scelte del passato, su cui non ritorno più, ci hanno consegnato uno Stato delle finanze che è quello che è. Non è una scusa: è un dato di fatto, che va analizzato.

D'altra parte, credo che il senatore Calenda rivendicasse la famosa vicenda del MES e del rispetto dei vincoli europei. Ebbene, i vincoli europei ci riportano anche all'attenzione agli equilibri di bilancio, come ricordo sempre a me stesso. Quindi, con quel che abbiamo, noi lavoriamo. Eppure, abbiamo incrementato lo stesso il Servizio sanitario nazionale.

Quindi, quel che si è fatto in questo decreto-legge è cercare di razionalizzare ulteriormente, di venire incontro alla necessità di avere un monitoraggio preciso, con una piattaforma ben studiata che riesca a mettere a sistema tutte le informazioni che arrivano dalle Regioni e dai vari servizi sanitari regionali.

Abbiamo avuto anche un momento di confronto dialettico con le Regioni, da cui è derivato un articolo 2 riformulato - sì, riformulato - ma nel quale si è trovata un'intesa per la quale ci sarà un organismo di verifica nazionale che, a sua volta, si interfaccerà con gli organismi regionali; quindi, nessuna contraddizione, ma semplicemente razionalizzazione e armonizzazione di un qualcosa che non richiede solo risorse, ma che ha bisogno soprattutto di applicazione e intelligenza.

Siamo venuti incontro a tante esigenze, come quelle della detassazione dello stipendio per i medici che verranno impiegati in attività straordinarie. Penso al fatto che abbiamo messo a regime la possibilità di aprire il sabato e la domenica le strutture pubbliche per garantire ulteriori prestazioni. Penso alla interoperabilità dei CUP anche con il sistema privato, che è fondamentale. Abbiamo cercato di mettere dei tasselli fondamentali per ricostruire un sistema che naturalmente va ammodernato e adeguato ai tempi.

Abbiamo anche inserito un sistema premiale per chi sa lavorare bene, ma anche un sistema che prevede che, nel caso in cui, per esempio, degli utenti non usufruiscono e non si presentino a una visita diagnostica piuttosto che a una visita specialistica, debbano pagare, sia pure in forma ridotta, un ticket. Questo perché quello alla salute è un diritto, ma è anche un dovere garantirlo ed è un dovere di solidarietà di tutti i cittadini far sì che non venga sottratto agli altri. Questo si chiama senso di responsabilità.

Io sono poi contento che, grazie ad un emendamento da me proposto, frutto di un lavoro parlamentare anche del senatore Pogliese e di altri colleghi, si sia giunti a un momento di sintesi all'unanimità in Commissione. È stata approvata la possibilità che i lavoratori impiegati nei servizi di call center, ex lavoratori Almaviva e del numero di emergenza 1500 per il Covid-19, possano avere un punteggio aggiuntivo nei futuri concorsi per il potenziamento dei CUP. È un fatto importante, un fatto di giustizia sociale, e sono contento che abbia trovato un momento di sintesi generale. Soprattutto, è una dimostrazione anche di attenzione a chi ha il problema del lavoro, e del lavoro vero, non del sussidio.

Veniva detto prima, sempre dal senatore Calenda, che abbiamo voluto dedicare 15 miliardi alla riduzione del cuneo fiscale. Cosa abbiamo voluto fare? Abbiamo voluto mettere un po' di soldi in tasca ai cittadini che più soffrono il carovita, che più hanno sofferto l'inflazione. Vivaddio: un Governo questo deve fare, per senso di responsabilità, perché, oltre al diritto alla salute, c'è il diritto alla sopravvivenza.

Siccome noi non siamo intervenuti sui ricchi, ma siamo intervenuti sulle fasce medio basse, dal punto di vista economico, della nostra popolazione, mi sembra che in tal modo abbiamo manifestato un vero senso di solidarietà e di socialità.

Io ritengo che quel che è stato fatto in questo decreto sia importante. È un avvio di percorso. Tanto - come ho detto prima - c'è ancora da fare. Sicuramente noi abbiamo la certezza di essere sulla strada giusta. Siamo sicuri che il Ministro della salute stia procedendo sulla giusta strada, in concerto anche con le Regioni, perché la devoluzione del Sistema sanitario nazionale è ormai un fatto acclarato.

Veniva sollevato prima, da qualche collega, il tema del referendum. Ma, signori miei, i referendum sulla Costituzione si sono susseguiti negli anni e il Titolo V è rimasto indenne dopo vari referendum, il primo iniziale e poi le varie modifiche. Non vale discutere del tema del nucleare, che è un quesito di quarant'anni fa e riguardava delle fattispecie precise. Stiamo parlando di un tema che entra nella Costituzione e che questo Governo ha, con la legge sull'autonomia differenziata - lo dico una volta per tutte - semplicemente attuato.

Aggiungo un passaggio: piaccia o non piaccia, siccome c'è un Governo a cui piace rispettare il patto con gli elettori, questo era nel patto con gli elettori, come lo era il presidenzialismo. Sono tutti fatti che portiamo avanti con coerenza. E vi assicuro che la coerenza è quella che sicuramente ci potrà aiutare nel prosieguo a rendere un servizio sempre più efficiente ed efficace nei confronti dei nostri cittadini. Siamo certi che il diritto alla salute, come il diritto alla solidarietà sociale sia per noi un faro primario al quale mai derogheremo e su cui saremo sempre molto attenti al di là dei gufi e al di là di chi ritiene che basti urlare alla luna per ottenere un risultato. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Guidolin. Ne ha facoltà.

GUIDOLIN (M5S). Signor Presidente, colleghi, siamo qui oggi per discutere il decreto recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d'attesa e delle prestazioni sanitarie. Inutile dire che è un problema che i cittadini ci chiedono di risolvere da tempo e quindi le aspettative sono alte. Ed è proprio per questo che, fin da subito, ci siamo preoccupati per la decisione del Governo di farlo uscire poco prima delle elezioni europee, ma evidentemente non abbiamo tutti la stessa sensibilità politica e, quindi, ne prendiamo atto.

Ma vede, signor Presidente, voglio fare un passo indietro, proprio per cercare di agevolare la maggioranza nella riflessione. Il nostro Servizio sanitario nazionale è in affanno. E, proprio per evitare di sentirmi dire, a metà del mio intervento, che avremmo potuto farlo noi, e perché non l'abbiamo fatto noi (Applausi), diciamo che, se il Servizio sanitario nazionale versa in queste condizioni, è colpa di tutti. Potrei dire che il MoVimento 5 Stelle non era ancora nato quando è stata fatta la riforma del Titolo V, ma non voglio infierire. Quindi, la responsabilità è di tutti per le condizioni, ma permettetemi di dire che non siamo tutti responsabili per le soluzioni che oggi voi state dando.

Da mesi vi diciamo che le prime due cose da fare sono aumentare il Fondo sanitario nazionale e valorizzare economicamente e professionalmente tutto il personale medico, sanitario, tecnico e sociosanitario, senza dimenticarci gli ausiliari che lavorano all'interno delle strutture sanitarie e che troppo spesso, a causa delle esternalizzazioni dei servizi, hanno paghe orarie ben al di sotto di quello che noi chiediamo con l'introduzione del salario minimo. (Applausi).

In Commissione vi abbiamo presentato delle proposte emendative che andavano in questa direzione, come l'aumento delle indennità, l'aumento del Fondo sanitario nazionale, la defiscalizzazione per non perdere il beneficio del taglio del cuneo fiscale a causa delle prestazioni aggiuntive: tutte proposte bocciate. Quello che la maggioranza ha saputo fare bene, invece, oltre che presentare un decreto che, più che risolvere i problemi, sembra abbia l'obiettivo di generare ancora più caos - perché nel caos voi governate meglio, giusto? - è stato litigare anche su un passaggio importante, e cioè sulle competenze delle Regioni e quindi sul fatto che questo decreto è in contrasto con l'autonomia differenziata che avete voi appena approvato.

Colleghi, io sono dell'idea che in un Paese come il nostro serva la sussidiarietà per governare i territori. Ma, quando vedo il modo in cui voi state usando la riforma del Titolo V proprio in sanità, posso dire in tutta tranquillità che, se ci facessimo amministrare dall'intelligenza artificiale, forse le cose andrebbero meglio. (Applausi).

Quando non si mette al centro l'interesse dei cittadini, ma si continuano a lasciare praterie perché il privato si sostituisca allo Stato nei servizi essenziali che in un Paese vanno garantiti a tutti, non sono più d'accordo. Il fatto che continuate ad approvare leggi senza un adeguato finanziamento - penso in primis all'autonomia differenziata che non finanzia i LEP - fa parte di quel giochetto che vi spiegavo prima: generando il caos non si risolve nulla e, quindi, lasciate che poi nel governo delle Regioni e soprattutto della sanità il privato si sostituisca al pubblico. Ho letto proprio pochi minuti fa un'agenzia secondo la quale la Corte dei conti sostiene chiaramente che nel nostro Paese la spesa sanitaria privata è in forte crescita. Non lo diciamo noi, ma lo dice la Corte dei conti.

Leggo quello che vi ho appena spiegato anche nelle proposte emendative che avete presentato al decreto-legge in esame, dove continuate imperterriti a caricare sulle spalle del personale la responsabilità di risolvere i problemi, come ad esempio con le prestazioni aggiuntive. Il personale sanitario è esausto. (Applausi). Non so se sapete cosa voglia dire lavorare con turni tirati allo stremo, in strutture che a volte non garantiscono nemmeno la copertura delle ferie. Questa è la situazione. A questo personale state chiedendo, per risolvere il problema delle liste d'attesa, di fare gli straordinari. Ne prendiamo atto.

Penso poi l'emendamento della senatrice Murelli sulle pensioni del personale sanitario: dopo tutto quello che è successo in sede di legge di bilancio, probabilmente non si è capito dove sta il problema. Penso altresì all'emendamento del senatore Berrino sui fondi contrattuali e all'emendamento Gasparri, che è un inno alla precarietà. (Applausi). Tra l'altro, ricordo anche il parere contrario delle Regioni sul decreto legislativo che recepiva la delega per un nuovo sistema di assistenza agli anziani non autosufficienti: quel decreto legislativo è fermo al palo, perché non si riesce a mettere a terra nei territori, e sempre per mancanza di risorse, come abbiamo detto anche in quella occasione.

Signora Presidente, per suo tramite vorrei rivolgermi al presidente Zaffini, che non vedo in Aula, al quale in qualche modo questa mia richiesta arriverà. Confesso al presidente Zaffini che sono destabilizzata dai suoi comunicati stampa, perché mi danno l'impressione di vivere in una dimensione parallela: la sua forza politica, che ha appena votato a favore dell'autonomia differenziata, non può avere un Presidente della Commissione sanità che dichiara che con questo decreto-legge sulle liste d'attesa si risolvono i problemi generati dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Delle due l'una. Chiedo al presidente Zaffini, sempre per suo tramite, signora Presidente, di fare un favore agli italiani incardinando il nostro disegno di legge che rivede quella riforma e poi di spiegare perché, se la fanno gli altri, non va bene, mentre se la fate voi va bene. Spieghi, inoltre, anche le ragioni del caos generato da tutti questi provvedimenti che non sono finanziati e che vorrei capire come metterete a terra nei territori. Spieghi poi perché un giorno, molto probabilmente, in questo caos i cittadini si ritroveranno a pagare un'assicurazione privata per poter essere curati e assistiti. Vi stiamo dicendo che la strada che avete imboccato è esattamente questa. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pellegrino. Ne ha facoltà.

PELLEGRINO (FdI). Signora Presidente, sottosegretario Gemmato, onorevoli colleghi, arriviamo oggi in Aula con un folto stuolo di polemiche e anche - lasciatemelo dire - imprecisioni su come il Governo Meloni stia affrontando non solo il taglio delle liste di attesa, ma in generale anche il tema della sanità.

È per questo che vorrei cominciare il mio intervento riconoscendo l'impegno straordinario e il lavoro instancabile che, invece, è stato messo in atto da questo Esecutivo per migliorare il nostro sistema sanitario. Fin dal nostro arrivo abbiamo trovato un sistema ingolfato, logorato da più di un decennio di riduzione drastica delle risorse, peggiorato dalla mala gestione del periodo Covid. È una situazione che va affrontata con coraggio, nonostante sia complessa, dimostrando la volontà di interessarsi realmente alle difficoltà che i cittadini incontrano nel pubblico servizio e, nello specifico, quando devono ricevere prestazioni sanitarie, perché le abbiano nei tempi dovuti. È un'esigenza imprescindibile, che è apparsa più evidente proprio durante la gestione dell'epidemia, e noi non vogliamo e non possiamo replicare gli stessi errori del passato. Se uno dei temi è anche, ma non solo, quello di non farsi trovare di nuovo impreparati, ebbene, il funzionamento del Servizio sanitario nazionale, della sanità di prossimità e lo scorrimento delle liste di attesa devono rappresentare delle priorità.

È utile ricordare, a onor del vero, che negli ultimi dieci anni, in cui a governare è stata principalmente la sinistra, diverse associazioni avevano già denunciato le varie criticità. Uno studio del Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari ha stimato che dal 2011 al 2021 - quindi sotto i Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, i due Esecutivi Conte e Draghi - sono stati chiusi 125 ospedali, cioè il 12 per cento del totale, di cui 84 pubblici. Dal 2020 al 2021, quindi sotto il Governo Conte II, sono stati eliminati, secondo i dati dello stesso Forum, quasi 21.500 posti letto. Nei dieci anni considerati sono andati persi anche 30.000 specialisti ospedalieri e nei pronto soccorso ci sono 44.200 medici e 70.000 infermieri in meno. Così come la Federazione CIMO-Fesmed racconta che, sempre tra il 2010 e il 2020, sono andati persi quasi 37.000 posti letto tra ordinari e day hospital.

Chi ora è all'opposizione ha lasciato senza soldi il Fondo sanitario nazionale, privandolo di 39 miliardi, eliminando le terapie intensive e affrontando il Covid senza un piano strategico operativo. Per questo non serve l'intelligenza artificiale: sono pochi numeri, basta leggerli.

Diversamente da tutto questo, nessun taglio ai fondi per la sanità è stato fatto invece dal Governo Meloni. Anzi, le risorse sono aumentate, con 134 miliardi stanziati quest'anno, che rappresentano l'importo più alto mai destinato da un Governo della Repubblica a tutela del diritto alla salute. (Applausi). Anche per queste cifre non serve l'intelligenza artificiale.

Ancora: dopo ben sette mesi di trattative, abbiamo chiuso un'intesa per i contratti 2019-2021 di 35.000 dirigenti medici e sanitari, che prevede importanti miglioramenti nelle condizioni di lavoro, oltre che incrementi degli stipendi fino a 300 euro. È un riconoscimento dovuto per quanto fatto nei difficili anni della pandemia, ma anche un primo passo verso il sostegno dei nostri operatori sanitari, la cui motivazione è fondamentale per assicurare a cittadini e imprese servizi efficaci ed efficienti.

Ci siamo poi occupati di garantire maggiore sicurezza degli operatori sanitari e sociosanitari; abolire il vincolo di esclusività per il personale infermieristico ed ostetrico fino al 2025; introdurre un nuovo regime pensionistico per il personale in uscita; facilitare l'assunzione di specializzandi; ridurre il reclutamento di medici a gettone; aggiornare i LEA; potenziare l'assistenza territoriale per nuove assunzioni di personale sanitario; rideterminare tetti della spesa farmaceutica.

Perciò il decreto sulle liste d'attesa è l'ultimo, ma solo in ordine di tempo, di tutta una serie di provvedimenti atti a snellire la burocrazia, potenziare l'offerta e rilanciare la sanità pubblica italiana. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza una visione di lungo termine e un impegno costante a garanzia della tutela del diritto fondamentale alla salute. E, soprattutto, non sarebbe stato possibile senza una maggioranza coesa. Noi siamo abituati a discutere, sì, ma poi a fare sintesi. Discutere e approfondire sono principi fondamentali della democrazia; fare sintesi e trovare la quadra per andare nella giusta direzione sono lo strumento essenziale per governare: principi probabilmente che l'opposizione ha dimenticato, viste le coalizioni improbabili e le alternanze vertiginose di Esecutivi alle quali ci avete abituato negli ultimi anni.

Quindi, cari colleghi, per suo tramite, Presidente, né il ministro Ciriani, né io, né i colleghi della maggioranza ci riteniamo o ci sentiamo cirenei. Nessun fardello ci è stato imposto. Siamo qui per cercare soluzioni, per migliorare il sistema sanitario pubblico e garantire che tutti i cittadini possano accedere alle cure di cui hanno bisogno. Le liste d'attesa rappresentano un problema noto e diffuso e farci carico delle preoccupazioni che ne conseguono è stata per noi una priorità. Ecco perché vogliamo introdurre l'obbligo per i medici di assegnare una classe di priorità nelle prescrizioni. Ecco perché vogliamo migliorare la trasparenza e la comunicazione tra pubblico e privato: si potrà speculare molto meno e la nostra sanità ne uscirà potenziata, offrendo servizi migliori e più accessibili ai cittadini.

Dall'altro lato, questo decreto-legge necessita della partecipazione di tutti, anche di quella dei cittadini. Abbiamo perciò voluto un sistema di richiamo per chi ha prenotato un esame, per essere sicuri che si presenti, dato che fino al 20 per cento delle persone ha purtroppo l'abitudine di non recarsi agli appuntamenti, rubando perciò un posto e tempo prezioso ad altri che invece avrebbero potuto usufruire di quel servizio. Ragioniamo come un gioco di squadra basato sulla responsabilità; un gioco win-win dove tutti vinciamo se rispettiamo le regole.

Infine, ho sentito più volte che questo provvedimento dovrebbe essere abiurato e, quindi, cancellato dal Governo perché non risponde alle attese dei cittadini. Sempre a proposito di numeri, un'indagine dell'Istituto Piepoli dice che questo decreto è stato molto apprezzato dagli italiani, promosso dall'86 per cento degli intervistati e con il ministro Schillaci tra i primi posti per fiducia da parte dell'opinione pubblica. O il dato degli italiani non conta? Quindi vi chiedo: se questo provvedimento per voi è da buttare, come mai la giunta Emiliano si è svegliata dal suo torpore giusto una settimana fa, annunciando una serie di interventi mirati a ridurre drasticamente i tempi di attesa, compreso un nuovo accordo con le strutture private, assegnando fondi per un totale di 30 milioni di euro?

Qualcuno poi ha definito questo un decreto fuffa: lo ha fatto quella stessa Presidente del PD che propone una legge in assenza di coperture finanziarie e poi non rimane in Aula per votarla. Diciamolo: se il PD avesse voluto appoggiare la legge Schlein sulla sanità alla Camera, sarebbe bastato essere presenti al voto facendo un semplice calcolo aritmetico. Anche qui numeri, per contare i quali non abbiamo bisogno dell'intelligenza artificiale, sempre per rispondere alla collega. O forse per voi era una questione di credibilità, perché probabilmente non ci credevate neanche voi a questa proposta di legge: qui si che si può parlare di fuffa.

Noi invece vogliamo prendere sul serio il diritto alla salute e il disegno di legge in discussione rappresenta un impegno concreto e strutturato. Abbiamo tracciato una strada che è quella verso una sanità più efficiente, accessibile e di qualità, dove ogni cittadino possa ricevere finalmente le cure necessarie nel minor tempo possibile. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Camusso. Ne ha facoltà.

CAMUSSO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, chissà se ci sarà un giorno in quest'Aula in cui potremo finalmente smetterla di scoprire ogni volta che ci sono tutte le responsabilità di chiunque, ma non di chi sta governando da due anni. (Applausi). State governando da due anni, fatevene una ragione e cominciate ad affrontare le responsabilità delle cose che vi vengono, anche perché gli argomenti ormai stanno diventando anche un po' triti e ritriti. Vorrei poi dire che amo molto i gufi e credo siano degli animali molto intelligenti, e non capisco perché dobbiamo inserirli in questa discussione.

Vorrei partire dalla nostra Costituzione, perché essa prevede - come tutti noi credo sappiamo - la leale collaborazione come uno dei fondamenti del funzionamento del nostro Paese. Ed è dentro una dinamica di leale collaborazione che si dà attuazione a quel principio fondamentale di uguaglianza che viene realizzato attraverso la rimozione di quegli ostacoli che rendono difficile, per chi ha condizioni differenti, di avere gli stessi uguali diritti. Avevamo e abbiamo un problema, questo Paese nel suo insieme ha un problema: aumentano coloro che non riescono a curarsi, per i quali non vengono rimossi gli ostacoli nell'accesso al diritto alla salute. Non riescono a curarsi per due ragioni. Una è certamente quella per cui avere una visita specialistica piuttosto che un esame è spesso una Via Crucis che richiede tempi lunghissimi. L'altra è che non riescono a curarsi perché spesso non incontrano in quel territorio un medico a cui rivolgersi, una sanità territoriale e una possibilità di avere effettivamente accesso.

C'è troppa attenzione sulle aziende sanitarie; è comodo in questi giorni pensare che i dirigenti delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere siano i colpevoli di tutto, perché ogni volta bisogna trovare un capro espiatorio. In verità il problema è che il processo di territorializzazione della sanità non procede e non procedendo, marginalizza sempre di più chi è in maggiore difficoltà.

Per questo suscitano grande stupore, per esempio, l'aver respinto qualunque ragionamento sull'accesso ai pronti soccorsi, che sono poi l'unico luogo che rimane, e anche il non aver pensato che, dentro la necessità di affrontare i temi della sanità, bisognerebbe partire proprio da dove si può dare una risposta a chi è in maggiore difficoltà. So già che mi verrà risposto che sta arrivando un meraviglioso disegno di legge che risolverà assolutamente tutto. Siamo sempre più curiosi, perché arriva praticamente un'enciclopedia Treccani, che risolverà tutti i problemi del mondo.

Io spero che questi problemi vengano risolti, ma non vorrei che l'approccio fosse quello di questo decreto, per cui si ascoltano le audizioni, ma non si capisce quello che viene detto. In un Paese normale, quando il Presidente della Regione Lazio - come è noto, non è un pericoloso sinistrorso - dice che farà dei ricorsi, forse, invece di far finta di niente, ci si dovrebbe porre il problema e si dovrebbero cercare delle soluzioni. Se questo succede, vuol dire che il Ministro non ha parlato con le Regioni. Lo capisco, ma mi suona un po' strano. Si può avere una gestione centralista del sistema sanitario e si può pensare che la gestione regionalizzata porti a venti sistemi diversi. Scusate, però, l'autonomia differenziata l'avete votata voi, non qualcuno non si sa quando; l'avete votata voi qualche settimana fa. (Applausi). Se pensate che il Titolo V non vada bene, forse dovreste proporre quella discussione; magari potremmo trovare anche delle sintesi.

L'ultima cosa che vorrei dire, nel tempo che mi rimane, è che ciò che preoccupa di più e continua a preoccuparmi è che non vogliate affrontare il tema del perché abbiamo una crisi del servizio sanitario. Altri colleghi hanno già parlato del tema delle risorse ed è evidente che, a invarianza finanziaria, non si fa assolutamente nulla. Ma io sono anche molto perplessa del fatto che non affrontate il tema dell'organizzazione del lavoro nella sanità pubblica, che è giunta al collasso. Non c'è un problema di sanzioni e di punizioni o di trovare un colpevole. C'è il ringraziare quei lavoratori, che potrebbero fare ricorso tutti i giorni, perché non hanno più le undici ore di distanza tra un turno e l'altro. E invece continuano ad andare nei laboratori, negli ospedali e così via, a prestare la loro opera; e lo fanno da quando c'è stato il Covid. (Applausi).

Allora forse bisognerebbe domandarsi se uno dei temi che dobbiamo affrontare non sia esattamente la necessità di dare a quei lavoratori delle risposte, che non sono solo salariali, ma sono anche salariali, e riguardano l'organizzazione del sistema e la necessità di garantire personale adeguato. È inutile continuare a fare dei provvedimenti in cui i medici hanno dei trattamenti e tutti gli altri invece non esistono, perché questo non risolverà di una virgola il problema delle liste d'attesa. Bisognerebbe cominciare a ricordarsi che l'organizzazione del lavoro di un sistema complesso, come è la sanità, parte certo dai medici e dai dirigenti sanitari, se volete, ma arriva alle signore invisibili delle pulizie, che garantiscono la possibilità di lavorare in condizioni di igiene. Questo è il tema. Rispondere dicendo che c'è stato il rinnovo del contratto della dirigenza medica significa esattamente non aver capito che cosa vuol dire affrontare il tema del personale sanitario. Non a caso avete respinto tutti gli emendamenti in cui vi proponevamo questioni di giustizia per quei lavoratori. Avete scelto la scorciatoia dell'ennesima aliquota fiscale ridotta: così si dividono e si contrappongono ancora una volta i lavoratori. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Musolino. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Governo, ascoltando oggi il dibattito in discussione generale, potrei dire che, se facessimo una ricerca per parole chiave contenute in questo decreto-legge, troveremmo: organismo, Ruas, piattaforma, CUP unico, sigle e basta. La sostanza di questo decreto-legge è l'invenzione di una serie di strumenti che non servono certamente a risolvere il problema delle liste d'attesa. È un po' la risposta che il sistema dà quando vuole perpetrare se stesso. Si dice, in gergo, che, quando c'è un problema e non si sa come risolverlo, la prima cosa da fare è creare una commissione, un organismo, dare l'impressione che si indaghi e si faccia qualcosa. Ecco fatto, abbiamo fatto l'organismo.

Questo organismo è stato oggetto poi di una protesta fortissima da parte delle Regioni perché, a un certo punto, è sembrato che il Governo si volesse sostituire anche alla magistratura. Si sono attribuite a un organismo istituzionale amministrativo funzioni ispettive, prevedendo addirittura che si potesse avvalere del Nucleo antisofisticazione e sanità dei Carabinieri e fare ispezioni dentro gli ospedali, le ASP, i policlinici universitari e addirittura i centri privati di sanità convenzionata, per accertare le irregolarità, fare relazioni e comminare sanzioni. Signori, io voglio ricordarvi che una cosa è il potere giuridico, un'altra è il potere politico, ma non si creano poteri giudiziari avulsi da quelli che sono già previsti dalla Costituzione, e questo sarebbe stato davvero un ibrido inaccettabile. Per fortuna, dopo le insistenze e la protesta vibrata delle Regioni, qualcuno ha avuto il buonsenso di eliminare questa parte dell'articolo.

È rimasto però tanto altro che alla fine racconta una favola agli italiani. Innanzitutto partiamo da come nasce questo decreto-legge. Esso viene presentato e firmato in Consiglio dei ministri il 7 giugno, alla vigilia delle elezioni europee. Si è trattato ovviamente di una manovra elettorale, un modo per dare agli italiani l'idea che il Governo si stesse occupando del problema della sanità. Votateci, continuate a confermare il vostro sostegno perché noi, come vedete, abbiamo pronta anche la soluzione ai tempi delle liste di attesa. Siamo pronti e poi certamente in Aula lo portiamo il 17 luglio, perché poi ci sono i tempi tecnici, bisogna fare le audizioni, aspettare i pareri del Governo che non arrivano, girando poi una griglia di emendamenti con i pareri già espressi dal Ministero che ha tutto il mondo, tranne la Commissione. Ciò è avvenuto perché dentro questa maggioranza così coesa, così assolutamente capace di dialogare al suo interno, evidentemente si sono consumati scontri molto accesi. Prova ne è il fatto che questo decreto-legge esce dai lavori della Commissione svuotato anche di quel po' di sostanza che poteva avere e arriva in una forma che è semplicemente uno strumento di propaganda. È un modo per dire ai cittadini italiani che adesso, creando la piattaforma nazionale che verifica i tempi di attesa medi delle liste, un CUP unico e addirittura la figura del responsabile unico dell'assistenza sanitaria regionale, il problema delle liste d'attesa sarà risolto.

Davvero noi pensiamo che il problema delle liste d'attesa sia imputabile a una cattiva volontà delle strutture sanitarie, dei dirigenti, del personale sanitario, assistenziale, infermieristico e amministrativo che non vogliono erogare le prestazioni? Noi veramente vogliamo pensare che sia questo il problema?

Io invece, in questa sede, signora Presidente, desidero esprimere un ringraziamento formale e pubblico al personale sanitario, infermieristico, assistenziale, amministrativo e ai dirigenti medici (Applausi) che ogni giorno fronteggiano un'emergenza a viso aperto e senza strumenti, e ogni giorno, sempre di più, vengono fatti oggetto di attacchi, aggrediti all'interno dei pronto soccorso da persone che sono snervate e stanche, che si vedono rimandare accertamenti importanti. Questo avviene però non certo perché i medici non li vogliono erogare o perché gli infermieri non vogliono svolgere il servizio.

Probabilmente è un problema diverso quello che si fa finta di non conoscere o non si vuole affrontare. È un problema che riguarda la gestione dei turni e dei servizi, il monte orario, la turnazione fra i dipendenti e anche la strumentazione. Abbiamo un bel dire - come ha fatto la mia collega, senatrice Murelli - che adesso facciamo le visite mediche anche nei weekend e anche la sera. Quando la TAC è solo una, quando si è guastata, quando c'è una sola PET per tutto un intero distretto provinciale, quanto pensate che possa risolvere fare le visite anche la sera o nei weekend? E, soprattutto, il personale che deve assistere i pazienti e deve recarli presso l'impianto medico e fargli eseguire la visita, dovrebbe lavorare oltre i turni consentiti, facendo uno straordinario senza limiti, ventiquattro ore al giorno? Ignoriamo anche il fatto che il personale che presta servizio è vincolato all'orario e che, se si trattiene oltre quello consentito e presta assistenza, è passibile anche di richiamo disciplinare e che, se mentre presta assistenza oltre l'orario consentito incorre in un problema con quel paziente, non avrà neanche la copertura assicurativa? Ma ci vogliamo dire le cose come sono o ci vogliamo continuare a raccontare la favoletta che, siccome abbiamo il CUP unico, adesso il problema delle liste d'attesa verrà completamente risolto?

Certo, l'efficienza è sicuramente un obiettivo da perseguire. Certo, armonizzare le risorse e renderle più efficienti e fare lavorare e dialogare insieme le strutture pubbliche con quelle private convenzionate è sicuramente una buona intuizione, peraltro già attuata, perché non c'è dirigente medico che, di fronte a un'emergenza, non sappia di potersi rivolgere anche alla struttura privata convenzionata e non alzi il telefono per garantire quella prestazione.

C'è però un tema sul quale non posso tacere, signor Presidente, ed è l'evidente contraddizione di questo decreto-legge con l'autonomia differenziata. Davvero questo Governo continua a dire di voler fare l'autonomia differenziata, di essere pronto a portare avanti questo disegno e di attendere soltanto la quantificazione dei LEP e poi crea un meccanismo in base al quale realizza un organismo nazionale e una piattaforma nazionale, demanda alle Regioni - anzi, le obbliga - di nominare il responsabile unico dell'assistenza sanitaria regionale e si arroga poteri sostitutivi di controllo sulla spesa e sull'esercizio dei servizi? Ma questa è autonomia differenziata? Questa è la visione aggiornata al 2024 dello statalismo puro e del centralismo di cui si connota l'azione di questo Governo. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo discutendo di un problema delicato e importante, che richiederebbe una soluzione. Si tratta della questione delle liste d'attesa, di cui ovviamente tutto il Paese parla e per il quale la larga parte dei cittadini soffre e ha difficoltà, in quanto ci sono lungaggini e via dicendo.

Vorrei però partire da un dato: intanto, siamo di fronte ancora una volta a un decreto-legge che, tutto sommato, pur essendoci l'urgenza di affrontare il tema, non ha niente di urgente, perché introduce misure di monitoraggio, di vigilanza e di controllo, già previste nelle norme legislative. Anche nell'ordinamento normale alcune sono previste e altre non vietate, quindi in sostanza si interviene su questo fatto. Viene annunciato alla vigilia delle elezioni, come hanno già detto altri, addirittura sostenendo che si dovrebbe intervenire sull'abrogazione delle previsioni vigenti in materia di tetto per le spese sanitarie, cosa di cui ovviamente non c'è traccia in questo decreto-legge.

In sostanza, siamo quindi di fronte a un fatto di propaganda: la montagna ha partorito un topolino, per dire in termini molto volgari, ma sostanzialmente chiari, cos'abbiamo affrontato. Il dato vero è che si affronta la questione delle liste d'attesa senza affrontare ad esempio il problema del personale, a partire dal rinnovo contrattuale. Ora, abbiamo dichiarato che medici e infermieri erano eroi e tutto quello che volete, però il problema è che bisognerebbe affrontare il rinnovo contrattuale, perché, come ci hanno spiegato alcune persone nelle audizioni in Commissione, molti medici, infermieri e infermiere italiani vanno all'estero. Non è che non ci sono, ma vanno via dal nostro Paese, in altri Paesi, perché hanno una condizione lavorativa, in termini di orario di lavoro, di salario - che prevede anche aumenti - e normativa migliore che nel nostro Paese. Ergo, discutiamo di questo: c'è una difficoltà? Sì, è vero e nessuno dice che si risolverà dalla sera alla mattina. Però, affrontiamo questo tema e cerchiamo di dare una risposta. Invece si tenta, attraverso questa via, di favorire ancora una volta il privato, magari accreditato, chiamatelo come volete, ma comunque si favorisce il privato, depotenziando il sistema pubblico.

In sostanza, come ha detto il relatore, non lo dico io, pensate di affrontare un problema a invarianza di costi. Ora, a me sembra che un problema grande come questo sia impossibile affrontarlo e risolverlo con invarianza di costi. Questo anche perché, diciamolo chiaramente, la situazione è sotto gli occhi di tutti, compreso il fatto che su questo decreto sono stati approvati trenta ordini del giorno, perché ci è stato chiesto di ritirare gran parte degli emendamenti e di trasformarli in ordini del giorno.

Io l'ho già detto altre volte e lo ripeto: noi vogliamo affrontare il problema della sanità, che è stata la prima vera grande riforma di regionalizzazione. Io credo che il Covid-19 abbia messo a nudo le difficoltà e anche l'incapacità di un sistema come quello regionalizzato del nostro Paese, che ha prodotto disuguaglianze forti e che quindi meriterebbe una riflessione. Invece, che cosa si è inteso fare in questo caso? Si è inteso introdurre il carabiniere, cioè qualcuno che, a livello centrale, decidesse per altri chi confermare o meno e quindi, in sostanza, applicando un sistema dirigistico centralizzato che scavalcasse le Regioni e, come diceva prima la senatrice Camusso, senza discutere con le Regioni.

Presentando un emendamento, è stato soppresso un intero articolo di questo decreto. L'articolo proposto in sostituzione è un obbrobrio, perché, in sostanza, per dare ragione a chi voleva un'autorità centrale che decidesse, ha mantenuto una autorità, o semi autorità, che deve indicare a qualcuno, a livello regionale, di prendere provvedimenti, altrimenti si lede l'autonomia della Regione. Questo è quello che è avvenuto. Questo è ciò che è scritto in questo decreto, perché questa è la soluzione che avete previsto all'articolo 2 che è un obbrobrio ingestibile che creerà conflitto.

Se questo è il primo antipasto dell'autonomia differenziata, Dio ce ne guardi e liberi, come si usa dire. Francamente, se il modello funziona così, è molto pericoloso; anzi, credo che sia proprio un modello ingestibile.

Praticamente, si intende intervenire su un tema delicatissimo, che è necessario e per il quale, in sostanza, non ci sono risorse. Questo è il dato: non ci sono risorse per i rinnovi contrattuali, non ci sono risorse per gli strumenti che riducano le liste d'attesa. Le liste d'attesa si riducono se c'è il personale, se si fanno le case di comunità, se si costruisce la sanità del territorio.

Vi è una serie di questioni che vanno affrontate e risolte in questo modo. Non serve far lavorare il sabato e la domenica quelli che sono già saturi e non ce la fanno ad arrivare a fine settimana. Noi vogliamo caricare le persone che sono tutti i giorni in corsia, allungando loro l'orario il sabato e la domenica?

Pensiamo di risolvere così la questione delle liste d'attesa? No, non è così che si risolverà. La questione si risolverà come succede nel mio territorio dove, molto spesso, si è arrivati alla sostituzione della sanità territoriale con una serie di poliambulatori molto diffusi sul territorio dove il cittadino, alla fine, anziché aspettare paga di tasca propria. Ovviamente, il cittadino che può farlo perché, diciamocelo chiaro, stiamo discutendo anche di questo tema. Chi ha la sanità integrativa se lo può permettere, chi non ce l'ha intacca un po' di risparmi e chi non ha niente continua a stare peggio, quindi noi, anziché ridurre non solo le liste d'attesa, ma anche le disuguaglianze, le aumentiamo. Questo è quello che producete e non potete continuare a spiegare che è colpa di altri, perché sono due anni che governate. Se è colpa di altri se le cose non vanno bene, è corretto che voi proponiate un percorso per affrontare un modello di riforma, un modo diverso di affrontare la sanità, ma dovete essere in grado di presentarla questa cosa e non presentare un decreto che è totalmente vuoto e lo sapete anche voi. Francamente, su questo terreno non si va da nessuna parte.

Come ho detto in 5a Commissione, nella discussione su questo decreto ho visto di tutto. Ad esempio, tre emendamenti erano stati bocciati e c'era stato un invito al ritiro e poi, dopo una riunione di venti minuti, sono stati approvati. Va bene, succede in politica, perché la politica è l'arte del possibile e quindi abbiamo risolto così. C'è un'altra cosa da dire, però, ossia che esiste l'articolo 81 della Costituzione, che molto spesso si utilizza, che riguarda l'invarianza di costi e ci sono degli emendamenti che prevedono dei costi. Ebbene, ci è stato spiegato che invece non è così. Io ne sono contento, ma se è così vale sempre, anche domani, quando discuteremo di un altro decreto, di un'altra legge, di un altro articolo, basta saperlo, se questo è il meccanismo. Questo è stato un accordo politico difficile dentro la maggioranza, perché è sotto gli occhi di tutti che siamo stati fermi dieci giorni per problemi politici all'interno della maggioranza, poi avete trovato un accordo politico e, come avevo detto all'inizio, avete partorito un topolino. Va benissimo, ma questo non risolve il problema dei cittadini e delle cittadine italiani. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Castellone. Ne ha facoltà.

CASTELLONE (M5S). Signora Presidente, Sottosegretario, colleghi, confesso che questo è il momento che personalmente aspetto da due anni e cioè il momento in cui questa Assemblea, finalmente, si ritrova a discutere un provvedimento che parla di sanità. In realtà, mi sarei aspettata di vedere almeno oggi il Ministro, visto che è il primo decreto che parla di sanità. Personalmente, Presidente, mi sono sentita sollevata nonostante questo provvedimento fosse stato approvato due giorni prima delle elezioni europee in Consiglio dei ministri, perché ho pensato che finalmente il Governo avesse capito che se c'è un'emergenza in questo momento nel nostro Paese è proprio l'emergenza delle liste d'attesa, perché non è degno di un Paese civile che si aspetti due anni per una mammografia o diciotto mesi per una visita specialistica. Alla senatrice Pellegrino che dice che le liste d'attesa sono colpa dei cittadini che poi non richiamano per annullare, vorrei ricordare che, forse, dopo diciotto mesi, chi doveva fare quella TAC non c'è più, perché ha scoperto troppo tardi di avere una malattia. (Applausi).

Ero sollevata anche perché ho pensato che non poteva essere che si facesse propaganda sulla pelle delle persone, perché dal diritto alla cura passa la differenza tra la vita e la morte. Il diritto alla salute non è come gli altri diritti, è quello più prezioso che c'è. Ho anche pensato, in realtà, che quel provvedimento volesse essere una risposta all'approvazione frettolosa e scellerata della riforma sull'autonomia differenziata, poi però cosa è successo? È successo che questo testo, dopo diverse settimane, è arrivato in Parlamento e ci siamo resi conto, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduta, che in realtà quel provvedimento era una scatola assolutamente vuota, cioè la realtà superava anche la più fervida immaginazione. È una scatola vuota, intanto perché erano stati tolti i finanziamenti pure annunciati e promessi in conferenza stampa, con la promessa che poi verranno inseriti in un disegno di legge, che vedremo quando e se mai vedrà la luce. È stato tolto lo sblocco delle assunzioni di personale, che pure era stato annunciato, scrivendo che poi si farà un nuovo calcolo di fabbisogno nel 2025, dopo aver approvato tre decreti ministeriali che non hanno una data di scadenza. Insomma, veramente nel decreto-legge non c'è nulla, anzi questa scatola è stata riempita di cose che peggiorano la situazione, perché, con qualche emendamento che è stato approvato, si sono aperte ancora di più le porte non solo al privato convenzionato, togliendo anche qualsiasi vincolo di controllo, ma anche al precariato. (Applausi).

Per il suo tramite, signora Presidente, vorrei quindi chiedere a questa maggioranza come si fa ad abbandonare così i cittadini, soprattutto quelli che sono nel momento di maggiore difficoltà, nella malattia. Io ricevo ogni giorno decine di richieste (e penso che le riceviate anche voi) di cittadini che non riescono ad accedere al Servizio sanitario nazionale e ne voglio riportare solo un paio. Qualche settimana fa mi ha scritto una mamma di due bambini che hanno un disturbo dello sviluppo neurologico, raccontandomi che la prima bambina, nata nel 2019, ha iniziato subito le terapie già nel 2020 ed ha recuperato gran parte di quella disabilità a cui era condannata; l'altro figlio, invece, è da due anni in attesa di essere preso in carico da un centro di fisioterapia e dovrà ancora aspettare almeno diciotto mesi. Questa madre vede che questi due bambini hanno un futuro totalmente diverso e quel bambino lo stiamo condannando ad una vita con una disabilità importante ed è solo colpa di chi non ha il coraggio di investire in sanità. (Applausi). Qualche giorno fa mi ha scritto una donna che ha avuto un tumore due anni fa. Ogni sei mesi deve fare gli esami di controllo, ma quest'anno le è stato detto che se non vuole aspettare la lista d'attesa (perché, incredibile ma vero, in alcune Regioni anche le prestazioni per i malati oncologici hanno liste d'attesa), deve pagare lei l'esame diagnostico privatamente e sborsare 400 euro, ma questa donna non se lo può permettere.

Chiedo come si fa ad abbandonare non solo i cittadini, ma anche gli operatori sanitari, quegli operatori sanitari a cui avevate promesso delle risposte dopo che sono stati chiamati eroi perché sono stati l'unico baluardo che ci ha aiutato nella gestione della pandemia. (Applausi). Si doveva fare una cosa, superare quell'odioso tetto di spesa per le assunzioni di personale che ha inserito il Governo Berlusconi, un Governo di destra, nel 2004. Signora Presidente, spesso si dice che i politici e i partiti sono tutti uguali, ma io rivendico che la forza politica a cui appartengo è l'unica ad aver derogato a quel tetto di spesa per il personale con il decreto-legge Calabria. (Applausi). È stata la ministra Grillo ad averlo previsto; quel provvedimento, poi, è stato rinnovato durante la pandemia e voi lo avete rinnovato ancora. Quella è l'unica deroga esistente al blocco delle assunzioni di personale.

Allo stesso modo siamo stati gli unici ad investire nel Servizio sanitario nazionale ingenti risorse, perché erano stati sottratti al Fondo sanitario nazionale, da tutti i Governi, di destra e di sinistra, 37 miliardi di euro in quindici anni. Con il Governo Conte sono stati messi 13 miliardi di euro più 16 nel PNRR e se oggi vi trovate il Fondo sanitario nazionale più alto di sempre è per i soldi che abbiamo messo noi, non per i vostri due miliardi, che non servono nemmeno per pagare gli aumentati costi delle bollette. (Applausi).

Avete tradito il personale perché ai medici del pronto soccorso avevate raccontato di voler dar loro più tutele e invece li avete affiancati ai gettonisti, che lavorano poche ore e guadagnano tre volte tanto. Avete tradito gli specializzandi, perché a loro avevate promesso di togliere il vincolo che oggi impedisce loro di fare la libera professione e non l'avete fatto. Avete tradito i medici di cure primarie, che sono già specialisti e vi chiedono di operare nell'ambito della medicina generale, come previsto nel loro ordinamento. Ma voi non lo fate, perché non vi volete mettere contro una potente lobby della sanità.

Avete tradito i cittadini, avete tradito gli operatori sanitari e avete tradito anche le opposizioni. Per carità, rispetto al resto è l'ultimo dei problemi, però ci avete tradito, perché lo stesso Ministro in Commissione, quando ha presentato il decreto-legge, ci ha chiesto una mano. Ha chiesto di lavorare assieme per migliorare questo provvedimento e noi ci abbiamo creduto. Abbiamo depositato emendamenti puntuali che avevano tre obiettivi. Il primo era quello di trovare più risorse, perché le risorse ci sono e lo sapete; è solo che scegliete di metterle, per esempio, nell'aumento delle spese militari. (Applausi). Io vi voglio ricordare che un F35 (faccio solo qualche esempio) costa come 3.000 posti in terapia intensiva, un sottomarino come 1.000 ambulanze. Scegliete voi se volete il sottomarino o le 1.000 ambulanze.

Vi abbiamo detto poi di recuperare le risorse dagli extraprofitti e dai sussidi ambientalmente dannosi. Se non volete toccare quelli, perché anche lì ci sono lobby importanti, si possono recuperare in altro modo, così come ha fatto la Francia: aumentiamo la tassazione sul tabacco, anche sul tabacco riscaldato. Si possono recuperare 12 miliardi di euro che investiamo in sanità. Questo coraggio ce l'avete, o anche qui c'è una lobby troppo potente da toccare? (Applausi).

Quindi, avevamo detto di reperire risorse, di sbloccare il tetto per le assunzioni di personale e usare personale già reperibile, di rafforzare e spostare alcune prestazioni dall'ospedale al territorio, copiando degli esempi virtuosi. L'Emilia Romagna sta gestendo i codici verdi sul territorio per svuotare i pronto soccorso; sta facendo sul territorio la gestione addirittura delle cure oncologiche. Copiate quegli esempi preziosi.

La realtà è che voi avete bocciato tutto - Presidente, le chiedo solo un minuto in più - perché volete trasformare la sanità in un bene di lusso e questo ormai è chiaro a tutti. Per noi, invece, è inaccettabile che ci sia chi accumula fortuna sulle spalle del Servizio sanitario nazionale ed è inaccettabile che voi continuate a foraggiare il privato con risorse che togliete al pubblico, con la scusa di rendere tutto più efficiente. Così, state sperimentando nelle Regioni che voi governate il progetto del pronto soccorso a pagamento, o del medico di medicina generale a pagamento. State indebolendo la sanità pubblica, che così non riesce più ad assolvere al mandato più importante che ha, cioè quello di curare tutti indistintamente.

Vede, Presidente, quando si rende la salute non più un diritto, ma un bene di mercato, quando la salute diventa una merce, allora ci sono cure diverse per chi ha i soldi e per chi non ce li ha e chi non ha nulla non ha cure. Infatti, 4 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle cure. La distruzione che state operando nel Servizio sanitario nazionale, però, fa parte di quel progetto di disgregazione sociale che state portando avanti con l'appoggio di alcuni mezzi di comunicazione compiacenti che vi aiutano a raccontare questo smantellamento sociale come cosa buona. Così con voi la guerra diventa una missione di pace, la trasformazione degli ospedali in aziende che devono fare profitto diventa efficientamento, la precarizzazione del lavoro significa lavoro più flessibile. Lo sfruttamento e il lavoro povero vengono raccontati come la fortuna di avere un lavoro, un qualsiasi lavoro. Siete riusciti a demonizzare una misura di sostegno alla povertà facendola passare come un privilegio per i nullafacenti, perché voi non vi fate scrupoli a barattare per il vostro tornaconto elettorale i diritti di tutti.

State abolendo il diritto alla tutela della salute, state togliendo alle persone la cosa più importante che c'è: la dignità. (Applausi). Noi, Presidente, saremo qui a ricordarvi che curare i cittadini non è solo un vostro dovere, ma il diritto più sacro sancito dalla nostra Costituzione. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Minasi. Ne ha facoltà.

MINASI (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, poche materie come la sanità sono, a mio avviso, in grado di dare la misura esatta del livello di democrazia e di civiltà esistenti in uno Stato. Uno Stato democratico che si possa definire realmente tale è infatti quello in grado di assicurare a qualunque cittadino, senza nessuna distinzione, una piena e ottimale assistenza sanitaria. Possiamo senza dubbio riconoscere e andarne anche fieri che, sotto questo aspetto, l'Italia è certamente tra i Paesi più democratici e all'avanguardia del mondo: il suo sistema sanitario è infatti fondato proprio sui principi cardine dell'universalità, dell'uguaglianza e dell'equità, quindi garantisce a tutti la salute come diritto e come bene sia individuale che collettivo.

Negli ultimi anni, tuttavia, questo eccezionale sistema sanitario è stato oggetto di interventi rivelatisi drammatici, peggiorativi e dannosi, anziché migliorativi; tali interventi hanno portato a un progressivo smantellamento di quell'universalismo e di quella eccellenza che tutti ci invidiavano. La sinistra dovrebbe ricordarlo bene, visto che la responsabilità di questo sfacelo è proprio sua. Una sinistra che ha governato negli ultimi dieci anni (negli ultimi cinque anche insieme ai grillini), a cui va la paternità di tutti i tagli nella sanità e che oggi ha l'ardire di addossare le colpe ai suoi avversari e perfino a questo Governo e a questa maggioranza. Ci troviamo di fronte addirittura a un segretario del PD che ha il coraggio di chiamare "boutade elettorale" la normativa che oggi è in discussione e che abbiamo dovuto introdurre proprio per porre rimedio a quegli sfaceli e alle conseguenze di quei tagli sconsiderati attuati senza alcun riguardo per i cittadini, dei quali però, sfacciatamente e senza vergogna, proprio gli esponenti del PD si definiscono paladini. Poi siamo noi che vogliamo trasformare la sanità in un bene di lusso?

Una delle principali conseguenze su cui siamo dovuti intervenire è stato proprio il problema delle liste d'attesa, che affligge la nostra sanità e si pone come il principale ostacolo rispetto a un esercizio pieno del diritto alla salute. Siamo partiti prima di tutto da un'analisi precisa dei fatti, verificando che buona parte di questo problema nasce da carenze e incapacità organizzative. Interveniamo proprio per dare ordine e quindi una nuova organizzazione al settore, in modo da bypassare tutta una serie di intoppi e offrire molte più opportunità di prenotazione delle visite specialistiche e comprimere quindi i tempi di attesa. Siamo certi che già solo con queste innovazioni potremo raggiungere ottimi risultati.

Come prima cosa e in linea con il PNRR, all'articolo 1 istituiamo presso l'Agenas la piattaforma nazionale delle liste d'attesa, per poter mettere in comunicazione tra loro e quindi rendere interoperative le piattaforme di ciascuna Regione e Provincia autonoma. L'obiettivo di questa norma è garantire l'efficacia del monitoraggio nazionale su tutta una serie di aspetti specifici e far sì che, in caso di inefficienze o anomalie emerse a seguito del controllo delle agende di prenotazione, l'Agenas possa predisporre audit nei confronti delle Regioni sui cui territori insistono le aziende sanitarie titolari di quelle agende, con finalità di verifica sul corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste d'attesa. Già questa prima norma credo che sia di fondamentale importanza e riassume anzi lo spirito dell'intero provvedimento, che è imperniato sulle verifiche e i controlli, oltre che sul potenziamento dell'offerta sanitaria.

Quando parlavo prima di lassismo da parte della sinistra, mi riferivo alla ben nota attitudine a tollerare o a far finta di non vedere le inefficienze o le violazioni delle norme e delle procedure, salvo poi addossarne le conseguenze negative agli avversari politici. Invece noi restiamo convinti del fatto che sia assolutamente necessario vigilare perché le norme siano attuate e perché venga sanzionato chi non le osserva, per incentivarne il rispetto. Da qui anche un'altra serie di previsioni contenute nel decreto-legge in discussione, ad esempio le sanzioni introdotte in caso di inadempienze contrattuali da parte dei soggetti affidatari dello sviluppo del CUP di una Regione. Queste inadempienze verranno ritenute illeciti professionali gravi, con tutta una serie di conseguenze previste dal nuovo codice dei contratti pubblici, come innanzitutto l'esclusione dalle gare avviate in qualsiasi Regione. Ci tengo qui a ricordare che anche il codice degli appalti, con tutti i suoi effetti benefici sul settore, è frutto di una buona politica della Lega e di questo Governo. Ebbene, queste sanzioni andranno a scoraggiare quegli operatori che hanno in appalto la gestione dei CUP ma non ne garantiscono l'efficienza, a cui invece sono doverosamente tenuti.

Ma non solo. Il sistema delle sanzioni viene applicato anche ai pazienti che non si presentano il giorno della prenotazione senza aver fatto una disdetta (salvo ovviamente i casi di forza maggiore o di impossibilità sopravvenuta). In questo caso il paziente sarà tenuto al pagamento della quota ordinaria di partecipazione al costo per la prestazione prenotata e non fruita. Questo per far sì che le visite vengano disdette in tempo utile, così da dare la possibilità di subentrare nell'appuntamento, affinché quel tempo prezioso non venga sprecato. A proposito delle disdette, poi, si prevede l'attivazione da parte del CUP di un sistema specifico che ricordi all'assistito la data di erogazione della prestazione e richieda la conferma o la cancellazione della prenotazione, da effettuarsi almeno due giorni prima della visita.

C'è poi una specifica attenzione verso i soggetti più fragili, con la previsione di agende dedicate per definire e garantire l'accesso alle prestazioni nel caso di patologie cronico-degenerative e oncologiche. Qualora non si riescano a rispettare i tempi previsti dalle classi di priorità stabilite dal piano nazionale di governo delle liste d'attesa, i direttori generali saranno tenuti a garantire l'erogazione delle prestazioni richieste attraverso l'attività libero-professionale intramuraria e le prestazioni aggiuntive o del sistema privato accreditato. A questo fine abbiamo già destinato ben 200 milioni di euro per il personale medico e 80 milioni di euro per il personale destinato; questo lo ricordo a chi sostiene che non abbiamo in alcun modo provveduto a incrementare le risorse economiche a disposizione. È falso e lo stiamo dimostrando. I direttori generali, inoltre, dovranno esercitare un potere disciplinare e di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti cui sia imputabile la mancata erogazione della prestazione nei confronti dell'assistito.

Per potenziare ulteriormente l'offerta assistenziale, all'articolo 4 stabiliamo che le visite mediche specialistiche siano effettuate anche nei giorni di sabato e di domenica e che la fascia oraria per l'erogazione delle prestazioni possa essere prolungata. Spetterà poi ai direttori generali della sanità vigilare sull'attuazione di questa disposizione e trasmettere un apposito report alle competenti direzioni generali del Ministero della salute. Dovrà essere garantito un rapporto corretto ed equilibrato tra attività istituzionale e attività libero-professionale, con il divieto che quest'ultima sia quantitativamente superiore alla prima; anche questo sarà soggetto a verifica da parte della direzione generale aziendale.

Sappiamo poi come il problema delle liste d'attesa sia particolarmente presente e drammatico in alcune realtà, tra cui la mia, quella calabrese. Il Governo ha pertanto previsto interventi speciali in alcune Regioni più in sofferenza, come la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Molise, la Puglia, la Sardegna e la Sicilia, attraverso specifiche iniziative di potenziamento dell'offerta, da individuarsi attraverso un piano di azione finalizzato al rafforzamento.

Ho lasciato per ultima la contestatissima norma contenuta nell'articolo 2, che prevede l'istituzione, presso il Ministero, di un organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria. Come Lega sul punto ci eravamo trovati in disaccordo sin dall'inizio, ritenendo che andasse rispettata l'autonomia delle Regioni in materia di verifica a carico delle aziende sanitarie, che sono regionali. Grazie all'intervento delle Regioni e all'apertura della Premier, con un emendamento presentato dal relatore si è proposto di istituire, proprio presso le Regioni, l'unità centrale di gestione dell'assistenza sanitaria e dei tempi delle liste di attesa, presieduta dall'assessore alla sanità e composta da professionisti di area sanitaria e amministrativa, che provvederà a individuare il responsabile unico regionale dell'assistenza sanitaria, a cui sono attribuite le funzioni e gli obiettivi tematici e temporali in termini di efficacia e di efficienza dell'assistenza sanitaria.

Crediamo quindi che la strada della responsabilizzazione degli operatori, come dicevo inizialmente, e di una nuova organizzazione che accorci i tempi e amplifichi l'offerta sia la strada giusta. Posso affermare che abbiamo già una dimostrazione pratica che arriva, una volta tanto, anche dalla mia Regione, la Calabria. Il presidente Occhiuto, infatti, tra le altre cose, ha introdotto già da tempo alcune previsioni che mirano ad accorciare le liste d'attesa, anticipando una serie di norme introdotte oggi con il provvedimento al nostro esame. Mi riferisco in particolare al CUP regionale, all'apertura dei presidi ospedalieri anche il sabato e la domenica e la previsione di un coinvolgimento dei privati accreditati.

Credo che queste novità normative stiano già sortendo importanti effetti in Calabria. A dispetto dunque di chi oggi strumentalizza e critica le nostre scelte, siamo certi che potremmo ottenere risultati importanti anche con questo provvedimento e andremo quindi convintamente avanti su questo percorso. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Zambito. Ne ha facoltà.

ZAMBITO (PD-IDP). Signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, prima di iniziare il mio intervento, vorrei ricordare, per suo tramite, Presidente, alla collega Minasi e ai colleghi della Lega, che negli ultimi sette anni hanno governato per cinque anni e mezzo. Vorrei anche ricordare ai colleghi di Fratelli d'Italia che sono al Governo da due anni e che i cittadini italiani si sarebbero anche stufati di sentir dire che tutti i problemi sono dovuti a quelli che c'erano prima. Li hanno messi lì per risolverli e quindi cominciassero a risolverli.

Prima di arrivare alla sostanza del decreto-legge che oggi discutiamo in quest'Aula, partiamo dai titoli. Il Governo ha chiamato questo provvedimento decreto liste di attesa. Si tratta in realtà di un decreto elettorale, un provvedimento spot che non cambia praticamente nulla sul quadro normativo, né tantomeno sul tentativo di migliorare l'efficienza del sistema sanitario. I colleghi della maggioranza si sono presentati in questa sede con una bella faccia tosta a parlare di sanità pubblica e di accesso alle cure per i cittadini, con un pacchetto di norme che non aggiunge un euro alle scarse risorse del Fondo sanitario nazionale e che non prevede concretamente il finanziamento di nuove assunzioni di medici e personale. Un provvedimento che mette in evidenza la confusione che regna a Palazzo Chigi. Il Governo Meloni, mentre da un lato impone al Paese l'autonomia differenziata, dall'altro approva un decreto-legge che aveva l'obiettivo di togliere alle Regioni i poteri di controllo su ospedali e aziende sanitarie.

Mi riferisco al famigerato articolo 2, diventato il teatro di uno scontro istituzionale tra Governo e Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Per settimane il Senato è rimasto paralizzato su questa norma. Abbiamo assistito ad un braccio di ferro, tutto interno alla maggioranza di destra. Del resto, l'impostazione che il Governo aveva dato al decreto-legge è contenuta proprio nell'articolo 2; siccome senza risorse non si può risolvere il problema delle liste di attesa e di risorse in questo decreto non ce ne sono, allora il Governo ha pensato di istituire presso il Ministero un nuovo organismo di controllo per scaricare proprio sulle Regioni le responsabilità che sono dello stesso Governo che non prevede risorse adeguate per le lunghe liste di attesa: l'autonomia differenziata al contrario. Non solo quindi un decreto vuoto, ma anche un decreto scarica barile. Non c'era mica bisogno di un nuovo sistema di controllo. Ci sono già il Sistema nazionale di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria e l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. È vero che le Regioni devono essere controllate, ma potevate potenziare questi strumenti anziché pensare di buttare risorse per realizzare un nuovo carrozzone al Ministero, fatto solo per scaricare le vostre responsabilità sulle Regioni.

Alla fine, a leggere le ricostruzioni, è dovuta intervenire la presidente Meloni per correggere gli errori che lei stessa aveva generato per approvare in fretta e furia un decreto cinque giorni prima delle elezioni, solo per provare a raccogliere qualche consenso in più alle elezioni europee.

L'emendamento del relatore - l'onorevole Zullo, che ringrazio - ha riportato la pace in maggioranza, ma è un emendamento per salvare la faccia, non ci sono dubbi, e il testo finale che quest'Assemblea approverà è un totale fallimento politico. Si annuncia il problema, ma non si mettono in campo soluzioni per accorciare i tempi d'attesa per le cure sanitarie; insomma, non si fa niente per risolvere il problema. La toppa allarga pure il buco, con norme che rischiano addirittura di peggiorare la situazione.

Lo dico perché, signora Presidente, quelle poche risorse messe con questo decreto-legge vengono recuperate, per esempio, tagliando il fondo per gli emotrasfusi: non è questa la via per rafforzare la sanità pubblica, ma semmai per affossarla.

Non è finita qui, perché c'è stato anche chi ha provato ad approfittare di questo provvedimento per dare voce alle teorie antiscientifiche dei no vax. L'emendamento Borghi - che poi non viene neanche - poi dichiarato inammissibile è una vergogna, me lo faccia dire: non ho altre parole. In maniera subdola, approfittando del decreto-legge che si occupa di tutt'altro, ha tentato di eliminare l'obbligatorietà vaccinale per l'infanzia e nessuno in maggioranza ha detto qualcosa: non una parola, non una presa di distanza da parte del Governo. Tramite lei, signora Presidente, voglio ricordare a Borghi e a tutti coloro che continuano ad assecondare queste teorie un concetto semplice: un Paese che non crede nella scienza è un Paese senza futuro.

Avete cercato un compromesso per giorni per salvare la faccia, ma la verità è che con questo decreto-legge il Governo ha perso la faccia davanti agli italiani. Tutti ricordiamo le promesse di campagna elettorale sulla sanità, ma in un anno e mezzo avete portato il Servizio sanitario nazionale sull'orlo del baratro. Davanti alla sfida lanciata dal Partito Democratico con la legge Schlein, siete scappati via e vi siete nascosti, semplicemente perché non volete investire risorse nella sanità pubblica. Questo a noi è molto chiaro e lo sta diventando anche per le cittadine e i cittadini italiani. Eppure in quest'Aula avete la possibilità di dimostrare il contrario, approvando i nostri emendamenti. Potete scegliere di invertire la rotta e mettere le risorse che servono al Servizio sanitario nazionale per tagliare davvero le liste d'attesa.

La nostra proposta è esattamente la stessa che era contenuta nella legge Schlein: finanziare in tre anni il servizio sanitario per arrivare fino al 7,5 per cento rispetto al PIL, proposta che è stata approvata da diverse Regioni anche governate dalla destra, con miliardi che consentirebbero di migliorare l'assistenza territoriale, assumere medici e personale sanitario e avere per tutti i cittadini le giuste cure nei tempi migliori. Se non volete dare queste risposte, almeno assumetevi la responsabilità di riconoscere che il Governo e il ministro Schillaci hanno pensato un decreto-legge inefficace, vuoto e senza prospettive. Torniamo a chiedervi di ritirarlo e avviare una discussione profonda e vera sull'efficientamento del Servizio sanitario: ve lo hanno detto le Regioni, i sindacati, le associazioni, la Corte dei conti e le associazioni dei medici e dei pazienti. Fermatevi e ripensate le misure; fermate questo scaricabarile; rendetevi conto che avete fatto un pastrocchio senza precedenti.

Ogni volta che si parla di sanità, signor Presidente, in conclusione, tirate fuori la scusa delle scarse di risorse. Siamo un po' stufi, perché questa è una scusa: sapete benissimo infatti che è solo una questione di volontà politica e per farlo ci vuole il coraggio che avete mostrato di non avere. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Leonardi. Ne ha facoltà.

LEONARDI (FdI). Signor Presidente, sottosegretario Gemmato, onorevoli colleghi. intervengo oggi con orgoglio in questa sede per sottolineare la necessità e l'urgenza del provvedimento in discussione. Il decreto-legge in conversione reca, infatti, disposizioni urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie.

La gestione delle liste di attesa costituisce uno degli aspetti più critici e urgenti di un sistema sanitario quale quello italiano, organizzato su base universalistica e deputato a rispondere alla domanda di prestazioni mediche da parte dei cittadini in condizioni di parità di accesso e in tempi compatibili con le esigenze di cura richieste dalle specifiche condizioni di salute di ognuno di essi.

L'accesso alle visite specialistiche, agli accertamenti diagnostici e ai ricoveri ospedalieri dettati e regolati dalle liste di attesa esprime, in questo senso, un primo ed importante indicatore dell'efficienza di un Servizio sanitario nazionale e fornisce, al contempo, la misura del livello di effettività del diritto alla salute che la Costituzione riconosce.

Non sfugge a nessuno che il tema delle liste di attesa abbia assunto i tratti di una vera e propria piaga, di grande attualità e ormai tristemente consolidata negli anni. Ne andrebbero indagate le cause: dai pesanti definanziamenti alla mancata programmazione di medici e personale sanitario. Un problema che sembra quasi impossibile da azzerare, ma che può e deve essere gestito, poiché affligge i cittadini in un bisogno essenziale, quello della salute, comportando altresì perdita di fiducia nel servizio sanitario nazionale e costi economici e sociali aggiuntivi, per la conseguente necessità di trattamenti più intensivi e prolungati.

Merita, pertanto, un plauso l'impegno del Governo e del ministro Schillaci in particolare a porre in essere misure volte ad affrontare per la prima volta e, lo sottolineo, finalmente in maniera organica il tema delle liste di attesa e a superare la pratica della loro chiusura. Uno sforzo teso a garantire ai pazienti di ottenere le prestazioni di cui necessitano nei tempi di attesa corretti e a carico del servizio sanitario nazionale. (Applausi).

È evidente che la salute dei cittadini è una priorità assoluta per questo Esecutivo e l'attenzione dedicata alla riduzione delle liste d'attesa ne è la prova tangibile. Quella in discussione non è, infatti, l'unica misura messa in campo per fronteggiare questo annoso problema. Abbiamo letto ed ascoltato, anche in questa sede, polemiche di ogni sorta. Ma a chi vorrebbe ancora far credere ai cittadini che esistono soluzioni facili a problemi complessi, vorrei ricordare che la povertà non si abolisce con un decreto; che il problema del traffico non si risolve finanziando monopattini; e che, se non si fossero sperperati miliardi di soldi pubblici per rifare gratuitamente seconde case, ville e castelli, oggi avremmo ulteriori importanti risorse da poter investire sulla sanità. (Applausi).

Parliamo proprio delle risorse. Per chiarezza di informazione, è giusto riportare alcune cifre. Negli ultimi dieci anni il sistema sanitario nazionale ha subito tagli per oltre 37 miliardi di euro, penalizzando gravemente la capacità del nostro sistema sanitario di rispondere alle esigenze della popolazione. E non c'era il Governo Meloni, non c'era Fratelli d'Italia al Governo, ai quali imputare queste responsabilità. (Applausi).

Tuttavia, proprio grazie alle due manovre finanziarie poste in essere dal Governo Meloni, non solo siamo riusciti ad invertire questa tendenza negativa, ma abbiamo anche raggiunto un risultato storico. La spesa sanitaria cresce fino a superare i 136 miliardi di euro, un importo mai raggiunto sinora. Dobbiamo ricordarlo.

Il principale obiettivo di queste risorse è proprio l'abbattimento delle liste d'attesa. Dal report dell'Osservatorio Gimbe viene la conferma che, nel periodo dal 2010 al 2019, il finanziamento pubblico è stato decurtato di oltre 37 miliardi, di cui 25 nel periodo dal 2010 al 2015, per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie, e per oltre 12 miliardi dal 2015 al 2019, quando alla sanità sono state destinate addirittura meno risorse di quelle programmate.

Possiamo parlare anche degli anni della pandemia, in cui ci sono state risorse straordinarie e non ordinarie, ma comunque sempre meno delle risorse che il Governo Meloni ha stanziato nelle manovre di bilancio. (Applausi).

Inoltre, il grave problema delle liste di attesa e del finanziamento del fondo sanitario nazionale è questione che affligge la nostra sanità pubblica da oltre vent'anni, così come quello della carenza di personale medico. Ed è importante ricordare le azioni messe in campo dal Governo anche in questa direzione. Sono stati ricordati non solo il rinnovo dei contratti collettivi fermi dal 2019 e rinnovati proprio dal Governo Meloni, ma anche le azioni messe in campo per aprire a nuovi posti all'interno delle università, passati da 14.000 a 20.000. Si tratta di tutta una serie di misure poste in essere per porre rimedio alle tante problematiche che portano a questa carenza di personale e alla crescita delle liste d'attesa.

Non dimentichiamo, poi, la pandemia da Covid-19, che ha aggravato ulteriormente la situazione delle liste d'attesa, perché negli anni dell'emergenza sanitaria è stata pressoché azzerata la stragrande maggioranza delle prestazioni sanitarie e degli screening di prevenzione, con conseguenze importanti in primis sulla salute dei cittadini e poi, ovviamente, anche con un impatto pesantissimo sul sistema sanitario nazionale. Questo rende ancora più urgente questo intervento del Governo per affrontare in modo decisivo e coordinato questa emergenza. Oggi ci troviamo, infatti, di fronte a una richiesta di recupero delle prestazioni che va a sommarsi alle carenze strutturali già presenti, gravando sul personale provato e sottoposto anche ad aggressioni verbali e fisiche. Per questo mi preme ringraziare il Governo e il ministro Schillaci per l'attenzione anche al tema della tutela del nostro personale sanitario, anche attraverso, ad esempio, l'introduzione della procedibilità d'ufficio contro queste aggressioni. Noi siamo e continuiamo a restare con tutte le nostre azioni a fianco del personale sanitario che con grande abnegazione e spesso oltre il proprio dovere fronteggia le emergenze dando risposte non solo alle emergenze, ma soprattutto al quotidiano. (Applausi).

È proprio Agenas che riferisce come, dopo la pandemia, si sia assistito ad una crescita esponenziale della richiesta di prestazioni da parte dei cittadini, quella che il direttore Mantoan in audizione ha definito una tempesta perfetta, per cui dal 2019 al 2023 il numero di medici è rimasto lo stesso, ma le prestazioni sono aumentate del 44 per cento. Sono quindi molteplici, seri e concreti gli ambiti di azione del Governo Meloni e il provvedimento in esame si affianca - è stato ricordato - al disegno di legge governativo recante misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie, approvato in contemporanea dal Consiglio dei ministri. C'è quindi un filone di misure legislative volte a sostenere la sanità pubblica e a valorizzare i suoi professionisti. E qui cade anche la storiella che raccontate di un provvedimento fatto per propaganda elettorale e cadono anche le accuse che abbiamo sentito anche in Commissione. Si sta lavorando a 360 gradi con serietà per risolvere un problema annoso.

Entrando nel merito del provvedimento, non possiamo che condividere l'impegno del Governo a realizzare un atto finalizzato ad una gestione della problematica e ad un intervento sul monitoraggio che possa garantire, conoscendoli, anche quali sono i dati reali e consentire quindi, attraverso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, un monitoraggio ed un'azione mirata ed effettiva.

Scendendo nel dettaglio, l'articolo 1, in coerenza con l'obiettivo previsto dal PNRR di potenziamento del portale della trasparenza, istituisce presso l'Agenas la piattaforma nazionale delle liste d'attesa di cui si avvale il Ministero della salute per realizzare l'interoperabilità con le piattaforme per le liste di attesa relative a ciascuna Regione e Provincia autonoma. Per la prima volta, si avrà un monitoraggio congiunto delle prestazioni erogate dal pubblico e dal privato.

Ci sarebbe anche molto altro da dire rispetto ai provvedimenti. Voglio ricordare quanto sia importante la disposizione all'articolo 5, che prevede l'aumento delle assunzioni in misura del 15 per cento rispetto alla spesa che le Regioni hanno effettuato nel 2023 e che dal 2025 introdurrà una rideterminazione del numero del personale necessario, arrivando a quello che è il vero obiettivo di questa amministrazione: il superamento del tetto di spesa per le assunzioni già a partire dal 2025.

Ma voglio ricordare anche le liste d'attesa dedicate a chi ha patologie oncologiche o a chi ha malattie croniche, cosa che ad oggi non c'era e che non si garantiva fino ad oggi il rispetto anche dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA).

In conclusione, il provvedimento in discussione rappresenta un ulteriore tassello dell'impegno che questo Governo sta mettendo in pratica per risollevare il nostro Sistema sanitario nazionale secondo i princìpi di universalità, eguaglianza e solidarietà. È uno sforzo che segue anni di definanziamento, carenza di programmazione e scarsa attenzione per il personale che opera nella sanità pubblica. Non esistono facili soluzioni, ma esiste un lavoro costante, fatto con competenza, in un ambito delicato come quello del diritto alla salute, che sicuramente non ha bisogno di strumentalizzazioni, specie da chi in passato ha avuto la responsabilità della gestione della sanità pubblica e che solo adesso sembra aver preso consapevolezza delle gravi difficoltà in cui versa il nostro sistema sanitario.

Invito pertanto tutti i colleghi a non chiedere a noi un ritiro, ma a sostenere questo provvedimento con convinzione, riconoscendo l'importanza e la necessità di agire tempestivamente per migliorare l'efficienza del nostro sistema sanitario e ridurre le liste di attesa. Solo così potremo garantire a tutti i cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure di cui hanno bisogno, rafforzando al contempo la fiducia nel nostro Sistema sanitario nazionale. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

ZULLO, relatore. Signora Presidente, io vorrei iniziare il mio intervento dal presupposto che quello delle liste d'attesa è un tema di alta valenza sociale, che incide sulla salute e sul rispetto della dignità della persona e ha una genesi multifattoriale. È un tema di alta complessità, che coinvolge più attori: professionisti, erogatori, chi gestisce le aziende sanitarie, chi dà indirizzo politico, associazioni professionali, sindacati, eccetera. Esso mina le fondamenta del Servizio sanitario nazionale con riferimento ai suoi principi fondamentali. Di tutto questo noi dobbiamo essere consapevoli; se non lo siamo, evidentemente non sviluppiamo in noi quel senso di responsabilità che occorre per affrontare questo tema.

Devo dire che il Governo poteva tranquillamente - come è successo in tutti questi anni - volgere lo sguardo da un altro lato, non interessarsene, lasciare che il problema fosse risolto dalle Regioni. Invece il Governo non ha voluto fare ciò e ha dimostrato consapevolezza. (Applausi), mettendo in campo senso di responsabilità e consapevolezza, che non sempre ho ritrovato negli interventi dei colleghi.

Mi è piaciuto molto l'intervento del senatore Calenda. Egli ha detto che è vero che ci vogliono delle risorse, però - cari colleghi del PD - dovete dirci da dove le prendiamo. Sono parole di Calenda. Lo dice anche a proposito di quella proposta di riforma sanitaria fatta alla Camera, in cui i begli intendimenti non erano correlati alle risorse. Il senso di responsabilità è legato alla soluzione dei problemi rispetto alle possibilità e alle risorse che si mettono in campo, che il senatore Calenda quantificava in circa 13 miliardi. Teniamo presente questa cifra. Mi dispiace, però, che il senatore Calenda sia rimasto a metà del guado, nel senso che alla fine, pur dandoci ragione, rimane sulle sue posizioni di contrarietà, anche se mi auguro di sbagliare. Il collega ci mette in guardia: è solo un problema di risorse da aggiungere a quelle già stanziate, che - come si diceva - negli anni precedenti non si sono mai viste nell'entità attuale? Siamo a 136 miliardi di euro mai stanziati. Non siamo mai arrivati a questa cifra e l'Organizzazione mondiale della sanità dice che nei sistemi sanitari in generale, non solo in quelli italiani, gli sprechi raggiungono quasi il 20 per cento dei fondi sanitari. Non voglio dire che noi sprechiamo il 20 per cento del fondo sanitario, ma con dei provvedimenti di riorganizzazione - è una domanda che faccio a me stesso - è possibile razionalizzare la spesa sanitaria del 10 per cento? Sarebbero i 13 miliardi di cui parla Calenda. Del 5 per cento? Sarebbero i 6 miliardi di cui parla Calenda.

Allora cosa voglio dire? Guardate che il decreto-legge che noi stiamo convertendo pone in essere degli istituti di riorganizzazione: la piattaforma non va banalizzata; l'organismo di controllo - che esisteva e noi lo stiamo rafforzando - non va banalizzato. Si è parlato del personale e si dice più volte che dobbiamo fare qualcosa, ma non si dice quello che abbiamo già fatto: i rinnovi contrattuali sono opera di questo Governo; il tetto di spesa per le assunzioni con questo provvedimento viene elevato di un 5 per cento. È un 5 per cento, ma almeno viene elevato e mai era stato fatto in precedenza. Il decreto-legge va oltre (Applausi): oltre a quello che prevede il cosiddetto decreto Calabria c'è un 5 per cento in più.

Aumentiamo la motivazione del personale attraverso le norme di defiscalizzazione dei compensi: è una motivazione importante nelle attività umane.

Vi è poi l'aumento delle borse di formazione per i medici e per gli infermieri che sono state messe in campo per superare questo momento di emergenza. Voi dite che serve personale, ma quando andiamo sul mercato del lavoro, se non ci sono i medici e gli infermieri, hai voglia a dire "eleviamo il tetto di spesa", hai voglia a dire "assumiamo il personale", ma poi si fanno bandi ai quali partecipano in pochi o forse in nessuno.

Si è parlato di propaganda. Signora Presidente, chiedo a tutti noi: chi ha fatto propaganda su questo decreto-legge? Forse elementi della maggioranza o della Commissione che facevano a gara per arrivare ai giornalisti e agli operatori dei media, per farsi intervistare, per dire belle parole, o sono stati coloro che hanno indetto conferenze stampa per denigrare questo decreto-legge? (Applausi). Lo dobbiamo dire per onestà intellettuale.

Io voglio ricordare a tutti che il privato nella contrattualizzazione attraverso l'accreditamento è stato introdotto dal ministro Bindi. Il ministro Bindi ha introdotto il privato (Applausi) ed è un Ministro che stimo molto per questo tipo di norma che ha introdotto e non è certamente un politico di centrodestra. Penso di non sbagliare in questo.

Rispetto agli emendamenti non accettati, per onore di cronaca, caro Sottosegretario, non voglio denigrare gli emendamenti. Gli emendamenti erano anche opportuni, però non si può pretendere di presentare un emendamento che diventi una norma di legge per sopperire ad altre leggi già esistenti che non vengono rispettate. Faccio un esempio: c'erano degli emendamenti che istituivano delle reti per patologie, come le reti reumatologiche o le reti oncologiche, ma questo è già previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2015. Se non sono attuate a livello aziendale o a livello regionale, noi dobbiamo spingere perché quelle siano attuate. Non posso fare una norma per far applicare una norma già esistente.

Comunque, il Governo ha già annunciato che sta lavorando ad un disegno di legge per assumere in carico una serie di questioni che restano in sospeso. E restano in sospeso per un semplice motivo: perché il decreto-legge in discussione ha i caratteri dell'urgenza, non ha l'ambire di risolvere l'universo mondo dei problemi della sanità.

A proposito di tradimento, siamo noi che tradiamo i cittadini o il tradimento più grande è stato quello dei superbonus, come ha detto qualcuno prima di me? (Applausi). Il superbonus, stando alle cifre che si dicono e si calcolano, rappresenta un mancato introito in termini di credito d'imposta e quindi di tassazione di 140 miliardi, che noi stiamo spalmando, dai cinque anni previsti, su dieci anni: 140 diviso 10 fa 14; sono i 14 miliardi di cui parlava il collega Calenda. (Applausi). Quindi chi ha tradito i cittadini, anzi non solo i cittadini, ma anche noi? Se avessimo avuto questi 14 miliardi, avremmo potuto fare molto, molto di più. (Applausi).

Una parola sull'autonomia differenziata. Perché vi contraddite? Siete tutti contro l'autonomia differenziata, però oggi ci accusate di essere centralisti. (Applausi). Non lo capisco. Avreste dovuto essere contenti di questo.

Voglio concludere con un dato. Abbiamo bisogno di trasmettere messaggi positivi all'universo mondo che opera nella sanità. Abbiamo bisogno di trasmettere messaggi che portino tutti noi (dai politici ai gestori, a chi opera, ai sindacati e a quant'altro), a dire che siamo di fronte a una guerra. Questa guerra la combattiamo se andiamo tutti nella stessa direzione. Fino a quando ci sarà una parte - alla quale io mi onoro di appartenere - che, con consapevolezza e responsabilità, prende in carico e sulle spalle il problema tentando di darvi una soluzione, senza travestirsi in Cassandra che prefigura un futuro negativo, e fino a quando ci sarà anche una parte che da Cassandra - però attenti, perché finora siete stati sempre sconfitti in queste previsioni negative e non vorrei che lo siate anche ora - remerà contro, allora il bene dei cittadini e l'interesse della collettività non si potranno fare.

Voglio concludere. Noi ci siamo, nella consapevolezza e nella responsabilità, e il voto su questo provvedimento delineerà chi c'è, nella consapevolezza e nella responsabilità. Delineerà chi invece si mette sull'Aventino per fare qualche conferenza stampa, per parlare contro, per prefigurare scenari futuri malevoli per la nostra collettività. Noi siamo invece per una felicità collettiva, perché solo con la felicità collettiva si raggiunge il valore più alto della politica. E con queste norme ci adopereremo fino in fondo.

Ringrazio il Governo Meloni, il ministro Schillaci, il sottosegretario Gemmato per tutto il lavoro che è stato fatto. Ringrazio anche tanto il presidente Zaffini per avermi dato la possibilità di essere relatore. (Applausi).

Voglio concludere ancora con un appello: cerchiamo di essere tutti positivi e di camminare tutti nella stessa direzione. (Applausi).

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire in sede di replica.

Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

CAMUSSO (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Attendiamo solo qualche istante, affinché i colleghi che non intendono ascoltare defluiscano. Chiedo ai colleghi di consentire la prosecuzione di quest'ultima parte dei lavori dell'Assemblea. Prego, senatrice Camusso.

CAMUSSO (PD-IDP). Signora Presidente, il 4 luglio è stata condannata a morte Sharifeh Mohammadi, giovane iraniana, attivista sindacale e attivista per i diritti civili. Al di là dei capi di imputazione che le ha attribuito il regime, che sono quelli che ormai abbiamo sentito tante volte rispetto ai condannati a morte in Iran, e cioè quelli di insurrezione e di drammi che non appartengono certo, in realtà la colpa di questa giovane donna è quella di essere stata un'organizzatrice sindacale, di far parte di quel coordinamento per la costruzione del sindacato che c'è in Iran, di aver dato vita alle manifestazioni nei luoghi di lavoro, di aver organizzato, insieme a tanti altri, i 32 scioperi che ci sono stati in questo periodo.

Sharifeh Mohammadi ha esattamente le stesse responsabilità delle tante giovani e dei tanti giovani che, sotto l'insegna di "Donna, vita, libertà", hanno manifestato per le strade e le piazze di tutto l'Iran in questi due anni. Il regime risponde nuovamente con la pena di morte. Per la sua libertà, e ovviamente perché venga ritirata la condanna a morte, si è mobilitato anche un gruppo di prigioniere politiche del carcere di Evin, dicendo una cosa che credo debba farci riflettere: "noi, un gruppo di prigioniere del reparto femminile della prigione di Evin, abbiamo sentito la voce della campagna per la difesa di Sharifeh Mohammadi, che invita tutte le coscienze a risvegliarsi e ad agire per il rilascio di Sharifeh".

Molti, nel nostro Occidente, stanno pensando in questo momento che il nuovo presidente eletto sia in realtà un riformista, che aprirà grandi spazi. Vorrei che non ci facessimo illusioni. Una cosa è quello che quel presidente dice all'Occidente per riaprire le trattative; altro è quello che succede nel Paese, dove continuano la violenza, la repressione e le condanne a morte.

E allora tramite lei, Presidente, vorrei rivolgermi al Governo, oltre che a tutte noi, colleghe e colleghi, perché non ci dimentichiamo che forse, quando si cerca di fare giustamente trattati e discussioni con gli altri Paesi, bisogna mettere al primo posto i diritti umani, che non si può credere a un vero riformismo quando non c'è nessuna attenzione a questo e si pensa solo di usare il rapporto con l'Occidente per coprire nuove violenze e nuovo terrore.

Penso che tutti noi dobbiamo pronunciare questo nome, per dire tutti insieme che vogliamo che non sia condannata a morte e sia libera, lei come tutti gli altri prigionieri, giovani donne e giovani uomini che vogliono solo la loro libertà e la democrazia. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatrice Camusso, penso di poter affermare, a nome di tutta l'Assemblea, che a lei si unisce la voce unanime del Senato. Ricordiamoci sempre che i diritti fondamentali non dovrebbero avere confini. Questo è un compito anche della politica estera che ciascuno Stato esercita. (Applausi). Certamente la condivisione da parte dell'Assemblea a questo appello che lei ha sollevato è unanime.

ALOISIO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALOISIO (M5S). Signora Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso 15 luglio tutti i media hanno riportato la notizia che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il sindaco Gaetano Manfredi, in qualità di commissario straordinario del Governo al sito di interesse nazionale (SIN) Bagnoli-Coroglio, hanno firmato il protocollo d'intesa per la realizzazione degli interventi inseriti nel programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana.

Ma facciamo un passo indietro, cioè riportiamo i fatti. E i fatti sono i seguenti. Nel 2014, dopo un trentennio di lotta, i cittadini di Bagnoli-Coroglio, con l'articolo 33 del decreto-legge n. 133 del 12 settembre, ottennero l'istituzione di un'apposita cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che recava l'obiettivo di definire gli indirizzi strategici per l'elaborazione del programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del sito Bagnoli-Coroglio. Ebbene, nonostante questo intervento, che utilizzava fondi ordinari dello Stato, il risanamento non è stato mai attuato. Ad oggi, con il decreto-legge coesione del 7 maggio 2024, convertito in legge il 4 luglio 2024, il Governo ha stanziato 1,2 miliardi di euro per questo sito, utilizzando risorse già assegnate al Mezzogiorno. Specificamente per procedere al risanamento si utilizzerà la dotazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione istituita con il decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88. Va precisato che i fondi FSC, in attuazione dell'articolo 119, comma 5, della Costituzione italiana e dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, costituiscono, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali.

Dunque, onorevoli colleghi, sono risorse che per legge sono già destinate al Sud nella misura dell'80 per cento e che non andrebbero utilizzate in via sostitutiva rispetto ai fondi già disponibili, ma in via aggiuntiva.

Presidente, onorevoli colleghi, parliamo di un sito di interesse nazionale SIN e il Governo avrebbe dovuto utilizzare fondi a valere sulle disponibilità del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e non risorse che vanno usate esclusivamente con finalità aggiuntive. È inimmaginabile che un Governo si regga sulla bugia, non raccontando la verità e dunque sulle passerelle e sugli annunci. Non posso restare in silenzio e, anzi, ho il dovere di dare voce ai cittadini di Bagnoli e di Coroglio e raccontare la verità.

Certo, onorevoli colleghi, gioiamo pure per quest'opera di risanamento importantissima, ma per rispetto dei cittadini napoletani di Bagnoli e di Coroglio, invito il Governo alla trasparenza e alla massima chiarezza comunicativa. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 18 luglio 2024

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 18 luglio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,02).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118 (1185)

ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

Approvato

(Proroga di termini)

1. All'articolo 2, commi 1, 4, 5 e 6 della legge 15 luglio 2022, n. 106, le parole: « ventiquattro mesi » sono sostituite dalle seguenti: « trentasei mesi ».

2. Il termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 27, comma 1, della legge 5 agosto 2022, n. 118, è prorogato al 31 dicembre 2024, limitatamente all'applicazione dei principi e criteri direttivi di cui alla lettera l-bis) del medesimo comma 1.

EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO

1.1

Pirondini, Aloisio, Castiello

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, sostituire le parole: «trentasei mesi» con le seguenti: «ventisette mesi».

1.2

Pirondini, Aloisio, Castiello

Precluso

Al comma 1, sostituire le parole: «trentasei mesi» con le seguenti: «trenta mesi».

G1.1

Versace, Gelmini

Ritirato

Il Senato,

          in sede di esame del disegno di legge A.S. 1185-A,

     premesso che 

          la redazione del cosiddetto "codice dello spettacolo" è un impegno significativo, che implica la partecipazione degli operatori del settore e un confronto preventivo col Parlamento e ha richiesto, su iniziativa dell'Esecutivo, una proroga dei termini di esercizio delle deleghe legislative in scadenza il prossimo 18 agosto,

          impegna il Governo a riferire con regolarità alle Camere sull'avanzamento delle interlocuzioni sulle deleghe in oggetto, provvedendo a comunicare anticipatamente le principali linee di indirizzo dei relativi decreti legislativi, al fine di assicurare il preventivo coinvolgimento del Parlamento.

G1.100

Pirondini, Aloisio, Castiello

Respinto

Il Senato,

          in sede di esame del disegno di legge A.S. 1185-A,

     premesso che:

          come posto in evidenza dal rappresentante del Governo intervenuto in Commissione, la rilevanza e la complessità dell'intervento normativo relativo alla riforma del settore dello spettacolo si coniuga con l'esigenza di pervenire a una riforma il più possibile approfondita e partecipata, anche attraverso una rinnovata, approfondita interlocuzione coi sindacati, le parti sociali e gli operatori del settore;

          la redazione del cosiddetto «Codice dello spettacolo» ha richiesto, pertanto, per iniziativa dell'Esecutivo, una proroga dei termini di esercizio delle deleghe legislative in scadenza il prossimo 18 agosto;

     ciò premesso, impegna il Governo:

          a riferire con regolarità alle Camere, relazionando tempestivamente, sull'avanzamento delle interlocuzioni in merito alle deleghe in oggetto e sulle caratteristiche e peculiarità delle proposte messe in campo e fatte agire.

G1.101

Verini

V. testo 2

Il Senato,

          in sede di esame del disegno di legge A.S. 1185-A,

     premesso che:

          la pensione di vecchiaia anticipata è una prestazione pensionistica per gli iscritti alla gestione Inps spettacolo e sport, che spetta al raggiungimento di particolari requisiti di età e di una contribuzione minima;

          per alcune categorie di questi lavoratori, come i ballerini e tersicorei, l'età pensionabile si raggiunge, per ovvi motivi, al compimento dei 47 anni di età e al raggiungimento dei 20 anni di contributi;

          non rientrano nelle suddette categorie gli stuntman, nonostante la difficoltà e la pericolosità del loro lavoro, indispensabile in molte scene di film d'azione;

          ad oggi, non si conosce il numero preciso degli stuntman che operano con tale profilo nel mondo dello spettacolo,

     impegna il Governo:

          ad adottare le iniziative necessarie per conoscere il numero preciso di questi lavoratori e per consentire loro la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata prevista per i ballerini e i tersicorei.

G1.101 (testo 2)

Verini

Accolto

Il Senato,

          in sede di esame del disegno di legge A.S. 1185-A,

     premesso che:

          la pensione di vecchiaia anticipata è una prestazione pensionistica per gli iscritti alla gestione Inps spettacolo e sport, che spetta al raggiungimento di particolari requisiti di età e di una contribuzione minima;

          per alcune categorie di questi lavoratori, come i ballerini e tersicorei, l'età pensionabile si raggiunge, per ovvi motivi, al compimento dei 47 anni di età e al raggiungimento dei 20 anni di contributi;

          non rientrano nelle suddette categorie gli stuntman, nonostante la difficoltà e la pericolosità del loro lavoro, indispensabile in molte scene di film d'azione;

          ad oggi, non si conosce il numero preciso degli stuntman che operano con tale profilo nel mondo dello spettacolo,

     impegna il Governo:

          ad adoperarsi per individuare il numero preciso di questi lavoratori e a valutare l'opportunità di consentire loro di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata prevista per i ballerini e i tersicorei.

ARTICOLO 2 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 2.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

 

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 1185 e sui relativi emendamenti

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo e i relativi emendamenti trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Integrazione alla relazione orale del senatore Zullo sul disegno di legge n. 1161

Il comma 1-bis, inserito in sede referente, prevede la possibilità di apertura straordinaria dei centri trasfusionali nelle ore pomeridiane e nei giorni festivi. L'apertura straordinaria in oggetto può essere disposta dagli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale fino al conseguimento del fabbisogno nazionale di sangue e di plasma e comunque nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente.

In base al successivo comma 2, presso ogni azienda sanitaria e ospedaliera è in ogni caso assicurato il corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale e corrispondente attività libero-professionale, e l'attività libero-professionale non può comportare per ciascun dipendente - e per ciascun professore e ricercatore universitario inserito in assistenza, secondo una modifica della Commissione - un volume di prestazione superiore a quello assicurato per i compiti istituzionali. A tal fine, l'attività libero-professionale è soggetta a verifica da parte della direzione generale aziendale e alla conseguente, eventuale applicazione di misure, consistenti anche nella sospensione del diritto all'attività stessa.

Il comma 3 stabilisce che per l'attuazione del comma 1 si provvede nell'ambito di specifiche risorse messe a disposizione dalla legge di bilancio 2024 per il recupero delle liste d'attesa.

L'articolo 5 dispone in tema di superamento del tetto di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale.

In primo luogo viene disposto - a decorrere dal 2024 e fino alla data di adozione dei decreti di cui al successivo comma 2 - l'incremento dei valori massimi della spesa per il personale anzidetto autorizzati per l'anno 2023 ai sensi della normativa già vigente in materia. Detti valori di spesa sono incrementati annualmente a livello regionale, nell'ambito del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, del 10 per cento dell'incremento del fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente. Si stabilisce inoltre che, su richiesta della Regione, l'incremento può essere aumentato di un ulteriore importo sino al 5 per cento dello stesso incremento - pertanto fino al 15 per cento del medesimo incremento del fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente -, compatibilmente con la programmazione regionale in materia di assunzioni e fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del SSN.

L'ulteriore incremento di cui sopra viene autorizzato previa verifica della congruità delle misure compensative della maggiore spesa di personale mediante decreto interministeriale Salute-MEF, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni (comma 1).

Si prevede poi che, a decorrere dall'anno 2025, con uno o più decreti del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in Conferenza Stato-Regioni, si adotti una metodologia per la definizione del fabbisogno di personale degli enti del SSN, in coerenza con i valori di cui al comma 1. Le Regioni, sulla base della predetta metodologia, sono chiamate a predisporre il piano dei fabbisogni triennali per il servizio sanitario regionale, che sono approvati, ai fini del riscontro di congruità finanziaria, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni (comma 2).

Viene inoltre stabilito, al comma 3, che fino all'adozione della metodologia per la definizione del fabbisogno del personale degli enti del SSN, di cui al comma 2, continua ad applicarsi, in quanto compatibile, la disciplina già vigente sui limiti di spesa per il personale degli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale (le richiamate disposizioni di cui all'articolo 11, commi 1, 2, 3 e 4, del decreto-legge n. 35 del 2019).

La nuova disciplina introdotta dall'articolo in esame, secondo la relazione tecnica, sostituisce quella prevista dal comma 1 del succitato articolo 11, le cui disposizioni, unitamente a quelle di cui ai successivi commi 2, 3 e 4, continuano in ogni caso ad applicarsi, in quanto compatibili, fino alla adozione della metodologia per la definizione del fabbisogno del personale di cui al comma 2. Non si applicano, secondo la medesima relazione tecnica, le disposizioni di cui al quarto periodo del citato articolo 11, comma 1, che prevedono la possibilità di una variazione del 5 per cento, ulteriore rispetto a quella annuale del 10 per cento prevista dal secondo periodo del medesimo comma, subordinata all'applicazione della metodologia prevista dallo stesso articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 35 del 2019.

L'articolo 6 prevede, al comma 1, iniziative per il potenziamento dell'offerta assistenziale e per il rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia (Regioni destinatarie del Programma nazionale equità nella salute 2021-2027 citato dalla disposizione in esame), iniziative da individuarsi attraverso un piano d'azione finalizzato al rafforzamento della capacità di erogazione dei servizi sanitari e all'incremento dell'utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio. Tale piano, da adottare con successivo decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, previo parere della Conferenza Stato-regioni, è previsto a valere sulle risorse del Programma nazionale predetto, e nel rispetto delle procedure, dei vincoli territoriali, programmatici e finanziari previsti dalla programmazione 2021-2027 e dei criteri di ammissibilità del medesimo Programma.

Il successivo comma 1-bis, introdotto dalla Commissione, autorizza la Regione Calabria a riprogrammare la quota residua di alcune risorse, nel limite di un importo massimo pari a euro 19.732.858,87, già assegnate alla Regione medesima nella prima fase di attuazione della normativa in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico, di cui all'articolo 20 della legge finanziaria per il 1988. La presente disposizione è espressamente volta al rafforzamento della capacità di erogazione dei servizi sanitari e all'incremento dell'utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio, nonché alla garanzia del processo di efficientamento del Servizio sanitario regionale, al fine di agevolare il percorso di superamento del commissariamento.

L'articolo 7, ai commi 1 e 2, assoggetta le prestazioni aggiuntive dei dirigenti sanitari e del personale sanitario del comparto sanità a una imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali, pari al 15 per cento (tale aliquota si sostituisce a quella marginale del 43 per cento applicabile in base al regime Irpef ordinario, secondo la relazione tecnica). I commi 3 e 4 recano la quantificazione degli oneri derivanti dai commi 1 e 2, alla cui copertura provvede il successivo comma 6. Il comma 5 precisa le modalità di attuazione relative alla data di decorrenza dell'agevolazione, nonché all'accertamento, alla riscossione, alle sanzioni e al contenzioso.

L'articolo 7-bis, introdotto dalla Commissione, reca la clausola di salvaguardia delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, chiamate ad applicare le misure di cui al presente decreto compatibilmente con i propri statuti di autonomia e con le relative norme di attuazione, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza sull'intero territorio nazionale.

L'articolo 8 dispone sull'entrata in vigore del decreto-legge in esame, stabilita nel giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (decreto pubblicato nella G.U. n. 132 del 7 giugno 2024).

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge n. 1185:

sulla prima parte dell'emendamento 1.1 e sull'ordine del giorno G1.100, il senatore Salvitti avrebbe voluto esprimere un voto contrario; sull'articolo 1, il senatore Salvitti avrebbe voluto esprimere un voto favorevole; sull'articolo 2, il senatore Franceschini avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Castelli, Cattaneo, Crisanti, De Poli, De Rosa, Durigon, Fazzolari, Fazzone, Galliani, Garavaglia, Giorgis, La Pietra, Manca, Melchiorre, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Occhiuto, Orsomarso, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto e Ternullo.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro per lo sport e i giovani

Ministro dell'istruzione e del merito

Ministro dell'università e della ricerca

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti

Ministro per le disabilità

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca (1193)

(presentato in data 17/07/2024)

C.1902 approvato dalla Camera dei deputati.

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

2ª Commissione permanente Giustizia

sen. Bevilacqua Dolores, Sen. Floridia Barbara

Modifiche alla legge 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di ordinamento della professione di giornalista (1033)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 17/07/2024);

2ª Commissione permanente Giustizia

sen. Scalfarotto Ivan

Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione (1168)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

(assegnato in data 17/07/2024);

6ª Commissione permanente Finanze e tesoro

sen. Nave Luigi ed altri

Modifiche al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, in materia di prevenzione e contrasto dell'uso del sistema economico e finanziario a scopo di riciclaggio e finanziamento del terrorismo (1030)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

(assegnato in data 17/07/2024);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Fazzone Claudio

Modifica del comma 527 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, volta alla ridefinizione dei compiti dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) in materia di gestione del ciclo dei rifiuti (1150)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 17/07/2024);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

sen. De Priamo Andrea

Disposizioni per garantire maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso un sistema di certificazione (1157)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

(assegnato in data 17/07/2024);

2ª (Giustizia) e 10ª (Sanità e lavoro)

C.N.E.L.

Disposizioni per l'inclusione socio-lavorativa e l'abbattimento della recidiva delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o privativi della libertà personale emanati dall'autorità giudiziaria (1169)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 17/07/2024).

In sede referente

7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro per lo sport e i giovani Abodi Andrea ed altri

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca (1193)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali, Comitato per la legislazione

C.1902 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 17/07/2024).

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Fina Michele

Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (1084)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 17/07/2024).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 17/07/2024 la 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118" (1185)

(presentato in data 08/07/2024).

In data 17/07/2024 la 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie" (1161)

(presentato in data 07/06/2024).

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 17 luglio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 gennaio 2024, n. 2, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di adozione del Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei (179).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 3ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 30 giorni dall'assegnazione. Le Commissioni permanenti 4ª, 5ª, 7ª, 8ª, 9ª e 10ª potranno formulare le proprie osservazioni alla 3ª Commissione permanente in tempo utile rispetto al predetto termine.

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 15 luglio 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Francesco Felici, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.

Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un accordo tra l'Unione europea e la Repubblica libanese sulla cooperazione tra l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust) e le autorità della Repubblica libanese competenti per la cooperazione giudiziaria in materia penale (COM(2024) 281 definitivo), alla 3a Commissione permanente e, per il parere, alla 2a e alla 4a Commissione permanente.

Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, in data 15 luglio 2024, le seguenti sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, relative a cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni:

Sentenza della Corte (Grande sezione) del 25 giugno 2024, causa C-626/22, C.Z. e a. contro Ilva SpA in Amministrazione Straordinaria, Acciaierie d'Italia Holding SpA, Acciaierie d'Italia SpA, e nei confronti di Regione Puglia, Gruppo di Intervento Giuridico - ODV. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale di Milano. Articolo 191 TFUE - Emissioni industriali - Direttiva 2010/75/UE - Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento - Articoli 1, 3, 8, 11, 12, 14, 18, 21 e 23 - Articoli 35 e 37 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - Procedimenti di rilascio e riesame di un'autorizzazione all'esercizio di un'installazione - Misure di protezione dell'ambiente e della salute umana - Diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile - alla 2a, alla 4a, alla 8a, alla 9a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 37);

Sentenza della Corte (Sesta sezione) del 27 giugno 2024, causa C-41/23, AV, BT, CV, DW contro Ministero della Giustizia. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Politica sociale - Accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo indeterminato - Clausole 2 e 4 - Principio di non discriminazione - Parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro - Magistrati onorari e magistrati ordinari - Clausola 5 - Misure dirette a sanzionare il ricorso abusivo ai contratti a tempo indeterminato - Direttiva 2003/88/CE - Articolo 7 - Ferie annuali retribuite - alla 2a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 38);

Sentenza della Corte (Settima sezione) del 27 giugno 2024, causa C-148/23, Gestore dei Servizi Energetici SpA - GSE contro Erg Eolica Ginestra Srl, Erg Eolica Campania SpA, Erg Eolica Fossa del Lupo Srl, Erg Eolica Amaroni Srl, Erg Eolica Adriatica Srl, Erg Eolica San Vincenzo Srl, Erg Eolica San Circeo Srl, Erg Eolica Faeto Srl, Green Vicari Srl, Erg Wind Energy Srl, Erg Wind Sicilia 3 Srl, Erg Wind Sicilia 6 Srl, Erg Wind 4 Srl, Erg Wind 6 Srl, Erg Wind Sicilia 5 Srl, Erg Wind 2000 Srl, Erg Wind Sicilia 2 Srl, Erg Wind Sardegna Srl, Erg Wind Sicilia 4 Srl, Enel Hydro Appennino Centrale Srl, già Erg Hydro Srl, Erg Power Generation SpA, Ministero dello sviluppo economico. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Direttiva 2009/28/CE - Articolo 1 - Articolo 3, paragrafo 3, lettera a), - Principi di certezza del diritto e di tutela del legittimo affidamento - Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - Articolo 16 - Promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili - Modifica del regime di sostegno applicabile - Erogazione del sostegno di cui trattasi subordinata alla stipula di contratti - alla 2a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 39).

Governo e Commissione europea, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel periodo dal 1° al 15 luglio 2024, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234 - atti e documenti dell'Unione europea.

Nel medesimo periodo, la Commissione europea ha inviato atti e documenti da essa adottati.

L'elenco dei predetti atti e documenti, disponibili presso l'Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea, è trasmesso alle Commissioni permanenti.

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento

La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:

sentenza n. 128 del 4 giugno 2024, depositata il successivo 16 luglio 2024, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183), nella parte in cui non prevede che si applichi anche nelle ipotesi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo in cui sia direttamente dimostrata in giudizio l'insussistenza del fatto materiale allegato dal datore di lavoro, rispetto alla quale resta estranea ogni valutazione circa il ricollocamento del lavoratore; dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 3, commi 1 e 2, del d.lgs. n. 23 del 2015, sollevata, in riferimento all'art. 76 della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Ravenna, sezione lavoro, con l'ordinanza indicata in epigrafe (Doc. VII, n. 89), alla 1a, alla 2a e alla 10a Commissione permanente;

sentenza n. 130 del 18 giugno 2024, depositata il successivo 16 luglio 2024, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1-bis, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2023, n. 121 (Misure urgenti in materia di pianificazione della qualità dell'aria e limitazioni della circolazione stradale), convertito, con modificazioni, nella legge 6 novembre 2023, n. 155, nella parte in cui non dispone che il bando ivi previsto sia adottato previa intesa con la Conferenza unificata; dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 1-bis, commi 2, lettera a), e 4, lettera b), del d.l. n. 121 del 2023, come convertito, promossa, in riferimento all'art. 119 della Costituzione e al principio di leale collaborazione, dalla Regione Campania, con il ricorso indicato in epigrafe; dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 1-bis, comma 3, del d.l. n. 121 del 2023, come convertito, promosse, in riferimento agli articoli 3, 97, 117, quarto comma, 118 e 119 Cost., nonché al principio di leale collaborazione, dalla Regione Campania, con il ricorso indicato in epigrafe (Doc. VII, n. 90), alla 1a, alla 2a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente.

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze su ricorsi per conflitto di attribuzione

Con ricorso depositato il 21 novembre 2023 (iscritto al n. 3 del registro conflitti tra poteri dello Stato 2023), il Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale ordinario di Roma ha promosso conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei confronti del Senato della Repubblica, con la richiesta di dichiarare la non spettanza del potere di quest'ultimo di negare, con deliberazione del 9 marzo 2022 (Doc. IV, n. 10/XVIII Leg.), l'autorizzazione a utilizzare nei confronti di Armando Siri, senatore all'epoca dei fatti, le comunicazioni telefoniche intercettate, nell'ambito del procedimento penale n. 12460 de1 2017 R.G.N.R. D.D.A., dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo e confluite nel procedimento penale n. 40767 del 2018 R.G.N.R. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.

Il conflitto è stato dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 191 del 2023.

Con sentenza 21 maggio 2024, n. 117, depositata in Cancelleria il successivo 2 luglio, la Corte costituzionale:

1. ha dichiarato che non spettava al Senato della Repubblica negare, con la deliberazione del 9 marzo 2022 (Doc. IV, n. 10/XVIII Leg.), l'autorizzazione, richiesta dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale ordinario di Roma, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge 20 giugno 2003, n. 140 (Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 68 della Costituzione nonché in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato), a utilizzare nei confronti di Armando Siri, senatore all'epoca dei fatti, le comunicazioni captate nel giorno 15 maggio 2018 (prog. 2521 e 2523), nell'ambito del procedimento penale n. 40767 del 2018 R.G.N.R., nel quale il predetto parlamentare risulta imputato;

2. ha dichiarato che, nei sensi di cui in motivazione, non spettava al Senato della Repubblica negare, con la medesima deliberazione, l'autorizzazione, richiesta dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale ordinario di Roma ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, a utilizzare nei confronti di Armando Siri le intercettazioni captate nei giorni 17 maggio 2018 (prog. 2618), 17 luglio 2018 (prog. 5760), 4 agosto 2018 (prog. 5997) e 6 agosto 2018 (prog. 6043, 6044 e 6090), nell'ambito del medesimo procedimento penale;

3. ha annullato, per l'effetto, la deliberazione adottata dal Senato della Repubblica nella seduta del 9 marzo 2022 (Doc. IV, n. 10/XVIII Leg.).

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 15 luglio 2024, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria di Sviluppo Lavoro Italia S.p.A. (Ex Anpal Servizi S.p.A.), per l'esercizio 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 265).

Interrogazioni, integrazione dei Ministri competenti

L'interrogazione 3-01201, della senatrice Tajani, rivolta al Ministro dell'economia e delle finanze, è rivolta anche al Ministro per la pubblica amministrazione.

Interrogazioni

MARTELLA - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

è particolarmente critica la situazione del sottodimensionamento del personale INPS nella provincia di Vicenza;

ad oggi, nonostante l'espletamento di due concorsi, rispetto al 2020, il personale in servizio sul territorio provinciale è di 190 unità, ben 49 in meno;

a fronte delle 59 immissioni di personale, a seguito delle procedure concorsuali del 2019 e del 2023, le uscite sono state 92;

tali criticità rischiano di pregiudicare l'esistenza stessa di sportelli importanti, come quelli di Thiene e di Arzignano, con continui disagi e disservizi presso la sede di Vicenza e delle tre agenzie di Bassano, Schio e Lonigo;

molti vincitori di concorso, anche in considerazione degli stipendi non adeguati, rinunciano a trasferirsi anche a causa dei prezzi molto alti degli affitti;

le organizzazioni sindacali e gli enti locali da tempo segnalano la necessità di interventi strutturali che pongano rimedio a tali difficoltà,

si chiede di sapere quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di rafforzare il personale dell'INPS presso le sedi della provincia di Vicenza e di tutte le province del Veneto, per superare le attuali criticità in termini di sottodimensionamento e di disservizi.

(3-01271)

BIZZOTTO, BERGESIO, CANTALAMESSA - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:

la proposta della Commissione europea di ridurre a 92 milioni di euro per l'anno 2025 i fondi per la promozione dei prodotti agroalimentari, rispetto ai 185,9 milioni di euro del 2024, ha suscitato una forte reazione dell'Italia, rappresentando una vera e propria minaccia alla crescita delle esportazioni di prodotti del made in Italy, salito, nel 2023, ad oltre 64 miliardi di euro;

la proposta intende limitare l'assegnazione di risorse ai soli programmi semplici, prevedendo allo stesso tempo l'azzeramento di quelle destinate a programmi multipli e alle iniziative proprie della Commissione europea;

si tratta di un drastico taglio di risorse, che colpirebbe in modo particolare gli interessi del nostro Paese, che è tra i maggiori utilizzatori delle risorse per la politica europea di promozione; nel 2023, infatti, circa il 40 per cento delle risorse nell'ambito dei programmi semplici, ed il 38 per cento nei programmi multipli, è stato assorbito dal nostro Paese, per un totale di circa 54 milioni di euro;

anche nel 2024, l'Italia si è confermata come il Paese con il maggior numero di programmi di promozione;

le attività di promozione sono importanti anche per gli altri Stati membri; infatti le domande arrivate per il 2024 hanno raggiunto la cifra di oltre 290,9 milioni di euro, oltre il budget disponibile, e un numero complessivo di programmi sostenuti in aumento del 36 per cento rispetto al 2023 (52 per cento in più per i programmi multipli e 32 per cento in più per quelli semplici);

nella prima riunione del Consiglio Agrifish dei Ministri dell'agricoltura e della pesca UE, dello scorso 15 luglio, l'Italia si è opposta alla proposta di dimezzamento delle risorse per la promozione agroalimentare;

la proposta di revisione del budget presentata dalla Commissione risulta evidentemente inaccettabile, trattandosi di una posizione che contrasta con le politiche europee a sostegno della competitività delle imprese, dell'internazionalizzazione e della valorizzazione delle eccellenze dell'agroalimentare italiano ed europeo,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo voglia farsi promotore di ulteriori iniziative, in ambito comunitario, che portino all'adozione di una posizione condivisa con i diversi Stati membri per il rispristino, anche per gli anni a venire, di risorse adeguate alla promozione di un modello agroalimentare che valorizzi i prodotti italiani ed europei di eccellenza.

(3-01273)

MARTELLA, CAMUSSO, FURLAN, BAZOLI, ZAMPA, BASSO, GIACOBBE, SENSI, TAJANI, NICITA, ROJC, FRANCESCHELLI, VERDUCCI, ZAMBITO, LOSACCO, MANCA, IRTO, VERINI, RANDO, MALPEZZI, DELRIO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

nella notte tra il 14 e il 15 luglio 2024 un uomo di 37 anni, originario di San Donà di Piave, è morto suicida, impiccandosi con un lenzuolo, nella casa circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia, dove era detenuto per reati connessi allo spaccio di stupefacenti;

si tratta del sesto suicidio nelle carceri venete dall'inizio dell'anno, il secondo registrato quest'anno presso il carcere veneziano e ben il 56° in Italia dall'inizio del 2024. Si tratta di un numero impressionante in sé e sconcertante se comparato con il numero dei suicidi in carcere avvenuti nell'intero 2023, pari a 69;

le organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria, gli operatori e il garante per i detenuti da tempo segnalano le criticità legate al sovraffollamento e ai limiti strutturali che si sono accumulati nel tempo;

in particolare, il penitenziario veneziano con il 155 per cento di sovraffollamento è uno degli istituti che in Italia ha registrato il maggiore incremento di detenuti a discapito di spazi e sicurezza;

il presidio sanitario vive una situazione di sofferenza per il numero di psicologi e psichiatri ridotto rispetto alle necessità;

come di tutta evidenza tali numeri, cui bisogna aggiungere un oggettivo e cronico sottodimensionamento dell'organico della Polizia penitenziaria e dei funzionari giuridici e pedagogici, impediscono di realizzare progetti di formazione e attività lavorative;

considerato che:

le criticità che il mondo carcerario si trova a vivere sono legate non solo a ragioni di carattere strutturale ma anche, e in modo significativo, alla cronica condizione di sovraffollamento e si intrecciano in modo inquietante e preoccupante con la politica panpenalistica seguita dal Governo che ha finito con l'appesantire ulteriormente le strutture carcerarie, comportando un aumento esponenziale della popolazione carceraria, anche minorenne;

come anche evidenziato dalle drammatiche cronache quotidiane, la sofferenza del mondo carcerario ha raggiunto elevati livelli di allarme con aggressioni, proteste, atti di autolesionismo, incendi, devastazioni, sempre più frequenti in tutta Italia,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di affrontare le criticità relative alla casa circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia nonché al fine di prevenire tragedie come quella accaduta e situazioni di pericolo all'interno dell'istituto penitenziario nel pieno rispetto dello Stato di diritto e del principio costituzionale in materia di divieto di pene contrarie al senso di umanità.

(3-01274)

ZANETTIN - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

la stampa locale segnala la situazione di grave emergenza che si registra nella sede INPS di Vicenza;

lo stesso direttore della sede di Vicenza ha lanciato l'allarme;

dei 239 lavoratori, che erano appena sufficienti a gestire le esigenze del territorio nel 2020, oggi ne restano in ruolo soltanto 190;

i disagi per l'utenza, cittadini ed imprese, sono quotidiani, al punto che si paventa addirittura la chiusura delle sedi locali di Thiene ed Arzignano;

il direttore provinciale Dario Buonuomo indica le cause di questo depauperamento di personale in due fattori: la cronica sporadicità dei concorsi per i nuovi assunti e il trasferimento in altre regioni dei dipendenti, originari per la maggior parte del meridione d'Italia, che, non appena possono, chiedono di riavvicinarsi ai luoghi di origine;

il direttore dalle pagine de "Il Giornale di Vicenza" prosegue spiegando che "stiamo facendo una fatica enorme a mantenere un adeguato livello di servizio, soprattutto nei periodi di ferie, quando diventa difficile sostituire i lavoratori";

si attende come manna dal cielo un'iniezione di risorse umane, anche se, per ora, del nuovo bando di assunzioni previsto per il 2024 non c'è traccia;

riguardo a tale situazione si registrano serie preoccupazioni sia di Confindustria Vicenza, che della Confartigianato berica;

i problemi di organico dell'INPS comportano infatti anche rallentamenti nel rilascio dei certificati necessari per lavorare con la pubblica amministrazione,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per ovviare alle gravi carenze di personale della sede INPS di Vicenza;

se siano allo studio concorsi per assunzioni a livello regionale e soluzioni per destinare al personale INPS alloggi a canone agevolato.

(3-01275)

TURCO, PIRRO - Ai Ministri della salute, dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA) Puglia, l'azienda sanitaria locale di Taranto e l'Agenzia strategica regionale per la salute e il sociale (ARESS) Puglia, nella valutazione del danno sanitario che la Regione ha inviato di recente al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nell'ottica della decisione sul riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, mostrano che, nonostante la ridotta produzione di acciaio dello stabilimento ex ILVA di Taranto, la situazione non è cambiata in quanto la "valutazione del rischio cancerogeno inalatorio" associato alle emissioni in atmosfera di inquinanti come benzene, naftalene, benzoapirene, arsenico, cadmio, cromo esavalente, nichel, piombo, diossine e PCB "mostra un valore di rischio superiore alla soglia di accettabilità" per il quale "deve essere pianificato un intervento di riduzione dell'esposizione";

l'autorizzazione è scaduta ad agosto 2023 e, quindi, il Ministero dovrà decidere su un riesame con valenza di rinnovo per lo stabilimento siderurgico;

la decarbonizzazione dei settori industriali energivori come quello dell'acciaio, che riguarda uno stabilimento di importanza strategica come quello di Taranto, rappresenta una sfida cruciale nell'ottica degli obiettivi climatici stabiliti a livello comunitario;

considerato che:

a Taranto si continua a morire più che in altre zone della Puglia secondo quanto si legge nella valutazione del danno sanitario che ARPA, ARESS e ASL hanno redatto in vista del riesame dell'AIA all'ex ILVA di Taranto;

ARPA, ASL e ARESS hanno dichiarato che se anche l'ex ILVA di Taranto riuscisse ad applicare tutte le misure previste dal piano di aumento della produzione di acciaio sino a 8 milioni di tonnellate, definite poco significative rispetto al complesso delle emissioni dell'area a caldo, ci sarebbe un rischio per la salute dei tarantini non accettabile;

per l'intera area tarantina gli organi tecnici della Regione hanno raccomandato "l'adozione di ulteriori misure finalizzate al contenimento dell'esposizione agli inquinanti";

esiste un collegamento imprescindibile tra la tutela della qualità dell'ambiente e la tutela della salute umana;

la Corte di giustizia dell'Unione europea, nella sentenza del 25 giugno 2024, ha dichiarato incontrovertibilmente che, di fronte all'evidenza dei rischi che l'ex ILVA di Taranto rappresenta per la salute dei cittadini, è necessario che lo Stato italiano provveda a fermarla;

la Corte ha stabilito che per il rilascio o il riesame dell'AIA non si possa prescindere dalla valutazione di impatto sanitario e nell'iter autorizzativo del provvedimento si debbano considerare tutte le sostanze inquinanti, oltre al loro effetto cumulativo;

ritenuto, pertanto, che:

non è più possibile continuare a produrre con il ciclo a carbone e i livelli di benzene nell'aria certificati da ARPA Puglia consigliano di fermare subito l'attività del sito tarantino;

l'obiettivo produttivo di 8 milioni di tonnellate di acciaio, anche nelle migliori condizioni immaginate dall'azienda, non può essere autorizzato per i danni che causerebbe ai lavoratori e agli abitanti dei rioni più vicini alla fabbrica;

occorre impegnarsi per identificare un percorso condiviso di riconversione dell'intera area territoriale tarantina da formalizzare in un accordo di programma che gli interroganti chiedono da tempo e che deve tutelare i lavoratori, con il coinvolgimento delle parti sociali, passando anche dall'attivazione di patti sociali e territoriali;

in attesa di definire un percorso di condivisione è bene fermare gli impianti per non aggravare il rischio sanitario e ambientale dei cittadini di Taranto;

Taranto e la sua provincia hanno il diritto ad un ambiente salubre e vivibile, senza dover essere costretti a "barattare" questo diritto, riconosciuto e garantito dalla Carta costituzionale, con quello del diritto al lavoro,

si chiede di sapere:

se sia intenzione dei Ministri in indirizzo adoperarsi, nell'ambito delle rispettive competenze, perché sia sospesa l'attività produttiva delle aree inquinanti per limitare l'esposizione dei cittadini a fattori cancerogeni;

quali misure intendano mettere in atto per tutelare la salute dei cittadini di Taranto;

se intendano prendere in considerazione, in tale direzione, la possibilità di condizionare il rilascio della nuova AIA allo stabilimento siderurgico ex ILVA, o l'eventuale proroga di quella in essere, a una nuova preventiva valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario;

se intendano lavorare seriamente e concretamente alla definizione di un accordo di programma per salvaguardare l'ambiente e la salute dei cittadini di Taranto, tutelare i lavoratori e l'indotto, avviare la riconversione economica, sociale e culturale del territorio.

(3-01276)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

DI GIROLAMO - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

la nuova azienda Marelli nasce nell'ottobre 2018 con la vendita, da parte del gruppo FCA, dell'italiana Magneti Marelli per 5,8 miliardi di euro alla giapponese Calsonic Kansei, a sua volta integralmente controllata dal fondo americano Kkr. Per potersi permettere un'operazione di questa portata, il fondo ha caricato un debito imponente sulla nuova azienda. Ora Marelli è italiana nel marchio, ma non nella governance;

il piano di razionalizzazione degli stabilimenti Marelli da tempo desta numerose preoccupazioni per quanto riguarda la tenuta dei livelli occupazionali e produttivi delle fabbriche interessate dal piano;

lo stabilimento Marelli di Sulmona (L'Aquila) negli ultimi anni è passato da circa 700 a 460 dipendenti, compresi gli amministrativi. Risulta, altresì, all'interrogante che siano in atto offerte di incentivi all'esodo. L'azienda sembra dunque orientata a ridurre progressivamente il personale, contrariamente a quanto dichiarato in precedenza con la risposta all'interrogazione 3-00603. Il sottosegretario Bergamotto in quella circostanza sottolineava infatti come "tra le priorità di questo Governo vi è quella di accompagnare il complessivo rilancio della produzione dell'intero settore automotive, ivi compresi gli importanti stabilimenti del gruppo Marelli, che in Abruzzo, come del resto per l'intero Paese, rappresentano una rilevante risorsa economica e occupazionale";

la produzione della fabbrica peligna è per l'80 per cento legata allo stabilimento ex Sevel di Atessa (Chieti);

si apprende da notizie stampa che dai recenti confronti avuti dalle rappresentanze sindacali nessuna garanzia è emersa sul mantenimento dei livelli occupazionali e di manutenzione e ammodernamento degli impianti dello stabilimento, anzi, semmai è stato confermato un cospicuo numero di esuberi, che sfiora il 20 per cento dell'attuale forza lavoro;

dal 19 agosto 2024 scatterà il contratto di solidarietà, mentre la commessa Ducato resterà a disposizione fino al 2031. Le rassicurazioni arrivate dal tavolo Governo-Stellantis non fermano quindi le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali;

le rappresentanze sindacali unitarie scrivono: "Alla politica locale e regionale chiediamo una convinta presa di posizione e, come avvenuto in altre regioni del Paese, l'avvio di un tavolo di confronto sullo stabilimento sulmonese, il quale rappresenta uno dei tanti tasselli del complicato mosaico del mondo automotive della regione Abruzzo". Secondo i sindacati "il ricorso alla cassa integrazione da parte di Sevel a partire da inizio luglio, che per simbiosi ha fatto automaticamente scattare gli ammortizzatori sociali anche a Sulmona, non è certo foriero di buoni presagi per lo stabilimento Marelli, basti pensare che proprio nell'incontro del 20 giugno l'azienda Marelli ha già prospettato per il prossimo futuro per Sulmona un ulteriore e lungo periodo di ammortizzatori sociali, in qualche modo evidenziando che nella simbiosi con Sevel, Sulmona è comunque parte debole e con esuberi" ("ansa.it", 9 luglio 2024);

al quadro drammatico descritto vanno aggiunte le ripercussioni sull'intero indotto legato allo stabilimento Marelli Sulmona. Basti pensare che, ad oggi, mentre il personale della Marelli Sulmona risulta in cassa integrazione fino al 28 luglio (e dal 19 agosto 2024 si prevede l'attivazione del contratto di solidarietà), a cascata anche le aziende dell'indotto hanno attivato la cassa integrazione ordinaria ma, a differenza del gruppo Stellantis, che nel caso di eventuale chiusura degli stabilimenti può attivare diversi strumenti di sostegno, come ad esempio le tutele garantite dalla nuova assicurazione sociale per l'impiego, tale possibilità non è prevista per i lavoratori dell'indotto, che si troverebbero improvvisamente senza lavoro;

risulta inoltre che la mancata manutenzione dello stabilimento di Sulmona abbia creato condizioni di insicurezza per i lavoratori: dalla copertura in materiale eternit alle infiltrazioni di acqua, dalla ruggine ai concreti problemi di salubrità dell'aria. Come denunciato dalle forze sindacali, la mancanza di manutenzione dei macchinari della catena di montaggio Marelli Sulmona genera una percentuale di pezzi di produzione difettati, da avviare quindi allo scarto, pezzi che vengono poi acquistati dall'azienda in altri stabilimenti al fine di mantenere l'impegno della commessa,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se e quali azioni concrete siano state ad oggi messe in campo per tutelare i livelli occupazionali e produttivi dello stabilimento Marelli di Sulmona e del relativo indotto e quali siano gli esiti del confronto sul tema con il gruppo Stellantis;

quali siano le azioni future previste finalizzate ad assicurare la piena operatività dello stabilimento e se sia a conoscenza delle reali intenzioni dei committenti;

se non ritenga opportuno impegnarsi attivamente per scongiurare la chiusura dello stabilimento Marelli di Sulmona, fatto che avrebbe ripercussioni catastrofiche sul futuro di numerose famiglie e sul tessuto socioeconomico abruzzese.

(3-01272)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

DE POLI - Ai Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028, l'art. 1, comma 533, della legge di bilancio per il 2024 ha posto a carico dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, della regione siciliana e della regione Sardegna un contributo alla finanza pubblica pari a 250 milioni di euro, di cui 200 milioni a carico dei Comuni e 50 milioni di euro a carico delle Province e delle Città metropolitane, esclusi gli enti in dissesto, quelli in procedura di riequilibrio e quelli che hanno firmato un accordo per il ripiano del disavanzo e il rilancio degli investimenti, in considerazione di esigenze di contenimento della spesa pubblica e dei principi di coordinamento della finanza pubblica, nelle more della definizione delle nuove regole della governance economica europea;

la legge ha previsto, poi, che tale contributo sia ripartito in proporzione agli impegni di spesa corrente al netto della spesa relativa alla missione 12 (Diritti sociali, politiche sociali e famiglia) degli schemi di bilancio degli enti locali, come risultanti dal rendiconto di gestione 2022 o, in caso di mancanza, dall'ultimo rendiconto approvato, tenendo conto in particolare delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza assegnate a ciascun ente alla data del 31 dicembre 2023;

per i Comuni il contributo alla finanza pubblica è trattenuto dal Ministero dell'interno sulle somme spettanti a titolo di fondo di solidarietà comunale, mentre per le Province e Città metropolitane è trattenuto sulle somme dei rispettivi fondi unici di cui all'art. 1, comma 783, della legge 30 dicembre 2020, n. 178;

lo schema di decreto attuativo predisposto dal Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, prevede che l'importo del contributo alla finanza pubblica a carico degli enti sia calcolato in parte sulla spesa corrente e in proporzione ai contributi già assegnati a ciascun ente a valere sulle risorse del PNRR;

considerato che:

i criteri di determinazione e riparto del contributo alla finanza pubblica, come illustrati nella nota metodologica allegata allo schema di decreto ministeriale attuativo, in premessa espongono in misura maggiore ai tagli gli enti locali fruitori delle risorse del PNRR. La revisione della spesa, inoltre, incidendo anche sulla spesa corrente per personale, opere, beni e servizi, impedisce di riequilibrare altrimenti le risorse rese indisponibili;

le misure di revisione della spesa si abbattono su una vasta platea di amministrazioni (6.838 Comuni, 78 Province e 13 Città metropolitane) e, nel 2028, avranno imposto una rimodulazione per oltre un miliardo di euro di risorse attese;

la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali non ha espresso l'intesa sullo schema di decreto ministeriale attuativo, in merito al quale l'Associazione nazionale dei Comuni italiani ha espresso le più serie preoccupazioni;

ritenuto che tale ultima circostanza, proprio perché non ostacola l'adozione del provvedimento finale, ponga in luce la necessità di un intervento prima che alcuni effetti negativi e contraddittori del decreto attuativo possano stabilizzarsi,

si chiede di sapere quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere al fine di rivedere il contenuto e gli effetti del provvedimento attuativo descritto e dei criteri illustrati nella relativa nota metodologica, con l'obiettivo di salvaguardare i servizi ai cittadini.

(4-01336)

PAITA - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

la legge 30 luglio 2010, n. 122, ha stabilito che i pagamenti dei trattamenti di fine lavoro (TFR) e di fine servizio (TFS) a favore dei dipendenti pubblici avvengano con tempistiche che prevedono un'attesa che varia da 3 mesi e mezzo a 27 mesi: un periodo, a giudizio dell'interrogante, del tutto irragionevole, ulteriormente aggravato con la legge 27 dicembre 2013, n. 147, che ha previsto la rateizzazione in due o tre annualità dell'erogazione dell'importo nel caso questo superi una certa soglia;

l'intervallo varia a seconda delle cause che hanno dato origine alla risoluzione del rapporto: nel caso di raggiungimento dei limiti di età o dei limiti di servizio, per la cessazione del contratto di lavoro a tempo determinato ovvero per le risoluzioni unilaterali dell'amministrazione (i cosiddetti esuberi) il deferimento del pagamento sale a 15 mesi; nel caso di pensionamenti per inabilità o per decesso l'attesa è di 3 mesi e mezzo; nell'ipotesi di dimissioni volontarie, licenziamenti e destituzioni il termine per il pagamento è di 27 mesi;

l'articolo 1, comma 484, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, modificando l'articolo 12, commi 7 e 8, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, ha inoltre disposto che, dal 31 maggio 2010, per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche le tempistiche per l'ottenimento del riconoscimento del TFS e del TFR, spettante in seguito a cessazione di servizio, dipendono dall'importo: se questo non supera 50.000 euro lordi il pagamento avviene in un'unica soluzione; tra 50.000 e 100.000 euro il pagamento è diviso in due rate, la prima da 50.000 euro è prevista nel primo anno e la restante parte dopo 12 mesi dal pagamento della prima; mentre se supera 100.000 euro il pagamento è in tre rate, 50.000 il primo anno, 50.000 il secondo e la rimanenza il terzo anno;

appare all'interrogante sconcertante e inaccettabile che la pubblica amministrazione impieghi un lasso di tempo così ampio per erogare i TFR e TFS, soprattutto alla luce degli ampi processi di digitalizzazione della pubblica amministrazione e degli interventi di semplificazione e accelerazione dei pagamenti dei debiti di quest'ultima;

il TFR o TFS rappresenta un diritto incomprimibile, maturato sulla base di anni di lavoro e sacrifici del lavoratore che viene di fatto pregiudicato da un'attesa così lunga che si rivela capace di impedirne il godimento, nonché il pieno sfruttamento degli importi di propria competenza, magari a fini di investimento (ad esempio per sostenere l'avvio di attività di figli, nipoti o altri parenti, oppure per contribuire all'acquisto di un immobile) anche in un'ottica redistributiva intergenerazionale oltre che di godimento personale,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per velocizzare i suddetti termini per l'erogazione ai dipendenti pubblici e statali del trattamento di fine lavoro e di fine servizio, consentendo così di rispettare un diritto incomprimibile e fondamentale che permette ai lavoratori di godere delle trattenute avute durante il periodo lavorativo e di beneficiare pienamente e senza dilazione del capitale accumulato con anni di lavoro.

(4-01337)

BORGHI Claudio - Ai Ministri dell'interno e delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

da notizie di stampa si apprende che "RadioGenoa", un popolare account su "X" (ex "Twitter") gestito da Antonio Mastantuono, sarebbe scomparso misteriosamente l'11 giugno 2023; l'account è noto per condividere video riguardanti l'immigrazione clandestina in Europa;

a quanto risulta all'interrogante il 13 giugno 2023 i Carabinieri del nucleo anticrimine di Roma hanno eseguito una perquisizione nella casa di Antonio Mastantuono su mandato della Procura di Roma. Durante l'operazione, sarebbero stati sequestrati il suo PC, l'iPad Pro usato per lavoro, la scheda telefonica e gli account X "RadioGenoa" e "Google". Le password di questi account sarebbero state cambiate dalle forze dell'ordine, impedendo a Mastantuono di accedervi. Di conseguenza l'account X di Mastantuono è rimasto in silenzio per due settimane;

dal decreto di perquisizione del pubblico ministero di Roma, emergerebbe che l'accusa contro Mastantuono è legata alla gestione del canale "Radio Savana" su "Telegram". Secondo il PM, Mastantuono avrebbe postato contenuti di matrice ideologica nazista, razzista, xenofoba, antisemita e negazionista della Shoah, ma dalle indagini è risultato che la chat Telegram "Radio Savana", incriminata per la diffusione di contenuti antisemiti, non sarebbe riconducibile a Mastantuono. Si tratterebbe di un caso di omonimia, dato che Mastantuono possedeva un canale Telegram denominato "Radio Savana", disattivato nel 2021, mentre il canale incriminato ha continuato a postare fino a maggio 2024; l'indagine riguarda quindi un canale Telegram con cui Mastantuono non ha alcun legame, ma che usava un marchio simile a quello di RadioGenoa per creare confusione;

l'account "WallStreetSilver" ha fornito ulteriori dettagli sul caso, affermando che Mastantuono nel maggio 2023 sarebbe stato vittima di una distribuzione illegale di informazioni riservate da parte dei media di sinistra sulla televisione olandese; sempre notizie di stampa affermano che, da quel momento, molti attivisti di sinistra avrebbero presentato false denunce alla polizia per chiudere i suoi servizi sui migranti illegali in Europa;

sempre da notizie di stampa si apprende che Mastantuono sarebbe stato minacciato, i suoi dati personali e le informazioni sulla sua famiglia pubblicati nel tentativo di intimidirlo. Il riferimento è ad Alesandro Orlowski (noto nel web come Alex), che condivise su l'account X la foto di un citofono insieme alla didascalia: "Questo è un nome di fantasia che deriva dalla località di Genova dove lui ha vissuto per molti anni e lavorava come assicuratore delle generali. Nell'appartamento dove viveva lui adesso vivono dei suoi parenti, e lui si è trasferito nel Lazio". Il post, però, non è più reperibile: il profilo di Orlowski, infatti, è stato sospeso;

Mastantuono ha dichiarato di essere vittima di un tentativo di intimidazione per impedirgli di condividere video sull'immigrazione illegale sull'account X. I suoi avvocati hanno confermato questa tesi, ritenendo che le accuse siano un pretesto per censurare il suo lavoro;

il caso ha attirato anche l'attenzione di Elon Musk, che ha chiesto informazioni e in passato aveva pubblicato alcuni dei post di RadioGenoa. Se le accuse di "WallStreetSilver" si rivelassero fondate, si tratterebbe di una grave violazione della libertà di espressione e di un abuso di potere da parte delle autorità;

considerato che:

il caso di RadioGenoa solleva importanti questioni sulla libertà di espressione e sulla censura online;

l'articolo 21 della Costituzione prevede che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione,

si chiede di sapere se ai Ministri in indirizzo, nell'ambito delle rispettive competenze, risultino i fatti come riportati e come sia possibile che un'attività perfettamente legale e protetta in via costituzionale dal diritto di libertà di espressione possa essere soggetta a limitazioni, a giudizio dell'interrogante, immotivate.

(4-01338)

DE CRISTOFARO - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che da organi di stampa si apprende che il dirigente scolastico professor Giusto Catania avrebbe ricevuto pochi giorni fa dall'ufficio scolastico regionale della Sicilia la comunicazione della nuova assegnazione presso il liceo classico "Umberto I" di Palermo, ma nella giornata del 16 luglio avrebbe ricevuto un decreto di revoca, in virtù del quale rimarrà come dirigente scolastico nella sua attuale istituzione scolastica;

considerato che:

i direttori generali degli USR risultano essere responsabili delle operazioni di conferimento degli incarichi nell'ordine indicato dall'art. 11 del contratto collettivo nazionale dell'area V 2002-2005, come modificato dall'art. 28 del contratto dell'area V 2006-2009, e sono altresì i responsabili dei provvedimenti di attribuzioni degli incarichi sulla base di diversi criteri;

avverso il provvedimento, che ha valore di formale notifica a tutti gli interessati, è ammesso il ricorso al giudice ordinario in funzione di giudice del lavoro, a norma dell'art. 63 del decreto legislativo n. 165 del 2001;

considerato altresì che, da quanto si legge, poiché il citato dirigente scolastico ha avuto un lungo impegno politico, tra la prima e la seconda comunicazione di revoca vi sarebbero state numerose pressioni che avrebbero nei fatti determinato la revoca dell'assegnazione della dirigenza del liceo classico Umberto I;

ritenuto che, a parere dell'interrogante, se quanto riportato fosse verificato, si tratterebbe di un provvedimento in palese violazione dei presupposti fattuali e giuridici richiesti dalla normativa vigente, oltre che di un episodio di evidente gravissima ingerenza politica,

si chiede di sapere quali valutazioni e iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di verificare la fondatezza dei fatti riportati, e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere ove quanto rappresentato corrispondesse a verità.

(4-01339)

STEFANI, BIZZOTTO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

nelle ultimissime ore, gli organi di stampa locali veneti hanno segnalato il grave problema che investe la sede INPS di Vicenza, nella quale si registrano numerosi problemi per via di forti carenze di organico;

il problema è stato segnalato, in modo particolare, da Confindustria Vicenza e da Confartigianato dell'area berica, che hanno evidenziato come le carenze di organico stiano comportando gravi rallentamenti nell'erogazione dei servizi e nel rilascio dei certificati necessari per lavorare con la pubblica amministrazione;

i disservizi producono gravi ripercussioni sulla competitività delle aziende del territorio, poiché la mancanza di personale comporta tempi di risposta maggiori, per esempio per il rilascio dei certificati di distacco dei lavoratori nei Paesi dell'Unione europea e dei documenti unici di regolarità contributiva (DURC);

nel caso dei DURC, in particolare, la carenza di personale comporta tempi d'attesa molti lunghi, in quanto il rilascio del certificato presuppone una serie di verifiche sulla regolarità contributiva;

i ritardi nel rilascio del DURC hanno come conseguenza la completa paralisi dell'attività delle imprese, in quanto esse ne necessitano sia per i lavori con la pubblica amministrazione sia per le collaborazioni con altre aziende private;

i ritardi nell'erogazione dei servizi INPS non si riflettono solo sul mondo produttivo, ma anche sui singoli cittadini che richiedono prestazioni sociali, quali malattia, maternità o trattamenti previdenziali;

alla carenza di personale non sempre supplisce la digitalizzazione, in quanto per determinate situazioni è indispensabile che l'utente si interfacci con un funzionario INPS che operi in presenza;

la situazione è aggravata anche dalla fuga di personale proveniente da altre regioni d'Italia, che tende a chiedere il trasferimento nella propria regione d'origine non appena vi sia la possibilità;

appare indispensabile ripensare le dotazioni organiche delle varie sedi INPS, in modo da coprire le carenze di organico che si registrano presso alcune sedi, quali quella vicentina, attingendo a quelle nelle quali gli organici sono al completo,

si chiede di sapere quali iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di risolvere i problemi della carenza di organico delle sedi INPS, in particolar modo di quella vicentina, e consentire che i servizi vengano erogati alle imprese e ai cittadini con regolarità e in modo tempestivo.

(4-01340)

GASPARRI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

con più note dirette ai vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria ha evidenziato e chiesto di sanare una palese discriminazione cui sono soggetti i poliziotti penitenziari feriti e mutilati in servizio rispetto agli omologhi delle altre forze di polizia e forze armate;

con varie note dirette al direttore generale del personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Massimo Parisi), al capo (Giovanni Russo) ed al vice capo (Lina Di Domenico) del DAP, la segreteria generale del SAPPE ha chiesto di conoscere quali siano le corrette procedure che gli interessati appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria (che hanno riportato in servizio e per causa di servizio ferite o lesioni, con esiti gravi di mutilazioni o di permanenti alterazioni nella funzionalità d'organi importanti) devono seguire per richiedere l'autorizzazione a fregiarsi dei distintivi, quali siano le procedure operative che gli interessati devono osservare nonché, anche in relazione ai termini di classificazione tabellare delle patologie riconosciute dipendenti da causa di servizio dalle amministrazioni deputate, quali siano le ferite e lesioni che danno il diritto di richiederli;

con nota del 22 settembre 2023, il direttore generale del personale del DAP aveva specificato che la Direzione generale da lui diretta "sta predisponendo una previsione ad hoc di fonte primaria che, sul modello di quanto già stabilito per la Polizia di Stato, disciplini per la prima volta e integralmente il Distintivo d'onore per feriti, mutilati e deceduti in servizio del Corpo di Polizia penitenziaria";

nello specifico, la Polizia di Stato, nel bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno, supplemento n. 1/12 del 4 aprile 2022, ha pubblicato il decreto del capo della Polizia recante le "Caratteristiche, il procedimento e le modalità mediante le quali è possibile fregiarsi dei distintivi d'onore - feriti, mutilati e deceduti in servizio";

dalla comunicazione del 22 settembre 2023 del direttore generale del personale del DAP, però, sono passati più di 8 mesi e nessun'altra comunicazione è più pervenuta alle note sindacali che hanno chiesto di conoscere a quale punto siano le annunciate iniziative, considerato anche che si tratta di un argomento molto sentito dal personale, in servizio e in quiescenza;

sono centinaia e centinaia gli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria che ogni anno, in conseguenza di fatti avvenuti in servizio (vittime di aggressioni, infortuni, eccetera), subiscono lesioni tali da dover poi ricorrere alle visite presso le commissioni mediche ospedaliere, a seguito delle quali molti poi vengono riformati permanentemente dal servizio o transitano nei ruoli civili, mentre altri vengono parzialmente riformati (in servizi detti "sedentari");

le vittime delle aggressioni continue, delle violenze quotidiane subite perché si indossa l'uniforme del Corpo di Polizia penitenziaria, e tutte le vittime del dovere sono state troppo spesso dimenticate da questa società distratta, che brucia in fretta il ricordo del dolore di chi è stato colpito negli affetti più cari, e ben pochi coltivano la memoria di quanti sono caduti, tramandando alle generazioni future il loro patrimonio di valori morali, le loro certezze istituzionali, la loro fedeltà alle strutture democratiche,

si chiede di conoscere:

quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per ovviare a tale situazione;

se non ritenga di adottare le opportune iniziative urgenti affinché gli uffici competenti predispongano con celerità una previsione ad hoc di fonte primaria che, sul modello di quanto già stabilito per la Polizia di Stato, disciplini per la prima volta e integralmente il distintivo d'onore per feriti, mutilati e deceduti in servizio del Corpo di Polizia penitenziaria.

(4-01341)

BILOTTI, LOPREIATO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

un'inchiesta pubblicata dal quotidiano "Domani" in data 9 luglio 2024 ha riportato gravi problematiche riguardanti l'istituto penale per i minorenni di Treviso;

nell'istituto, progettato per ospitare un massimo di 12 minori detenuti, sono attualmente presenti 24 minori, con un previsto ulteriore incremento;

i minori risultano vivere in condizioni degradanti, tanto che alcuni di loro dormirebbero su materassi a terra e si laverebbero al di sopra dei gabinetti alla turca, in spazi angusti e fatiscenti, come testimoniato dalle immagini e dalle denunce raccolte;

come noto, nel 2022 si è verificata una rivolta all'interno dell'istituto: i minori detenuti, in quell'occasione, hanno appiccato il fuoco ai materassi, sequestrato alcuni agenti e realizzato danneggiamenti significativi. L'incendio causato durante la rivolta ha provocato la totale inagibilità degli spazi. Il rischio di nuove rivolte è considerato elevato dagli operatori del carcere;

un rapporto dell'associazione "Antigone", che aveva già segnalato il sovraffollamento e le condizioni inadeguate dell'istituto due anni fa, illustra che la situazione risulta essere peggiorata ulteriormente dopo l'entrata in vigore del decreto-legge 5 settembre 2023, n. 123 (detto decreto Caivano), che ha aumentato il numero di minorenni detenuti senza prevedere adeguati percorsi rieducativi e di collocamento anche al di fuori degli istituti penali;

considerato che:

la presenza di un numero così elevato di minori detenuti rispetto alla capienza regolamentare rende di fatto impossibile garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate e una gestione disciplinare corretta, come indicato anche dal Sindacato autonomo Polizia penitenziaria;

la mancanza di spazi adeguati e di personale sufficiente compromette seriamente la funzione rieducativa del carcere, fondamentale per i detenuti,

si chiede di sapere:

quali misure urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per affrontare il sovraffollamento e le condizioni degradanti all'interno dell'istituto penale minorile di Treviso, al fine di garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali dei minorenni detenuti;

se si preveda una revisione a breve termine del decreto Caivano, con particolare attenzione all'impatto sulle strutture carcerarie minorili e alla necessità di implementare percorsi rieducativi adeguati;

quali piani siano stati predisposti per incrementare il personale necessario alla gestione del carcere minorile di Treviso e se tali piani includano la formazione specifica del personale per affrontare situazioni di sovraffollamento;

se e in che modo intenda collaborare con associazioni come Antigone per monitorare continuamente le condizioni delle carceri minorili e garantire il rispetto dei diritti umani e delle norme vigenti.

(4-01342)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare):

3-01273 della senatrice Bizzotto ed altri, sul taglio delle risorse europee destinate alla promozione dei prodotti agroalimentari;

10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-01276 del senatore Turco e della senatrice Pirro, sui rischi sanitari e ambientali dell'attività dell'ex ILVA di Taranto.

Interpellanze, ritiro

È stata ritirata l'interpellanza 2-00018, del senatore Malan ed altri.