Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 181 del 18/04/2024
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
181aSEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 18 APRILE 2024
_________________
Presidenza del vice presidente CENTINAIO
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
_________________
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CENTINAIO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15,01).
Si dia lettura del processo verbale.
SILVESTRONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,05)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'università e della ricerca.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.
La senatrice Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01079 sul rafforzamento del trasporto pubblico non di linea tramite il noleggio con conducente, per tre minuti.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, signor Ministro, che la riforma del servizio taxi voluta da questo Governo non stia funzionando è evidente ogni volta che si scende nella bellissima stazione della città di Roma o in qualsiasi altra città; pensiamo a Milano dove in questo periodo c'è il Salone del mobile: code allucinanti che non sono degne di un Paese civile. Lei ci dirà che sono i sindaci che devono operare. Sì, è molto facile fare scaricabarile. Di fatto, la riforma non ha funzionato per le stesse parole dette dalla ministra Santanchè, sconsolata, di fronte ad una coda taxi alla stazione Termini.
Invece di incrementare non solo le licenze, e quindi magari risolvere il problema dei taxi, ma anche la possibilità di scelta, stranamente questo Governo ha deciso di infierire sul noleggio con conducente, aggravando la normativa, mettendo ulteriori balzelli burocratici, e soprattutto facendo rispettare l'obbligo di fermata con ritorno in autorimessa, cosa che non è mai avvenuta, nonostante la Corte di giustizia europea abbia detto più di una volta che la normativa italiana è assolutamente anticoncorrenziale, perché è evidente che favorisce l'attività dei taxi.
Dunque il Gruppo di Italia Viva chiede cosa intende fare il Governo per facilitare l'attività di 30.000 imprese legate al mondo dell'NCC e se non sarebbe invece obbligatorio - oltre che degno di un Paese civile - togliere tutti i balzelli burocratici e consentire una libera concorrenza, lasciando al mercato ogni sorta di possibilità di scelta.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Signor Presidente, ringrazio la senatrice interrogante perché il Governo intende fare quello che i passati Governi non hanno fatto per anni e non certo, ovviamente, penalizzare lavoratrici, lavoratori e imprese dei noleggi con conducente a esclusivo vantaggio dei taxi, come si afferma nelle premesse. Questo non è interesse né mio, né di nessun altro, visto che stiamo lavorando per l'interesse dei consumatori e - come ha detto lei - i sindaci adesso hanno la facoltà di mettere sul mercato nuove licenze taxi e, da autonomista, sono convinto che faranno il meglio.
Taxi e NCC sono due servizi diversi e complementari e solo valorizzandoli entrambi potremo offrire ai cittadini un trasporto alternativo a quello di linea - su cui peraltro stiamo investendo miliardi di euro - efficiente e di qualità. Abbiamo già fatto - ne ho presiedute personalmente diverse - delle riunioni insieme al Ministro delle imprese e al Ministro dell'interno; stiamo lavorando con le categorie per sbloccare tre decreti attuativi che le categorie attendono da anni. Abbiamo avuto sei incontri; le bozze dei tre decreti sono state illustrate e discusse e abbiamo ricevuto più di 400 osservazioni dalle categorie.
Il lavoro è faticoso e doveroso per diversi motivi. Il primo è che il registro informatico nazionale di taxi e NCC consentirà di sbloccare il rilascio di nuove autorizzazioni NCC, superando uno stallo che dura da sei anni, come lei auspicava. Il secondo è che grazie a questi decreti potremo conoscere il numero reale degli operanti nel settore che ad oggi è sconosciuto.
Il terzo è che la digitalizzazione delle procedure serve a superare la trasmissione cartacea che nel 2024 ovviamente non è compatibile con le esigenze dell'operatore e dell'utente. Il quarto è l'urgenza di dare attuazione alla legislazione vigente che regola taxi e NCC al fine di garantire che i servizi rispondano a precisi obiettivi pubblici, compresa la capillarità sul territorio, non solo nelle grandi città. Il quinto e più importante fra gli altri motivi è l'esigenza di garantire la regolarità nello svolgimento dei servizi di trasporto non di linea contro ogni forma di abusivismo.
Su questi punti confermo l'intenzione di risolvere il problema delle sanzioni per gli NCC come atteso dalla categoria, che andranno allineate a quelle dei taxi e differenziate in base alla gravità della condotta. L'obiettivo è di veicolare questa modifica (articolo 85) d'intesa con il ministro Urso già nel prossimo disegno di legge sulla concorrenza.
Confermo che i decreti non prevedono alcun lasso di tempo obbligato o alcuna pausa tra una corsa e l'altra per gli NCC; anzi, abbiamo cercato di favorire la continuità nello svolgimento del servizio, evitando il ritorno in rimessa in tutti i casi in cui vi siano più servizi collegati.
In conclusione, è evidente che la digitalizzazione consentirà di combattere il far west dei comportamenti che si sono stratificati nel tempo a causa dell'inattuazione della legge quadro di settore. L'obiettivo comune è superare la conflittualità tra le due categorie: non c'è la parte pro taxi e la parte pro NCC, c'è solo la parte pro imprese, pro lavoratori e pro cittadini. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Paita, per due minuti.
PAITA (IV-C-RE). Signor Presidente, vorrei rinfrescare la memoria al ministro Salvini: durante il Governo Conte I lei aveva un vice Ministro che si chiama Edoardo Rixi; durante il Governo Draghi lei aveva un vice Ministro che si chiama Morelli. Quindi, gli anni che lei ha citato sono quelli in cui voi avete governato più di qualsiasi altra forza politica che siede in questo Parlamento il Ministero dei trasporti, a cui ovviamente bisogna collegare il suo arrivo da Ministro e di nuovo quello del vice ministro Rixi.
Ora, trovo singolare che lei dica a noi che durante quegli anni non si è fatto nulla e che è una fortuna che siate arrivati voi, perché le do la notizia che c'eravate sempre, e si vedono i risultati.
I risultati sono che voi avete elaborato una strategia per la quale, sostanzialmente, le licenze nuove ai taxi non le date perché dovete salvaguardare la categoria dei taxi. Basta farsi un giro, Ministro, perché la realtà prende sempre il sopravvento sull'immaginazione, anche la sua. Basta farsi un giro in città: le persone rimangono a piedi, non hanno il servizio semplicemente perché i taxi non ci sono. Basta fare una cosa: aumentare quelle licenze, dare la possibilità che aumentino. Lei questo non lo vuole perché quella è una categoria alla quale lei tiene particolarmente, mentre immagina di differenziare sanzioni, penalizzando il noleggio con conducente; immagina un'identificazione di chi viene trasportato, che è differente e va anche a ledere il principio della privacy; immagina il ritorno in rimessa, cioè delle norme a dir poco assurde nei confronti di una categoria che dovrebbe - quella sì - chiamare il tribunale dei diritti umani. Sostanzialmente, lei sta mettendo in atto delle attività di carattere persecutorio nei confronti del noleggio con conducente.
Il problema vero non è per quale motivo lei ce l'ha particolarmente con la categoria degli NCC e vede così favorevolmente la categoria dei taxi. Il problema vero è che lei sta immobilizzando città importanti, tra cui Roma e Milano, a fronte di una politica trasportistica che non è degna di questo Paese. E, siccome lei - come le ho confermato e dimostrato - in questi anni ha governato attraverso i suoi uomini tantissimo questo Ministero, secondo me una domanda su quanto efficace siano state le sue politiche probabilmente se la dovrebbe porre. Di certo oggi non ha più alibi: lì ci siede lei, è lei il Ministro dei trasporti; Edoardo Rixi è il vice ministro dei trasporti, sempre della Lega; Roma è completamente nel caos, Milano molto spesso è nel caos. Si metta una mano alla coscienza: non dico di preferire o far prevalere l'interesse sugli NCC, ma almeno cerchi di aumentare qualche licenza per i taxi e di dare un minimo di giustizia a questa politica che - ripeto - nei confronti di una categoria ha dei tratti di vera e propria persecuzione. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Barbara Floridia ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01084 sulle criticità emerse nel progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, per tre minuti.
FLORIDIA Barbara (M5S). Signor Ministro, premetto che nel marzo del 2023 abbiamo preso atto del decreto-legge che sancisce la sua volontà di realizzare il Ponte sullo Stretto e attraverso il decreto è evidente che vuole farlo in fretta. Abbiamo visto che nella legge di bilancio ha stanziato 11 miliardi dei 14 probabilmente necessari, a nostro avviso ipotecando così un Ministero e addirittura chiedendo aiuto alle Regioni dal Fondo di sviluppo e coesione, le Regioni Sicilia e Calabria.
Signor Ministro, bisogna considerare che il progetto sembra ricalcare quello del 2011, quindi è un progetto vecchio; che nel progetto presentato non c'è un elaborato di stima economica, e quindi in realtà non sappiamo ancora quanto costerà la realizzazione del Ponte e, da ultimo, occorre considerare le 239 richieste di integrazione della commissione VIA-VAS. Signor Ministro - per usare un termine suo - sono non bruscolini, ma integrazioni importanti: per esempio, studio di impatto ambientale; studi sugli scenari sismici e di maremoto; elaborati di morfodinamica costiera; non ultimo, l'impatto di acque superficiali e sotterranee, perché il progetto, così come è scritto, rischia di lasciare Messina senz'acqua durante la realizzazione del Ponte.
Inoltre, anche il Ministero della cultura (quindi non il MoVimento 5 Stelle) chiede ulteriori integrazioni, perché prende atto che il progetto è vecchio e chiede integrazioni significative alla documentazione paesaggistica e archeologica (leggendo dal documento si evincono le parole «carente», «insoddisfacente», «non sufficientemente approfondita»).
Noi le chiediamo, signor Ministro, intanto se lei è a conoscenza, volendo realizzare il Ponte, un'opera mastodontica, che il progetto è vecchio, carente, approssimativo e sommario e, per questo, pericoloso.
Le chiediamo se è a conoscenza che, per realizzare bene un'opera, che lei dice verranno da tutto il mondo a vedere, è necessario dare il tempo dovuto a chi deve realizzare gli approfondimenti. Le chiediamo: non è forse opportuno rivedere o riconsiderare l'opera per il bene dei cittadini, anche perché andiamo a spendere risorse importanti dei cittadini? A noi, infatti, viene un dubbio. Tutta questa corsa è perché lei vuole realizzare un Ponte che però, con questo progetto, non starebbe in piedi? O sta correndo verso le elezioni europee? (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, io ringrazio anche a nome delle centinaia di ingegneri, di architetti e di geologi che negli anni hanno lavorato a questo progetto. Il Ponte non lo farà la politica; il Ponte lo faranno i migliori tecnici italiani, giapponesi, danesi, spagnoli e americani.
In base a quello che l'interrogante chiedeva, il documento prodotto dalla commissione VIA lo scorso 15 aprile rientra nelle attività ordinarie previste per qualsiasi progetto sottoposto a valutazione di impatto ambientale. Non rappresenta assolutamente una bocciatura del progetto. Anzi, il Ministero dell'ambiente ha comunicato la procedibilità dell'istanza di VIA, avanzando, giustamente, richiesta di integrazioni documentali istruttorie in linea con le procedure per opere assimilabili.
La bontà del progetto non viene messa in discussione: progetto, peraltro, approvato all'unanimità dal Comitato tecnico scientifico composto da alcuni dei docenti universitari delle migliori università italiane; né tantomeno può essere messo in discussione l'elevatissimo livello scientifico ingegneristico degli studi condotti.
Stiamo parlando di un progetto strategico che, insieme ai 30 miliardi per il miglioramento delle strade, autostrade e ferrovie in Sicilia e agli altrettanti in Calabria, darà lavoro, sviluppo e speranza a due delle terre col più alto tasso, ahimè, di disoccupazione giovanile dell'intera Europa.
Il progetto prevede un ponte sospeso a campata unica di 3.300 metri. Per un progetto di tale complessità, per il quale la società proponente, che ha confermato l'obiettivo di aprire i cantieri entro l'estate, ha inviato circa 10.000 elaborati, non può stupire che la commissione richieda approfondimenti di dettaglio. La richiesta di integrazioni nell'ambito della valutazione di impatto ambientale per progetti infrastrutturali è del tutto fisiologica. Per progetti di complessità tecnica e valore di investimento di molto inferiori rispetto al progetto del Ponte le richieste di integrazioni formulate dalla commissione VIA arrivano anche al centinaio.
Per quanto detto, il numero ed il contenuto delle osservazioni non desta preoccupazione ai tecnici che ho interpellato. La società Stretto di Messina ha comunicato che le integrazioni richieste saranno fornite entro i termini previsti, ovverosia trenta giorni. Aggiungo, inoltre, che lo scorso 16 aprile, quindi questa settimana, si è tenuta la prima riunione della Conferenza di servizi istruttoria. Alla riunione di insediamento hanno partecipato la società Stretto di Messina e rappresentanti dei Comuni dell'area, dell'Autorità portuale e delle amministrazioni coinvolte. Dopo la presentazione del progetto, è stata così avviata la fase istruttoria, che arriverà all'approvazione del progetto definitivo da parte del CIPESS.
Questi dati sono la dimostrazione che l'intero procedimento prosegue con l'opportuna celerità e con ogni attenzione possibile, nella consapevolezza che, insieme a tutte le altre opere che attendevano da anni di essere cantierate su strade, autostrade e ferrovie, in Sicilia e in Calabria, il Ponte sullo Stretto sarà un'opera utile, sicura e sostenibile. E questo non a vantaggio del ministro Salvini, che oggi c'è e domani chissà, ma per i milioni di siciliani, calabresi ed italiani che aspettano quest'opera da quasi cinquant'anni.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Patuanelli, per due minuti.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, in vent'anni da progettista ho progettato e diretto una sessantina di opere pubbliche. Posso assicurarle che le critiche e le osservazioni (più osservazioni che critiche) fatte nel contesto di analisi della valutazione d'impatto ambientale, sono osservazioni che non si vedono normalmente a progetti anche di caratura decisamente inferiore rispetto a questa, che è una imponentissima opera pubblica, di un valore economico rilevantissimo e anche di grande complessità tecnica. Gli ingegneri non faranno il Ponte. Gli ingegneri lo progettano: a realizzarlo sarà qualcun altro. La parte progettuale che oggi abbiamo davanti è una progettazione lacunosa, dove vengono richieste integrazioni su aspetti sismici che dovrebbero essere parte integrante ed immediata di un progetto serio.
D'altra parte, lei, nel 2016, diceva che non era convinto di fare un Ponte che, le dicevano, potrebbe crollare. Quindi, evidentemente anche da parte sua vi era qualche preoccupazione. La realtà, come ha detto bene la collega Barbara Floridia, è che lei vuole correre per arrivare, durante la campagna per le elezioni europee, ad ottenere in qualche modo qualche risultato. Ma è impensabile che quel cantiere parta quest'estate. Potranno partire, forse, l'accantieramento e le opere propedeutiche all'accantieramento. Ma questo non significa che partano i lavori per il progetto del Ponte. E viste le osservazioni della Commissione, credo che non sarà neanche questa estate.
Però, al netto della posizione nel merito dell'opera, io credo, in modo molto pragmatico, che sulle opere pubbliche non ci possa essere un "no" aprioristico e nemmeno un "sì" aprioristico; le opere pubbliche che servono vanno realizzate e bisogna trovare la scala di priorità. Noi riteniamo che la priorità di questo Paese in questo momento non sia fare il Ponte. Lei ha un'opinione diversa e la accettiamo; ma, se vuole portare avanti quell'opera, posto che prima ha detto che il Ponte crollava e adesso dice che il problema sono gli uccellini, che prima ha detto che ci sono 100.000 posti di lavoro e adesso dice che ce ne sono 50.000, poi 40.000, poi 30.000 (sta dicendo tutto e il contrario di tutto quotidianamente), se vuole realizzare quel Ponte, signor Ministro, la prego, non ne parli più, perché fa perdere di credibilità anche a una mera opera pubblica. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Minasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01081 sulle iniziative normative in materia edilizia, con particolare riguardo alla regolarizzazione delle piccole difformità, per tre minuti.
MINASI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, quelli della casa, dell'edilizia e dell'emergenza abitativa sono argomenti che hanno assunto nel tempo un'importanza significativa per il Paese. Moltissimi sono i cittadini che tentano da anni di porre rimedio a situazioni di leggera irregolarità del proprio immobile, spesso viziato da difformità edilizie lievi e non sostanziali, attendendo da troppo tempo risposte certe. Spesso si tratta di difformità sul proprio immobile di cui gli stessi proprietari sono incolpevoli, se non addirittura ignari, soprattutto per gli immobili edificati da altri soggetti magari prima degli anni '70. Si tratta di situazioni che non costituiscono un abuso edilizio, ma sono piuttosto lievi difformità che non creano problemi alla sicurezza o alla stabilità dell'immobile, né tantomeno impattano sull'ambiente circostante.
Tali difformità, che certamente potevano essere sanate all'epoca della realizzazione dell'immobile, non sono sanabili oggi, a causa della doppia conformità prevista dal vigente testo unico per l'edilizia, che appunto non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi casi. Questa situazione ovviamente comporta un consistente aggravio amministrativo a carico degli uffici delle amministrazioni comunali competenti, che, a causa della frammentarietà della disciplina di settore, non riescono a fornire risposte in tempi certi alle richieste di accertamento dello stato legittimo dell'immobile, limitandone quindi la commerciabilità e spesso condizionando anche l'esecuzione di interventi di semplice manutenzione ordinaria, di messa in sicurezza o di efficientamento energetico degli edifici.
Le chiedo quali iniziative intende adottare al fine di adeguare la normativa in materia edilizia alle attuali esigenze degli operatori del settore e di risolvere quindi il problema delle piccole difformità del patrimonio immobiliare, che non impattano sulla sicurezza dei cittadini, ma continuano invece a intasare l'attività degli uffici comunali, nonché a paralizzare il mercato immobiliare. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Minasi della Lega, che mi permette di dare risposta a questa Assemblea, ovviamente, e a chi è a casa nello stesso tempo, perché il tema casa e le difformità interne alle quattro mura domestiche riguardano - secondo una stima dell'Ordine degli ingegneri - ben più della metà delle case degli italiani. Il nostro obiettivo è salvare quelle case da una normativa frammentata (a differenza dell'Europa, che vorrebbe tassarle), andando a regolamentare tutto quello che c'è all'interno delle mura domestiche: la cameretta per il secondo figlio, l'antibagno, l'anticamera, il soppalco, la veranda, la finestra spostata di 20 centimetri rispetto alla piantina originaria di quant'anni prima.
Noi viviamo tutti in condomini o in abitazioni singole: case che hanno subito ristrutturazioni negli anni, a carico dei precedenti proprietari, del nonno, del genitore, dell'eredità. L'obiettivo di oggi, come abbiamo illustrato a tutti gli operatori, dopo numerose riunioni sul piano casa, è di arrivare entro la fine di maggio all'esame di quest'Aula del Parlamento con alcune modifiche che riguardano - ripeto - non gli abusi esterni, ma tutto quello che c'è all'interno delle quattro mura: difformità formali legate alle incertezze interpretative, che per tanti immobili bloccano la possibilità di vendere o comprare casa; difformità edilizie interne alle case, ovvero quelle modifiche derivanti da manutenzione ordinaria o straordinaria, che attengono alla disciplina delle tolleranze costruttive, di cui aumenteremo la percentuale; difformità che potevano essere sanate all'epoca di realizzazione, ma non più sanabili oggi, a causa della disciplina della doppia conformità.
Stiamo inoltre intervenendo sulla possibilità di ampliare i cambi di destinazione d'uso per rendere più agevoli le variazioni di utilizzo di una unità immobiliare o di un immobile. Tutto questo per liberare gli uffici comunali da milioni di pratiche, per incassare quello che i cittadini vogliono poter pagare, pur di tornare totalmente padroni del loro bene.
Si tratta nel complesso, quindi, non di un condono per chi ha costruito la villa in riva al mare, lungo il fiume, in aree protette architettonicamente o idrogeologicamente pericolose - se uno ha la cameretta per il secondo figlio ereditata dal nonno o dal genitore, penso sia più utile che paghi al Comune una quantità di denaro per poter tornare tranquillamente in possesso della propria abitazione - con l'obiettivo finale di diminuire il costo degli affitti. Infatti, se si riportano sul mercato milioni di immobili che oggi sono bloccati, si fa un buon servizio alla pubblica amministrazione e si arriva ad abbassare il costo degli affitti, soprattutto nelle grandi città.
L'impegno entro maggio è che questo lavoro che stiamo portando avanti da un anno e mezzo - unico Governo che se n'è fatto carico - diventi realtà. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Minasi, per due minuti.
MINASI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, la ringrazio per la sua puntuale risposta. Sappiamo quanto questo tema relativo al patrimonio immobiliare sia importantissimo per il nostro Paese, perché l'Italia ha un immenso patrimonio immobiliare di proprietà dei cittadini, il cui valore nel 2022 ammontava a 5 miliardi di euro, che sono quasi tre volte il nostro PIL. Oggi il 70 per cento delle famiglie vive in una casa di proprietà e si trova spesso ad affrontare questi problemi che le normative attuali e la burocrazia non aiutano a risolvere. Si tratta di piccoli problemi - come lei, signor Ministro, ha detto - che non costituiscono abusi edilizi, ma hanno pesanti conseguenze se non permettiamo di regolarizzare sulla commerciabilità dell'immobile, sulla loro fruibilità e anche sugli uffici amministrativi.
Signor Ministro, crediamo che la sua politica di sburocratizzazione e velocizzazione delle procedure sia senz'altro la soluzione da seguire. Ciò significa dare fiato all'edilizia, al settore immobiliare e aiutare le famiglie anche ad alleggerirsi da pensieri ed ansie legate a queste irregolarità. Significa altresì rendere più fruibile il mercato immobiliare, sempre nel rispetto massimo della sicurezza e della legalità, che sono contrastate dall'opposizione unicamente sulla base di pregiudizi ideologici che certamente non sono nell'interesse della collettività.
La ringrazio ancora per il suo impegno e per il lavoro condotto peraltro sulla base dell'ascolto degli operatori di settore e quindi certamente centrato sulle migliori soluzioni possibili. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Sigismondi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01083 sulle prospettive in materia di transizione ecologica nel settore dei trasporti, per tre minuti.
SIGISMONDI (FdI). Signor Ministro, dall'11 al 13 aprile si è tenuto a Milano, nella sede di Palazzo Reale, la riunione dei Ministri del G7 trasporti presieduta dall'Italia, cui hanno partecipato, oltre all'Unione europea rappresentata dalla Commissaria ai trasporti, le delegazioni dei Ministeri di infrastrutture e trasporti di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Il vertice che si è tenuto nel capoluogo lombardo è stato anche l'occasione per chiarire e comprendere le modalità con cui le Nazioni del G7, alla luce della crescente instabilità globale, intendono affrontare le sfide del futuro della mobilità.
Segnatamente, l'attenzione è stata posta sull'esigenza di rafforzare i sistemi di trasporto in caso di eventi estremi e imprevisti, come ad esempio le crescenti tensioni geopolitiche, il cambiamento climatico o gli attacchi informatici, creando e rafforzando strumenti di coordinamento e cooperazione a livello del G7. Tra i temi affrontati, l'adeguamento del settore dell'automotive alle criticità ambientali è stato oggetto di un profondo e prolungato confronto tra i partecipanti, culminato nell'unanime consapevolezza di non poter considerare come unica soluzione al problema la trasformazione in elettrico degli attuali veicoli a motore, pubblici e privati, ritenendo, per contro, necessario concentrarsi sullo sviluppo di biocarburanti capaci di salvare le filiere del motore endotermico.
Con la presente interrogazione si chiede di sapere quali iniziative intenda porre in essere, in seguito a quanto emerso dal G7 dei Ministri dei trasporti, per conseguire il passaggio da una transizione ambientale semplicemente ideologica ad una pragmatica ed economicamente sostenibile.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti e vice presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, nel ringraziare il collega Sigismondi, sottolineo di essere orgoglioso che grazie a questo Governo Milano e l'Italia siano state per tre giorni all'attenzione del mondo in merito alle politiche di trasporto per una transizione ecologica e non ideologica, che non passi dal "tutto subito, solo elettrico", che sarebbe solo un enorme regalo alla Cina. Rischiamo di passare dalla dipendenza dal gas russo a quella dall'elettrico cinese: dobbiamo superare questa follia, che non ha alcun senso ambientale ed economico.
La dichiarazione finale, approvata da tutti i Ministri del G7, peraltro parla proprio di neutralità tecnologica, quindi superando l'ideologia imposta dai Timmermans e dalla sinistra al Parlamento europeo e in Commissione europea. È un testo che getta le basi per un G7 che guarda al futuro con serenità e con pragmatismo: abbiamo parlato anche dei pirati del Mar Rosso e l'obiettivo è quello di creare strumenti di coordinamento e cooperazione a livello di G7 che siano in grado di aumentare il livello di preparazione in risposta alle crisi e agli shock internazionali.
Ovviamente, il mio auspicio - su cui lavoreremo come Governo e come comunità - è un periodo di pace, che occorre per ricostruire una rete infrastrutturale (penso all'Ucraina): ricostruire con guerre in corso è infatti assolutamente complicato, quindi mi auguro che tutti coloro che hanno responsabilità di governo tornino a costruire ipotesi e percorsi di pace e non preparino nuove guerre.
Evidenzio tre elementi cruciali nella conclusione del G7, cui lei ha accennato: la neutralità tecnologica, come dicevo; l'elettrico, ma non solo, insieme a biocarburanti e carburanti sintetici (nella cui produzione l'Italia è all'avanguardia, grazie alle nostre imprese agricole, mentre mettere fuori norma e fuori mercato dal 2035 le auto o le moto a diesel e benzina è una follia priva di qualsiasi senso); il ruolo centrale dell'industria, che va coinvolta nella transizione; l'importanza di seguire un approccio globale, anche in settori come anche quello marittimo e dell'aviazione, perché la decarbonizzazione non può essere pagata esclusivamente dalle imprese e dai cittadini.
Come ha detto il ministro Giorgetti, chi paga? Non si può imporre una nuova tassa sulla casa e il cambio della macchina; poi in alcune città - permettetemelo, da milanese - vietare l'ingresso ad alcune migliaia di motociclisti è assolutamente un controsenso: ringrazio infatti chi usa le due ruote, perché contribuisce a snellire il traffico e inquinare di meno.
In sostanza, finalmente questo G7, partendo da Milano e dall'Italia, con politiche di buon senso e non ideologiche, pensa a un futuro e a un ambiente più puliti e alla decarbonizzazione. Il mio obiettivo, però, da vice presidente del Consiglio e avere un'Italia sicuramente più green, ma non totalmente disoccupata, perché sarebbe il fallimento. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Sigismondi, per due minuti.
SIGISMONDI (FdI). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta perché, oltre a evidenziare le risultanze del G7, sottolinea una posizione ben chiara da parte del Governo: quella di perseguire la transizione energetica, ma riuscire nel contempo a tutelare le filiere economiche. Questo è un risultato importante, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nel settore dei biocarburanti, che potrebbero portare proprio alla neutralità tecnologica, capace di tutelare l'ambiente, ma contestualmente senza ripercussioni economiche e anche occupazionali.
Crediamo in uno sviluppo sostenibile, in grado di trovare un nuovo equilibrio tra natura e uomo. La sostenibilità non può ridursi a una mera dichiarazione di intenti. Per questo c'è la necessità di affiancare alla sostenibilità ambientale anche quella economica, come lei ha ricordato quest'oggi in Aula. La sfida che ci attende nel futuro è proprio quella di far coesistere la salvaguardia dell'ambiente e la tutela della salute pubblica con l'esigenza della società di innovarsi e del tessuto economico di continuare a investire e creare occupazione nella nostra Nazione.
Per questo sono soddisfatto della risposta. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Damiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01080 sulle misure di valorizzazione del settore dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, per tre minuti.
DAMIANI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, colleghi senatori, ministro Bernini, ben venticinque anni fa la legge n. 508 del 1999 ha previsto la trasformazione delle accademie e dei conservatori in istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Da allora doveva partire un progetto di norme e di regolamenti per rendere organico il sistema. Alcune cose sono state fatte in questi venticinque anni, alcuni regolamenti sono stati adottati; il sistema è ancora molto disomogeneo, non è assolutamente organizzato ma molto frammentato.
La legge n. 508 prevedeva anche che queste istituzioni fossero equiparate alle università, ed è un'altra delle questioni rimaste nel limbo. Le criticità che sono oggi ancora in essere sono le seguenti: il sistema di reclutamento del personale, le modalità di accreditamento dei dottorati di ricerca e la valorizzazione delle docenze, proprio per rendere Alta formazione agli studenti. Il mondo delle accademie e dei conservatori rivendica da tempo anche la denominazione dei titoli - di laurea e non di diploma - così come accade in tanti altri Paesi europei. Inoltre, oggi si parla tanto anche della mancanza di autonomia delle istituzioni AFAM, perché i titoli che vengono rilasciati possono essere equiparati a titoli universitari, per cui manca lo status giuridico dei docenti. Anche l'autonomia ordinamentale dell'istituzione è una priorità molto importante. Bisogna trovare soluzioni che rappresentino un investimento sul futuro perché queste sono istituzioni che per il nostro Paese, per la nostra cultura, rappresentano un investimento per il futuro.
Alla luce di tutto questo, le chiedo, Ministro, se nelle linee guida politiche del Ministero da lei egregiamente diretto ci sono iniziative in merito, in programma ma anche già attuate in questo anno e mezzo di Governo. Quali sono le linee di indirizzo in merito a questo argomento molto importante per la cultura del nostro Paese? (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dell'università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
BERNINI, ministro dell'università e della ricerca. Senatore Damiani, per l'Alta formazione artistica, musicale e coreutica - detta AFAM - siamo riusciti a portare a compimento misure che - come lei ha giustamente ricordato - erano attese da molti anni, certamente almeno venticinque. E per questo ringrazio lei e con lei tutto il Gruppo Forza Italia, il capogruppo, presidente Gasparri, che vedo presente in Aula, perché mi offre l'occasione di riferire al Parlamento intero sul lavoro che stiamo facendo per un settore che - come ha detto giustamente lei - rappresenta un grande investimento sul futuro del nostro Paese; un elemento di grande innovazione e non solo di migliore tradizione artistica e culturale, ma anche di grande innovazione e di grande prospettiva futura. Certamente è una finestra sul mondo delle bellezze presenti e future del nostro Paese.
Dalla mia presa di servizio, l'Alta formazione artistica è stata una priorità non solo a parole e quanto fatto direi ne è una dimostrazione palmare. Martedì scorso - per ricordare le ultime determinazioni acquisite in questo ambito - abbiamo approvato in Consiglio dei ministri il regolamento sul reclutamento del personale docente, quello a cui faceva riferimento, per dare un inquadramento, uno status con carattere di definitività al personale docente e tecnico-amministrativo degli istituti AFAM. Unitamente a quello sul personale docente e tecnico-amministrativo, abbiamo anche approvato il regolamento sugli ordinamenti didattici.
Per quanto riguarda il reclutamento, mettiamo le basi per la costruzione di un sistema omogeneo, in grado di assicurare una più alta qualificazione professionale, introducendo l'abilitazione artistica nazionale, similmente a quanto già avviene come Alta formazione per il sistema universitario; un ulteriore passo verso quella equiparazione dei due sistemi, non formale ma sostanziale così significativamente e direi senza interruzioni invocata dalla categoria.
Con la riforma degli ordinamenti didattici rendiamo l'insegnamento più flessibile e interdisciplinare, ma anche più specialistico, ampio, innovativo. Finalmente diamo vita alla figura del ricercatore AFAM, una novità estremamente importante nel segno dell'autonomia di istituzioni che da sempre fanno ricerca, ma che ora viene finalmente e giustamente riconosciuta. Sono misure nelle quali crediamo moltissimo e che abbiamo fortemente voluto, ma che non esauriscono il nostro lavoro. Stiamo già ultimando altri due regolamenti, uno sulla programmazione e valutazione della qualità della ricerca e un altro sulla governance. Sono azioni, non annunci, che dimostrano quanto per noi l'alta formazione artistica, musicale e coreutica sia strategica, un elemento portante del nostro sistema di infrastrutture creative, perché queste sono infrastrutture immateriali che il mondo ci richiede e verso cui il mondo viene, ma anche un veicolo culturale e identitario, capace di intercettare il desiderio, diffuso ovunque, di avvicinarsi al nostro Paese e alla nostra cultura. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Damiani, per due minuti.
DAMIANI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, che ho trovato soddisfacente, ma non avevo dubbi, anche perché c'ero e avevamo avuto in passato delle interlocuzioni anche per quanto riguarda la mia Regione, la Puglia, molto interessata da queste istituzioni. Rispetto alle criticità che ho elencato nel primo intervento e nella domanda mi dichiaro, quindi, soddisfatto perché mi rendo conto che già sul reclutamento del personale sono stati adottati dei regolamenti e quindi abbiamo già superato questa criticità, come anche con tutta la riforma organica cambia la didattica, che diventa più flessibile e interdisciplinare e quindi si garantisce un'offerta migliore anche agli studenti, un'altra criticità che già in un anno e mezzo è stata superata; e ancora nel segno dell'innovazione, finalmente si definisce la figura del ricercatore AFAM. Abbiamo quindi rimosso, già in questo primo scorcio di legislatura e di Governo, numerose criticità che da vent'anni aspettavano delle risposte. Ricordo anche, perché abbiamo esaminato qui la manovra finanziaria, di cui sono stato anche relatore, i 200 milioni da investire sul patrimonio immobiliare di queste istituzioni.
Ringrazio il Ministro per la risposta e la invito a continuare ad investire su queste istituzioni, perché sono il fiore all'occhiello del nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice D'Elia ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01082 sul processo di valutazione qualitativa delle università telematiche, per tre minuti.
D'ELIA (PD-IDP). Signora Ministra, pensiamo che la questione che le poniamo sia davvero importante per il sistema universitario nella sua totalità. Ho letto che già solo per aver espresso qualche preoccupazione e qualche dubbio si parla di guerra alle università telematiche. Noi pensiamo che invece sia davvero un fenomeno a cui guardare con grande attenzione. C'è un vero e proprio boom delle iscrizioni alle università telematiche: siamo passati da 44.977 iscrizioni nel 2011 a 186.536 nel 2021 e nel 2023, solo due anni dopo, sono diventate 236.245. In dieci anni, c'è stato quindi un aumento del 293,9 per cento. Cambia anche l'età delle persone che si iscrivono alle università telematiche: sempre di più sono giovanissimi, che hanno meno di ventitré anni, quindi si scrivono direttamente dalla maturità. Sempre meno le università telematiche rispondono ai bisogni degli studenti universitari o al recupero di anni per persone che avevano magari lasciato gli studi.
Tutto questo avviene in università che hanno un personale di ruolo ridotto, un rapporto docenti-studenti molto inferiore a quello esistente nelle università tradizionali, talvolta una totale assenza di strutture di ricerca, cose che pregiudicano la possibilità di seguire anche l'attività formativa in modo corretto e c'è un tema serissimo di accreditamento, di standard qualitativi, in materia di autovalutazione, di valutazione, di accreditamento iniziale e periodico, delle sedi e dei corsi di studio e questo ce lo dicono i dati. Quello che le chiediamo è come viene fatto il monitoraggio dell'adeguamento di queste università agli standard richiesti dal decreto del 2023.
Teniamo presente che c'erano anche forze politiche che hanno provato a rimandare ulteriormente questo adeguamento e ci risulta che la gran parte degli esami avvengono online, mentre non sarebbe possibile per le università telematiche fare questo, secondo la legge del 2003 che le disciplina. Soprattutto, le chiedo, signor Ministro su quali norme state ragionando al fine di assicurare una più rigorosa ed efficacia regolamentazione di questo sistema. (Applausi).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'università e della ricerca, senatrice Bernini, risponde all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
BERNINI, ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, ringrazio la senatrice d'Elia e il Gruppo parlamentare del Partito Democratico, perché questo tema è - lo ha ricordato e ha ragione - molto importante. È un tema su cui ci stiamo misurando molto. Faccio una premessa alle risposte che poi le darò: è un tema talmente importante che avverto molto la ristrettezza dei tempi di un question time, però mi riservo di parlarne più approfonditamente magari in altra sede, sempre però da condividere in ambito parlamentare.
Le università telematiche sono una realtà: sono undici e offrono percorsi formativi sia interamente a distanza, sia parzialmente a distanza. Sono atenei che costituiscono un tassello ormai definito. Lei ha ricordato l'aumento esponenziale di tali università. Questo ci dice due cose: primo che esistono; secondo che intercettano un bisogno che anche le università tradizionali devono considerare, perché evidentemente questo bisogno esiste. Ci sono studenti fuorisede, ci sono studenti non residenziali, ci sono studenti lavoratori, ci sono studenti con malattie inabilitanti o con non autosufficienza che hanno bisogno di una didattica anche - sottolineo - a distanza.
Il Covid ci ha aiutato a fare un passo in avanti sia nelle comunicazioni, sia nella didattica, nella qualità dell'offerta formativa. Le università in presenza hanno organizzato iniziative di didattica a distanza; alcune stanno proseguendo, altre no. Questo significa che prima di tutto le università telematiche non sono un pezzo di mondo universitario che si muove in un far west di assenza di regole e controlli. I percorsi di studio delle università telematiche sono decisamente controllati e accreditati dal Ministero che mi onoro di rappresentare e soprattutto soggetti, come le altre università, come le università in presenza, alla valutazione dell'ANVUR, che è l'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca.
Ha citato alcune disposizioni, alcune di normazione secondaria che hanno ridisciplinato i meccanismi di autovalutazione, valutazione e accreditamento iniziale periodico delle università telematiche. Questo è il senso: le università in presenza e le università telematiche devono avere la stessa modalità di regolamentazione, tenendo conto delle specifiche di contesto. La didattica in presenza non è come la didattica a distanza (purtroppo sto già consumando il mio tempo, me ne scuso perché avrei ancora molte cose da dire), però vorrei ricordare una cosa importante: proprio per questo motivo abbiamo fortemente voluto e creato, presso il Ministero dell'università e della ricerca, un tavolo di lavoro che ricomprende le università telematiche la Presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, il Consiglio universitario nazionale e l'ANVUR, in cui stiamo dando regole comuni a tutte le università in modo da fare l'unica cosa che il Ministero deve assolutamente fare: garantire la qualità dell'offerta formativa a tutti, per tutti, con ogni modalità di erogazione dell'offerta didattica.
Il Ministero dell'università non è l'Antitrust, non deve regolare i rapporti tra università telematiche o tra università telematiche e università in presenza; deve fare una cosa fondamentale, che è quella che ci impegniamo a fare con tutte le nostre forze: garantire, a vantaggio delle studentesse e degli studenti, la qualità dell'offerta formativa. Gli esiti di questo tavolo - a questo saranno mirati - ricomprenderanno sia le università in presenza, sia le università a distanza, calcolando che il modello verso cui stiamo andando è un modello blended (misto), dove, per esigenze che evidentemente si manifestano per i numeri che lei ha giustamente evidenziato, anche le università in presenza devono dare risposta a questo ambito di richiesta.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice D'Elia, per due minuti.
D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio la Ministra per la risposta. Sicuramente ci saranno altre occasioni e torneremo sull'argomento, ma non posso dirmi soddisfatta, perché è vero che si intercettano bisogni, ma il tema è anche questo.
Noi non vorremmo che, in assenza di un welfare studentesco forte e di questioni di diritto allo studio non risolte in questo Paese, su cui stiamo discutendo, che riguardano anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza, gli alloggi e le residenze, la scorciatoia sia quella di affidare gli studenti che hanno meno risorse a un livello qualitativo più basso.
Essere uno studente fuori sede costa tra i 700 e i 1.000 euro al mese ad una famiglia, come dice la fondazione Einaudi. Oppure la scorciatoia sarebbe di affidarli, non per scelta, ad una università a distanza; e dico non per scelta, perché noi sappiamo che la presenza, la condivisione, lo stare nell'università è anche un'esperienza importantissima di formazione.
Ancora, nelle dovute differenze, noi abbiamo bisogno che le regole siano veramente applicate. Sono emerse troppe criticità riguardanti le università telematiche. Citavo il caso degli esami, che andrebbero fatti comunque sempre in presenza. Queste università sono diventate società di capitali, sono state acquistate da fondi di investimenti stranieri. C'è un tema riguardante il profitto, che può confliggere con la qualità della didattica, e su questo noi dobbiamo assolutamente vigilare. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
ALOISIO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALOISIO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, per l'ennesima volta, sono ancora in quest'Aula a parlare di autonomia differenziata, e lo faccio perché dal ministro Calderoli a tutti i quesiti posti non è seguita una parola. Mi chiedo se non sia una strategia. No: non sa cosa dire ed egli stesso è consapevole dello scippo che le ricche Regioni del Nord stanno attuando a danno delle Regioni del Sud.
Aggiungo - e sarò brutale - che l'autonomia differenziata è lo strumento inventato dalle Regioni più ricche del Paese per tentare di tenersi quasi interamente l'importo delle tasse che spettano all'Italia intera. La cosa grave è che il Governo ha depennato dai fondi del PNRR sedici miliardi di risorse destinate al Sud e nell'ultima legge di bilancio ha sottratto ai Comuni fragili diversi miliardi dal Fondo di solidarietà comunale. Inoltre, ha sforbiciato quattro miliardi dal Fondo perequativo infrastrutturale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi giorni ho avuto un lungo confronto con il professor Massimo Villone, docente emerito di diritto costituzionale della università "Federico II" di Napoli, il quale ha evidenziato due disposizioni. Ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del testo in esame alla Camera (Atto Camera 1665), al fine di tutelare l'unità giuridica o economica, il Presidente del Consiglio dei ministri può limitare l'oggetto del negoziato ad alcune materie. Inoltre, come disciplinato dall'articolo 11, comma 1, gli atti di iniziativa delle Regioni già presentati al Governo sono esaminati secondo quanto previsto dalle pertinenti disposizioni della presente legge. Ciò significa che potrebbero essere riprese le carte già preparate tra il 2018 e il 2019 con le tre Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Alla luce di queste due disposizioni e a seguito del colloquio col professor Villone, ho redatto un'interrogazione in cui chiedo al Governo: di conoscere i limiti richiamati dall'articolo 2, comma 2, che si intendono porre al negoziato con le Regioni per la tutela dell'unità giuridica ed economica e delle politiche prioritarie per il Paese; di conoscere l'orientamento verso possibili iniziative di coordinamento tra Regioni in chiave di macroregione; di conoscere quali e quante, delle 184 e più funzioni richiamate nelle intese già presentate al Governo, siano in concreto immediatamente trasferibili.
Infine, signor Presidente, onorevoli colleghi, come saggiamente rimarcato dal professor Villone, al fine di tutelare l'unità del Paese, a seguito dell'approvazione di ulteriori forme di autonomia le Regioni meridionali hanno il dovere civico e politico di depositare presso la Corte costituzionale un ricorso avverso la legge Calderoli.
Io sono impegnata, con tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle, a sollecitare i Presidenti delle Regioni meridionali ad agire presso la Corte il giorno dopo l'approvazione di questa legge. Solo così sarà possibile sperare ancora in un Paese unito e coeso, come dettato dalla normativa europea, all'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e dalla nostra Carta costituzionale. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 23 aprile 2024
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 23 aprile, alle ore 13,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 15,58).
Allegato A
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sul rafforzamento del trasporto pubblico non di linea tramite il noleggio con conducente
(3-01079) (17 aprile 2024)
Paita, Fregolent, Enrico Borghi. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
l'approssimarsi della stagione estiva si è rivelato sufficiente per gettare nuovamente le principali città e mete turistiche italiane nel caos per quanto attiene al servizio di taxi;
come avvenuto nel 2023, sui social network si sono nuovamente diffuse le proteste degli utenti per la carenza di taxi, insieme alle immagini dei posteggi con file di persone lunghe decine di metri, che aspettano (spesso esposte alle intemperie o, la notte, ad aggressioni anche solo verbali) di fruire di un servizio pubblico in teoria predisposto unicamente nell'interesse della collettività, a favore della viabilità e delle esigenze di vita dei cittadini;
le declamate misure adottate dal Governo per aumentare le licenze dei taxi non hanno migliorato in alcun modo il servizio di trasporto non di linea: attese infinite, corse cancellate o rifiutate, perché considerate poco remunerative, sono all'ordine del giorno in tutte le grandi città, con un danno economico e d'immagine per la collettività, stigmatizzato persino dalla stessa Ministra del turismo;
in questo contesto, anziché rafforzare l'offerta del trasporto pubblico non di linea incentivando almeno il noleggio con conducente (NCC), il Governo sembra intenzionato a penalizzare la categoria, ad esclusivo vantaggio del servizio taxi e della condizione di monopolio incontrastato di cui esso gode da sempre, anche e a dispetto dei ripetuti moniti mossi dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, che ha evidenziato il carattere anticoncorrenziale e ingiustificato della normativa italiana in materia;
sono circa 30.000 le imprese di NCC che rischiano di vedere i propri investimenti, le proprie aspettative e il proprio lavoro pregiudicati dalla scelta del Governo di introdurre ulteriori vincoli, penalizzazioni ed espedienti burocratici, che altro obiettivo non hanno se non quello di scoraggiare il servizio di NCC a vantaggio del servizio taxi;
la previsione di qualsiasi limite orario tra una corsa e l'altra, l'aggravamento del carico burocratico anche per mezzo del foglio di servizio elettronico, inutili obblighi di comunicazione sulle corse, l'introduzione di qualsiasi forma di intermediazione tra domanda e offerta sono solo alcune delle misure al vaglio del Ministro in indirizzo, che rischiano di pregiudicare la vita del settore (che già patisce una normativa discriminatoria, soprattutto sul piano sanzionatorio) e peggiorare ulteriormente la crescente domanda di mobilità dei cittadini,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda rafforzare l'offerta del servizio di trasporto pubblico non di linea degli NCC attraverso l'eliminazione di qualsiasi profilo sanzionatorio discriminatorio e abnorme, ma soprattutto mediante l'esclusione di oneri burocratici e di tempi di attesa obbligati tra una corsa e l'altra.
Interrogazione sulle criticità emerse nel progetto del Ponte sullo Stretto di Messina
(3-01084) (17 aprile 2024)
Patuanelli, Barbara Floridia, Nave, Lopreiato, Bevilacqua, Damante, Lorefice, Marton. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
con il decreto-legge n. 35 del 2023, recante "Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria", è stata ripristinata la società Stretto di Messina S.p.A. nonché la concessione affidata alla medesima e sono state riavviate le attività di programmazione e progettazione dell'opera;
il decreto-legge prevede la redazione di un nuovo piano economico-finanziario della concessione, nel quale devono essere, in particolare, individuati il costo complessivo dell'opera, con evidenza delle singole voci di spesa che lo compongono, comprensivo degli eventuali oneri finanziari che si prevede di sostenere per la realizzazione e gestione dell'opera, oltre alla copertura finanziaria dell'investimento;
l'art. 1, comma 272, della legge n. 213 del 2023 prevede l'approvazione da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) entro l'anno 2024 del progetto definitivo del ponte sullo stretto di Messina, e autorizza, a tal fine, la spesa complessiva di 11,63 miliardi di euro per il periodo 2024-2032 e prevede che, con apposite delibere CIPESS, sia attestata la sussistenza di eventuali ulteriori risorse e ridotta corrispondentemente la predetta autorizzazione di spesa;
a fronte del costo complessivo stimato dell'opera pari ad almeno 14,6 miliardi di euro, sono dunque stati stanziati complessivamente 11 miliardi e 630 milioni di euro, di cui 2,3 miliardi sottratti dal fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, in ragione di 718 milioni di euro da imputarsi alle amministrazioni centrali e 1.600 milioni di euro imputati alla Regione Siciliana e alla Regione Calabria;
considerato che:
con nota prot. n. 70949 del 16 aprile 2024 la commissione VIA-VAS del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha ritenuto che il progetto presentato dalla società Stretto di Messina S.p.A. vada integrato, in quanto sarebbe mancante di informazioni importanti tali da richiedere: un nuovo studio di impatto ambientale, l'aggiornamento degli elaborati recenti e non pregressi, mancherebbero gli studi sugli scenari sismici e di maremoto nonché quelli relativi alla qualità dell'aria, alla morfo-dinamica costiera, all'impatto sulle acque superficiali e sotterranee e sul paesaggio, sulla flora e fauna;
la società Stretto di Messina può fornire entro 30 giorni le integrazioni richieste dalla commissione VIA-VAS o chiedere la sospensione dei termini;
evidenziato che:
sono state numerose le contestazioni sulla fattibilità dell'opera, avanzate da illustri docenti universitari nonché dalle maggiori associazioni ambientaliste del Paese e dei cittadini appartenenti a diversi comitati locali che hanno inviato, lo scorso 11 aprile, documenti di contestazione e controdeduzioni alla commissione VIA-VAS;
come emerge dalla relazione di accompagnamento alle osservazioni maturate in Commissione Territorio relativamente al progetto definitivo per il "collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria" redatto dal settore lavori pubblici della città di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), la realizzazione dell'opera comporterebbe delle conseguenze importanti per l'erosione costiera;
considerato, altresì, che la società Stretto di Messina può richiedere la sospensione dei termini per la trasmissione della documentazione richiesta con integrazioni da parte della commissione VIA-VAS,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno riconsiderare integralmente il progetto del ponte sullo stretto di Messina alla luce delle problematiche esposte;
se non intenda, nell'ambito delle proprie competenze, sollecitare la società Stretto di Messina S.p.A. ad avvalersi della sospensione dei termini per consentirle di procedere adeguatamente alle molteplici integrazioni suddette.
Interrogazione sulle iniziative normative in materia edilizia, con particolare riguardo alla regolarizzazione delle piccole difformità
(3-01081) (17 aprile 2024)
Minasi, Romeo. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
i temi della casa, dell'edilizia e dell'emergenza abitativa sono argomenti molto ampi e articolati, che hanno assunto nel tempo un'importanza significativa per il Paese;
moltissimi sono i cittadini che tentano da anni di porre rimedio a situazioni di leggere irregolarità affrontando procedimenti edilizi intesi a modificare opere esistenti o a garantire lo stato legittimo del proprio immobile, spesso viziato da difformità edilizie lievi e non sostanziali, attendendo da troppo tempo risposte certe;
molto spesso si tratta di difformità sul proprio immobile di cui gli stessi proprietari sono incolpevoli se non addirittura ignari, soprattutto per immobili edificati da altri soggetti, magari prima degli anni '70, assentiti in presenza di tecniche ormai obsolete;
il più delle volte non si tratta di situazioni che costituiscono un vero e proprio abuso edilizio, bensì, piuttosto, di lievi difformità esecutive o realizzative, che non creano problemi alla sicurezza e alla stabilità dell'immobile, né tantomeno impatti sull'ambiente circostante;
non sono rari i casi in cui in passato, ad opera finita, è stata dichiarata dal Comune l'abitabilità o l'agibilità del bene, pur nella consapevolezza della presenza di lievi difformità dal progetto approvato, ritenute, all'epoca, non lesive dell'interesse pubblico e prive di sostanza in ordine alla legalità e al rispetto della pianificazione;
tali difformità, che potevano essere sanate all'epoca della realizzazione dell'intervento, non sono sanabili oggi a causa della disciplina della "doppia conformità" prevista dal vigente testo unico per l'edilizia del 2001 (di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001) che, richiedendo la conformità alla disciplina edilizia vigente sia al momento della realizzazione dell'intervento sia al momento della richiesta del titolo di accertamento, non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi casi;
tale situazione comporta inoltre un consistente aggravio amministrativo a carico degli uffici delle amministrazioni comunali competenti che, a causa della frammentarietà della disciplina di settore, non riescono a fornire risposte in tempi certi alle richieste di accertamento dello stato legittimo dell'immobile, limitandone la commerciabilità, con ripercussioni severe su tutti gli operatori economici coinvolti, e condizionando spesso anche l'esecuzione di interventi di manutenzione ordinaria, di messa in sicurezza e di efficientamento energetico degli edifici;
nel corso di una serie di riunioni, l'ultima delle quali tenutasi il 4 aprile 2024 presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a cui, alla presenza del Ministro in indirizzo, hanno partecipato rappresentanti di istituzioni, amministrazioni territoriali, associazioni, enti, ordini professionali e fondazioni del settore edilizio, è emersa l'esigenza, espressa dell'intero comparto, di un intervento sulle piccole difformità o irregolarità strutturali che interessano, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, quasi l'80 per cento del patrimonio immobiliare italiano,
si chiede di sapere se e quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare, al fine di adeguare la normativa in materia edilizia alle attuali esigenze degli operatori del settore e risolvere il problema delle piccole difformità del patrimonio immobiliare, che non impattano sulla sicurezza dei cittadini e continuano invece ad intasare l'attività degli uffici comunali, nonché a paralizzare il mercato immobiliare.
Interrogazione sulle prospettive in materia di transizione ecologica nel settore dei trasporti
(3-01083) (17 aprile 2024)
Sigismondi, Malan, De Priamo, Farolfi, Petrucci, Rosa, Tubetti. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
dall'11 al 13 aprile 2024 si è tenuta a Milano, nella sede di palazzo Reale, la riunione dei Ministri del G7 Trasporti, presieduta dall'Italia, cui hanno partecipato, oltre all'Unione europea rappresentata dalla commissaria ai trasporti, le delegazioni dei Ministeri di infrastrutture e trasporti di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America;
il vertice che si è tenuto nel capoluogo lombardo è stato l'occasione per chiarire e comprendere le modalità con cui le nazioni del G7, alla luce della crescente instabilità globale, intendono affrontare le sfide del futuro della mobilità;
segnatamente, l'attenzione è stata posta sull'esigenza di rafforzare i sistemi di trasporto in caso di eventi estremi e imprevisti, come ad esempio le crescenti tensioni geopolitiche, il cambiamento climatico o gli attacchi informatici, creando e rafforzando strumenti di coordinamento e cooperazione a livello G7;
considerato che, tra i temi affrontati, l'adeguamento del settore dell'automotive alle criticità ambientali è stato oggetto di un profondo e prolungato confronto tra i partecipanti, culminato nell'unanime consapevolezza di non poter considerare, come unica soluzione al problema, la trasformazione in elettrico degli attuali veicoli a motore pubblici e privati, ritenendo, per contro, necessario concentrarsi sullo sviluppo di biocarburanti capaci di salvare le filiere del motore endotermico,
si chiede di sapere quali iniziative, in seguito a quanto emerso dalla riunione dei ministri del G7 Trasporti, il Ministro in indirizzo intenda porre in essere per conseguire il passaggio, nei settori di sua competenza, da una transizione ambientale semplicemente ideologica ad una pragmatica ed economicamente sostenibile.
Interrogazione sulle misure di valorizzazione del settore dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica
(3-01080) (17 aprile 2024)
Gasparri, Damiani, De Rosa, Fazzone, Galliani, Lotito, Occhiuto, Paroli, Ronzulli, Rosso, Silvestro, Ternullo, Zanettin. - Al Ministro dell'università e della ricerca -
Premesso che:
la legge 21 dicembre 1999, n. 508, ha previsto la trasformazione delle accademie e dei conservatori in istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), rimettendo la definizione puntuale della disciplina attuativa ad uno o più regolamenti di delegificazione;
dall'approvazione della legge, sono passati ben 25 anni senza che sia stata mai adottata una regolamentazione organica della materia;
nel frattempo, sono emerse alcune criticità del sistema organizzativo del settore AFAM, che hanno determinato la necessità di aggiornare e di uniformare le procedure che si sono succedute nel tempo e hanno contribuito a rendere il comparto disomogeneo e frammentato;
anche l'attuale sistema di reclutamento del personale delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica non ha consentito di valorizzare la qualità della docenza e di elevare i livelli della formazione;
parimenti, la fisiologica evoluzione delle esigenze formative degli studenti ha imposto un ripensamento dei meccanismi e degli strumenti attraverso i quali svolgere le attività didattiche e di ricerca,
si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare o abbia già adottato per promuovere lo sviluppo e la valorizzazione della qualità di questa importante realtà, che connota in maniera peculiare e significativa il nostro Paese.
Interrogazione sul processo di valutazione qualitativa delle università telematiche
(3-01082) (17 aprile 2024)
D'Elia, Boccia, Crisanti, Rando, Verducci. - Al Ministro dell'università e della ricerca -
Premesso che:
recenti dati presentano un incremento assai considerevole degli iscritti alle università telematiche, aumentati, tra il 2011 e il 2021, del 293,9 per cento;
come segnala il rapporto ANVUR del 2023, gli atenei telematici hanno un personale di ruolo ridotto e talvolta si nota l'assenza di strutture di ricerca, cose che pregiudicano la possibilità di seguire correttamente l'attività formativa; ciò vale, in particolare, per il rapporto tra docenti e studenti, di molto inferiore a quello esistente nelle università tradizionali anche alla luce degli standard qualitativi definiti, per l'accreditamento dei corsi di laurea, dal decreto del Ministro dell'università e della ricerca 14 ottobre 2021, n. 1154, in materia di autovalutazione, valutazione, accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio; e vale anche per la persistente incertezza sui criteri di valutazione della qualità della didattica e sulle azioni finalizzate a recuperare eventuali deficit in tale ambito;
lo stesso rapporto segnala che, nelle università statali tradizionali, circa il 75 per cento degli iscritti è regolare, nelle telematiche circa l'85,7 per cento, nelle non statali circa l'89 per cento. Nel conseguimento del titolo di laurea di primo livello entro la durata normale dei tre anni, invece, tra le università telematiche (44,8 per cento) e le università tradizionali (37,8) si registrano ben 7 punti percentuali di differenza; tali dati confermano l'urgenza di una riflessione sulla qualità della didattica e dell'offerta formativa nelle università telematiche assieme alla necessità di favorire e promuovere, mediante specifiche azioni, standard qualitativi elevati in tutto il sistema universitario;
in tale quadro, cruciale appare dunque il monitoraggio dello stato dell'adeguamento delle università telematiche agli standard qualitativi introdotti dal decreto ministeriale n. 1154 del 2021 anche alla luce di recenti tentativi (portati avanti in sede parlamentare dalla Lega, da ultimo in sede di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi) di differire il termine di adeguamento a tali standard qualitativi;
cruciale appare altresì chiarire lo stato di adeguamento delle università telematiche ai criteri previsti per la valutazione della qualità della didattica, così come sulle azioni messe in campo dai singoli atenei telematici per far fronte ai deficit rilevati dall'ANVUR nei rapporti periodici;
considerato che:
i dati risultano poi ancora più preoccupanti se letti in relazione alle notizie legate a molti atenei telematici, passate alla cronaca, che segnalano indagini, controversie e rinvii a giudizio per un sistema di esami concordati, arresti per frode fiscale legati a falsi progetti di ricerca e corsi di laurea, soprattutto nelle varie professioni sanitarie, da medicina a infermieristica, senza alcun valore legale;
tutto quanto esposto solleva una serie di interrogativi che vanno dalla necessità di assicurare elevati standard qualitativi della didattica e dell'offerta formativa, anche sotto il profilo del necessario rapporto tra didattica e ricerca, all'equilibrio tra apprendimento a distanza e valore della presenza, sia dal punto di vista delle forme e della qualità dell'apprendimento sia da quello più generale della partecipazione alla vita collettiva dell'università; dalla necessità di assicurare trasparenza e controllo sulle modalità di finanziamento delle università non statali, telematiche o meno, all'urgenza di intervenire sulle ragioni strutturali e profonde dell'aumento delle immatricolazioni alle università telematiche, troppo spesso legate, come dimostrano l'esperienza e i dati, all'insufficiente sostegno alle studentesse e agli studenti con minore consistenza reddituale dal punto di vista degli alloggi, del godimento effettivo di borse di studio e dell'accesso a un sistema di trasporti sostenibile dal punto di vista economico e organizzativo; infatti, secondo un recente studio della fondazione Einaudi, l'aumento dei costi in relazione soprattutto agli alloggi conduce a quantificare la spesa media per famiglia, in relazione al mantenimento di uno studente fuorisede, tra i 700 e i 1.000 euro al mese,
si chiede di sapere:
quali azioni la Ministra in indirizzo intenda intraprendere, al fine di assicurare una più rigorosa ed efficace regolamentazione a tutela di un'offerta formativa di qualità in relazione al sistema universitario legato ai corsi telematici e agli atenei for profit;
quale sia, in particolare, lo stato di adeguamento delle università telematiche agli standard previsti in materia di qualità della didattica, quali siano i criteri di valutazione e le misure da assumere o assunte per assicurare tale adeguamento.
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borghese, Borgonzoni, Butti, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Germanà, La Pietra, Mirabelli, Monti, Morelli, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre e Sisto.
.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Dreosto, Floridia Aurora, Licheri Ettore Antonio, Verducci e Zampa, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Losacco, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; La Marca, per partecipare a incontri internazionali.
Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera del 17 aprile 2024, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118 - lo schema di decreto legislativo recante semplificazione dei controlli sulle attività economiche (n. 150).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 9ª Commissione permanente e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla 5ª Commissione permanente, che esprimeranno i rispettivi pareri entro 45 giorni dall'assegnazione.
Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, in data 8 aprile 2024, le seguenti sentenze e ordinanza della Corte di giustizia dell'Unione europea, relative a cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni:
Sentenza della Corte (Terza sezione) del 7 marzo 2024, causa C-341/22, Feudi di San Gregorio Aziende Agricole SpA contro Agenzia delle Entrate. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte suprema di cassazione. Sistema comune di imposta sul valore aggiunto (IVA) - Direttiva 2006/112/CE - Diritto alla detrazione dell'IVA - Nozione di soggetto passivo - Principio di neutralità fiscale - Principio di proporzionalità - Società non operativa - Normativa nazionale che nega il diritto alla detrazione, al rimborso o alla compensazione dell'IVA a monte - alla 2a, alla 4a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 23);
Sentenza della Corte (Ottava sezione) del 18 marzo 2024, causa C-37/23, Agenzia delle entrate contro PR. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte suprema di cassazione. Sistema comune dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) - Direttiva 2006/112/CE - Articoli 2, 206 e 273 - Principio di neutralità fiscale - Riduzione dell'importo dell'IVA dovuto dai soggetti passivi colpiti dal sisma avvenuto il 6 aprile 2009 nella regione Abruzzo - Ordinanza ex art. 99 del regolamento di procedura della Corte - alla 2a, alla 4a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 24);
Sentenza della Corte (Seconda sezione) del 7 marzo 2024, causa C-558/22, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) contro Fallimento Esperia SpA e Gestore dei Servizi Energetici Spa - GSE. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Regime nazionale di sostegno che prevede la concessione di certificati verdi negoziabili ai produttori nazionali di elettricità da fonti rinnovabili - Importazione di elettricità prodotta da fonti rinnovabili in un altro Stato membro - Obbligo di acquisto di certificati verdi - Sanzione - Esenzione - Direttiva 2001/77/CE - Direttiva 2009/28/CE - Regime di sostegno - Garanzie di origine - Libera circolazione delle merci - Articoli 18, 28, 30, 34 e 110 TFUE - Aiuti di Stato - Articoli 107 e 108 TFUE - Risorse statali - Vantaggio selettivo - alla 2a, alla 4a alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 25);
Sentenza della Corte (Quinta sezione) del 21 marzo 2024, causa C-10/22, Liberi editori e autori (LEA) contro Jamendo SA. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale Ordinario di Roma. Direttiva 2014/26/UE - Gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi - Organismi di gestione collettiva - Entità di gestione indipendenti - Accesso all'attività di gestione dei diritti d'autore e dei diritti connessi - Direttiva 2000/31/CE - Ambito di applicazione materiale - Articolo 3, paragrafo 3 - Direttiva 2006/123/CE - Ambito di applicazione materiale - Articolo 17, punto 11 - Articolo 56 TFUE - alla 2a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 26).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera inviata l'11 aprile 2024, ha inviato il testo di 42 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dall'11 al 14 marzo 2024, trasmessi, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento), e la direttiva 1999/31/CE del Consiglio, relativa alle discariche di rifiuti, alla 4a, alla 8a alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 367);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla comunicazione dei dati ambientali delle istallazioni industriali e alla creazione di un portale sulle emissioni industriali, e che abroga il regolamento (CE) n. 166/2006, alla 4a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 368);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla definizione dei reati e delle sanzioni per la violazione delle misure restrittive dell'Unione e che modifica la direttiva (UE) 2018/1673, alla 2a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 369);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE del Consiglio, che stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi autorizzati nel traffico internazionale, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 370);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'uso della capacità di infrastruttura ferroviaria nello spazio ferroviario europeo unico, che modifica la direttiva 2012/34/UE e abroga il regolamento (UE) n. 913/2010, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 371);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1092/2010, (UE) n. 1093/2010, (UE) n. 1094/2010, (UE) n. 1095/2010 e (UE) 2021/523 per quanto riguarda taluni obblighi di comunicazione nei settori dei servizi finanziari e del sostegno agli investimenti, alla 4a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 372);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica nell'edilizia (rifusione), alla 4a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 373);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a requisiti orizzontali di cibersicurezza per i prodotti con elementi digitali e che modifica i regolamenti (UE) n. 168/2013 e (UE) 2019/1020 e la direttiva 2020/1828 (regolamento sulla ciberresilienza), alla 1a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 374);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'attestazione e sulla comunicazione delle asserzioni ambientali esplicite (direttiva sulle asserzioni ambientali), alla 4a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 375);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla responsabilità per danno da prodotti difettosi, che abroga la direttiva 85/374/CEE del Consiglio, alla 2a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 376);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2019/1009 per quanto riguarda l'etichettatura digitale dei prodotti fertilizzanti dell'UE, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 377);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'Agenzia europea per la sicurezza marittima e che abroga il regolamento (CE) n. 1406/2002, alla 3a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 378);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno e che modifica la direttiva 2010/13/UE (regolamento europeo sulla libertà dei media), alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 379);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce regole armonizzate sull'intelligenza artificiale e modifica i regolamenti (CE) n. 300/2008, (UE) n. 167/2013, (UE) n. 168/2013, (UE) 2018/858, (UE) 2018/1139 e (UE) 2019/2144 e le direttive 2014/90/UE, (UE) 2016/797 e (UE) 2020/1828 (legge sull'intelligenza artificiale), alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 380);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2013/11/UE sulla risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori e le direttive (UE) 2015/2302, (UE) 2019/2161 e (UE) 2020/1828, alla 2a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 381);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga il regolamento (UE) n. 524/2013 e modifica i regolamenti (UE) 2017/2394 e (UE) 2018/1724 per quanto riguarda la dismissione della piattaforma europea ODR, alla 2a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 382);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il recupero e la confisca dei beni, alla 2a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 383);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1024/2012 e (UE) 2018/1724 per quanto riguarda l'uso del sistema di informazione del mercato interno e dello sportello digitale unico ai fini di determinati requisiti stabiliti dalla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle associazioni transfrontaliere europee, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 384);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla concessione di licenze obbligatorie per la gestione delle crisi, che modifica il regolamento (CE) n. 816/2006, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 385);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei giocattoli e che abroga la direttiva 2009/48/CE, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 386);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 387);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro (rifusione), alla 1a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 388);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle associazioni transfrontaliere europee, alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 389);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 80/2009, (UE) n. 996/2010 e (UE) n. 165/2014 per quanto riguarda alcuni obblighi di comunicazione nei settori del trasporto aereo e su strada, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 390);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2009/12/CE, 2009/33/CE e (UE) 2022/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 96/67/CE del Consiglio per quanto riguarda alcuni obblighi di comunicazione nei settori del trasporto aereo e su strada, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 391);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 561/2006 per quanto riguarda gli obblighi minimi in materia di interruzioni minime e di periodi di riposo giornalieri e settimanali nel settore del trasporto occasionale di passeggeri e per quanto riguarda il potere degli Stati membri di imporre sanzioni in caso di infrazioni al regolamento (UE) n. 165/2014 commesse in un altro Stato membro o in un paese terzo, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 392);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il codice doganale dell'Unione e l'Autorità doganale dell'Unione europea e abroga il regolamento (UE) n. 952/2013, alla 4a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 393);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 223/2009 relativo alle statistiche europee, alla 1a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 394);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'omologazione di veicoli a motore e motori, nonché di sistemi, componenti ed entità tecniche indipendenti destinati a tali veicoli, per quanto riguarda le relative emissioni e la durabilità delle batterie (Euro 7), che modifica il regolamento (UE) 2018/858 del Parlamento europeo e del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 715/2007 e (CE) n. 595/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, il regolamento (UE) n. 582/2011 della Commissione, il regolamento (UE) 2017/1151 della Commissione, il regolamento (UE) 2017/2400 della Commissione e il regolamento di esecuzione (UE) 2022/1362 della Commissione, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 395);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a misure temporanee di liberalizzazione degli scambi che integrano le concessioni commerciali applicabili ai prodotti della Repubblica di Moldova a norma dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Moldova, dall'altra, alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 396);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla sottoscrizione, da parte dell'Unione europea, di ulteriori azioni di capitale della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) e che modifica l'accordo che istituisce la BERS per quanto riguarda l'estensione della portata geografica delle operazioni della BERS all'Africa subsahariana e all'Iraq e l'eliminazione della limitazione statutaria relativa al capitale applicabile alle operazioni ordinarie, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 397);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (rifusione), alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 398);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 6/2002 del Consiglio su disegni e modelli comunitari e abroga il regolamento (CE) n. 2246/2002 della Commissione, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 399);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione giuridica dei disegni e modelli (rifusione), alla 2a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 400);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2007/2/CE per quanto riguarda taluni obblighi di comunicazione per le infrastrutture per l'informazione territoriale, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 401);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 1999/2/CE, 2000/14/CE, 2011/24/UE e 2014/53/UE per quanto riguarda determinate prescrizioni in materia di comunicazione nei settori degli alimenti e dei loro ingredienti, dell'emissione acustica ambientale, dei diritti dei pazienti e delle apparecchiature radio, alla 4a, alla 8a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 402);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio che invita gli Stati membri a ratificare la Convenzione sulla violenza e sulle molestie, 2019 (Convenzione 190) dell'Organizzazione internazionale del lavoro, alla 3a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 403);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, del protocollo che modifica l'accordo tra l'Unione europea e il Giappone per un partenariato economico, alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 404);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica d'Albania relativo alle attività operative svolte dall'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica d'Albania, alla 1a, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 405);
risoluzione sulla restituzione del tesoro nazionale rumeno sottratto illegalmente dalla Russia, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 406);
risoluzione sulla creazione di un'iniziativa europea per la designazione annuale delle capitali europee dell'infanzia, alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 407);
risoluzione sulla politica di coesione 2014-2020 - Attuazione e risultati negli Stati membri, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 408).
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 12 al 18 aprile 2024)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 57
ALOISIO ed altri: sulle nuove disposizioni in materia di misure cautelari e sul processo penale a carico di imputati minorenni (4-01077) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
GASPARRI: sulla recente vicenda di dossieraggio oggetto di indagine della Procura di Perugia (4-01138) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
GELMINI: sulla previsione di un pedaggio sul raccordo autostradale tra Ospitaletto e Montichiari (4-01022) (risp. SALVINI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti)
PAITA: sulla richiesta di fermata straordinaria a Ciampino del treno Frecciarossa 9519 da parte del Ministro dell'agricoltura (4-00875) (risp. SALVINI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti)
SCALFAROTTO: sulla morte di due detenuti a Rebibbia (4-01042) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
sulla detenzione del connazionale Filippo Mosca in Romania (4-01102) (risp. SILLI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale)
TURCO: sulla carenza di personale nel ruolo di direttore nell'amministrazione della giustizia (4-01133) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
Mozioni
NATURALE, LOREFICE, LICHERI Sabrina, NAVE, MAIORINO, FLORIDIA Barbara, PIRRO, SIRONI, BEVILACQUA, MAZZELLA, DI GIROLAMO, ALOISIO, CROATTI - Il Senato,
premesso che:
nelle anatre e nelle oche, l'alimentazione forzata è una pratica che determina il raddoppio del peso animale nel giro di pochi giorni. Come documentato da più inchieste giornalistiche, negli ultimi 15 giorni di vita in allevamento, tali specie vengono nutrite attraverso un lungo tubo di metallo, introdotto direttamente nella gola, in grado di somministrare velocemente una quantità di mangime dai 200 ai 400 grammi, con gravi rischi di soffocamento e danneggiamento delle pareti dell'esofago;
tale tecnica, detta "gavage", comporta l'insorgenza di una patologia del fegato definita "steatosi epatica", consistente nell'accumulo eccessivo di grasso all'interno delle cellule. Dopo la macellazione, infatti, quando il fegato viene estratto, esso presenta delle dimensioni fino a 10 volte più grandi del normale;
secondo alcuni studi indipendenti, negli allevamenti in cui viene perpetrata l'alimentazione forzata il tasso di mortalità è di 10 volte superiore rispetto agli allevamenti in cui, invece, il metodo non viene applicato;
attualmente, su 27 Stati membri dell'Unione europea, 5 (quali Francia, Ungheria, Bulgaria, Spagna e Belgio, limitatamente alla Vallonia) pongono in essere questo sistema di produzione, rendendosi artefici di cruente sofferenze animali;
considerato che:
ogni anno, nell'Unione europea, vengono messe sul mercato più di 19.000 tonnellate di foie gras, circa il 90 per cento del pacchetto globale. La Francia, che ha il primato nella produzione, è anche il maggiore consumatore, esportatore mondiale, nonché partner commerciale dell'Italia di questo alimento;
nel nostro Paese, dal 2007, la produzione di foie gras tramite alimentazione forzata è vietata, ma il commercio e l'importazione sono pratiche consentite. Al riguardo, il decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 146, in attuazione della direttiva 98/58/CE, relativa alla protezione degli animali negli allevamenti, oltre a disporre il predetto divieto, precisa, nell'allegato, in tema di "mangimi, acqua e altre sostanze", che "agli animali deve essere fornita un'alimentazione sana adatta alla loro età e specie e in quantità sufficiente a mantenerli in buona salute e a soddisfare le loro esigenze nutrizionali. Gli alimenti o i liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni e non contengono sostanze che possano causare inutili sofferenze o lesioni";
valutato che:
il regolamento (CE) n. 543/2008 della Commissione del 16 giugno 2008 reca modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio per quanto riguarda le norme di commercializzazione per le carni di pollame. In particolare, in tema di caratteristiche ponderali, è stabilito che i fegati di anatra debbano avere un peso netto di almeno 300 grammi, mentre quelli di oca un peso minimo di 400 grammi: valori numerici, questi ultimi, che non si raggiungono normalmente in natura e che, dunque, sono frutto di una forzatura;
sempre a livello unionale, lo scorso 30 giugno, veniva presentata un'interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea (E-002078/2023), firmata da 84 europarlamentari appartenenti a svariati schieramenti, tesa ad eliminare il requisito del peso minimo del fegato e a promuovere la produzione di foie gras senza il ricorso all'alimentazione forzata, al fine di tutelare la condizione degli animali da allevamento, la scelta dei consumatori e le attività agricole a maggior benessere in tutti gli Stati membri dell'Unione europea;
vale la pena evidenziare, inoltre, che la consultazione pubblica della Commissione europea sulle norme di commercializzazione della carne di pollame e il relativo allineamento ai requisiti del trattato di Lisbona, svoltasi tra i mesi di aprile e maggio 2023, aveva registrato un fortissimo sostegno a favore dell'eliminazione del requisito del peso minimo del fegato per il foie gras;
nel corso degli anni, numerose associazioni animaliste si sono attivamente esposte per l'eliminazione del requisito dei pesi minimi del fegato di anatre e oche e nella sensibilizzazione dei consumatori sulla tematica, attraverso campagne di informazione e divulgazione,
impegna il Governo:
1) ad assumere, nelle opportune sedi unionali mediante una diretta interlocuzione con le autorità competenti per il settore agricolo, urgenti iniziative per innestare quanto prima un percorso normativo volto all'eliminazione dei requisiti dei pesi minimi del fegato di anatre e oche;
2) ad attivarsi sempre nelle sedi unionali a favore del benessere degli animali allevati a fini alimentari presenti nell'Unione europea, con particolare riferimento alle anatre e alle oche, affinché venga garantito un trattamento teso a scongiurare qualsivoglia dolore, stress e sofferenza;
3) a favorire, negli utili consessi istituzionali europei, l'introduzione di una revisione della legislazione sul benessere degli animali, al fine di scoraggiare, in un'ottica preventiva, condotte lesive delle condizioni di salute negli allevamenti.
(1-00093)
Interrogazioni
CENTINAIO, BERGESIO - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
nella provincia di Pavia continua a registrarsi la presenza di cinghiali positivi al virus della peste suina africana, nonostante gli sforzi fino ad oggi compiuti per contrastare sull'intero territorio la diffusione della malattia;
nell'area di Ponte Nizza e in Oltrepò, che già nella scorsa estate avevano fatto registrare segnali allarmanti in termini di diffusione dei contagi, sono stati infatti individuati diversi casi infetti, che devono essere necessariamente affrontati con misure risolute;
la diffusione del virus è infatti preoccupante e rischia di coinvolgere via via tutti i territori limitrofi, arrivando ad espandersi anche nelle province di Lodi e Milano;
già in passato gli interroganti hanno più volte denunciato con atti di sindacato ispettivo la criticità della situazione, richiamando l'attenzione delle istituzioni sulla necessità di adottare misure straordinarie ed urgenti per contrastare la diffusione del virus;
il commissario straordinario alla peste suina africana, in base a quanto stabilito dall'articolo 29 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, al fine di contrastare la diffusione della malattia, ha adottato il piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e azioni strategiche per l'elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana per gli anni 2023-2028;
è ormai urgente attivare in maniera incisiva tutte le azioni di contrasto alla diffusione del virus nelle aree colpite, a cominciare da quella del pavese, e in quelle a rischio, anche con l'obiettivo di riequilibrare la presenza di cinghiali sul territorio, come fatto efficacemente in altri Paesi;
la probabilità che la peste suina africana arrivi ad interessare i più importanti distretti agroalimentari italiani è concreta e mette a rischio l'intera filiera della carne fresca e lavorata, che rappresenta una parte fondamentale dell'economia del territorio,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, sulla base degli indirizzi del piano delle catture, voglia mettere in atto tutte le azioni necessarie all'attivazione di una strategia di abbattimento strutturata e più incisiva;
quali interventi intenda mettere in atto al fine di implementare le misure di indennizzo alle imprese agricole per le perdite di reddito subite per via dell'applicazione delle misure sanitarie di prevenzione, eradicazione e contenimento della peste suina africana.
(3-01085)
BASSO, GIACOBBE, CAMUSSO, VALENTE, DELRIO, RANDO, MARTELLA, TAJANI, FURLAN, NICITA, ALFIERI, LORENZIN, MANCA, D'ELIA, VERDUCCI, ZAMBITO, ROJC, MALPEZZI, BAZOLI, IRTO - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
la valutazione di impatto ambientale (VIA) nazionale è un dispositivo introdotto in Italia sulla base di norme transitorie che traggono origine da quanto definito dall'articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n. 394, istitutiva del Ministero dell'ambiente e conformemente alla direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 modificata ed integrata a sua volta dalla direttiva 2011/97/UE del Consiglio del 5 dicembre 2011;
la normativa comunitaria stabilisce, infatti, che i progetti che possono avere un effetto rilevante sull'ambiente, inteso come ambiente naturale e ambiente antropizzato, devono essere sottoposti a valutazione di impatto ambientale;
la valutazione ambientale strategica (VAS) viene introdotta a livello comunitario dalla direttiva 2001/42/CE che riguarda "la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente naturale". Sul piano programmatico, la VAS opera con l'obiettivo di perseguire la sostenibilità ambientale delle scelte contenute negli atti di pianificazione ed indirizzo che guidano la trasformazione del territorio;
il Governo italiano ha recepito le direttive europee in materia ambientale attraverso il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, successivamente modificato con decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4. Tale normativa, oltre a regolare i diversi settori di interesse ambientale (difesa del suolo, gestione dei rifiuti, inquinamento atmosferico, danno ambientale), disciplina le procedure per la VAS, la VIA e l'autorizzazione integrata ambientale (AIA), introducendo un'apposita commissione tecnico-consultiva per le valutazioni ambientali, successivamente sostituita, attraverso il decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 90, dalla commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS;
la commissione VIA-VAS è composta da 40 membri nominati con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, tra liberi professionisti ed esperti provenienti dalle amministrazioni pubbliche competenti in materie tecnico-ambientali;
nel 2014 e nel 2015 le procedure di nomina dei membri della commissione furono bocciate dalla Corte dei conti a causa della scarsa trasparenza dell'iter di selezione. Da qui, nel 2018, la scelta del Ministro pro tempore Sergio Costa di avviare una procedura con avviso pubblico e commissioni selezionatrici;
l'introduzione di un iter di nomina più trasparente e articolato ha determinato, tuttavia, un allungamento dei tempi di selezione, che nell'ultima edizione del bando, risalente al 2019, si sono protratti per ben 8 mesi;
in vista dell'imminente scadenza del mandato della commissione vigente, fissata per maggio 2024, il Ministero dell'ambiente ha pubblicato il nuovo avviso permanente per l'invio di manifestazioni di interesse alla nomina di commissario;
le regole del bando di selezione prevedono che tutti i 40 membri della commissione vengano sostituiti simultaneamente. Il rinnovamento totale della commissione, però, rischia di causare ritardi nei progetti già in corso, quali la costruzione del tunnel della val Fontanabuona, opera strategica la cui valutazione era attesa per la fine di marzo;
lo stravolgimento totale dell'assetto della commissione, inoltre, comporterebbe il rischio di potenziali ripensamenti o titubanze da parte dei membri neoeletti rispetto al lavoro svolto in precedenza;
senza la conferma di uno o più rappresentati della commissione uscente sarebbe impossibile garantire la continuità operativa, e si profilerebbe uno scenario nel quale la nuova commissione potrebbe addirittura decidere di ricominciare l'analisi dei progetti da zero, con ricadute notevoli sulla tabella di marcia dei lavori;
le tempistiche stringenti del bando di selezione, inoltre, impongono alla commissione uscente di forzare i tempi di valutazione relativi al progetto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, opera ritenuta prioritaria per la sua rilevanza strategica. La breve durata residua della commissione rischia di rendere la valutazione del progetto del ponte affrettata e superficiale;
considerato che:
il rispetto del cronoprogramma relativo ai progetti infrastrutturali finanziati attraverso i fondi del PNNR impone la necessità di una governance fluida e quanto più efficace possibile;
in tale contesto, eventuali ritardi nella valutazione sull'impatto ambientale, nonché una paralisi delle funzioni della commissione VIA-VAS legata al processo di rinnovamento, comporterebbero un ingente danno economico, oltre che reputazionale,
si chiede di sapere:
quali misure i Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire, nella fase di rinnovamento della commissione VIA-VAS, il regolare espletamento delle funzioni necessarie per la realizzazione delle opere infrastrutturali in corso di approvazione;
se non ritengano opportuno intervenire affinché la procedura di nomina per la commissione preveda un rinnovamento graduale e progressivo dei suoi componenti, in modo tale da garantirne la continuità programmatica.
(3-01086)
SCALFAROTTO - Ai Ministri della giustizia, del lavoro e delle politiche sociali e per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
il Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha condannato il Ministero della giustizia al pagamento di 10.000 euro per danni morali nei confronti di un agente della Polizia penitenziaria, dopo che quest'ultimo ha denunciato di aver subito un test psichiatrico per verificare se fosse omosessuale;
i fatti risalgono al 2022, dopo che due detenuti nel carcere di Vercelli avevano segnalato di aver ricevuto delle presunte avance sessuali da parte del suddetto agente della Polizia penitenziaria: l'amministrazione carceraria, invece di aprire un procedimento interno per verificare la veridicità dei fatti, ha deciso di sottoporre l'agente a un test psichiatrico per verificarne l'orientamento sessuale;
nella sentenza di condanna il TAR ha rilevato come tale decisione abbia ha messo in dubbio l'idoneità al lavoro del poliziotto veicolando l'idea per cui la sua presunta omosessualità attenesse a uno specifico disturbo della personalità;
l'agente davanti al giudice ha lamentato di aver subito ripercussioni sul lavoro venendo deriso ed emarginato dai colleghi e di avere vissuto una forte situazione di stress;
l'idea che una pubblica amministrazione, come del resto un qualsiasi datore di lavoro, ma con la pesante aggravante di rappresentare un'articolazione dello Stato, immagini di somministrare un test a un proprio dipendente per verificarne l'orientamento sessuale certifica quanto nel nostro Paese sia ancora diffusa una certa idiosincrasia nei confronti delle persone LGBT+ e in particolare l'idea che l'omosessualità costituisca una malattia o un disturbo e non una "variante naturale della sessualità umana" come l'Organizzazione mondiale della sanità ha determinato a far tempo dal lontano 1990,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo possano indicare quale sia l'ufficio che ha assunto la decisione di somministrare il test citato, in che cosa consista in pratica il test somministrato e quale ufficio di medicina del lavoro lo abbia somministrato, e quali sarebbero state le conseguenze di un eventuale esito positivo dello stesso;
se intendano assumere provvedimenti disciplinari nei confronti di chi ha determinato e messo in pratica l'illegittima procedura, al termine della quale lo Stato è stato condannato a pagare alla parte lesa un risarcimento a carico della fiscalità generale, e quindi di tutti i cittadini;
se possano assicurare la piena adesione della pubblica amministrazione ai principi di uguaglianza e non discriminazione, escludere tassativamente che si siano verificati ulteriori casi di discriminazione di dipendenti della pubblica amministrazione sulla base dell'orientamento sessuale e in particolare escludere che la somministrazione di questi test non costituisca pratica ulteriormente diffusa;
se non ritengano indispensabile la promozione di iniziative e percorsi formativi volti a diffondere all'interno della pubblica amministrazione i principi di non discriminazione e di uguaglianza tra tutti i cittadini, in particolare sulla base del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere.
(3-01087)
SBROLLINI, FREGOLENT, MUSOLINO - Al Ministro per lo sport e i giovani. - Premesso che:
nella giornata di lunedì 15 aprile 2024 è venuto tragicamente a mancare il giovane calciatore Mattia Giani, venticinquenne colpito da un arresto cardiaco mentre disputava la sfida nel campionato Eccellenza tra Lanciotto e Castelfiorentino,
negli ultimi anni i casi di malori in campo, in particolare nei campionati minori, sono aumentati: il numero di decessi registrati soprattutto nelle giovanili e nei campionati non professionistici è ancora intollerabile e impone l'elaborazione di una vera e propria strategia di prevenzione;
è vivido il ricordo delle tragedie più note, quelle di Davide Astori e di Piermario Morosini, che hanno colpito del profondo non solo i tifosi di calcio ma l'intero Paese anche in ragione dell'eco mediatica che hanno avuto e che hanno gettato luce sul tema dei controlli sanitari sugli sportivi;
anche Evan Ndicka, ventiquattrenne della Roma, recentemente ha accusato un malore in campo e, grazie all'immediato intervento dei sanitari, è in condizione di progressivo miglioramento;
nonostante l'Italia sia all'avanguardia in Europa in materia di controlli sulla salute dei calciatori, con una normativa stringente e con le squadre di serie A in prima linea sul tema, appare ineludibile un'azione centralizzata volta a garantire la salute e la sicurezza degli sportivi a tutti i livelli, scongiurando il ripetersi di episodi tragici come quello di Mattia Giani,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo possa fornire i dati, almeno degli ultimi anni, circa il fenomeno dei decessi durante le attività sportive e se ritenga che tali eventi potessero essere scongiurati attraverso controlli preventivi;
quali siano le reali modalità con le quali avvengono le visite medico-sportive per i calciatori, come e quante ne vengano svolte durante l'anno sportivo e se abbia intenzione di promuovere l'adozione di iniziative volte ad assicurare la salute degli atleti anche non professionisti attraverso percorsi di assistenza socio-sanitaria e sportiva, soprattutto di natura preventiva.
(3-01088)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
SBROLLINI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
le aggressioni al personale sanitario rappresentano un fenomeno odioso e deprecabile ovunque si manifestino, ma in Campania stanno aumentando con particolare veemenza, sia per la gravità dei fatti che per il numero di episodi avvenuti nel solo 2024;
la sera del 3 gennaio 2024, presso il pronto soccorso dell'ospedale di Castellammare di Stabia (Napoli), un uomo ha sferrato un pugno al volto di un'infermiera, fratturandole i denti e il setto nasale, mentre una donna ha aggredito brutalmente un'altra infermiera per poi darsi alla fuga. Poche ore dopo, nella clinica "Pineta grande", in provincia di Caserta, è stata aggredita un'altra infermiera. Tali eventi hanno spinto il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, in accordo con i sindacati, le direzioni generali e gli ordini professionali di area sanitaria, ad istituire posti di polizia a Castellammare, al "San Paolo" e al "Santobono", secondo le indicazioni del Ministero dell'interno;
secondo i dati di "Nessuno tocchi Ippocrate", da gennaio a marzo 2024, solo in Campania si sono registrate 22 aggressioni nei soli ospedali delle ASL Napoli 1 e Napoli 2;
la questione della mancata sicurezza negli ospedali ha avuto conseguenze anche nella numerosità del personale medico, a causa delle diverse dimissioni presentate dagli stessi operatori sanitari: proprio a Castellammare, dopo le dimissioni di alcuni neurologi neoassunti, la struttura ospedaliera ha dovuto chiudere l'unità stroke (per gli ictus);
la Regione Campania ha rappresentato al Ministro in indirizzo la pressante urgenza di attivare presidi di forze dell'ordine presso gli ospedali dell'area, luoghi di intollerabili e frequenti aggressioni al personale sanitario;
la stessa prefettura territorialmente competente ha sostenuto la necessità di intensificare il controllo per aumentare i livelli di sicurezza, anche attraverso il passaggio frequente e soste delle pattuglie delle forze dell'ordine. In merito sono state date rassicurazioni sull'incremento della collaborazione tra i presidi territoriali e le direzioni ospedaliere per favorire interventi tempestivi, prevedendo anche che i direttori generali delle aziende ospedaliere dovranno acquisire report aggiornati sugli episodi di violenza avvenuti ai danni dei sanitari, da trasmettere alle forze dell'ordine, per introdurre gli opportuni correttivi;
nel mese di gennaio, presso l'ospedale "San Paolo" di Napoli e l'ospedale di Castellammare di Stabia, data la gravità della situazione, è stato attivato un apposito presidio di polizia e sicurezza per operatori e pazienti, dedicando ad esso uno spazio apposito, subito davanti al pronto soccorso (statisticamente luogo in cui più frequentemente si verificano le aggressioni); analoga misura è stata adottata dall'ospedale "dei Pellegrini";
tali soluzioni rappresentano un sicuro deterrente per prevenire eventuali lesioni agli operatori sanitari, ma è evidente come l'attivazione di tre soli presidi in tutta la regione non sia sufficiente a garantire in modo omogeneo la difesa del personale medico e sanitario regionale;
appare indispensabile l'attivazione di presidi di sicurezza presso tutti i punti di pronto soccorso, almeno negli orari notturni, nei quali statisticamente si compiono con più frequenza violenze ai danni degli operatori sanitari,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda promuovere per garantire la difesa dell'integrità fisica e morale del personale sanitario della Campania e quali iniziative intenda adottare al fine di accelerare l'istituzione di ulteriori presidi di sicurezza nei pressi dei punti di pronto soccorso campani, volti a tutelare il personale sanitario su tutto il territorio regionale, almeno negli orari notturni;
se non intenda promuovere iniziative analoghe su tutto il territorio nazionale, a conferma della non tollerabilità del fenomeno della violenza verso il personale sanitario e a garanzia della dignità di persone che si impegnano costantemente per garantire il fondamentale diritto alla salute tutelato dall'articolo 32 della Costituzione.
(4-01158)
BORGHI Enrico - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
su tutto il territorio nazionale si registra da tempo una conclamata carenza del personale amministrativo negli uffici giudiziari, nonostante il tentativo di colmare tali lacune con l'attivazione degli "uffici del processo", operativi presso i tribunali ordinari e presso le corti d'appello;
la mancanza di personale amministrativo, oltre a non consentire la concreta attuazione degli obiettivi posti in essere dalle istituzioni nazionali e internazionali, sta mettendo a repentaglio le attività quotidiane dei tribunali, che trovano sempre più difficoltà nella tenuta delle udienze e nell'esecuzione delle sentenze;
in particolare il Tribunale di Verbania, compreso l'ufficio del giudice di pace, soffre ormai da anni di una notevole carenza di personale amministrativo e i dati testimoniano in modo concreto la situazione di difficoltà: si parla infatti del 70 per cento di scopertura tra assistenti giudiziari e cancellieri, tale da rendere al limite dell'accettabile lo svolgimento delle funzioni ordinarie;
la carenza del personale viene colmata dall'encomiabile spirito di lavoro che il personale sta mettendo in campo, malgrado la retribuzione degli straordinari venga lesinata o pagata con mesi di ritardo;
le prospettive future sull'assunzione di nuovo personale appaiono inoltre molto incerte e di dubbio effetto. Si segnala che è in corso di attuazione una convenzione tra il Tribunale di Verbania e l'Associazione nazionale dei Carabinieri per l'applicazione di soli due volontari per le mansioni di mero supporto materiale. Inoltre in data 5 aprile 2024 è stato pubblicato un bando nazionale per i nuovi uffici per il processo, il quale prevede 260 unità da collocare nel distretto della Corte di appello di Torino, senza tuttavia indicare quanti ne verranno assegnati al Tribunale di Verbania;
il Ministero della giustizia ha dichiarato la propria disponibilità alla stipula di convenzioni con enti locali del territorio per l'assunzione di soggetti che abbiano partecipato a concorsi banditi dai medesimi enti, che siano nelle relative graduatorie e che tuttavia non abbiano ottenuto uno dei posti a disposizione. A tal proposito il Tribunale di Verbania si è prontamente attivato inviando i bandi relativi a tali concorsi, al fine di avere una totale corrispondenza tra le fasce di professionalità dei concorsi e le carenze del personale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione presso il Tribunale di Verbania e quali iniziative intenda adottare per la conclusione positiva della stipula della convenzione con enti locali, al fine di mettere a disposizione, anche nel suddetto tribunale, un numero non irrisorio di nuovi dipendenti che consenta di svolgere in modo efficiente il lavoro ordinario;
quali iniziative intenda adottare per colmare la carenza del personale amministrativo negli uffici giudiziari in tutto il territorio nazionale, alla luce delle diverse segnalazioni provenienti da numerosi tribunali che lamentano difficoltà nello svolgere il loro lavoro in modo consono, mettendo altresì a repentaglio il diritto dei cittadini ad ottenere un giusto processo in tempi ragionevoli.
(4-01159)
LOREFICE, MAZZELLA, PIRRO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la legge 22 marzo 2019, n. 29, reca "Istituzione e disciplina della rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione". Tuttavia, tale legge è rimasta per lungo tempo, quasi 5 anni, solo sulla carta, mancando i decreti per renderla operativa;
il primo firmatario della presente interrogazione a tale proposito si è rivolto più volte al Ministro in indirizzo e agli altri attori coinvolti, tra cui il Garante per la protezione dei dati personali, per avere notizie in merito all'adozione dei decreti mancanti per rendere operativa la legge e, di conseguenza, addivenire all'istituzione dei registri dei tumori e del referto epidemiologico;
non da ultimo, in data 15 marzo 2023, ha presentato l'atto di sindacato ispettivo 3-00290 sulla materia, nel quale si chiedevano informazioni sull'adozione dei decreti e la conseguente istituzione dei registri dei tumori e del referto epidemiologico. All'interrogazione è stata data risposta l'11 aprile 2024 con una lunga relazione nella quale si ripercorreva l'iter che aveva portato all'adozione del decreto ministeriale 1° agosto 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 203 del 31 agosto 2023;
considerato che:
nella risposta all'interrogazione veniva citata la possibilità, in base all'art. 1, comma 6, della legge n. 29, di stipulare accordi di collaborazione a titolo gratuito con "università, centri di ricerca pubblici e privati e associazioni scientifiche senza scopo di lucro operanti nel settore";
riguardo alle azioni in capo alle Regioni e alle Province autonome per l'operatività dei registri dei tumori, nella risposta si comunicava che esse "hanno comunicato il centro di riferimento individuato" ai sensi dei commi 3 e 4 dell'articolo 4 del decreto 1° agosto 2023 e si diceva che "nell'eventualità in cui una Regione o una Provincia autonoma non abbia ancora istituito il proprio registro di patologie, la piattaforma nazionale registri, in sussidiarietà, potrà raccogliere i relativi dati e svolgere anche le operazioni di trasmissione dei dati al registro nazionale di riferimento";
inoltre, si riferiva che "è stato richiesto alle Regioni e alle Province autonome un aggiornamento dei progetti di implementazione dei relativi registri, anche al fine di facilitare l'interoperabilità degli stessi con le infrastrutture tecnologiche per la raccolta dei dati a livello nazionale";
veniva, altresì, citato il decreto ministeriale 12 agosto 2021 con cui sono state stabilite le modalità di riparto delle risorse autorizzate dalla legge di bilancio per il 2020, "da erogare a seguito della presentazione di progetti regionali illustranti le modalità di realizzazione dei registri tumori regionali, che dovranno alimentare il registro tumori nazionale. Detti progetti sono stati valutati ed approvati dal comitato di coordinamento istituito ai sensi dell'articolo 3 del decreto 12 agosto 2021, consentendo l'erogazione, in data 1° marzo 2022, della prima quota delle risorse";
considerato inoltre che nella risposta nulla veniva riferito in merito all'istituzione del referto epidemiologico, strumento previsto dalla legge n. 29 e di fondamentale importanza "al fine di garantire un controllo permanente dello stato di salute della popolazione, anche nell'ambito dei sistemi di sorveglianza, dei registri di mortalità, dei tumori e di altre patologie" e proprio per la mancanza di dati sul referto epidemiologico l'interrogante si è dichiarato insoddisfatto della risposta ricevuta,
si chiede di sapere:
quale sia lo stato dell'arte circa l'istituzione del referto epidemiologico;
ad oggi, quali accordi siano stati stipulati ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge n. 29 del 2019;
se vi sia qualche Regione o Provincia autonoma che ancora non abbia provveduto a indicare il proprio centro di riferimento regionale e, in caso, quali azioni in sussidiarietà intenda intraprendere il Ministro in indirizzo a tale riguardo;
quali siano i membri del comitato di coordinamento istituito ai sensi dell'articolo 3 del decreto 12 agosto 2021;
se le Regioni abbiano presentato l'aggiornamento richiesto per l'implementazione dei registri dei tumori regionali.
(4-01160)
LOREFICE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la legge n. 190 del 2012 ("legge anticorruzione") ha previsto l'istituzione presso ogni prefettura di elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori, non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa, operanti in settori economici particolarmente sensibili (cosiddette white list);
le white list, antecedentemente alla legge n. 190 del 2012, erano applicabili solo in taluni contesti connotati da una forte concentrazione di investimenti pubblici, quali ad esempio quelli della ricostruzione post sisma in Abruzzo e in Italia settentrionale, nonché l'Expo 2015 di Milano;
ai sensi dell'art. 1, comma 52, della legge n. 190 l'iscrizione alla white list è dunque un requisito obbligatorio, di ordine generale attinente alla moralità dell'impresa, per la partecipazione alle gare e all'affidamento di appalti pubblici nei settori individuati come esposti a maggior rischio di infiltrazione mafiosa;
l'iscrizione nell'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa è peraltro disciplinata dagli stessi principi che regolano l'interdittiva antimafia, giacché si tratta di misure volte alla salvaguardia dell'ordine pubblico economico, della libera concorrenza tra le imprese e del buon andamento della pubblica amministrazione;
lo standard di accertamento richiesto è infatti analogo a quello che presiede alle informative antimafia, fissato al principio del "più probabile che non" in contrapposizione al principio, tipico del giudizio penale, "aldilà di ogni ragionevole dubbio";
le disposizioni relative all'iscrizione nelle white list formano un corpo normativo unico con quelle dettate dal codice antimafia (di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011) per le relative misure antimafia;
considerato che:
per la partecipazione alle gare d'appalto è sufficiente la semplice richiesta d'iscrizione nelle white list da parte delle società, senza che sia necessario un perfezionamento dell'iscrizione, e per l'aggiudicazione degli appalti la semplice interrogazione della banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia (BNDA) da parte della stazione appaltante;
da tale momento si attiverà il termine di 30 giorni alla cui decorrenza la medesima stazione appaltante sarà legittimata a procedere alla conclusione o approvazione del contratto anche in assenza dell'informazione antimafia liberatoria e d'iscrizione nelle white list, fatte salve le cautele di legge in caso di successivo diniego;
è di tutta evidenza che in prefetture con elevate attività operative, la quantità delle società la cui iscrizione non risulti regolarmente verificata è notevole,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda appurare quali garanzie di indipendenza dalle infiltrazioni mafiose presentino le società inserite negli elenchi delle white list la cui verifica non risulti effettuata ovvero sia risalente nel tempo;
quali garanzie di efficacia ed efficienza garantisca l'interrogazione alla BDNA prevista dalle normative di settore quale atto liberatorio per le aggiudicazioni di appalti pubblici;
quale sia il meccanismo di comunicazione ed interoperabilità tra le diverse banche dati delle prefetture d'Italia ed i tempi medi di verifica, considerata la disomogeneità della gestione e presentazione dei dati contenuti negli elenchi;
se siano già in essere sistemi automatici di verifica basati sull'utilizzo di intelligenza artificiale e, qualora non esistenti, se si intenda implementarli.
(4-01161)
DE POLI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
sin dalla prima legge "speciale" del 16 aprile 1973, n. 171, la salvaguardia di Venezia e della sua laguna è stata dichiarata problema di preminente interesse nazionale e la tutela ambientale, fisica, artistica, culturale e socioeconomica definita quale obiettivo prioritario;
la portata dell'intervento normativo originario è stata progressivamente ampliata dalle leggi 29 novembre 1984, n. 798, 8 novembre 1991, n. 360, e 5 febbraio 1992, n. 139, attraverso l'individuazione di nuove linee di finanziamento e il riordino dell'eccessiva frammentazione e sovrapposizione delle competenze dei soggetti istituzionali coinvolti;
al perseguimento degli obiettivi di salvaguardia e tutela concorrono lo Stato, la Regione Veneto e i Comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Treporti;
in questo quadro alla Regione Veneto, sulla base di quanto ulteriormente disposto in attuazione con legge regionale 27 febbraio 1990, n. 17, sono assegnati i compiti relativi al disinquinamento delle acque, al risanamento, alla tutela ambientale e alla gestione del bacino scolante nella laguna di Venezia;
gli interventi a valere sulle risorse finanziarie derivanti dalla legislazione speciale per Venezia sono principalmente riconducibili ai settori della fognatura e depurazione, dei servizi acquedottistici (limitatamente alla realizzazione dello schema del Veneto centrale, nell'ambito del modello strutturale degli acquedotti), dell'agricoltura, della zootecnica, della riqualificazione del reticolo idrografico scolante nella laguna nonché della bonifica dei siti inquinanti e del monitoraggio ambientale, con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento del bacino scolante e, di conseguenza, di quanto veicolato nello spazio lagunare;
tali interventi, rilevanti per il contenimento del rischio idraulico nel territorio, concorrono altresì al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale posti dalla legislazione speciale per Venezia e da quella nazionale ed europea;
nel sistema disegnato dalla legislazione speciale per Venezia, l'art. 4 della legge n. 798 del 1984 ha istituito un comitato di indirizzo, coordinamento e controllo per l'attuazione degli interventi previsti dalla stessa legge, competente ad approvare il piano degli interventi nell'ambito della laguna e a decidere sulla ripartizione delle risorse stanziate per la loro attuazione, nonché sull'eventuale rimodulazione delle risorse ripartite;
considerato che:
come più volte rappresentato dalla Regione Veneto, la situazione relativa al trasferimento delle risorse finanziarie per la realizzazione degli interventi di competenza regionale si presenta, ormai da anni, piuttosto critica. L'ultimo stanziamento risale infatti alla seduta del comitato di indirizzo, coordinamento e controllo (ex art. 4 della legge n. 798 del 1984) del 23 dicembre 2008;
al fine di assicurare in ogni caso la prosecuzione degli interventi di risanamento ambientale, bonifica e disinquinamento della laguna e del suo bacino scolante, a fronte di quanto appena esposto, la Regione ha provveduto a una rivalutazione dei programmi di intervento già approvati dal Consiglio regionale nei precedenti riparti di spesa della legge speciale per Venezia, per consentire una rimodulazione dei finanziamenti ancora disponibili. In particolare: a) con deliberazione di Giunta regionale n. 1726 del 19 novembre 2018 si è provveduto alla riallocazione di fondi recati dalla legge speciale, derivanti da economie di spesa maturate alla conclusione di interventi finanziati con precedenti riparti, per un importo complessivo di 14.997.495 euro; b) con deliberazione di Giunta regionale n. 1033 del 28 luglio 2020 si è provveduto alla riallocazione di complessivi 22.329.232,39 euro da economie di spesa e revoche di interventi già finanziati; c) con deliberazione di Giunta n. 1401 del 16 settembre 2020 si è provveduto alla riallocazione di complessivi 28.688.972,39 euro da revoche di interventi già finanziati; d) da ultimo, con deliberazione di Giunta regionale n. 1380 del 20 novembre 2023 si è provveduto alla riallocazione di complessivi 28.190.295,35 euro derivanti da riallocazione di risorse finanziarie, dalla revoca di precedenti assegnazioni relative a interventi non realizzati e da economie di spesa accertate;
le attività già realizzate e in corso costituiscono il più importante programma di difesa, recupero e gestione dell'ambiente che lo Stato abbia mai inteso attuare;
il territorio del bacino scolante nella laguna, nella sua perimetrazione ufficiale più recente, interessa parzialmente le province di Venezia, Treviso, Padova e Vicenza, per un totale di 108 comuni e una superficie totale di 2.068 chilometri quadrati;
i finanziamenti destinati alla Regione sono finalizzati, tra l'altro, all'esecuzione e al completamento da parte dei Comuni di opere di approvvigionamento idrico, igienico-sanitario, nonché di impianti di depurazione, di nodale importanza nel contesto di riferimento;
l'ulteriore pianificazione delle attività connesse alla salvaguardia della laguna e del bacino scolante, che continua a rivestire carattere strategico nell'ambito della programmazione regionale, risente della strutturale mancanza di finanziamenti a valere sulle risorse della legge speciale per Venezia,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti;
se ritengano opportuno dare impulso alle attività necessarie allo stanziamento delle risorse da destinare agli interventi di competenza della Regione Veneto;
se intendano promuovere ulteriori iniziative per assicurare, a tutti i livelli, la continuità e la sostenibilità finanziaria delle attività connesse alla salvaguardia della laguna di Venezia e del bacino scolante.
(4-01162)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:
9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare):
3-01085 dei senatori Centinaio e Bergesio, sulle misure di contrasto alla diffusione della peste suina africana.