Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 020 del 20/12/2022
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
20a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2022
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Presidenza del vice presidente GASPARRI,
indi del vice presidente CASTELLONE
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 22 del 27 dicembre 2022
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente GASPARRI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 14,03).
Si dia lettura del processo verbale.
IANNONE, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 15 dicembre.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Governo, composizione
PRESIDENTE. Comunico che in data 15 dicembre 2022 il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato la seguente lettera:
«Onorevole Presidente,
La informo che, con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della giustizia, delle imprese e del made in Italy, dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai Sottosegretari di Stato presso i medesimi Dicasteri onorevole Edmondo Cirielli, senatore Francesco Paolo Sisto, dottor Valentino Valentini, onorevole Vannia Gava, onorevole Galeazzo Bignami, onorevole Edoardo Rixi, onorevole Maria Teresa Bellucci.
F.to Giorgia Meloni».
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche al calendario corrente.
Nella seduta di oggi si svolgerà la discussione sulla proposta di questione pregiudiziale in ordine al decreto-legge aiuti-quater. Seguirà la discussione generale nel merito del medesimo decreto-legge, per la quale sono state attribuite tre ore e dieci minuti in base a specifiche richieste dei Gruppi.
La sospensione dei lavori dell'Assemblea, già prevista dalle ore 16,30 alle 19 di oggi, non avrà luogo.
Poiché il Governo ha preannunciato la posizione della questione di fiducia sul testo del decreto-legge aiuti-quater, la Conferenza dei Capigruppo ha proceduto all'organizzazione del relativo dibattito. Per la discussione sulla fiducia, che avrà inizio domani alle ore 14, sono state ripartite un'ora e dieci minuti in base a specifiche richieste dei Gruppi. Si passerà quindi alle dichiarazioni di voto e alla chiama dei senatori.
In attesa della definizione dell'esame da parte della Camera dei deputati sul disegno di legge di bilancio, resta per il momento confermato il calendario della prossima settimana con sedute a partire da martedì 27 dicembre fino a giovedì 29, se necessario.
Calendario dei lavori dell'Assemblea,
variazioni
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche al calendario corrente:
Martedì | 20 | dicembre | h. 14 | - Deliberazione su proposta di questione pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento, in ordine al disegno di legge n. 345 - Decreto-legge n. 176, Aiuti-quater
- Disegno di legge n. 345 - Decreto-legge n. 176, Aiuti-quater (voto entro il 22 dicembre) (scade il 17 gennaio 2023) |
Mercoledì | 21 | " | h. 14 |
Martedì | 27 | dicembre | h. 14 | - Comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126, comma 4, del Regolamento, sul contenuto del disegno di legge di bilancio* (ove approvato il disegno di legge di bilancio dalla Camera dei deputati)
- Disegno di legge n. … - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 (ove approvato dalla Camera dei deputati) (voto finale con la presenza del numero legale) |
Mercoledì | 28 | " | h. 9,30 | |
Giovedì | 29 | " | h. 9,30 (se necessaria) |
* L'articolazione della sessione di bilancio sarà stabilita in relazione ai tempi di trasmissione del disegno di legge dalla Camera dei deputati.
Subito dopo le comunicazioni del Presidente, il disegno di legge di bilancio sarà assegnato alla 5ª Commissione permanente in sede referente e alle altre Commissioni in sede consultiva. Da quel momento avrà inizio la sessione di bilancio.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 345
(Decreto-legge n. 176, Aiuti-quater)
(Gruppi 3 ore e 10 minuti, escluse dichiarazioni di voto)
FdI |
| 25' |
PD-IDP |
| 40' |
L-SP-PSd'AZ |
| 25' |
M5S |
| 35' |
FI-BP-PPE |
| 20' |
Az-IV-RE |
| 15' |
Aut (SVP-Patt, Cb, SCN) |
| 10' |
Misto |
| 10' |
Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE |
| 10' |
Discussione e deliberazione su proposta di questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:
(345) Conversione in legge del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica (ore 14,08)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione e la deliberazione su proposta di questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 345.
Ha facoltà di parlare la senatrice Aurora Floridia per illustrare la questione pregiudiziale QP1.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signor Presidente, cari colleghi e care colleghe, a distanza di quasi cinquanta anni dalla chiusura dei pozzi per l'estrazione di metano, il Polesine continua ad abbassarsi a causa della subsidenza provocata ancora dalle attività di allora. Il fenomeno dell'abbassamento del suolo del Delta del Po nel Polesine, quasi 2 metri in soli nove anni, tra il 1957 è il 1966, a causa delle estrazioni metanifere, arrivando poi a superare i 3 metri, oggi rischia di aggravarsi ulteriormente con il possibile ritorno delle trivelle in mare a 9 miglia dalla costa.
Per preservare i nostri territori anche da questi disastri, di cui il Polesine è solo un esempio, la legge costituzionale del 22 febbraio 2022 ha inserito, nel novellato articolo 9 della Costituzione, un esplicito riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, la cui protezione rientra ora tra i principi fondamentali del nostro ordinamento. La modifica costituzionale che lo scorso anno ha inserito in modo diretto l'ambiente nella nostra Costituzione ha colmato un vuoto giuridico di particolare rilevanza, che vedeva il nostro Paese enormemente indietro rispetto alla stragrande maggioranza delle Costituzioni europee.
Nella sua complessità, il diritto ambientale è ora in grado di superare non solo i confini spaziali e disciplinari, ma anche i limiti temporali. Titolari di tale diritto sono infatti le generazioni presenti, così come quelle future. Su questo fronte la modifica è stata molto innovativa, prevedendo un esplicito riconoscimento dell'interesse delle future generazioni, divenute dunque soggetti di un diritto tutelato dai principi fondamentali del nostro ordinamento. L'articolo 9 recita ora, infatti, che la Repubblica: «Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni», in un'ottica di solidarietà e responsabilità intergenerazionale che non può essere oggetto di interventi arbitrari da parte delle Istituzioni.
Ricordiamo, in tal senso, come sia attualmente pendente davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) il ricorso di alcuni cittadini contro lo Stato norvegese, per avere autorizzato numerose licenze di esplorazione petrolifera nel mare Artico in assenza di una corretta valutazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulle generazioni future. La Corte EDU ha riconosciuto la questione come un impact case, ossia di elevata importanza.
A fronte di questo esempio, dovrebbe quindi allarmare l'intenzione da parte del Governo di riprendere le trivellazioni in alto Adriatico, poiché questa intenzione costituisce, secondo il nuovo articolo 41 della Costituzione, un abuso dei diritti dei cittadini e degli amministratori delle aree interessate e un vero schiaffo alla popolazione, che ha ancora sulla pelle il ricordo del disastro del Polesine. Il testo della modifica costituzionale è infatti risultato particolarmente rafforzato e all'avanguardia e ha visto la costituzionalizzazione esplicita della non comprimibilità della protezione ambientale rispetto alla libera iniziativa economica privata. L'iniziativa economica privata non solo non può venire esercitata in contrapposizione con l'utilità sociale, ma ora non deve recare danno neanche alla salute delle cittadine e dei cittadini e all'ambiente. Nel citato nuovo articolo 41 viene infatti disposto che quest'ultima non possa svolgersi «in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
Se è vero infatti che la Corte costituzionale era riuscita negli anni ad interpretare estensivamente alcuni articoli, è anche vero che il bilanciamento con altri diritti costituzionalmente garantiti richiedeva un esplicito riconoscimento della tutela ambientale, per assegnarle concretamente pari dignità. È chiaro ora come le scelte pubbliche, politiche ed economiche si debbano orientare verso un principio di solidarietà e responsabilità intergenerazionale, in grado di proteggere l'ambiente e gli ecosistemi, anche rispetto alle altre necessità costituzionalmente garantite. In tal senso, nel corso degli ultimi trenta anni, numerose convenzioni e accordi internazionali hanno più volte ribadito la necessità di un cambio di paradigma in materia di scelte energetiche, tale da garantire, mediante obiettivi scadenzati, l'abbandono di risorse climalteranti come i combustibili fossili. Tali fonti energetiche sono infatti responsabili del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, i cui innegabili effetti sono già oggi drammatici e compromettono la stessa sopravvivenza delle future generazioni.
In quest'ottica, l'Accordo di Parigi sul clima del 2015, il primo giuridicamente vincolante in materia a livello globale, ha richiesto alle parti contraenti di fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per non superare un innalzamento della temperatura di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Fondamentale, in tal senso, è il contributo di ciascuno Stato nel proseguire senza riserve verso la carbon neutrality entro il 2050, obiettivo a cui sta lavorando anche...(Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, consentite alla senatrice Floridia di svolgere il suo intervento.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Grazie, signor Presidente.
A tale obiettivo sta lavorando anche l'Unione europea con il pacchetto Fit for 55. Non è pensabile, dunque, esprimersi in sede costituzionale e internazionale in un senso e ribaltare completamente tali determinazioni sul fronte della produzione normativa e delle scelte economiche. Ciò significa non aver compreso il senso profondo del momento attuale, l'orizzonte potenzialmente disastroso di fronte al quale ci troviamo, che azzererà ogni possibilità delle prossime generazioni di vivere in un ambiente sano, se non persino di sopravvivere.
Per questi motivi riteniamo un vero e pericoloso passo indietro le norme di cui agli articoli 4 e 6 del provvedimento in esame, ove si prevede un rilancio dell'attività delle piattaforme off-shore di estrazione degli idrocarburi che di fatto annulla gli attuali vincoli normativi in materia. Si dispone in sostanza il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi gassosi fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette, seppure limitatamente a siti aventi un determinato potenziale minerario di gas. Un passo indietro intollerabile, perché si pone in contrasto con i principi costituzionali interni e con i principi internazionali.
La decisione di consentire e incentivare le attività di estrazione del gas è in netto contrasto sia con il principio costituzionale della tutela ambientale che con quello relativo agli interessi delle future generazioni e costituisce un'inversione di marcia rispetto all'obiettivo di decarbonizzazione del settore energetico necessario al contrasto del cambiamento climatico. Questa scelta è confermata dalla previsione di cui all'articolo 6, comma 1, ove, nell'ambito di una norma volta a contribuire alla resilienza energetica nazionale, il termine decarbonizzazione viene sostituito con quello di ottimizzazione, con riferimento al sistema energetico. Ricordo inoltre che da questa operazione è atteso solo un incremento di 15 miliardi di metri cubi di gas estratto in dieci anni, ossia 1,5 miliardi di metri cubi l'anno, pari soltanto al 2 per cento del fabbisogno nazionale (una quantità decisamente esigua rispetto al fabbisogno).
Tra l'altro - e lo voglio evidenziare - non si ravvisano nemmeno quelle ragioni di necessità e urgenza indispensabili al ricorso allo strumento del decreto-legge secondo l'articolo 77 della Costituzione, che, come chiarito dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 171 del 2007, devono essere motivate in modo oggettivo, senza ridursi alla mera valutazione della ragionevolezza del contenuto normativo del decreto.
Il perseverare nel ricorso a fonti energetiche non rinnovabili e climalteranti come il gas ha - permettetemi di dirlo - un qualcosa di diabolico. Mina il nostro percorso di sviluppo sostenibile e sottrae risorse utili agli investimenti sulle fonti energetiche rinnovabili, le quali, sì, potranno garantire autonomia energetica e sostenibilità ambientale e sociale, nel rispetto dei principi costituzionali appena citati. Potranno assicurare stabilità e potranno assicurare l'indipendenza dai Paesi fornitori di gas, partner inaffidabili, antidemocratici e sprezzanti dei diritti umani, che fanno palese uso di minacce (l'ultimo caso è il Qatar).
Concludo tornando all'esempio del Polesine, dove - ripeto - a causa dell'estrazione del gas degli anni cinquanta i terreni sono sprofondati di oltre tre metri, dove ancora oggi gli abitanti pagano un prezzo altissimo per la riparazione di quei danni e dove moltissimi amministratori locali, in maniera politicamente trasversale, si stanno opponendo con fermezza alle nuove trivellazioni. Da più parti viene evidenziato come i vantaggi di questa operazione siano inesistenti nel breve periodo, poiché queste nuove concessioni diverrebbero attive in tempi lunghi, facendo venir meno l'esigenza di rispondere prontamente al caro energia. Certi saranno invece i danni recati all'ambiente.
Care colleghe e colleghi, siete davvero disposti ad assumervi la responsabilità di questa scelta? Davvero ritenete che questo provvedimento sia rispettoso di quanto oggi la nostra Costituzione sancisce? Siete veramente convinti che sarà sufficiente trincerarvi dietro la speranza che la scienza possa risolvere eventualmente quanto scaturirà da scelte politiche dannose e soprattutto superate? Penso che sia arrivato il momento di smettere di chiedere inutili sacrifici a italiane e italiani.
Basta mettere a rischio le loro vite. È arrivato il momento di aprire il campo al vento dell'innovazione, per una nuova e vera spinta che dia all'Italia l'ottimismo, la speranza e il benessere che si merita. (Applausi).
PRESIDENTE. Nel corso della discussione potrà prendere la parola un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti ciascuno.
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, cari colleghi e care colleghe, intervengo sulla questione pregiudiziale al nostro esame, sostenendo che tutto l'articolato del decreto aiuti-quater mette in discussione la scelta di dare una risposta positiva alle questioni ambientali ed energetiche.
Vorrei ricordare che questo lo avevo detto già relativamente al decreto aiuti-ter, ma mi era stato detto che quel provvedimento era stato definito dal Governo precedente, che noi eravamo all'opposizione e comunque è vero che aveva questa impostazione. Siamo di fronte a un provvedimento in cui, di fatto, si cerca di dare un colpo mortale alla questione delle energie rinnovabili, sia sul terreno della produzione di energia, sia sul terreno del risparmio di energia. Vorrei sottolineare, infatti, che in questo provvedimento c'è anche la questione del superbonus che conosciamo bene tutti.
In sostanza, siamo di fronte a una situazione nella quale si pensa di trivellare i nostri mari, cercando di recuperare una produzione di gas naturale pari all'1,5 per cento del nostro fabbisogno, anziché affrontare in modo determinato la questione delle energie rinnovabili spendendo risorse. Certo, bisogna investire in questo campo, però per investire bisogna procurare le risorse, visto e considerato che ci avete detto che non era possibile sforare dal punto di vista economico. Non è possibile investire se non si vanno a prendere i soldi da quelli che guadagnano molto nel campo dell'estrazione del gas (vedi ENI e tutte le aziende multinazionali, anche a partecipazione statale, che traggono grandi benefici dall'estrazione, tant'è che distribuiscono dividendi). Voi non avete tassato di un euro gli extraprofitti - questo è un dato fondamentale - per investire nelle energie rinnovabili.
Oggi la ricerca scientifica e tecnologica ha sviluppato molto le energie rinnovabili ed è molto avanti. In Italia c'è la capacità di intervenire e di catturare l'energia solare con il fotovoltaico, il solare termico e l'eolico. Quindi, siamo in grado di produrre energia, però per fare questo bisogna dare un indirizzo sulle scelte industriali, bisogna intervenire per abbattere le emissioni che inquinano la nostra atmosfera. Per fare questo servono processi industriali e bisogna dare un atto di indirizzo.
Qui mi si viene a spiegare - mi è stato rappresentato anche nel corso della discussione in Commissione - che, se sviluppassimo troppo le energie rinnovabili, oggi la filiera industriale sarebbe in mano ai cinesi. Il dato vero è che gli industriali italiani sono bravi e capiscono molto bene se le scelte industriali vengono fatte in un certo modo o in un altro. Io vengo da un territorio dove il manifatturiero è ancora prevalente e devo dire che è cambiata l'industria, ma sono stati capaci di affrontare i cambiamenti. Il problema è la scelta di indirizzo politico. (Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, abbassate il tono della voce.
MAGNI (Misto-AVS). La ringrazio, Presidente. Capisco che il mio intervento interessi poco, perché tanto avete già deciso; questa è la realtà. Ad ogni modo, vorrei sottolineare che c'è anche una grande contraddizione su questo terreno.
Vorrei ricordare che, ad esempio, l'attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione del referendum sulle trivelle, il giorno prima del voto scrisse queste parole: «Domani andrò a votare al referendum sulle trivelle e voterò sì. Rivolgo un appello ai cittadini: non fate passare sottotraccia un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare. Non andare a votare, come invita a fare Renzi, sarebbe un aiuto ad alcune grandi lobby che sono legate a questo Governo».
Diceva così la presidente Meloni citando l'allora presidente del Consiglio Renzi. Ebbene, avete cambiato idea? Parlavate di lobby che sostenevano il Governo di allora e ora restano tali quelle lobby?
Lo stesso giorno, il leader della Lega Matteo Salvini diceva: «Domenica 17 vado a votare sì e spero che siano in tanti a farlo, perché il nostro petrolio è la nostra ricchezza, è il nostro paesaggio, l'agricoltura, il turismo, il mare, la pesca, e non qualche buco nell'acqua».
Per sostenere questa posizione, il leader della Lega era comparso in pubblico con una felpa - come è abituato a fare - con scritto «stop trivelle, vota sì». Persino Forza Italia con il governatore Toti affermò la stessa cosa.
La domanda che pongo in particolare alla maggioranza che oggi sostiene il Governo è: avete cambiato idea? Le lobby fanno comodo anche a voi oppure è una scelta sbagliata? In questo caso, siete ancora in tempo per tornare indietro.
Non si sa quali siano i costi di trivellare il Mar Adriatico perché nessuno è in grado di quantificarli, però il dato certo è che ne estrarremo poco gas. Non è meglio allora sviluppare le rinnovabili, magari le comunità energetiche, il fotovoltaico e il geotermico, con un piano da qui al 2030 in grado già oggi, rispetto ai progetti in campo, di darci un'autonomia pari al 40 per cento del fabbisogno dal punto di vista dell'energia? In tal modo potremmo sottrarci anche al ricatto degli oligarchi russi e non solo, dell'Azerbaigian, della Libia o dell'Egitto. Non è forse il momento di fare questa scelta?
Per questa ragione penso che bisogna fermarsi, invertire la rotta e cercare di dare una svolta, come chiedono le giovani generazioni e le organizzazioni ambientaliste in particolare: dobbiamo investire per il futuro.
Il futuro è solo nelle rinnovabili; le altre fonti inquinano e pongono le condizioni per danneggiare tutta l'umanità. Ce lo chiede l'Europa, ce lo chiedono i ragazzi e le ragazze che scendono in piazza.
Abbiamo l'occasione, cerchiamo di coglierla; vi invitiamo a sfruttare le rinnovabili e a fermarvi sull'estrazione di gas. (Applausi).
FREGOLENT (Az-IV-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (Az-IV-RE). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, gentili colleghi, voteremo contro la proposta di questione pregiudiziale di costituzionalità per due motivi, uno di merito e l'altro di metodo.
Nel merito, non si fa opposizione presentando in continuazione proposte di questione pregiudiziale perché temo che un giorno, quando ci troveremo di fronte veramente a uno scempio costituzionale, non ce ne accorgeremo, ormai assuefatti a continue questioni pregiudiziali di costituzionalità un po' campate in aria. (Applausi). Abbiamo subito questo comportamento negli ultimi dieci anni e non saremo noi di Azione-ItaliaViva-RenewEurope ad assumere lo stesso atteggiamento nei confronti di si trova a governare pro tempore, posto che - secondo me - c'era un modo molto più pulito e semplice di preservare la nostra Costituzione, ossia approvando, con il famoso referendum del 2016, la riforma costituzionale Renzi. (Applausi).
In secondo luogo, nel merito, noi pensavamo che la guerra terribile alle porte dell'Europa e, prima ancora, il rincaro energetico dovuto a mera speculazione, avessero plasticamente fotografato la realtà del nostro Paese, ossia un mix energetico insufficiente per scelte politiche non di oggi e neanche di ieri o dell'altro ieri.
Dal 2000 a oggi il nostro Stato e la nostra politica hanno deciso di abdicare a certe scelte. Mi riferisco, anzitutto, alla trivellazione dei nostri mari in quanto abbiamo preferito che lo facessero Paesi stranieri come la Croazia. Non penso che la Croazia abbia meno capacità turistica e non pubblicizzi il suo Mare Adriatico azzurro, eppure viene a prendere il nostro gas. Le due cose possono coincidere. Inoltre, abbiamo delegato l'approvvigionamento a gas straniero e quindi neanche andando verso la decarbonizzazione.
Con la crisi energetica dovuta, prima, al recupero post pandemico e, adesso, a questa maledetta guerra, si pensava che la politica si sarebbe fatta carico di almeno uno dei due aspetti. I gas dei nostri mari vanno prelevati e mantenuti perché è assurdo che se ne approprino Nazioni straniere, piuttosto che i cittadini italiani, che potrebbero così giovare dell'abbattimento del costo delle bollette. In secondo luogo, occorre andare verso la decarbonizzazione e autorizzare l'uso delle energie rinnovabili che servono in questo settore. In ultimo - perché no - occorre anche promuovere la ricerca del nucleare di nuova generazione, cosa che noi italiani facciamo all'estero (ad esempio negli Stati Uniti e nel Regno Unito) con progetti pilota, forse perché non è consentito ai nostri ingegneri, che hanno grandissime capacità, di farlo in Italia. (Applausi). Si tratta di un'ennesima ipocrisia made in Italy.
La tutela dell'ambiente va certamente preservata e tale principio è nella Carta costituzionale. Mi viene da sorridere perché, in nome della tutela dell'ambiente, si dice no alle energie rinnovabili. Vi è una visione di tutela dell'ambiente e del paesaggio à la carte. A seconda di chi la legge, si dice no in base a un concetto astratto di ambiente, non incarnato nella realtà. Si può estrarre il gas senza mortificare il suolo, l'aria e il mare sottostanti e circostanti. Lo fanno intere Nazioni e non vedo perché noi non abbiamo la stessa possibilità, visto che abbiamo le capacità tecniche, tanto è vero che esportiamo i nostri ingegneri all'estero.
Per questi motivi, il Gruppo Azione-ItaliaViva-RenewEurope dichiara la propria contrarietà alla proposta di questione pregiudiziale. (Applausi).
DAMIANI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAMIANI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi senatori, è del tutto evidente, anche dai primi interventi in quest'Aula, come la questione pregiudiziale presentata sia pretestuosa, così come pretestuose sono state le altre, dal punto di vista non soltanto formale, ma anche politico. È del tutto evidente che anche le opposizioni sono divise sulla stessa pregiudiziale: c'è chi le ha presentate e chi vota contro.
La questione pregiudiziale è pretestuosa anche in ragione del fatto che il decreto al nostro esame va approvato velocemente perché stanzia una serie di risorse importanti, soprattutto in tema di energia, in un momento così particolare.
Inoltre, la Commissione ha concluso la scorsa settimana i suoi lavori. Quindi, eravamo e siamo tutti pronti per portare il provvedimento in Aula il più presto possibile.
In realtà, anche le sentenze della Corte costituzionale che vengono evocate nella pregiudiziale vanno poi in direzione completamente opposta rispetto a quello che vorrebbero fare intendere i presentatori della stessa. La Consulta, certo, si è occupata di ambiente, ma in particolar modo con riferimento all'articolo 117 della Costituzione e non certo agli articoli che vengono richiamati, il 9 e il 41, che hanno inserito la tutela dell'ambiente in Costituzione.
Certo è che, leggendo le sentenze della Corte, si evince che l'ambiente è un valore primario e sistemico, ma questo non va inteso come mero bene o materiale competenziale. È altrettanto fuori di dubbio che in tutti questi anni sia l'evoluzione legislativa che la giurisprudenza costituzionale portano ad evidenziare che la tutela dell'ambiente investe e intreccia altri interessi e competenze.
Sempre la Corte, nella sua giurisprudenza, ha messo in diretta relazione l'ambiente con l'iniziativa economica. Il bilanciamento, quindi, tra diritti costituzionali e beni ha posto la Consulta nella condizione di definire come non si possa precludere al legislatore di intervenire per salvaguardare la continuità produttiva, soprattutto in settori strategici per l'economia nazionale e per i posti di lavoro che sono collegati.
Nel caso in esame, il bilanciamento dei valori costituzionali richiamati riguarda l'interesse nazionale, quello di potere disporre, quindi, di una produzione energetica nazionale. Sappiamo tutti che le nostre aziende, le nostre città, le nostre famiglie utilizzano energia e l'atto in esame ha tutti i requisiti della necessità e dell'urgenza, proprio perché l'aumento dei costi energetici, in seguito alla guerra russo-ucraina, è costato oggi all'Italia circa 100 miliardi di euro e rappresenta negli ultimi anni la crisi più profonda.
L'aumento della produzione nazionale di energia va proprio nella direzione di sostenere le imprese e soprattutto i posti di lavoro; ma oramai il tema del lavoro è un tema dimenticato dalla sinistra in questo Parlamento. L'Italia dovrà rifornire la propria produzione nazionale di energia e le proprie riserve di gas, perché sulla base delle consegne, che oggi sono molto scarse, che ci arrivano dalla Russia, che era il nostro principale fornitore, le previsioni tecniche degli esperti ci dicono che, anche aumentando le strutture per l'importazione di gas naturale liquefatto, il mercato rimarrà comunque molto ristretto fino almeno al 2026. Gli approvvigionamenti avverranno a prezzi elevati, tali da porre in molti casi fuori dal mercato la produzione delle aziende italiane.
L'intervento volto ad aumentare la produzione nazionale di gas, indirizzandolo proprio alle aziende energivore, va appunto nella direzione, voluta dalla Consulta, di tutelare il bene ambiente, ma di contemperarlo anche con le esigenze delle migliaia di posti di lavoro nel settore. Pertanto, le misure d'emergenza contenute in questo decreto affrontano uno stato d'emergenza, che è appunto quello energetico, che potrebbe durare anche per i prossimi anni e che va affrontato oggi per sostenere la nostra economia e la ricchezza delle nostre famiglie, che stanno subendo, in questo momento particolare, un brutto colpo anche con la preoccupazione della recessione in tema di economia.
Ecco perché noi chiediamo di votare contro questa questione pregiudiziale che, come ho già detto in premessa, è pretestuosa e vede anche le stesse opposizioni che la presentano divise dal punto di vista politico. Chiediamo, invece, una rapida approvazione del decreto nel merito che, come dicevo, contiene misure importanti, destina oggi 9 miliardi al ristoro delle nostre famiglie, alle bollette e alle aziende. Ecco perché respingiamo questa pregiudiziale e chiediamo di approvare quanto prima il decreto aiuti-quater.
PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, può sembrare strano, ma condivido una parte dell'intervento del senatore Damiani, che mi ha preceduto. Credo che la tutela ambientale, anche in un contesto di tutela costituzionale, vada inserita in un ampio spettro di tutele che la Costituzione prevede e ciascuna di queste non può essere contrapposta all'altra. Credo che in una fase di transizione ecologica necessaria sia evidente che il tema della sostenibilità ambientale non possa essere staccato da quello della sostenibilità economica e sociale e quindi bisogna mettere le imprese e i sistemi produttivi nelle condizioni di fare questa transizione e di arrivare alla sostenibilità in un senso molto ampio. Ebbene, è proprio quello che questo decreto non fa.
Si è detto molto sulla situazione attuale degli approvvigionamenti energetici, sulla necessità di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ma soprattutto sulla necessità di spingere su una maggiore produzione di energia da fonte rinnovabile. Oggi, nell'emergenza, è chiaro che questo percorso dev'essere accompagnato da una maggiore capacità di produzione di gas dai giacimenti che abbiamo e con la mia forza politica in Consiglio dei ministri abbiamo sostenuto la necessità di aumentare di 2,2 miliardi di metri cubi la produzione di gas dai giacimenti esistenti. Questo decreto, però, non aumenta la capacità produttiva di giacimenti esistenti, ma fa una cosa molto diversa, cioè interrompe un percorso di transizione ecologica che abbiamo fatto (Applausi) e ritorna a proporre investimenti su attività di trivellazione per prospezione e ricerca, su un gas che sappiamo essere disponibile nell'Adriatico. Ho sentito alcuni dati (perché poi bisogna anche confrontarsi con quelli): ebbene, molto spesso si dice che la Croazia ci ruba il gas dai nostri giacimenti, ma noi abbiamo estratto 3,34 miliardi nel 2021 e ne estraiamo 5,30 quest'anno, quindi la Croazia, che estrae 1,2 miliardi di metri cubi dai giacimenti, non mi sembra stia rubando il gas a nessuno. Non solo, ma è evidente che i giacimenti di gas non sono buchi ampi dai quali i Paesi estraggono il gas, che è interstiziale nella roccia, quindi pensare di avere un giacimento comune da cui si estrae è profondamente sbagliato dal punto di vista tecnico e scientifico.
Credo che il tema ambientale poi non sia esclusivamente legato al momento in cui il gas lo si cerca e lo si estrae e cioè alla fase di trivellazione. Il tema ambientale è anche legato al fatto che dobbiamo disincentivare l'uso delle fonti fossili e portare il nostro Paese a essere il più grande produttore europeo di fonte energetica rinnovabile. (Applausi). Se oggi diamo la possibilità di fare investimenti per ricercare nuovi giacimenti, stiamo facendo un passo indietro enorme rispetto alla nostra vera indipendenza energetica, perché anche la diversificazione delle fonti fossili risulta comunque una diversificazione della dipendenza e non una vera e propria indipendenza.
Anche su questo, bisogna far riferimento ai dati: uno studio di dieci anni fa stimava in circa 300 miliardi di metri cubi tutto il gas potenzialmente estraibile nei mari italiani; di questo, circa la metà ha una convenienza economica ad essere estratto, perché i giacimenti sotto una certa densità non hanno più una convenienza economica all'estrazione. Abbiamo circa 150 miliardi di gas dieci anni fa: ne abbiamo estratto parecchio; oggi potremmo, estraendo tutto quello che abbiamo, essere indipendenti per un anno. Capisco l'esigenza momentanea di aumentare la produzione dei giacimenti esistenti, ma non capisco invece perché si retroceda dal percorso di transizione che avevamo sapientemente iniziato a fare nel governo Conte I, tra l'altro insieme alla Lega, quando abbiamo proposto il Pitesai e quindi il blocco delle trivellazioni a mare.
Credo che invece vi sia un principio che sta guidando questa maggioranza, ma per ammissione del Presidente del Consiglio, del Governo e della maggioranza stessa, cioè quello di non disturbare chi vuole fare. Io, però, mi preoccupo quando si dice di non voler disturbare chi vuole fare a prescindere da quello che vuole fare, perché credo che ci siano anche cose molto dannose che si possono fare e io vorrei invece che il Governo e la politica disturbassero quelle cose dannose e cercassero di far fare invece alle imprese le cose giuste e buone che servono al Paese. (Applausi).
Presidente, non nascondo che inizialmente la nostra posizione sulla questione pregiudiziale era di astensione, che avremmo motivato non perché contrari sul suo metodo, ma perché c'era un corpus emendativo che ritenevamo potesse essere accolto da quest'Assemblea.
C'era infatti qualcuno che dichiarava: il 17 aprile vota sì, ferma le trivelle, il mare è il nostro petrolio (Meloni); gli altri Paesi che si affacciano sull'Adriatico - pensiamo alla Croazia - stanno bloccando le trivellazioni, non mettiamo a rischio la nostra fortuna e il nostro futuro, che sono il mare, la bellezza, la pesca e il turismo (Salvini). Pensavamo quindi che le nostre proposte emendative potessero essere accolte da quest'Assemblea per ricondurre l'articolo 4 del decreto-legge oggetto di discussione a quella vera necessità o urgenza che è l'aumento momentaneo della produzione.
Ora però scopriamo che il Governo, che gode di un'ampia maggioranza, senza che ci sia alcun tipo di urgenza (perché il decreto-legge scade a gennaio), ha deciso di porre la questione di fiducia dimostrando di non dar corso alle parole più volte dette (ossia che non si sarebbe fatto ricorso alla fiducia). Il Governo ha deciso quindi di mettere la fiducia e quegli emendamenti non potranno essere accolti, come lo sarebbero stati certamente, da parte della maggioranza. Non potendo discutere e migliorare il testo, voteremo a favore della questione pregiudiziale. (Applausi).
Saluto a rappresentanze di studenti
PRESIDENTE. Stanno seguendo i nostri lavori gli studenti e i docenti del Liceo «Sciascia Fermi» di Sant'Agata di Militello, in provincia di Messina, e dell'Istituto tecnico commerciale «Merendino» di Capo d'Orlando, sempre in provincia di Messina. Benvenuti e grazie della vostra visita al Senato. (Applausi).
Ripresa della discussione e deliberazione su proposta di questione pregiudiziale
riferita al disegno di legge n. 345 (ore 14,46)
BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli senatori, è anche una buona occasione il fatto che ci siano delle scuole ad assistere a questa parte del dibattito, perché sono sicuro che siano argomenti che spesso e volentieri fra i giovani circolano, anche con molto entusiasmo e molto interesse. Ebbene, la prima cosa che dovrebbe essere nota ai giovani, ma anche a voi, colleghi, è il rispetto della Costituzione, riportando il Parlamento al ruolo che gli spetta. Infatti, sappiamo che negli ultimi anni ci sono stati molti attacchi alla centralità e al prestigio del Parlamento, non ultimo purtroppo il taglio dei parlamentari, come se dare ai cittadini meno rappresentanti potesse essere loro d'aiuto. Non mi pare che sia così e già il fatto che tutti dobbiamo correre da una Commissione all'altra, senza poter approfondire più di tanto i temi, secondo me fa capire di aver sbagliato anche a chi ha votato a favore di quella riforma in buona fede.
Oltre a questo, se vogliamo cercare di riportare quest'Assemblea al suo prestigio, dobbiamo soppesare le iniziative pesanti come una pregiudiziale di costituzionalità, che dev'essere uno strumento non ordinario: non è possibile che a ogni provvedimento ne venga fuori una, perché così facendo possiamo fare il nostro discorsetto aggiuntivo rispetto ai tempi, pure abbondanti, che il dibattito parlamentare ci consente. Il controllo di costituzionalità non deve diventare una routine: io lo faccio, poi dico quello che mi viene in mente, la maggioranza lo boccia e andiamo avanti così.
Si tenga presente che abbiamo visto e sappiamo che anche gli altri organi a presidio della Costituzione, vale a dire il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, hanno un coté politico (perché sono in buona parte nominati dalla politica). Così come non ci piace o non ci piacerebbe sapere, immaginare o sospettare che la Corte costituzionale presenti le sue sentenze sulla base di un'impostazione politica, piuttosto che dell'aderenza del testo alla Costituzione, anche noi dobbiamo spogliarci del nostro ruolo politico, nel momento stesso in cui ci viene sottoposta una pregiudiziale di costituzionalità, e riflettere attentamente se è vero e corretto quello che stiamo facendo e considerarlo uno strumento eccezionale.
Dobbiamo cioè considerarlo uno strumento tale per cui, quando viene presentata una questione pregiudiziale di costituzionalità, invece di essere considerata come una formalità (tanto c'è la solita pregiudiziale), tutti noi si rifletta sull'aderenza della nostra legislazione alla cosa fondamentale che dovrebbe guidare tutte le nostre azioni, che è la Costituzione. Così facendo, invece, non lo facciamo; così facendo, abbiamo svilito questo strumento di controllo del Parlamento sulla nostra attività legislativa a una normale attività di routine. Ovviamente, non posso impedire ai colleghi - e neanche glielo dico - di presentare anche cento questioni pregiudiziali di costituzionalità per il futuro, però faccio loro un modesto appello: limitiamole per quando ci sono situazioni tali per cui si pensa che veramente debbano essere esaminate.
Per quanto riguarda il motivo specifico della pregiudiziale di costituzionalità in discussione, vale a dire il contrasto del decreto-legge aiuti-quater con l'inserimento della tutela dell'ambiente nella Costituzione, si svilisce ulteriormente l'argomento, perché una delle questioni per cui tanti erano contrari a inserire in Costituzione questo fatto così importante come la tutela dell'ambiente è che sarebbe stato pretestuoso e che a futura iniziativa, senza niente di particolarmente oggettivo o specifico, si sarebbe detto che qualsiasi cosa avrebbe potuto essere contraria alla tutela dell'ambiente: anche questa pregiudiziale, essendo stampata su carta, potenzialmente danneggia l'ambiente.
Pertanto, se dobbiamo svilire questo inserimento nella Costituzione così nuovo e così importante con la tutela dell'ambiente, questo è proprio lo strumento per farlo, vale a dire che si prende una cosa che non ha alcun tipo di senso e alcun appiglio per la tutela dell'ambiente e lo si fa diventare un problema. Sapete perché? Nel momento stesso in cui stiamo parlando di gas naturale, non è che se non lo troviamo nel nostro territorio ne possiamo fare a meno. Non è che possiamo passare istantaneamente, schioccando le dita, alle rinnovabili o simili, anche perché non esiste un territorio al mondo che sta in piedi da solo con le energie rinnovabili.
Conosco soltanto l'esempio dell'isola di El Hierro, tanto per dirne una, dove hanno provato a utilizzare un'isola che ha tantissimo sole dalla mattina alla sera, perché è vicina al tropico, un vulcano spento da utilizzare come invaso d'acqua e un vento costante dalla mattina alla sera. Questo esperimento, purtroppo, va avanti a diesel, perché quanto si è tentato di fare in quell'isola, che è stata per tanti anni, nel momento stesso della costruzione dell'impianto, l'immagine di quello che avrebbe potuto essere il futuro, non funziona. Adesso sono stati rilasciati i dati di tanti anni di fallimento.
Pertanto, dato che nemmeno su un'isoletta di 10.000 anime, sotto un sole che spacca le pietre e con il vento costante sono riusciti a ottenere l'autonomia energetica, perché vanno a gasolio, evidentemente nel nostro Stato i Frecciarossa non vanno con l'energia elettrica; ci si accendono le lucine dell'albero del sindaco Gualtieri, Fotovoltacchio o come si chiama, ma per il resto è impossibile pensare che riusciremo in tempi brevi a fare a meno dell'energia fossile.
Inoltre, proprio il fatto di fare a meno dell'energia fossile o degli strumenti che hanno portato nell'attuale momento a questa corsa a dire che tanto è green, quindi va bene per tutti, sono stati proprio quelli che hanno iniziato a far crescere il costo dell'energia, a chiudere le nostre imprese e a far prosperare invece aziende del resto del mondo, da cui noi poi andiamo importare. Vedete un po' voi che logica ci può essere in questo strumento.
Per queste ragioni, il Gruppo cui appartengo voterà contro la pregiudiziale in esame e rinnovo l'appello a presentare pregiudiziali di costituzionalità quando ci sono motivi seri per farlo. (Applausi).
LORENZIN (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZIN (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che il dibattito mi ha stimolato e mi ha spinto a modificare il mio intervento. Ciò è avvenuto anzitutto perché ci troviamo di fronte ad un fatto politico e cioè che sul provvedimento al nostro esame verrà posta la questione di fiducia, dopo quasi un mese di gestazione, quasi il parto di un elefante, di quello che doveva essere un decreto-legge molto semplice, che, definendosi decreto-legge aiuti, avrebbe dovuto portare un largo consenso e certamente non farci arrivare all'ultimo giorno utile di lavoro con la fiducia.
Se c'è un'anomalia in questo Parlamento, non sono certo le questioni pregiudiziali che attengono alle possibilità e al sindacato ispettivo di questo Parlamento e dei Parlamenti democratici, quanto piuttosto un uso della fiducia in base alla maggioranza che ha anche i numeri su una misura come questa. Si mette la fiducia perché sul superbonus al 110 per cento vi siete arenati e non avete risolto il problema dei debiti incagliati, né quello delle bollette; abbiamo praticamente la maggioranza incagliata al Senato, come alla Camera, e quindi vi state risolvendo i problemi. (Applausi). Questo è il primo tema. Mi rivolgo anche agli onorevoli colleghi: uno ha dieci minuti, ma non è detto che, se è contrario alla questione pregiudiziale, li debba utilizzare tutti, perché si rischia che sette minuti e mezzo dei dieci ci diano argomenti a noi per convincerci anche di cose sulle quali forse avevamo una posizione un pochino più morbida.
Secondo punto: la questione pregiudiziale, in sé, sull'ambiente. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente le parole del collega Borghi: capisco che egli non ritenga la questione ambientale un tema storico, la sfida numero uno di questa generazione (Applausi), non sono in Italia, ma sul pianeta, e la sfida numero uno dei nostri figli. Facciamocene però una ragione, a maggioranza ampia l'abbiamo messa in Costituzione, e quindi, quando ci sono interventi di particolare delicatezza che riguardano il futuro e la tenuta dell'ambiente del nostro Paese e dell'area mediterranea, è nostro dovere questo surplus di approfondimento in queste Aule. Se infatti non lo facciamo noi in queste Aule, non lo fa nessuno. È una cosa che attiene ai nostri doveri e non alle nostre possibilità.
Entriamo poi nel merito. Il provvedimento presenta moltissime questioni importanti, ma il punto sollevato dal senatore De Cristofaro e dagli altri firmatari ci permette di intervenire sui temi dell'ambiente, all'articolo 4 del decreto-legge, e in particolare su una questione che coinvolge le nostre vite ormai da quando è scoppiata purtroppo la drammatica guerra tra la Russia e l'Ucraina, ossia l'approvvigionamento e il fabbisogno del gas nel nostro Paese. Ci interroga sulle nostre strategie: nessuno tra i banchi del Partito Democratico è contrario a mix energetici che ci permettano di realizzare la transizione ecologica, che è comunque l'obiettivo che dobbiamo raggiungere e su cui non possiamo tornare indietro. Tutto l'impegno del Governo precedente, in cui erano presenti anche esponenti della maggioranza attuale, è stato portato al fine di ottenere una diversificazione del mix energetico e di spingere sulle rinnovabili, ma anche di aumentare la produzione del gas degli impianti estrattivi già esistenti nel nostro Paese.
Certamente però qui ci troviamo di fronte a qualcosa su cui si è verificata una totale assenza nel dibattito politico del Paese, cioè quello che avviene nel delta del Po e nella laguna di Venezia. Abbiamo una questione importantissima dal punto di vista della sostenibilità del bacino del Po, delle questioni che riguardano la siccità e di quelle tecniche che riguardano l'abbassamento degli alvei, perché della salinizzazione dei terreni e del problema dell'agricoltura di quell'area, ma anche della tenuta di tutte le aree sabbiose e paludose dell'area del bacino di Venezia. Non è una questione banale, perché ricordo che su di essa sul piano politico trasversalmente ci siamo espressi contrari noi, ma anche il presidente Zaia, alla luce delle relazioni e delle analisi tecniche condotte dagli uffici regionali del Veneto, che certamente non possono essere accusati di essere tutti sinceri democratici.
C'è però un tema che riguarda l'evidenza tecnico-scientifica sulla tenuta di una delle aree più preziose del Mediterraneo, che è quella della laguna veneta e del delta del Po, a cui è collegata un'economia di scala e di filiera (allevamenti, agricoltura e risaie) che ha un valore molto superiore rispetto a quello limitato di questo specifico giacimento.
Ci asterremo quindi sulla questione pregiudiziale in oggetto, per quel che riguarda la tenuta e il concetto stessi del decreto-legge aiuti che stiamo andando a convertire in legge, ma non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione e la nostra contrarietà al metodo, alla forma e alla sostanza con cui il Governo sta procedendo su questi temi, a colpi di decreti-legge, senza un surplus di dibattito tecnico, in modo sordo e cieco rispetto alle preoccupazioni di esponenti importanti della sua stessa maggioranza, non solo dell'opposizione. (Applausi). Qui è in gioco, infatti, non l'interesse di un piccolo principio di una parte politica, ma il futuro dell'ambiente e della sostenibilità ambientale della nostra Nazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale QP1, presentata dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, riferita al disegno di legge n. 345.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Discussione del disegno di legge:
(345) Conversione in legge del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica (Relazione orale)(ore 15,02)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 345.
I relatori, senatori Borghi Claudio e Liris, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore, senatore Borghi Claudio.
BORGHI Claudio, relatore. Signor Presidente, il decreto-legge in esame, che è stato esaminato dalla 5a Commissione praticamente in parallelo con la legge di bilancio, attualmente all'esame della V Commissione della Camera dei deputati, fa capire quanto sia importante, anche soltanto per il tipo di incardinamento e di trattazione. (Brusio).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, consentiamo al senatore Borghi di svolgere la sua relazione. Chi deve recarsi altrove lo faccia in maniera composta.
BORGHI Claudio, relatore. Il tipo di trattazione si è estrinsecata in modo parallelo e quindi contestualizzato alla legge di bilancio, perché gli importi che sono stati movimentati da questo decreto-legge sono rilevanti: stiamo parlando di una cifra pari a circa 10 miliardi e molte delle iniziative con esso avviate sono poi state trasferite in modo permanente nel testo di quella che sarà la legge di bilancio.
In particolar modo, la parte principale di questo di questo decreto-legge riguarda il tema dell'energia, perché - come tutti sanno - l'improvviso e assolutamente imprevedibile incremento (quantomeno nelle dimensioni) dei costi dell'energia ha portato a una situazione di forte disagio i nostri operatori economici e anche i cittadini. Pertanto, a fronte di numerose soluzioni attuate emergenzialmente in Europa, anche il Governo italiano, in questo caso in continuità con l'Esecutivo uscente, ha pensato di dedicare la maggior parte delle somme disponibili ad alleviare il problema dell'energia. Buona parte dei commi di questo di questo provvedimento riguarda esattamente la possibilità di avere un aiuto (infatti il decreto si chiama così) dal punto di vista del costo dell'energia.
Gli aspetti che riguardano l'energia sono molteplici e si trovano in tanti articoli del provvedimento. In particolar modo, va notato l'aspetto sia degli aiuti fiscali, sia dell'incremento della produzione domestica o, in generale, la possibilità di intervenire in modo più efficace sull'autoproduzione.
La trattazione del provvedimento, secondo me, è stata molto produttiva in 5a Commissione, dove dal mio punto di vista c'è stato un atteggiamento assolutamente corretto nel rapporto fra maggioranza e opposizione, poiché si è cercato, per quanto possibile, di addivenire a compromessi che potessero essere di aiuto al Paese. Si è riusciti a ottenere tutta una serie di miglioramenti che vanno da un aiuto suggerito dal Gruppo Azione per i Comuni fino a questioni relative alla produzione o agli incentivi per le imprese che sono più in difficoltà su determinati settori energivori di produzione, fino anche a iniziative che vanno in buona parte incontro ai desiderata delle parti datoriali, che sono state ascoltate in audizione.
Il risultato, secondo me, è un testo tutto sommato equilibrato, che ha avuto una trattazione piuttosto lineare, dove alcune parti problematiche, che avevano comportato qualche ritardo nella trattazione in Commissione, poi alla fine, in una maniera o nell'altra, sono state espunte oppure trasformate in ordini del giorno, in modo tale da lasciare soltanto le parti più attinenti al tema iniziale del decreto-legge.
Forse l'attenzione mediatica era stata più mirata verso la questione del superbonus e dei decreti incagliati. A fronte dei limiti dello strumento, che non aveva un budget effettivo aggiuntivo spendibile, sono stati fatti alcuni miglioramenti.
Cito per esempio la possibilità di aumentare di un passaggio - da due a tre - la cessione dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi, che nell'intento della norma potrebbe sbloccare o quantomeno facilitare la circolazione di tali crediti all'interno del settore bancario, in modo tale da ottenere un ulteriore alleviamento dei problemi di chi in questo momento si ritrova in una situazione molto difficile derivante da un eccesso di crediti fiscali non vendibili e non smaltibili.
Altri punti specifici toccati all'interno del decreto, per la maggior parte dei casi, sono stati considerati in modo trasversalmente positivo. È ovvio che qualche parte non abbia avuto l'unanimità o il consenso necessario, tant'è vero che abbiamo appena discusso una pregiudiziale, specialmente per quello che riguarda l'autoproduzione degli idrocarburi in Italia, ma mi rendo conto che anche in passato argomenti di questo tipo sono stati molto divisivi.
Credo che vi sia stata comunque una proficua collaborazione all'interno del Parlamento e del Senato, in modo tale da riuscire, per quanto possibile, a consegnare ai cittadini uno strumento di sicuro migliorabile, come tutti, ma che porterà oggettivamente un aiuto importante a imprese e cittadini. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Liris.
LIRIS, relatore. Signor Presidente, rivolgo un saluto a tutti i colleghi.
Il senatore Borghi ha illustrato alcune parti importanti di questo provvedimento, che probabilmente ha concentrato tantissime energie e riflessioni sul superbonus o su altre misure relative allo sport, ma vorrei ricordare con soddisfazione e orgoglio i 10 miliardi che di fatto compongono questa minimanovra, più di 9 miliardi dei quali vengono concentrati per contenere le spese relative al caro energia delle famiglie e delle imprese dei nostri concittadini.
È stato fatto uno sforzo importante che, in un combinato disposto con una previsione posta all'interno del disegno di legge di bilancio, porta addirittura a 30 miliardi il nostro impegno per contenere e lenire le difficoltà dei cittadini italiani. Questo avviene sin dall'articolo 1, con un'attenzione nei confronti delle imprese energivore e gasivore e con il credito d'imposta per l'acquisto di gas naturale.
Vi è attenzione anche nell'articolo 2, per quanto riguarda le accise, e nell'articolo 2-bis, relativo al credito d'imposta per l'acquisto di carburante.
Andando per grosse linee, verifichiamo come nell'articolo 3 venga enfatizzata l'importanza che diamo al mondo dello sport, con un aumento di 10 milioni dello stanziamento per il fondo unico a sostegno del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), del Comitato italiano paraolimpico e di Sport e salute. Vi sono poi l'incremento del fondo per il terzo settore, che arriva a 100 milioni, e l'attenzione nei confronti degli enti locali, che subiscono con maggior forza le lungaggini burocratiche su PNRR e misure relative alle opere pubbliche in generale.
Anche in questo caso, c'è stata un'attenzione particolare da parte del Governo e della maggioranza che lo sostiene.
Pertanto, mi fa assolutamente sorridere il contenuto di alcuni interventi riguardo alla questione pregiudiziale, relativamente al fatto di voler porre la fiducia su questo provvedimento quando probabilmente i Governi precedenti hanno abusato di questo esercizio. Per me, come relatore, è più importante che venga portato a casa un provvedimento che, come si diceva, ha visto il contributo anche delle forze di minoranza all'interno della Commissione, con proposte tese a migliorare le ricadute finali di questo provvedimento. Mi riferisco alla ricchezza del territorio e al fatto che gli enti locali abbiano da godere di uno Stato che si ricorda di assistere e di essere paterno nell'atteggiamento e non patrigno.
Certamente si sono fatti riferimenti al superbonus e al fatto che l'articolo 9 è stato sviscerato molto spesso più sulla stampa che in Commissione. La causa è da ricercare certamente nelle ristrettezze del dibattito dovute anche al concomitante esame della legge di bilancio che viene discusso in questo momento alla Camera.
La discussione che comunque ne è derivata ha rafforzato la consapevolezza di questa maggioranza e di questo Governo su quali siano le emergenze delle imprese.
I due provvedimenti - il finanziamento ponte e un'ulteriore cessione bancaria - possono fare qualcosa; potrebbero non essere risolutivi, e per questo l'attenzione non finisce oggi né nei prossimi giorni o all'inizio del prossimo anno, nella misura in cui ci sarà un'ulteriore interlocuzione circa la possibilità che era stata individuata degli F24 oppure con altre misure che - nella consapevolezza che quelle odierne potrebbero non essere sufficienti - possano invece essere risolutive soprattutto per disincagliare i crediti fermi in banca, non certo per volere o per responsabilità di questo Governo. È comunque una responsabilità che portiamo avanti tutti insieme.
Ricordo che si tratta di uno sforzo da parte di tutti, che oggi viene certificato in quest'Aula prestigiosa, pari a 9 miliardi a favore dei cittadini italiani, che vorrei venisse ricordato come l'anima di questo provvedimento, più che soffermarci su riflessioni che potrebbero essere di folklore e di colore, ma che non riguardano certo il risultato finale utile ai nostri concittadini.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Nave. Ne ha facoltà.
NAVE (M5S). Signor Presidente, cari colleghi e colleghe, il decreto-legge che ci troviamo a discutere porta con sé un evidente cortocircuito semantico. Leggo infatti «decreto aiuti-quater», ma questa denominazione rischia di apparire grottesca e di creare svariati fraintendimenti, visto che di aiuti non ce n'è per nessuno.
Oddio, in verità qualche aiutino c'è, e parlo di quei colossi dell'energia che continuano a mettere insieme profitti da capogiro, che vi guardate bene dal tassare un pochino, in modo da racimolare più risorse da poter distribuire a chi di aiuti ha veramente bisogno. Avranno per Natale un bel regalo, con tanto di coccarda: infatti, molto presto potranno riprendere a trivellare a destra e a manca pressoché indisturbati, perché vi siete convinti che la perdurante ondata di rincari energetici si debba combattere tornando a produrre più gas a livello nazionale. Ciò nonostante, tutti siano consapevoli del fatto che questa trovata ci costerà il doppio e non risolverà un bel niente, perché per estrarre qualche megawattora ci vorranno molti anni. (Applausi).
Non stiamo nemmeno a ripetervi che c'è un mondo fuori che ha ben compreso che il futuro energetico passa per le rinnovabili. Da quell'orecchio non ci sentite e la presenza impalpabile della presidente Meloni alla recente conferenza COP27, vissuta da tutta la maggioranza quasi come una secante scocciatura di cui si poteva fare volentieri a meno, ne è la riprova. Diminuzione delle emissioni, tutela della biodiversità e contrasto al dissesto idrogeologico sono argomenti che vi creano violente orticarie. Ne prendiamo atto. Meglio bucherellare i nostri mari, tanto che ci importa.
Insomma, la vostra strategia contro il caro energia è chiara: qualche pannicello caldo in manovra per superare la buriana dei rincari, con risorse stanziate che probabilmente non arriveranno da qui a tre mesi, e ricette del secolo scorso, come l'estrazione degli idrocarburi. Presidente, è come se entrassi oggi in un negozio di smartphone e uscissi con un vecchio StarTac: cose vecchie dell'altro mondo.
Se poi questo non dovesse bastare, c'è sempre una terza via, che è quella di bruciare rifiuti, visto come avete accolto, festanti, un emendamento firmato dall'opposizione e precisamente da quel partito che degli inceneritori ha fatto i suoi totem. Ma andiamo oltre.
Il decreto in esame, in combinato disposto con l'evanescente manovra di bilancio che il Governo sta confezionando nell'altro ramo del Parlamento, certifica la totale assenza di visione della squadra capitanata dal presidente Meloni. Del resto, la forma è figlia della sostanza.
Signor Presidente, l'atteggiamento sprezzante tenuto in Commissione bilancio durante l'esame di questo decreto - noi opposizione non avete riconosciuto nemmeno l'onore delle armi con gli ordini del giorno, per regolare le vostre beghe di maggioranza - è fratello gemello del caos disarmante con cui state conducendo la sessione di bilancio in una girandola di rinvii, rimpalli di responsabilità ed emendamenti governativi che arrivano alla spicciolata, peraltro sbagliati in due casi su tre. Avete inaugurato il format della manovra a puntate, neanche fossimo su Netflix. (Applausi).
Avete deciso scientemente di non dare un euro, nemmeno uno, al mondo dell'impresa e a dirlo non sono quelli che voi chiamate sobillatori delle masse. (Commenti). Presidente, non è presente in Aula il Governo.
PRESIDENTE. Ha ragione: il Governo non c'è e dovrebbe essere presente. Aspetti, senatore Nave, che il Governo si manifesti. Non vedo presenti Sottosegretari sui banchi. Sospenderei la seduta in attesa dell'arrivo di un rappresentante del Governo. (Commenti). So come funziona il Parlamento. Mi auguro che nel Palazzo ci sia qualche membro del Governo che sta sentendo quello che sta dicendo e venga in Aula. Non posso diramare una convocazione. Potrei sospendere la seduta, ma state attenti che, non appena un rappresentante del Governo compare, la seduta riprende. Siamo dotati di altoparlanti, televisioni, microfoni, Internet e social network e stiamo ripetendo la cosa.
È arrivato il sottosegretario Rauti. (Applausi). Il cambio di turno doveva essere raccordato in modo migliore, ma sono situazioni che accadono.
Prego, senatore Nave.
NAVE (M5S). Signor Presidente, mi avvio a concludere.
Abbiamo provato a inserire degli emendamenti a sostegno delle famiglie con gravi disabilità e carichi sociali. Mi riferisco, nello specifico, a quelle famiglie con gravi disabilità in casa. Abbiamo avanzato una proposta secondo una tabella che tenesse conto del numero dei figli con disabilità a carico. Ma niente: l'avete respinta, perché oggi in Italia essere poveri o avere problemi gravi è una colpa.
Ricordo a memoria l'incipit di Anna Karenina, signor Presidente: "tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". Con voi al Governo questa variegata infelicità la eleviamo all'ennesima potenza. Certo, l'insieme dei numeri in gioco è ristretto. La coperta è corta.
Questa maggioranza aveva da scegliere tra un'elevata sofferenza o una mediocre felicità. Avete scelto la prima. Scelta legittima per una maggioranza di Governo, ma con la sofferenza, signor Presidente, si elevano gli spiriti, non si riempiono le pance, né si pagano le bollette. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fina. Ne ha facoltà.
*FINA (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il signor Sottosegretario per la bontà di averci raggiunto. Speriamo di non averla disturbata.
Onorevoli senatrici e senatori, questo provvedimento contiene cose buone e nuove. Purtroppo, però, le cose buone non sono nuove e quelle nuove non sono buone. Buone sono tutte quelle scelte in scia con i precedenti decreti-legge aiuti pensati dal Governo Draghi. Uno sforzo già iniziato nel 2021 contro il caro energia, che ha superato i 63 miliardi di euro.
Di nuovo, invece, c'è soprattutto il super caos che avete generato sul superbonus. Ancora una volta, un andirivieni incomprensibile, come per il limite del contante. Giocate con le norme che hanno una durata massima di qualche settimana. Voi stessi siete costretti a rispondere ai cittadini e alle imprese, che chiamano per avere informazioni sulle scadenze, sulla cessione del credito. E sapete di non sapere, per certo, quasi niente.
Uno stile di Governo a suo modo socratico, se non fosse che state giocando con il possibile fallimento di oltre 50.000 imprese: cito i dati del centro studi della CNA. Imprese che trascineranno con loro fornitori, professionisti, condomini e proprietari di case. Tutti questi soggetti, grazie a voi, si stanno rivolgendo in massa agli avvocati per prepararsi ai contenziosi. Per non parlare di chi ha preparato in fretta e furia la CILAS per provare a rispettare la tagliola del 25 novembre.
C'è da chiedersi se provvedimenti legislativi che per loro natura invitino ad essere violati o aggirati possano essere definiti criminogeni. Soprattutto, c'è da chiedersi se il rapporto tra Stato e privato debba essere improntato alla slealtà.
Durante la discussione del decreto aiuti-ter mi sono rivolto ai senatori Occhiuto e Rosso e in generale ai senatori di Forza Italia. La Lega un tempo aveva qualche rapporto con i territori e con il sistema economico, ma evidentemente ora non ce l'ha più. A voi cosa dicono? Si è sbloccata la cessione del credito? I cantieri sono ripartiti? Chiamate in causa SACE, di fatto indebitando chi vanta un credito.
Non sarebbe stato più logico e non sarebbe più logico chiamare in causa Cassa depositi e prestiti oppure raccogliere la richiesta di ANCE di utilizzare i crediti nel modello F24 in compensazione dei versamenti Irpef?
L'ultimo atto di questa triste storia non è ancora scritto. Una storia di cui è utile ricordare almeno alcune tappe. 14 febbraio 2022: Salvini dice che è fondamentale andare avanti sulla via del superbonus per aiutare gli italiani e un settore come l'edilizia. Punto poi ribadito nel programma elettorale della Lega. 17 settembre 2022: Giorgia Meloni, in un video che si può ancora vedere sulla sua pagina giorgiameloni.it, ribadisce che sono pronti a tutelare i diritti del superbonus.
Nel video la si sente dire che "Fratelli d'Italia è sempre intervenuta chiedendo che non si cambiassero le regole in corso d'opera e proponendo misure che sbloccassero i crediti incagliati. Nell'immediato si vuole intervenire per aiutare i cosiddetti esodati del superbonus, usando il principio del legittimo affidamento. Nessuna modifica normativa per chi aveva già iniziato i lavori. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti".
Questo il 17 settembre; l'11 novembre, il presidente Meloni cambia le regole in corso d'opera e mette la scadenza del 25 novembre.
Scadenza che ancora non è chiara, perché ancora può essere cambiata, non sappiamo quante volte, passando da questo provvedimento alla manovra.
A proposito della cessione del credito, invece, l'11 novembre Giorgetti dice che è una possibilità, non un diritto e poi il 22 novembre Giorgia Meloni dice che forse adesso anche le banche qualcosa di più possono fare. Quindi abbiamo il forse al potere.
Il senatore Liris conosce, come me, il dottor Gianni Frattale, presidente dell'ANCE L'Aquila, una delle più grandi associazioni d'Italia, anche perché chiamata da anni ad affrontare la sfida della ricostruzione. In un convegno a cui abbiamo partecipato entrambi, Frattale ha esordito dicendo questo: «A questo punto non chiamatelo superbonus, ma superenalotto». Senatore Liris, lei qui ha detto che state ancora vedendo il da farsi. Noi speriamo davvero che a un certo punto questo problema si risolverà. Consentitemi però di suggerirvi già adesso una consapevolezza popolare degna di Catalano, che potrebbe insegnare che il miglior modo di risolvere i problemi è non crearli. (Applausi). Tuttavia, all'origine non c'è solo incapacità e insipienza, c'è anche un'idea sbagliata di transizione energetica. Il settore residenziale è secondo solo a quello dei trasporti per consumo di energia, assorbendo il 28 per cento dei 113 megatep totali del Paese. L'efficienza energetica è quindi la priorità, di fronte a una crisi energetica. Seguita dallo sblocco di tutte le centinaia di iniziative per impianti di produzione di energia rinnovabile. Per Elettricità futura, senatore Borghi, si possono realizzare 60 gigawatt in tre anni, meno 20 per cento di importazioni, 21 miliardi di euro di risparmi in bolletta all'anno. Lasci perdere le isole, questi sono i numeri, visto che lei ha detto che si occupa di numeri, che fornisce Confindustria, non il Partito Democratico. Altro che trivelle. Su questo fronte avreste dovuto meglio leggere l'emendamento del senatore Martella sul rischio che corrono alcuni territori con caratteristiche geomorfologiche particolari, ad esempio la laguna veneta, il Polesine. Il fenomeno della cosiddetta subsidenza è un rischio che merita di essere valutato approfonditamente insieme ai territori, che non vanno scavalcati. L'analisi scientifica della sostenibilità e degli effetti sugli ecosistemi va anteposta a questa forzatura, altrimenti l'unico effetto che otterrete e che state ottenendo è quello di generare manifestazioni, comitati e proteste che in queste ore si vanno moltiplicando. Anche quando riusciamo a convincervi che l'unica strada da seguire è quella della transizione ecologica, lo fate in modo insufficiente. Ad esempio, sulla riduzione al 5 per cento dell'aliquota IVA anche al servizio dell'energia termica con reti di teleriscaldamento lo avete capito, ma inserito solo per tre mesi. E poi dal 1° aprile? Anche qui il Governo del forse.
Noi siamo schierati dalla parte del futuro, che compie davvero la scelta della transizione energetica dell'economia, che freni il caos climatico, che tuteli le condizioni di vivibilità del pianeta, che sia socialmente giusta. Un'economia sia buona che nuova. (Applausi). Ripeto: sia buona che nuova.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gelmini. Ne ha facoltà.
GELMINI (Az-IV-RE). Signor Presidente, questa nostra discussione generale giunge in un momento particolarmente significativo, perché in sede europea è stato finalmente raggiunto un accordo sul price cap per il gas. Si tratta - com'è noto - di un tema che è stato posto con forza alle istituzioni europee da parte del professor Mario Draghi, che ha visto finalmente un esito parzialmente positivo. L'accordo è stato particolarmente laborioso e certo non tempestivo. Ma è un fatto degno di nota che sia stata scongiurata una rottura che avrebbe costituito una macchia indelebile per l'Unione europea. Si chiude così il capitolo finora più controverso del pacchetto di misure straordinarie messe in campo dall'Europa per far fronte al caro energia.
Il meccanismo temporaneo di correzione si attiverà automaticamente ogni qualvolta il prezzo del gas all'ingrosso supererà i 180 euro per megawattora per tre giorni lavorativi e sarà superiore di 35 euro al prezzo del gas naturale liquefatto sui mercati globali. Come si evince da tali numeri, queste misure, che pure ci mettono al riparo da picchi stratosferici, non sono però del tutto risolutive. Basti pensare che nelle ultime settimane il prezzo del gas si è prima stabilizzato intorno ai 130 euro e poi è sceso ulteriormente. Ciò significa che le esigenze di interventi nazionali a tutela di imprese e famiglie restano inalterate. Guardiamo ovviamente con favore al fatto che il nuovo Governo abbia agito sostanzialmente in continuità con il Governo precedente sia nella controversa questione europea sulla definizione di un tetto al prezzo del gas, sia nell'elaborazione di questo decreto-legge; anche perché mi pare che, quando il Governo Meloni si discosta dal Governo precedente e si richiama alle promesse della campagna elettorale, qualche problema si crea.
Con riferimento alle misure sul caro energia, consideriamo grave aver escluso dall'azzeramento degli oneri di sistema le potenze sopra i 16,5 kilowattora. Mi soffermo su questo punto, che è stato più volte richiamato da Confindustria ma anche dalla Confcommercio, perché l'industria manifatturiera italiana aveva bisogno di un intervento a supporto sugli oneri di sistema. Questo non è avvenuto e l'esclusione delle piccole e medie imprese rappresenta un colpo molto forte alla nostra economia e al nostro tessuto produttivo. Senza interventi, infatti, sugli oneri di sistema per le potenze sopra i 16,5 kilowattora si colpiscono le industrie, soprattutto le più piccole, mettendo a rischio il 78 per cento delle piccole e medie imprese non energivore o gasivore, che rappresentano il motore del nostro Paese. Noi ci siamo spesi ripetutamente su questo tema, ma - ahinoi - non siamo stati minimamente ascoltati.
Non commenterò le proroghe delle misure già previste dal precedente Esecutivo, perché sono ampiamente contenute all'interno di questo provvedimento e ovviamente sono misure positive. Voglio però segnalare il lavoro che, come Azione e Italia viva, abbiamo svolto in Commissione con il collega Lombardo, la collega Fregolent e tutti gli altri del Gruppo, perché alcuni punti, se accolti, avrebbero modificato il nostro voto su questo provvedimento. Abbiamo ad esempio proposto di escludere dalla cosiddetta tassa sugli extraprofitti derivanti da energia rinnovabile le amministrazioni comunali. Ci sembrava giusto che i Comuni potessero essere aiutati. Abbiamo speso fiumi di parole per dire quanto sono importanti e che grande lavoro hanno fatto anche durante la pandemia. Ebbene, se si voleva dare un segnalo anche alle casse dei Comuni, credo che questo emendamento fosse importante.
Abbiamo inoltre proposto un'altra modifica, ossia l'estensione alle società di TPL delle misure agevolative previste per gli energivori, perché già oggi gli operatori di trasporto pubblico locale risultano fra i maggiori consumatori di energia elettrica nelle grandi città. È un settore questo peraltro destinato a crescere ulteriormente anche alla luce del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questi emendamenti non sono stati accolti in Commissione e ci rammarichiamo che, avendo posto la fiducia, non potranno mai essere approvati. È stato invece accolto l'emendamento presentato dai colleghi Fregolent e Lombardo, finalizzato a conservare i benefici riservati a Comuni e Regioni che realizzino un impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile: questo è un fatto sicuramente positivo.
Con la collega Versace abbiamo presentato delle modifiche alle norme sul superbonus, con particolare riferimento alla proroga delle agevolazioni per l'abbattimento delle barriere architettoniche e per l'installazione di ascensori negli edifici a uso residenziale. È una battaglia che consideriamo di civiltà e sulla quale continueremo a impegnarci.
Vengo ora al tema molto dibattuto del superbonus per l'edilizia. Anche a prescindere dalle valutazioni su una misura che è stata a lungo dibattuta nel Paese e che ha visto anche degli errori, ho trovato che l'azione del Governo sia stata molto approssimativa e abbia ingenerato una grande confusione.
Parliamo sempre della necessità di semplificare e di ridurre la burocrazia. Quindi ritengo che, proprio alla luce di questa considerazione, sia sempre un errore rimettere in discussione scadenze e tempistiche su cui cittadini e imprese avevano fatto affidamento. Avete invece operato la scelta politica di tagliare la durata del superbonus al 110 per cento, mettendo in difficoltà committenti, imprese e professionisti, che si sono trovati a far la corsa per rispettare la scadenza del 25 novembre; scadenza che sarà portata in realtà al 31 dicembre con un provvedimento che però sarà legge dal primo gennaio, ingenerando anche in queste tempistiche una grande confusione ai professionisti coinvolti.
Resta poi irrisolta la questione più grave, quella dei crediti fiscali maturati. Su questo punto avevamo presentato un emendamento, frutto di una proposta dell'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) e dell'Associazione bancaria italiana (ABI); un emendamento di grande buon senso che poteva rappresentare una soluzione possibile. Abbiamo lavorato su questo, ma ancora una volta non c'è stata risposta.
L'apposizione della fiducia non consente di ripresentare in Aula e di discutere e provare ad approvare alcune delle modifiche che non sono solo di Azione-Italia Viva, del Terzo polo, ma provengono dagli stakeholder, dalle associazioni di categoria. Per questa ragione, essendo unico il voto, è chiaro che noi voteremo contro la fiducia, dispiaciuti del fatto che con l'apposizione della fiducia risulta impossibile analizzare e approfondire delle modifiche che invece avrebbero accompagnato quel lavoro di buon senso che ereditate dal precedente Governo e che è l'unico dato positivo all'interno del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Aurora Floridia. Ne ha facoltà.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signor Presidente, colleghe e colleghi, questo Governo ha purtroppo deciso di favorire la fornitura del gas, fonte fossile e climalterante, invece di investire in modo deciso sulle energie rinnovabili. Il via libera alla ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi in mare costituisce a tutti gli effetti un enorme passo indietro che il nostro Paese compie nei confronti di quel processo di decarbonizzazione che con tanta fatica e impegno avevamo intrapreso; un percorso scelto con forza dall'Europa per sostituire le fonti fossili con quelle rinnovabili. Di fronte alla sordità del Governo, per il momento non possiamo fare altro che continuare a ripetere che i nuovi progetti per l'estrazione di idrocarburi non sono compatibili con la transizione ecologica, con il rispetto degli accordi di Parigi e l'avvio di un vero percorso di decarbonizzazione.
Oggi più che mai serve un deciso e coraggioso stop alle autorizzazioni per l'attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi. Al contrario il Governo e la maggioranza vanno esattamente in senso posto, con scelte sciagurate, non efficaci e non lungimiranti, giustificandole con la crisi energetica che tanto pesa sulle spalle degli italiani. Dire che bisogna ricorrere alle fonti fossili per affrontare l'emergenza energetica è una bugia facile da raccontare a cittadini e contribuenti; è facile e comoda per chi siede sui banchi parlamentari della maggioranza. Ci volete credere. È più facile credere piuttosto che mettere in discussione tutto il sistema. Inoltre fate un enorme favore alle solite compagnie che tanto peso ricoprono nelle scelte di qualsiasi Governo, indipendentemente dal colore politico.
Premesso che per arrivare a nuove estrazioni di gas naturale nei nostri mari, nonostante le scorciatoie costruite ad hoc, occorreranno anni, è evidente che, più che di gas, stiamo parlando di fumo agli occhi. Come ho detto prima, vorrei ora ricordare come un mantra che da questa operazione è atteso un incremento di soli 15 miliardi di metri cubi di gas estratto in dieci anni, ossia di 1,5 miliardi di metri cubi l'anno: veramente una quantità esigua rispetto al fabbisogno nazionale, precisamente il 2 per cento. Inoltre, visto che alcuni rappresentanti di questa maggioranza si sono recentemente espressi con commenti poco onorevoli contro le pale eoliche in mare, sta bene ricordare che le piattaforme per l'estrazione di gas naturale, decisamente impattanti anche dal punto di vista visivo, tendono a restare in mare per decenni; alcune di queste, ancora oggi esistenti, giacciono lì da circa sessant'anni, nonostante la confermata inattività. Questo avviene perché le compagnie non intendono smantellare e bonificare le aree date in concessione, che dovrebbero essere restituite nelle medesime condizioni precedenti alle estrazioni.
Il Governo si impegnerà su questo fronte? Quanto fa tuttavia sobbalzare dalla sedia pensando a tutto ciò che accade nel nostro Paese è il consentire la coltivazione delle concessioni per la durata di vita utile del giacimento previa presentazione di analisi tecnico scientifiche, programmi dettagliati di monitoraggio e verifica dell'assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa da condurre sotto il controllo del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. È un po' come chiedere a un pugile di dimostrare per poter gareggiare che i suoi pugni non fanno male. È un dato di fatto, e lo ricordo ancora, come a distanza di quasi cinquanta anni dalla chiusura dei pozzi per l'estrazione di metano, il Polesine continui ad abbassarsi a causa della subsidenza provocata da quelle attività. Il fenomeno dell'abbassamento del suolo, arrivato fino a 3,5 metri nel delta del Po, è destinato ad aggravarsi con il possibile ritorno delle trivelle operanti in mare. Moltissimi cittadine e cittadini, amministratrici e amministratori locali, in Veneto stanno manifestando assoluta contrarietà a nuove trivellazioni. Voi lo sapete bene, e mi rivolgo in particolare a voi, senatrici e senatori di maggioranza, perché molti di quegli amministratori sono vostri compagni di partito. E ora - fatalità - proprio in coincidenza con la possibilità di poter veder l'insediamento in Veneto di una famosa multinazionale che opera nel campo dei microprocessori, chi in un primo momento aveva cavalcato la giusta e condivisa protesta contro le trivelle appare ora più conciliante con gli interessi di questo Governo; come nel caso del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, la cui verve ambientalista si è sciolta come neve al sole. Contrariamente al suo, il nostro impegno a sostegno dell'ambiente circostante è genuino e non costituisce merce di scambio.
Con questa azione scellerata, alla quale noi dell'Alleanza Verdi e Sinistra ci opponiamo, state trivellando una fossa attorno al Polesine. Gli ultimi settanta anni di storia non vi hanno insegnato nulla, perché i danni all'ambiente e alla comunità sono certi. Si tratta di danni all'ambiente, alla fauna, alle comunità che vivono lungo le nostre coste, ma anche alle economie locali che spesso si reggono sul turismo. È questa l'idea di tutela dell'ambiente, di sostenibilità, di futuro delle nuove generazioni e di economia che avete in mente?
La vera sfida sta nell'investire nell'efficienza energetica delle rinnovabili, che costano meno, creano posti di lavoro, consentono la diminuzione dei consumi e ci rendono indipendenti dal fabbisogno di gas. Purtroppo le prospettive non sono rosee e il prossimo inverno potrebbe essere ancora più duro in termini di approvvigionamenti di gas e di tariffe. Che farà il Governo, allora? Si inventerà un decreto aiuti-terdecies; oppure usciremo finalmente dal letargo energetico puntando su solare, eolico, agrivoltaico, geotermia e bioenergia? Trivellare rappresenta non la soluzione, ma solo un problema in più da risolvere, e di problemi ne abbiamo già troppi da affrontare.
Concludo quindi come prima, come un mantra: è arrivato il momento di aprire il campo al vento dell'innovazione per una nuova e vera spinta che dia all'Italia l'ottimismo, la speranza e il benessere che si merita. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Occhiuto. Ne ha facoltà.
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il provvedimento oggi in esame prosegue la scia dei precedenti decreti-legge in tema di sostegno alle imprese e alle famiglie. Dagli interventi che ho ascoltato prima, in realtà oltre agli aiuti per rateizzare le bollette energetiche nei trentasei mesi a una serie di altri aiuti per il territorio, per il trasporto pubblico locale e per sostenere l'attuazione del PNRR, mi pare che la discussione si sia incentrata sul tema che riguarda le misure per incrementare la produzione di gas naturale e sul superbonus 110 per cento.
In realtà sono sempre stato un convinto sostenitore della sostenibilità ambientale. Pertanto, apparentemente in questa discussione si può trovare anche una contraddizione nel fatto che anche il nome del Ministero sia stato cambiato: da Ministero della transizione ecologica si è passati a Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. La discussione, però, è andata avanti così. Non dimentichiamo che il Governo precedente si è trovato davanti una serie di emergenze, come la sicurezza energetica dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina e i crediti del superbonus bloccati.
Quindi queste emergenze, onorevoli colleghe e colleghi, c'erano già prima della formazione di questo Governo, che le ha affrontate nel modo migliore. Non avremmo mai fatto un ragionamento che potesse in qualche modo escludere il futuro del nostro Paese da un obiettivo così importante come quello della transizione ecologica che porta alla sostenibilità. Abbiamo però capito che non ci può essere la sostenibilità se non c'è la sicurezza energetica, ovvero la possibilità per il Paese di difendere la propria economia, le proprie famiglie e imprese. Ecco perché sono state fatte delle scelte strutturali, che possono dare un sostegno reale in momenti difficili come quello che oggi stiamo affrontando.
Lo stesso vale per quanto riguarda il superbonus, i cui crediti erano incagliati anche prima. Tutta una serie di misure, con il precedente Governo, ha fatto emergere la necessità di rivedere quella norma che era stata approvata in un momento straordinario, dopo la pandemia, per far crescere il PIL del nostro Paese, puntando sull'edilizia e sulla ristrutturazione degli edifici condominiali, anche privati. Non c'è mai stata prima di allora una misura che riconosceva il 110 per cento di contributo per un'attività edilizia. Eppure, si capivano le problematiche che sarebbero potute emergere. Anche su questo provvedimento il Governo si è trovato, nell'attuale fase, a correggere il tiro su una questione molto importante per le imprese, per le famiglie e in generale per la nostra società, ma che comunque andava assolutamente corretta, perché non era sostenibile.
Si tratta dunque di una exit strategy che deve coniugare due necessità: la prima è continuare a sostenere il settore dell'edilizia, che in un momento di crisi è riuscito a essere un volano per gli altri settori produttivi del Paese. La seconda esigenza è dare alle imprese un percorso di certezze, attraverso la razionalizzazione e la stabilizzazione degli incentivi nell'edilizia. Come è noto, il settore delle costruzioni è un moltiplicatore e non dobbiamo tralasciarne il valore, in un momento come quello attuale, che è paragonabile a quello di una guerra: abbiamo visto infatti, ad esempio, a proposito del tema dell'energia, che è diventato ormai uno strumento di guerra. È chiaro dunque che in questa fase bisogna disegnare un nuovo scenario, in modo tale che l'incentivo non sia solo un regalo a pochi fortunati. Spesso chi si è organizzato in modo migliore ha realizzato lavori di cui non c'era bisogno; mentre magari alcuni edifici antichi, nei quartieri popolari, che avevano la necessità di un efficientamento energetico, non sono stati oggetto di lavori. Bisogna quindi ridisegnare questo strumento per far emergere il sommerso e il nero da tali attività: sappiamo infatti che questo è l'obiettivo principale che deve avere un incentivo.
Prima c'è stata l'adozione del vecchio incentivo del 36 per cento, l'unico previsto a regime, che - come sappiamo - era poco attrattivo in alcune zone del Paese, dove l'eventuale sconto del costruttore era più alto e il nero era anche più alto. Il nero è diminuito con gli ulteriori incentivi del 50 e del 65 per cento, che ora andrebbero stabilizzati. Va usata la leva del credito di imposta, e non per generare un mercato dei crediti di imposta che finisce per autoalimentarsi, ma con lo scopo di invitare chi è capiente da un punto di vista fiscale - come diceva il ministro Giorgetti - a investire i risparmi nella propria casa, ristrutturandola o rendendola più efficiente da un punto di vista energetico o sismico. Si tratta di denaro privato che, unito all'incentivo pubblico, può generare i più alti moltiplicatori in economia. Questa è la regola dalla quale non si sfugge. La cessione multipla dei crediti d'imposta purtroppo genera moneta fiscale, che prima o poi impatterà sul nostro debito e genera - come ci riferisce la cronaca, non solo per il superbonus, ma anche per il bonus facciata - troppe frodi fiscali.
Quindi la nostra raccomandazione è tenere alta l'attenzione nel settore delle costruzioni e dell'edilizia, sostenendo soprattutto il settore dell'edilizia sociale nei quartieri più popolari e degradati costruiti nelle città negli anni '70, evitando al contempo di mettere lo Stato nella condizione di essere frodato, come è successo con il 110 e come potrebbe succedere anche con il 90, se non c'è il controllo da parte del committente e quando le misure agevolative sono troppo generose.
Ci sembra comunque che il Governo abbia le idee molto chiare, come ha affermato anche il ministro Giorgetti. Il presidente Meloni, fra l'altro, ha sottolineato la necessità di delineare un nuovo percorso di incentivi. Confidiamo che ci sia una via d'uscita che continui a sostenere anche il settore dell'edilizia.
In questa fase di transizione vanno finalmente risolte le criticità della cessione dei crediti fiscali legate alle ristrutturazioni e va delineato un passaggio troppo repentino dal regime vigente a quello nuovo. Le criticità dovute al mancato accoglimento di nuovi crediti da parte del sistema bancario sono certamente state in parte conseguenza dei sequestri giudiziari dei crediti per sospette frodi. Certamente i dati e i numeri, per quanto riguarda i lavori effettuati con il superbonus, sono molto significativi e hanno portato a un incremento del prodotto interno lordo. Al 31 ottobre ci dicono che sono maturate detrazioni per circa 42 miliardi, che diventeranno 60 miliardi a fine lavori, divise ovviamente fra i condomini, gli edifici unifamiliari e le unità indipendenti.
La possibilità, ora prevista, di cedere i crediti per un periodo fino a dieci anni, su richiesta del cessionario, potrebbe aprire le porte alla possibilità di ulteriori cessioni, liberando quindi gli incagli dei crediti che oggi creano problematiche alle imprese. L'opportunità di dilazionare nel tempo la cessione dei crediti avrebbe un impatto positivo sul bilancio dello Stato, che deve assorbire crediti aggiuntivi rispetto a quanto era stato previsto; così come l'utilizzo degli F24 va valutato con molta attenzione.
Il mio focus su questo tema vuole essere un invito al Governo a uscire da questa gabbia e dal problema, creando le condizioni per sostenere il settore dell'edilizia, magari anche indirizzando i contributi verso l'edilizia pubblica; abbiamo moltissimi edifici pubblici e, quindi, la maggior parte dei contributi agevolati può andare in tale direzione. Come lo stesso presidente Meloni ha sottolineato, è giusto che siano favoriti coloro i quali hanno meno possibilità di contribuire all'efficientamento energetico. Pensiamo a quello che succede in alcuni contesti delle nostre città, dove magari alcuni edifici, senza il contributo del 110 per cento, non avrebbero potuto sanare le loro condizioni di fatiscenza e degrado. In questi casi, non solo c'è stata la possibilità di rendere efficienti quegli edifici vecchi, ma soprattutto c'è stato un ripristino della qualità della vita delle persone che vi abitano, che spesso sono le persone più svantaggiate. Quindi indirizzare le risorse verso l'edilizia pubblica può aiutare anche le imprese; il vantaggio ricadrebbe su tutto il settore edilizio e soprattutto sulle nostre comunità. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Damante. Ne ha facoltà.
DAMANTE (M5S). Signor Presidente, colleghi, Governo, l'intenzione dichiarata, quantomeno dal titolo del primo atto di questo Governo, è introdurre misure per calmierare i rincari del costo dell'energia; un provvedimento in sostanziale continuità con l'indirizzo del precedente Governo, di cui l'attuale Presidente diceva però di essere all'opposizione; un atto di 9,1 miliardi, provenienti da extragettito fiscale, che vengono usati per finanziare interventi contro il caro bollette. È certamente giusto usare questi soldi per sostenere famiglie e imprese. Ma la dimenticanza di qualche categoria o qualche errore di troppo potevano essere corretti proprio dagli emendamenti presentati dalla nostra forza politica, quasi tutti senza costi aggiuntivi, ma quasi tutti, anzi tutti respinti in Commissione. (Applausi).
Il vero problema, però, sta nel fatto che il decreto-legge in esame va molto oltre un decreto aiuti e affronta argomenti che nulla hanno a che fare con il costo dell'energia: mi riferisco certamente al superbonus, ma anche e soprattutto all'articolo 4. Lo scopo dichiarato è quello di rafforzare gli approvvigionamenti del gas, riammettendo alla produzione le concessioni anche a una distanza dalle linee di costa superiore a sole 9 miglia. Si permette inoltre l'estrazione di idrocarburi nell'area del delta del Po, nel golfo di Venezia e nell'alto Adriatico, dove oggi ne sussiste il divieto a causa del rischio di subsidenza. Colleghi, è chiaro a tutti che questa è una norma sblocca-trivelle (Applausi), una norma sblocca-trivelle che non solo consentirà di riattivare la produzione, ma anche di acquisire nuove concessioni per l'estrazione di combustibili fossili in aree oggi protette per motivi di tutela ambientale e di sicurezza delle popolazioni costiere, ma evitando anche - mi preme sottolinearlo - di dover smantellare le piattaforme off-shore esistenti in quella zona. (Applausi).
Sono chiari dunque i vantaggi per le industrie estrattive, mentre gli argomenti relativi agli effetti sui prezzi sono del tutto incongruenti. Dovrebbe spiegare questo Governo come può, a fronte di un fabbisogno annuo di circa 76 miliardi di metri cubi, l'estrazione di appena 15 miliardi di metri cubi in dieci anni, cioè 1,5 miliardi di metri cubi annui, calmierare qualcosa. Che cosa in particolare? Stiamo parlando di giacimenti marginali, per quanto costosi, che non reggono la concorrenza dei grandi esportatori, nemmeno se si tiene conto dei minori costi di trasporto. Inoltre, arriverebbero di certo tardi per modificare qualcosa nel prossimo futuro. Ho il sospetto che non un metro cubo di gas porterà un vantaggio per il Paese, mentre ho la certezza che questo provvedimento si pone in netto contrasto con tutti gli impegni assunti dal nostro Paese per arrivare ad azzerare le emissioni nette di CO2 nel 2050.
La stessa Agenzia internazionale per l'energia ha avvertito che il rispetto degli Accordi di Parigi, con il contenimento del riscaldamento del clima a +1,5, impone necessariamente di escludere l'avvio di nuovi giacimenti di gas, oltre che miniere di carbone e pozzi di petrolio successivamente al 2021. In sostanza, con la finalità dichiarata di ridurre nel breve periodo il costo del gas metano, questo Governo autorizza decisioni suscettibili di cagionare gravi impatti ambientali, territoriali ed economici di lungo periodo, con spregio degli articoli 9 e 41 della Costituzione. (Applausi).
Passiamo all'articolo 9 e mi chiedo perché si sia deciso, attraverso l'articolo di un decreto aiuti, di modificarlo. Non è certo lo strumento del decreto-legge che può affrontare un lavoro che prevede la riorganizzazione di tutta la copiosa normativa esistente in materia dal 1997. Al nostro Paese serve impostare un sistema stabile ed equilibrato di sostegno agli interventi finalizzati a riqualificare il nostro patrimonio immobiliare. L'efficientamento energetico degli immobili è da tempo un obiettivo della transizione ecologica e i dati dell'Enea dimostrano che questo tipo di interventi ha prodotto effetti positivi ben più importanti dei servizi e dei trasporti. Non basta provare a cambiare le regole del superbonus, per giunta in corso d'opera; occorre lavorare, Parlamento e Governo, a delle serie politiche di incentivazione, ma una politica seria richiede determinazione e obiettivi strategici chiari e condivisi, cosa che questo Governo sta dimostrando di non essere in grado di fare. Ciò che invece ha dimostrato di fare proprio il Governo Conte attraverso l'introduzione del superbonus. (Applausi).
La nostra non è una posizione ideologica, a meno di non considerare ideologico quanto affermato da tutto il comparto dell'edilizia in occasione delle audizioni fatte in Commissione bilancio.
Questo Governo si addentra in una materia così complessa attraverso l'introduzione di un articolo in un decreto-legge, ma poi, capendo che la questione si complicava, decide di espungerlo; poi, decide di riammetterlo e trattarlo in Commissione. E sullo sblocco dei crediti fiscali - ciò che più preme alle aziende e che veramente rischia di mandare in fallimento una marea di aziende - la soluzione prospettata non soddisfa le richieste che provengono da tutto il comparto perché non risolve il problema, ma lo complica. (Applausi). Non viene trattata la proroga della CILAS, ma viene approvato solo un ordine del giorno per la sua trattazione in legge di bilancio.
Vi siete voluti avventurare in materie che forse andavano meglio studiate nella loro applicazione e attuazione prima di essere trasformate in norme; buttate lì perché rispondenti a principi che - pare - le forze di Governo condividono. Ma qui non si tratta nemmeno di principi; sembrano più che altro slogan urlati in campagna elettorale che si stanno schiantando contro la realtà dell'irrealizzabilità. E i nodi sono venuti tutti al pettine: nodi tecnici, ma anche nodi di natura politica, proprio all'interno della vostra maggioranza. (Applausi).
Credo che quando ci si candida a forza di Governo la questione dell'esplicitazione in norme di principi vada quantomeno vagliata attentamente sulla reale possibilità di attuazione e se, una volta attuata, non produca più danni di quelli che si tenta di correggere.
Avete affermato che le vostre ricette fossero ciò di cui l'Italia aveva bisogno assoluto, urgentissime, necessarie, salvo poi riscriverle, toglierle da un atto e porle in un altro atto, come fatto per la proroga al 31 dicembre per la CILAS, quando non del tutto cassate, come nel caso del triste teatrino delle vicende del POS e del tetto al contante. Sia ben inteso: resta fermo il principio, come dite voi della maggioranza.
Colleghi, pensavate davvero di poter mettere a rischio i miliardi di euro del PNRR per una questione legata alle commissioni sui pagamenti con carte, per quanto fortemente attrattiva e distrattiva per l'intero mainstream? Ma quale parte del Paese ve lo ha chiesto, ne sentiva l'urgenza? Eppure, da una forza di Governo ci si aspetterebbero misure puntuali, espressione di strategie politiche precise e non di mere questioni di principio. Cosa c'è sotto? Una strategia? Una visione? Incompetenza? Di queste mirabolanti promesse totem elettorali oggi restano - a chi ha votato questa maggioranza - mortificanti contentini, salvo ulteriori colpi di scena. Anche l'assurda pantomima sulle commissioni per i pagamenti con carte finisce miseramente qui: un niente di fatto, e per la fine ingloriosa di questa crociata di principio del Governo ringraziamo sentitamente i sindacati e la Banca d'Italia per i disperati tentativi e più di tutti l'Unione europea, che invece è riuscita nell'intento di tutelare i cittadini italiani più dello stesso Governo nazionale.
Nell'attesa di scoprire verso quale direzione spingerà il Paese questa destra pasticciona, continuiamo a goderci serenamente la libertà di acquistare pagando come meglio crediamo: in contanti, con carta, attraverso smartphone o in altri modi. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Dreosto. Ne ha facoltà.
DREOSTO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rivolgo un saluto ai banchi del Governo.
Questo è di fatto il primo decreto-legge economico emergenziale interamente adottato dal nuovo Governo di centrodestra uscito vincitore dalle urne del 25 settembre scorso.
Le misure intraprese vanno sicuramente nella giusta direzione e, grazie anche al passaggio parlamentare e al lavoro della Commissione che, come ha detto il relatore Borghi, ha sicuramente operato in un clima di serietà e collaborazione - con l'unico obiettivo di apportare modifiche utili al Paese e sostenibili in questo momento difficile - possiamo dirci soddisfatti. In particolare, il contributo della Lega si è rivelato fondamentale attraverso l'approvazione di una serie di emendamenti per il miglioramento del provvedimento.
Gli effetti economici derivanti dalla crisi energetica hanno infatti reso necessari una serie di interventi eterogenei finalizzati al contenimento e al contrasto dell'aumento del costo dell'energia e dei carburanti e al loro riflesso sociale, oltre che economico. E in questa sede voglio ricordare come proprio il Gruppo Lega sia stato il primo, con Matteo Salvini, a denunciare la situazione dell'aumento del costo dell'energia, che forse tutti sottovalutavano. (Applausi).
In un contesto storico e geopolitico particolarmente complicato vorrei fare un brevissimo passaggio sul tema della transizione energetica ed ecologica. Se ne è parlato oggi in quest'Aula: se, da un lato, tutti concordiamo sulla necessità di dare compimento al progetto del green new deal europeo, con l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, dall'altro è altrettanto necessario essere realisti, pragmatici e concreti nell'individuare un percorso adeguato che permetta di raggiungere questo ambizioso obiettivo senza lasciare indietro nessuno. (Applausi).
Questo significa introdurre strumenti, anche temporanei, che permettano a imprese, famiglie e cittadini di non pagare a caro prezzo i costi di scelte fatte sulla carta, calate dall'alto e che spesso non tengono conto delle diversità dei territori. In questo senso, riteniamo fondamentale strutturare un percorso che, senza minare il risultato finale, non penalizzi nessuno.
In questo senso, proprio sul tema energetico e ambientale abbiamo voluto introdurre misure finalizzate a un maggiore utilizzo dei combustibili alternativi al gas, nella conversione degli impianti, anche attraverso una deroga ai limiti sulle emissioni in atmosfera, nonché una semplificazione delle procedure burocratiche per le autorizzazioni ambientali, ma sempre nel rispetto dei limiti previsti dall'Unione europea. È stata poi conferita una maggiore progressività agli obblighi di immissione in consumo di biocarburanti utilizzati in purezza, in particolare per il settore dei trasporti, consentendo tempi congrui per l'implementazione dell'obiettivo della decarbonizzazione del settore.
Abbiamo poi reso strutturale lo strumento del close-out netting, che era tra l'altro in scadenza a fine anno, per permettere la salvaguardia della competitività dei grossisti dell'energia che operano in Italia, i quali sarebbero stati altrimenti assolutamente penalizzati sui mercati internazionali del trading.
Tutto ciò è stato fatto proprio per portare a casa misure importanti sul fronte energia per le nostre imprese, nell'ottica di una pragmatica sostenibilità. Come detto, tali misure vanno nella direzione del rispetto delle garanzie di tutela ambientale e incontro alle richieste di gradualità e supporto provenienti dal nostro tessuto industriale. Possiamo dirci particolarmente soddisfatti perché è importante che passi il concetto della transizione, che è un tema evidentemente cruciale, il quale deve però andare di pari passo con le esigenze del nostro tessuto economico e sociale. È necessario prendere delle decisioni normative che permettano a tutti gli imprenditori e a tutte le imprese di raggiungere i target ambientali, però, come detto, nei tempi e nei modi dovuti, con la necessaria gradualità e senza lasciare indietro nessuno ed evitando - ancora peggio - che qualcuno venga costretto a chiudere di colpo la propria attività per qualche provvedimento preso in base a un'ideologia green che non vorrebbe più praticamente alcuna attività nel nostro Paese, in particolare nel settore industriale, dimenticandosi dei diritti e della dignità dei lavoratori e dei piccoli imprenditori.
Sullo stesso strategico e fondamentale tema dell'approvvigionamento energetico abbiamo poi impegnato il Governo a prorogare la massimizzazione della produzione termoelettrica con combustibili anche diversi dal gas per tutto il periodo emergenziale e comunque almeno fino al 31 marzo 2024 e, soprattutto, a istituire un tavolo di confronto, che abbiamo voluto chiamare cabina di regia, per coinvolgere attivamente i territori interessati alle decisioni per garantire la sicurezza, l'ecosostenibilità e le dovute compensazioni. (Applausi).
Anche qui, ancora una volta, a differenza di quanto è stato detto, dimostriamo l'importanza dell'ascolto dei cittadini nelle scelte fondamentali. Per troppo tempo i territori sono stati messi da parte, ma è ora necessario riportarli al centro delle scelte politiche prese in particolare in quest'Aula.
Sul tema dei lavori pubblici, andando incontro a quelle che erano le istanze poste da numerosi enti, dai Comuni, in particolare quelli in difficoltà, siamo riusciti a prorogare i termini per l'affidamento dei lavori per le opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio, al fine di evitare che importanti risorse vadano perdute o addirittura siano revocate a causa di ritardi, in questo caso evidenziando ritardi di modesta entità nell'affidamento dei lavori.
Ancora, con riferimento ai servizi pubblici locali, è stata approvata la nostra proposta di organizzare dei criteri per la ripartizione del fondo di trasporto pubblico locale, introducendo una quota riservata, destinata proprio all'adeguamento dei corrispettivi del servizio e dell'equilibrio economico della gestione dei servizi del trasporto pubblico locale, in particolare con riferimento alla dinamica inflattiva.
Per quanto riguarda, invece, il superbonus 110, di cui si è tanto parlato negli interventi precedenti, ritengo che in questo provvedimento siano state inserite comunque iniziative importanti, in particolare per sbloccare la circolazione dei crediti e consentire alle imprese in difficoltà di portare a termine i lavori. Altri provvedimenti che avevamo messo in evidenza saranno inclusi nella manovra di bilancio.
Potrei parlare ancora a lungo di altre misure contenute in questo atto normativo, per esempio a sostegno degli enti locali, che permettono loro di fare fronte, in questo momento di difficoltà, agli oneri derivanti dall'aumento del costo dell'energia e quindi delle utenze energetiche pubbliche; o potrei parlare delle maggiori risorse messe a disposizione, sempre dei Comuni per la rigenerazione urbana, tenendo conto di quelle che erano le graduatorie già prefissate. Questo va in funzione di un'equa distribuzione in futuro su tutto il territorio nazionale.
Signor Presidente, concludo rilevando che qualcosa è stato fatto; molto, evidentemente, resta ancora da fare. Molto alte sono anche le aspettative che hanno i cittadini su di noi, ma, grazie a questo Governo, un Governo politico, un Governo finalmente di centrodestra, e grazie al lavoro di questo Parlamento e di una maggioranza che si sta davvero dando da fare con risultati tangibili, possiamo assolutamente dire che si sta andando nella direzione giusta per cercare di alleviare le sofferenze e le problematiche di milioni di italiani, che si trovano oggi a fronteggiare una crisi senza precedenti. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Camusso. Ne ha facoltà.
CAMUSSO (PD-IDP). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, devo dire che non ho avvertito nei relatori un grande entusiasmo trascinatore sulle ragioni per cui, su questo decreto, non bisognasse avere nessuna attenzione rispetto alle proposte, agli emendamenti e ai contributi provenienti dalle opposizioni.
Tantomeno ho sentito quali siano le ragioni che inducono a impedire a questa Assemblea un dibattito sugli emendamenti, proponendo la fiducia. Mi pare che quegli argomenti manchino, anche perché siamo di fronte a un provvedimento che è la prosecuzione di altri. Devo anche dire che, rispetto agli altri, è una prosecuzione che progressivamente diminuisce l'attenzione in particolare sulle situazioni di maggiore difficoltà e su quelle più fragili, mentre ve ne sarebbe un gran bisogno.
Credo che molte e molti di voi abbiano letto oggi alcune notizie sui salari nel nostro Paese. Una notizia riporta che il potere d'acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici è sceso, negli ultimi tredici anni, del 10 per cento. Se a questo sommiamo il fatto che è cresciuta la quota di lavoro povero e associamo il fatto che abbiamo una inflazione che continua a crescere e una inflazione che è sempre più alta sui generi di prima necessità, a partire da quelli alimentari, forse non fa bene, a questo Parlamento e alla prospettiva del Paese, continuare a ignorare che c'è un tema di povertà e di impossibilità, per le famiglie e per tante e tanti, di raggiungere dignitosamente la fine del mese, di adempiere all'insieme degli oneri e delle responsabilità di pagamento.
Eppure, sembra proprio che ciò che caratterizza di più il rifiuto a discutere dei temi che vengono proposti dall'opposizione sia esattamente il rapporto con le persone più deboli, con le persone in maggiore difficoltà. Anche qui, faccio l'esempio di un emendamento che avete respinto nel precedente provvedimento e che di nuovo è stato respinto in questo, che è quello della necessità di proseguire le tutele per i lavoratori fragili, così definiti a norma della legislazione intervenuta durante il Covid-19.
Sono coloro che, per ragioni di salute, per ragioni di patologie esistenti, per ragioni di condizioni anche familiari, hanno difficoltà a svolgere una vita di relazione e di presenza nei luoghi con le stesse caratteristiche di molti altri cittadini e cittadine.
Continuo a non capire che cosa vi costi dare una risposta positiva prima che scadano quelle tutele a fine d'anno, cosa vi costi dire a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che sono considerati cittadini che non diventano disabili o impossibilitati a partecipare solo in ragione del fatto che continuate a non vederli. (Applausi).
Mi verrebbe in mente che ci sarebbero altre opportunità, ma non oso dirvi di inserirlo nella legge di bilancio perché mi pare che non ne sappiate venire fuori.
Ancora, se abbiamo questa situazione dei redditi dei lavoratori e delle lavoratrici, se abbiamo una situazione di difficoltà, se il lavoro povero è cresciuto, non solo poco si capisce perché vi ostiniate a dire che vanno ridotte le misure di tutela della povertà, ma nemmeno perché non abbiate voluto discutere di un tema preciso, che è quello della possibilità di rateizzare le bollette del 2022 e del primo trimestre del 2023 per quelle famiglie che hanno un ISEE fino a 20.000 euro.
È un tema che avete affrontato, giustamente, rispetto alle imprese: perché per le famiglie no? Perché non si può considerare il fatto che sia necessario anche intervenire nei confronti di quelle famiglie che fanno fatica, che hanno difficoltà, che magari già hanno saltato delle bollette perché non erano in grado di pagarle? (Applausi). Credo che forse siamo sconvolti dal fatto che a Roma c'è un clima molto caldo e non sentiamo freddo, ma vorrei garantirvi che nel resto d'Italia ci sono molte zone dove il freddo c'è, dove si arriva sotto zero, dove avere o non avere riscaldamento, in particolare per le famiglie più in difficoltà, fa la differenza e che le bollette di questi mesi non sono semplicemente spesso la sola energia o il solo gas, ma sono il riscaldamento o no, sono la possibilità di avere pasti caldi oppure non averli, sono la possibilità cioè di vivere civilmente o di essere in profonda difficoltà. Non vi costava nulla rateizzare le bollette. È quello che si chiama un emendamento ordinamentale, perché non richiede che il Governo paghi quelle bollette al posto di qualcuno, ma che determini la norma che quella rateazione ci deve essere e che ci deve essere con tassi di interesse di un certo tipo. (Applausi). Non si capisce perché c'è questa disattenzione alle persone.
C'è anche un altro problema, rispetto al quale ci avete detto di no: se non c'è nessun intervento rispetto alla rateizzazione, rispetto alla rilevanza pubblica del mantenere gli allacciamenti alla luce, all'energia elettrica e al gas, può succedere che vengano staccati i contatori, che vengano interrotte le forniture. Anche questo è un tema che si è affrontato, per esempio, rispetto a delle attività imprenditoriali e come sempre dico giustamente, perché non è certo quella la ragione, ma posso invece domandarvi perché questo non possa valere sempre per quelle famiglie con un ISEE al massimo a 20.000 euro, che si potrebbero trovare da un giorno all'altro distaccata l'elettricità? Non so se i giornali dicano il vero, ma in qualche occasione hanno fatto una stima di quasi 5 milioni di persone che una bolletta o l'altra in questo periodo di bollette che crescono così velocemente l'hanno saltata e non l'hanno certo saltata perché volevano essere morosi, perché non sapevano cosa fare quel giorno e hanno deciso di divertirsi: l'hanno saltata perché non avevano i soldi per pagarla. Dunque, a quelle persone non siamo in grado di dire che per questo periodo, finché vige una condizione per cui le bollette continuano a crescere, non ci potrà essere il distacco dell'acqua, né della luce, né del gas e che saremo in grado di garantire loro di passare l'inverno con il debito riscaldamento e di usufruire delle forniture essenziali?
Ebbene, avete detto di no anche a questo. Vorrei farvi una domanda: ma cosa vi hanno fatto le persone in difficoltà? (Applausi). Quale turbamento vi provoca l'idea di avere una relazione positiva con chi è più in disagio e più in difficoltà? Ve lo chiedo per un'altra e ultima ragione, perché si è fatta una grande discussione sul bonus del 110 per cento. Ebbene, c'è un'attenzione che non vedo nel modo in cui affrontate i provvedimenti, oltre a quelli che già dicevano il senatore Fina e i colleghi del MoVimento 5 Stelle.
Ma voi immaginate che cosa vorrebbe dire se molte aziende edili, che sono anche nate in ragione del superbonus 110 e che hanno riempito le nostre città di cantieri e attività, si trovassero, tra crediti incagliati, slittamenti, scelte varie e decisioni che non possono essere più prese, a non lavorare? Vorrebbe dire che quella che è stata la fondamentale ragione della crescita economica dell'anno scorso, cioè l'occupazione in quel settore, precipiterebbe. Forse dovreste ragionare sul fatto che quel precipizio vorrebbe dire che ci saranno non pochi lavoratori e lavoratrici che si troveranno senza un'occupazione; lavoratori e lavoratrici ai quali con le scelte che state facendo nel respingere tutti gli emendamenti e le proposte delle opposizioni, state dicendo che non solo potrebbero non avere un lavoro, ma nemmeno il riscaldamento. (Applausi). Pensateci, perché non vi hanno fatto nulla di male; anzi, magari vi hanno anche votato. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Mennuni. Ne ha facoltà.
MENNUNI (FdI). Signor Presidente, ci siamo trovati in un momento oggettivamente e tecnicamente molto complesso - perché siamo arrivati al Governo con una manovra scritta per dieci dodicesimi - a dover affrontare una crisi travolgente e drammatica, la peggiore crisi dal secondo dopoguerra in poi. Devo dire che un grande merito sento già che ce lo dobbiamo riconoscere: abbiamo davvero lavorato alacremente sia a livello di Camera per il varo della manovra in tempi rapidi e solleciti, sia in seno alla Commissione bilancio del Senato della Repubblica. Veramente mi corre l'obbligo di salutare con apprezzamento il lavoro del presidente Calandrini, di tutti i membri della Commissione bilancio e dell'Ufficio di bilancio, perché abbiamo avuto un ritmo di lavoro assolutamente incessante, consapevoli e coscienti che abbiamo l'esigenza di dare rapidamente risposta a quei milioni e milioni di famiglie che sono in uno stato di povertà assoluta e che attendono il varo di questo decreto-legge come della imminente manovra.
Qualche preoccupazione la ingenerano sicuramente quelle dichiarazioni che abbiamo ascoltato nella giornata di ieri, secondo cui si rischia di andare in esercizio provvisorio. C'è chi quasi lo richiama, questo esercizio provvisorio del bilancio. Invece crediamo che sia assolutamente necessario che si possa procedere rapidamente, non soltanto - come dicevamo - per dare sollievo immediato al tema del caro bollette, che deriva dalla crisi della guerra e del conflitto russo-ucraino, ma anche per cercare di cominciare ad apportare quelle soluzioni strutturali e profonde che l'Italia da anni chiede (Applausi) e che fino ad oggi non ci sono state. È uno dei motivi per i quali ci troviamo in questa situazione di gravissima crisi. Penso, ad esempio, al tema fondamentale degli approvvigionamenti energetici.
Nel decreto emergenziale, un provvedimento in cui cerchiamo di dare subito risposta al caro bollette su cui milioni e milioni di famiglie ci chiedono attenzione, vi è l'articolo 4, che abbiamo sviscerato in Commissione. È un articolo molto rilevante, relativo alle misure per l'incremento della produzione di gas naturale, che introduce una serie di modificazioni, alcune delle quali apportate anche in seno alla Commissione, per contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale e alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti tra cui il metano, rispettando l'impegno volontario dell'Italia al Global methane pledge, rilanciato anche nel vertice della COP27.
Abbiamo poi lavorato sull'articolo 5 del decreto-legge in discussione, sulle proroghe di termini del settore del gas naturale, oltre che sull'articolo 6-bis, che è stato aggiunto, per la promozione dei biocarburanti utilizzati in purezza. Ci sono dunque degli interventi rilevanti anche sul tema dell'ambientalismo, che qualcuno spesso richiama come caro e che invece qui vede la sua autentica e concreta realizzazione.
Vorrei cogliere l'occasione offerta dal dibattito odierno per ribadire la grande e profonda soddisfazione, signor Presidente, per il risultato conseguito mediante l'accordo in Unione europea sul price cap a 180 euro. (Applausi). Io direi infatti che lo standing di questo Governo a livello internazionale e in Unione europea è di tutta evidenza; il risultato di ieri è rilevantissimo perché probabilmente ci consentirà anche di liberare risorse preziose che potremo destinare a quei tanti provvedimenti strutturali a cui noi riteniamo debba essere data urgente risposta.
Sempre in tema di politica europea e internazionale, non posso non esprimere apprezzamento per l'attenzione che il nostro Presidente del Consiglio sta ottenendo relativamente, ad esempio, alla politica che ci è sempre stata attribuita di tutela dei confini europei dell'area Schengen, che non possono essere soltanto salvaguardati dall'Italia, perché sono anche questi una competenza propria dell'Europa e non solo italiana ed è bene che noi lo ribadiamo con forza e determinazione. (Applausi).
Tornando al lavoro della Commissione bilancio, che oggi siamo chiamati a affrontare in merito alla conversione del decreto-legge aiuti-quater, in quelle sedute nutrite e piuttosto lunghe e complesse sono state apportate migliorie, per esempio per quanto attiene ai crediti d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, in materia di accisa e di imposta sul valore aggiunto su alcuni carburanti, sulla proroga dei termini relativi al credito d'imposta per l'acquisto di carburanti per l'esercizio di attività agricole e della pesca.
Come ricorderete, colleghi, si è svolto un ampio dibattito sull'articolo 3, afferente le misure per fronteggiare il caro bollette, con l'elaborazione in seno alla Commissione medesima dell'articolo 3-bis, recante misure straordinarie in favore degli enti locali per fronteggiare i costi energetici. Gli enti locali, i Comuni, i municipi, ci chiedono infatti attenzioni da questo punto di vista che il decreto-legge in esame oggi vuole assolutamente riconoscere.
Precedentemente abbiamo trattato il tema dell'approvvigionamento del gas naturale; in questo contesto, l'articolo 6-bis è relativo alla promozione dei biocarburanti utilizzati in purezza. Inoltre, abbiamo trattato il tema dell'automotive e disposizioni in merito al trasporto pubblico locale e regionale. Quanti sono i temi affrontati dal decreto-legge in esame? L'articolo 8-bis interviene poi in materia di semplificazione e accelerazione dei tempi di pagamento in favore degli enti locali. Anche questo è un grande tema e un grido d'allarme che ci viene sempre rappresentato dai territori.
Non possiamo non soffermarci, come ha fatto prima il nostro collega Liris, sul tanto dibattuto articolo 9. Ebbene, fra le misure da esso recate ci sono prestiti ponte per imprese con garanzia pubblica tramite SACE SpA: è un sostegno rilevante per le imprese in crisi. Colleghi, io penso che siate tutti consapevoli e coscienti che il dato disastroso di 33.000 imprese artigiane in gravissima crisi e a rischio fallimento è stato rilevato a ottobre 2022, dunque non credo che si possa attribuire a noi il rischio della perdita di lavoro di 150.000 lavoratori, perché questo è il frutto di una politica purtroppo erronea che è stata compiuta, alla quale al nostro Governo e alla nostra maggioranza viene chiesto di porre urgente e rapido riparo. È quello che noi stiamo cercando di fare e grazie a questi provvedimenti riusciremo a evitare il fallimento di molte di queste imprese.
Abbiamo poi l'articolo 14-bis, che reca misure per il rilancio della competitività delle imprese italiane, volte a rafforzare il sistema delle startup innovative. Ne voglio parlare perché troppo spesso ci si sofferma in questi consessi sul reddito di cittadinanza. Troppo raramente ci si è soffermati in questi consessi sull'esigenza di dare lavoro ai giovani, di creare impresa, di restituire respiro ai nostri tessuti produttivi ed è quello che noi dobbiamo cercare di fare. (Applausi).
Vedo che ho poco tempo ancora per il mio intervento, ma una cosa la vorrei dire; io sono stata consigliere comunale e consigliere di municipio, come molti di coloro che siedono in questi scranni, per moltissimo tempo. Noi sappiamo che la grande sfida che ci viene attribuita dagli elettori oggi non è soltanto di svolgere una politica da politici che guardano all'oggi e al domani, come facciamo con questo decreto perché con la sua conversione guardiamo al domani del cittadino che deve pagare la bolletta, ma dobbiamo avere l'ambizione di guardare alle future generazioni da uomini e donne dello Stato. È questo che ci viene richiesto. Spero veramente che tra maggioranza e opposizione in questo mandato si lavori insieme per ritirar su l'Italia da uomini e donne dello e per lo Stato. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pirondini. Ne ha facoltà.
PIRONDINI (M5S). Signor Presidente, il decreto-legge aiuti-quater è il primo vero provvedimento ascrivibile a questo Governo. Un provvedimento che racconta uno stanziamento di 14 miliardi di euro, anche se in realtà di miliardi ne stanzia soltanto 4, mentre i restanti 10 li eredita dal Governo precedente. Parliamo di misure che avrebbero dovuto avere l'intento di contrastare il caro energia e di sostenere le imprese. Parliamo, in realtà, di misure perlopiù insufficienti, poco lungimiranti e prive di una vera prospettiva politica; misure che peraltro ci riportano indietro di decenni, che guardano al passato e che ignorano il futuro.
Il MoVimento 5 Stelle non stenta a definire assolutamente inaccettabili alcune di queste misure. Sono inaccettabili, ad esempio, signor Presidente, le trivellazioni nei nostri mari. (Applausi). E sono ancora più inaccettabili perché provengono da un Governo alla cui guida c'è una Presidente del Consiglio che nel 2016 faceva campagna elettorale per convincere gli italiani ad andare a votare al referendum proprio per impedire il rinnovo delle concessioni estrattive.
Pensi, signor Presidente, che nel 2016 l'attuale Presidente del Consiglio esprimeva la propria ferma condanna alle trivelle, definendole addirittura un aiuto ad alcune grandi lobby. E ancora; invitava i cittadini italiani a non far passare sotto traccia «un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare». Pensate che addirittura, sempre nel 2016, sul sito ufficiale dell'attuale Presidente del Consiglio si poteva leggere la seguente frase «Domenica andiamo a votare sì al referendum per dire basta alle trivellazioni, basta all'inquinamento del nostro mare e basta a un Governo ipocrita e servo dei poteri forti che sta affamando il popolo italiano per fare gli interessi di amici e parenti». Scusate, ma queste grandi lobby di cui parlavate che fine hanno fatto? (Applausi). Sono sparite o semplicemente si sono fatte dei nuovi amici anche in questo Governo? (Applausi).
Valutiamo poi gli aspetti prettamente numerici del provvedimento.
Le stime dell'ex Ministro della transizione ecologica valutavano intorno ai 70 miliardi i volumi delle riserve recuperabili sull'intero territorio nazionale, in terraferma e in mare. Una quantità che nel suo complesso coprirebbe il fabbisogno nazionale per un solo anno. La quantità di gas recuperabile grazie alle previsioni del provvedimento del Governo è stimata intorno ai 15 miliardi di metri cubi in dieci anni, ossia soltanto il 2 per cento del fabbisogno nazionale. Tutto questo senza considerare che questa misura è in palese contrasto con quanto previsto dal nuovo articolo 9 della Costituzione che, come ricordiamo, ha inserito nella Carta costituzionale un esplicito riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. L'articolo 9 della Costituzione, lo ricordiamo, parla di difesa dell'ambiente, non di difesa delle lobby. (Applausi).
Permettetemi poi di illustrare un altro provvedimento che riteniamo assolutamente inaccettabile; sto parlando del grave ridimensionamento del superbonus 110 per cento. Questo Governo ha deciso di procedere ad una gravissima riduzione della detrazione del superbonus che passa dal 110 al 90 per cento; un taglio fatto peraltro senza prevedere una politica pluriennale per la riqualificazione energetica e antisismica degli edifici.
Più volte mi sono chiesto come mai un Governo che promette più lavoro voglia affossare un superbonus che ha fornito, unitamente agli altri bonus edilizi, un contributo del 22 per cento alla crescita del PIL nel 2022, ha realizzato una crescita record del 6,7 per cento del PIL italiano nel 2021 e che, a fronte di 38,7 miliardi di euro spesi, ne ha generati di indotto quasi 125. Una misura, quella del superbonus, che ha consentito di generare, per ogni beneficiario, un risparmio annuo medio in bolletta di 500 euro e di risparmiare 979.000 tonnellate di CO2. Una misura, quella del superbonus, che ha generato 902.000 nuovi posti di lavoro. Ma come, signor Presidente, agli italiani in indigenza, ai quali togliete cinicamente il reddito di cittadinanza, dite che li aiuterete trovando loro un lavoro e contemporaneamente distruggete la misura che in Italia ha creato più posti di lavoro negli ultimi vent'anni? (Applausi).
Davvero faccio fatica a comprendere come sia possibile affossare una misura che ha raggiunto in così poco tempo risultati così straordinari. Perdonatemi, ma l'unica risposta che riesco ragionevolmente a darmi è sempre la stessa: affossate il superbonus 110 per cento solo ed esclusivamente perché lo ha pensato e realizzato il MoVimento 5 Stelle. (Applausi). Piuttosto che riconoscere un merito ad un avversario politico, siete disposti a mettere in difficoltà un comparto strategico del nostro Paese, come quello dell'edilizia, che a gran voce invece vi chiede di confermare il superbonus 110 per cento. Peraltro, la logica dell'affossare misure valide soltanto perché realizzate da una forza politica a voi avversa è la medesima che vi porta a togliere il reddito di cittadinanza a cittadini italiani che, tra qualche mese, non avranno più nemmeno i soldi per fare la spesa. A loro state promettendo un lavoro: bene, lo vedremo presto tutto questo lavoro creato in pochi mesi! Ci perdonerete però se facciamo leggermente fatica a credere nel raggiungimento di questo obiettivo.
Come se non fossero già abbastanza retrogradi i punti presenti nel decreto-legge enunciati fino a qui, all'interno del testo inserite anche misure per velocizzare alcune cosiddette grandi opere, tra le quali troviamo la Gronda di Genova. Per chi non la conoscesse, la Gronda di Genova è un'opera pensata "solamente" quaranta anni fa e pronta, se cominciassero oggi i lavori, "solamente" tra altri quindici anni. È un'opera che è più o meno attuale come le carrozze con i cavalli, le bighe e le palafitte, un'opera i cui costi sono invalutabili, a meno che qualcuno non decida di credere alla barzelletta dei 4,5 miliardi di euro stimati, cifra destinata probabilmente a raddoppiare. Si tratta di un'opera verso la quale il MoVimento 5 Stelle ha sempre manifestato, nel merito, le ragioni della propria contrarietà. Non ci siamo però soltanto limitati a contestare l'opera, ma abbiamo anche sostenuto delle proposte alternative. La proposta alternativa da noi sostenuta è stata riconosciuta dallo stesso Ministero, il cui Sottosegretario leghista è lo stesso di oggi, come migliore da tutti i punti di vista: dal punto di vista dei costi, dei tempi di realizzazione e dell'impatto ambientale e viabilistico. Per quale motivo il Governo non prende in considerazione questa alternativa? Forse proprio perché costa poco? Forse perché non prevedrà quello che l'ex amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, definiva il più grande scavo del mondo? Pensate che meraviglia: il più grande scavo del mondo in roccia amiantifera, in uno dei territori più fragili al mondo dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Uno scavo mastodontico, in un territorio fragile come quello genovese, in cui ogni autunno bastano pochi minuti di pioggia per rischiare la vita, a causa di frane, allagamenti, smottamenti e alluvioni. Invece di sperperare denari pubblici in opere assurde come questa, vi suggeriamo di utilizzare le medesime risorse per mettere in sicurezza i territori fragili dal punto di vista idrogeologico. In questo modo si generano nuovi posti di lavoro, si mettono in sicurezza i territori e, per dirlo in sintesi, si salvano vite umane. (Applausi).
In conclusione, volendo riassumere questo vostro primo atto di Governo, lo potremmo fare definendolo una manovrina, fatta per lo più con i soldi del Governo precedente, che ha come obiettivo principale quello di favorire le lobby, di affossare misure che hanno generato nuovi posti di lavoro, impoverendo ancora di più i cittadini italiani, di affossare misure che hanno portato vantaggi per l'ambiente e dare vita a cantieri per opere antiquate, pensate nel secolo scorso. Nel 2016, come già detto in precedenza, l'attuale presidente Meloni definiva il Governo che voleva trivellare i nostri mari e affamare il popolo «un Governo ipocrita e servo dei poteri forti». Chissà se lo pensa ancora oggi. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Garavaglia. Ne ha facoltà.
GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, partiamo da una valutazione generale sul decreto-legge aiuti-quater, ma anche sulla manovra, perché i due provvedimenti sono collegati. La valutazione è molto semplice, bisogna considerare il contesto: ci sono le elezioni e, in un mese, si fa sia l'aiuti-quater che la manovra. Quindi in pochissimo tempo si fa il possibile. L'anomalia semmai era negli anni scorsi, quando, con un Governo tranquillamente in essere, si faceva la legge di bilancio in un solo passaggio, alla Camera o al Senato; quella era l'anomalia. La differenza è tutta nell'atteggiamento dell'opposizione. La Lega ha sempre garantito il rispetto dei tempi, anche dall'opposizione, perché prima c'è l'interesse nazionale. (Applausi). Qua c'è chi pensa che sia cosa intelligente speculare sui tempi, con un Governo appena eletto.
Secondo tema: qual è la filosofia generale di questo decreto aiuti-quater? È molto semplice: ci sono poche risorse, cerchiamo di fare il più possibile con poche risorse in poco tempo (punto uno), nell'attesa di capire se l'Europa fa l'Europa (punto due). Spieghiamo i due punti. Punto uno: il ministro Giorgetti non ha fatto altro che replicare quello che aveva fatto il ministro Giorgetti nel Governo Draghi. Abbiamo poche risorse; da dove arrivano? Sono piovute giù dal cielo? No, semplicemente l'economia è andata meglio del previsto, in particolare i servizi e il turismo; si genera un basket di risorse e cerchiamo di usarle concentrate in poco tempo. Questa era la filosofia dell'aiuti-ter, un provvedimento fatto con Draghi e con il ministro dell'economia Franco, quindi, su suggerimento di Giorgetti, concentriamo poche risorse in pochi mesi e poi il Governo che arriverà, perché si sapeva che c'erano le elezioni, deciderà cosa fare. Altrimenti, spalmando queste poche risorse su quattro mesi, sarebbe rimasto un intervento blando. La stessa filosofia è stata applicata nell'aiuti-quater, quindi niente di particolare: ci sono poche risorse, cerchiamo di fare con esse il massimo possibile.
Secondo tema: siamo in attesa di capire se l'Europa fa l'Europa. L'Europa farà l'Europa? Vedremo. Si è raggiunto uno pseudoaccordo sul price cap. Teniamo conto che solo il fatto che venisse annunciata la possibilità di fare un accordo di questo tipo, qualche mese fa, ha fatto crollare i prezzi del gas, che adesso vediamo intorno ai 100-150 euro, mentre prima veleggiavano a 300-400 (cifre pazzesche). Quindi solo il fatto che l'Europa pensasse di muoversi ha fatto ridimensionare i prezzi. Basta quello che è stato fatto? Secondo noi si potrebbe fare di più, però intanto vediamo che qualcosa è stato fatto. Vedremo poi in primavera se l'Europa farà davvero l'Europa e allora capiremo se bisognerà fare un ulteriore intervento oppure no; ad oggi non abbiamo elementi per capirlo.
Veniamo quindi al decreto-legge in sé. Faccio un intervento che non è usuale dalla maggioranza: critico una cosa che non c'è. Normalmente si dicono tutte le cose belle che ci sono, ma io ho un sassolino nella scarpa, perché si poteva fare meglio, in particolare su un tema che riguarda le terme di Montecatini. Sembra una cosa da poco, però si poteva intervenire e risolvere un problema, che rischia di diventare enorme. Le terme di Montecatini sono un sito UNESCO. La società ha accumulato un debito di 20 milioni di euro. È stata gestita bene? Parliamone: se si accumula un debito di 20 milioni, non è stata gestita benissimo. Il socio principale è la Regione. Che facciamo? Facciamo finta di niente? No, perché è un sito UNESCO e si rischia di perdere tale qualifica. Il senso del mio intervento è: va bene, non è passato in questa sede, ma tanto dovrà passare, perché lo Stato non si può permettere di perdere un sito UNESCO. Abbiamo infatti un precedente identico: il Governo precedente è intervenuto su Venezia, perché si rischiava di perdere la qualifica di sito UNESCO per la questione delle navi (non so se vi ricordate), e vennero investiti milioni di euro.
Quindi, non è successo adesso, ma succederà a breve: si interverrà, perché non possiamo permetterci di perdere il sito UNESCO terme di Montecatini, nel contesto delle terme toscane. (Applausi).
Infine, mi hanno sollecitato alcune riflessioni gli interventi sul tema energie, trivelle, petrolio e rifiuti. Faccio due considerazioni molto semplici: al di là del fatto che sappiamo tutti che si andrà verso tecnologie diverse e l'utilizzo di materie prime differenti, è assolutamente logico, banale e scontato che finché si usa un metro cubo di gas è meglio usare un metro cubo di gas italiano; finché si usa un litro di gasolio per far girare un camion, è meglio usare un litro di petrolio italiano, ma questo è talmente ovvio che non dovrebbe essere neanche oggetto di riflessione, perché va da sé che l'obiettivo nostro è di ridurre le importazioni, com'è normale che si debba fare. Quindi, in quest'ottica, ci stupiamo di riflessioni che non tengono conto di un contesto che è completamente cambiato. (Applausi). Certo, quando prima il gas costava pochissimo il problema non c'era, soprattutto perché ce lo davano, ma nel momento in cui non siamo certi che ce lo diano, non è neanche più un tema di prezzo, ma di sicurezza nazionale.
Infine, sui rifiuti, ho una piccola buona notizia. Nel mio piccolo Comune in provincia di Milano, con 6.500 anime, a giorni apriamo il rubinetto del metano: un impianto innovativo, con tecnologia innovativa, che rende tre volte quelle esistenti e ricava il metano dalla frazione umida dei rifiuti. Quindi, molto semplicemente, avremo metano e non pagheremo più lo smaltimento della frazione umida dei rifiuti. Sapete chi per dieci anni ha contrastato questo impianto? Il PD e i 5 Stelle, ecologisti a parole. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.
MISIANI (PD-IDP). Signor Presidente, discutiamo questo decreto-legge in una fase complicata per l'economia dell'Italia, così come per quella degli altri Paesi europei. La crisi energetica continua a mordere, anche se le quotazioni del petrolio e del gas sono meno alte rispetto a pochi mesi fa, l'inflazione è ai massimi dal 1983 (a novembre è rimasta inchiodata all'11,8 per cento) e la sua impennata in tutti i Paesi avanzati sta portando le banche centrali, compresa - ahinoi - la Banca centrale europea, ad innalzare i tassi di riferimento per bloccare la dinamica inflazionistica ed evitare quello che i tecnici chiamano il disancoraggio delle aspettative degli operatori economici. Tutte queste dinamiche stanno, da una parte, portando l'economia del nostro Paese a rallentare fino ad una possibile recessione nel 2023 e, dall'altra, stanno allargando le disuguaglianze, perché l'inflazione nasce dalla dinamica dei prodotti energetici e dei generi alimentari e queste spese sono largamente incomprimibili e pesano di più, in proporzione, sui bilanci delle famiglie più fragili. Quindi, questa inflazione allarga le disuguaglianze che già si erano ampliate con la crisi pandemica del 2020.
Il decreto aiuti-quater è parte integrante della manovra di bilancio, predisposta dal Governo Meloni, manovra che sarebbe chiamata ad affrontare queste emergenze e a rilanciare la crescita di un Paese che purtroppo va verso la stagnazione, se non la recessione. La manovra dovrebbe cercare di affrontare queste disuguaglianze e aiutare innanzitutto le famiglie più fragili del Paese. Qual è il punto? La strategia che emerge dal combinato disposto del decreto-legge aiuti-quater da una parte e della legge di bilancio dall'altra non ci porterà da nessuna parte, né su un fronte né su un altro.
Questa è una manovra che non rilancerà la crescita economica, anzi, rischia di indebolirla: mi riferisco in particolare agli investimenti privati, che subiranno l'indebolimento del superbonus e dei principali incentivi, ma il rischio riguarda anche il versante degli investimenti pubblici, perché c'è una pesante cappa di incertezza che grava sul PNRR, sui 200 miliardi di investimenti e sulle riforme che sono la vera chiave per fare ripartire il Paese.
Il decreto-legge aiuti-quater che discutiamo e voteremo in quest'Aula concentra la gran parte delle risorse sul caro energia per l'ultimo trimestre 2022: sono quasi 9 miliardi di euro sugli oltre 10 di impieghi disposti.
Il testo sostanzialmente proroga per l'ultimo trimestre dell'anno una serie di misure che il Governo Draghi aveva via via varato per la prima parte del 2022: penso ai crediti d'imposta relativi ai consumi di gas e di energia elettrica delle imprese, al taglio delle accise sulla benzina e sul gasolio, peraltro ridimensionato perché, come noto, dal 1° dicembre 2022 il taglio è stato ridimensionato e dal 1° gennaio 2023 non è più finanziato; quindi, in realtà, il prezzo del gasolio e della benzina è più alto rispetto a quello che sarebbe stato prorogando gli interventi precedentemente previsti dal Governo Draghi.
Il decreto-legge stanzia risorse per gli enti locali, che, tuttavia, leggendo insieme il provvedimento e la legge di bilancio sono manifestamente insufficienti rispetto agli extracosti energetici che i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni stanno sopportando e sopporteranno l'anno venturo. Il decreto-legge prevede anche misure finalizzate all'incremento della produzione nazionale di gas naturale.
Presidente, noi non siamo contrari all'aumento di produzione; anzi, è una delle strade per diversificare gli approvvigionamenti energetici di un Paese che, fino al 2021, dipendeva per il 40 per cento dei propri consumi di gas dalle forniture provenienti dalla Russia. È chiaro, però, che, al di là della propaganda del Governo, la strada dell'aumento della produzione nazionale non è di per sé è risolutiva.
Nel 2021 abbiamo prodotto poco più di 3 miliardi di metri cubi (più o meno il 5 per cento dei consumi nazionali di gas); il raddoppio di questa produzione - ammesso che ci si riesca - richiede tempi non brevissimi e non sarebbe comunque sostitutivo se non di un decimo del gas che importavamo dalla Russia.
Qual è il punto che ci lascia in ogni caso perplessi rispetto a quanto prevede il decreto-legge? È la necessità, che non viene risolta dal testo, di dialogare con gli enti territoriali che saranno interessati dagli interventi di aumento della produzione previsti.
Colleghi, abbiamo ascoltato perplessità e rilievi da parte della Regione Emilia-Romagna ma anche da parte della Regione Veneto, che sono guidate non da estremisti dell'ambientalismo dogmatico, ma da presidenti di centrosinistra, Stefano Bonaccini, e di centrodestra, il presidente Zaia, che sono riconosciuti per il loro pragmatismo, specialmente di fronte a un'emergenza come quella energetica.
Era ed è allora necessario dialogare con questi territori, mentre il decreto-legge interviene evitando questo nodo, che noi riteniamo riemergerà e che invece andrebbe messo a tema: dialogo con i territori e rigorosi studi scientifici per trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aumentare la produzione nazionale ma anche tematiche di ordine ambientale che non sono banali e non vanno banalizzate e risucchiate nella polemica politica spicciola.
Qual è il punto di fondo degli interventi in materia energetica previsti dal decreto-legge aiuti-quater e dalla legge di bilancio? Non emerge una strategia energetica nel lungo periodo. Si stanziano risorse per compensare le famiglie e le imprese, come già aveva fatto il Governo Draghi: crediti d'imposta, rafforzamento del bonus sociale, IVA ridotta e tutto l'insieme di interventi che hanno caratterizzato il 2022.
Non c'è però quel passo in avanti che sarebbe necessario verso le rinnovabili, che sono il futuro dal punto di vista non solo della riduzione delle emissioni, ma anche dell'indipendenza energetica e geopolitica del nostro Paese e dell'abbattimento dei costi per le famiglie e le imprese. Infatti, produrre oggi con eolico e fotovoltaico costa una frazione rispetto a quanto costa produrre con energia elettrica e gas.
Inoltre, non vi è - anzi, viene di fatto indebolita - una strategia di risparmio ed efficientamento energetico del patrimonio immobiliare che oggi è responsabile di una quota molto rilevante dei consumi energetici, da una parte, e delle emissioni inquinanti e climalteranti, dall'altra.
L'articolo 9 del provvedimento è il punto più delicato di una strategia di risparmio energetico che è assente o addirittura esce ridimensionata dal decreto e dalla manovra di bilancio. Come noto, una parte degli interventi sul superbonus sono stati spostati alla Camera dei deputati, dove è in discussione il disegno di legge di bilancio.
Il decreto accelera il décalage del superbonus 110 per cento, già previsto dal Governo Draghi con la legge di bilancio per il 2022, ma non affronta due nodi che invece andavano trattati immediatamente, a cominciare dallo sblocco di 5 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati, che mette a rischio decine di migliaia di famiglie e imprese. Era quella la prima emergenza su cui intervenire e, invece, il decreto dà risposte debolissime su questo fronte.
In secondo luogo, vi è necessità di una strategia di efficientamento che guardi almeno al 2030. C'è infatti un mondo dopo il superbonus. Tuttavia, questa strategia di efficientamento è totalmente assente sia da questo decreto, che dalla manovra di bilancio. Si pasticcia, invece, sulle scadenze (tanto è vero che ci si rimetterà mano con la legge di bilancio), non si affronta il problema dei crediti fiscali incagliati (togliendo di mezzo l'unico intervento realmente risolutivo che, come sollecitavano tutti gli stakeholder coinvolti in questa vicenda, è quello sugli F24) e non si definisce una strategia di medio periodo.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 17,03)
(Segue MISIANI). Signor Presidente, questi sono i nodi non affrontati dal decreto che ha un orizzonte di cortissimo respiro, al pari della manovra di bilancio per il 2023. Si tampona la crisi energetica, prorogando le misure del Governo precedente, ma non si imposta una strategia di medio e lungo periodo e si indebolisce oggettivamente un intervento - quello del superbonus - che andava riformato e migliorato. Tante volte abbiamo discusso delle criticità di questo strumento, che però questo Governo archivia frettolosamente senza sostituirlo con una strategia nuova che parta dai limiti e salvaguardi il nucleo della misura, che era il rilancio dell'edilizia sostenibile, coniugato con gli obiettivi di risparmio energetico e riduzione delle emissioni. Questo grande obiettivo strategico del Paese rimane non affrontato dal Governo e credo che ciò sia uno dei limiti più grandi della manovra di bilancio per il 2023. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Salvitti. Ne ha facoltà.
SALVITTI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo a discutere sul cosiddetto decreto aiuti-quater, la cui finalità, come si intuisce già solo dal nome, è tentare di sostenere le risorse presenti sul nostro territorio, ossia le famiglie e, soprattutto, le imprese che creano lavoro e danno l'opportunità ai nuclei familiari di avere un piatto caldo a casa la sera.
È però altrettanto vero che, proprio perché si tratta di aiuti, il provvedimento non può essere risolutivo per determinate problematiche esistenti. Certamente la volontà di questo Governo è andare incontro nel modo più veloce possibile alle problematiche evidenti a tutti, soprattutto in tema di crisi e approvvigionamento energetico. Si interviene pertanto a sostegno delle famiglie, delle imprese e delle attività presenti sul nostro territorio, affinché possano sopravvivere a questo periodo.
È normale anche che ci sia, ed è naturale che così sia, una visione diversa rispetto alle misure da mettere in campo per far sì che si inverta questa tendenza presente sul nostro territorio, ma non solamente sul nostro territorio.
Ci sono stati provvedimenti di carattere europeo, come il price cap, intervenuto proprio nei giorni scorsi per far sì che si potesse calmierare il progressivo aumento del prezzo del gas. Non è però un provvedimento che definisce o stabilisce un tetto all'acquisizione del gas stesso; tant'è che solamente l'annuncio che potesse intervenire questo provvedimento aveva fatto già calmierare il prezzo di per sé, frenando la speculazione da parte degli speculatori stessi.
Sicuramente c'è una visione diversa, che si evidenzia anche attraverso il provvedimento sul superbonus. È evidente che noi abbiamo una visione diversa rispetto a quella che è stata prospettata. È vero che il superbonus ha portato dei benefici in termini di PIL nazionale, ma è altrettanto vero che, al di là della somma di circa 40 miliardi che il superbonus è costato allo Stato stesso, c'era qualcosa che non andava. Infatti la situazione che stiamo vivendo adesso, soprattutto quella dei crediti bloccati, proviene dalla gestione precedente dell'amministrazione pubblica. Altrimenti, non ci saremmo trovati in questa situazione.
Noi abbiamo una visione diversa e vogliamo intervenire su questo tema, ma non è certo attraverso questo provvedimento che possiamo dare una visione prospettica di quella che può essere la soluzione, perché si tratta esclusivamente di un decreto aiuti. È però il primo passo verso una modifica di quelli che possono essere gli interventi da questo punto di vista. Nessuno nega la spinta data a quello che è sempre stato, in Italia, un settore strategico, quello dell'edilizia; ma è altrettanto vero che, così come è stato finora, non ha funzionato, come dicono i numeri, i risultati, la situazione nella quale ci troviamo in questo momento.
Siamo intervenuti con provvedimenti tampone. Trattandosi di un decreto aiuti questo era l'obiettivo, in modo tale da poter intervenire più velocemente possibile rispetto alle esigenze. È altrettanto vero che lo si è fatto attraverso i crediti di imposta e attraverso i provvedimenti che venivano sviluppati dal precedente Governo. Nel momento in cui avremo la possibilità di sviluppare l'azione economica e di obiettivo da proporre alla Nazione, lo faremo attraverso un percorso, lungo cinque anni, di un Governo politico, che ha intenzione naturalmente di rilanciare l'economia di qualsiasi tipo di settore, ma anche attraverso l'indipendenza energetica.
Probabilmente l'indipendenza sarà impossibile averla sempre, ma l'obiettivo è avere delle risorse naturali autarchiche, che ci consentiranno comunque di avere una sorta di protezione rispetto al problema intervenuto in questi tempi. Questo perché la difficoltà non è solamente di carattere economico, ma è collegata ad una situazione internazionale tale da non sapere dove ci porterà.
L'Italia ha delle risorse naturali sulle quali poter investire per l'energia pulita e noi tentiamo di andare incontro a queste esigenze della nostra Nazione utilizzando le risorse naturali che abbiamo. L'intervento del decreto aiuti-quater è provvisorio, come dato, da un punto di vista semantico, anche da come è definito. Quindi, è un primo passo verso la conversione di quella che è la politica di sviluppo di questa Nazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, avendo pochi minuti a disposizione, vorrei soffermarmi sui temi sollevati dai colleghi intervenuti nella discussione, a partire dai due relatori, il senatore Borghi e il senatore Liris. È vero che in Commissione bilancio le opposizioni hanno cercato di dare un proprio contributo, ma ci è stato sostanzialmente impedito, perché, come tutti quelli che erano in Commissione sanno, in effetti è stato impossibile lavorare, in particolare sulla questione del superbonus. D'accordo con la maggioranza, in Commissione avevamo stralciato la discussione sul superbonus dagli emendamenti segnalati, proprio perché si voleva cercare di trovare una soluzione condivisa. Questo è il punto più rilevante di questo decreto-legge, che è il primo atto che fa questo Governo e quindi se ne deve assumere tutta la responsabilità.
Come tanti di voi, ho sentito le audizioni dei soggetti interessati, l'ANCE, Confedilizia, Confartigianato, i sindacati, le associazioni professionali. Ebbene, anche nell'ultimo intervento ho sentito dire una cosa che è esattamente il contrario di quello che ci hanno spiegato e che è contenuto nelle relazioni scritte di quelli che abbiamo sentito. Ad esempio, sul problema del superbonus, la critica vera che viene avanzata è rispetto al fatto - che non è stato risolto per niente, perché con la norma così come è stata scritta si dà un colpo davvero mortale a questa impostazione - che manca una programmazione, che le regole sono cambiate 22 volte in due anni, che non è colpa di questo Governo, perché è stato fatto prima. Il problema, però, è che manca qualsiasi progettualità, lo diceva prima il senatore Misiani, manca una prospettiva che guardi al 2030 e quindi su questo costruire una politica per evitare che il mercato sia drogato e che quindi in qualche modo faccia lievitare i prezzi e perché dia la possibilità di lavorare. Questa cosa non c'è, non esiste, perché il superbonus viene sostanzialmente cancellato.
Un altro problema è che si dice che non è stato dato niente. Questo l'ha detto il ministro Giorgetti nel corso dell'audizione sulla Nota di aggiornamento al DEF, quando io ho posto una domanda e la risposta è stata che la spesa non è pari alla resa. Ma come si fa a dire questo, di fronte al fatto che l'ANCE dichiara 490.000 occupati diretti e 400.000 indiretti? Questi sono dati forniti dall'ANCE e da Confedilizia e confermati anche dai sindacati. Certo, si tratta di occupazione precaria, proprio perché non c'è una progettualità, ma 900.000 persone hanno potuto lavorare e quindi non hanno bisogno di assistenza, ma hanno prodotto PIL, hanno prodotto ricchezza e hanno pagato le tasse, insomma hanno dato il loro contributo. Mai come con questa scelta sul superbonus si è dato impulso a un settore importante come quello dell'edilizia, che pure andava corretto, ad esempio sull'intervento sul patrimonio pubblico, quello della riqualificazione e della messa in sicurezza. Ma come pensate, in una Nazione sempre soggetta ad episodi di scosse telluriche, di non intervenire su questo? Con che cosa si interviene? Con una programmazione, con un'azione di recupero: se il nostro patrimonio pubblico viene riqualificato, ciò rappresenta un rientro dal punto di vista del capitale, non una spesa, ma una risorsa, oltre che un volano per l'occupazione.
Potrei proseguire oltre, ma il tempo è tiranno e mi limito a concludere sugli altri due veri temi importanti. Uno era quello della CILAS, che avete risolto spostandolo nella legge di bilancio, che però è stato risolto già dagli architetti, perché hanno presentato tutte le CILAS entro il 25 novembre.
Un altro tema, l'unico che non è stato risolto, è quello del credito. Le imprese ci chiedevano di rendere possibile la liquidità, oggi vediamo tutti molti cantieri fermi perché manca, appunto, la liquidità. Si è tentato di affrontare questo aspetto, ma non è stato risolto.
Quindi si rischia di mettere a repentaglio non solo un'impostazione, ma anche le imprese e, di conseguenza, i lavoratori, con la perdita di posti di lavoro. Sarebbe quindi necessario l'impegno di tutti - io per primo mi sento impegnato su questa strada - nel cercare di trovare una soluzione, ma non dopo, quando il rischio si è concretizzato, bensì prima. Questo non l'avete fatto e non si può venire qui a sostenere che la colpa è degli impedimenti di chi invece ha cercato di porre questi problemi. Noi abbiamo offerto tutta la collaborazione ma siete stati incapaci di risolvere questo problema.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rosso. Ne ha facoltà.
ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ancora una volta siamo impegnati a dare risposte concrete e immediate al Paese, che chiede di essere aiutato. Sappiamo bene quanto le nostre imprese abbiano patito prima la pandemia ed oggi la crisi energetica. Sappiamo bene quanto le famiglie italiane stiano soffrendo a causa dell'aumento del costo del gas, che ha velocemente indotto tutte le fonti di energia ad eguali aumenti. Il decreto-legge aiuti-quater è quindi la nuova risposta alle esigenze di imprese e cittadini e mira a ridurre l'impatto dell'aumento del costo dell'energia e della crisi sugli italiani. Il provvedimento in discussione vale circa 9 miliardi di euro e, oltre a riproporre alcune misure di sostegno per la crisi energetica dei precedenti tre decreti-legge aiuti, come ad esempio la proroga a fine anno del contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas, contiene anche la possibilità per le imprese di rateizzare in trentasei mesi le bollette energetiche, le misure per incrementare la produzione di gas nazionale, il trattamento accessorio di insegnanti e personale ATA e l'aumento a 6.000 euro dei fringe benefit.
Nel corso dell'esame del provvedimento è stato trasfuso integralmente il decreto-legge n. 179, il cosiddetto decreto carburanti, che rimodula le accise sui carburanti prorogando il taglio di accise ed IVA al 31 dicembre. Esso destina risorse agli enti locali e al trasporto locale e stanzia risorse per i territori marchigiani colpiti dall'alluvione del settembre scorso.
Come Forza Italia, siamo intervenuti a migliorare il decreto in diversi aspetti: l'aumento del personale incaricato delle verifiche di impatto ambientale (VIA e VAS) e della commissione tecnica di verifica del PNRR, attraverso il coinvolgimento di personale idoneo delle Forze armate; la questione delle minusvalenze per gli assicurati; la proroga da giugno a settembre per i termini per l'utilizzo e la cessione dei crediti di imposta per l'acquisto di gas naturale da parte di imprese non gasivore; la rimodulazione della curva temporale di promozione di biocarburanti utilizzabili in purezza senza miscelazione. Altre nostre proposte emendative sono state convertite in ordini del giorno e dovrebbero confluire nella manovra di bilancio, come la proroga e il rifinanziamento della detrazione per l'abbattimento delle barriere architettoniche e la proroga per la presentazione delle CILAS riguardanti il superbonus 110 per cento dal 25 novembre al 31 dicembre.
Sul tema del superbonus è nota la battaglia fatta da Forza Italia per ottenere questa proroga, stante il repentino passaggio dal 110 per cento al 90 per cento, che ha lasciato in mezzo al guado imprese, professionisti, amministratori di condominio e condomini, e stante il lungo percorso - mediamente un anno - che il condominio deve intraprendere dalla prima assemblea, con l'incarico al professionista, fino alla delibera finale di approvazione del progetto, dell'individuazione della ditta e della conseguente presentazione da parte del professionista della CILAS in Comune. L'inserimento di questa proroga in bilancio darà la possibilità ai professionisti che nel frattempo hanno perfezionato le pratiche CILAS di presentarle e permettere di conservare il diritto al 110 per cento. Ricordo che i suddetti professionisti avevano una prospettiva garantita dalla legge in vigore di avere ancora tutto il 2023 per non perdere il superbonus 110 per cento. Meglio sarebbe stato inserire una proroga anche per l'ultima delibera assembleare - attenzione, non la prima, che avrebbe permesso a chi non aveva ancora iniziato il percorso di iniziarlo, ma l'ultima delibera - per consentire di terminare il percorso a chi da mesi lo sta percorrendo. Comunque la proroga relativa alla CILAS è un passo avanti importante ed è una vittoria di Forza Italia.
Ora rimane da risolvere l'altro grave problema legato al superbonus, rappresentato dai crediti incagliati, che potrebbero aggirarsi intorno ai 10 miliardi di euro. Un passo è stato fatto nel decreto-legge in esame dando la possibilità di cedere i crediti per un periodo fino a dieci anni; ciò aiuterà il sistema bancario ad avere la capacità di assorbirne di più, ma questa misura da sola non basta. Il Gruppo cui appartengo ha sposato l'idea secondo noi più efficiente ed efficace, appoggiata anche dall'ABI e dall'ANCE, di compensare i crediti in pancia alle banche con una parte dei debiti degli F24 che loro hanno con lo Stato. Non so quale sarà la scelta del Governo, attraverso il ministro Giorgetti, su quale misura sarà adottata nella manovra di bilancio; quello che è certo è che il settore dell'edilizia è vicino al collasso. Aiutarlo a smaltire i crediti che ha in pancia aiuta non solo le imprese a non fallire, ma anche i dipendenti a continuare ad avere un lavoro e uno stipendio pagato, senza parlare dei professionisti, degli artigiani e dei fornitori che attendono di essere pagati da ditte che non possono farlo, perché non hanno liquidità.
È certo che il bonus al 110 per cento, fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle, è stato scritto male, troppe volte modificato e pasticciato, di difficile interpretazione, senza garanzie pregresse per la cessione dei crediti, esagerato e inusuale sulla gratuità dei lavori che garantiva, che ha prodotto grosse storture del mercato, ma i problemi che ha lasciato vanno risolti. Se la scelta è tra aiutare le aziende a sopravvivere oppure dover pagare la Nuova assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) a decine di migliaia di lavoratori disoccupati per il fallimento delle aziende dell'edilizia, noi scegliamo sempre di aiutare le aziende, perché così facendo tuteliamo anche il lavoro.
Per i suoi contenuti, il giudizio sul decreto-legge aiuti-quater è quindi molto positivo, ma per salvare il mondo dell'edilizia aspettiamo le proposte del ministro Giorgetti nella manovra di bilancio. In un secondo momento, dovremo poi lavorare anche sul 90 per cento, perché bisogna stabilizzare il bonus nel tempo e garantire la cedibilità dei crediti. Solo così si potrà dare prospettiva a un settore che è sull'ottovolante dall'inizio della crisi pandemica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Turco. Ne ha facoltà.
TURCO (M5S). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, è con disagio e anche con sofferenza che ci troviamo oggi a commentare il decreto-legge aiuti-quater, da considerare parte integrante di una politica economica del Governo orientata all'austerity, così come il disegno di legge di bilancio. Proprio per questo, la nostra valutazione del provvedimento in esame non può che essere legata a quella sulla manovra di bilancio.
A nostro avviso, quindi, l'approccio economico è innanzitutto antistorico, fuori contesto e inadeguato, senza prospettiva e visione di Paese, quindi senza un modello di crescita. Siamo di fronte a un Governo che finalmente svela il vero volto del tanto sbandierato sovranismo; un sovranismo di facciata, vuoto di contenuti, di idee, di soluzioni e di coraggio, che in questi mesi di governo non ha fatto altro che piegarsi di fronte alle spinte austeritarie purtroppo ancora presenti in una certa Europa. La politica economica del Governo vive quindi di alchimie contabili, con effetto pressoché nullo sulla crescita, stimata dallo stesso MEF in un misero più 0,6 per cento nel 2023, se tutto va bene. Il problema è che, se non va tutto bene, per noi ci sarà una recessione annunciata, come sostiene anche il Fondo monetario internazionale.
Di fronte a questo scenario, il Governo accetta di non giocare nessuna partita, rimane negli spogliatoi del Parlamento e non propone nulla che sia in grado di gestire questa fase negativa del ciclo economico.
Questo asservimento passivo a una certa Europa austera è un dato di fatto certificato dagli stessi documenti contabili prodotti dal Governo: la NADEF, il documento programmatico di bilancio e la stessa legge di bilancio.
Provo adesso, Presidente, a sintetizzare i principali aspetti di quest'assurda politica austeritaria. La maggior parte della legge di bilancio, 21 miliardi, servirà a contrastare il caro bollette solo per tre mesi, dopodiché si continuerà, così come ha fatto il Governo Draghi, con una politica di bonus una tantum, per giunta autofinanziati dalle maggiori entrate tributarie pagate dagli stessi cittadini per effetto dell'inflazione. Una politica quindi di breve termine, che non risolve assolutamente l'emergenza, rischia di mettere in crisi filiere produttive, arricchendo solo le imprese energetiche e la speculazione, che continuano ad essere i veri alleati di questo Governo. Lo stesso ministro Giorgetti ha già annunciato che serviranno provvedimenti che tenteranno di risolvere il problema dell'emergenza energetica a partire da aprile: un decreto al mese. Peccato però che il Ministro dimentichi una colossale differenza rispetto soprattutto al Governo Conte II, nel quale abbiamo affrontato l'emergenza con decreti periodici, ma con una grande differenza: abbiamo sposato una politica economica espansiva, che ha garantito protezione e resilienza al tessuto socio-economico, senza mai rinunciare al rilancio dell'attività produttiva. (Applausi). Lo abbiamo dimostrato con la crescita record del PIL del 6,7 per cento nel 2021 e con l'effetto trascinamento oggi in corso.
L'attuale Governo sapeva della guerra già scoppiata da otto mesi e dell'aumento dell'inflazione che va avanti da oltre un anno, ma, di fronte a questo scenario drammatico, le forze di maggioranza hanno riempito la testa degli italiani illudendoli con lo slogan «siamo pronti». Ma pronti per cosa? Gli italiani attendono risposte di fronte a un'emergenza che purtroppo non aspetta.
L'impatto poi della manovra sulla crescita è pari allo zero virgola e non avrebbe potuto essere diversamente, vista la totale assenza di politiche d'investimento nell'attuale decreto e nell'attuale legge di bilancio e visto il tentativo anche di affossare e cancellare misure quali la transizione 4.0 e il superbonus (in quest'ultimo caso, proprio nel decreto-legge aiuti-quater). Alla fine però, anche grazie agli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle e dalle forti pressioni del mondo imprenditoriale, sono state recuperate misure come i crediti d'imposta Sud e gli investimenti nelle aree e nelle zone economiche speciali.
Questo però non è sufficiente per dire che il Governo si è ricordato del Mezzogiorno, vista l'assurdità dell'articolo 143 della legge di bilancio, una riforma che, sotto le mentite spoglie dell'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), affida ad una cabina di regia a trazione totalmente leghista il compito di completare in un anno ciò che non è stato fatto in venti, per poi affidare il dossier ad un Commissario straordinario senza peraltro definire i criteri di determinazione dei LEP e senza soprattutto determinare le risorse di perequazione necessarie per ridurre le diseguaglianze nella sanità, nei trasporti, nell'istruzione, nei servizi e così via.
È grave poi che i LEP saranno approvati tramite DPCM senza alcuna partecipazione del Parlamento. Governo, forze politiche di maggioranza, non eravate voi a rivendicare la centralità delle Camere? Sul tema state mettendo a rischio il principio costituzionale della solidarietà, dato che la regola della spesa storica cristallizzerà le diseguaglianze. Tutto questo come si concilierà poi con l'obiettivo del PNRR di ridurre i divari tra Nord e Sud del Paese?
State inoltre impoverendo il Paese con una politica austeritaria, di tagli, colpendo i più fragili come i percettori del reddito di cittadinanza, i lavoratori poveri, i precari, i pensionati e soprattutto i giovani. Nonostante il microscostamento di bilancio di 6 decimali di punti per soli 11 miliardi di risorse aggiuntive, il rapporto deficit-PIL viene ridotto dal 5,6 per cento del 2022 al 4,5 per cento del 2023.
Questo significa una restrizione in piena regola, con 20 miliardi di euro in meno. Dal 2024, poi, si torna all'avanzo primario, ovvero la differenza tra entrate e uscite al netto delle spese per interessi. Si tratta di un emblema dell'austerità, incredibilmente rispolverato dal ministro Giorgetti, e per il suo raggiungimento state imprimendo, peraltro, un ritmo a tappe forzate, ben superiore persino a quello lasciato dal Governo Draghi: si passerà infatti dal più 0,2 per cento di avanzo primario, previsto dal presidente Draghi nel 2025, per arrivare al più 1,1 per cento messo in conto dall'attuale Governo. È un ritmo non sostenibile, che rischia di far entrare il Paese in una recessione devastante. Lo stesso dicasi per il raggiungimento di un altro emblema dell'austerità, come il saldo primario strutturale, ovvero la differenza tra entrate e uscite dello Stato, al netto delle misure per il ciclo economico. Tutto questo si riflette già sul taglio delle spese per sanità, scuola, università, salari, pensioni e soprattutto per gli investimenti, senza i quali non ci potranno essere crescita del PIL, transizione energetica, digitale, ambientale e, in genere, benessere per i cittadini, aspetti questi sconosciuti alla maggioranza.
Con questi interventi, inoltre, il Governo dimostra un approccio economico fuori dal tempo, secondo il quale gli investimenti sono un costo. Per il Governo Meloni, infatti, sono un costo gli investimenti sui giovani, sul superbonus e sulla sanità: tutto questo lo chiamate sovranismo? Uscite dalla logica degli investimenti come puro costo e utilizzate tutti gli strumenti finanziari disponibili per dare sostegno a un'economia che purtroppo, guarda sempre più, alla recessione.
Signor Presidente, ci chiediamo infine come sia possibile aver intrapreso questo percorso austeritario, con un ciclo economico difficile di fronte a noi, per giunta in un anno in cui resta sospeso il patto di stabilità e crescita. Abbiamo perso una grande occasione per colpa della vostra incapacità e del vostro sovranismo a parole e per il vostro obiettivo - fallito - di accreditarvi in Europa e di accontentare i mercati finanziari.
In conclusione, il vostro è stato quindi un sovranismo austeritario, che non mancherà di produrre effetti devastanti, con l'aggravante di non aver proposto nulla contro l'inflazione e il caro bollette, la politica monetaria restrittiva, con tassi che saranno persistentemente in aumento, e la progressiva diminuzione dell'acquisto dei titoli pubblici, in entrambi gli ultimi due casi, così come annunciato recentemente dalla stessa Banca centrale europea.
Signor Presidente, di fronte a questo scenario e al vostro sovranismo austeritario, concludo richiamando il titolo di un noto film: Non ci resta che piangere. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Centinaio. Ne ha facoltà.
CENTINAIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame arriva in un momento particolare in Europa. Finalmente, dopo tanti mesi, l'Europa ha trovato un parziale accordo sul price cap, sul prezzo del gas. È quello che chiedevamo, che chiedeva l'Italia, dopo mesi di trattative in cui l'Italia si è presentata ai colleghi europei chiedendo in più di un'occasione di poter dare risposte ai cittadini e alle aziende italiani e ai cittadini europei. Finalmente qualcosa è stato fatto, sicuramente non c'è la perfezione, ma un segnale dall'Europa è stato dato, lo stesso che è stato dato col PNRR durante e dopo il periodo della pandemia. Quindi, da questo punto di vista, c'è una strada intrapresa, iniziata col Governo Draghi e conclusa in modo importante con quello attuale, che è andato a spiegare in modo autorevole all'Europa e ai colleghi europei la situazione che stanno vivendo i nostri cittadini.
Signor Presidente, gli eventi che stiamo vivendo ci stanno confermando che non c'è più tempo. Tutela dell'ambiente attraverso il risparmio energetico e utilizzo di energie rinnovabili: certo, è quello che ci dice l'Europa ed è quello che l'Italia sta facendo, nonché quello che i cittadini italiani e le aziende italiane stanno facendo, però abbiamo bisogno di un Paese meno dipendente da altri. Abbiamo le risorse per guardare con ottimismo al futuro e le dobbiamo usare: non possiamo permetterci che vengano utilizzate da altri e poi di andarle a comprare da altri, ancora magari con prezzi maggiorati.
Questo provvedimento arriva con un duplice obiettivo. Il primo è aiutare gli italiani e le nostre aziende nel breve periodo, perché, come vediamo ed è sotto gli occhi di tutti, le aziende e le famiglie italiane hanno bisogno di interventi immediati. Il secondo, altrettanto importante, è un obiettivo di visione e politico, che è un po' anche quello per cui i cittadini italiani ci hanno votato: porre le basi per programmare il futuro, rispettando l'ambiente. Dobbiamo guardare al futuro. Se l'obiettivo fosse solamente quello di risolvere i problemi, non servirebbe neanche la politica; basterebbero i tecnici e la burocrazia. Compito della politica è quello di avere visione, di guardare al futuro e di guardare anche oltre questa legislatura.
Presidente, questa maggioranza non lavora per la decrescita felice, che non è nel nostro DNA. (Applausi). Questa maggioranza lavora per il futuro, per dare un futuro al nostro Paese. Gli italiani ci hanno votato per questo, premiando anche chi in campagna elettorale ha detto di lasciare a casa chi voleva la decrescita felice e di metterlo finalmente da parte.
In questi mesi tutti, dalle associazioni di categoria ai semplici cittadini, ci hanno chiesto di fare qualcosa; e non l'hanno chiesto solamente a noi della maggioranza, ma al Parlamento, al Senato, alla Camera e al Governo. Con le risorse a disposizione, abbiamo messo sul tavolo una serie di proposte che permetteranno al Paese di non morire soffocato. Eccone alcune: contributo straordinario a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale. Siamo un Paese manifatturiero, che ha aziende e che vive di piccole e medie aziende (Applausi), alle quali, con la situazione che stiamo vivendo, molto spesso conviene non produrre, stare a casa, chiudere e mettere in cassa integrazione i dipendenti, perché purtroppo il costo del gas e delle materie prime è troppo alto. L'obiettivo che abbiamo è permettere a queste aziende di sopravvivere, andare avanti e soprattutto essere competitive, in particolar modo alle imprese energivore, che sono tante nel nostro Paese e ci stanno chiedendo una mano. E una mano gliel'abbiamo data.
Ci sono poi le misure di sostegno per fronteggiare il caro bollette. Anche qui parliamo di imprese, ma anche di mondo dello sport, con 60 milioni di euro, e del terzo settore, di chi fornisce servizi alle persone con disabilità; anch'essi devono pagare le bollette e molto spesso sono coloro che ci chiedono come fare. Sono 170 i milioni messi sul tavolo. Abbiamo aumentato il fondo dedicato agli enti iscritti al registro unico nazionale, anche in questo caso dedicato alla disabilità; sono tutti settori e sono tutti enti che riguardano ogni cittadino, perché ognuno di noi ha qualcuno soggetto a disabilità, che ha bisogno di essere aiutato da questi enti, che in molti casi sono fatti da volontari che si tirano su le maniche, ma che purtroppo molto spesso non riescono a chiudere i bilanci. Anche a loro abbiamo dato una mano.
Ci sono poi misure per l'incremento della produzione di gas naturale. Tutti dicono che dobbiamo ridurre l'acquisto dall'estero. Accendete la televisione e guardiamo le trasmissioni televisive: non ce n'è uno che dica il contrario. Tutti dicono che bisogna lavorare per essere un po' più autosufficienti. Se tutti ci dicono così e se bisogna andare in questa direzione, perché è ovvio farlo, è normale cercare fonti energetiche diverse e alternative (Applausi), che ci permettano di produrre di più e di risparmiare. Non è una brutta parola risparmiare soldi, per poterli investire in un altro modo. La tutela dell'ambiente va di pari passo con l'indipendenza energetica.
Ci sono poi le disposizioni in materia di autotrasporto. Pochi colleghi ne hanno parlato, ma l'autotrasporto è fondamentale in questo momento. Gli altri Paesi stanno aiutando gli autotrasportatori e l'autotrasporto, perché evitare di aumentare il prezzo del carburante per gli autotrasportatori non vuol dire - come sostiene qualcuno - aiutare una categoria o una lobby. Gli autotrasportatori sono quelli che portano le merci dai magazzini agli ipermercati, ai supermercati e ai negozi e questo ci permette di ridurre il prezzo dei prodotti al consumo e di far risparmiare le famiglie. Pensate all'agroalimentare e al costo enorme che hanno i prodotti agroalimentari a causa del trasporto. Occorre diminuire il costo del trasporto, come ha fatto la Spagna; portare dalla Spagna a Milano arance e mandarini costa molto meno che portarli dalla Sicilia a Milano, perché la Spagna è intervenuta diminuendo il costo delle spese per il carburante. Questo è uno dei motivi per cui stiamo lavorando: non aiutare le nostre famiglie ad arrivare a fine mese e sopravvivere, ma permettere loro di vivere.
Non abbiamo, Presidente, l'arroganza di dire che questo provvedimento ha la bacchetta magica; non l'ha detto nessuno. Questo è un intervento provvisorio e di visione: aiutare e impostare sono gli obiettivi di questo provvedimento. I colleghi di minoranza si sono lamentati perché non si sono sentiti considerati: lasciatevi dire, da uno che di minoranza ne ha fatta tanta in quest'Aula, che presentare 350 emendamenti su un provvedimento di 16 articoli non è minoranza, ma un tentativo di ostruzionismo andato male. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nicita. Ne ha facoltà.
NICITA (PD-IDP). Signor Presidente, il provvedimento di cui si discute oggi - lo sappiamo e l'abbiamo detto tante volte - reca nel titolo il numero quattro. Ciò significa che nell'emergenza sono stati presi diversi provvedimenti e purtroppo quello che oggi possiamo senz'altro dire a quest'Aula e agli italiani che ci ascoltano è che non sarà l'ultimo, perché questo tipo di provvedimento non risolve i problemi. Soprattutto, a differenza di quello che ha appena detto il senatore Centinaio, pur essendo certamente un provvedimento provvisorio, certamente non ha una visione. Non ha una visione perché è arrivato in Aula con alcune norme - l'ha detto prima il senatore Fina - che sono il prolungamento di misure precedenti, ma arriva in questo momento - siamo a dicembre 2022 - senza tenere conto di tutta una serie di fattori, conoscenze ed elementi che nel frattempo, rispetto ai precedenti aiuti, abbiamo acquisito.
Il primo punto che trovo drammaticamente assente da questo provvedimento è il riferimento agli sviluppi europei di Repower EU. Lì è successa una cosa importante, che purtroppo non si trova né in questo decreto, né nell'attuale proposta della legge di bilancio. È successo che la Commissione europea ha deciso due cose molto importanti, cioè che la parte eccedente, non impegnata, di Next generation EU, cioè del recovery plan, può essere spesa esattamente per questi fini: per misure di sostegno. Su questo il Governo non ha elaborato alcuna proposta. In più dice che la parte residuale dei fondi europei 2014-2020 che non sono stati spesi può essere impegnata immediatamente per quelle misure, per esempio a sostegno dei Comuni. Su questo non c'è alcun indirizzo.
In tale contesto, questo provvedimento, non soltanto per il fatto di chiamarsi quater, ma per la sua stessa natura, merita un confronto serio e tecnico con le opposizioni, mentre oggi in fretta e furia si chiede la fiducia. Senatore Centinaio, non è perché sono stati presentati tanti emendamenti che si chiede la fiducia; è esattamente il contrario.
La settimana scorsa è successo un fatto divertente: in Commissione bilancio un rappresentante dell'opposizione è intervenuto - lo possono confermare i colleghi della maggioranza che erano presenti - chiedendo una verifica di maggioranza. Lo chiedeva un rappresentante dell'opposizione, perché non si riusciva ad andare avanti.
Quello che succede è che, quando introduciamo un decreto-legge-quater sugli aiuti, dobbiamo guardare a una visione, com'è stato detto. Ma qual è la visione che segnaliamo? Una grande confusione sulla questione superbonus, con grande incertezza e con grande rifiuto e chiusura non nei confronti delle minoranze, ma, com'è stato detto, di tutti i portatori di interesse che hanno fatto proposte concrete per evitare meccanismi di blocco, di chiusura e di incertezza a cittadini e piccole imprese. Su questo vi è stato un elemento di chiusura e di incertezza e non sappiamo come effettivamente si andrà avanti.
C'è poi il secondo pezzo, quello di cui abbiamo parlato prima, che riguarda tutte le misure a sostegno delle imprese. L'impronta sull'energivora è chiara, ma già da prima; la parte nuova che dobbiamo aggiungere è di sostegno alle famiglie e alle microimprese. Su questa abbiamo presentato una serie di emendamenti, peraltro gran parte dei quali erano a titolo non oneroso, e fino a stamattina, con una certa ingenuità e una certa fiducia - in questo caso, bisogna utilizzare questa parola - in Commissione bilancio stavamo procedendo, come sa il Governo, ad analizzare, a chiedere i pareri e ad andare avanti. Improvvisamente, arriva la richiesta di fiducia.
Alcuni di voi hanno ribadito, con un certo orgoglio, che si rivelerà presto troppo ottimista, che questo è il primo vero provvedimento dell'attuale Governo.
Questo Esecutivo dimostra una cosa, lo dico ai colleghi della forza di maggioranza relativa, Fratelli d'Italia: dimostra che pronti non eravate, perché noi abbiamo fatto tutta una campagna elettorale esattamente sulle misure utili per l'energia. Abbiamo proposto la possibilità di utilizzare grandi acquisti - l'abbiamo detto anche nelle audizioni - di energia rinnovabile per le famiglie e per le imprese per calmierare questi prezzi. Di questo non solo non c'è traccia nella discussione, ma non abbiamo potuto neanche parlarne.
La cosa un po' triste è che ci sono interi settori di questa Italia che non hanno potuto parlare neanche attraverso i nostri emendamenti, ma devo dire neanche attraverso i vostri, perché la frustrazione dei colleghi di maggioranza in Commissione bilancio è stata anche evidente, ammettiamo un atto di verità.
Non siamo potuti andare avanti nel confrontarci tra di noi; non abbiamo neanche potuto ricevere in risposta un no argomentato, che fosse anche uno scontro politico o una base per riflessioni future. Semplicemente, ci troviamo in una situazione nella quale si chiede la fiducia perché non si ha fiducia né nella discussione tra maggioranza e opposizione né - permettetemelo - soprattutto nella discussione interna alla maggioranza.
Abbiamo di fronte situazioni abbastanza gravi e critiche e non abbiamo progetti sulle energie rinnovabili; come ha detto il senatore Misiani prima, abbiamo l'obiettivo del 2030 e quello del 2050. Tutta la parte di finanziamento che arriva dal bilancio europeo 2021-2027 si basa di nuovo sulle risorse rinnovabili e, anche lì, non abbiamo individuato né tracciato un percorso.
Avete ignorato i nostri emendamenti sulle famiglie a basso reddito e sulla possibilità di avere una rateizzazione o una dilazione, per non vedersi staccati i contatori per il semplice fatto di non riuscire a pagare.
Non avete molto chiaro in testa un numero che l'ARERA ha anticipato e che pubblicherà nei prossimi giorni, e cioè quante imprese, microimprese e famiglie non hanno già pagato le bollette; quindi, non si pone soltanto il problema di rateizzare un pagamento, ma della mancata entrata di alcuni pagamenti.
Di fronte a tutti questi casi e a tutti questi rischi, l'atteggiamento è stato di non discuterne, che è un paradosso, perché già nella legge di bilancio, come sappiamo, due terzi di quelle risorse sono destinate a misure che riguardano ancora l'energia: le energie rinnovabili, gli investimenti, la trasformazione e la transizione ecologica.
Se questo è davvero il vostro primo provvedimento, contiene pochissime idee. Come ha detto il senatore Fina, quelle poche buone idee le avete ereditate, mentre quelle nuove che proponete vanno in una direzione che non contribuisce a superare i problemi. Infatti, il tema delle estrazioni comunque non contribuisce, in quanto può dare una qualche forma di autonomia, ma fra diversi anni.
Nel frattempo, le trasformazioni che potremmo realizzare subito con il Repower EU e con investimenti di rafforzamento e semplificazione per le energie rinnovabili sono scomparse. Quindi, sono sicuro che ci sarà molto presto un altro decreto aiuti. Spero che, in quel caso, non ci sarà l'apposizione della fiducia e che si potrà dare spazio, parola e tempo, in un approccio costruttivo e di confronto, a tutti quegli italiani, a tutti quei settori e a tutte quelle realtà che oggi non sono stati assolutamente considerati più per incapacità di dialogo e confronto, piuttosto che per uno scontro reale sulle questioni vere.
Viene poi affrontato un altro tema, quello del superbonus. Al di là delle questioni che sono state già ampiamente discusse, c'è un punto di fondo che va considerato, quando si introducono delle normative. Voi siete una maggioranza e un Governo che stanno iniziando adesso, ma sostanzialmente avete un punto fondamentale da tenere presente: quando si modificano delle norme, bisogna tenere conto degli effetti che producono nella realtà, cioè delle aspettative dei soggetti e delle distorsioni che si introducono sul mercato. Questo è il tipico esempio in cui le modifiche che avete introdotto non solo non sono sufficienti, ma generano grandi forme di incertezze e litigation nei confronti delle amministrazioni pubbliche e rischi per le imprese e le famiglie che si sono già esposte.
Tutto questo avviene in un momento in cui stiamo entrando in una fase economica ancora più critica rispetto a quella vista nei mesi scorsi. Da qui il mio appello affinché su questo tema ci sia un confronto con il Paese e le opposizioni e questo non sia il primo atto della nuova legislatura e del vostro nuovo Governo, bensì sia l'ultimo di un momento di incapacità di affrontare i problemi del Paese, ancora intrappolati in campagna elettorale. Soprattutto, il mio appello è a non negare quello che sempre avete chiesto quando eravate all'opposizione, ossia il ruolo del Parlamento e la capacità di ciascuno di noi di rappresentare chi ci ha votato per portarne gli interessi almeno qui in discussione.
La vostra richiesta di fiducia su questo provvedimento ha il sapore del silenzio per tante persone che ancora aspettano di vedere soddisfatti i propri bisogni. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Sigismondi. Ne ha facoltà.
SIGISMONDI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, dagli interventi che mi hanno preceduto si evince la particolare attenzione nei confronti del decreto in esame, che - lo riconosco - è carico di significati dal punto di vista politico, sociale ed economico.
Ci troviamo di fronte al primo atto del Governo Meloni, teso a dare risposte a impegni presi in campagna elettorale con i cittadini italiani e gli imprenditori. Il decreto aiuti-quater va in questa direzione. Vengono stanziati immediatamente 9 miliardi di euro per cercare di dare un aiuto alle imprese e alle famiglie rispetto al caro bollette.
Tuttavia, la manovra può essere considerata in maniera complessiva soltanto se si legge contestualmente alla manovra di bilancio, con cui sono previsti altri 20 miliardi di euro per cercare di contrastare gli effetti del caro bollette, per un totale di 30 miliardi messi in campo nei primi sessanta giorni di vita del Governo Meloni. (Applausi).
L'impegno di questo Governo non finisce all'interno dei confini nazionali. Fratelli d'Italia plaude al risultato ottenuto ieri dai Ministri dell'energia con il raggiungimento dell'accordo sul price cap, il tetto al costo del gas. È un risultato che va rivendicato in Italia, perché questo Governo ha da sempre sostenuto con tenacia che i Governi nazionali sul tema del caro bollette non potevano essere lasciati soli, ma vi era evidentemente bisogno di una risposta corale, che è arrivata.
Fa allora sorridere quando qualcuno sostiene che questo è un decreto che si limita a prorogare misure già previste da precedenti Governi. Certo, c'è il mantenimento del credito d'imposta, che viene aumentato, sia per le imprese energivore sia per quelle non energivore: dal 30 al 35 per cento per quelle non energivore nella legge di bilancio e dal 40 al 45 per cento. Viene mantenuto lo sconto sulle accise.
Questo provvedimento contiene però anche un'idea diversa, contrapposta alla vostra. Stiamo cercando di aumentare l'autonomia energetica dell'Italia, prevedendo nel famosissimo articolo 4, misure per l'incremento della produzione del gas naturale.
Durante il dibattito ho più volte sentito qualche rappresentante delle minoranze sostenere che, a suo parere, la previsione di questo articolo vuol dire che il Governo Meloni abbandona la transizione ecologica. Non è così, vi state sbagliando. Investire sulle rinnovabili rimane l'obiettivo principale e verrà il tempo in cui magari ogni abitazione avrà la sua autonomia energetica; verrà il tempo in cui le macchine non verranno più alimentate con la benzina e con il diesel.
Sulle rinnovabili bisognerà recuperare il tempo perso in questi anni, ma soprattutto questo è il tempo in cui dobbiamo evitare la desertificazione del nostro tessuto economico (Applausi), la delocalizzazione delle imprese in altri Stati e che vengano persi posti di lavoro, perché, cari colleghi, se accade questo non c'è reddito di cittadinanza che tenga e questo ce lo dobbiamo dire! (Applausi). Voglio dire a chi in queste settimane e in questi giorni si reca in alcuni quartieri particolarmente complessi e difficili della nostra Nazione, che lì, come ad esempio a Scampia, bisogna andarci non per dire che la Meloni è cattiva! (Vivaci commenti dal Gruppo M5S). Ma state buoni! Abbiate rispetto, che forse neanche sapete cos'è!
PRESIDENTE. Senatore Sigismondi, si rivolga alla Presidenza.
SIGISMONDI (FdI). Signor Presidente, mi rivolgo a lei, ma richiami anche i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, che si sentono colpiti quando dico che in quei quartieri bisogna tornare per dare parole di speranza! Bisogna tornare in quei luoghi per dire che c'è un Governo intenzionato a creare posti di lavoro! (Vivaci commenti dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Consentiamo al senatore Sigismondi di concludere.
Senatore, per favore, si rivolga alla Presidenza.
SIGISMONDI (FdI). Mi sto rivolgendo a lei, Presidente.
Anche per quanto riguarda il superbonus, capisco che la storia di questo Paese ci racconta che il centrosinistra lascia i disastri che poi il centrodestra è chiamato a risolvere (Applausi). Ma, cari amici, voglio dirvi una cosa estremamente semplice: vogliamo dirci, una volta per tutte, che questa è una norma scritta male e applicata peggio? (Applausi). Vogliamo dire che dei cittadini si sono visti bloccare i lavori di casa? Vogliamo dire che ci sono degli imprenditori che hanno il cassetto fiscale pieno di credito e non hanno la liquidità per pagare i loro dipendenti e le tasse? (Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciamo concludere il senatore.
SIGISMONDI (FdI). So che è difficile sentirselo dire, ma questo è un pasticcio che noi ereditiamo dalla passata legislatura (Applausi). Ed è chiaro ed evidente, così come lo è il fatto che è un decreto che cerca di fare qualcosa che non sta a cuore né al MoVimento 5 Stelle, né al centrosinistra, ovvero sbloccare i cantieri. Diciamo basta ai no ideologici (Applausi). Questo Paese ha bisogno di infrastrutture per cercare di riattivare la crescita. Ci troviamo di fronte a un decreto importante. Soprattutto ci troviamo di fronte a un Governo che sta cercando di rimettere in piedi questa Nazione.
Voglio dire ad alta voce che è irresponsabile, da parte di alcune forze politiche, soffiare sulla protesta e sull'odio sociale. Ed è per questo che voglio, da questo Parlamento, esprimere la solidarietà nei confronti del presidente Meloni per l'ennesimo attacco che ha subito (Applausi); l'ultimo è di ieri, ma ci sono stati attacchi al ministro Crosetto e al presidente del Senato. Ci dev'essere una voce di condanna unanime. (Commenti).
PRESIDENTE. Lasciamo concludere il senatore Sigismondi.
SIGISMONDI (FdI). Chi offende le istituzioni offende la nostra Nazione. Anche se non ci fanno parlare, se hanno paura di quello che diciamo, andiamo avanti così, senza paura, come sempre, per risollevare la Nazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Borghi Claudio.
BORGHI Claudio, relatore.
Signor Presidente, rinuncio a intervenire in replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Liris.
LIRIS, relatore. Rinuncio anch'io alla replica, signor Presidente.
PRESIDENTE. Anche il rappresentante del Governo rinuncia a intervenire.
Ha chiesto di intervenire il ministro per i rapporti con il Parlamento, senatore Ciriani. Ne ha facoltà.
CIRIANI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli senatori, autorizzato dal Consiglio dei ministri, intendo porre la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e subemendamenti, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica, nel testo approvato dalla Commissione, e che tenga conto del parere espresso dalla Commissione medesima per i profili finanziari. (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della posizione della questione di fiducia sull'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 176 nel testo definito dalla Commissione, fatte salve le eventuali modifiche richieste dalla 5a Commissione permanente ai sensi dell'articolo 161, comma 3-quater, secondo periodo, del Regolamento.
Deferisco pertanto, ai sensi della predetta disposizione regolamentare, il testo alla Commissione bilancio, che è immediatamente autorizzata a riunirsi per esprimere il parere.
Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, il dibattito sulla questione di fiducia avrà inizio nella seduta di domani, alle ore 14.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 21 dicembre 2022
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 21 dicembre, alle ore 14, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 18,06).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica (345)
PROPOSTA DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE
QP1
De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni
Respinta
Il Senato,
in sede di discussione del disegno di legge AS 345, di conversione in legge del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica;
premesso che:
- la legge costituzionale 22 febbraio 2022, n. 1, ha inserito al novellato articolo 9 della Costituzione un esplicito riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, la cui protezione rientra ora tra i principi fondamentali del nostro ordinamento;
- tale tutela viene assicurata "anche nell'interesse delle future generazioni". Le scelte pubbliche, politiche ed economiche, devono dunque essere ispirate a un principio di solidarietà e responsabilità intergenerazionale applicabile anche in mancanza di normative specifiche: un diritto fondamentale, che non può essere oggetto di interventi arbitrari da parte delle istituzioni;
- la modifica di cui alla legge costituzionale 1/2022 è intervenuta anche per inserire un vincolo aggiuntivo alla libera iniziativa economica privata, che attualmente non può svolgersi in contrasto non soltanto con l'utilità sociale, ma anche in modo da recare danno alla salute e all'ambiente;
- tali temi sono stati abbondantemente trattati in passato da numerose pronunce della Corte Costituzionale, che aveva più volte rintracciato, anche in assenza di un esplicito riferimento nella Carta, la necessità di bilanciare le attività economiche con la tutela della salute e dell'ambiente. La scelta di elaborare norme di rango costituzionale in materia ambientale costituisce tuttavia un passaggio estremamente significativo, sia per il riconoscimento di nuovi diritti che per l'individuazione di un principio in grado fungere da guida per la produzione normativa;
- la regolazione del settore da parte delle leggi deve infatti poter essere adottata, controllata e interpretata attraverso indicazioni univoche del testo costituzionale, al fine di assicurare la più alta tutela possibile, a tutti i livelli, dei principi fondamentale dell'ordinamento;
- sulla base dei dati forniti dalla comunità scientifica, nel corso degli ultimi 30 anni numerose convenzioni e accordi internazionali hanno più volte ribadito la necessità di un cambio di paradigma in materia di scelte energetiche, tale da garantire mediante obiettivi scadenzati l'abbandono di risorse climalteranti come i combustibili fossili. Tali fonti energetiche sono infatti responsabili del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, i cui innegabili effetti sono già oggi drammatici e compromettono la stessa sopravvivenza delle future generazioni;
- l'Accordo di Parigi sul clima del 2015, il primo giuridicamente vincolante in materia a livello globale, ha richiesto alle parti contraenti di fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per non superare un innalzamento della temperatura gli 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Fondamentale in tal senso è il contributo di tutti gli Stati, che devono proseguire in modo netto verso la carbon neutrality entro il 2050, obiettivo a cui sta lavorando anche l'Unione Europea con il pacchetto Fit for 55;
- per le succitate ragioni appaiono costituzionalmente stigmatizzabili le norme di cui agli articoli 4 e 6 del provvedimento in esame, ove si prevede un rilancio dell'attività delle piattaforme offshore di estrazione degli idrocarburi, che di fatto annulla gli attuali vincoli normativi in materia;
- viene disposto infatti che le concessioni ammesse alle procedure di approvvigionamento digas naturale di produzione nazionale possano operare anche nelle aree interessate dai vincoli aggiuntivi di esclusione, dovendo essere presi in considerazione soltanto i "vincoli assoluti" costituiti dalla legislazione vigente. Inoltre, in deroga al divieto previsto dall'articolo 4 della legge 9/1991, vengono ammesse le concessioni di coltivazione di idrocarburi nel tratto di mare tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalla costa superiore a 9 miglia. Ancora più stigmatizzabile è quanto previsto dal comma 1, lettera b), che consente, in deroga al divieto di cui all'art. 6, comma 17, D.lgs. n. 152/2006, il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette;
- una ripresa di tale portata delle attività di estrazione del gas è in netto contrasto sia con il principio costituzionale della tutela ambientale che con quello relativo agli interessi delle future generazioni, poiché costituisce un'inversione di marcia rispetto all'obiettivo di decarbonizzazione del settore energetico necessario al contrasto del cambiamento climatico;
- tale scelta è confermata dalla previsione di cui all'articolo 6, comma 1, ove, nell'ambito di una norma volta a contribuire "alla resilienza energetica nazionale", il termine decarbonizzazione viene sostituito con quello di ottimizzazione, con riferimento al sistema energetico;
- ricordiamo come gli studi dimostrino attualmente uno scarso impatto delle estrazioni di gas offshore sul fabbisogno nazionale. Le stime dell'ex Ministero della Transizione ecologica valutavano intorno ai 70 miliardi i volumi delle riserve recuperabili sull'intero territorio nazionale, in terraferma e in mare. Recuperabili nel senso che calcolavano l'insieme delle riserve certe e probabili (con probabilità maggiore del 50%). Una quantità che, nel suo complesso, coprirebbe il fabbisogno nazionale per un solo anno;
- la quantità di gas recuperabile grazie alle previsioni di cui all'articolo 4 è stimata intorno ai 15 miliardi di metri cubi in 10 anni, ossia 1,5 l'anno: soltanto il 2% del fabbisogno nazionale. Non si ravvisano dunque nemmeno quelle ragioni di necessità e urgenza indispensabili al ricorso allo strumento del decreto-legge secondo l'articolo 77 della costituzione che, come chiarito dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 171 del 2007), devono essere motivate in modo oggettivo senza ridursi alla mera valutazione della ragionevolezza del contenuto normativo del decreto;
- la scelta di rilanciare una risorsa non rinnovabile e climalterante come il gas rischia di essere un grave pregiudizio allo sviluppo di un programma di investimenti sulle fonti energetiche rinnovabili, che coniugherebbe autonomia energetica, sostenibilità ambientale e sociale nel rispetto dei principi costituzionali di cui sopra;
- in tal senso, è da segnalare come sia attualmente pendente alla Corte Europea dei diritti dell'uomo un ricorso da parte di alcuni cittadini, che hanno citato in giudizio lo Stato norvegese per aver autorizzato numerose licenze di esplorazione petrolifera nel Mar Artico, in assenza di una corretta valutazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulle generazioni future. La Corte Edu ha riconosciuto la questione come un impact case, ossia di elevata importanza per il ricorrente e per lo Stato convenuto o per l'evoluzione del sistema convenzionale,
delibera, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento, di non procedere all'esame dell'AS 345.
Allegato B
Parere espresso dalla 1a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 345 e sui relativi emendamenti
La Commissione affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della pubblica amministrazione, editoria, digitalizzazione, esaminato il disegno di legge in titolo, con riferimento al riparto delle competenze normative fra lo Stato e le Regioni, nel rilevare che, in merito all'articolo 3-bis, comma 3, sarebbe stato opportuno prevedere la previa intesa della Conferenza Unificata ai fini dell'adozione del decreto interministeriale recante i criteri di riparto delle risorse del fondo per il riconoscimento di un contributo per l'incremento del costo di acquisto dell'energia elettrica e del carburante per l'alimentazione dei mezzi di trasporto destinati al trasporto pubblico regionale e locale, esprime parere non ostativo.
Esaminati, altresì, gli emendamenti ad esso riferiti, trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza: sull'emendamento 5.0.200, parere non ostativo, con la seguente osservazione: al comma 1, capoverso "Art. 5-ter", comma 3, si valuti l'acquisizione dell'intesa della Conferenza Stato-città ed autonomie locali, ai fini dell'adozione del decreto interministeriale di attuazione della norma; sull'emendamento 7-bis.0.209 (già 7.0.26), parere non ostativo, con la seguente osservazione: al comma 1, si valuti l'opportunità di prevedere l'individuazione di criteri per l'assegnazione delle risorse ivi previste, sulla base di un coinvolgimento della Conferenza Unificata; sull'emendamento 14.0.200 (già 14.0.16), parere non ostativo, con la seguente osservazione: si valuti di prevedere che i criteri per il riparto della quota premiale per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale siano determinati sulla base di un'intesa della Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, anziché dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome; sui restanti emendamenti, il parere è non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Astorre, Barachini, Berlusconi, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Casini, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, La Pietra, Micciche', Mirabelli, Monti, Morelli, Napolitano, Ostellari, Petrenga, Rauti, Rubbia, Segre e Sisto.
.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Augello, Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Decimo totale dei componenti dell'Assemblea
(art. 108, comma 2, Regolamento)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Seduta del 20 dicembre 2022
| In carica ............................................................................... | n. 206 |
| In congedo ............................................................................... | 24 |
| In missione ............................................................................... | 5 |
| Ministri in carica ............................................................................... | 9 |
| Senatori da computare per il numero legale ............................................................................... | 172 |
Numero legale 87
Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile, composizione
Il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile, istituita ai sensi dell'articolo 7 della legge 2 gennaio 1958, n. 13, presso il Ministero dell'interno, la senatrice Marta Farolfi.
Il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della medesima Commissione il deputato Giulio Cesare Sottanelli.
Procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, trasmissione di decreti di archiviazione
Con lettera pervenuta il 19 dicembre 2022, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma ha comunicato, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che il Collegio per i reati ministeriali, costituito presso il Tribunale di Roma, ha disposto, con decreto in data 15 dicembre 2022, l'archiviazione degli atti relativi ad ipotesi di responsabilità penale nei confronti del dottor Marco Bussetti, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca pro tempore.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Ministro delle imprese e del made in Italy
Modifica al codice della proprietà industriale di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (411)
(presentato in data 16/12/2022);
senatore Croatti Marco
Disciplina della professione di guida turistica (412)
(presentato in data 15/12/2022);
senatore De Carlo Luca
Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane (413)
(presentato in data 16/12/2022);
senatori Sallemi Salvatore, Rastrelli Sergio, Rapani Ernesto, Iannone Antonio, Castelli Guido, De Priamo Andrea, Farolfi Marta, Matera Domenico, Nocco Vita Maria, Spinelli Domenica, Silvestroni Marco, Rosa Gianni, Russo Raoul
Disposizioni volte ad agevolare le prospettive di recupero dei crediti in sofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto (414)
(presentato in data 16/12/2022);
senatrice Di Girolamo Gabriella
Disposizioni per la promozione dell'arte di strada negli spazi pubblici del territorio comunale e nazionale, nonché delega al Governo per l'adozione di un codice nazionale degli artisti di strada (415)
(presentato in data 16/12/2022);
senatore Zanettin Pierantonio
Modificazioni agli articoli 266 e 267 del codice di procedura penale e alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di utilizzo del captatore informatico nei procedimenti per i delitti contro la pubblica amministrazione (416)
(presentato in data 19/12/2022);
senatori Ronzulli Licia, Berlusconi Silvio, Craxi Stefania Gabriella Anastasia, Damiani Dario, Fazzone Claudio, Gasparri Maurizio, Lotito Claudio, Micciche' Gianfranco, Occhiuto Mario, Paroli Adriano, Rosso Roberto, Silvestro Francesco, Zanettin Pierantonio
Disposizioni in materia di elezione diretta del Presidente della provincia e dei consiglieri provinciali e delega al Governo per il riordino delle province (417)
(presentato in data 20/12/2022).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 17/12/2022 la 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Conversione in legge del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica" (345)
(presentato in data 18/11/2022).
Camera dei Deputati, trasmissione di documenti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettera in data 12 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 127, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, il documento approvato dalla XIV Commissione permanente (Politiche Unione europea) di quell'Assemblea nella seduta del 12 dicembre 2022, in merito all'atto dell'Unione europea "Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno (legge europea per la libertà dei media) e modifica la direttiva 2010/13/UE (COM (2022) 457 final)".
Il predetto documento è depositato presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli Onorevoli senatori (Atto n. 22).
Governo, trasmissione di atti e documenti
Il Ministro della difesa, con lettera in data 15 dicembre 2022, ha inviato la Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l'anno 2023.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 3a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 18).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 16 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, la relazione d'inchiesta relativa all'incidente occorso all'aeromobile AS350 B3, marche di identificazione I-AMVV, in località Monte Miravidi, La Thuile (AO), in data 7 gennaio 2020.
La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Atto n. 19).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica del Ministero delle imprese e del made in Italy, concernente la notifica 2022/0832/I relativa al progetto recante "Art. 26 - ter, legge 28 marzo 2022, n. 25, conversione del DL 27 gennaio 2022, n. 4 - Misure a sostegno dei produttori e contrasto allo spreco".
La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 20).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 16 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, le osservazioni formulate dalla Commissione europea riguardanti la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica del Ministero delle imprese e del made in Italy, in ordine alla notifica 2022/0612/I, relativa al Decreto interministeriale recante "Le caratteristiche e le modalità di applicazione per l'utilizzazione agronomica del digestato equiparato ai fertilizzanti di origine chimica" ai sensi dell'articolo 21 del decreto - legge n. 21 del 21 marzo 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge del 20 maggio 2022, n. 51.
La predetta documentazione è deferita alla 4a, alla 9a, e alla 10a Commissione permanente (Atto n. 21).
Il Ministro della difesa, con lettera in data 13 dicembre 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 548, comma 1, rispettivamente, alle lettere a), b), c) e d), del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, le seguenti relazioni:
- sulla spesa complessiva per il personale militare prevista per l'anno 2023 (Doc. CCVIII, n. 1);
- sullo stato di attuazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento, riferita all'anno 2021 (Doc. CCIX, n. 1);
- sull'attività contrattuale concernente la manutenzione straordinaria e il reintegro dei sistemi d'arma, opere, mezzi e beni destinati direttamente alla difesa nazionale, che si espleta secondo programmi aventi di norma durata annuale, riferita all'anno 2021 (Doc. CCX, n. 1);
- sullo stato di attuazione dei programmi di potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture, riferita all'anno 2021 (Doc. CCXI, n. 1).
I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 3a e alla 5a Commissione permanente.
Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 15 dicembre 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 29 ottobre 1997, n. 374, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge n. 374 del 1997, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, riferita al primo semestre 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 3a e alla 9a Commissione permanente (Doc. CLXXXII, n. 1).
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 16 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:
- al dottor Roberto Andracchio e alla dottoressa Lucia Guerriero, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nel ruolo dirigenziale dell'Amministrazione civile del Ministero dell'interno;
- ai dottori Salvatore Bilardo, Marco Iuvinale e Lucia Calabrese, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;
- al dottor Sergio Ferdinandi, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
- alla dottoressa Luisa Riccardi, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della difesa;
- alla dottoressa Luciana Volta, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'istruzione e del merito.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha inviato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 23 settembre 2002, n. 250:
un decreto concernente l'autorizzazione alla variazione dell'oggetto di interventi relativi all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF per il progetto "Restauro di volumi della Biblioteca statale oratoriana dei Girolamini di Napoli". Il predetto documento è trasmesso alla 5a, alla 7a e alla 8a Commissione permanente;
un decreto concernente l'autorizzazione alla variazione dell'oggetto di interventi relativi all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF per il progetto "Cowperation. Riduzione della malnutrizione infantile e la promozione della sicurezza alimentare tra le fasce più vulnerabili nel distretto di Ebenat-Etiopia". Il predetto documento è trasmesso alla 3a, alla 5a e alla 9a Commissione permanente;
un decreto concernente l'autorizzazione alla variazione dell'oggetto di interventi relativi all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF per il progetto "Sicurezza alimentare delle famiglie dei comuni di Poa e Thyou-Samer. Burkina Faso". Il predetto documento è trasmesso alla 3a, alla 5a e alla 9a Commissione permanente.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Comunicazione della Commissione al Consiglio sulle misure correttive notificate dall'Ungheria a norma del regolamento (UE, Euratom) 2020/2092 per la protezione del bilancio dell'Unione (COM(2022) 687 definitivo), alla 4a e alla 5a Commissione permanente.
Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di documenti
Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 12 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 31, comma 4, della legge 14 novembre 2016, n. 220, la relazione sullo stato della concorrenza nel settore della distribuzione cinematografica, riferita all'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 7a e alla 9a Commissione permanente (Doc. CLXXII, n. 1).
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 13 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 51/2022/G riguardante "Investimenti per la rigenerazione urbana".
La predetta deliberazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 17).
Il Presidente della Corte dei conti, in data 15 dicembre 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 9, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione, approvata dalla Corte stessa a Sezioni riunite con delibera n. 41/SSRRCO/RQ/22 sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativamente alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Doc. XLVIII, n. 1).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera inviata il 9 dicembre 2022, ha inviato il testo di 8 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dal 9 al 10 dicembre 2022, trasmessi, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione di un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle sovvenzioni estere distorsive del mercato interno, alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 30);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità, alla 4a, alla 6a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 31);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla resilienza operativa digitale per il settore finanziario e che modifica i regolamenti (CE) n. 1060/2009, (UE) n. 648/2012, (UE) n. 600/2014, (UE) n. 909/2014 e (UE) n. 2016/1011, alla 4a, alla 6a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 32);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2009/65/CE, 2009/138/CE, 2011/61/UE, 2013/36/UE, 2014/59/UE, 2014/65/UE, (UE) 2015/2366 e (UE) 2016/2341 per quanto riguarda la resilienza operativa digitale per il settore finanziario, alla 4a, alla 6a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 33);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell'Unione, recante modifica del regolamento (UE) n. 910/2014 e della direttiva (UE) 2018/1972 e che abroga la direttiva (UE) 2016/1148 (direttiva NIS 2), alla 1a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 34);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativo alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo tra l'Unione europea e l'Ucraina sul trasporto di merci su strada, alla 3a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 35);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica di Moldova sul trasporto di merci su strada, alla 3a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 36);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, di un accordo sulla modifica degli elenchi di impegni specifici nel quadro dell'accordo generale sugli scambi di servizi al fine di integrare l'allegato 1 della dichiarazione relativa alla conclusione dei negoziati sulla regolamentazione interna dei servizi del 2 dicembre 2021, alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 37).
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
in data 16 dicembre 2022, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'omologazione di veicoli a motore e motori, nonché di sistemi, componenti ed entità tecniche indipendenti destinati a tali veicoli, per quanto riguarda le relative emissioni e la durabilità delle batterie (Euro 7), che abroga i regolamenti (CE) n. 715/2007 e (CE) n. 595/2009 (COM(2022) 586 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 16 dicembre 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4a.
Petizioni, annunzio
Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.
Il signor Orlando Masiero da Fiesso D'Artico (Venezia) chiede modifiche alla normativa in materia di superbonus 110% per interventi edilizi (Petizione n. 152, assegnata alla 5a Commissione permanente);
il signor Damiano Pagano da Catania chiede disposizioni volte a valorizzare i tirocini curricolari svolti nell'ambito della Pubblica amministrazione, anche mediante attribuzione di titoli di preferenza o riserve di posti in sede di concorsi pubblici (Petizione n. 153, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Vincenzo Papadia da Roma chiede modifiche all'articolo 12 della Costituzione (Petizione n. 154, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Aniello Traino da Neirone (Genova) chiede:
- disposizioni in materia di pagamenti elettronici tramite pos (Petizione n. 155, assegnata alla 6a Commissione permanente);
- il riconoscimento di un premio in denaro in favore di cittadini che abbiano presentato una petizione alle Camere che sia stata accolta integralmente o parzialmente (Petizione n. 156, assegnata alla 1a Commissione permanente);
- la proroga delle disposizioni in materia di bonus alimentare (Petizione n. 157, assegnata alla 10a Commissione permanente);
- disposizioni in materia di flat tax (Petizione n. 158, assegnata alla 6a Commissione permanente);
- la destinazione di parte dei benefici economici derivanti dall'estrazione di risorse naturali dal sottosuolo ed in particolare di gas naturale a favore dei privati cittadini, mediante riduzione del costo delle bollette (Petizione n. 159, assegnata alla 8a Commissione permanente);
- disposizioni in materia di superbonus 110% per interventi edilizi con particolare riguardo alle tutele a favore dei cittadini meno abbienti (Petizione n. 160, assegnata alla 5a Commissione permanente);
- disposizioni in materia di immigrazione irregolare nel territorio dello Stato (Petizione n. 161, assegnata alla 1a Commissione permanente);
la signora Maria Letizia Antonaci da Roma chiede disposizioni urgenti in materia di concessioni demaniali marittime (Petizione n. 162, assegnata alla 6a Commissione permanente);
il signor Francesco Di Pasquale da Cancello ed Arnone (Caserta) chiede:
- l'istituzione di una Commissione di inchiesta in relazione ai Comuni in stato di dissesto (Petizione n. 163, assegnata alla 1a Commissione permanente);
- disposizioni in materia di consigli comunali (Petizione n. 164, assegnata alla 1a Commissione permanente);
- interventi urgenti di bonifica dei Regi Lagni (Petizione n. 165, assegnata alla 8a Commissione permanente);
- disposizioni volte alla riduzione della tassazione (Petizione n. 166, assegnata alla 6a Commissione permanente);
- disposizioni in materia di adeguamento dei trattamenti previdenziali al costo della vita (Petizione n. 167, assegnata alla 10a Commissione permanente);
- disposizioni stringenti in materia di rispetto dei vincoli paesaggistici e urbanistici (Petizione n. 168, assegnata alla 8a Commissione permanente);
- l'istituzione della Giornata dei diritti del cittadino (Petizione n. 169, assegnata alla 1a Commissione permanente);
- disposizioni severe volte a impedire il consumo di alcool da parte dei minorenni (Petizione n. 170, assegnata alla 2a Commissione permanente);
- disposizioni in materia di responsabilità degli amministratori locali (Petizione n. 171, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Massimiliano Valdannini da Roma chiede nuove disposizioni in materia di regolamentazione semaforica e attraversamenti pedonali (Petizione n. 172, assegnata alla 8a Commissione permanente);
il signor Ugo Quinzi da Roma e numerosi altri cittadini chiedono l'istituzione di una Commissione indipendente sui trasporti pubblici e sulla mobilità di Roma Capitale (Petizione n. 173, assegnata alla 8a Commissione permanente);
il signor Francesco Romano da Saviano (Napoli) chiede l'istituzione di un sito internet ad hoc sotto il controllo della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi attraverso il quale, mediante accesso tramite SPID, i cittadini in regola con il pagamento del canone tv possano partecipare alle scelte editoriali e di palinsesto (Petizione n. 174, assegnata alla 8a Commissione permanente);
il signor Matteo Borelli da San Benedetto Val di Sambro (Bologna) chiede:
- disposizioni a favore della ricerca genealogica e della storia familiare (Petizione n. 175, assegnata alla 7a Commissione permanente);
- l'abrogazione del regio decreto 16 novembre 1939, n. 1876, recante la dichiarazione di monumento nazionale della casa di via Paolo da Cannobio n. 25 e del salone dello stabile di piazza San Sepolcro n. 9 a Milano (Petizione n. 176, assegnata alla 7a Commissione permanente);
- l'istituzione di nuovi archivi di Stato nei capoluoghi di provincia che ne sono privi, nonché misure per la costituzione di poli archivistici territoriali in tutto il territorio nazionale (Petizione n. 177, assegnata alla 7a Commissione permanente);
- l'approvazione in tempi celeri dell'Atto Senato n. 332/XIX, recante l'adesione al Protocollo addizionale alla Carta europea dell'autonomia locale sul diritto di partecipare agli affari delle collettività locali, fatto a Utrecht il 16 novembre 2009 (Petizione n. 178, assegnata alla 3a Commissione permanente);
- la ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 12 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Roma il 4 novembre 2000 e del Protocollo n. 16 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013 (Petizione n. 179, assegnata alla 3a Commissione permanente);
- disposizioni urgenti in materia di modalità di attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, in materia di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (Petizione n. 180, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Diego Ludovici da Frosinone chiede interventi urgenti di bonifica nel territorio della valle del Sacco (Petizione n. 181, assegnata alla 8a Commissione permanente);
i signori Simone Donazio da Roma e Roberto Paduano da Napoli, in qualità rispettivamente di Presidente e Vice Presidente del Comitato Nazionale Carabinieri Ausiliari in congedo, chiedono che venga dato seguito a quanto previsto dalla risoluzione 7-00043 Deidda sull'impiego dei "carabinieri ausiliari", da cui la risoluzione definitiva 8-00011 Deidda ed altri, approvata il 16 gennaio 2019 dalla IV Commissione permanente della Camera dei deputati (Difesa) (Petizione n. 182, assegnata alla 3a Commissione permanente);
il signor Salvatore Germinara da Pistoia chiede:
- disposizioni volte a prevedere l'obbligo in sede penale di nominare consulenti tecnici specializzati al fine di una corretta valutazione dell'elemento psicologico del reato (Petizione n. 183, assegnata alla 2a Commissione permanente);
- l'introduzione in ambito giudiziale del principio di assistenza da parte dei difensori in luogo di quello della rappresentanza, consentendo al cittadino di autorappresentarsi in giudizio (Petizione n. 184, assegnata alla 2a Commissione permanente);
la signora Emanuela Di Costanzo da Quarto (Napoli) e altri cittadini chiedono interventi urgenti per garantire il diritto allo studio agli alunni disabili e la continuità del sostegno scolastico (Petizione n. 185, assegnata alla 7a Commissione permanente);
il signor Massimiliano Melley da Milano e altri cittadini chiedono il riconoscimento e la commemorazione dell'Holodomor quale genocidio perpetrato contro il popolo ucraino (Petizione n. 186, assegnata alla 3a Commissione permanente);
il signor Fabio Ratto Trabucco da Roma chiede:
- disposizioni in favore dei familiari delle vittime e dei superstiti del crollo del viadotto Polcevera dell'autostrada A10 (Petizione n. 187, assegnata alla 8a Commissione permanente);
- modifiche alla Parte seconda della Costituzione ai fini dell'introduzione dell'elezione popolare del Presidente della Repubblica e della forma di governo semipresidenziale (Petizione n. 188, assegnata alla 1a Commissione permanente);
la signora Iole Natoli da Milano e numerosi altri cittadini chiedono nuove disposizioni sul nome della persona e sul cognome dei coniugi e dei figli (Petizione n. 189, assegnata alla 2a Commissione permanente);
il signor Fausto Oliverio da Monterotondo (Roma) chiede che sia consentito il riscatto a fini pensionistici degli anni di formazione scolastica non obbligatoria finalizzati al conseguimento del diploma di maturità (Petizione n. 190, assegnata alla 10a Commissione permanente);
il signor Dario Bossi da Montegrino Valtravaglia (Varese) chiede che venga introdotto nell'ambito del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza un esame obbligatorio denominato "errori giudiziari" (Petizione n. 191, assegnata alla 7a Commissione permanente);
il signor Angelo Longo da Roma chiede disposizioni in materia di profilassi vaccinale e tutela della salute del personale militare e della collettività (Petizione n. 192, assegnata alle Commissioni permanenti riunite 3a e 10a);
la signora Mirella Parachini, Vice Segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, e altri cittadini chiedono disposizioni in materia di interruzione volontaria di gravidanza (Petizione n. 193, assegnata alla 10a Commissione permanente);
il signor Carlo Federico Monaco, Presidente dell'Associazione Canapa Caffè, ed altri cittadini chiedono modifiche alla normativa in materia di ricerca e utilizzo di prodotti a base di cannabis a scopo terapeutico (Petizione n. 194, assegnata alla 10a Commissione permanente);
la signora Vittoria Brambilla, Consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, e altri cittadini chiedono disposizioni in materia di modificazione genetica volte a rafforzare la ricerca relativa alle biotecnologie vegetali, con particolare riguardo al sistema CRISPR-Cas9 (Petizione n. 195, assegnata alla 10a Commissione permanente);
il signor Marco Gentili, Co-Presidente dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, e altri cittadini chiedono disposizioni che consentano la donazione degli embrioni non idonei per una gravidanza a favore della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali (Petizione n. 196, assegnata alla 10a Commissione permanente);
il signor Giuliano Grignaschi, Segretario Generale di Research4life e Consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono il corretto recepimento della direttiva comunitaria 2010/63/UE in materia di protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici (Petizione n. 197, assegnata alla 10a Commissione permanente);
la signora Wilhelmine Schett detta Mina Welby, Co-Presidente dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, e altri cittadini chiedono disposizioni volte a legalizzare l'eutanasia nonché a dare piena applicazione alla legge in materia di disposizioni anticipate di trattamento (Petizione n. 198, assegnata alle Commissioni permanenti riunite 2a e 10a);
la signora Caterina Garone, a nome dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono iniziative per la promozione del diritto alla scienza (Petizione n. 199, assegnata alla 7a Commissione permanente);
il sig. Marcello Crivellini, Consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono la riforma del sistema sanitario nazionale (Petizione n. 200, assegnata alla 10a Commissione permanente);
il signor Fabrizio Starace, Consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono nuove disposizioni in materia di salute mentale (Petizione n. 201, assegnata alla 10a Commissione permanente);
il signor Rocco Berardo, membro di giunta dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS e Coordinatore delle iniziative sulla disabilità, ed altri cittadini chiedono disposizioni in materia di disabilità (Petizione n. 202, assegnata alla 10a Commissione permanente);
la signora Filomena Gallo, Segretario Nazionale dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono modifiche alla legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante norme in materia di procreazione medicalmente assistita, nonché disposizioni in materia di genitorialità sociale e di gravidanza solidale per altri (Petizione n. 203, assegnata alla 10a Commissione permanente);
la signora Valeria Poli, Consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono una riforma del sistema di ricerca in Italia (Petizione n. 204, assegnata alla 7a Commissione permanente);
il signor Michele de Luca, Co-Presidente dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, ed altri cittadini chiedono disposizioni a sostegno della ricerca e delle terapie per le malattie rare (Petizione n. 205, assegnata alla 10a Commissione permanente);
Mozioni
TERZI DI SANT'AGATA, MALAN, MATERA, NASTRI, SATTA, SCURRIA, TUBETTI - Il Senato,
premesso che:
sono emersi fatti di ingerenza straniera, tra cui quelli di corruzione internazionale riconducibili a pagamenti illeciti in relazione allo svolgimento dei mondiali di calcio in Qatar, finalizzati a indirizzare le politiche degli Stati occidentali e delle organizzazioni internazionali o sovranazionali del mondo libero, destando grande preoccupazione e richiedendo l'urgente adozione di efficaci contromisure;
i tentativi da parte di Paesi terzi di condizionare i processi politici dei Paesi democratici attraverso sforzi di influenza malevola hanno assunto una portata strategica;
questi tentativi, compiuti direttamente o indirettamente, includono la disinformazione, la penetrazione economica, l'uso dello spazio cibernetico e la corruzione, facendo leva sull'apertura delle democrazie liberali e la libertà di manifestazione del pensiero che le caratterizza;
le accuse di corruzione riferibili a pagamenti indebiti effettuati per edulcorare le critiche del Parlamento europeo nei confronti del Qatar in occasione dei campionati del mondo di calcio mostrano la vulnerabilità delle istituzioni democratiche, a partire da alti livelli politici del Parlamento europeo, e rischiano di comprometterne la credibilità;
i vertici delle istituzioni europee e delle istituzioni italiane hanno espresso la propria determinazione a fare chiarezza sui recenti fatti di corruzione e adottare le necessarie misure a protezione delle istituzioni democratiche e della loro credibilità;
considerato che:
sin dal 2011 le istituzioni europee hanno creato il registro per la trasparenza, da utilizzare obbligatoriamente nei loro rapporti con i portatori di interesse, ora disciplinato con l'accordo interistituzionale del 20 maggio 2021, e al contempo gli Stati membri si sono impegnati al medesimo uso obbligatorio del registro, nei rapporti delle proprie rappresentanze permanenti presso la UE con i portatori di interesse, durante le Presidenze di turno del Consiglio UE e nei sei mesi precedenti;
il 15 dicembre 2022 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione sulla sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, sulla necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee (P9 TA (2022)0448), sottolineando l'urgente necessità di rafforzare gli strumenti di deterrenza contro la corruzione nonché la cooptazione e il reclutamento di funzionari istituzionali e di legislatori di alto livello da parte di potenze straniere ostili;
è opportuno distinguere l'attività di portatori legittimi di interessi, che agiscono nel pieno rispetto delle regole, da quella di coloro che perseguono in modo illecito fini in contrasto con gli interessi nazionali e dell'Unione europea;
analoghe esigenze si pongono in relazione agli enti no profit, ed in particolare alle organizzazioni non governative che, in virtù del loro status, partecipano a vario titolo alla costruzione delle politiche nazionali ed europee, ricevendo cospicui finanziamenti, senza che vi sia sufficiente trasparenza o controllo sull'origine dei loro fondi, sull'uso dei loro finanziamenti, sulle loro modalità di azione e le collaborazioni di cui si avvalgono, sia delle singole persone sia di altre organizzazioni;
il 1° gennaio 2023 verrà istituita l'Autorità europea contro il riciclaggio di danaro (Anti money laundering authority, AMLA), della quale l'Italia ha espresso la disponibilità ad ospitare la sede,
impegna il Governo:
1) a sostenere in sede europea le richieste formulate dal Parlamento europeo nella risoluzione del 15 dicembre 2022, e in particolare le proposte volte a:
a) rafforzare il funzionamento del registro per la trasparenza, estendendolo a rappresentanti di Paesi terzi e rafforzando i requisiti di trasparenza richiesti a organizzazioni non governative, associazioni dei consumatori e della società civile, e in generale soggetti giuridici la cui finalità e i cui meccanismi di finanziamento sono ulteriori rispetto a quelli di espressione diretta dei propri soci;
b) introdurre nelle istituzioni europee l'obbligo della dichiarazione degli interessi lavorativi e finanziari anche per gli ex alti funzionari e gli ex deputati, al fine di verificarne l'attività anche una volta non più in carica;
c) rivedere lo statuto dei funzionari della UE (di cui al regolamento n. 31 (CEE) 11 (CEEA) del 1962 e successive modificazioni) con particolare riferimento all'articolo 22-quater, al fine di allinearlo alle norme della direttiva (UE) 2019/1937 relativa alla protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione;
2) a valutare l'opportunità di avviare un dibattito a livello nazionale volto ad individuare prassi utili a salvaguardare la solidità e l'indipendenza delle istituzioni democratiche italiane da possibili ingerenze da parte di Paesi terzi;
3) a promuovere una più stretta collaborazione in materia con gli Stati membri dell'Unione europea e dell'Alleanza atlantica;
4) a sostenere nelle sedi opportune l'esigenza di un'adeguata trasparenza negli atti dell'Unione europea, limitandone la riservatezza o segretezza alla stretta necessità.
(1-00014)
Interrogazioni
ZANETTIN - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
in questi giorni il Parlamento sta discutendo il disegno di legge "Bilancio di revisione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025";
l'interrogante ritiene fondamentale richiamare l'attenzione anche su alcune dinamiche concernenti il sistema finanziario nazionale;
le incertezze sull'andamento dell'economia globale e nazionale, e più realisticamente i rischi di rallentamento della crescita, conseguenti soprattutto alla guerra in Ucraina, alla crisi geopolitica, al caro energia, alle spinte inflazionistiche, nonché alle politiche monetarie restrittive della BCE rendono improcrastinabile l'avvio di significative iniziative in materia finanziaria;
è necessario un netto cambio di passo, per incentivare il processo di listing delle PMI nazionali, e soprattutto la loro permanenza sui mercati dei capitali, ridurre la loro dipendenza dal credito bancario rendendolo pertanto complementare alle altre fonti di finanziamento, tutelare il risparmio retail e gli effetti positivi che dallo stesso possono derivare attraverso policy che favoriscano la sua canalizzazione verso il sistema produttivo nazionale;
in tale direzione, appare altresì opportuno rafforzare il ruolo degli investitori istituzionali, soprattutto quelli a partecipazione pubblica, nel processo di allocazione del risparmio privato;
oltre un terzo della ricchezza finanziaria delle famiglie è oggi investito in strumenti del risparmio gestito. Le società prodotto nazionali rappresentano però una quota residuale del mercato;
peraltro, dall'analisi di portafoglio delle Casse di previdenza e dei fondi pensione emerge che gli investimenti domestici in titoli di capitale sono pari, rispettivamente, al 4,4 per cento e allo 0,9 per cento del totale attivo;
diversamente dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi sviluppati OCSE, in Italia l'afflusso di risorse dagli investitori previdenziali, fondi e Casse, all'economia italiana, assume quindi valori piuttosto residuali;
solamente il miglior funzionamento del mercato dei capitali potrà garantire il cosiddetto capitale paziente alle imprese, favorire la diversificazione delle fonti di finanziamento e salvaguardare il reddito disponibile pro capite: fattore necessario per
garantire una domanda interna di beni e consumi, il rilancio degli investimenti, l'occupazione, la crescita del PIL e il gettito fiscale, fattore necessario, tra l'altro, per l'attività redistributiva dello Stato;
vanno segnalati alcuni eventi accaduti negli ultimi anni e alcune scelte di policy maker che suscitano significative perplessità, quali:
nel triennio 2020-2022 i delisting dei titoli azionari dal mercato Euronext Milan (ex Borsa Italiana), realizzati a seguito di offerte pubbliche di acquisto e di Scambio (OPA e OPS), sono risultati in continua, preoccupante crescita e pari, in ciascun anno, a 8, 13 e 19;
ulteriori operazioni di delisting sono già state annunciate per il 2023. Gli offerenti hanno sostanzialmente sempre giustificato l'uscita dal mercato di quotazione "con i maggiori vantaggi che ne deriverebbero per gli emittenti in termini di semplificazioni, minori oneri e maggior flessibilità gestionale e organizzativa";
ad oggi, le policy messe in campo dal Dipartimento del Tesoro per agevolare la cessione dei crediti deteriorati da parte del sistema bancario si sono basate sul rilascio ad operatori specializzati di garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze (GACS);
questo strumento non ha risolto i problemi di imprese e famiglie, anzi ha posto i debitori al di fuori del sistema bancario, affliggendoli con le tradizionali procedure esecutive,
si chiede di sapere:
quali siano le iniziative che il Governo intende mettere in campo per favorire il processo di listing delle imprese, soprattutto delle PMI nazionali;
quali siano, invece, le iniziative che intende porre in essere per arginare l'uscita delle imprese dal mercato dei capitali nazionali;
quali strategie intenda attuare, anche attraverso l'attività di coordinamento delle partecipate pubbliche nel sistema bancario, per favorire l'allocazione del risparmio nazionale verso il sistema produttivo nazionale;
cosa intenda fare per favorire il ritorno in bonis delle posizioni NPE, in particolar modo degli UTP, ed evitare l'uscita dei debitori dal sistema bancario e le possibili ingerenze della criminalità organizzata.
(3-00103)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
SCALFAROTTO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
si apprende da organi di stampa che presso l'Istituto penale per i Minorenni di Milano "Cesare Beccaria" un sedicenne di origine egiziana è stato vittima di torture nella notte del 7 agosto 2022;
si apprende inoltre che il giovane si trovava presso il carcere minorile con l'accusa di avere palpeggiato una donna in metropolitana e che il ragazzo aveva fatto esperienza di detenzione presso un campo libico;
considerato che a quanto risulta all'interrogante:
sin dal suo ingresso presso l'Istituto, il sedicenne sarebbe apparso agli educatori soffrire di difficoltà di adattamento all'ambiente penitenziario e di inserimento tra gli altri ragazzi detenuti;
al fine di tutelare la sua salute, era stato collocato nel reparto infermeria e solo in un secondo momento era stato trasferito in una cella con altri detenuti;
tale spostamento sarebbe stato determinato dall'inagibilità dell'infermeria stessa, poiché il locale era stato danneggiato ad opera di alcuni detenuti;
le carceri italiane soffrono di un atavico problema di sovraffollamento, così come testimoniato nella sentenza del 2013 della Corte europea dei diritti dell'uomo, che condannò l'Italia per tale aspetto, in quanto «trattamento inumano e degradante»;
nelle dichiarazioni stampa del ministro in indirizzo è stato evidenziato come il tema delle carceri costituirà un asse portante dell'azione governativa,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda svolgere un'indagine interna volta a mettere in luce le cause che hanno determinato tale fatto, anche attraverso l'invio di ispettori e con tutti i mezzi a disposizione per accertare i fatti;
quali politiche il Governo intenda intraprendere in merito al tema del sovraffollamento delle carceri italiane e in particolare, se intenda utilizzare, come frequentemente affermato dal ministro Nordio nel corso di suoi numerosi interventi pubblici, l'adozione di misure alternative al carcere.
(3-00100)
ROSA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il trasporto di merci pericolose su strada è regolato dall'accordo europeo ADR, ovvero l'Accordo europeo relativo al trasporto internazionale dei rifiuti pericolosi su strada, ratificato in Italia con la legge n. 1839 del 1962;
il decreto legislativo n. 40 del 2000, modificato dal decreto legislativo n. 35 del 2010, ha recepito la direttiva europea 96/35/CE, relativa alla designazione e alla qualificazione professionale dei consulenti per la sicurezza dei trasporti su strada, per ferrovia o per via navigabile di merci pericolose;
l'ADR 2019, recepito in Italia con il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 12 febbraio 2019, ha imposto la nomina della figura del "Consulente ADR" anche agli speditori di rifiuti pericolosi e, dunque, ai produttori (cap. 1.8.3.1 dell'Accordo);
considerato che:
dopo un periodo transitorio di quattro anni, con decorrenza dal 1° gennaio 2023, i produttori di rifiuti, sono obbligati a nominare i consulenti per la sicurezza dei trasporti su strada, per ferrovia o per via navigabile di merci pericolose, pena una sanzione nella misura variabile da 6.000 a 36.000 euro e responsabilità per il datore di lavoro e per il rappresentante dei servizi di prevenzione e protezione in caso di incidente e mancata nomina del consulente;
allo stato attuale, parrebbero essere considerati spedizionieri, e, dunque, produttori di rifiuti compresi nell'applicazione della predetta normativa anche i medici veterinari;
valutato che numerose associazioni nazionali dei medici veterinari hanno chiesto chiarimenti, sottolineando che: i rifiuti sanitari speciali prodotti dall'attività veterinaria sono già regolarmente gestiti a norma di legge e conferiti a ditte specializzate nel loro corretto ritiro e smaltimento; l'attività veterinaria, una volta perfezionato il conferimento, non ha alcuna responsabilità sulle successive fasi di trasporto,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione descritta;
se ritenga di includere le attività veterinarie (codice ATECO 75.00.00) nelle categorie che usufruiscono dell'esenzione dall'adempimento in premessa o, in subordine, di disporre un ulteriore regime transitorio di deroga.
(3-00101)
ALOISIO, CATALDI, TREVISI, TURCO, PATUANELLI, BEVILACQUA, CROATTI, LOPREIATO, LICHERI Ettore Antonio, LICHERI Sabrina, FLORIDIA Barbara, DI GIROLAMO, PIRONDINI, CASTIELLO, DE ROSA, NAVE, LOREFICE, NATURALE, SIRONI, MAIORINO, BILOTTI - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che:
l'art. 143 del disegno di legge di bilancio per l'anno 2023, disciplina la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, quale soglia di spesa costituzionalmente necessaria, che costituisce nucleo invalicabile per erogare le prestazioni di sociali di natura fondamentale;
ai sensi del comma 2 del suddetto articolo, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è istituita una cabina di regia per la determinazione dei LEP, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, che può delegare il Ministro per gli affari regionali e le autonomie e altri Ministri competenti per materia;
tuttavia la commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS), istituita con la legge di stabilità per il 2016 (art. 1, comma 29, della legge 28 dicembre 2015, n. 208) è già deputata ad analizzare e valutare le attività, le metodologie e le elaborazioni relative alla determinazione dei fabbisogni standard degli enti locali. In particolare, i fabbisogni standard, introdotti con il decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, rappresentano le reali necessità finanziarie di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente;
analogamente, SOSE S.p.A., Soluzioni per il sistema economico (società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e dalla Banca d'Italia), secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 216 del 2010, costruisce la banca dati di riferimento e definisce le metodologie utilizzate dalla CTFS per la definizione dei fabbisogni standard dei Comuni delle regioni a statuto ordinario. Pertanto, quest'ultima già disciplina l'adozione delle metodologiche relative ai fabbisogni standard e agli obiettivi di servizio, laddove questi ultimi rappresentano uno strumento operativo di avvicinamento ai LEP previsti dalla Costituzione;
al lavoro di SOSE S.p.A. e della CTFS si associa il lavoro parlamentare già svolto dalla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e della Commissione parlamentare per le questioni regionali, il cui lavoro a giudizio degli interroganti rischia di essere "scavalcato" dalla cabina di regia. Infatti, sebbene il comma 3 dell'art. 143 stabilisca che la cabina di regia individua "le materie o gli ambiti di materie che sono riferibili ai LEP, sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard", di fatto sarà il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero i Ministri delegati, ad individuare "le ipotesi tecniche";
ai sensi del citato comma 3, la cabina di regia, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio per il 2023 effettua una ricognizione della spesa storica a carattere permanente dell'ultimo triennio, sostenuta dallo Stato in ciascuna Regione, determinando, nell'ambito degli stanziamenti di bilancio a favore vigente, i LEP;
considerato che, a parere degli interroganti:
al netto della tempistica oltremodo dilatata (ben 6 mesi) necessaria per effettuare la ricognizione della spesa storica (criterio iniquo in forza del quale lo Stato garantisce alle Regioni le risorse storicamente trasferite, confermando i servizi o i disservizi storici), rappresentare "la spesa storica a carattere permanente dell'ultimo triennio" quale parametro di riferimento per determinare i LEP, potrebbe dar luogo a delle storture contabili. Infatti, gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati dalla pandemia, momento storico in cui lo Stato ha drenato maggiori fondi nel Settentrione, particolarmente colpito dall'emergenza da COVID-19. Pertanto, considerare l'ultimo triennio, potrebbe dar luogo ad una ipervalutazione dei capitoli di spesa occorrenti al Nord, a danno della popolazione meridionale;
sempre ai sensi del suddetto comma 3, secondo cui la cabina di regia determina, "nell'ambito degli stanziamenti di bilancio a favore vigente, i LEP", non si comprende come sia possibile finanziare i LEP con la dotazione prevista dalla legge di bilancio (circa 35 miliardi di euro) laddove, secondo alcune stime, solo per assicurare i LEP in quattro funzioni (assistenza, trasporto pubblico locale, sanità, scuola) occorrerebbero circa 100 miliardi di euro;
ai sensi del comma 5 dell'art. 143: "Entro sei mesi dalla conclusione delle attività di cui al comma 3, la cabina di regia predispone uno o più schemi di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui sono determinati, anche distintamente, i LEP e i correlati costi e fabbisogni standard". Sul punto, il termine di 180 giorni, risulta un periodo estremamente esiguo, considerando che è dalla riforma del titolo V del 2001 che si attende la determinazione del LEP. Pertanto, sembra che la determinazione di questo lasso temporale così ristretto sia voluta per dar luogo all'istituzione di una figura commissariale, così come previsto dal successivo comma 7;
in particolare, ai sensi del comma 7, "Qualora le attività della cabina di regia non si concludano nei termini stabiliti dal presente articolo, il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, nominano un Commissario entro i trenta giorni successivi alla scadenza del termine di dodici mesi, per il completamento delle attività non perfezionate". Di conseguenza, attribuire ad una struttura commissariale la definizione dei LEP, da cui dipendono le sorti di milioni di meridionali, potrebbe dar luogo a conflitti tra Stato e Regioni e ad ulteriori rilievi della Corte costituzionale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo ritenga che la cabina di regia, di cui al comma 2 dell'art. 143 del disegno di legge di bilancio per il 2023, possa nei fatti "commissariare" l'operato della commissione tecnica per i fabbisogni standard, di SOSE S.p.A. e delle Commissioni parlamentari citate competenti per materia;
se ritenga che la dotazione prevista dal disegno di legge di bilancio per il 2023 sia sufficiente a finanziare i LEP e a quanto ammonti l'importo stimato;
se ritenga realistica la determinazione dei LEP e dei fabbisogni standard in 12 mesi, atteso che detto obiettivo non è stato raggiunto in tanti anni dalla già esistente commissione tecnica per i fabbisogni standard.
(3-00102)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
CUCCHI, DE CRISTOFARO - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
prevista dalla legge 28 marzo 2003 n. 53 quale metodologia didattica, l'alternanza scuola-lavoro nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto avere la funzione di introdurre nella didattica curricolare di corsi di studio degli istituti professionali, dei tecnici e dei licei, momenti di formazione aziendale, con l'intento di avvicinare i giovani al mondo del lavoro, orientarli e promuoverne il profitto scolastico. Nel 2015 l'alternanza scuola-lavoro è stata resa obbligatoria, con la riforma della cosiddetta Buona Scuola introdotta dalla legge 13 luglio 2015 n. 107, per tutti gli studenti del secondo biennio e dell'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. In seguito, la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019) ha disposto la ridenominazione dei percorsi di alternanza scuola - lavoro, di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, in "percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento" (denominati PCTO) e, a decorrere dall'anno scolastico 2018/2019, sono attuati per una durata complessiva rideterminata in ragione dell'ordine di studi (licei, istituti tecnici e istituti professionali) nell'arco del triennio finale dei percorsi;
la normativa attualmente in vigore, infatti, stabilisce in 210 ore la durata minima triennale dei PCTO negli istituti professionali, 150 nei tecnici e 90 nei licei, ma non abolisce la loro obbligatorietà, né il loro essere condizione per l'ammissione agli esami di Stato, così come stabilito dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62;
gli istituti di formazione, sulla base di apposite convenzioni stipulate con le imprese, sono tenuti a organizzare per i propri studenti periodi di formazione professionale in azienda o altre attività che favoriscano l'integrazione con il mondo del lavoro quali giornate di orientamento, incontri con aziende e professionisti, ricerca sul campo, project work, ma anche veri e propri stage lavorativi;
per garantire una continuità tra l'attività di formazione compiuta a scuola e quella svolta in azienda, vengono designati un tutor didattico, generalmente un docente, che offre assistenza agli studenti e verifica il corretto svolgimento del percorso in alternanza scuola-lavoro, e un tutor aziendale, che favorisce l'inserimento dello studente in azienda e collabora con la scuola per permettere la verifica delle attività;
le linee guida sui PCTO approvate ai sensi dell'articolo 1, comma 785, legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevedono il rispetto di rigorosi standard di sicurezza, adeguati a garantire l'incolumità e la salute degli studenti. In particolare, infatti, l'istituzione scolastica è tenuta a verificare preliminarmente che la struttura ospitante eventualmente individuata offra un contesto adatto ad ospitare gli studenti e presenti idonee capacità strutturali, tecnologiche e organizzative, tali da garantire, come detto, la salvaguardia della salute e della sicurezza degli studenti partecipanti alle iniziative in programma;
in tal senso, le scuole verificano l'esistenza presso le strutture ospitanti dei documenti previsti dalla legge (come, ad esempio, il Documento di valutazione dei rischi - DVR) ed eventualmente acquisiscono dagli organismi presenti sul territorio (camere di commercio, associazioni di imprese, collegi e ordini professionali) evidenze documentali da cui risultino i dati e le informazioni relativi all'attività del soggetto ospitante;
in tutti i casi in cui l'istituzione scolastica, sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione dei percorsi, appuri il mancato rispetto degli standard di sicurezza o verifichi altre criticità che compromettano un ambiente di apprendimento adeguato agli obiettivi formativi, ha facoltà di mettere in atto tutte le misure atte a scongiurare situazioni a rischio, fino ad arrivare, nei casi più gravi, quando le strutture ospitanti non siano in grado di assicurare uno standard di qualità adeguato o condizioni di sicurezza anche ambientale, allo scioglimento della convenzione, indirizzando gli studenti verso altre strutture ospitanti o diverse tipologie di attività;
da notizie di stampa si è appreso che uno o più istituti secondari siti nella città di Roma, avrebbero stipulato convenzioni con imprese impegnate nella produzione di sistemi di difesa e affermate nel settore militare;
tra queste, in particolare, vi sarebbe la MES S.p.A., con sede operativa a Roma, in via Tiburtina 1292, su di un'area di circa 22.000 m², di cui la metà è dedicata alle attività produttive. La società opera da 60 anni nel settore militare e spaziale, ed è specializzata nella produzione di armi, in collaborazione con AID (Agenzie Industrie Difesa), progetta e produce munizioni per impiego terrestre, navale e aeronautico di piccolo, medio e grosso calibro, sistemi di autoprotezione "Chaff and Flares";
considerato che:
appare agli interroganti del tutto inopportuno che il sistema scolastico autorizzi percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento presso aziende che producono armamenti militari o che siano impegnate nelle produzione di componentistica militare, ciò tanto sul piano della sicurezza personale e della salute dei ragazzi e delle ragazze, ma anche sul piano della compatibilità di progetti di tal fatta con gli obiettivi pedagogici ed educativi promossi dalla scuola pubblica, e ancora della loro compatibilità con i valori e i principi costituzionali;
l'esperienza dell'Alternanza scuola-lavoro prima e dei PCTO poi, ha evidenziato negli anni numerose criticità e proprio sul piano della sicurezza, troppe volte si è assistito a tragedie che si sarebbero potute evitare se la normativa sui luoghi di lavoro fosse stata adeguatamente applicata e rispettata;
è fondamentale impedire che si ripetano fatti dolorosi e inaccettabili come le morti dei giovani Lorenzo Parella, Giuseppe Lenoci, Giuliano De Seta, avvenute l'ultimo anno durante stage aziendali nell'ambito di PCTO, così come i numerosissimi casi di feriti, anche gravi;
altresì fondamentale è che i percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento rispondano all'intento di valorizzare le attitudini personali dei ragazzi e delle ragazze nell'ambito di un progetto formativo ed educativo di qualità, compatibile con l'imprescindibile ruolo educativo svolto dalla scuola e sempre nel rispetto dei valori costituzionali,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in narrativa e se corrisponda al vero che una o più scuole di Roma abbiano stipulato convenzioni relative ai percorsi di alternanza scuola-lavoro con società e imprese che producono armi o componenti di esse, e alcuni ragazzi contribuiscano, in virtù di tale convenzione, alla produzione di oggetti di natura militare o parti di esse;
in caso affermativo, se nell'area dello stabilimento o in aree ad esso limitrofe si trovino materiale bellico, esplodente o comunque pericoloso per la sicurezza e la salute degli studenti;
se ritenga opportuna la prosecuzione di tali PCTO e quali iniziative intenda adottare per scongiurare la riproposizione di episodi simili;
se non ritenga necessario riformare la normativa sui PCTO rafforzando le tutele in favore degli studenti.
(4-00098)
MISIANI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il legislatore, a causa dell'attuale scenario economico caratterizzato da molteplici e pregiudizievoli fenomeni inflattivi, i quali hanno provocato straordinari incrementi dei prezzi dei materiali, e, conseguentemente, procurato notevoli difficoltà nell'esecuzione dei contratti pubblici, ostative al normale andamento delle attività economiche, è intervenuto a più riprese in materia di compensazione e revisione prezzi mediante l'introduzione di apposite misure straordinarie poste a tutela delle esigenze degli appaltatori, sensibilmente pregiudicati dall'attuale rincaro costante e generalizzato dei prezzi;
in particolare, con l'articolo 1-septies, comma 8, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, è stato istituito un fondo destinato ai soggetti tenuti all'applicazione del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, in caso di insufficienza di risorse appositamente accantonate per imprevisti nel quadro economico di ogni intervento, ovvero di insufficienza di somme derivanti da ribassi di asta, nonché somme disponibili relative ad altri interventi ultimati di competenza della medesima stazione appaltante;
tale fondo, sebbene inizialmente istituito per far fronte alle maggiori somme derivanti dall'applicazione del sistema compensativo previsto per l'anno 2021, ad oggi, è stato esteso con l'articolo 26 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, anche ad altri interventi e alle annualità 2022 e 2023, prevedendo una dotazione complessiva pari a 500 milioni di euro per l'anno 2022 e di 550 milioni di euro per il 2023;
allo stato attuale, nonostante le stazioni appaltanti abbiano presentato istanza di accesso al fondo nei modi e nei termini previsti dal decreto ministeriale 28 luglio 2022, n. 241, il Ministero competente non ha ancora provveduto all'erogazione dei fondi;
le somme ad oggi richieste dalle stazioni appaltanti si riferiscono esclusivamente al primo semestre 2022 e, nonostante ormai sia trascorso anche il secondo semestre, non risultano ancora erogate, con l'accumulo di un notevole ritardo che sta mettendo in gravi difficoltà le imprese appaltatrici e producendo un impatto grave sulla tenuta del sistema economico;
considerato che:
nonostante il legislatore abbia previsto la possibilità di un'erogazione anticipata del 50 per cento delle somme richieste dalle stazioni appaltanti, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in contrasto con quanto previsto dall'articolo 23, comma 1, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, non si è ancora attivato in tal senso;
il ritardo nell'erogazione dei fondi, cui si aggiunge la mancata anticipazione delle somme richieste, non consente alle stazioni appaltanti di liquidare il credito maturato dagli appaltatori in virtù dell'applicazione del citato articolo 26 del decreto-legge n. 50. Tale situazione provoca, inevitabilmente, oltre ad un ingente danno in capo ai diversi appaltatori, l'insostenibilità economica dei contratti di appalto pubblici sottoscritti e, conseguentemente, l'interruzione delle lavorazioni in corso;
in considerazione dei ritardi accumulati nell'erogazione delle somme da riconoscere in compensazione relative al primo semestre 2022, la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente a causa degli inevitabili ritardi che si cumuleranno anche per il secondo semestre;
fra le ulteriori implicazioni, emerge in tutta evidenza quella denunciata dalle imprese appaltatrici, le quali non potendo agire nei confronti delle stazioni appaltanti per il recupero delle somme per effetto della vigente normativa che non consente di azionare tali crediti, subiscono le azioni dei fornitori e subappaltatori che, in virtù dei rapporti contrattuali privatistici, possono avviare azioni coatte per il recupero dei loro crediti o la sospensione delle forniture dei cantieri fino all'incasso di quanto loro dovuto,
si chiede di sapere:
quali siano le ragioni che hanno finora impedito l'erogazione delle risorse a disposizione del fondo di cui l'articolo 1-septies, comma 8, del decreto-legge n. 73 del 2021;
se il Ministro in indirizzo non ritenga che tali ritardi configurino un grave danno nei confronti delle stazioni appaltanti e delle imprese appaltatrici e se non intenda attivarsi per accertare eventuali responsabilità in merito a tale situazione;
quali iniziative abbia adottato o intenda adottare con urgenza per accelerare l'erogazione delle risorse e se intenda prevedere anche un termine certo entro il quale saranno effettuate le future erogazioni dei fondi per il secondo semestre 2022 al fine di scongiurare un'eccessiva onerosità a carico delle imprese appaltatrici, idonea a provocare una risoluzione contrattuale o l'interruzione dei lavori nei cantieri.
(4-00099)
POTENTI - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
il termovalorizzatore di Livorno, sito in località Picchianti, rappresenta un impianto di recupero energetico di eccellenza nel trattamento dei rifiuti urbani secondo gli standard ambientali comunitari, in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti, nell'ottica di una costante diminuzione del ricorso allo smaltimento in discarica;
con una potenzialità di 180 tonnellate al giorno, l'impianto brucia una parte dei rifiuti raccolti nella città di Livorno per produrre energia elettrica, che viene immessa direttamente nella rete di distribuzione ENEL, mentre i residui solidi prodotti vengono successivamente inviati agli impianti di trattamento per il recupero di materia;
ad ottobre 2023 scade l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) dell'impianto, il quale dovrà essere spento e si stanno avviando le procedure per il suo spegnimento;
lo spegnimento del termovalorizzatore è fonte di profonde preoccupazioni da parte della cittadinanza, non solo per i lavoratori dell'impianto, con oltre 30 professionalità, ma anche per tutti gli impatti ambientali, economici ed energetici che ne deriverebbero;
una chiusura forzata e priva di un piano organico, strategico e sostenibile anche per il breve e medio periodo, rischia di generare una crisi dei rifiuti a Livorno, e all'intera regione, con ripercussioni a livello nazionale, così come già accaduto, e ancora non risolto, in altre importanti città italiane;
la chiusura del termovalorizzatore comporterà necessariamente il conferimento dell'indifferenziato e dei rifiuti sanitari attualmente smaltiti nell'impianto presso discariche o impianti fuori città e fuori regione, tramite il trasporto con mezzi su gomma, con tutte le conseguenze e gli impatti economici e ambientali che ne conseguono, anche in termini di tasse per i cittadini, di inquinamento e di congestione stradale;
dal punto di vista energetico si evidenziano i mancati ricavi legati alla vendita dell'energia ma soprattutto l'impatto derivante dalla chiusura di un importante impianto per la produzione di energia elettrica, che in questi mesi, data la crisi internazionale attualmente in corso, rappresenta una priorità del Paese;
al momento all'interrogante risulta che non siano ancora chiari i tempi per l'entrata in funzione di nuovi impianti né soluzioni alternative all'inceneritore di Livorno, rendendo realistico il timore di vedere la città e l'intera regione, nonché l'intero Paese, impegnato a trovare soluzioni tampone e provvisorie insoddisfacenti e che rischiano di protrarsi per anni;
considerato che:
il Paese ha vissuto una crisi sanitaria e sociale drammatica che ha lasciato molti cittadini in situazioni economiche e sociali precarie e da cui non si è ancora ripreso e la crisi energetica in atto sta incidendo ulteriormente e con estrema gravità su famiglie e imprese;
in questi mesi, il Governo è chiamato ad intervenire con misure coraggiose e importanti per sostenere famiglie e imprese nel pagamento di bollette sempre più onerose e ad incrementare le riserve energetiche nazionali, e in questo contesto la chiusura di un termovalorizzatore efficace ed efficiente come quello di Livorno appare quantomai pericolosa e incoerente e quindi fonte di profonde preoccupazioni per la cittadinanza,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intervenire aprendo un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, con lo scopo di individuare misure concrete intese a garantire un periodo di transizione realistico per la chiusura o l'adeguamento del termovalorizzatore di Livorno, scongiurando scelte dannose fondate su ideologie o pregiudizi, a discapito della transizione energetica e ambientale del Paese e dell'auspicata ripresa economica.
(4-00100)
POTENTI - Ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
negli immobili costruiti nell'ambito del piano di zona "Mazzalupo Boccea - collina delle Muse", oggetto del bando della Prefettura di Roma n. 3909/Gab. del 3 aprile 2002, realizzato in regime di edilizia agevolata, vivono circa 48 famiglie di appartenenti alle forze di polizia;
il termine dei contratti di locazione è fissato a dicembre 2022 in alcuni casi e nel gennaio 2023 in altri, il che determina il rischio che le famiglie di questi servitori dello Stato, impegnati nella lotta contro la criminalità, si ritrovino senza un tetto sulla testa dopo queste date;
il decreto ministeriale n. 185, meglio noto come "decreto Lupi", ha previsto una riduzione del canone di locazione fondata sulle diverse fasce di reddito dei locatari, ma tale criterio non è stato applicato in questo caso poiché considerato irretroattivo per le convenzioni stipulate prima della sua entrata in vigore nel 2014;
nonostante i locatari abbiano manifestato la loro volontà di acquistare gli immobili a prezzo di mercato e nonostante un'iniziale disponibilità a vendere da parte della società proprietaria manifestata nel giugno 2022, dal 13 ottobre 2022 è stata interrotta qualsiasi tipo di trattativa;
nel frattempo tra i locatari, diversi dei quali vivono con genitori anziani, si è registrato persino un caso di suicidio,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno intervenire con opportuno atto, anche a carattere normativo, al fine di riequilibrare la situazione, che ha generato un'ingiusta disparità di trattamento fra inquilini con convenzioni antecedenti al "decreto Lupi" e inquilini con convenzioni successive al decreto.
(4-00101)
RAPANI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
nel pomeriggio di domenica 6 novembre 2022, una carovana di 14 autobus dei tifosi del Crotone, al seguito della propria squadra per assistere al derby, è stata presa di mira, nel centro urbano di Catanzaro, da una fitta sassaiola proveniente dall'interno del Parco della biodiversità;
nonostante il clima in campo fosse stato abbastanza tranquillo, già sugli spalti un ispettore della DIGOS di Crotone è era rimasto ferito alla testa da un oggetto contundente lanciato da un ultras dei "pitagorici";
il gravissimo episodio, che ha visto l'utilizzo di massi di grandi dimensioni, ha portato al danneggiamento di numerosi vettori che hanno subito ingenti danni, tutti denunciati, come lo sfondamento dei parabrezza anteriori e delle vetrate laterali in prossimità dei posti occupati anche da donne e bambini e solo per un caso fortuito non si sono registrati feriti;
sulla gravissima vicenda, che nelle modalità di esecuzione farebbe pensare ad una preordinazione, anche in considerazione del luogo scelto, dove i mezzi sono obbligati a rallentare e dove gli aggressori si potevano nascondere tra i cespugli del parco oltre la recinzione dello stesso, indagheranno le competenti autorità;
come denunciato dal presidente del Crotone calcio, Vrenna: «Qualcuno non ha ancora capito la gravità di prendere a sassate dei pullman perché in queste situazioni può scapparci il morto. È stato anche sottovalutato un aspetto. A un cento punto nella curva di casa è apparso uno striscione con scritto "Matera la città dei sassi" e forse se qualcuno rifletteva poteva cogliere quel messaggio», chiarendo che «la premeditazione, al di là di striscioni o post social apparsi nei giorni precedenti e successivi ai fatti accaduti, si evincono da altri elementi ben più concreti che dovranno essere accertati dalle eventuali indagini, come il luogo scelto per l'appostamento o il fatto che i massi utilizzati, più adatti ad offendere, sono stati chiaramente reperiti altrove»,
si chiede di sapere:
accertata la gravità dei fatti esposti in premessa, se al Ministro in indirizzo risulti quali misure di sicurezza siano state adottate dalle autorità preposte del capoluogo calabrese;
se esse siano state ritenute sufficienti;
se si ritenga di rafforzare la sicurezza in analoghi futuri eventi.
(4-00102)
MAGNI - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e dell'interno. - Premesso che:
il monte San Primo è la montagna più alta del Triangolo Lariano e con i suoi 1.685 metri costituisce uno dei promontori di maggior pregio paesaggistico della zona e di rara bellezza naturalistica;
la Comunità montana Triangolo Lariano, proprietaria del comprensorio, nel dichiarato intento di valorizzare l'area e promuovere il comparto turistico, ha approvato con deliberazione della Giunta esecutiva del 25 luglio 2019, un progetto per la riqualificazione "turistica" della zona del Monte San Primo, che prevede la realizzazione di numerose strutture sulle pendici del monte;
in particolare, in data 17 ottobre 2019 la Giunta esecutiva della Comunità montana Triangolo Lariano ha approvato il bando, il disciplinare ed i relativi allegati concernenti la procedura denominata "riqualificazione del compendio Monte San Primo" e ha indetto la gara pubblicata il 4 dicembre 2019 con scadenza 31 gennaiom2020;
la gara è andata deserta, senza che neppure il promotore del progetto, la San Primo S.r.l. presentasse una propria offerta;
ciò nonostante, al fine di accedere ai finanziamenti statali o regionali, la Comunità montana Triangolo Lariano ha commissionato la predisposizione di un progetto di riqualificazione del comprensorio San Primo Alpe del Borgo e con delibera n. 98 ha promosso l'Accordo di rilancio economico sociale e territoriale (AREST) finalizzato alla realizzazione degli interventi ricompresi nel progetto "Oltre Lario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor";
i soggetti interessati alla sottoscrizione dell'AREST sono la Comunità montana Triangolo Lariano (quale soggetto promotore), la Regione Lombardia, il lago di Como GAL e il Comune di Bellagio. L'insieme degli interventi previsti nell'AREST comportano una spesa di 2.060.000 euro;
la citata deliberazione della Giunta esecutiva CMTL n. 98 ha individuato le opere e gli interventi da realizzare in attuazione del progetto AREST consistenti nella sistemazione sentieristica del collegamento Alpe di Torno con Alpe del Borgo; nella realizzazione di quattro tapis roulant; nella realizzazione di un laghetto e relative opere di contenimento (muri, terrapieni e scogliere); nella realizzazione di un impianto di innevamento artificiale; nella realizzazione di un parcheggio autoveicoli;
per la riqualificazione del compendio sono disponibili ulteriori risorse pari a 3.000.000 di euro, che il Ministero dell'interno (sulla base di una richiesta presentata dalla CMTL) ha assegnato al Comune di Bellagio, in tal modo gli interventi del progetto AREST dovranno essere integrati con quelli che saranno realizzati mediante i fondi assegnati al Comune di Bellagio, riconducendo ad una programmazione unitaria gli interventi di rilancio dell'intero compendio;
in data 2 novembre 2022, verbale n. 259, la Giunta esecutiva CMTL ha così deliberato di approvare, ai sensi art. 25, comma 2, del RR 6/20, l'ipotesi di Accordo di rilancio economico, sociale e territoriale (AREST) finalizzato alla realizzazione degli interventi ricompresi nel progetto denominato "Oltre Lario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor" ed i relativi allegati che costituiscono parte integrante e sostanziale dell'accordo;
numerose associazioni ambientaliste e semplici cittadini hanno manifestato più volte (l'ultima l'11 dicembre 2022) la loro contrarietà al progetto, preoccupate dalle ripercussioni che lo sfruttamento intensivo del comprensorio a fini turistici potrebbe comportare in termini di compromissione di ambiente naturale, similmente a quanto si è anche di recente verificato in altre zone del nostro Paese, da ultimo a Ischia, dove la cementificazione intensiva a fini turistici ha prevalso sulla necessità di preservare la natura con effetti disastrosi;
l'interrogante ritiene che l'impatto ambientale del progetto così come ideato sia altamente negativo, poiché andrebbe a incrementare cementificazione e antropizzazione in un territorio che necessiterebbe invece di essere valorizzato dal punto di vista naturalistico attraverso tecniche e progetti di cosiddetto "turismo dolce". L'impianto di innevamento artificiale previsto, inoltre, comporterà un notevole dispendio di acqua e di energia, poiché per le caratteristiche morfologiche della montagna, che nella cima raggiunge appena i 1.685 metri, è improbabile che sia soggetta a precipitazioni nevose di rilievo, se non sporadicamente;
di conseguenza, la sostenibilità economica del progetto presenta punti oscuri e varie criticità, relativi all'impegno economico della gestione degli impianti e delle strutture e ai costi ingenti correlati all'innevamento artificiale in termini di dispendio di energia e acqua. A ulteriore riprova della criticità dell'operazione, il fatto che la gara predisposta dalla Comunità montana del Triangolo Lariano relativa all'affidamento trentennale della gestione degli impianti, come detto, sia andata deserta,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo, ciascuno per la propria competenza, non intendano chiarire la natura e le ragioni del finanziamento di tale opera di elevato impatto ambientale e quali criteri verranno seguiti per verificare il reale utilizzo dei fondi;
se non ritengano opportuno investire il medesimo stanziamento in opere che mirino a migliorare la qualità della vita di chi vive nel comprensorio del Monte San Primo.
(4-00103)
CUCCHI, DE CRISTOFARO, FLORIDIA Aurora, MAGNI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma capitale nelle scorse settimane ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica in merito a numerose segnalazioni giunte circa la fornitura del vitto e sopravvitto agli stessi detenuti ed internati;
in particolare, oggetto di specifica denuncia è stata l'insufficienza del vitto nonché l'esagerato prezzo richiesto dalla società per la fornitura del sopravvitto rispetto ai costi, per gli stessi generi alimentari, applicati fuori dalle mura carceraria;
il problema posto dai detenuti riguarda, in estrema sintesi, i pasti forniti dall'amministrazione penitenziaria, che risultano del tutto inadeguati sia per quantità che qualità a nutrire i detenuti che sono costretti, se hanno denaro a disposizione, ad acquistare prodotti alimentari al "sopravvitto", uno spaccio sito all'interno del carcere e gestito dalla medesima società che fornisce i pasti a tutta la popolazione carceraria, nel quale sono applicati prezzi rincarati rispetto a quelli praticati all'esterno, senza alcuna possibilità di scelta per i detenuti;
questa criticità sembra presentarsi in più regioni, tanto che numerosi articoli di stampa hanno dato ampio risalto alla questione, evidenziando altresì un accentramento delle gestioni di vitto e sopravvitto in capo alla Domenico Ventura S.r.l.;
nello specifico, nel giugno 2021, dopo apposita gara, il provveditore regionale del Lazio, Molise e Abruzzo ha firmato i decreti con cui venivano confermati gli affidamenti per l'approvvigionamento e la consegna delle derrate alimentari in carcere, ma a inizio settembre la sezione regionale del Lazio della Corte dei conti ha deciso di non registrare i decreti di approvazione dei contratti affidati alla ditta Domenico Ventura in ragione di perplessità "sulla legittimità a monte delle modalità di determinazione dell'oggetto del servizio";
i rilievi avrebbero riguardato proprio la decisione di assegnare con un unico bando di gara, alla stessa impresa, sia il vitto sia il sopravvitto, pratica che avrebbe potuto produrre, per come concepita dal bando di gara, "un potenziale conflitto di interesse a discapito della qualità dei servizi alimentari primari offerti ai detenuti". I giudici contabili hanno evidenziato che se il vitto ha una base d'asta di 5,70 euro, e le aziende propongono cifre al ribasso, si genera un effetto per il quale per compensare il basso guadagno si produce un aumento del costo del sopravvitto;
nello specifico caso l'azienda ha offerto un ribasso del 58 per cento, impegnandosi a consegnare una colazione, un pranzo e una cena a 2,39 euro per ogni detenuto;
considerato che:
l'art. 9 della legge 26 luglio 1975, n. 354, recante norme sull'ordinamento penitenziario, dispone che "ai detenuti e agli internati è consentito l'acquisto, a proprie spese, di generi alimentari e di conforto, entro i limiti fissati dal regolamento. La vendita dei generi alimentari o di conforto deve essere affidata di regola a spacci gestiti direttamente dall'amministrazione carceraria o da imprese che esercitano la vendita a prezzi controllati dall'autorità comunale. I prezzi non possono essere superiori a quelli comunemente praticati nel luogo in cui è sito l'istituto";
da notizie di stampa si apprende che tale circostanza è stata tra l'altro oggetto di diversi reclami avanzati ai sensi dell'art. 35 della citata legge, in maniera insistente e in diversi tempi, a firma della popolazione detenuta in vari istituti di pena romani al provveditore dell'amministrazione penitenziaria, al direttore della casa di reclusione di Rebibbia, al comandante della Polizia penitenziaria, al Garante dei detenuti per la Regione Lazio e al Garante dei detenuti del Comune di Roma nonché al presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma;
nel dettaglio, il sistema è stato oggetto di ampia critica ad opera della Corte dei conti, la quale sezione regionale di controllo per il Lazio, con deliberazione del 7 settembre 2021, ha ricusato il visto e la registrazione del decreto del provveditorato regionale del Lazio, Abruzzo e Molise di approvazione del contratto specifico n. 113 del 16 giugno 2021 per la durata di due anni, con opzione di prosecuzione per un ulteriore anno, dal 1° luglio 2021, per l'affidamento del servizio per il vitto dei detenuti e internati attraverso l'approvvigionamento e la consegna delle derrate alimentari necessarie al confezionamento dei pasti giornalieri (colazione, pranzo e cena) con assicurazione del servizio per il sopravvitto, in quanto l'esame delle condizioni generali di attivazione ed espletamento del servizio di sopravvitto nel capitolo prestazionale, poste a base del contratto, hanno generato perplessità sulla legittimità a monte delle modalità di determinazione dell'oggetto del servizio;
secondo la Corte, si legge testualmente, "l'istruttoria, ha portato all'emersione di profili di illegittimità, a monte, della lex specialis di gara comportanti invalidità derivata del contratto stipulato a seguito della procedura di affidamento; (…) per incidens, risulta anche contrario ai principi di buona gestione il fatto che, nonostante la ben nota situazione che si protrae da sempre, sia stata prospettata come meramente eventuale l'ipotesi di affidamento del servizio di sopravvitto, risultando, al contrario la facoltatività dichiarata un'ipotesi impraticabile già al momento della pubblicazione del bando (…) emergono, pertanto, anche sotto tale aspetto profili di irragionevolezza nella scelta dell'amministrazione che in luogo dell'indizione di due diverse gare"; e ancora, si legge: "Nel caso di specie, l'aggiudicatario ha offerto un ribasso del 57,98 per cento sulla diaria pro capitedi 5,70 euro, con impegno alla consegna delle derrate alimentari necessarie al confezionamento dei pasti giornalieri completi (colazione, pranzo e cena) a un prezzo di 2,39 euro; di qui, l'apparente insostenibilità economica del servizio di vitto ove svincolato dai ricavi del sopravvitto e l'evidente detrimento del principio di qualità delle prestazioni che, ai sensi dell'art. 30 del codice dei contratti, deve improntare l'aggiudicazione e l'esecuzione di appalti e concessioni",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative intenda assumere per garantire ai detenuti negli istituti di pena il rispetto dei fondamentali diritti umani di cui agli artt. 27 e 32 della Costituzione, nonché il pieno rispetto della lettera e della ratio della legge n. 354 del 1975;
quali iniziative intenda intraprendere per approntare un sistema normativo che garantisca alla popolazione carceraria un vitto sano e adeguato, al contempo tutelando il generale canone di buon andamento dell'azione amministrativa previsto dall'art. 97 della Costituzione.
(4-00104)
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 8a seduta pubblica del 16 novembre 2022:
a pagina 332, alla quarta riga del secondo capoverso, sostituire la parola: "finanziamento" con la seguente: "funzionamento";
a pagina 337, alla quarta riga del primo capoverso, sostituire le seguenti parole: "comma 13, della legge 24 aprile 2017" con le seguenti: "comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017".
Nel Resoconto stenografico della 12a seduta pubblica del 29 novembre 2022, a pagina 30, alla seconda riga del secondo capoverso, sostituire le parole: "Atto n. 9" con le seguenti: "Atto n. 11".