Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 309 del 28/05/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
309a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 28 MAGGIO 2025
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Presidenza del vice presidente RONZULLI,
indi del presidente LA RUSSA,
del vice presidente CASTELLONE
e del vice presidente ROSSOMANDO
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente RONZULLI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,05).
Si dia lettura del processo verbale.
CROATTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Discussione delle mozioni nn. 136 e 148 sulla riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio (Procedimento abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento) (ore 10,08)
Approvazione della mozione n. 148. Reiezione della mozione n. 136
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni 1-00136, presentata dal senatore Boccia e da altri senatori, con procedimento abbreviato ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento, e 1-00148, presentata dal senatore Malan e da altri senatori, sulla riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio.
Ha facoltà di parlare il senatore Manca per illustrare la mozione n. 136.
MANCA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, la mozione che abbiamo presentato insieme a tutti i colleghi delle opposizioni da oltre un mese aveva come obiettivo principale quello di portare in Parlamento una riflessione vera, seria e strutturale per misurare l'impatto delle politiche economiche sul bilancio pluriennale, valutando ovviamente il quadro programmatico per il triennio, quadro che è stato negato al Parlamento nel Documento di finanza pubblica, con una risoluzione a nostro avviso illecita, approvata a maggioranza in Commissione bilancio, in aperto contrasto con la legislazione vigente, ovviamente negando tutti gli adempimenti previsti per la presentazione del DEF. La nuova governance europea, signor Presidente, non esclude la presentazione del quadro programmatico e non impone nemmeno la sostituzione delle tre sezioni del DEF con un Documento di finanza pubblica che è stato un copia e incolla delle ricadute della legge di bilancio 2025 con il DEF dello scorso anno.
Anche la traiettoria della spesa netta, signor Ministro, signor Presidente, è stata negata al Parlamento. Senza la cornice programmatica triennale, senza alcuna indicazione sulle riforme necessarie per garantire un futuro al nostro Paese, al Parlamento rimane un ruolo da passacarte, una funzione di votificio.
Signor Presidente, mi rivolgo a lei e, attraverso il suo tramite, anche ai colleghi della maggioranza. Questa battaglia che stiamo facendo la facciamo anche per voi, perché a nostro avviso è inaccettabile il costante indebolimento delle prerogative parlamentari, con tante forzature in questa legislatura: il Parlamento derubricato a un votificio di fiducia, un passacarte utile solo al Governo per bloccare e blindare la decretazione d'urgenza e, in molti casi, silenziare le divisioni della maggioranza. È un contributo fondamentale delle funzioni legislative, una programmazione fondamentale, che spetta a questo ramo del Parlamento e tocca a noi, a mio avviso, rivendicare queste prerogative. Ecco perché per noi è stata perpetrata una violazione vera, di fronte a un DEF presentato con la nuova governance europea, indicando in maniera a mio avviso inappropriata una governance europea che in realtà non ci imponeva e non ci chiedeva di superare, ovviamente, il quadro programmatico triennale.
Voglio fare un esempio perché la mia preoccupazione cresce quando leggo che nella mozione presentata dalla maggioranza si indica come elemento finale quello di garantire al Governo adeguati strumenti di flessibilità per la gestione delle risorse in corso d'anno. Ma noi, signora Presidente, possiamo realmente cedere al Governo ulteriore sovranità senza un ruolo più forte e più adeguato del Parlamento, anche introducendo, verso la nuova legge di contabilità, nuovi elementi di flessibilità? Ma che cosa resta a questo Parlamento che, sul piano costituzionale, ha la funzione legislativa e le prerogative della programmazione e del controllo che spettano a noi? Flessibilità richiede inevitabilmente di riconsiderare il ruolo del Parlamento, le funzioni legislative e una verifica del quadro programmatico.
Voglio farle un esempio molto semplice avviandomi a concludere, signor Presidente. Voi ovviamente parlate delle agenzie di rating come elemento fondamentale per valutare la credibilità e la solidità dei conti pubblici e indicate nello spread un elemento fondamentale, avendo come obiettivo quello di un avanzo primario, ma in questo ramo del Parlamento dobbiamo valutare quali sono le conseguenze di questi risultati, perché - lo dico con grande franchezza - alle agenzie di rating, allo spread e ai mercati basta indicare nel taglio della spesa pubblica l'elemento fondamentale per acquisire credibilità.
Ma le condizioni delle persone, delle famiglie e delle imprese quando le valutiamo? Cresce la povertà, cresce la cassa integrazione, cala il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni, la produzione industriale fa il ventiseiesimo mese consecutivo di contrazione. Io mi chiedo: perché non possiamo valutare in questo Parlamento essendo la programmazione una funzione fondamentale del Parlamento, le conseguenze di questi obiettivi? Ecco perché il venir meno ad una programmazione triennale e il far mancare a questo Parlamento una riflessione sulla programmazione triennale nasconde a questo Parlamento la possibilità di esaminare le condizioni reali del Paese.
Le assicuro, Presidente, che le condizioni reali del Paese richiedono riforme vere, dalla salute all'istruzione, alla formazione, all'impegno sulle famiglie, all'impegno per un nuovo progetto industriale. Cose che ci vengono negate, perché, se non affrontiamo questa riflessione, anche obiettivi che potrebbero essere di medio e lungo periodo (ad esempio quello dell'avanzo primario) rischiano, se tirati come efficienza, come elemento contabile e non come progetto politico di visione del futuro del Paese, di creare più disuguaglianze, più povertà, più solitudine, più indifferenza e meno sviluppo economico per il Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Liris per illustrare la mozione n. 148.
LIRIS (FdI). Signor Presidente, ho ascoltato la presentazione fatta dal collega Manca, che evidentemente non rende merito al lavoro svolto dal gruppo di lavoro che ha operato nel tempo. Ringrazio i Presidenti delle Commissioni bilancio del Senato e della Camera e i componenti delle medesime Commissioni, che trasversalmente si sono confrontati con il MEF, sia con la sua struttura tecnica che con la parte politica, e con il resto delle istituzioni. In materia di contabilità, hanno dato un contributo che sarà decisivo per il cambiamento della legge n. 196 del 2009 e della legge n. 243 del 2012. Ci saranno ulteriori sedute già dalla prossima settimana, quando completeremo insieme questo percorso.
Questa mozione non vuole essere una contro-mozione, ma vuole essere la nostra esposizione del lavoro e dell'indirizzo che la maggioranza suggerisce di dare a un protagonismo nuovo del Parlamento, soprattutto alla luce di normative e indicazioni che l'Europa ci chiede di seguire. Anche qui, rivolgendomi per suo tramite, caro Presidente, alla minoranza, non si può essere europeisti e comunque ubbidienti alle indicazioni dell'Europa a giorni alterni. Ci viene chiesto di dare riscontro a delle indicazioni e a delle norme della nuova legge di riordino della contabilità voluta dall'Europa rispetto agli Stati membri, che viene indicata come una priorità. Il Governo e la maggioranza non fanno altro che seguire e ottemperare a tali indicazioni, magari attualizzandole rispetto alle prerogative che noi vogliamo rimangano in capo al Parlamento. Certamente oggi non possiamo ascoltare queste critiche, che sono quantomeno ingenerose nei confronti dello sforzo che si sta facendo da parte della maggioranza in questo Parlamento e in quest'Aula.
Rispetto alle indicazioni che l'Europa ci dà in termini di riforma della contabilità, abbiamo più volte sottolineato un aspetto. L'ha fatto in primis il ministro Giorgetti in molte audizioni; lo hanno fatto anche i Sottosegretari e i Vice Ministri, da sempre presenti nelle audizioni e nel gruppo di lavoro, dove sono stati protagonisti di tante nostre sessioni di lavoro. Essi hanno evidenziato come, rispetto alle indicazioni dell'Europa, noi abbiamo dato ulteriori informazioni per quanto riguarda la programmazione triennale, aggiungendo elementi che non sono previsti nella nuova normativa europea.
Do lettura della nostra mozione perché rimanga agli atti, magari poi completandola con un'ulteriore riflessione. È una mozione a firma dei Capigruppo d'Assemblea e dei Capigruppo della Commissione bilancio e recita come segue: «Premesso che: a seguito dell'entrata in vigore delle nuove regole della governance economica europea, alcune delle disposizioni legislative vigenti in materia di finanza pubblica non risultano più coerenti con il suddetto quadro e i documenti di finanza pubblica presentati nelle more dell'aggiornamento della normativa contabile vigente, risultano in linea con gli indirizzi medio tempore approvati dal Parlamento.
Per valutare le ripercussioni delle nuove regole europee sull'ordinamento contabile interno e individuare le opportune iniziative da intraprendere ai fini del suo adeguamento, è stato istituito un gruppo di lavoro formato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari designati dalle Commissioni bilancio delle Camere.
Nello svolgimento delle proprie attività, il gruppo di lavoro ha avviato interlocuzioni con le principali istituzioni competenti in materia di bilancio e finanza pubblica per individuare sia gli ambiti sui quali è opportuno intervenire per adeguare la disciplina interna al nuovo quadro normativo euro-unitario, sia gli ulteriori aggiustamenti utili per superare alcune criticità riscontrate nel corso dell'esperienza degli ultimi anni.
Nell'ambito di un approfondito esame degli elementi emersi dalle citate interlocuzioni, il gruppo di lavoro è impegnato, anche con il supporto tecnico del Ministero dell'economia e delle finanze, a predisporre uno schema recante disposizioni finalizzate all'adeguamento dell'ordinamento contabile interno, da presentare per il successivo esame parlamentare, impegna il Governo a garantire adeguato supporto e elementi utili alla predisposizione di proposte legislative finalizzate alla revisione del quadro normativo contabile interno, che tengano conto dei seguenti principi e criteri: assicurare adeguata informativa alle Camere in materia di bilancio e finanza pubblica al fine di favorire l'esercizio delle funzioni di indirizzo e controllo parlamentare; rivedere e adeguare i contenuti e il calendario dei documenti del ciclo di programmazione economico-finanziaria e di bilancio; rafforzare le procedure di monitoraggio dei conti pubblici e gli strumenti di analisi e valutazione della spesa a supporto della decisione di bilancio, in modo da garantire un adeguato presidio dell'andamento della spesa netta; migliorare la capacità previsiva degli andamenti delle entrate e delle spese del conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, al fine di considerare l'evoluzione degli aggregati della spesa netta, anche in esito ai lavori della Commissione prevista dall'articolo 7 del decreto legislativo del 29 luglio 2024, n. 110; garantire adeguati strumenti di flessibilità per la gestione delle risorse in corso d'anno».
Per concludere, abbiamo ascoltato quello che ha detto il collega Manca a nome della minoranza. Nel gruppo di lavoro che si riunirà già dalla prossima settimana per completare quello che è un percorso che ci è stato suggerito fortemente dalla nuova contabilità europea, che ci obbliga a cambiare il nostro indirizzo e rivedere norme che sono fuori tempo e fuori luogo, noi continueremo a dare tutte le informazioni che il Parlamento merita, conservando, anzi, dando ancora più forza e protagonismo al Parlamento.
Signor Presidente, flessibilità non significa che il Parlamento debba rinunciare alle proprie prerogative a favore del Governo. Tutt'altro, perché abbiamo previsto degli strumenti di monitoraggio della spesa che possano dare maggior forza e maggiore competitività alla nostra Nazione.
In conclusione, che le agenzie di rating, che lo spread, che l'avanzo primario, che il PIL e che l'occupazione non siano più degli elementi da tenere in considerazione per dare forza alle nostre considerazioni per quanto riguarda la tenuta dei conti pubblici e il protagonismo dell'Italia in Europa e nel mondo, questa è una novità che ci dispiace apprendere dalla minoranza. Noi continuiamo ad andare avanti per la nostra strada, accanto a un Governo che sta dando forza a una Nazione che da tempo non era così protagonista, dal punto di vista contabile, in Europa e nel mondo. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritta a parlare la senatrice Tajani. Ne ha facoltà.
TAJANI (PD-IDP). Signor Presidente, sostenere in quest'Aula che è l'Europa a chiederci di discutere in Parlamento e di pubblicare documenti programmatici politicamente muti e reticenti credo sia un insulto all'intelligenza dei colleghi di maggioranza e di opposizione. (Applausi).
Noi oggi stiamo contestando al Governo una scelta di reticenza, non soltanto sul quadro programmatico dei documenti del ciclo di bilancio, che abbiamo discusso ad aprile in quest'Aula, ma anche sulle politiche correnti.
Faccio degli esempi concreti. Il documento che abbiamo approvato ad aprile in questa Assemblea prevede 43 miliardi di euro di maggiori entrate per la pubblica amministrazione rispetto ai documenti programmatici precedentemente pubblicati e approvati dal Parlamento. È invece difficile capire, dalla lettura di tutti i documenti che Parlamento e Governo hanno approvato, da dove arrivino questi 43 miliardi. Certo, la pressione fiscale è salita, questo lo avete scritto voi: 42,7 per cento nel 2025; noi vorremmo sapere se i dati e i fatti confermano il nostro sospetto, corroborato da molte evidenze, ossia che questa pressione sia concentrata sempre sugli stessi, che sempre meno persone (lavoratori dipendenti e pensionati) pagano, mentre una gran parte sfugge alle maglie del fisco. (Applausi).
Una maggiore chiarezza - la chiede anche l'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica, che qualche giorno fa ha pubblicato un articolo chiedendo al Governo e al Ministero dell'economia e delle finanze una maggiore chiarezza anche sui dettagli delle entrate - sarebbe utile a questo Parlamento per discutere, anche in prospettiva delle riforme che voi ci avete proposto sul tema del fisco e quindi sul lato delle entrate, sulla sostenibilità nel lungo periodo dei nostri conti pubblici.
Faccio un altro esempio, molto concreto. Tra le politiche economiche, in particolare le politiche fiscali, bandiera di questo Governo, vi è una semplificazione nei rapporti tra il contribuente e il fisco. Il concordato preventivo biennale è stato il simbolo di questa modalità di approccio ai temi fiscali. Bene, dateci i dati e dateci la contezza per poter fare una valutazione su una politica che noi abbiamo subito contestato e sostenuto essere errata. Nei documenti di bilancio e nei documenti fiscali non vi sono gli elementi per poter fare una valutazione su cosa stia succedendo sul lato delle entrate e sul lato fiscale. Sappiamo, dal documento approvato ad aprile, che soltanto il 13 per cento della platea potenzialmente interessata da questa misura vi ha aderito e sappiamo, da organi di stampa e da dichiarazioni rese dal vice ministro Leo a margine di convegni, che il gettito della misura sarebbe intorno agli 1,6 miliardi di euro, non sufficienti per affrontare le promesse di riduzione della pressione fiscale sul ceto medio che avete fatto e non confermato da nessun documento oggi pubblicato e approvato dal Parlamento e dal Governo. (Applausi).
La chiarezza sui numeri, che noi vi stiamo chiedendo, non è soltanto una questione di trasparenza, che pure sarebbe dovuta al Parlamento, al Paese e agli osservatori internazionali; è un elemento che ci permette di valutare le politiche e anche aggiustarle, altrimenti ci ritroveremo sempre nella condizione che ci toccherà nelle prossime settimane, quando voteremo in quest'Aula su un decreto-legge che andrà ad aggiustare non so se un errore o un atto compiuto in malafede sugli acconti Irpef. Voi avete fatto un grave errore, chiedendo ai contribuenti di pagare più Irpef di quella dovuta, applicando sugli acconti le aliquote e gli scaglioni pre-riforma. (Applausi). L'avete fatto per aumentare il gettito o perché non ve ne siete accorti e avete fatto un errore? (Applausi).
La chiarezza sui numeri serve per valutare le politiche e questo Parlamento la dovrebbe chiedere all'unanimità, non dovrebbe essere solo l'opposizione a farlo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Patuanelli. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, credo sia del tutto normale che la dialettica tra maggioranza e opposizione porti a rappresentare plasticamente le differenze che ci sono tra le forze politiche.
Mi sembra del tutto evidente che abbiamo una modalità diversa di leggere lo stato dell'economia del nostro Paese. Mi sembra evidente che abbiamo posizioni molto diverse sul ritenere che questo Paese abbia o non abbia bisogno - come dice il ministro Giorgetti - di un piano industriale. È normale che anche la lettura dei dati - che sono dati e numeri - possa risentire di uno sguardo politico diverso tra maggioranza e opposizione. È abbastanza normale che, quando si è all'opposizione, si sostenga che le agenzie di rating sono agenzie private che incidono sulle scelte politiche dei Governi e sono fatte per far cadere i Governi, così come lo spread, e quando poi si governa (per chi capisce che cos'è lo spread e non mi sembra che tutti siano in grado di capirlo) (Applausi), poi si sostenga la posizione opposta. Queste sono tutte cose che fanno parte del dibattito.
Io ritengo che lo stato della nostra economia sia preoccupante e che in prospettiva, nel 2026, saremo il fanalino di coda dell'Europa per crescita. Altro che più alti della media europea, saremo l'ultimo Paese europeo per crescita, secondo le ultime proiezioni. Io ritengo che sia sbagliato guardare alla nostra economia, leggendo il dato dell'avanzo primario. Penso che ci siano altri elementi che debbano essere guardati.
Io credo che sia fondamentale un piano industriale del Governo per il nostro Paese. Si è svolta credo ieri l'assemblea annuale di Confindustria dove, credo per la prima volta, il Presidente del Consiglio è andato a mani vuote, perché non ha potuto rivendicare nessuna misura a sostegno delle imprese italiane. (Applausi). Non si è mai visto. Le misure poi sono contestabili politicamente, ma almeno bisogna avere qualcosa in mano da rivendicare. Forse qualcosa si poteva avere, ma non c'è stato nulla.
Tutto questo è assolutamente normale, fa parte della dialettica politica. Qui stiamo parlando delle regole del gioco e la legge di contabilità è una regola del gioco, è uno strumento con cui poi si creano i documenti di bilancio: questo vale per chi oggi è maggioranza e magari dopodomani o domani sarà opposizione, per chi oggi è opposizione e domani o dopodomani sarà al Governo. Mi piacerebbe che su questo ci fosse lo sforzo di dialogare insieme per capire quali sono gli elementi che il nuovo quadro di governance economica europea ci impone, quali sono le libere scelte che il nostro Paese può fare e quali sono i problemi che la programmazione di bilancio, così come l'abbiamo conosciuta, ha portato a chi stava governando e al Parlamento e come vogliamo provare a risolvere questi problemi.
Per il suo tramite, Presidente, mi rivolgo al collega Liris: è vero che il gruppo di lavoro ha lavorato, ma è anche vero che ha lavorato a maggioranza, perché nessuna delle proposte e del portato che le opposizioni hanno avanzato in quella sede è stata accolta in fase di redazione della mozione che ha portato poi in questa fase, medio tempore rispetto alle modifiche della legge di contabilità, a quel documento che si chiamava Documento di economia e finanza (DEF) e che poi ha avuto un'evoluzione in quest'Aula.
Noi oggi discutiamo di due mozioni che sono collocate nel tempo in modo diverso. La mozione firmata dai Capigruppo di opposizione è datata 2 aprile, il cui primo punto è assolutamente superato e ormai non ha senso neanche discuterlo. Credo invece che sul secondo punto qualcosa dobbiamo dire, proprio per il ragionamento che sto provando a fare, che non ha a che fare con schieramenti di maggioranza e opposizione, come ho detto nel gruppo di lavoro e in Commissione bilancio tante volte. Diffido un po' della necessità di una programmazione triennale, quadriennale o quinquennale, del percorso di spesa netta di sette anni; noi non sappiamo neanche esattamente quello che succederà domani e vogliamo decidere quello che succederà fra tre mesi? Credo che non sia così fondamentale avere un quadro di programmazione così ampio, ma è bene avere una base di dati comune che ci consente di fare delle valutazioni politiche.
Il corpo informativo che il Governo, tramite la Ragioneria generale dello Stato, deve mettere a disposizione del Parlamento, quello sì, deve essere totalmente completo delle informazioni che ci consentono poi di assumere delle decisioni, sia come maggioranza, sia come opposizione, sia come Governo.
Allora, uno sguardo su qual è il quadro informativo che nei documenti di programmazione di bilancio viene fornito al Parlamento è fondamentale averlo e su questo credo che dobbiamo ragionare assieme. Allo stesso modo, ritengo che sul tema della flessibilità, non è detto che il formante legislativo sia l'unico principio per spostare una posta di bilancio da 5.000 euro, come oggi accade; tuttavia, non possiamo altresì pensare di dire al Ministero "XY" qualcosa del tipo: tu hai 10 miliardi per la tua programmazione annuale, fanne quello che vuoi, non serve che dici niente al Parlamento.
È opportuno capire oggi come riusciamo a garantire la necessaria flessibilità di una posta di bilancio per una misura che un Ministero a novembre si rende conto essere stata sovradimensionata e può, magari in quei due mesi, utilizzare quell'avanzo su altre misure; ciò, però, con lo sguardo del Parlamento che fissa degli obiettivi chiari. Chi sta al Governo deve garantire che quegli obiettivi vengano raggiunti, magari anche con uno spostamento di una posta di bilancio che non ha bisogno del formante legislativo.
Su questo, però, dobbiamo ragionare assieme e quello che mi spaventa, signor Ministro, e mi rivolgo, per il tramite la Presidenza, ai colleghi della maggioranza, è che non mi sembra che ci sia questa volontà di lavorare assieme, ma che, come abbiamo visto in questi giorni, la volontà sia che la maggioranza decide quello che si fa e che a colpi di maggioranza si approvano le cose che vanno bene alla maggioranza di oggi. Sulle regole del gioco, però, credo che non si debba ragionare così, ma che si debba fare uno sforzo comune per definire un percorso di programmazione di bilancio che garantisca sempre e comunque i diritti di chi governa, di chi è maggioranza e di chi è opposizione, ma che soprattutto dia a tutti le informazioni necessarie per il bene del Paese, per capire quali sono gli strumenti da mettere in campo per risolvere i problemi del Paese. (Applausi).
Questo è ciò che dobbiamo fare. La mozione delle forze di maggioranza contiene affermazioni quasi scontate; io condivido anche il fatto di garantire adeguati strumenti di flessibilità, come ho detto, per la gestione delle risorse in corso d'anno. Aggiungerei: garantendo, però, il controllo ex ante ed ex post del Parlamento, perché, come ripeto, sono convinto che servano forme di flessibilità, ma che esse vadano valutate con grandissima attenzione.
Noi aspettiamo che venga il momento in cui ci si confronta con questo spirito nel gruppo di lavoro, in Commissione e in Aula; ancora non lo abbiamo visto. Ricordo peraltro che siamo quasi a giugno e che il ciclo di bilancio inizia subito dopo l'estate. Credo che sia già troppo tardi per avere quegli spazi di confronto che portino ad un risultato accettabile per tutte le parti in campo e non vorrei ritrovarmi a inizio luglio con un disegno di legge di iniziativa del ministro Giorgetti che ci dice: questa è la riforma della legge di contabilità, accettatela come sempre, magari con la fiducia. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Garavaglia. Ne ha facoltà.
GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, recentemente l'ex ministro Tria, parlando di questi tempi straordinari, ha usato un'espressione molto efficace, dicendo che il genio è uscito dalla lampada e non lo si può rimettere dentro. Cosa sta succedendo? La caratteristica principale di questi nuovi tempi è proprio la velocità dei cambiamenti. Di fronte a cambiamenti così veloci, servono strumenti veloci anche di contabilità pubblica.
Venendo quindi alla mozione di maggioranza, in cosa si differenzia rispetto a quella dell'opposizione? La differenza è semplice ed è quella tra forma e sostanza. Io ho seguito i provvedimenti economici dal 2006, tutti, ormai son passati un po' di anni; ho visto tonnellate di documenti formalmente ineccepibili, che però l'anno seguente non dicevano più nulla.
Si fa oggettivamente fatica a fare la previsione a un anno. La previsione a tre anni è sostanzialmente un bellissimo esercizio tecnico, che però non tiene conto del fatto che i mutamenti sono talmente veloci da renderla, ripeto, un puro esercizio tecnico.
Qual è, quindi, la sostanza? Cosa è previsto nella nostra mozione? Adeguiamo i calendari alla nuova governance europea - questa è sostanza - e rafforziamo le procedure di monitoraggio, perché è fondamentale avere dei dati solidi. Ad esempio, si parla tanto di debito, ma quanto vale veramente il patrimonio dello Stato? Facciamo delle analisi approfondite, perché se c'è uno stato patrimoniale c'è un debito, ma c'è anche un attivo. Avere dei dati solidi e monitorati in tempo reale consente di dare risposte in tempo reale. Faccio un esempio banale: sapere in tempo reale a quanto ammonta lo sforamento della spesa farmaceutica consente alle Regioni di dare delle risposte in tempo reale.
La flessibilità è necessaria in un momento di mutamenti così veloci e, quindi, ben vengano strumenti che diano al Parlamento la possibilità di agire velocemente. Oggi non possiamo presentare emendamenti perché dobbiamo aspettare l'assestamento per avere un minimo di risorse e capire dove fare nuove appostazioni. Avere strumenti di flessibilità, anche più cadenzati durante l'anno, consente al Parlamento di agire meglio.
Veniamo ora alla sostanza della sostanza. Il dibattito è abbastanza surreale perché quando, nel novembre e dicembre 2011, lo spread era sopra quota 500, l'opposizione usava argomentazioni diverse rispetto a quelle di oggi. Oggi ci sentiamo dire che il fatto che lo spread sia sotto quota 100 è una cosa da niente. Ma stiamo scherzando? Il rating migliora e si dice: è un dettaglio da niente. Ma stiamo scherzando? Avere spread basso e rating che migliora, a livello non solo statale, di tutte le principali banche vuol dire che il sistema è solido e solidissimo. (Applausi). E il sistema è solido e solidissimo perché c'è una politica economica credibile e solidissima.
Ringrazio il ministro Giorgetti, il sottosegretario Freni, tutto il Ministero dell'economia e delle finanze e la Ragioneria generale dello Stato, che sono un baluardo di credibilità e stabilità di questo Paese. (Applausi).
Colleghe e colleghi, la credibilità in politica economica è tutto: se questo Governo e questo Paese vanno bene è perché c'è credibilità. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.
MISIANI (PD-IDP). Signor Presidente, c'è una cosa che hanno già detto molti colleghi, ma che voglio ribadire nel mio piccolo. Siamo molto preoccupati per la piega che stanno prendendo la discussione e il confronto sulla revisione della legge di contabilità pubblica.
Non parliamo di un provvedimento qualunque, su cui è normale che ci siano una dialettica molto vivace e aspra e persino una contrapposizione tra chi è alla maggioranza e chi, invece, rappresenta le forze di opposizione. No: in questo caso parliamo delle regole del gioco, che presidiano il bilancio dello Stato e delle pubbliche amministrazioni e le decisioni su come utilizzare e allocare i soldi dei contribuenti e su qual è la responsabilità del Governo e quale il potere di indirizzo, controllo e verifica del Parlamento.
Non è un caso, signor Presidente, se nella storia di questo Parlamento e di questa Repubblica tutte le leggi di contabilità pubblica e le loro modifiche sono state adottate per iniziativa parlamentare, e non governativa, e con un largo e trasversale consenso (Applausi). Anche quando c'era una durissima contrapposizione tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione sulle regole del gioco, il Parlamento ha saputo trovare punti di incontro e un terreno d'intesa.
È accaduto così con la legge n. 468 del 1978, quella che ha posto le basi per il bilancio dello Stato e per le regole di programmazione di bilancio. Quella legge venne approvata con una larghissima maggioranza, e a quel tempo in questo Parlamento c'erano il pentapartito, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. È stato così più di recente con la legge n. 196 del 2009 - Ministro, c'era anche lei in Parlamento - che venne approvata con un confronto ampio e trasversale; e le modifiche che portarono alla legge n. 196, in una stagione particolarissima di questo Paese e della gestione della finanza pubblica, vennero approvate con una larghissima maggioranza. Come accadde, signor Ministro - mi rivolgo a lei per il tramite della Presidente -, sulle modifiche costituzionali che hanno cambiato le regole del gioco introducendo nella nostra Carta costituzionale il principio dell'equilibrio di bilancio.
Signor Presidente, il dibattito che si è prodotto nelle Commissioni bilancio della Camera e del Senato, nel gruppo di lavoro a cui abbiamo dato vita per costruire uno spazio il più costruttivo possibile per la discussione e il confronto su queste regole, non ha registrato un accordo e un terreno d'intesa. Noi rischiamo di andare ad una approvazione a maggioranza della declinazione nella legislazione nazionale del nuovo Patto di stabilità e crescita. Mi rivolgo alle forze di maggioranza, signor Presidente: voi non sarete in eterno alla guida di questo Paese, ci sarà un'alternanza prima o poi; noi speriamo prima, voi sperate poi, ma ci sarà e voi sarete dalla parte dell'opposizione. Le regole che andiamo a votare in questo Parlamento sono il presidio di tutti. La mozione è stata presentata quando ancora dovevamo discutere quello che un tempo si chiamava Documento di economia e finanza e oggi si chiama DFP: quel passaggio ha rappresentato un primo vulnus estremamente grave, perché noi avevamo chiesto al Governo già in sede di gruppo di lavoro di rispettare la legislazione vigente, perché è la legislazione vigente, tuttora in vigore, che prevede il DEF con i contenuti del DEF. Voi avete presentato un documento vuoto, senza programmazione, con un debole contenuto informativo, con un orizzonte temporale insufficiente.
Conosco già l'obiezione del signor Ministro: siamo in una fase di incertezza, non siamo in grado di fare le previsioni. Signor Ministro, vada sul sito del Congressional budget office. Il Congresso americano ha discusso e sta discutendo il bilancio, e hanno le previsioni fino al 2055 (Applausi): questo è il set di informazione che viene dato al Congresso degli Stati Uniti, pur in una fase di grandissima incertezza che vivono loro come la stiamo vivendo noi. Non pretendiamo il 2055, ma almeno un orizzonte coerente.
Il passaggio è delicato dal punto di vista istituzionale. Rivolgo nuovamente l'appello alle forze di maggioranza per ricondurre questa discussione nei binari istituzionali corretti. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Mennuni. Ne ha facoltà.
MENNUNI (FdI). Signor Presidente, vedo che c'è una richiesta di spirito collaborativo da parte delle opposizioni in merito a questo tema, che indubbiamente è estremamente rilevante, tanto che ci ricordiamo come abbiamo affrontato insieme, in una serie molto cospicua di riunioni della Commissione bilancio, tutta la trattativa e il negoziato complicatissimo che è stato svolto dal Governo italiano sulla governance europea insieme alla Commissione medesima. Sono stati approvati dei regolamenti, come tutti noi sappiamo; i regolamenti sono condivisi, più o meno? Sono stati comunque approvati. Allora il tema, a questo punto, oggi qual è? Sappiamo benissimo che sono dei regolamenti assolutamente ed immediatamente attuativi. Quindi abbiamo molto tempo?
Purtroppo non abbiamo molto tempo; e tuttavia abbiamo svolto un lavoro di gruppo molto consistente, che ha visto susseguirsi riunioni continue alle quali sono stati presenti i rappresentanti di tutti i Gruppi parlamentari, si è aperto un ampio dibattito su questo tema così rilevante e importante, ma noi abbiamo l'esigenza di legiferare. Se, dunque, a un certo punto vi è un atteggiamento pretestuoso, se manca la volontà di trovare quella composizione che auspicheremmo, è chiaro che non possiamo stare fermi e continuare a prevedere accordi per cercare di sfangare il momento topico in cui dobbiamo approvare i vari documenti di finanza pubblica che dobbiamo necessariamente approvare.
Ciò detto, nel leggere la mozione presentata dalle opposizioni sono rimasta piuttosto sconcertata. Nell'intervento del collega che mi ha preceduta, ascoltavo un'ampia dissertazione sul fatto che nel 1978 si fosse riusciti a comporre questo accordo. Al collega faccio notare che sappiamo bene che quella era un'epoca completamente diversa da quella attuale, sul piano storico: come si può paragonare il 2025 - dopo Maastricht nel 1997, il Patto di stabilità, il Regolamento che è stato appena approvato dalla governance, un'epoca di bipolarismo, seppure imperfetto - con un'epoca come quella del 1978, in cui era Presidente del Consiglio Andreotti, della DC, era Presidente della Camera dei deputati Ingrao, che era comunista, ed era Presidente della Commissione bilancio del Senato della Repubblica un altro comunista? (Applausi). È chiaro che quella era un'epoca molto diversa e quindi anche queste piccole scelte nella stesura dei testi, questa pochezza argomentativa lasciano veramente basiti. Noi spereremmo invece di non sperperare il tempo di questa Assemblea, chiedendo la presenza di un Ministro della Repubblica quale il Ministro dell'economia per discutere su tutto ciò, quando sappiamo che presto arriverà questa proposta, sulla quale potremo tutti misurarci democraticamente, come è giusto che sia, per scegliere la regolamentazione ideale. Sarebbe invece sicuramente auspicabile ragionare insieme su come, per esempio, sostenere il comparto dell'industria, su quali sono le norme che vogliamo approvare per andare a rinforzare ancora di più l'occupazione in Italia, che già è cresciuta in questi due anni di più di un milione di posti di lavoro (ma la vogliamo far crescere ancora di più) (Applausi), su come andare a rinforzare l'evoluzione positiva non solo del mercato del lavoro, ma anche della bilancia commerciale che, come il senatore Misiani, il PD e tutti sanno, è cresciuta di 55 miliardi in questo periodo e dobbiamo farla crescere ancora di più.
È su questa sostanza che noi riteniamo che si debba consumare il dibattito di questa Assemblea, non sulla questione se nel 1978 ci fosse o meno più dibattito di quello che c'è oggi, che ci sembra invece un dibattito bello e che potrebbe essere costruttivo se da parte dell'opposizione, ma anche della maggioranza, ci fosse quello scatto di maturità necessario per cercare di portare avanti le leggi sempre e comunque nell'ottica del benessere nazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulle mozioni presentate.
GIORGETTI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti. Una discussione su questa materia inevitabilmente tende a sovrapporre valutazioni di merito rispetto alla politica economica del Governo, a questioni di carattere per così dire formale relative alle procedure di bilancio e a una questione, che tanto formale poi non è, come la nuova legge che in qualche modo dovrebbe conformarsi alle nuove disposizioni approvate in sede europea.
Innanzitutto vorrei affrontare brevemente le osservazioni di natura sostanziale. Per quanto riguarda la politica economica di questo Governo, in un contesto come quello che stiamo vivendo, credo che testimonino i giudizi obiettivi, non semplicemente quello delle agenzie di rating, ma anche quello più sostanziale dei risparmiatori, che continuano ad avere fiducia nella Repubblica italiana e continuano a sottoscrivere il nostro debito.
Per quanto riguarda l'osservazione che è stata fatta relativamente alla politica industriale, fondamentalmente vorrei dire una cosa rispetto alle critiche e alle osservazioni che sono arrivate da parte degli industriali. In questo momento in particolare esse fanno riferimento a una vicenda, quella del costo dell'energia. Sul costo dell'energia dobbiamo guardarci tutti quanti allo specchio e dobbiamo guardare indietro, alle scelte scellerate che hanno privato questo Paese dell'unica fonte di energia che l'avrebbe reso veramente sovrano e indipendente, cioè l'energia nucleare. (Applausi).
Penso anche alle dubbie politiche in materia di energie rinnovabili. Non mi riferisco alla bontà delle medesime; ma basta guardare agli oneri di sistema, a come sono stati costruiti e a quanto pesano nel tempo, per capire che forse si è sbagliato qualcosa su tutta la politica energetica nazionale. Di fronte a scelte che magari potranno produrre effetti fra dieci anni (ahimè), io spero che tutto il Parlamento in qualche modo seguirà il nuovo indirizzo che finalmente il Governo coraggiosamente ha deciso di dare.
Al senatore Patuanelli, che ha richiamato la battuta che ho fatto in Commissione sulla mia avversione ai piani quinquennali, ribadisco in quest'Aula che i piani quinquennali sono stati un fallimento storico, economico e anche politico. (Applausi). Continuare a concepire la politica industriale in termini di piani quinquennali non potrà che replicare questi esiti. Però faccio ammenda su una situazione in particolare, di grande attualità: oggi uno Stato sovrano si deve dare una politica industriale in tema di industria della difesa, questo sì. Sull'industria della difesa, siccome la domanda è pubblica e sarete chiamati a valutare ingenti risorse da destinare alla difesa, l'offerta inevitabilmente deve essere in qualche modo guidata e consigliata. In questo senso anche il nostro Governo è chiamato a fare la propria parte rispetto ai cosiddetti campioni nazionali.
Chiudo qui, senza dilungarmi sulle vicende del rating e altro. Un sassolino me lo tolgo, però: ho visto oggi un nastro di agenzie con un miglioramento dell'outlook di tutte le nostre principali banche, da stabile a positivo. Qualcuno si ricorderà di ringraziare anche il Governo, qualcun altro no, ma fa niente. (Applausi).
La mozione a prima firma del senatore Boccia e la risposta che ad essa è stata data toccano un tema di grande sensibilità, al quale non mi sottraggo. So perfettamente cosa vuol dire, avendo partecipato alle discussioni parlamentari. Dal primo momento abbiamo detto, come Governo, che lasciavamo giustamente al Parlamento il compito di trovare una soluzione rispetto alle novità richieste e indotte sia dal trascorrere del tempo, sia dalla nuova regolamentazione di carattere europeo. Tenderei a distinguere la vicenda del DEF, recentemente approvato, rispetto a quello che dovrebbe essere l'intero ordinamento contabile che ne deve venire fuori.
Il DEF che abbiamo approvato nasce da una situazione, se non di emergenza-urgenza, di prima applicazione di una normativa che a livello europeo ha trovato chi l'ha puntualmente rispettata e chi, per tante e diverse ragioni, non l'ha rispettata. Faccio riferimento al sentiero di spesa, che qualcuno neppure ha presentato a livello europeo.
Noi abbiamo pensato che tale normativa dovesse essere puntualmente rispettata. Questo documento che è stato approvato è stato inviato alla Commissione europea, la quale a giorni, io credo, esprimerà il suo parere rispetto alla conformità. Dopodiché, io sono convinto e condivido che dobbiamo ragionare tutti assieme per dare una nuova dimensione a questo ordinamento contabile rispetto alle necessità e ai tempi che viviamo.
In questo senso, io mi soffermerei su due situazioni: la prima è quella della programmazione. La programmazione pluriennale è una misura bellissima, a parole; però, dobbiamo renderci conto di come si traduce nei fatti e nella sostanza. Nella sostanza si traduce nel fatto che oggi, ma in generale, la programmazione a lungo termine rischia di essere un esercizio sterile.
Diverso è il materiale informativo che giustamente il Parlamento reclama e che giustamente anche produce l'Ufficio del Congresso americano, che ho avuto l'onore di visitare in un lontano passato. In tale documento, le previsioni a lunghissimo termine rispetto alla sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico e del sistema sanitario sono fondamentali e si connettono profondamente alla dimensione del grande assente dal dibattito politico, che io richiamo in quest'Aula e che è l'inverno demografico. Esso è la vera sfida che ha di fronte questo Paese. (Applausi).
Quei dati sono dati su cui riflettere seriamente, politicamente e culturalmente, ma che non necessariamente devono riflettersi in una programmazione di bilancio a lunghissimo termine. La programmazione noi l'abbiamo fatta. È giusto dare le informazioni al Parlamento. È sacrosanto e nessuno vuole nascondere niente. Questa dimensione, però, io non la ritengo la dimensione più importante. La dimensione veramente importante è stata qui richiamata in diversi casi. È stata chiamata flessibilità ed io la vedo strettamente connessa al monitoraggio. Flessibilità e monitoraggio, di cui il Parlamento deve essere pienamente cosciente, ma che è uno strumento fondamentale per rispondere in qualche modo a quelle che sono le nuove richieste che arrivano dalle strumentazioni e dalla regolamentazione adottata in sede europea.
Il monitoraggio è fondamentale per capire se il sentiero di spesa sia effettivamente quello che è stato indicato o no; è fondamentale per capire la dinamica della spesa, non semplicemente nel settore statale, ma in tutto il conto consolidato della pubblica amministrazione, che rileva ai fini di quelli che sono gli indicatori da dare in sede comunitaria.
Quindi, estremamente opportuna la mozione a prima firma del senatore Malan quando richiama al punto d) questo aspetto. Questo monitoraggio implica anche un altro aspetto, però, e invito qui il senatore Patuanelli a discuterne. Egli ha fatto l'esperienza ministeriale e sa perfettamente di cosa stiamo parlando.
La flessibilità, all'interno del bilancio di un Ministero, è un elemento anche di sana ed efficiente gestione. Naturalmente dobbiamo stabilire quali sono i limiti, dov'è l'asticella tale per cui questa flessibilità non diventi totale discrezionalità che, in qualche modo, annulla l'indicazione parlamentare. Stabiliamo una cifra, decidiamo come, ma quella flessibilità ci deve essere. Non deve esistere tanto da dare un'attribuzione al Ministro e poi il Ministro fa quello che vuole, ma non deve essere neppure quell'interminabile sequela di decreti, trasferimenti, passaggi in Corte dei conti, che rende sostanzialmente impraticabile e non più attuale la gestione del bilancio dello Stato.
Su questo aspetto della flessibilità e del monitoraggio - che, a mio giudizio, è quello centrale - il confronto che c'è in sede parlamentare dovrebbe riuscire a trovare delle formule che diano la risposta che, ribadisco, in questo momento ritengo decisiva nell'assetto dell'ordinamento contabile dello Stato.
Per i motivi che ho richiamato, ritengo di esprimere un parere favorevole sulla mozione n. 148, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Liris, Garavaglia, Damiani e Salvitti.
Per quanto riguarda la mozione n. 136, presentata dal senatore Boccia e da altri senatori, il parere non può essere favorevole, auspicando che il confronto già avviato in sede parlamentare possa concludersi con una proposta largamente condivisa, che riconosca il valore di una collaborazione leale tra tutti i soggetti istituzionali impegnati nel lavoro di aggiornamento delle procedure di bilancio. (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione delle mozioni.
RENZI (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-C-RE). Signora Presidente, la ringrazio. Signor Ministro, ascoltandola ho avuto l'impressione che ci siamo giocati anche lei, che anche lei viva su Marte.
La mozione n. 136 affronta un tema procedurale e procedimentale. Il collega Boccia, e tutti noi con lui, le chiede di rispettare delle regole che ci siamo dati: voi non lo avete fatto. Altri nel dettaglio spiegheranno perché (e lo hanno già fatto), ma vorrei ricordarle metodologicamente che la legge di bilancio, bella o brutta che sia, l'avete approvata senza permettere a questo Parlamento di discutere. (Applausi). E lo avete fatto dopo che la presidente Meloni, dall'opposizione, aveva definito un'analoga iniziativa del Governo Draghi uno scandalo senza precedenti. La legge di bilancio 2025 non ce l'avete fatta discutere. È chiaro questo o no (visto che siamo tranquilli, in un momento di relax, fuori dalla quotidianità e dalla contingenza della discussione)?
Secondo punto. Voi avete un rapporto delicato e complicato con le regole. Lei ha fatto sentire la sua voce indignata quando i tedeschi hanno posto il tema di un eventuale blocco all'acquisizione di un importante istituto di credito tedesco da parte di Unicredit, dicendo "non passeranno gli italiani", e io l'ho ammirata; e poi lei, signor Ministro, ha preteso di mettere il golden power, che è l'arma nucleare nella finanza, contro Unicredit mentre stava intervenendo su BPM, facendo la più grande invasione di campo della storia della finanza di questo Paese. (Applausi). E questo nel silenzio dei media, delle redazioni, dei giornali, nel silenzio anche di una parte del Parlamento.
Io sono qui a dire che l'intervento in golden power da parte del Governo italiano su Unicredit e su BPM, che si deve alla volontà della Lega e del Ministro dell'economia e delle finanze, per mille ragioni più o meno dichiarabili, è uno scandalo. (Applausi).
Detto questo, lei viene qua e ci fa l'elenco dei risultati del Governo. Ora io davvero ho l'impressione che siamo su due mondi paralleli. Signor Ministro, le chiedo se queste cose me le sto inventando o sono la verità. Corrisponde al vero o no che nel 2024 la pressione fiscale in questo Paese è aumentata? La risposta è sì: avete aumentato la pressione fiscale.
Signor Ministro (seconda domanda, facile), corrisponde al vero o no che nel 2024 è aumentato il debito pubblico rispetto al PIL? Sì o no? Sì, avete aumentato il debito pubblico rispetto al PIL.
Terzo dato sul 2024. Signor Ministro, corrisponde al vero o no che i salari reali delle famiglie hanno perso potere d'acquisto e sono più bassi rispetto a prima? Sì o no? Lo dice l'Istat. Dopodiché voi avrete il vostro centro studi, ma c'è una diversità: l'Istat dice che è così, il centro studi di Fratelli d'Italia, il "Melonilandia", dice che non è così. (Applausi). Dice che stanno diminuendo le tasse, dice che va tutto bene. Il bello è che avete anche chi vi crede, a cominciare dall'incredibile ovazione che vi è stata tributata da Confindustria.
Qui dentro, se c'è uno che ha sempre dialogato con Confindustria e che è felice delle misure che ha adottato per le imprese sono io. Vi dico che una Confindustria così scodinzolante verso il Governo non si vedeva da decenni ed è uno scandalo. (Applausi).
Mi fa piacere che il senatore Romeo si sia svegliato dal torpore a cui pure il suo collega di partito lo aveva abituato.
Quarto punto: corrisponde al vero o no che il numero di cittadini che hanno lasciato l'Italia nel 2024 è senza precedenti? Non conosco i dati del centro studi di "Melonilandia", ma conosco i dati dell'Istat e del Censis: 191.000 persone hanno lasciato l'Italia, un record storico. Quando dicevate a noi che stavano fuggendo tutti e parlavate della fuga dei cervelli, erano 104.000: sono raddoppiati. C'è la fuga dei cervelli, dei pancreas, dei femori, di tutto. Corrisponde al vero o no, signor Ministro della fantasia, che il numero di persone che non si cura e rinuncia a curarsi è passato dal 7,6 al 9,9? Corrisponde al vero o no che il numero di persone che vanno alla Caritas con un lavoro (cioè hanno lavoro, ma non hanno uno stipendio sufficiente a pagarsi le spese), è cresciuto fino al 23,7 per cento?
Allora, signor Ministro, lei è venuto a ribadire che va tutto bene, perché i mercati finanziari vi danno ragione, perché è aumentato l'outlook delle agenzie di rating. Le dico, signor Ministro, che io sono con lei: secondo me le agenzie di rating ancora ci sottostimano. Noi dobbiamo avere molto di più di quello che abbiamo. Ma una volta che abbiamo l'outlook positivo delle agenzie di rating, le comunico che le famiglie italiane non mangiano con l'outlook delle agenzie di rating (Applausi), ma con gli stipendi che voi avete in sostanza diminuito.
Poi bisogna essere intellettualmente onesti, perché il signor Ministro, che è reduce da un'annata difficile calcistica, essendo un grande tifoso di una squadra che è retrocessa, un po' come la qualità del Governo (il Southampton in premier league), cose che conosciamo da qualche anno, si trova anche a lavorare in una condizione un po' difficile. Io avrei voluto abbracciare il signor Ministro quando ha fatto il question time alla Camera, perché lo conosco da una vita: quando la Presidente del Consiglio, con quella sobria tranquillità che la caratterizza, con quella pacatezza intellettuale che raffinatamente riesce a esprimere, ha spiegato che lo spread dimostra che i nostri titoli di Stato sono migliori di quelli tedeschi, Giorgetti lì davvero voleva essere su Marte con Elon Musk o con chiunque altro (Applausi), perché ha fatto una faccia, poveretto, che capisco; si è trovato cioè in una situazione in cui la Meloni stava dicendo una frase falsa, come tante altre che dice, e non poteva interromperla, anche perché avrebbe dovuto dire alla Meloni che i nostri titoli di Stato non solo non sono più sicuri per i mercati della Germania, ma sono inferiori anche alla Grecia. Ci è passata avanti persino la Grecia, che dieci anni fa stava fallendo.
Allora, signor Ministro, cerchiamo di parlarci chiaramente. L'economia non è tutta rose e fiori come lei ci sta descrivendo. Lei, veramente con grande impegno, si sta incaricando di essere la voce saggia del gruppo (non che sia difficile visto il contesto), sta cercando di essere quello saggio e di tenere i conti sotto controllo. Lei è l'uomo del rigore. Bisognerebbe che la Lega mandasse un mazzo di fiori a Elsa Fornero e a Mario Monti (Applausi), perché state copiando - male - le cose che quindici anni fa contestavate di Monti e Fornero.
Se questo è, signor Ministro, dia una svolta, perché qui, a forza di tenere i conti in ordine, si sta rimpicciolendo il PIL. E se rimpicciolisce il PIL, il dramma di questo Paese è che cresce la curva debito-PIL, che è il nostro dramma. E non venga a dire che il problema dell'energia e perché nel 1987 si è fatto il referendum in cui si è detto «no al nucleare»; io avevo dodici anni, penso sia stato un errore, ma va bene. Dal 1987 ad oggi un po' di tempo è passato (Commenti). Ma lei se lo ricorda, se lo ricorda…(Brusio). Ragazzi, relax, quando la maggioranza impedisce all'opposizione di parlare, è un pessimo segno per la democrazia dell'Aula (Applausi), è un pessimo segno per la conduzione dell'Aula, ma anche un grande segno di maleducazione. (Applausi).
Qual è il punto? Avete detto che il problema è il nucleare.
Vorrei chiedere una cosa alla Lega e anche a Fratelli d'Italia: quando un Governo della Repubblica ha chiesto di aumentare la produzione di gas con le trivelle, creando un netto dissenso nel centrosinistra, cosa ha fatto Fratelli d'Italia? La Meloni è andata davanti agli impianti (fuori, sulla spiaggia, diciamo davanti al mare) a dire che lei era contraria a quel provvedimento che si chiamava sblocca Italia; lei e il suo partito hanno fatto manifestazioni non contro il nucleare, fino alla svolta di Salvini, che ha deciso di volere una centrale nucleare a Baggio. Se Salvini si occupasse dei treni, dato che ieri si sono registrati 117 minuti di ritardo, noi non ce ne offenderemmo, ma lasciamo stare Salvini, che è argomento delicato. (Applausi). Rimaniamo sul punto politico: avete fatto manifestazioni contro il termovalorizzatore, avete fatto manifestazioni contro le trivelle, avete impedito l'aumento della produzione di petrolio, vi siete talvolta opposti anche alle rinnovabili.
Signor Ministro, non venga a raccontarci le storielle: se avete un piano industriale per il Paese, fatelo, ma se continuate a raccontare che nei mercati finanziari va tutto bene, sappiate che i mercati rionali vi daranno la sveglia presto. A Genova e a Ravenna hanno già iniziato. Il meglio deve ancora venire. (Applausi).
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signora Presidente, ringrazio il Ministro per l'intervento in Aula. Si sta dibattendo su un argomento che considero molto importante, cioè sulle regole del gioco, al di là delle visioni diverse che abbiamo rispetto alle soluzioni da portare al nostro Paese, attraverso la nostra politica.
Ho apprezzato molto l'intervento del collega Patuanelli, che rivendica il fatto di poter avere la capacità di valutare i dati per dare indicazioni. Io la penso esattamente come il Ministro: fare programmazione a cinque anni, se non addirittura a sette, è veramente un esercizio che non ha modo di esistere, perché nel momento in cui l'economia va ad una velocità supersonica, nel momento in cui l'economia sta ristabilendo i propri valori a livello internazionale, diventa veramente difficile programmare a sei mesi, figuriamoci a cinque o a sette anni; insomma, diventa estremamente difficile.
Io ho sempre pensato che chi è forte delle proprie idee non ha alcun timore a confrontarsi. Solamente il fatto di poter immaginare che non è una scelta politica quella di aver consolidato il bilancio dello Stato attraverso un'azione prudenziale che ha generato degli effetti positivi sulla valutazione esterna, come certificato dalle agenzie di rating, penso che sia poco visionario. Questo Governo ha scelto di intraprendere questa linea, perché pensava che questa tipologia di intervento sul bilancio fosse necessaria per stabilizzare la situazione dal punto di vista economico-finanziario, per poi andare al rilancio e al sostegno di iniziative, soprattutto per quanto riguarda l'industria di questo Paese, che vanno necessariamente prese. Tuttavia, senza questa azione prudenziale fatta dal Governo, non si sarebbero potuti raggiungere i risultati che sono stati ottenuti.
Poi vanno dette delle verità, perché è vero che esistono dei numeri, ci sono dati che sono inoppugnabili; poi è normale che ognuno tenti di interpretarli come meglio crede. Ci sono tuttavia dati essenziali, fondamentali: pensate solamente al fatto che in Italia il potere d'acquisto, come certificato poco tempo fa anche da persone che il senatore Renzi dovrebbe conoscere bene, come Fortis, è cresciuto negli ultimi due anni e ha raggiunto, a parità di PIL, i livelli della Francia; il rapporto con la Germania si è dimezzato. Questo non sta a significare che l'azione di Governo è sufficiente a garantire questo, ma bisogna anche avere la coscienza di seguire i dati ufficiali e di prenderne coscienza per poter poi effettivamente intervenire.
Continuiamo su questo aspetto. L'aumento della pressione fiscale è dato dall'aumento del gettito; non c'è un aumento della pressione fiscale diretta sui singoli cittadini.
Se c'è un aumento del gettito, conseguentemente, per come viene calcolato, risulta un aumento della pressione fiscale. Ma non è così e lo sappiamo tutti.
Sono convinto che i membri dell'opposizione che utilizzano politicamente questo dato sanno benissimo, vista la loro esperienza, da dove proviene e come nasce. Quindi, nel momento in cui vi è la massima disponibilità, dimostrata anche con il gruppo di lavoro messo in campo, a lavorare insieme per far sì che negli anni successivi si abbia un coinvolgimento del Parlamento, senza alcun dubbio vi sarà la disponibilità di questo Governo a trovare la forma per poterlo attuare.
Occorre però distinguere l'azione programmatoria dello Stato dalle nuove disposizioni sull'azione contabile, che sono due cose completamente diverse. Se noi le mettiamo sullo stesso piano, ci troviamo poi con una difficoltà di visione. Ripeto che sono due aspetti completamente diversi, che vanno assolutamente distinti. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, la mozione era stata presentata in un momento in cui si stava discutendo di come riformare le regole, in rapporto con l'Europa e con l'indirizzo che ci dava.
La cosa vera, signor Ministro, è che non vi è stata alcuna volontà da parte della maggioranza di trovare un accordo sulla definizione delle regole che - come già sottolineato da altri - oggi valgono per voi che siete alla maggioranza, ma dovrebbero valere anche domani, di fronte a un cambio di maggioranza.
Quindi, le regole dovrebbero - e uso il condizionale - essere condivise, ma non c'è volontà. C'è stata una serie di incontri e sono state sollevate diverse argomentazioni, ma alla fine si è deciso a maggioranza. Ciò non è impossibile, ma è un elemento di arroganza di fronte alle regole. Avete la maggioranza e pensate di definire tutto.
È vero che non c'è bisogno di fare i piani quinquennali - non piacciono neanche a me, anche quando se ne parlava molto - ma la programmazione per me è sempre stata una cosa interessante. Accetto anche la sua definizione, ossia avere anche le modalità per controllarla e seguirla.
Tuttavia, il problema è che nella vostra proposta non vi è alcuna idea di programmazione. C'è una crisi economica. Voi parlate dello spread, ma il dato è il seguente: è vero o meno che da 26 mesi c'è un calo della produzione industriale? Qual è l'idea di questo Governo su come uscire da questa crisi? È quella, ad esempio, di rallentare l'innovazione nel settore dell'automotive e, quindi, posticipare dal 2030-2035 al 2050? Tuttavia, con il freno a mano, guardando indietro, gli altri passano e vanno avanti ancora di più. Il problema, semmai, è di intervenire e accelerare, oppure di individuare altri mercati, come ad esempio il trasporto pubblico e quello leggero. Su questo non vi è nulla perché bisogna stanziare delle risorse, investire e andare in una certa direzione, giusta o sbagliata che sia. Da questo punto di vista - ripeto - non vi è nulla.
Non parliamo poi dell'energia. In quest'Aula sono stati convertiti non so quanti decreti sull'energia. Ma l'unica cosa che avete portato a casa è la decisione di comprare il gas dagli Stati Uniti d'America - dopo il viaggio del Presidente del Consiglio il risultato è questo - a un prezzo superiore rispetto ad altri Paesi, anziché sviluppare e accelerare le comunità energetiche rinnovabili, affrontando le difficoltà che ci sono.
Questo è un indirizzo che produce autonomia anche dal punto di vista della dipendenza: questo è l'altro dato. Noi avevamo due problemi. Ad esempio, eravamo dipendenti dalla Russia, ma adesso siamo dipendenti dall'Azerbaijan, e non mi pare una grande scelta. Continuiamo a pensare di sviluppare le energie fossili anziché affrontare il problema della transizione ecologica, quando è sotto gli occhi di tutti che c'è il problema di affrontare il cambiamento climatico. Programmare un'impostazione e dare un'indicazione vuol dire dare un messaggio. Lo Stato non deve diventare imprenditore, ma deve dare un'indicazione al riguardo, perché poi gli imprenditori scelgono se investire o meno. Ma un'indicazione del genere non c'è. Penso anche a settori dove eravamo tra i primi e ora abbiamo una forte difficoltà - ad esempio, il settore della microelettronica - anche per scelte sbagliate del Governo dal punto di vista delle risorse umane. Sapete bene che in questa direzione una impostazione non c'è.
Se è vero che bisogna intervenire sulla questione climatica, ricordo che è stato votato in quest'Aula un decreto sulla questione dei rischi climatici. Ma l'unica cosa che c'è è che bisogna fare le assicurazioni, ossia bisogna obbligare l'imprenditore ad assicurarsi. Forse bisognava pensare invece a una grande idea di manutenzione, di intervento di messa in sicurezza del territorio: questa è la programmazione, ma bisogna dare delle indicazioni dal punto di vista economico. Avendo una certa età, ho imparato che solo in questo modo si può intervenire, ossia con scelte di indirizzo da parte del Governo, che purtroppo non esistono.
Possiamo anche dire che vada tutto bene, ma il dato è non è vero: siamo sì di fronte al fatto che aumenta l'occupazione, ma diminuiscono le ore lavorate e il salario non aumenta. Signor Ministro, abbiamo avuto una grande occasione, quella del PNRR. Ma, se questo non produce un effetto di cambiamento e di input di sviluppo nel nostro Paese, ecco che la produzione industriale diminuisce, le ore lavorate sostanzialmente diminuiscono, il reddito dei lavoratori e delle lavoratrici diminuisce. Non è vero che non aumenta la pressione fiscale, perché anche il salario nominale fa scattare - come voi avete visto - il fiscal drag che pagano esclusivamente i lavoratori e le lavoratrici in questo Paese. Questo è il dato fondamentale e voi non state facendo nulla in proposito: state predicando una cosa, ma di fatto il Paese è diverso da quello che voi raccontate.
Noi chiediamo di confrontarci e poi ovviamente l'indirizzo va monitorato, per poter eventualmente cambiare e non essere dogmatici in questa direzione. Di tutto questo però non c'è nulla. Sostanzialmente state dicendo che decidete voi le regole, decidete voi che cosa fare perché avete la maggioranza, ci pensate voi, e l'opposizione deve guardare quello che voi fate come maggioranza. Per di più, fate questa scelta in modo centralistico, svuotando un potere del Parlamento e, quindi, il processo democratico. Mi pare ovvio che è troppo. Sembra che stiate proprio esagerando e, quindi, non ve lo permetteremo e faremo di tutto per impedirvi di andare in questa direzione. Questo è un indirizzo del tutto autoritario e tutti i vostri provvedimenti hanno una concezione fortemente autoritaria dal punto di vista della centralizzazione delle decisioni. E ciò fa sì che il Parlamento diventi un passacarte.
E questo non è possibile, è un atto antidemocratico - lo sottolineo - perché limita la democrazia e la partecipazione, che vuol dire confronto, discussione e anche scontro.
Per queste ragioni, ovviamente, ci opponiamo e quindi cerchiamo anche di fermarvi, invitandovi a provare ad ascoltare, qualche volta, non solo quello che diciamo noi, ma anche quello che dice il Paese. Potete anche far finta di non sentirci, ma io, che seguo anche un po' le audizioni, vi posso dire che tutte le associazioni datoriali, ad esempio, chiedono un'impostazione chiara in questa direzione. Voi, però, sostanzialmente rispondete con un atto autoritario come quello che avete fatto anche in questa occasione.
Per detta ragione sosteniamo la mozione a prima firma del senatore Boccia, che abbiamo anche noi contribuito a presentare e che continueremo anche in futuro a sostenere. (Applausi).
DAMIANI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAMIANI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, Governo, colleghi senatori, ancora una volta in quest'Aula assistiamo a una seduta con all'ordine del giorno due mozioni, una di maggioranza e una di opposizione, che definiscono un argomento in particolare: in questo caso si parla di nuova governance europea, di Piano strutturale di bilancio, di norme sulla contabilità, anche del nostro Paese, che stiamo riscrivendo tutti insieme. Esiste un gruppo di lavoro che sta proseguendo. C'è una cornice ben identificata, stabilita e individuata dal Regolamento europeo, che ci dice di andare in quella direzione e di produrre oggi al Parlamento questi documenti contabili. L'Italia qualche settimana fa, il 24 aprile 2025, ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Documento di finanza pubblica, che non è il Documento di economia e finanza (DEF), che ancora oggi leggo nella mozione che è stata presentata dalle forze di opposizione, ancora legate a un vecchio strumento che oggi non esiste più e che si è trasformato, appunto, in un documento nuovo di prospettiva e di monitoraggio. È questo, quindi, l'argomento del quale stiamo discutendo.
Ancora una volta, però, signor Presidente, in quest'Aula abbiamo ascoltato dei polpettoni che mettono insieme tanti argomenti di ogni genere, ma solo per screditare il Governo e per attaccare il Ministro di turno, che oggi è qui in Aula e che io ringrazio per la sua relazione specifica sull'argomento.
Anch'io, a questo punto, voglio entrare nel merito e citare i passi importanti che il nostro Paese ha fatto in questi due anni e mezzo di Governo. Quello che voglio dire, cara Presidente, è che, se il ministro Giorgetti - com'è stato detto oggi - è sbarcato da Marte, forse il senatore Renzi da tempo vive sulla luna, perché questa è la prospettiva in quest'Aula. (Applausi). Si approfitta sempre del momento per poter parlare e screditare - come dicevo - il nostro Paese. Quello di screditare il Paese è un gioco che da troppo tempo le opposizioni stanno facendo, quando invece - come in questo caso - c'è la possibilità, attraverso le Commissioni bilancio di Camera e Senato, di lavorare e scrivere un documento tutti insieme. Ancora una volta, purtroppo, c'è invece un gioco a screditare o a far male al nostro Paese.
Tornando al discorso economico, oggi c'è certamente una situazione internazionale abbastanza particolare, che condiziona anche le scelte del nostro Paese. Anche noi oggi avremmo fatto altre scelte, avremmo raggiunto altri risultati, ma c'è un dato sicuro, inequivocabile e inconfutabile: in questi anni di Governo i risultati che abbiamo raggiunto sono davvero migliori rispetto a quelli che sono stati raggiunti dal Governo Renzi negli anni passati. (Applausi). Su questo non ci piove sicuramente.
Ritornando ai dati, li voglio citare, perché sono dell'Istat e, quindi, è l'Istat a darceli, e non il centro studi di Forza Italia o del Governo. L'Istat ci dice alcune cose chiare e inequivocabili, relative al gettito fiscale e alla crescita delle entrate tributarie e contributive, che sono aumentate negli ultimi anni. Siamo sempre tacciati di non voler fare la lotta all'evasione fiscale, ma i risultati sono scritti appunto nei dati dell'Istat. L'occupazione è aumentata negli ultimi mesi e oggi ci sono quasi 24 milioni e mezzo di occupati, dei quali quasi 17 milioni sono con contratto a tempo indeterminato. È diminuita la disoccupazione, il cui tasso è il più basso degli ultimi quindici anni. La spesa sanitaria è aumentata - lo sappiamo tutti - e c'è stato un investimento sulla sanità da parte del Governo. Per quanto riguarda l'inflazione, nel nostro Paese abbiamo vissuto sicuramente dei momenti difficili negli ultimi anni, ma oggi la nostra inflazione è la più bassa, soprattutto a livello europeo. Per quanto riguarda lo spread - altro argomento sempre utilizzato dalle opposizioni negli anni passati - oggi nel nostro Paese abbiamo lo spread più basso. La Borsa di Milano fa +80 per cento negli ultimi due anni e mezzo, che significa che c'è vitalità nell'ambito del nostro sistema economico.
E arriviamo alla ricchezza delle famiglie, un tasto sicuramente dolente: è sicuro che negli ultimi sette o otto anni si è perso un potere d'acquisto non indifferente, ma possiamo dire che negli ultimi mesi stiamo recuperando il potere di acquisto perso e, quindi, ci stiamo mettendo su una strada sicuramente positiva per il futuro e la crescita dei redditi e del potere d'acquisto delle nostre famiglie.
Il Governo sta facendo il massimo, però, come al solito, si lavora a screditare il nostro Paese. Ho ascoltato, dalle parole del collega intervenuto prima di me, che stiamo lavorando in maniera autoritaria per imporre al Parlamento una legge di contabilità, con le nuove regole che stiamo scrivendo, così come la vuole soltanto la maggioranza. Questo non è vero. Abbiamo approvato qualche tempo fa il Documento di finanza pubblica - come sappiamo tutti - all'interno del quadro della nuova governance europea. In particolare la riforma introduce dei nuovi strumenti, tra cui anche il Piano strutturale di bilancio. In passato il DEF era uno strumento che serviva anche a scrivere la manovra finanziaria, che poi veniva approvata a dicembre dell'anno in corso; invece in questo caso noi individueremo prossimamente altri elementi, per poi scrivere nei prossimi mesi, fino a dicembre, la manovra finanziaria.
In questa prima fase di applicazione delle nuove regole abbiamo approvato questi documenti e ci siamo adeguati a quello che l'Europa ci chiede. Siamo arrivati a questo punto proprio perché abbiamo seguito tutto un percorso, che ha visto la condivisione del Parlamento. Abbiamo approvato negli ultimi mesi tutta una serie di atti parlamentari e di risoluzioni, attraverso anche le Commissioni, e siamo arrivati all'approvazione della relazione annuale, che è un documento con ulteriori allegati che fanno riferimento a tutta una serie di dati. È stato previsto inoltre quali devono essere i disegni di legge allegati alla manovra di bilancio.
Molto lavoro è stato fatto e sicuramente questo gruppo arriverà a breve alla definizione di un documento che ci auguriamo sarà ampiamente condiviso. Se ormai la strada è tracciata, se l'Europa ci indica il quadro all'interno del quale dobbiamo riscrivere alcuni atti di bilancio e alcuni documenti economici e finanziari, non capisco come mai l'opposizione oggi non voglia partecipare a questo dibattito insieme alla maggioranza e scrivere insieme le nuove regole di bilancio, così come si racconta sia avvenuto negli anni passati, nei lontani 1978 e 1980, come qualcuno ha fatto riferimento.
Da parte della maggioranza c'è la massima disponibilità a scriverle insieme e mi auguro che anche da parte dell'opposizione ci sia un atteggiamento di responsabilità nei confronti del Paese, invece di screditare la nostra Italia e il lavoro che questo Governo sta facendo. (Applausi).
PIRRO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIRRO (M5S). Signor Presidente, a sentire parlare il collega Damiani sembra che viviamo in un mondo felice, di concordia e di armonia. Egli dimentica che ogni volta, sia nel gruppo di lavoro sia in Commissione bilancio sia in quest'Aula, in tutte le sedi possibili e immaginabili, ogni volta che l'opposizione prova ad avanzare delle proposte, queste vengono sistematicamente respinte, bocciate, disattese, inascoltate, accantonate, cestinate. E potrei andare avanti all'infinito con una serie di sinonimi che descrivono nel migliore dei modi possibili quanto siano totalmente sordi, chiusi ed ottusi sulle loro posizioni questa maggioranza e questo Governo.
Non sono queste, però, parole vuote che può dire un qualsiasi parlamentare di opposizione per giustificare le proprie posizioni. Basterebbe un minimo di onestà intellettuale e di accesso ai dati per capire che - ahimè - purtroppo ho perfettamente ragione. Andate a contare quanti emendamenti sono stati approvati nelle Aule parlamentari da ottobre 2022 ad oggi. Se facciamo il confronto con il numero di emendamenti sugli atti che venivano approvati nella scorsa legislatura, questo confronto è avvilente, svilente, deprimente per tutti noi e non solo per noi di opposizione.
È normale che le nostre proposte siano tenute in poco conto e siano prevalentemente respinte, ma anche quelle dei parlamentari di maggioranza sono costantemente cestinate in ogni provvedimento. I pareri negativi fioccano a valanghe. Anche le rare volte che le Commissioni di merito approvano qualche emendamento, poi arriva la mannaia di via Venti Settembre a bocciare tutto, anche quello che non ha costo e che potrebbe essere misura di buonsenso.
Cari colleghi, fatevi dunque un esame di coscienza: smettetela di raccontarvi una realtà che non corrisponde ai fatti. Cercate di aprire veramente un minimo di spiraglio e di dialogo almeno su questo tema, perché oggi al Governo ci siete voi, ma domani chi lo sa. Se siete veramente convinti che ci state portando verso un altro ventennio nefasto e nero, io mi auguro che presto suoni la sveglia a smentirmi, come già sta suonando in diverse parti d'Italia in diverse elezioni.
Vengo al resto delle comunicazioni rese oggi dal Ministro dell'economia e delle finanze. Non so da dove iniziare, ma parto dalla politica energetica. Il Ministro ha parlato di una fonte di energia che avrebbe risolto tutti i problemi. Il nucleare non risolve tutti i problemi. Abbiamo approvato due volte in questo Paese un referendum contro l'uso di energia nucleare, per una serie di motivi che non sto a ripetere. Ma i referendum non vi piacciono quando vi fa comodo e, invece, sono sacri e intangibili quando pare a voi.
Parliamo, per esempio, di quello sul Titolo V. Non è bastata una pandemia a farvi capire che la riforma della sanità e la regionalizzazione sono una sciagura per questo Paese. Però quel referendum vi fa comodo e lo difendete sempre. Invece due referendum sul nucleare si possono cestinare. (Applausi).
Signor Ministro, lei ha parlato degli oneri di sistema. Ma ci siete voi al Governo da due anni e mezzo: che cosa ha fatto per cambiarli, visto che secondo lei non vanno bene? Niente! Ma allora perché non agisce? Perché non batte un colpo? Così come sulle politiche industriali, l'unica che vi piace è quella per la difesa, perché dovete spalleggiare il ministro lobbista con l'elmetto Crosetto.
Noi su questo non vi seguiamo. Signor Ministro, è stato infatti lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio a dire che le spese in difesa sono recessive. Voi, però, questo concetto non lo volete capire e, invece di fare politiche positive, di spinta, che aumentino il PIL, quello che voi avete inchiodato col freno a mano, volete perseguire il binario morto delle spese recessive per la difesa.
E lo perseguite intensamente. Anche in quel caso, l'unico colpo che avete battuto in Europa è stato per scorporare dal Patto di stabilità le spese per la difesa, quelle che ci fanno arretrare ancora di più, quelle che provocano morte e distruzione nel pianeta, invece che perseguire l'unica via che sarebbe stata positiva per il nostro Paese, che era quella di scorporare gli investimenti in sanità e in prevenzione sanitaria, che hanno un moltiplicatore positivo.
Ma che glielo dico a fare? A lei evidentemente piacciono tanto i ventisei mesi consecutivi di calo della produzione industriale, perché su quello non batte un colpo. Le piace che aumenti il rapporto deficit-PIL, perché abbiamo inchiodato il PIL e l'unica cosa che ci tiene a galla è il PNRR, portato in Europa e nel nostro Paese dal presidente Conte. E le piacciono, evidentemente, le ore di cassa integrazione, che aumentano a profusione nel nostro Paese.
Voi parlate dei dati della disoccupazione che cala, ma essa cala a fronte di dipendenti che stanno in cassa integrazione e non vengono conteggiati, perché, per le regole che disciplinano il conteggio degli occupati, conta come occupato anche chi sta in cassa integrazione da tre mesi. La disoccupazione cala anche perché aumentano gli inoccupati, quelli che sono talmente disperati e che non vedono alcuna prospettiva da non cercare neanche più un'occupazione nel nostro Paese. Per non parlare del fatto che, nel frattempo, abbiamo pure fatto scappare un po' di giovani. Quindi, è normale che non cerchino più lavoro da noi, perché l'hanno trovato (e ben retribuito) altrove. Che dire, quindi? Un fallimento su tutta la linea.
Dovremmo cercare un canale di dialogo per stabilire le regole di gioco del futuro. Il Ministro parla di flessibilità e monitoraggio della spesa, su cui potremmo potenzialmente essere d'accordo, come ha detto il mio capogruppo, senatore Patuanelli. Ma gli sfugge che nel nostro Paese è anche importante un po' di controllo e di attenzione. Parlo, per esempio, della facilità con cui veniamo infiltrati dalle mafie, noi che dovremmo avere gli anticorpi; invece cerchiamo di abbattere tutte le barriere e tutti i sistemi di difesa. Diamo un colpo, da una parte, alla Corte dei conti, che praticamente stiamo rendendo un orpello inutile, giusto una bandierina da tenere lì, svuotata delle sue funzioni. Dall'altra parte, non facciamo niente, anzi cerchiamo di ridurre i controlli su quella che dovrebbe essere la più grande e faraonica opera - non so neanche come definirla: l'ottava meraviglia, mi suggerisce il collega - il Ponte sullo Stretto, su cui state mettendo tutte le risorse, tutti gli investimenti, e chiudiamo un occhio sulle infiltrazioni mafiose, altrimenti come facciamo a far lavorare gli amici degli amici degli amici?
L'ultima perla, su questo, è del ministro Piantedosi, che l'altro giorno ha detto che dobbiamo cambiare e che il commissariamento dei Comuni infiltrati per mafia non va bene, che dovremmo fare qualcos'altro, qualcosa di più blando. Vuoi mai che magari riusciamo a cacciare qualcuno dei mafiosi con cui tempo fa avete costruito uno dei partiti di maggioranza? (Applausi). Sia mai che li sbattiamo fuori dalla porta definitivamente? No, ma dai, teniamoceli, che ci possono fare comodo. Invece vogliamo cacciare i giudici e i magistrati antimafia dalla Commissione antimafia. (Applausi). Mi sembra ovvio e opportuno. (Commenti).
Davvero non si capisce dove volete andare. L'unica cosa su cui siamo perfettamente e totalmente d'accordo con il Ministro dell'economia e delle finanze è che la vera sfida del Paese è l'inverno demografico. È per questo che voi, invece di aumentare gli asili nido, avete ridotto quelli che erano previsti dal PNRR. È per questo che gli stipendi dei nostri giovani sono al palo e non volete fare assolutamente niente per migliorare le retribuzioni di coloro che i figli li vorrebbero fare, ma che non hanno abbastanza soldi per mantenerli in maniera dignitosa e non vogliono portarli a mangiare alla mensa della Caritas. Non fate niente per tenere i nostri cervelli, i nostri giovani migliori e più formati nel nostro Paese. Ecco, Ministro, le do una notizia: quella sfida l'avete già persa. (Applausi).
BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, c'è una fiorente letteratura di fantascienza dedicata agli universi paralleli. Io oggi ho il sospetto di essere capitato in uno scenario di questo tipo. Evidentemente siamo in un universo parallelo e, prima o poi, succederà qualcosa, un buco nero o un cataclisma stellare, che mi riporterà al mio vecchio universo rassicurante. Ma, finché sono qua, evidentemente devo adattarmi a un mondo che - come dice il nostro neo vice segretario - è all'incontrario.
Questo mondo all'incontrario è quello in cui entro nell'Aula e c'è il collega Manca, sovranista, che nel suo intervento dice che il Parlamento ha poco potere, che bisogna riportare il potere al Parlamento, che i documenti di finanza che chiede l'Unione europea sono un'umiliazione del nostro Parlamento e che quindi bisognava discutere molto di più. Non so. Ma io ricordavo che tutte le cessioni di sovranità sono sempre state fatte col plauso del Partito Democratico. (Applausi).
Quando sono arrivato la scorsa legislatura in Commissione bilancio presso la Camera dei deputati, il primo atto che è stato discusso è stato - guarda caso - proprio un DEF. La prima domanda posta da un collega onorevole della Commissione bilancio era se si potessero presentare gli emendamenti al DEF. Io, da incauto neo Presidente della Commissione bilancio, rispondevo che secondo me non era possibile. Chiesi al consigliere parlamentare, che saluto, l'esimio dottor Somma, se si potevano presentare gli emendamenti. La riposta data fu che non si poteva fare niente. Si veniva da un Governo di sinistra, c'erano Renzi e Gentiloni.
Non capisco cosa mai ci sarebbe da discutere già dopo quello. Se stiamo parlando di un documento, che già nella precedente versione era inemendabile, dov'è il coinvolgimento del Parlamento? È una ritualità stanca che chiede l'Unione europea e che, come tale, forse è il caso di svolgerla nel più breve tempo possibile. In ogni caso il Parlamento non potrà spostare, emendare o soppesare; non c'è alcun soppesamento, alcun emendamento. Il DEF era così ed era per più anni. Ripeto che ci sono numerosi interventi, anche rispetto a quello di oggi; basta andare a vedere che cosa dicevano i DEF di tre, quattro o cinque anni fa, per capire che si trattava di numeri tirati lì, sperando nel destino. Ma il destino poi dispone diversamente: il destino dispone guerre, il destino dispone pandemie, il destino dispone prezzi del petrolio che raddoppiano o dimezzano, il destino dispone sanzioni economiche e così via. Quindi, penso che quanto più il documento è agile, tanto più è rispettoso del Parlamento, perché almeno parliamo di cose concrete e non di scenari futuribili che purtroppo non ci sono.
Quanto ad avere più sovranità per il Parlamento, io sono il primo a volerla. Venga, collega Manca, in 4a Commissione, dove si sta svolgendo un'interessante discussione sul supposto primato del diritto europeo rispetto al diritto nazionale. E venga a portare avanti la causa della primazia del diritto nazionale rispetto al diritto europeo. (Applausi). I suoi colleghi stanno facendo il contrario. Insomma, decidiamoci, così poi vedete che recuperiamo tutta la sovranità che vuole.
Ho sentito cose che oggettivamente mi hanno colpito. Quando parla il collega Renzi sono sempre indeciso se ignorare quello che dice, oppure rispondere, perché è davvero fantascientifico, sempre rimanendo nel tema di questa giornata. Sentire il collega Renzi che parla di banche e rimprovera il Governo per quello che sta facendo con le banche mi porta a chiedere se egli, magari in questo universo parallelo, era un illuminato Presidente del Consiglio che gestiva perfettamente le crisi bancarie. Ma ricordo che è stato mandato via anche per la questione della Banca Etruria. Io ricordo che è stato quello che ha regalato le banche venete a Banca Intesa dandogli anche una "fraccata" di miliardi. (Applausi). Era il suo ministro Padoan, o era un altro?
Io ricordo che il Partito Democratico è quello che ha incenerito il Monte dei Paschi di Siena con 50 miliardi di costo. (Applausi). Lo so che non è più del Partito Democratico, ma quando era Presidente del Consiglio lo era, e poi lui è pure toscano. Ha incenerito il Monte dei Paschi di Siena con un costo per lo Stato di 50 miliardi. (Commenti in Aula. Brusìo).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Abbiamo tenuto fino adesso un atteggiamento di rispetto nei confronti di chiunque abbia parlato. Non degeneriamo adesso. Senatore Sensi, la prego.
BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Quello sul Monte dei Paschi di Siena è stato il primo atto di questo Governo, perché sottoscrivere l'aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena nei primi giorni e salvare quella banca, che adesso è una banca ottima, solida ed è un fiore all'occhiello, è stato uno degli esempi di cosa significa fare politica. Voi distruggete, noi costruiamo! (Applausi). In questo universo parallelo, però, evidentemente le cose vanno al contrario.
Ho sempre sentito una roba un po' curiosa, cioè che l'aumento della pressione fiscale significa - credo che sia stata la collega Tajani - aumento dell'evasione. Io veramente non capisco: se le aliquote sono quelle e sono ferme (anzi nel caso sono scese, perché c'è stata la diminuzione delle aliquote centrali), se aumenta la pressione fiscale può essere solo per la diminuzione dell'evasione. A parità di aliquote, se aumentano le tasse, significa che si sta recuperando evasione e non che l'evasione aumenta. Altrimenti, l'altro motivo per cui può essere che si incassano più tasse a parità di aliquote è l'aumento dell'occupazione. Quando si sente parlare dell'aumento della pressione fiscale, certo che suona male, ma dall'altra parte bisognerebbe domandarsi se sono aumentate le aliquote, se sono aumentate le tasse; se la risposta è no - ed è no - evidentemente sono successe cose positive per l'economia. Ciò significa che dovrebbe essere una spinta per il futuro per abbassare le tasse, le aliquote, perché significa che evidentemente si crea del margine, ma di certo non significa che è aumentata l'evasione.
Veniamo a quello che si potrebbe fare, invece, con una legge di bilancio. La legge di bilancio potrebbe essere migliorata, certo che potrebbe essere migliorata; a volte si parla di togliere dalla discussione di fine anno quella che sarebbe la legge-territori, che qualcuno deridente definisce legge mancia, mentre sarebbe una cosa giusta per riportare le legittime richieste dei singoli parlamentari per andare incontro alle esigenze dei loro territori. Perché non la si stacca dalla discussione annuale? Ciò probabilmente ridarebbe dignità alla discussione di fine anno della legge di bilancio, consentendo di parlare di temi in un certo senso più seri. Mi spiace che stiamo parlando di un collega che non è più con noi, ma ricordo discussioni sulla Badia di Pattano (si davano soldi alla casa di un privato, con lunghe discussioni all'interno della legge di bilancio, come non dovrebbe essere). Invece separiamo tale discussione. Ogni volta si dice che la legge mancia è una vergogna per poi farla direttamente in legge di bilancio, perché allora vuol dire che va bene.
Vorrei anche ricordare una cosa alla collega Pirro, che ha parlato di mafia a proposito del Ponte sullo Stretto. Bisogna anche stare attenti quando si dicono le cose. (Applausi). Per carità, questo è il luogo della libertà di parola; forse in quel momento mi sembrava che la Presidente era stata distratta da un collega che la chiamava, ma non si può dire che qui si sta facendo l'occhiolino alla mafia. Ma stiamo scherzando? (Applausi). Anzi, se veramente, come da spirito del Movimento 5 Stelle, bisogna dare ragione alla magistratura, quello che dicono i tribunali è sacro, cose di questo tipo, cominciamo a mandare a casa la signora Todde, perché oggi il tribunale ha certificato che ha fatto irregolarità, quindi la decadenza diventa ufficiale. Ecco che andiamo a risparmiare un po' sul bilancio, anche se l'ingegner Todde, non iscritta all'albo, si toglie dal suo posto.
Arrivare a gestire una Regione senza sapere che bisogna nominare il mandatario elettorale non so fino a che punto può essere considerato un reato o un'irregolarità, ma di sicuro è sintomo di incompetenza totale. (Applausi). Già solo questo dovrebbe bastare.
Per questi motivi, preannuncio che il Gruppo Lega voterà a favore della mozione di maggioranza. Continui così, signor Ministro, perché stiamo andando nella direzione giusta. (Applausi).
BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, l'abbiamo aspettata per qualche mese, come purtroppo ci succede con molti altri suoi colleghi.
Lei oggi, in questo confronto, aveva un'occasione, cioè aveva un'opportunità, ripartendo dalla legge di contabilità, sempre approvata a larghissima maggioranza (e lei lo sa perché ha una lunga esperienza parlamentare). Tuttavia, anziché parlarci della legge di contabilità, nel cui merito entrerò tra poco, a un certo punto ha accettato di mescolare le carte e provare a parlarci di politica economica e industriale. Sappia, Ministro, che quando vorrà parlare di politica industriale ed economica la accoglieremo a braccia aperte e troverà le opposizioni a sua totale disposizione.
Le dico questo perché dovrei riprendere tutti gli interventi fatti molto opportunamente dalle colleghe e dai colleghi in discussione generale e ricordarle il segno negativo della produzione industriale (a cui evito di aggiungere altro, perché altrimenti il mio intervento si ridurrebbe solo a parlare dei fallimenti del Governo) e i tre temi, che spero di poter riprendere dopo aver discusso del merito della mozione, che sono i tre disastri che il collega Borghi ha fatto finta di non ricordare. Mi riferisco al concordato preventivo, alla pressione fiscale alle stelle e al disastro che avete fatto sul cuneo fiscale.
Ministro Giorgetti, lei ci ha detto che voleva togliersi dei sassolini, che mi auguro non riguardino l'utilizzo improprio del tema dello spread. Colleghe e colleghi, ribadiamo per l'ennesima volta che lo spread è piatto per la stabilità generale dell'euro. L'Italia, come il ministro Giorgetti sa, emette titoli di Stato a condizioni peggiori di tutti, tranne che dell'Ungheria e della Repubblica Ceca. Se questo è un merito, io eviterei di sentirvi dire che ve lo prendete, ministro Giorgetti. Perché oggi è un'opportunità emettere titoli di Stato con 100, 110, 115 o 90 punti base di spread, ma gli altri emettono meglio di noi (penso a Grecia, Francia, Spagna e Portogallo). Evitiamo quindi la propaganda sullo spread di oggi e su quello ai tempi del Governo Berlusconi, perché sono storie diverse che non possono essere comparate.
Presidente Calandrini, in questa interlocuzione lei converrà con noi…
PRESIDENTE. Senatore Boccia, la prego però di rivolgersi alla Presidenza.
BOCCIA (PD-IDP). Sì, signor Presidente.
Stavo dicendo che è emersa una posizione del Governo, approvata purtroppo a colpi di maggioranza nelle Commissioni (e vi avevamo chiesto di non farlo), che ha trasformato il vecchio DEF nel DFP di oggi, che è diventato, ministro Giorgetti, un mero documento di controllo sull'andamento dei conti. Non era questo l'obiettivo e non poteva esserlo. Come lei sa, Ministro, non abbiamo più la possibilità di leggere le traiettorie di spesa che sono alla base delle politiche di bilancio. Questo, presidente Calandrini, è quanto vi avevamo chiesto: più volte in Commissione bilancio il senatore Manca vi ha chiesto semplicemente di rendere intellegibili le traiettorie.
Perché se siamo davvero, ministro Giorgetti, di fronte ad una governance europea che si fonda su una programmazione di medio termine a sette anni, che voi avete scelto, allora lei deve dare al Parlamento la possibilità di capire che cosa accade in quel periodo. Non può riderci su, ministro Giorgetti; non può venirci a dire che da un lato fa l'accordo a sette anni e dall'altro non sa cosa accadrà di qui a tre anni, perché non funziona mica così. (Applausi). Lo dico perché il tema non è tanto legato alla posizione che possono avere le opposizioni in maniera comune, signor Ministro. Lo dico perché il documento trasmesso dalla Ragioneria generale dello Stato agli Uffici di Presidenza - Presidente, avevamo chiesto sia al presidente Calandrini che al Presidente della Commissione bilancio della Camera di fare la proposta al Parlamento, non di farci la proposta che a loro volta ricevevano dalla Ragioneria generale dello Stato, perché siamo il Parlamento della Repubblica (Applausi), non un luogo che recepisce i documenti predisposti - doveva recare indicazioni puntuali sulla riforma, ministro Giorgetti. Risulta carente di contenuti sostanziali, rende difficili formulare osservazioni pertinenti e soprattutto, il documento non affronta le principali criticità che la disciplina contabile ha manifestato negli ultimi anni. Ne cito alcune, Presidente… (Brusìo).
PRESIDENTE. Senatore Nicita, sono in grado e stavo per farlo. Chiedo ai colleghi della maggioranza di abbassare il livello di brusìo. Se volete parlare, vi prego di farlo fuori dall'Aula. Grazie, senatore Nicita.
BOCCIA (PD-IDP). La legge di contabilità e la legge di bilancio non scaldano i cuori se non quando devono dividersi le risorse per la legge mancia, perché lì c'è molta attenzione da parte dei colleghi di maggioranza.
Mi soffermo su tre temi, ministro Giorgetti. Voi avete proposto un differimento a ottobre. Colleghe e colleghi, siccome ci ritroveremo a discutere della legge di bilancio tra qualche mese, qualcuno di voi può spiegarci perché il differimento al 2 ottobre debba consentire al Parlamento di fare prima? Cioè prendete più tempo per mandarci il documento in Parlamento; il 15 ottobre abbiamo la scadenza, come sapete, per l'Europa sulla nuova governance europea e il Parlamento, di fatto, avrà due settimane per esaminare un documento che di fatto, per vostra stessa ammissione, ha meno informazioni del documento precedente. Come lei ricorderà - lo ricordo al presidente Borghi, perché è stato per fortuna il suo successore -, il presidente Melilli, presidente della Commissione bilancio di Montecitorio nell'ultima legislatura, aveva proposto una norma che prevedeva, in caso di mancata presentazione del disegno di legge di bilancio, un obbligo per il Governo di riferire, a partire dal Presidente del Consiglio. Ovviamente non c'è traccia della vostra proposta. Ma quello che ci preoccupa di più, Presidente, è la traiettoria: è il tema centrale della nostra contestazione e il motivo per cui voteremo contro alla mozione di maggioranza, perché non affronta questo nodo.
Un tema è quello della trasparenza di bilancio, ministro Giorgetti, che lei conosce bene, avendo fatto il presidente della Commissione bilancio per lungo tempo, che dovrebbe essere affrontato a cominciare dal rapporto tra la traiettoria di spesa della pubblica amministrazione e la traiettoria di spesa del bilancio dello Stato. Questo aspetto per ora non è stato affrontato dal Governo, come lei sa. Mi aspettavo una risposta qui, ma non è arrivata. È evidente che si coinvolge indirettamente il contributo stesso che ogni ente territoriale è chiamato a dare ai fini del rispetto della traiettoria di spesa. Vorrei capire dove sono finiti i colleghi, soprattutto della Lega, figli del regionalismo - lo dico guardando il sottosegretario Freni - che non rivendicano questo passaggio, perché sarà impossibile, con quell'impianto che in questo momento avete presentato e rappresentato, calcolare l'impatto delle risorse non solo sui principali cespiti di spesa, ma soprattutto sugli enti territoriali.
Infine, signor Presidente, il Parlamento non è al corrente ed è il tema più importante, per quanto ci riguarda. È un tema di trasparenza, non potete chiedere flessibilità senza dirci dove stiamo andando, non potete chiederci flessibilità tra un Ministero e l'altro, perché poi decide il Presidente del Consiglio o il Ministro dell'economia: decide il Parlamento, signora Presidente. (Applausi). Se la legge di bilancio viene approvata e vengono appostate risorse che riguardano la vita del Paese, la scuola, la sanità, l'assistenza, il trasporto, la carne viva del Paese, non può decidere nel chiuso di una stanza un Ministro senza dar conto al Parlamento. Su questo, signor Ministro, noi non ci stiamo, non ce la vendete come flessibilità o modernità, si chiama trasparenza, che coincide con la vostra insofferenza verso tutti i luoghi di controllo. Ha coinciso con l'insofferenza verso la Corte dei conti, ha coinciso con l'insofferenza verso le autorità indipendenti (Applausi).
PRESIDENTE. La invito a concludere.
BOCCIA (PD-IDP). Mi avvio a concludere, signora Presidente. Ha coinciso con una concezione delle regole del gioco che non sono della nostra democrazia. Quello che è andato in scena ieri, anche qui, nella Giunta per il Regolamento, è l'umiliazione del Senato, perché si è consentito di decidere con un voto cinque a quattro, ma cosa pensate di aver vinto?
Sto davvero concludendo, signora Presidente, ma questo è un passaggio molto delicato per noi, perché riguarda la nostra convivenza comune. Quando ci ritroviamo a discutere della legge di contabilità senza averla approvata, perché c'è stata una risoluzione che ha superato una legge in vigore, e lo facciamo perché è passata a maggioranza, così come quando ci ritroviamo a discutere delle regole di funzionamento delle Commissioni, come accadrà ora nella Commissione affari costituzionali su una riforma solenne come la riforma costituzionale sulla giustizia, perché la maggioranza fa parlare i numeri e non la politica e con i muscoli dei numeri piega l'opposizione, ci dite dov'è la democrazia? (Applausi).
Ministro Giorgetti, si fermi, noi ci siamo e quando vorrà discutere dei contenuti della legge di contabilità, noi ci saremo, non sia il primo Ministro dell'economia a far approvare una legge di contabilità a maggioranza, perché non è mai accaduto, non iscriva il suo nome in questo… (Il microfono si disattiva automaticamente).
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a consegnare la restante parte dell'intervento affinché venga allegata al Resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.
CALANDRINI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CALANDRINI (FdI). Signor Presidente, purtroppo per me avrò pochi minuti, perché avendo questo doppio ruolo di Presidente di Commissione e di presidente del gruppo di lavoro, avrei tante cose da dire, anche perché ho preso molti appunti, ma probabilmente non riuscirò a dare tutte le risposte che vorrei dare. Consentitemi, però, di esprimere un certo rammarico per quello di cui stiamo discutendo oggi, disquisendo su un dibattito nel quale addirittura si lamenta poca condivisione e poca chiarezza.
Sono d'accordo con il senatore Borghi quando dice che forse ci troviamo in un universo parallelo. Dico questo perché mi sorprende anche dover constatare, senatore Boccia, che si chiede al Governo, con la mozione che avete oggi depositato, di parlare di un DEF che, come sapete, non esiste più e che è stato superato dalla normativa europea che, come è pure noto, è vincolante. Tutti concordiamo sul fatto - sono d'accordo con il senatore Misiani - che stiamo riscrivendo le regole del gioco, ma dobbiamo anche dirci che non vogliamo e non possiamo bloccare un'intera Nazione e dobbiamo lavorare su una normativa transitoria. Questo è indubitabile. Per questo la riforma della governance economica europea in questo senso ha introdotto degli strumenti nuovi, primo fra tutti il Piano strutturale di bilancio. Consentitemi una digressione su questo Piano che l'Italia, voglio ricordarlo, ha approvato con largo anticipo rispetto alle scadenze previste dalla legge. Voglio dire anche che questo non è accaduto né in Europa, né nel mondo.
L'ho già detto nella dichiarazione di voto che ho fatto sulla legge di bilancio, dove ho ricordato che la Germania, che è stata la locomotiva d'Europa, ha approvato con larghissimo ritardo il Piano strutturale di bilancio. Per non parlare della grandeur della Francia, che ha dovuto addirittura autorizzare l'entrata in vigore dell'esercizio provvisorio per pagare la sanità e gli stipendi ai dipendenti pubblici francesi. (Applausi). Uscendo dall'Europa e parlando dei Paesi del G7, il Canada continua ad operare attraverso un bilancio che è quello dell'anno precedente. Questo sta accadendo, cari colleghi, in Europa e nel resto del mondo, quindi capiamo ciò di cui stiamo parlando. (Applausi).
Non è un caso che questo in Italia non sia accaduto, perché in Italia abbiamo fatto le procedure in modo corretto, con disciplina, e abbiamo rispettato tutte le scadenze previste dalla legge. Questo non lo diciamo noi, non lo dice il Governo Meloni, ma ci viene confermato dagli indici economici e finanziari. Senatore Boccia, le ho sentito dire una cosa che spero fosse una battuta. Lei ha detto di lasciar perdere di parlare di spread. Ma di cosa sta parlando? Dobbiamo lasciar perdere di parlare di spread? L'Ufficio parlamentare di bilancio, che è un organo indipendente rispetto al Parlamento (lei lo sa meglio di me), ci dice che in due anni abbiamo risparmiato 11 miliardi di euro grazie al fatto che questo Governo tiene lo spread al di sotto del valore che aveva quando siamo arrivati, che era del 240 per cento. (Applausi).
Con lo spread voglio ricordare un aspetto che riguarda i vostri Governi. Non vedo il senatore Renzi, ma una cosa voglio dirla. Non voglio parlare degli assenti, però il senatore Renzi viene qui, apre il sipario, lo chiude e poi se ne va. (Applausi). Senatore Renzi, i Governi che lei ha sostenuto, il Governo Letta…
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
CALANDRINI (FdI). …il suo Governo Renzi e il Governo Gentiloni, poi ha avuto una pausa con il Conte I, mentre con il Conte II ha ripreso a sostenere i Governi fino ad arrivare al Governo Draghi. Beh, questi dieci anni di Governi PD, in cui avete cambiato sei Governi, ci sono costati, in termini di maggiore spread, 265 miliardi. Avete bruciato dieci leggi di bilancio grazie allo spread aumentato. (Applausi). E non è un caso che oggi abbiamo in Italia il quinto Governo più longevo della storia repubblicana. È anche grazie a questo se oggi lo spread è a 100 punti base, perché abbiamo un Governo stabile che arriverà a fine legislatura e che sarà il primo Governo più longevo della storia repubblicana. (Applausi).
Fatemi rientrare su quello che è invece il tema all'ordine del giorno, cioè la mozione presentata dai Gruppi dell'opposizione, perché anche su questo voglio dire qualcosa. Nella mozione dell'opposizione si chiede di reintrodurre il DEF. Banalmente sapete che questo non è possibile, perché il DEF, così come l'abbiamo conosciuto, non esiste più; i colleghi di opposizione questo lo sanno benissimo. Sanno che la legge n. 196 prevede che il Governo presenti, entro il 10 aprile, il Documento di economia e finanza, però sanno anche che la sezione prima e terza del DEF sono state superate a seguito dell'approvazione della riforma della governance europea. Quindi sappiamo che la prima e la terza sezione non è più possibile averle, perché è stato abrogato un regolamento del 1997 ed è stato emanato un successivo nuovo regolamento dell'Unione europea del 2024. E voi sapete che, secondo la gerarchia delle fonti, i regolamenti dell'Unione europea sono immediatamente applicabili nell'ordinamento degli Stati membri, come tra l'altro hanno ribadito la Corte di giustizia dell'Unione europea e la nostra Corte costituzionale, affermando che la normativa interna incompatibile deve essere disapplicata. Questo è il motivo per cui non abbiamo più ragionato presentando il DEF in queste Camere.
Il Documento di finanza pubblica che abbiamo approvato qualche settimana fa è invece in linea con la nuova governance economica europea.
Ed è un documento anche di rendicontazione, che analizza cosa è successo l'anno precedente rispetto agli impegni assunti, ma anche, evidentemente, elementi di natura prospettica. Su questo le informazioni ci sono in questo Documento di finanza pubblica.
È chiaro che la programmazione relativa alla manovra di bilancio sarà fatta dopo le ferie estive. Sarà fatta a settembre, a ottobre, quando andremo ad approvare, in sostituzione della NADEF, quel nuovo documento che ci proietterà verso la legge di bilancio successiva.
La Commissione bilancio ha fatto un lavoro importante e non lo dico in qualità di Presidente. Signor Presidente, mi rivolgo, per suo tramite, al senatore Boccia, per dirgli che nel dicembre 2023 abbiamo approvato una risoluzione in cui abbiamo tradotto il tutto nella nuova riforma del Patto di stabilità. A settembre 2024, le Commissioni bilancio di Camera e Senato hanno approvato il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma della governance.
Il gruppo di lavoro, che ha visto la presenza di tutti i Gruppi parlamentari di Camera e Senato, che è stato supportato dagli uffici parlamentari, che ringrazio, dal Ministero dell'economia e delle finanze e dagli esperti di fiducia di tutti i Gruppi parlamentari, ha iniziato questa attività il 29 gennaio. In questo lasso di tempo abbiamo fatto cinque incontri conoscitivi, abbiamo svolto audizioni con il MEF, la Banca d'Italia, l'Istat, la Corte dei conti, l'Ufficio parlamentare di bilancio.
Abbiamo svolto anche altri incontri, che hanno impegnato il gruppo di lavoro dal 12 al 24 marzo, per tre riunioni consecutive. Abbiamo garantito il massimo possibile coinvolgimento delle forze di maggioranza e di opposizione e abbiamo deciso di procedere alla riforma della normativa con due disegni di legge parlamentari. Questo gruppo di lavoro, infatti, nessuno ci aveva ordinato di costituirlo, ma lo abbiamo voluto fare per anticipare il lavoro che poi condurremo, attraverso la liturgia parlamentare, nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato.
Su questo punto, signor Presidente, avviandomi alle conclusioni, voglio essere chiaro e voglio ribadire un concetto semplice. Tutto è migliorabile. Tutto è perfettibile, anche il percorso che stiamo facendo. Personalmente, però, nel ruolo di presidente di questo gruppo di lavoro mi sono impegnato e mi impegnerò, come ho fatto sino ad ora, a garantire un percorso condiviso e partecipato, proprio perché so quanto è importante cambiare le regole del gioco.
Per giocare questa partita, però, bisogna essere in due, maggioranza e opposizione. Abbiamo davanti una sfida importante. I tempi non sono infiniti, ma nello stesso tempo c'è la volontà di costruire tutto per arrivare al risultato finale. Per fare questo, però, bisogna remare tutti nella stessa direzione, pur partendo da legittime posizioni diverse. Occorre responsabilità, occorre costruire, non demolire. Occorre criticare, ma essere collaborativi: mediazione e compromesso saranno elementi rilevanti per il raggiungimento di questo obiettivo.
Per questi motivi, noi, Gruppo di Fratelli d'Italia, approveremo la mozione di maggioranza con l'auspicio che sulle divisioni prevalga quel senso di responsabilità di cui il Paese in questo momento ha estremamente bisogno. (Applausi).
Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 12,21)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le mozioni saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.
Metto ai voti la mozione n. 136, presentata dal senatore Boccia e da altri senatori.
Non è approvata.
Metto ai voti la mozione n. 148, presentata dal senatore Malan e da altri senatori.
È approvata.
Informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla situazione nella striscia di Gaza e conseguente discussione (ore 12,23)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla situazione nella striscia di Gaza».
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, ciascun Gruppo avrà a disposizione cinque minuti.
Ha facoltà di parlare il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, che ringrazio per la sua presenza in Senato.
TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, vorrei chiedere a lei, prima del mio intervento, di far osservare un minuto di silenzio da quest'Assemblea per commemorare le vittime civili innocenti, palestinesi e israeliane.
PRESIDENTE. Lei, Ministro, me lo aveva preannunciato. Lo facciamo ben volentieri. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio). (Applausi).
TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente. signori senatori e senatrici, la Striscia di Gaza, da oltre un anno e mezzo dal brutale attacco di Hamas del 7 ottobre, restituisce ogni giorno immagini di distruzione e sofferenza.
Quanto avviene a Gaza, come ho detto di fronte ai vostri colleghi deputati, suscita un dolore immenso. La popolazione della Striscia sta pagando da troppo tempo un prezzo altissimo. Lo stanno pagando, in particolare, come ha sottolineato Papa Leone XIV, i bambini, le donne, gli anziani e le persone malate. Questi morti innocenti feriscono i nostri valori e fanno indignare le nostre coscienze.
La legittima reazione del Governo israeliano a un terribile e insensato atto terroristico sta purtroppo assumendo forme assolutamente drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente. I bombardamenti devono finire, l'assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale e umanitario deve essere ripristinato. Raccolgo e con convinzione rilancio l'appello lanciato poco fa dal Santo Padre per un immediato cessate il fuoco. (Applausi).
Fermare gli attacchi e liberare tutti gli ostaggi, lo voglio ribadire chiaramente, è l'unica prospettiva possibile per la pace. L'obiettivo irrinunciabile resta l'avvio di un processo politico, che porti alla creazione di due Stati che convivano in pace e sicurezza. Queste sono le priorità che guidano l'azione politica del Governo, su cui stiamo lavorando, con un'azione coordinata con tutti i nostri partner, a partire da quelli europei e dal segretario di Stato americano Rubio, con cui stiamo portando avanti un'intensa azione diplomatica per riannodare i fili del dialogo e fermare la catastrofe.
Come si ricorderà, sono stato uno dei primi Ministri degli esteri europei a recarsi, dopo il 7 ottobre, nelle aree colpite da Hamas, per manifestare solidarietà e vicinanza. Proprio in quell'occasione ho invitato con grande fermezza il Governo israeliano a una reazione proporzionata. Da amico di Israele dico, allo stesso tempo, che è fondamentale porre subito fine all'escalation e all'emergenza umanitaria nella Striscia.
Questa azione di pressione coordinata con i partner ha già prodotto i primi risultati. L'afflusso di aiuti è ripreso negli ultimi giorni. Nel fine settimana sono entrati a Gaza, attraverso il valico di Kerem Shalom, anche i 15 camion italiani che abbiamo donato al Programma alimentare mondiale e che abbiamo fatto uscire dal porto di Ashdod: saranno utilizzati all'interno della Striscia per distribuire farina e altri aiuti alimentari.
Abbiamo scelto volutamente di affidarci a un'agenzia delle Nazioni Unite, proprio perché crediamo che la distribuzione degli aiuti, per essere più efficace, deve essere affidata a una organizzazione multilaterale e non ai privati. Sappiamo che questo non è sufficiente e continuiamo a lavorare affinché l'afflusso di aiuti venga intensificato attraverso ulteriori azioni concrete sul terreno.
Il Governo non ha mai abbassato la guardia sui comportamenti israeliani, che abbiamo ritenuto meritevoli di censura. Penso a quando l'esercito è arrivato a sparare anche dentro la parrocchia cattolica di Gaza, a dicembre 2023; l'abbiamo detto subito con forza: non era lì che si nascondevano i terroristi di Hamas. Oppure penso a quando abbiamo condannato l'attacco contro gli operatori umanitari di World Central Kitchen di aprile dello scorso anno o le operazioni militari che hanno reso complicatissima anche la campagna per la vaccinazione dei bambini contro la poliomelite, in cui anche l'Italia è stata in prima fila a sostegno dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Chi dice che il Governo sta ignorando la crisi di Gaza offende la verità, ma soprattutto offende i tanti italiani che in un'azione di sistema coordinata dal Governo - che non ha eguali tra i nostri partner - hanno offerto il proprio contributo concreto a favore della popolazione palestinese. Enti locali, strutture sanitarie, imprese, associazioni di categoria, istituzioni accademiche, terzo settore, mondo dell'associazionismo cattolico: sono tantissimi ad aver dato un contributo fattivo, lontano da facili e sterili strumentalizzazioni. (Applausi).
Ne è un esempio concreto l'iniziativa Food for Gaza, grazie alla quale da marzo dello scorso anno abbiamo fatto arrivare nella Striscia oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità. Abbiamo voluto realizzarla da subito con il Programma alimentare mondiale e la Croce rossa internazionale, istituzioni autorevoli ed imparziali, che godono della fiducia di entrambe le parti che abbiamo coinvolto sin dal primo momento dell'iniziativa. Food for Gaza infatti ha il pieno sostegno dell'Autorità nazionale palestinese e di Israele. Il ministro degli esteri israeliano Sa'ar e il primo ministro palestinese Mustafa l'hanno indicata più volte come un modello da seguire. Questa iniziativa ha raccolto gli elogi sia dell'Unione europea, sia dei vertici del G7.
Il nostro è anche tra i principali Governi occidentali ad aver organizzato operazioni di evacuazione da Gaza. Abbiamo consentito a oltre 700 persone di lasciare la Striscia, tra cittadini italiani, italo-palestinesi, detentori di permesso di soggiorno e loro familiari. Non è stata un'operazione semplice, ma è costata tanto lavoro e tanti sacrifici. Proprio in queste ore stiamo portando a termine una nuova evacuazione da Gaza di 31 palestinesi, parenti di cittadini italiani o detentori di permesso di soggiorno. Le nostre ambasciate in Israele, in Giordania e il consolato a Gerusalemme stanno lavorando in stretto contatto con la Croce rossa per concludere con successo questa operazione già nelle prossime ore.
I numeri - è stato detto alla Camera - sono irrisori. Non è così; soltanto chi sa cosa significa poter far uscire un palestinese dalla Striscia di Gaza sa quanto sacrificio e quanto lavoro svolgono i nostri diplomatici e i nostri volontari. (Applausi). Ecco perché voglio ringraziarli tutti: l'ambasciata d'Italia in Egitto, l'unità di crisi, il personale impegnato in Food for Gaza, la rappresentanza d'Italia presso la FAO, tutto il personale del Ministero degli Esteri, del Ministero della difesa e della Presidenza del Consiglio, impegnati nel sostegno alla popolazione della Striscia, per la dedizione e l'impegno paziente, preciso e senza riserve per portare a termine ogni iniziativa con il massimo successo e sempre in sicurezza.
Le evacuazioni sanitarie ci permettono di aiutare i soggetti più vulnerabili, a partire dai bambini. Il 14 maggio ne abbiamo accolti altri 14, attraverso una nuova operazione coordinata dalla Protezione civile, dall'Unità di crisi del Ministero degli esteri, in collaborazione con il Comando operativo di vertice interforze. È solo l'ultima di una serie di operazioni realizzate in costante contatto con il Patriarcato latino di Gerusalemme del cardinale Pizzaballa e la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Aldo Buonaiuto. Ad oggi, 133 piccoli pazienti e le relative famiglie, per un totale di 393 persone, sono in cura presso strutture italiane. Voglio ricordare, poi, anche il dispiegamento della nave Vulcano al porto di Al Arish in Egitto, dove nei primi mesi di crisi sono state offerte cure mediche e chirurgia d'urgenza alle vittime del conflitto. A bordo, nel dicembre 2023, è nata una bambina, che la madre ha voluto chiamare Italia, come segno di speranza e di riconoscenza nei confronti del nostro Paese. (Applausi).
Ha detto Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, una delle persone più impegnate ad alleviare le sofferenze della gente di Gaza, con tanti fatti e poche parole, però le poche che dice hanno un grande significato. Cito testualmente: «Ringrazio veramente il popolo italiano e il Governo per quello che hanno fatto per curare i bambini in Italia e per essere sempre vicini al popolo palestinese». (Applausi).
E ha aggiunto: «Gli italiani non offrono solo parole, ma realizzano azioni concrete di persone che mettono avanti la disponibilità del cuore e lo fanno con competenza e cura».
Padre Ibrahim ha anche detto un'altra cosa bellissima, in cui mi riconosco pienamente: accogliere i bambini, i loro bisogni e i loro diritti è la forma più alta di civiltà che un popolo possa esprimere. L'arrivo dei bambini di Gaza è qualcosa che illumina un po' tutto - ha detto ancora padre Ibrahim - non si tratta soltanto di questi bimbi, ma del fatto che finalmente c'è una notizia di speranza e non una di quelle notizie di morte a cui siamo ormai abituati.
Ne siamo fermamente convinti e per questo continueremo a compiere ogni sforzo per salvare vite umane e garantire un futuro di speranza ai giovani palestinesi, anche attraverso lo strumento delle borse di studio. Ne abbiamo riservate loro oltre 100, tra i bandi ordinari e il progetto «Educare alla pace», che ho voluto lanciare insieme al ministro Bernini, quindi è un lavoro collegiale del Governo. «Food for Gaza» è parte di un progetto che potrei definire Italy for Gaza. Il programma che abbiamo elaborato con il ministro Bernini coinvolge 41 università italiane, le scuole di Terra Santa e la Fondazione Giovanni Paolo II.
L'impegno del Governo, però, non si limita alla pur doverosa assistenza umanitaria. Stiamo già lavorando in vista della ricostruzione di Gaza, che per noi è una priorità ben chiara, perché - voglio ripeterlo ancora una volta - il nostro obiettivo sono due Stati. Nostri esperti provenienti dall'Istituto universitario di architettura di Venezia collaboreranno con i loro colleghi palestinesi nelle attività di progettazione e ricostruzione, grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro, in un progetto delle Nazioni Unite. L'ho voluto con forza e lo avevo annunciato io stesso al primo ministro Mustafa, incontrandolo a Ramallah.
Sempre nell'ottica della ricostruzione, lavoriamo per rafforzare anche il sistema sanitario palestinese, un settore cruciale che abbiamo difeso e sostenuto anche alle Nazioni Unite. Sono di questi giorni i voti favorevoli dell'Italia alle risoluzioni sulla Palestina presentate all'Organizzazione mondiale della sanità. Sempre insieme al ministro Bernini, abbiamo voluto inviare a Ramallah una squadra di medici del Policlinico Regina Margherita di Torino e del Policlinico Umberto I di Roma, per valutare le esigenze più immediate.
La nostra cooperazione nei territori palestinesi è attiva a 360 gradi, con numerosi progetti per un valore complessivo, ad oggi, di circa 110 milioni di euro, con due principi fondamentali: alleviare le sofferenze della popolazione palestinese e massima attenzione a che nemmeno un euro finisca nelle tasche dei terroristi.
Siamo molto attivi anche in Cisgiordania, dove siamo presenti con numerosi progetti: negli ultimi mesi abbiamo finanziato due iniziative da 5 milioni di euro, con l'Organizzazione mondiale della sanità e con la FAO, finalizzati al potenziamento dei settori sanitario ed agroalimentare; abbiamo altresì sostenuto le sanzioni inflitte dall'Unione europea a coloni particolarmente violenti.
Il Consiglio dei ministri del 9 maggio ha inoltre prorogato lo stato di emergenza per interventi nella Striscia di Gaza, con un ulteriore stanziamento di 2,5 milioni.
Il nostro sostegno al popolo palestinese - lo ripeto - è concreto e fattivo; un impegno che ci viene costantemente riconosciuto dai nostri partner, a partire dal primo ministro Mohammad Mustafa, con cui sono in costante contatto. Proprio pochi giorni fa, ricevendo una delegazione ufficiale del Parlamento guidata dalla presidente della Commissione esteri e difesa del Senato, Stefania Craxi, il premier Mustafa ha pubblicamente ribadito il grande apprezzamento delle autorità palestinesi per il nostro continuo sostegno umanitario alla popolazione di Gaza e per la nostra disponibilità a contribuire alla ricostruzione. Per inciso, a maggio dello scorso anno Mustafa aveva scelto l'Italia per la prima missione all'estero dopo il suo insediamento. Non mi sembra proprio un segno di sfiducia nei confronti del nostro Paese. Tutt'altro.
Il ripristino del cessate il fuoco è un passaggio indispensabile: lo abbiamo sostenuto nelle risoluzioni presentate alle Nazioni Unite e in tutti i comunicati del G7 durante la Presidenza italiana, dalla riunione di Capri a quella di Fiuggi, e poi nell'ultima riunione dei Ministri degli esteri del G7 in Canada a marzo, offrendo sempre il sostegno del nostro Paese alla mediazione degli Stati Uniti e dei partner arabi. Mentre era in vigore la tregua, abbiamo inviato i carabinieri nel quadro della missione European Union Border Assistance Mission for the Rafah Crossing Point (EUBAM Rafah), per assicurare l'apertura del valico; li ho incontrati a febbraio, quando sono stato in missione ad Ashdod, insieme a dieci carabinieri impegnati nella missione bilaterale di addestramento e interscambio (Miadit) in Palestina, dedicata alla formazione e all'addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, su richiesta proprio di Ramallah e dei nostri partner internazionali.
Intanto siamo stati chiamati nei giorni scorsi a guidare a New York, alle Nazioni Unite, insieme all'Indonesia, un gruppo di lavoro dedicato proprio ai profili di sicurezza tra israeliani e palestinesi. Il rafforzamento delle forze di sicurezza palestinesi, oltre al completo disarmo e all'estromissione di Hamas, è un pilastro essenziale per la creazione del futuro Stato palestinese; uno Stato che può nascere solo da un autentico processo negoziale che conduca a un riconoscimento reciproco con lo Stato di Israele.
Non servono solo slogan: serve un impegno concreto e paziente, come quello che sta portando avanti il Governo e di cui sono gli stessi israeliani e palestinesi a darci merito. Solo in questo modo il riconoscimento della Palestina potrà avere un impatto reale e contribuire in modo sostanziale alla pace, evitando di ridursi a un gesto puramente simbolico. È attraverso questo percorso che si potrà giungere alla soluzione "due popoli, due Stati", l'unica in grado di garantire il rispetto della dignità e dei diritti di entrambe le popolazioni.
Voglio ribadirlo anche oggi, in quest'Aula, con la massima chiarezza: l'espulsione dei palestinesi da Gaza non è e non sarà mai un'opzione accettabile per l'Italia. Per questo, sosteniamo con convinzione il piano arabo, a guida egiziana, per la ripresa e la ricostruzione della Striscia, che è incompatibile con qualsiasi ipotesi di sfollamento forzato. L'ho confermato al presidente al-Sisi nel corso della mia recente missione in Egitto e lo abbiamo nuovamente sottolineato, da ultimo, domenica scorsa durante la riunione ministeriale di Madrid sulla Palestina, alla quale ha partecipato il sottosegretario Tripodi.
Come ho ribadito più volte insieme al ministro Crosetto, l'Italia è invece pronta a contribuire a un'eventuale missione internazionale di mantenimento della pace nella Striscia di Gaza sotto l'egida delle Nazioni Unite e a guida araba. Siamo convinti che il ruolo dei Paesi arabi moderati sia la chiave di volta per costruire una nuova architettura politica e di sicurezza nella regione.
Per questo, nel corso della Presidenza italiana del G7 ho voluto associare alla riunione dei Ministri degli esteri di Fiuggi i quattro Paesi del cosiddetto quintetto arabo. Così come ho voluto invitare al G7 di Pescara i rappresentanti dei Governi israeliano palestinese e libanese, offrendo loro, per la prima volta, un'importante occasione di dialogo. Vogliamo continuare a rappresentare un punto di riferimento solido e affidabile per l'Autorità nazionale palestinese, così come per Israele. Ogni mia missione in Medio Oriente ha sempre previsto una doppia visita: quella a Israele e quella a Ramallah, all'Autorità nazionale palestinese, senza fare preferenza alcuna. Il dialogo per noi resta la via maestra.
A quanti vorrebbero isolare Israele, ad esempio richiamando l'ambasciatore, voglio chiedere direttamente: quale soluzione pacifica e negoziata è mai stata raggiunta senza lasciare la porta aperta al dialogo? È essenziale mantenere aperto ogni canale con le autorità israeliane, incluso quello dell'accordo di associazione con l'Unione europea: è un formato che in questi mesi si è rivelato prezioso, permettendoci di affrontare in modo franco, diretto e, appunto, anche critico questioni di grande rilevanza politica, economica e di sicurezza. Per questo abbiamo deciso, insieme alla Germania e ad altri Paesi membri dell'Unione, di non recidere questo canale di dialogo. Tra Paesi amici è non solo possibile, ma doveroso affrontare le questioni più complesse in modo aperto e leale.
A proposito del Memorandum tra Italia e Israele sulla cooperazione militare, voglio ricordare che il rinnovo è previsto nell'aprile 2026 e non - come erroneamente detto - nel giugno di quest'anno.
Ancora, a proposito di questioni militari, sul tema del trasferimento delle armi a Israele voglio sottolineare che questo Governo è tra quelli che in Europa hanno assunto sin dal primo momento un approccio particolarmente restrittivo, sospendendo tutte le licenze per le esportazioni di armi a partire dal 7 ottobre 2023, nonostante tutte le numerose e forti sollecitazioni ricevute. Ricordo, per quanto riguarda la vendita di armi ad Israele, che siamo passati dai 28 milioni del 2019 (Governo Conte I) e 21 milioni del 2020 (Governo Conte II) ai 9,9 milioni nel 2023, prima della sospensione decisa dal Governo in carica. Le cifre parlano da sole.
Il dialogo critico lo abbiamo avuto anche la scorsa settimana, dopo il gravissimo incidente a Jenin, quando soldati israeliani hanno aperto per errore il fuoco durante la visita di una delegazione diplomatica al campo profughi, che includeva anche il nostro vice console a Gerusalemme.
Usare le armi contro una delegazione diplomatica è inaccettabile e per questo ho fatto convocare poche ore dopo, dal Segretario generale del Ministero degli esteri, l'ambasciatore d'Israele a Roma per ribadire che episodi del genere non devono mai più ripetersi. Tale iniziativa è stata poi seguita da tanti altri Paesi europei. Durante quell'incontro non si è parlato soltanto delle minacce ai diplomatici. Il Segretario generale ha avuto mandato anche di ribadire con forza la questione delle operazioni militari a Gaza. Abbiamo ribadito che Israele deve interrompere le operazioni, che deve puntare sul negoziato per la liberazione degli ostaggi israeliani e per raggiungere un cessate il fuoco. Soprattutto, anche in quell'occasione, abbiamo chiesto l'apertura immediata dei varchi per l'accesso degli aiuti umanitari.
Onorevoli senatori, prima di concludere, vorrei condividere anche in quest'Aula la mia forte preoccupazione per i rigurgiti di antisemitismo a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi e a cui continuiamo ad assistere in questi giorni. Episodi vergognosi come il cartello appeso in un negozio a Milano per scoraggiare l'ingresso degli ebrei non possono essere derubricati a fatti di cronaca; così come non lo possono essere la cacciata dall'Università di Roma e di Napoli di David Parenzo e dell'ex direttore del quotidiano «la Repubblica» Molinari, cacciati perché ebrei. (Applausi). Persino la senatrice Liliana Segre, a cui va la mia solidarietà e quella di tutto il Governo, è stata oggetto di incredibili e aberranti insulti antisemiti. (Applausi). Una vittima della Shoah aggredita oggi perché è ebrea e perché su di lei devono ricadere le colpe del Governo Netanyahu: questo è inaccettabile. Non si possono far ricadere sugli ebrei le azioni del Governo israeliano. Mai più! Nessuno dovrà mai più avere paura di essere ebreo in Italia e in Europa. (Applausi).
Come diciamo a Israele di fermarsi e porre fine agli attacchi nella Striscia di Gaza, allo stesso modo dico anche a chi fomenta l'antisemitismo per piccole, miopi convenienze di bottega: fermatevi, fermatevi ora, non abbiamo bisogno di cattivi maestri che incitino all'odio razziale. (Applausi). Il virus dell'antisemitismo non può e non deve avere diritto di cittadinanza nelle nostre società. La retorica incendiaria contro il popolo ebraico ci riporta agli orrori del passato, come dimostra il recente tragico assassinio di due giovani dipendenti dell'ambasciata israeliana a Washington. Ripeto - come ho detto anche al museo dell'Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme - che l'antisemitismo è un'erba maligna da estirpare con un forte impegno quotidiano, istituzionale e sociale.
Signor Presidente, senatrici e senatori, la tregua dello scorso gennaio ha offerto uno spiraglio per la ripresa di un processo politico in grado di restituire speranza alle popolazioni di questa martoriata regione; una speranza che l'escalation delle ultime settimane sembra aver tragicamente annientato. Eppure, è da lì che bisogna ripartire. Noi non ci stancheremo di lavorare per la pace e non faremo mai mancare il nostro sostegno alla popolazione palestinese, ai bambini, alle donne, ai malati, agli anziani, lontani dalle polemiche e dalle tentazioni di facili strumentalizzazioni che nulla hanno a che vedere con Gaza. Stiamo lavorando per rafforzare Food for Gaza e fare sempre di più un punto di riferimento concreto e operativo per la società civile le imprese che vogliono contribuire all'assistenza alla popolazione della Striscia. Porteremo altri aiuti, cercheremo tutti i canali di dialogo per arrivare alla pace, al cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas e alla ricostruzione di Gaza.
Gentili senatrici, gentili senatori, questo è quello che il Governo ha fatto e continua a fare ogni giorno per favorire la pace a Gaza e per assistere la popolazione della Striscia. Il nostro è l'unico Paese europeo operativo sul terreno, con un'iniziativa forte, riconosciuta e apprezzata da tutti. Con questa determinazione intendiamo andare avanti senza passi indietro, per dare il nostro contributo all'impegno per la pace.
Permettetemi di concludere questo intervento, signor Presidente, con le parole della ministra di Stato agli esteri palestinese Varsen Aghabekian che, nel corso della sua ultima visita a Roma, poche settimane fa, incontrando al Policlinico Umberto I una giovane paziente palestinese che noi abbiamo in cura in Italia, ha voluto esprimere la sua gratitudine a tutto il popolo italiano per lo sforzo corale a sostegno di Gaza.
Cito testualmente. «L'Italia è il Paese europeo che si è dimostrato più solidale in questa tragedia, quasi 200 sono i bambini accolti qui. Numeri così alti li hanno offerti solo l'Egitto, il Qatar e altri Stati arabi».
Questo riconoscimento ripaga il nostro lavoro, ci impegna a fare sempre di più, ma soprattutto conforta le nostre coscienze e cancella gli insulti e i toni violenti di chi attacca il Governo. Quello che conta è il giudizio dei palestinesi e non quello di chi strumentalizza a fini di politica interna un dramma che ha ferito il cuore di tutti quanti noi. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
È iscritto a parlare il senatore Calenda. Ne ha facoltà.
CALENDA (Misto-Az-RE). Signor Presidente, penso che noi tutti qui siamo convinti che l'Italia stia svolgendo un ruolo, nel campo della solidarietà, forte e presente, ci mancherebbe altro. Siamo tutti d'accordo. Il problema di cui si discute oggi riguarda le azioni concrete politiche che si vogliono portare avanti, se si vogliono portare avanti, per fermare Netanyahu. Purtroppo ci devono essere delle azioni, perché le parole fino ad oggi non solo non hanno funzionato, ma hanno anche provocato un'escalation insopportabile, drammatica, criminale di Israele nella Striscia di Gaza.
Chi parla è sempre stato amico dello Stato israeliano, ha sempre sostenuto il diritto di Israele di difendersi, ha sempre condannato in ogni forma Hamas; io personalmente li ritengo obiettivi militari legittimi, per quello che è stato il 7 ottobre. Sono andato, forse unico leader delle opposizioni, in sinagoga a ricordarlo. Sfilo il 25 aprile con la Brigata ebraica, ma vi dico che a quello che sta succedendo a Gaza bisogna porre un termine con azioni concrete. Non si può più andare avanti semplicemente con una posizione di equilibrio e di buonsenso astratto: bisogna che sia chiaro che la condotta di Netanyahu e le parole della destra israeliana sono inaccettabili. Quello che vediamo tutti i giorni non può accadere e lo Stato di Israele, se va avanti così, va sanzionato e contemporaneamente, signor Ministro, va riconosciuto lo Stato palestinese, perché oggi la possibilità che ci siano due Stati è inesistente rebus sic stantibus. (Applausi).
Questo è quello che va fatto. D'altro canto, mi permetto di dire una cosa agli amici dell'opposizione che si apprestano ad andare in piazza il 7 giugno: attenzione che, nella piattaforma, come abbiamo richiesto, sia molto chiaro che l'antisemitismo non solo non può essere accettato, ma va anche combattuto con una grande operazione culturale e in quella manifestazione bandiere di Hamas, gridi in arabo come "morte agli ebrei" oppure "dal Giordano al mare" non saranno accettati, perché altrimenti di quella manifestazione perderete il controllo. (Applausi). Vi richiediamo qui di aprire la piattaforma affinché questi elementi siano ancora più chiari.
Questo va fatto. Ma quello che voi dovete fare oggi, signor Ministro, è dire con i fatti che lo spettacolo di Gaza deve finire. E, per farlo, servono il riconoscimento e le sanzioni per Israele se non interrompe immediatamente le operazioni a Gaza. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Floridia Aurora. Ne ha facoltà.
FLORIDIA Aurora (Aut (SVP-PATT, Cb)). Ministro Tajani, è arrivato il momento di agire politicamente e non solo a livello di solidarietà, non domani, ma oggi, a partire dalla revoca del memorandum di cooperazione militare con Israele.
Il Governo italiano non può più voltarsi dall'altra parte e assistere al massacro e alla devastante crisi umanitaria che sta colpendo Gaza.
Gaza oggi è un campo di morte a cielo aperto: oltre 50.000 vittime e, tra queste, migliaia di bambine, bambini e donne, interi quartieri rasi al suolo, persone che muoiono di fame e di sete, ospedali bombardati e fuori uso, nessuna via di fuga. A ciò si aggiunge il disumano blocco degli aiuti umanitari e dei farmaci, tanto che si devono operare bambine e bambini senza anestesia. L'assedio è totale, un massacro, un'atroce punizione collettiva nei confronti della popolazione civile, una sistematica de-umanizzazione di un intero popolo.
Ministro, sempre più Paesi e istituzioni internazionali, anche Governi storicamente vicini a Israele, come la Germania, stanno prendendo le distanze da questo abominio in atto e si stanno dissociando dal Governo Netanyahu e - attenzione - non dalla popolazione israeliana, che di fatto rischia di diventare un'altra vittima delle scellerate scelte politiche e militari del Governo israeliano.
Ha parlato di antisemitismo, ha parlato della senatrice Segre. La senatrice Segre è stata chiara e ha parlato di repulsione nei confronti del Governo Netanyahu: quindi, la si smetta di collegare la critica al Governo Netanyahu all'antisemitismo e di alimentare divisioni e polarizzazioni.
Ministro Tajani, non ne possiamo più delle parole al vento sue e del Governo Meloni. Chiediamo fatti, una presa di posizione chiara e forte da parte sua. Basta belle parole, basta soluzioni palliative che non stanno risolvendo la crisi umanitaria in atto. Basta cercare di fare bella figura mettendosi una medaglia sul petto, come sta facendo e ha fatto lei nel suo intervento. Basta lavarsene le mani, monito che anche Papa Francesco l'anno scorso, all'Arena di pace a Verona, quando abbiamo assistito al meraviglioso abbraccio di un israeliano e di un palestinese, ci ha lanciato. Basta lavarsene le mani: è arrivato il momento di scelte vere e chiare, politiche.
L'Italia deve revocare subito il memorandum di cooperazione militare con Israele. L'8 giugno di quest'anno scatta il rinnovo automatico di questo memorandum. Si tratta di un accordo che va bloccato, poiché prevede cooperazione nel settore dell'importazione, esportazione e transito di materiali d'armamento, mentre gli aiuti umanitari non vengono fatti passare, sono fermi al confine con Gaza, con il 93 per cento di bambine e bambini a rischio carestia (hanno l'età dei nostri nipoti). Ma in che mondo al contrario state vivendo?
La IV Convenzione di Ginevra, che conoscete benissimo e di cui sia l'Italia che Israele sono firmatarie, vieta esplicitamente la punizione collettiva di civili, la distruzione deliberata di infrastrutture essenziali, l'impedimento agli aiuti umanitari. Non è più possibile assistere inermi alla crisi umanitaria che si sta consumando a Gaza, causata dall'uomo, che ha assunto caratteristiche di epurazione etnica e genocidio. Non lo diciamo solo noi: lo stanno dicendo tutte le istituzioni internazionali che sanno di cosa stiamo parlando.
Per questo motivo, Ministro, mi dissocio dalla vostra inazione e dal vostro chiacchiericcio superficiale; dal gelo diplomatico che ignora le bambine e i bambini amputati senza anestesia; dai comunicati che parlano di preoccupazione mentre le bombe radono al suolo ospedali e scuole; dai giri di parole che evitano di pronunciare l'unica verità: ciò che accade a Gaza è inaccettabile, disumano e criminale. Il silenzio e le armi che inviate vi rendono complici. Fermate questo disastro.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Paita. Ne ha facoltà.
PAITA (IV-C-RE). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il fermo immagine dei bambini di Gaza, la loro fame, la loro disperazione è un pugno allo stomaco per l'intera umanità. Siamo straziati dal dolore. Non può lasciarci indifferenti. Non può non richiedere una dura, durissima condanna per la guerra che si sta conducendo, per la ferocia e per lo strazio dei diritti umani e per lo strazio delle norme internazionali. (Applausi).
Il giudizio su Netanyahu deve essere netto e - lo dico con chiarezza all'inizio di questo ragionamento - più netto anche da parte del Governo italiano nell'esercizio della propria attività di pressione in ambito europeo.
Lo scontro in Medio Oriente rasenta la disperazione. Vedo due popoli, quello israeliano e quello palestinese, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi: sono le parole di Liliana Segre, della nostra senatrice a vita, che meglio di tutte e di tutti rendono l'idea della drammaticità della situazione, ma anche dell'urgenza di un atto politico più forte della diplomazia internazionale e di un più incisivo protagonismo europeo e del nostro Paese.
La sua voce, signor Ministro, appare flebile. Non lo dico contenta e non lo dico soddisfatta. Appare residuale, appare poco incisiva. Non avvertiamo quell'autorevolezza necessaria intorno a una strategia che deve essere giusta ed equilibrata, che deve essere fatta di giudizi fermi, ma rispettosi della verità storica.
È questo il punto. Il 7 ottobre ha rappresentato un momento di indicibile crudeltà: una carneficina sferrata da Hamas per interrompere il cammino degli Accordi di Abramo; donne stuprate, brutalizzate, violenza su cadaveri. Hamas è il terrorismo sanguinario, Hamas è il nemico del popolo palestinese. La presa del potere di Hamas è il vero problema del popolo palestinese, così come è vero ed è indispensabile dire che Hamas non è il popolo palestinese. (Applausi).
Non servono slogan, e su questo ha ragione, signor Ministro. Serve un sussulto di protagonismo del nostro Paese e del nostro Governo, per la sua storia, per la sua autorevolezza. Torni la politica, signor Ministro. Torni la diplomazia. Si ottenga, si promuova un salto di qualità nella discussione, sulla base di una piattaforma seria ed equilibrata. Vale per il Governo e vale anche per le opposizioni che si accingono ad andare in piazza.
Noi ci riconosciamo a pieno nella posizione espressa da Sinistra per Israele. Sono posizioni che dicono cose molto chiare, intellegibili, precise: condanna immediata delle azioni di Netanyahu, immediato cessate il fuoco, fine della guerra e aiuti umanitari. Liberazione di tutti gli ostaggi: queste parole vanno dette, vanno ribadite. (Applausi).
Hamas va sciolta e disarmata; condanna profonda dell'antisemitismo dilagante. C'è un uragano di odio verso Israele. L'antisemitismo è un problema enorme del nostro tempo. Basti pensare alla violenza verbale sui social che colpisce ancora la nostra amata Liliana Segre, che non smetteremo mai di ringraziare per la funzione che svolge nei confronti delle giovani generazioni. (Applausi).
Noi ci riconosciamo in una piattaforma articolata con questi punti. Netanyahu non è il popolo israeliano. Gli errori di un Governo non possono ricadere su un popolo. E poi c'è l'azione necessaria per ottenere il grande obiettivo che tutti noi abbiamo da sempre e che Matteo Renzi per primo alla Knesset aveva rilanciato: la nascita della prospettiva di due popoli e due Stati; una soluzione che passa, però, attraverso il riconoscimento di esistere anche di Israele.
Signor Ministro, noi l'abbiamo trascinata qui dopo ripetuti tentativi di farla venire, perché - come dire - non era mai il tempo giusto. (Il microfono si disattiva automaticamente). …del nostro Paese davvero sia necessaria maggiore incisività.
So che ha cose da fare, so che ha impegni importanti. Per esempio, la conferenza sul macrobiota intestinale è stata prioritaria nelle sue azioni politiche. Ma credo sia stato un grave errore, Ministro, non venire prima a raccontarci quello che il nostro Paese deve fare e dovrà fare per cercare di riavere una prospettiva autorevole in uno dei passaggi più difficili del nostro tempo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Petrenga. Ne ha facoltà.
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo oggi in quest'Aula per esprimere una posizione chiara e ferma, che nasce da un profondo dolore per quello che sta accadendo a Gaza.
Come hanno recentemente dichiarato la premier Giorgia Meloni e il ministro degli esteri e della cooperazione internazionale Tajani, pur rimanendo amici di Israele, ora diciamo basta alla guerra. Un'amicizia autentica si dimostra anche nella capacità di dire con fermezza che è giunto il momento di fermarsi, perché Israele ha vinto la guerra contro Hamas e adesso a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile di Gaza. E questo, come esseri umani e come istituzioni democratiche, non possiamo più accettarlo.
La popolazione è allo stremo. La stessa è stata usata come scudo umano, avendo Hamas nascosto le basi militari sotto gli ospedali, commettendo atti che non esiterei a definire criminali. Nessuno può e deve dimenticarlo. In queste ore noi tutti abbiamo letto della morte dell'undicenne Yaqeen, diventata celebre per portare il sorriso agli altri bambini perché dimenticassero la guerra, per il cui ricordo chiedo un applauso bipartisan a quest'Assemblea. (Applausi).
Ma oggi è il momento di cambiare passo. È il momento di una tregua, di una soluzione politica, che metta al centro la tutela dei civili, il rispetto del diritto internazionale e la ricostruzione di un futuro possibile, per due popoli che meritano pace, sicurezza e libertà.
L'Italia ha sempre difeso il diritto di Israele a esistere e a difendersi. Ma, proprio in virtù di questa amicizia, oggi gli chiediamo di fermarsi, di ascoltare la sofferenza che sale da Gaza, di dare spazio a una via diplomatica che eviti nuove tragedie. L'Italia ancora una volta potrà giocare un ruolo chiave in questa vicenda, per avere un ruolo mediano che consenta finalmente di cessare le ostilità e pensare a ricostruire e a dare un futuro a quelle persone.
Signor Ministro, grazie per l'impegno diuturno. Da madre, da nonna, so bene che porta nel cuore tutte quelle vite spezzate di bambine e di donne e che sta ponendo in essere, unitamente ai suoi collaboratori, il massimo sforzo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Cristofaro. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Cosa dobbiamo ancora aspettare, Ministro, per vedere uno straccio di iniziativa politica del vostro Governo su quello che sta accadendo in Palestina? Le parole di circostanza, le sue parole di stamattina, non bastano, Ministro. Ci vogliono fatti, ci vogliono azioni concrete. Ci vogliono su Gaza, dove ogni giorno si consuma la strage della popolazione innocente, e ci vogliono sulla Cisgiordania, dove continua indisturbata la violenza dei coloni e dove i palestinesi vengono cacciati ogni giorno dalle proprie abitazioni. Ma cosa deve ancora accadere? Ce lo dice, Ministro, una volta per tutte? Ce la dà una risposta? Quando smetterete di collaborare economicamente con Israele? Quando smetterete di vendere armi, tutte le armi, Ministro?
Nelle ultime settimane finalmente qualche atto da parte dei Governi europei è arrivato, tardivamente ma è arrivato.
Per esempio, è stato chiesto di rivedere l'accordo di associazione. L'Italia cosa ha fatto anche in quell'occasione? Voi vi opponete a qualunque iniziativa fra tutti i Governi europei. Ministro, mi dispiace dirglielo: siete quello più complice con il Governo di Netanyahu. Continuate con la vostra ipocrisia. Continuate a far finta di non vedere quello che sta accadendo, non solo la punizione collettiva contro persone innocenti, ma l'apartheid, la pulizia etnica. Persino i parlamentari che alla Knesset si oppongono a Netanyahu vengono sospesi dalle loro funzioni, se pronunciano in Aula frasi sgradite. Come si fa a non vedere che quella in atto in Israele è una totale deriva autoritaria? Altro che unica democrazia del Medioriente.
La complicità del vostro Governo, Ministro, sta macchiando di vergogna la storia del nostro Paese, che mai in passato aveva fatto mancare la solidarietà reale e che oggi invece tace dinanzi a un Governo che ha scelto di far morire di fame e di sete, oltre che di bombe, decine di migliaia di persone. State davvero offendendo la migliore storia dell'Italia. Vi rendete complici di un genocidio che non è certo il diritto di Israele a difendersi e a esistere.
Cosa aspettate a fare degli atti concreti? Va bene dire «cessate il fuoco», ma servono azioni, servono sanzioni. Serve riconoscere lo Stato di Palestina (Applausi). Serve smettere di vendere armi. Voi continuate a parlare solo astrattamente di «due popoli due Stati». Quando nello Stato palestinese i coloni da 100.000 che erano in pochi anni sono diventati un milione e pochi giorni fa sono state annunciate altre 500 palazzine illegali, lo capisce che questa cosa che accade è incompatibile concretamente con la nascita di uno Stato palestinese? Allora, se volete parlare di «due popoli due Stati», dovreste dire, per esempio, in maniera inequivocabile, che quegli insediamenti vanno abbattuti. (Applausi). Dovete riconoscere lo Stato di Palestina e dovreste - ma non lo farete mai naturalmente - chiedere la liberazione di Marwan Barghouti, che è detenuto da decenni nelle carceri israeliane. (Applausi).
Solo una pressione internazionale può fermare i crimini di Netanyahu, esattamente come accadde in Sudafrica trent'anni fa. Ma non lo farete perché siete complici di quel Governo. Ma deve sapere, Ministro, che noi non ci fermeremo, non lo faremo in quest'Aula, ma non lo faremo nemmeno nelle piazze di questo Paese e non lo faremo innanzitutto il 7 giugno, quando andremo in piazza sulla nostra piattaforma, quella della mozione parlamentare dei partiti dell'opposizione (Applausi), e diremo una volta per tutte: basta complicità.
In conclusione, naturalmente anche a me preoccupano molto - voglio dirlo a quest'Aula e ho già avuto modo di parlarne nelle scorse settimane - i rigurgiti di antisemitismo. Proprio per questo, Ministro, non dimentico le parole del grande scrittore ebreo Abraham Yehoshua, parole di quarant'anni fa, ma ancora clamorosamente ed estremamente attuali: «La strategia adottata dallo Stato di Israele» - scrisse Yehoshua - «di considerare ogni antisionista come antisemita non farà diminuire il numero degli antisionisti, ma farà crescere il numero degli antisemiti». Penso che si dovrebbe riflettere molto seriamente su queste parole scritte da Abraham Yehoshua, intellettuale ebreo, grandissimo scrittore, quarant'anni fa. (Applausi).
PRESIDENTE. L'ho lasciata concludere, anche oltre il tempo previsto.
È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, voglio ringraziare il Governo e il ministro Tajani per le comunicazioni.
Parto proprio dal dato del rapporto tra il Governo e il Parlamento, perché prima qualcuno ha detto cose non pienamente corrispondenti alla realtà.
Intanto, come sa la Presidenza del Senato, riunioni come queste le decide la Conferenza dei Capigruppo in base al calendario dell'Aula e anche all'attività del Governo che, soprattutto nel Ministro degli esteri, vede un'agenda - la constatiamo tutti - fitta di impegni internazionali e di scadenze, non tutte decise dal nostro Governo, ad esempio nel caso di un G7 in Canada o altre riunioni.
Il ministro degli esteri Tajani ha avuto, da quando è in carica, 65 occasioni di presenza in Senato, a cui si aggiungono quelle di questa mattina alla Camera e al Senato, per 67 presenze tra comunicazioni, informative, audizioni, discussione di mozioni, poi ci sono stati i question time. Io non conosco i dati degli altri Ministri, ce ne sono qui presenti, potranno anche sfoggiare risultati ancora migliori rispetto al Parlamento, ma ritengo che il rapporto tra il ministro degli esteri Tajani e il Parlamento sia assolutamente rispettoso. Del resto, colleghi, Antonio Tajani è stato vice presidente e Presidente del Parlamento europeo: di rispetto dei Parlamenti credo ne sappia qualcosa sinceramente.
Desidero prima chiarire questo aspetto proprio di agenda e di calendario, perché, essendo un parlamentare di lungo corso, ci tengo al rispetto del Parlamento. E mi pare che siamo qui per discutere di una vicenda, cari colleghi, che magari si fosse potuta risolvere facendo un'audizione ventiquattr'ore prima o ventiquattr'ore ancora prima. Purtroppo stiamo parlando di una tragedia. Si parla dell'attuale crisi di Gaza, che dura da molti mesi, o dei rapimenti del 7 ottobre 2023, una vicenda di un anno e mezzo fa, oppure si ricordano le guerre. Lo Stato di Israele esiste da settantasette anni, la sua vita è stata scandita da guerre: gli anni Cinquanta, la guerra dei sei giorni negli anni Sessanta, la guerra del Kippur nel 1973; conflitti continui, aggressioni, difficoltà di affermare l'esistenza di uno Stato nel cuore del Medio Oriente; peraltro l'unica democrazia del Medio Oriente, con tutti i suoi difetti che noi condanniamo. Noi, infatti, siamo d'accordissimo col Governo nel condannare quello che sta accadendo a Gaza, gli attacchi reiterati di Israele. Chiediamo il cessate il fuoco, e lo dico in premessa per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco. Noi non riteniamo che quello che sta avvenendo sia accettabile, nonostante tutto quello che la storia ci insegna.
Tuttavia, a chi mi dice che la crisi dura da tot mesi faccio notare che ho citato le guerre che si sono combattute nel dopoguerra della Seconda guerra mondiale, non vi parlo degli accordi Sykes-Picot, che hanno definito gli Stati dopo alla fine dell'Impero ottomano. Ma se leggete la Bibbia - ahimè - troverete qualcuno che doveva far aprire il Mar Rosso per scappare con gli ebrei inseguito da altri. Purtroppo sono millenni che quella terra è martoriata da tragedie continue. Io vorrei che il ministro Tajani fosse l'uomo che concludesse questa storia con una pace. Sono stati fatti gli Accordi di Abramo, prima ancora accordi in America; è stato fatto di tutto di più, ma purtroppo siamo di fronte a questa vicenda. Premetto, quindi, la condanna per quello che accade a Gaza e per gli attacchi di Israele che non sono accettabili. Ma il ministro Tajani è venuto a dirci tutto quello che l'Italia sta facendo nei limiti di quello che può fare in termini di soccorsi umanitari e di interventi. Le cose che ha detto non le ripeto: le apprezziamo e lo ringraziamo. Prima Tajani ha detto che i palestinesi si aiutano con i fatti, non con i proclami, con l'azione concreta che l'Italia sta svolgendo per soccorrere studenti, bambini, ragazzi e famiglie. (Applausi). Non c'è bisogno di indossare un capo di abbigliamento e di ripulirsi così la coscienza.
Dopodiché, veniamo alle manifestazioni legittime e giuste. Ho visto che un esponente dell'opposizione ha detto che ci andrà se non saranno antisemite. L'altro giorno, Galli della Loggia - quindi non un personaggio qualunque - ha scritto un articolo molto bello sul «Corriere della Sera» sulle colpe della guerra di Gaza e parlando del fatto che, per le vittime del 7 ottobre, quelli che oggi vogliono fare le manifestazioni non hanno fatto manifestazioni analoghe. Credo che il tempo stia esaurendosi, signor Presidente. Riteniamo quindi che, dette le cose riferite dal Ministro degli esteri, non sottovalutiamo l'antisemitismo e vorrei che gli applausi ci fossero per tutti gli attacchi. Se attaccano la senatrice a vita Segre è gravissimo e avete applaudito, ma lo è anche quando attaccano la senatrice Mieli o altre persone: l'antisemitismo è antisemitismo a 360 gradi. (Applausi). Non c'è l'antisemitismo nei confronti di alcuni e l'antisemitismo tollerato, se lo fanno al giornalista Parenzo, alla senatrice Mieli o a un'altra persona. Noi condanniamo l'abominio dell'antisemitismo, non dimentichiamo le tragedie che l'antisemitismo ha prodotto nel secolo passato.
Dopodiché concludo, signor Presidente, noi detto di Israele (Il microfono si disattiva automaticamente)… che l'Iran intende distruggere Israele e che l'Iran si avvale degli Hezbollah, degli Houthi e di Hamas, che noi vogliamo due Stati e due popoli, ma noi abbiamo due popoli, quello israeliano e quello palestinese. Non abbiamo ancora due Stati, perché Israele è uno Stato dove si vota decine di volte, si è votato da quando esiste Israele.
Hamas è il primo che tiene sotto prigionia il popolo palestinese (Applausi), che ha diritto a un Governo democratico scelto dal popolo e non di essere guidato da una setta di terroristi che lo trasforma in uno scudo umano. Due popoli, due Stati: Dio volesse, sarebbe il caso di dire, in quella terra dove è anche la religione che crea tanti scontri. Noi ce lo auguriamo davvero, ma vorremmo che gli Stati fossero due, perché vediamo due popoli che soffrono. Ripeto, vorremmo vedere due Stati, mentre ora ne vediamo solo uno e vediamo Hamas armato dall'Iran.
Ringrazio il Governo per il supporto che sta dando alla trattativa tra Iran e Stati Uniti, perché anche di quello si parla. L'Italia è protagonista, come luogo fisico e di azione politica. Grazie, ministro Tajani. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Maiorino. Ne ha facoltà.
MAIORINO (M5S). Signor Presidente, devo dire che non è facile intervenire con lei oggi, ministro Tajani. Invidio un po' la leggerezza con la quale alcuni colleghi (proprio adesso il senatore Gasparri) sono intervenuti su questo tema.
Ministro Tajani, noi l'abbiamo chiamata a riferire sulla questione di Gaza con urgenza; non per rispetto del Parlamento, come ha detto adesso il senatore Gasparri, ma per rispetto delle 61.000 vittime, fino ad oggi, del Governo e dei militari israeliani. (Applausi).
Io sento tutto il peso della responsabilità del momento storico che stiamo vivendo. Stiamo vivendo un qualcosa di unico, che non si era ancora mai verificato al mondo: un genocidio in diretta TV e in diretta web. Nessuno può dire che non sapeva e questo è un peso che ci portiamo tutte e tutti sulla coscienza, ma credo, per il ruolo che lei e tutti i componenti del suo Governo rivestite, forse è anche qualcosa di più.
È un peso, per esempio che può essere riassunto in questo faldone di 468 pagine: 16.506 i minori inferiori ai 17 anni di età ammazzati fino alla settimana scorsa dal Governo israeliano. (Applausi). Questo è il peso, in carta, di quello che sta succedendo: 5.281 sono bambini sotto i 5 anni, fino alla settimana scorsa.
Lei e il suo Governo davvero volete farci credere che questa strage è il frutto degli scudi umani di Hamas e non, invece, di un genocidio sistematicamente pianificato dal Governo criminale di Netanyahu? (Applausi). Ma lei davvero crede che gli italiani e le italiane siano così sciocchi e sciocche? Lei ha parlato di vuoti slogan. La cito letteralmente: non servono solo vuoti slogan.
Eppure lei è Ministro degli affari esteri e noi in questa qualità l'abbiamo chiamata a riferire in quest'Aula e non già come rappresentante della cooperazione internazionale. Lei è venuto qui a farsi bello della solidarietà degli italiani, che conosciamo molto bene e sappiamo quanto sono solidali. Sono proprio quegli italiani che lei ha citato che le chiedono di agire da Ministro degli affari esteri e di fare qualcosa.
Se lei non sa quali facoltà competono al suo Ministero e al suo ruolo, le posso dare qualche idea. Potevate, ad esempio, votare la risoluzione dell'ONU che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza nell'ottobre 2023. (Applausi). Potevate, lo scorso maggio, votare la risoluzione dell'Assemblea dell'ONU che riconosceva lo Stato di Palestina quale membro dell'ONU. Potevate, lo scorso settembre, votare la risoluzione dell'ONU che chiedeva la fine dell'occupazione illegale dei territori palestinesi in Cisgiordania. Potevate aderire all'annuncio e alla richiesta di sanzioni verso il Governo di Israele fatta da Spagna, Irlanda e Norvegia, che hanno formalizzato il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Potevate aderire alla condanna e alla richiesta di sanzioni fatte anche da Gran Bretagna e Canada. Potevate sospendere gli accordi commerciali. Invece l'Italia ha quintuplicato il commercio di armi con Israele nel 2024, arrivando a 115 milioni di armi cedute a Israele e 8 milioni di sistemi radar sofisticati acquistati da Israele.
Lei, signor Ministro, ha ricordato - e forse ha ragione lei - che il memorandum relativo allo scambio commerciale, di sicurezza e militare di strutture materiali militari, reparti militari, gestione e eserciti scade ad aprile 2026. Lei, però, sempre come Ministro degli esteri, ha il potere di sospenderlo oggi. (Applausi). Invece lei sta rendendo complice il popolo italiano della strage… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Senatrice, le concedo un minuto in più.
MAIORINO (M5S). Le suggerisco un'altra postura durante questa discussione. Invece lei sta rendendo il popolo italiano complice dello sterminio e del genocidio che viene portato avanti dal Governo criminale di Netanyahu. Il 7 giugno non scenderanno in piazza le opposizioni; il 7 giugno scenderà in piazza proprio quell'Italia solidale che lei ha lodato ipocritamente poco fa. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Dreosto. Ne ha facoltà.
DREOSTO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, signor Ministro, non si può nascondere che intervenire oggi in quest'Aula sul conflitto in Medio Oriente significhi evidentemente affrontare una questione drammatica e complessa che tocca le coscienze ancora prima delle ideologie. Proprio per questo spiace constatare come una parte del Parlamento trasformi, secondo me, questa tragedia in una battaglia da tifoserie, mentre questo momento di instabilità geopolitica richiederebbe equilibrio, fermezza e una visione lucida del ruolo che l'Italia deve avere e giocare in questo momento tanto tragico quanto decisivo.
Chi oggi accusa il Governo italiano di essere sbilanciato o, peggio ancora, di aver abbandonato la sua vocazione diplomatica non solo sbaglia, ma fa un grave errore strategico che reca danno alla verità, ma anche alla credibilità internazionale che questo Paese si è conquistato. Il Governo italiano ha assunto e mantiene una posizione chiara, coerente e rispettata a livello internazionale. In questi mesi, mentre alcuni preferivano agitare le bandiere nelle piazze (lo abbiamo visto anche oggi), il Governo italiano lavorava con serietà e discrezione per sostenere chi soffre, per alleviare la crisi e per tenere aperti tutti i canali di dialogo. Lo dimostrano i fatti, lo dimostrano le missioni come quella della nave militare Vulcano della nostra Marina, attraccata al largo dell'Egitto, che ha salvato vite non guardando in faccia a nessuna nazionalità, ha curato donne e bambini, ha dato speranza. Alcuni di quei bambini palestinesi oggi ricevono cure anche nei nostri ospedali e le ricevono sempre grazie ai nostri militari che li hanno trasportati in Italia. Lasciatemelo dire chiaramente: anziché attaccare e strumentalizzare, qualcuno dovrebbe imparare a dire grazie alle donne e agli uomini in divisa che stanno operando in difficili condizioni (Applausi), con professionalità, umanità e senza creare e crearsi visibilità. Le Forze armate italiane, anche in questa occasione si stanno dimostrando un esempio di impegno silenzioso, ma concreto, in un contesto tra i più delicati e rischiosi.
Ricordo anche - l'ha detto lei, signor Ministro - che l'Italia è tra i promotori del programma Food for Gaza in collaborazione con il World Food Program; tonnellate di aiuti sono stati inviati grazie al sostegno del nostro Paese. Il Governo ha esercitato anche pressioni costanti su Israele e sui partner regionali per l'apertura di corridoi umanitari, ma anche per ottenere un cessate il fuoco che metta finalmente fine alle sofferenze indicibili di tanti civili innocenti.
Sosteniamo quindi con decisione il piano egiziano "due popoli, due Stati": nessun trasferimento forzato della popolazione palestinese e ricostruzione di Gaza in un quadro di stabilità regionale. Non lo diciamo, evidentemente, solo noi, ma le stesse autorità palestinesi hanno riconosciuto l'impegno concreto e trasparente dell'Italia e del nostro Governo in favore della popolazione di Gaza. È un riconoscimento importante che conferma il ruolo credibile, centrale e rispettato del nostro Paese anche in uno scenario lacerato e complicato da questo maledetto conflitto. Tutto questo senza mai dimenticare, come invece avviene talvolta in certi ambienti dove si accendono solo polemiche, chi ha scatenato la tragedia. Onorevoli colleghi, non possiamo dimenticarci che il vero problema è Hamas, un'organizzazione terroristica responsabile non solo del massacro del 7 ottobre contro i civili israeliani, ma anche del sequestro della propria stessa gente, dell'utilizzo di scuole, di ospedali, di bambini come scudi umani. Chi tace su questo, minimizza ed è evidentemente complice. Spiace, onorevoli colleghi, che una certa sinistra - non tutta - continui a lanciare accuse contro Israele senza accompagnarle con una condanna chiara, netta ed inequivocabile nei confronti di Hamas.
L'Italia, invece, sta facendo esattamente quello che deve fare una Nazione seria e rispettata: parla con tutti, senza ambiguità, con fermezza, con Israele e con l'Egitto, con l'Arabia Saudita e con le autorità palestinesi. Ecco perché oggi il nostro compito non è solo gestire l'emergenza, ma è rilanciare il dialogo, rilanciare i ponti costruiti tra Israele e mondo arabo, rilanciare gli Accordi di Abramo, sostenere l'unica visione che per noi è possibile, quella di una pace duratura e condivisa in Medio Oriente, così come in altre parti del mondo.
Concludo con un monito per tutti: in momenti così delicati, non possiamo permettere che la causa palestinese venga strumentalizzata per fini politici o addirittura elettorali, né che il conflitto venga usato come pretesto per attaccare chi, con responsabilità e serietà, lavora ogni giorno a una soluzione diplomatica. Il nostro impegno deve essere, allora, rivolto esclusivamente alla cessazione delle ostilità, alla tutela delle popolazioni civili e alla stabilità di quella regione. Solo così l'Italia potrà mantenere quel ruolo importante di equilibrio e di credibilità internazionale che da sempre le compete e che con questo Governo ha rafforzato. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Alfieri. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, abbiamo condiviso subito l'idea e la proposta di ricordare le vittime, sia palestinesi che israeliane, che ha formulato il ministro Tajani. Abbiamo condiviso meno il fatto che abbiamo dovuto aspettare quattro settimane per averla qui, signor Ministro, e stupisce ancora di più perché lei in passato è stato molto disponibile, gliel'abbiamo riconosciuto più volte, ma questa volta, davanti a una fase di straordinarietà, ci aspettavamo di poter interloquire con continuità di fronte a una strage senza fine, a una tragedia umanitaria che non conosce paragoni. Continuiamo ad assistere a immagini strazianti, che battono nelle nostre teste, che colpiscono le nostre coscienze e i nostri cuori, quelli di tutti, immagino, qui dentro. Le immagini che arrivano da Gaza, di uccisioni continue di civili, donne e anziani che vengono operati senza anestesia, bambini bruciati vivi, qualcosa che non eravamo più abituati a vedere, immagini che scuotono le coscienze delle opinioni pubbliche di tutta Europa.
Ebbene, abbiamo davanti agli occhi persone civili che pagano una doppia follia: da una parte, quella di Hamas, che con gli atti terroristici che abbiamo condannato più volte ha aperto una spirale di odio e di violenza in tutto il Medio Oriente e dall'altra parte quella degli estremisti che governano Israele, che hanno messo in campo una vendetta senza limiti, senza freni, che va condannata senza se e senza ma e non ha nessuna giustificazione, e a questo si aggiunge la fame come arma di guerra. (Applausi).
Io penso che sia una follia - e il Governo italiano lo dovrebbe dire - che venga militarizzata e privatizzata la gestione degli aiuti umanitari a Gaza. (Applausi). L'appello che ho ascoltato, va rafforzato e deve uscire da tutto il Parlamento con forza. Sono state delegittimate le agenzie delle Nazioni Unite. Ho sentito le parole che ha detto, ma dobbiamo fare un salto di qualità, perché, Ministro, questi sono crimini di guerra e come tali vanno condannati; non si può essere reticenti. (Applausi).
Noi non sottovalutiamo il lavoro che sta facendo il sistema Italia e anche noi, da questo Gruppo, vogliamo ringraziare gli operatori umanitari, i medici, gli infermieri, i diplomatici che permettono di esfiltrare persone, di aiutarle, di curarle; a loro siamo grati. (Applausi). Ma lei sa benissimo che, per la storia politica e delle istituzioni del nostro Paese, che ha sempre dialogato con il mondo arabo, noi non possiamo limitare il Governo a svolgere solo funzioni umanitarie. Deve svolgere funzioni politiche all'altezza del suo ruolo e della tradizione politica del nostro del nostro Paese. (Applausi).
L'altro giorno al Consiglio europeo, quando 17 Paesi hanno detto che, pur nelle difficoltà e nella complessità di una vicenda del genere, era il momento di aprire il processo di revisione dell'accordo UE-Israele, l'Italia è stata dall'altra parte. Quando il Ministro svedese ha proposto di mettere in campo sanzioni individuali che possano incidere sui responsabili delle violazioni di tante risoluzioni delle Nazioni Unite, quali sono i Ministri del Governo Netanyahu, l'Italia è stata dall'altra parte, non all'altezza del suo ruolo e della sua storia. Sa perché serve avere una condanna molto forte di Netanyahu e di quei Ministri? Serve soprattutto a quelle donne e uomini coraggiosi che oggi in Israele manifestano contro il Governo. (Applausi). Serve alle famiglie degli ostaggi, che non possono sentirsi da sole. Serve a quegli uomini dello Stato che sono stati cacciati da Netanyahu. Serve a non farli sentire soli. In questo momento, per evitare che la condanna sia rivolta a tutto il popolo israeliano, è necessario che ci sia una condanna forte da parte dei Governi europei nei confronti di Netanyahu.
Lo voglio dire con grande chiarezza: noi abbiamo fatto i conti e continuiamo a fare i conti, purtroppo, con l'antisemitismo, che è odioso e vergognoso e che noi condanniamo. Oggi su quel fuoco viene buttato ulteriore combustibile. Lo dico pesando le parole: purtroppo, proprio l'azione irresponsabile del Governo Netanyahu sta diventando il peggior pericolo per le comunità ebraiche in giro per il mondo. (Applausi).
Quindi l'abbraccio nostro e di chi ha il coraggio di manifestare lo vogliamo indirizzare a Liliana Segre e a tutte quelle donne e quegli uomini che con coraggio dicono che provano repulsione nei confronti del Governo Netanyahu. (Applausi). Lo stesso aiuto e sostegno dobbiamo rivolgerlo all'Autorità nazionale palestinese, che non ha bisogno di rimanere schiacciata fra le radicalizzazioni del Governo israeliano e di Hamas, che deve essere messa fuori dalla storia. Noi dobbiamo aiutare il processo della nuova fase politica e non possiamo lasciarli soli; per questo è importante anche qui condannare Netanyahu. Vado a chiudere.
PRESIDENTE. La prego proprio di concludere.
ALFIERI (PD-IDP). Oggi ciò che possiamo fare di più potente è un'iniziativa diplomatica forte, coordinata con tutti i Paesi europei, per far sì che sopravviva l'idea dei due popoli e due Stati, decidendo insieme agli altri Paesi europei di riconoscere lo Stato di Palestina. (Applausi). Ed è per questo che il 7 giugno saremo tutti insieme a Roma e ci aspettiamo di avere anche il popolo del centrodestra, perché quella è una battaglia che accomuna tutti noi. (Applausi). Chi vuole rispettare i principi che sono scolpiti nella nostra Costituzione scenda in piazza per dire no a… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al senatore Terzi di Sant'Agata, volevo ringraziare il Ministro della sua presenza, sottolineando che la data in cui è venuto è stata frutto dell'attento confronto degli impegni internazionali del Ministro e delle esigenze nostre di ordine dei lavori giornaliero.
Non c'è stato nessun rifiuto, ma semplicemente la ricerca della possibilità di un incontro, come sempre avviene tutte le volte che viene richiesta la presenza di un Ministro, che ringrazio nuovamente.
È ora iscritto a parlare il senatore Terzi di Sant'Agata. Ne ha facoltà.
*TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signor Presidente, rivolgo un ringraziamento veramente sentito al Ministro degli esteri per le cose che ci ha detto: una politica in perfetta e piena coerenza con la politica italiana ed europea in materia di pace e di sicurezza internazionale. Condivido anche il forte apprezzamento al personale diplomatico e al personale di tutte le amministrazioni che, con grande abnegazione, sforzo e capacità, porta avanti un impegno umanitario a Gaza, così come in altre parti del mondo (ma qui parliamo di Gaza) e lo porta avanti con estremo vigore ed estrema capacità.
È sorprendente che si faccia polemica, signor Ministro, sul fatto che lei ci sia o non ci sia in Aula. A parte che oggi lo ha dimostrato e lo dimostra sempre ma, dal punto di vista della conoscenza della linea di Governo, anche le persone distratte dai media, ogni giorno vedono qual è la posizione del Governo italiano. Lei l'ha espressa ancora in queste ultime ore prima di venire qui ed anche nei giorni scorsi.
Cito soltanto una dichiarazione importante di una decina di giorni fa del presidente Meloni, quando dice che "non c'è futuro per la presenza di Hamas nella Striscia in un futuro Stato palestinese". Se la presenza di Hamas continuerà ad esserci, lo Stato palestinese non avrà possibilità di esistere. Non ci sono le condizioni, neanche di statualità. Diventerebbe uno Stato terrorista, peggio dell'Isis o peggio persino dello Stato iraniano, che ha delle diramazioni terroristiche molto importanti.
Il Governo Meloni chiede la cessazione delle ostilità e questo è notorio e ripetuto in tutte le sedi internazionali. Lo sappiamo e viene apprezzato da tutti. Chiede che non ci sia alcuna ambiguità sul rilascio degli ostaggi israeliani, ancora 59, in mano a questi carnefici. Inoltre, si sta facendo tutto il possibile per l'azione umanitaria, come lei ha detto: Food for Gaza, i camion, l'azione con il PAM (Parliamentary Assembly of the Mediterranean).
Non può esserci una vita in pace a Gaza se Hamas resta. Questo è il primo punto che bisogna capire. Non può esserci pace se Israele o chiunque altro non sradica con qualsiasi mezzo Hamas dalla Striscia. Certo, siamo enormemente indignati per la carneficina di civili e poi spiego cosa succede con i civili che muoiono sotto le bombe.
Così come siamo inorriditi per i civili che muoiono, anche per il fatto che molto spesso sono degli ostaggi umani: bambini, adolescenti, donne, uomini che vengono spinti, portati, minacciati, addirittura sottoposti alla condizione atroce di non poter avere cibo se non usano le armi o se non si prestano a collaborare contro le forze israeliane. È un aspetto di cui non si parla, di cui non ho sentito parlare. Mettiamo le cose in chiaro quando parliamo di questi temi.
Sì agli aiuti umanitari ai palestinesi e alle relazioni con Israele. Tali relazioni non prevedono, come il Governo continua a dire e come continuano a vedere in tanti, forniture militari ad Israele, di natura tale che consentano questo tipo di operazioni.
Siamo al controsenso più estremo quando parliamo di terrorismo o di strategie terroristiche antisemite dell'Iran. Gli aggressori tagliagole del 7 ottobre hanno sempre dichiarato di voler annientare gli ebrei, annientare Israele e con esso l'Occidente. Da giorni lanciano appelli alla comunità internazionale contro la guerra, ma quella stessa guerra che loro hanno iniziato si rifiutano di interromperla e di concluderla: e quei terroristi sono acclamati nelle nostre piazze.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 13,43)
(Segue TERZI DI SANT'AGATA). E non è finita qui, perché Hamas invoca giorni di rabbia globale. Chiede la solidarietà dalle piazze e la cosa più incomprensibile è che riesce a trovarla. C'è ancora chi confonde la responsabilità di chi ha iniziato questa tragedia. C'è chi non comprende che, così facendo, si presta solo ad essere il megafono della peggior propaganda d'odio e rafforza ed incentiva un clima di antisemitismo intollerabile. È un clima che ha freddato due ventenni israeliani a Washington al grido di «Free Palestine».
Si abbia il coraggio, signor Presidente, di denunciare i troppi episodi antisemiti ai quali assistiamo anche nel nostro Paese (Applausi), come per esempio autori ebrei esclusi dalle librerie e dalle biblioteche. Veniamo in molti marchiati dai propal come agenti sionisti. Non si può essere dalla parte di Hamas, né tanto meno dell'Iran. Non si può cedere a fondamentalisti che credono al jihad, che hanno insanguinato negli ultimi decenni le nostre città.
L'opposizione si prepara a una grande manifestazione, come è stato ricordato dall'ultimo intervento prima del mio. Tale manifestazione non dovrà essere scippata, come già altre, da altre piazze, in altre università nell'ultimo anno e mezzo. Abbiamo visto troppe volte le bandiere dei terroristi di Hamas sventolare in queste manifestazioni. Hamas esulta quando vede questi eventi, dice che il mondo è dalla sua parte, viene legittimata da questo tipo di manifestazioni, che deformano la buona volontà anche di chi le mette in campo senza le necessarie prudenze. (Applausi).
Salviamo il popolo palestinese da Hamas, salviamo Israele da Hamas e salviamo la verità e le nostre coscienze in questa terribile situazione, contro l'orrore terrorista di matrice iraniana. Ricordiamo bene la matrice. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ringrazio per la disponibilità.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13,44, è ripresa alle ore 16,02).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 16,02)
Su un recente caso di femminicidio
PAITA (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAITA (IV-C-RE). Signora Presidente, ho chiesto la parola perché mi è sembrato doveroso, alla ripresa dei nostri lavori, ricordare il terribile episodio avvenuto proprio ieri: una quattordicenne, Martina Carbonaro, è stata ritrovata a Napoli, uccisa dal proprio fidanzato di 19 anni. L'omicida ha 19 anni e Martina ne aveva 14: è stata uccisa in circostanze incredibili, con una pietra, poi nascosta. Un'immagine cruenta, ma soprattutto un'immagine di dolore, che noi tutti proviamo a saperci inermi di fronte a un fenomeno che riguarda in generale i femminicidi, ma che in particolare sta assumendo i connotati di una vicenda che riguarda anche gli adolescenti e i giovani.
Questo è l'aspetto che vorrei mettere in evidenza, signora Presidente, per chiedere immediatamente a quest'Assemblea una seduta straordinaria alla presenza dei Ministri competenti, tra cui la ministra Roccella, perché quello a cui dobbiamo volgere lo sguardo è il tentativo di provare a mettere in atto una strategia che riguardi l'educazione sentimentale, l'educazione dei nostri ragazzi, un processo di formazione. (Applausi).
Colleghi, sto provando a dire che, oltre al tema della repressione, oltre al tema dei reati, oltre al tema degli strumenti per contrastare la violenza, come i braccialetti elettronici (questioni di cui abbiamo dibattuto e su cui ci siamo impegnati comunemente), abbiamo un dovere in più, che si palesa oggi più che mai, ma che era già accaduto nella vicenda Cecchettin e in tante altre vicende. Mi riferisco al tema che riguarda quella fascia di giovani che non sanno accettare un rifiuto, che non sono educati all'affettività nel modo giusto e che richiedono da parte nostra uno sforzo formativo che sia davvero la priorità assoluta di quei Ministeri.
Pertanto, signora Presidente, glielo dico col cuore spezzato perché, quando si leggono queste cose e si hanno figli in giovane età, ci si rende conto di essere davvero completamente disarmati intorno a una vicenda che sta prendendo connotati inquietanti. È la priorità per noi, per il nostro Gruppo, immagino anche per tanti altri colleghi di opposizione e di maggioranza: dateci la possibilità di discutere in modo serio, pacato, se è possibile anche trasversale, all'interno di quest'Aula, perché abbiamo un'emergenza nazionale che non possiamo più sottacere (Applausi) e perché è nostro dovere farci carico di un'azione che non sarà risolutiva, ma che provi almeno a contrastare qualcosa senza lasciare sole né le famiglie, né la scuola, né l'attività istituzionale di fronte a un'esigenza che va oltre tutti noi e richiede però il massimo della responsabilità e dell'urgenza. (Applausi).
LOPREIATO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOPREIATO (M5S). Signora Presidente, prendo parola, devo dire la verità, con il cuore pesante, in primis come madre. Quando questa mattina mi è stato riferito quello che è successo ad Afragola (praticamente a un passo da dove abito io, ma poteva essere in qualsiasi parte dell'Italia) alla piccola Martina, come madre mi sono sentita veramente crollare il mondo, perché pensavo a sua madre: avere una figlia di 14 anni, una fanciulla, una ragazzina, che dovrebbe pensare al primo amore, a giocare, e invece ha incontrato il fidanzatino, ora ex fidanzatino (lasciamo stare gli aggettivi per il ragazzo stesso), nel solito luogo, e pensare che è andata lì senza sapere come si sarebbe evoluta la situazione.
Ho pensato alla situazione come avvocato e non mi abituerò mai a questi eventi. Ho pensato a questa situazione e a questo evento come parlamentare. Ebbene, signora Presidente, noi parliamo di femminicidio, ora abbiamo un disegno di legge in Commissione e abbiamo parlato delle problematiche inerenti ai braccialetti elettronici, però quando sento di questi eventi, specialmente quando colpiscono minorenni (una quattordicenne in questo caso), mi viene da pensare che abbiamo la responsabilità di fare qualcosa in più. Spesso abbiamo sottolineato l'importanza, come testé anticipato dalla collega, di incidere in maniera più precisa quando si formano i fanciulli, quindi dalla scuola. Dobbiamo pertanto intervenire con insegnanti che siano formati, con una spiegazione attenta e precisa dell'affettività. Questi ragazzi oggi vivono esempi che li portano a fare cose che sono veramente da rabbrividire e purtroppo la cronaca ci insegna che sono sempre più frequenti.
Oggi il mio intervento è fatto come madre, come avvocato e come parlamentare, non solo per stare vicino alla famiglia, ma per invitare il Parlamento a un impegno serio e preciso su questi fatti. Siamo vicini alla famiglia di Martina, ma che non ci sia più una Martina. (Applausi).
VALENTE (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTE (PD-IDP). Signor Presidente, sono solita non prendere la parola di fronte all'ennesima uccisione di una donna. Oggi però davvero credo che svegliarsi e apprendere di un corpo ritrovato ci abbia dato la certezza, quasi matematica, che ad ammazzare quella donna, a negare la vita a quella ragazza, a quella giovanissima ragazza di 14 anni, Martina, fosse stato sicuramente un uomo che non si rassegnava al no di lei, alla sua scelta di libertà, a vedere messo in discussione il suo potere e il suo rapporto dominante di sopraffazione. Ne avevamo la certezza - tutti ce l'avevamo - prima di apprendere della sua confessione, prima di apprendere che lui stesso, di fronte all'evidenza, avrebbe riconosciuto quanto aveva commesso.
Ringrazio le colleghe Paita e Lopreiato per aver sollecitato questa possibilità di intervento. Mi sono interrogata a lungo nel corso della mattinata - la collega Lopreiato ha ragione - come donna, come madre di un ragazzo di 14 anni e come senatrice. Ed è come senatrice che oggi voglio prendere la parola, a nome del mio Gruppo, facendo un appello a tutta l'Assemblea e, in modo particolare, agli uomini che sono in quest'Aula.
Non starò qui stamattina a sottolinearlo di nuovo, ma penso che abbiamo costruito finalmente una cultura minimamente condivisa nell'affermare che non bastano repressione o nuove fattispecie penali, ma c'è bisogno di educazione, di una rivoluzione culturale, di cambiare modelli e soprattutto di affermare un'altra modalità di relazione tra gli uomini e le donne. Lo dico appellandomi e chiedendo quasi una deroga alla Presidente perché non mi rivolgo a lei, ma a tutti gli uomini di quest'Aula, perché c'è bisogno prima di tutto che finalmente tutti gli uomini avvertano sulle loro spalle la necessità di un'assunzione chiara di responsabilità. Non c'è un solo uomo, neanche quello che pensa che questo atteggiamento di dominio, di potere e di sopraffazione e questa cultura e questa modalità non gli appartengano e siano quanto di più lontano dal suo essere e dal suo modo di stare al mondo, che si può chiamare fuori da questa sfida. Non si può chiamare fuori come padre (Applausi) e non si può chiamare fuori come maschio, né come parlamentare.
Ve lo chiedo perché noi, come parlamentari e come senatori, abbiamo il dovere e il compito di affrontare questa discussione anche da punti di vista diversi e distanti, ma con senso di responsabilità. Basta bandierine. Basta atteggiamenti propagandistici. La discussione di ieri sulla castrazione chimica dimostra quanto siamo lontani dalla verità e dall'essenza di questo dramma, che, nonostante gli sforzi che abbiamo fatto, peggiora. Qualche anno fa era una cosa che riguardava tutte le donne; potrei parlare da napoletana con riferimento a quanto successo nella mia città. Sappiamo però che è un fenomeno che attraversa in lungo e in largo generazioni e fasce d'età e oggi diventa sempre più un problema che riguarda le giovani generazioni. Come facciamo a non interrogarci? Dove stiamo sbagliando o, meglio, dove stiamo fallendo? Abbiamo varato norme e leggi, inasprito reati, previsto nuove fattispecie, eppure ancora non va.
Io credo che il tema sia, ancora una volta, come gli uomini si pongono di fronte a questa sfida e come non stanno riuscendo a fare questo salto di qualità. Non ci state riuscendo: dovete riconoscere che in questo mondo abbiamo la necessità di costruire effettivamente rapporti paritetici.
Lo dico veramente con il massimo rispetto delle posizioni di ciascuno: le discussioni che riguardano la violenza maschile contro le donne intanto vanno riconosciute con nome e cognome. È una violenza agita dagli uomini e subita dalle donne. È una violenza che sa di affermazione di potere, di un potere che gli uomini hanno avuto e non vogliono mollare; non lo volete mollare nella relazione, così come non lo volete mollare nella dimensione pubblica, e questo attiene a una modalità di stare al mondo. Io vi chiedo di mettervi in discussione, perché, quando un ragazzo di 19 anni neanche compiuti avverte l'esigenza di ammazzare con colpi alla testa una ragazza di 14 anni, nessuno di noi si può chiamare fuori: dobbiamo necessariamente interrogarci e chiederci dove stiamo sbagliando. (Applausi).
Gli stereotipi attengono alle donne, ma anche agli uomini. Gli uomini si possono emozionare, possono perdere una partita di potere, possono accettare un no che non è un affronto alla loro identità e all'aspettativa sociale che sentono gravare sulle loro spalle. Mettetevi in discussione, siate da esempio; voi che sentite questa cosa lontana dal vostro agire siate da esempio ai vostri figli, ai vostri colleghi, a chi fa una battuta sessista. Non ci stiamo al fatto che mentre discutiamo di molestie sessuali in Commissione, qualcuno ci dica che gli atti devono essere ripetuti. Purtroppo siamo arrivati a un punto di tolleranza zero: anche un singolo atto, anche una singola battuta sessista grida vendetta di fronte a questo stato delle cose e chiede un sussulto di responsabilità e indignazione. Soprattutto non piangiamo sempre il giorno dopo, perché, quanto alle parole, davvero si fa fatica a trovarne di nuove e di senso, perché l'uccisione di una ragazza di 14 anni - lo ribadisco - per opera di un ragazzo di 19 è qualcosa che lascia tutti noi senza parole. Ne abbiamo sprecate tante e forse dobbiamo metterci in discussione e partire davvero dai nostri comportamenti singoli e individuali. Abbattiamo questi stereotipi (Applausi), usciamo dalle gabbie tutti noi, ma fatelo innanzitutto voi dando finalmente una lezione a tutti gli altri, poiché abbiamo imparato che dobbiamo fare insieme questo salto di qualità. Lo chiedo a tutti quelli che hanno ancora qualche resistenza e a qualcuno che ancora ci dice che non sono solo le donne a morire per mano degli uomini, perché qualche volta sono pure gli uomini a morire per mano delle donne. Ecco, questo significa non aver compreso ed essere molto, molto lontani dal cuore del problema.
Accetto e credo che l'invito della senatrice Paita a svolgere anche una seduta dedicata ci possa aiutare, ma credo veramente che, insieme alle parole, all'assunzione comune di questa grande responsabilità e forse di questa scommessa che rischiamo di perdere, ci sia bisogno di comportamenti consequenziali, coerenti, forse anche coraggiosi, che riscrivano non solo una modalità diversa di stare nella relazione. Quindi è apprezzabile l'impegno delle scuole, di tutte le agenzie educative, a partire dalla famiglia e dagli esempi che ci sono in famiglia e fuori da essa. È necessario però riscrivere un nuovo alfabeto della relazione, un nuovo modo per le donne e per gli uomini di stare al mondo, di riconoscersi nella differenza, di rispettarsi e di capire che questa differenza può essere davvero una ricchezza per gli uomini, per le donne, per tutti insieme. Credo che questa battaglia la vinciamo solo così. (Applausi).
STEFANI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ci uniamo anche noi, come Gruppo Lega, attorno al cordoglio nei confronti di un evento così terribile e di una morte così drammatica come quella di questa ragazza, poco più di una bambina: 14 anni sono veramente pochi. Ci uniamo anche allo stupore di fronte a un crimine così cruento e crudele: è stata uccisa con una pietra; occorre tanto coraggio per utilizzare una pietra per ammazzare una persona, e una persona che hai pensato di amare. Ciò che ci fa più orrore - e penso che possiamo condividerlo tutti in quest'Aula - è che non è più un caso solo di classica violenza domestica, di quello che accade all'interno di una casa magari fra marito e moglie, fra un compagno e una compagna. Qui stiamo parlando di ragazzini, di un omicida che è poco più di un ragazzino e quindi ci sorprende ancora di più una violenza maturata fra ragazzi che sono adolescenti.
La grande domanda è se, nel momento in cui variamo le norme, nel momento in cui prevediamo aggravamenti di pena o prevediamo anche reati gravi, queste norme vengano lette da queste persone. La risposta è no. Prima di compiere la scelta di andare a uccidere, difficilmente si consulta il codice penale, difficilmente si va a vedere quali possono essere le conseguenze. Quello che ci domandiamo è come facciamo noi, da quest'Aula, a bloccare tali fenomeni, a far sì che questi giovani maturino e sappiano vivere i sentimenti con equilibrio, con serenità e anche con la capacità di capire quando una storia è finita, senza per questo cadere in una totale drammaticità della propria esistenza, non riuscendo più a trovare l'obiettivo o una modalità per uscirne.
Di certo, però, la soluzione non è quella di alimentare l'odio verso gli uomini. Non dobbiamo alimentare ancor di più una tensione, dobbiamo invece contribuire, tramite il nostro comportamento, tramite le nostre iniziative, a far sì che i rapporti umani e affettivi siano improntati a un assoluto rispetto. Non sappiamo nemmeno noi se può bastare una mozione per creare la cultura: la cultura la creiamo noi con i nostri comportamenti e con il nostro esempio, con quello che riusciamo a fare anche all'interno delle nostre famiglie, all'interno della scuola, all'interno di quei nuclei dove si formano le persone. Non possiamo essere accusati da nessuno di negligenza nell'adottare iniziative per combattere questo fenomeno sia durante questa legislatura, sia durante quelle precedenti. Penso che né la maggioranza, né l'opposizione di oggi, che erano a parti invertite in altri Governi, possano sottrarsi. Penso che noi tutti siamo uniti in questo comune obiettivo di far sì che tali episodi non accadano più.
Forse, però, è meglio non utilizzare strumentalmente fenomeni e momenti così gravi solo per fare propaganda politica, perché penso che tutti noi abbiamo lo stesso identico obiettivo e nel momento in cui lavoreremo tutti insieme forse daremo veramente l'esempio nei confronti dei nostri concittadini e delle future generazioni di che cosa significhi il rispetto. (Applausi).
LEONARDI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONARDI (FdI). Signor Presidente, anche il Gruppo Fratelli d'Italia si stringe alla famiglia di Martina in questo dramma che oggi riporta agli onori delle cronache un fenomeno sul quale stiamo intervenendo costantemente. L'Italia ha una delle legislazioni più avanzate in materia e credo che anche a livello di società si inizi ormai da qualche anno ad avere una consapevolezza rispetto a questo fenomeno, che però ci deve per forza far interrogare non solo per la gravità del reato, ma anche per l'incidenza sulle fasce di età così giovani. Non sono mamma, ma ho una nipotina, se posso ancora chiamarla così, dell'età di Martina, 14 anni, perché a quell'età si è bambini.
Una violenza così efferata, così atroce, per un motivo futile come quello di essere lasciati credo ci debba far interrogare tutti anche su quello che noi, come società, stiamo trasmettendo alle nuove generazioni e ai nostri figli: un rifiuto, una sconfitta, un no non sono la fine del mondo, dobbiamo far capire ai nostri figli che i no aiutano a crescere, che le sconfitte e le cadute fanno parte della vita e ci si può e ci si deve rialzare.
Una società che non aiuta i propri figli a cadere e a rialzarsi è una società che cresce ragazzi deboli e che ha perso, purtroppo, quella rete sociale e quella rete familiare che invece, oggi ancora di più, sono fondamentali per la crescita sana dei nostri figli. Credo che su questo dobbiamo interrogarci come legislatori, oltre che come persone e cittadini, e che dobbiamo fare ancora uno sforzo in più su questo tema sociale.
Un altro tema sul quale credo che dovremmo reinterrogarci è il valore della vita, che le nuove generazioni hanno perso, in una società in cui si è sempre più accentrati su sé stessi. Il valore dell'altro si è perso, così come il valore di ogni vita. Dobbiamo tornare a far diventare centrale il valore della vita e a farlo comprendere ai nostri giovani, per avere reazioni diverse e gli strumenti che consentano loro di avere la giusta impostazione di fronte ai dolori e alle difficoltà che ognuno di noi attraversa, reazioni diverse rispetto a quelle che purtroppo continuiamo a vedere.
Se la legislazione e gli strumenti ci dicono che abbiamo una donna vittima in meno, questo certo non ci basta, ma ci deve solo spingere ad andare avanti e a riflettere anche su altro, non solo sulle norme, sulle quali credo che abbiamo fatto e stiamo facendo insieme tanto di buono, ma anche sui valori fondanti di questa nostra società. Sicuramente il rispetto della vita, il rispetto dell'altro e il saper accettare una sconfitta sono cose sulle quali dobbiamo interrogarci, per poter andare avanti e costruire o ricostruire una società e giovani che abbiano basi più solide per sorreggere le loro fragilità. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, vorrei sottolineare poche cose. Nell'associarmi alla proposta che faceva la senatrice Paita di dedicare una discussione e una riflessione su quanto sta accadendo, chiedendo alla Ministra di essere in Aula, vorrei sottolineare un fatto da cui credo tutti veniamo colpiti. Non possiamo che associarci al dolore di una famiglia che vede perire una propria figlia a 14 anni a causa dell'atto di possesso di un ragazzo che ne ha meno di 19. Siamo di fronte a una situazione sulla quale tutti noi, in particolare noi uomini, dobbiamo interrogarci.
Ma per interrogarci - lo diceva bene, molto meglio di me, la senatrice Valente - è necessario fare una riflessione profonda. Credo che la cosa migliore sarebbe discutere dell'educazione sentimentale tra di noi in questo consesso, in questo Parlamento. La società è cambiata, i valori in alcuni casi sono cambiati e credo che tutti dovremmo avere la modestia di metterci in discussione. Per questo propongo di fare una riflessione collettiva, senza avere la presunzione di stabilire chi ha ragione o torto, ma confrontandoci, perché episodi come questo sono atroci e si ripetono troppo spesso. E troppo spesso siamo qui a piangere le vittime. Per questa ragione, evitiamo di continuare a commemorare e proviamo a fare una riflessione sull'educazione sentimentale. (Applausi).
VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, non solo a titolo personale, ma anche a nome del Gruppo che rappresento voglio unirmi al dolore della famiglia di Martina. Vorrei anche approfittare di questo momento per condividere una riflessione con tutti i colleghi.
Approfitto del fatto che dalle tribune oggi assistono a questa seduta anche degli studenti per chiedere: ma può una ragazzina di 14 anni perdere la vita per mano di un ex fidanzato, solo perché è stato lasciato? È una realtà incommentabile e surreale, che purtroppo riempie le pagine di cronaca dei giornali. Soprattutto negli ultimi anni, il disagio giovanile ha registrato numeri che fanno rabbrividire.
Io ho un tremendo e profondo rispetto per il valore della vita. Lo sport in questo insegna che bisogna saper perdere. Lo dico, prima ancora che da parlamentare, da atleta paralimpica: lo sport ti insegna ad affrontare ed a confrontarti con le sconfitte, a rialzarti in caso di caduta.
Non possiamo risolvere questo tipo di problemi solo con le leggi. Dobbiamo anche ricordare a chi ci segue che le leggi ci sono e che negli anni le abbiamo rafforzate. La Commissione di inchiesta sul femminicidio sta facendo un lavoro preziosissimo. Qui si tratta di una piaga e di una criticità sul piano culturale che impongono una riflessione profonda a tutti noi, ognuno nel suo spaccato. Non possiamo demandare l'educazione solo alla scuola e neanche solo alle famiglie, ma neppure possiamo prendercela con i ragazzi per questo profondo disagio che provano.
Penso che più sport, anche nelle scuole, aiuterebbe a fornire strumenti educativi supplementari preziosissimi. Noi forse dobbiamo anche lavorare per quello, per garantire maggiori opportunità, perché lo sport insegna il rispetto delle regole, dell'avversario, del fair play. Insegna a rialzarsi in caso di cadute, rafforza il corpo, ma anche e soprattutto lo spirito e credo che in un momento così particolare e cruciale della nostra società avere comunque uno strumento che ti forma ancora di più nel carattere sia prezioso e fondamentale.
Quindi, cogliendo quest'occasione, invito a ragionare su provvedimenti più mirati per offrire maggiori opportunità anche attraverso lo sport. Ragioniamo tutti quanti su cosa possiamo fare, cercando di regalare gentilezza, di offrire una mano, di non lasciare sole le ragazze, di dare la possibilità di confrontarsi e ai ragazzi di essere più forti, più convinti, più consci anche nell'accettare dei no.
La vita offre tante opportunità. Toglie, ma dà. Distrugge a volte dei sogni, ma ne offre degli altri. Dobbiamo aiutare i ragazzi anche a comprendere che la vita è preziosa e va tutelata. Il Parlamento si muove e si adopera anche per questo, ma non possiamo demandare tutto al Parlamento.
Una riflessione profonda mi sentivo di farla, anche per i colleghi e anche e soprattutto per i ragazzi che ci ascoltano. La vita è un dono prezioso. Di no ne riceveremo tantissimi. Dobbiamo allenarci anche ad affrontare situazioni che non tanto ci piacciono. Quando si chiude una porta, però, si apre un portone e la vita va tutelata, la nostra, come anche quella degli altri.
Mi unisco veramente al profondo dolore della famiglia di Martina e auspico che possa esserci presto anche un'altra occasione, anche qui, per discutere più ampiamente delle misure che possiamo attuare, mettendo a disposizione degli altri gli strumenti che abbiamo a disposizione. (Applausi).
PRESIDENTE. Naturalmente non soltanto la Presidenza si unisce alle parole di cordoglio e all'emozione dell'Assemblea, ma mi sembra che da tutti gli interventi sia emerso con estrema chiarezza che c'è una questione strutturale e non emergenziale. Qui sono le colonne del tempio che stanno vacillando. La parola cultura è stata pronunciata unanimemente da tutte le parti dell'Aula.
La Presidenza si fa carico e compito di inoltrare questa richiesta, perché avremmo bisogno di un pensiero molto profondo e molto lungo, dato che le parole sentimento e violenza non dovrebbero stare neanche proprio nella stessa riga di una pagina. (Applausi).
A suggello di un impegno che davvero dobbiamo sentire tutti, invito l'Assemblea ad osservare un momento di raccoglimento. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio). (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti e le studentesse della Facoltà di economia dell'Università degli studi di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Discussione del disegno di legge:
(1320) Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate nonché delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)(ore 16,35)
Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate nonché delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate e delega al Governo per la razionalizzazione, la semplificazione e il riassetto delle disposizioni in materia di ordinamento militare
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1320.
Il relatore, senatore De Rosa, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
DE ROSA, relatore. Signora Presidente, l'Assemblea è chiamata all'esame del disegno di legge di iniziativa governativa che reca un'integrazione delle attività di interesse pubblico, esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana, e una revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana, ausiliari delle Forze armate, nonché una delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario, del Corpo delle crocerossine, volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana, ausiliari delle Forze armate, e per la razionalizzazione, la semplificazione e riassetto delle disposizioni in materia di ordinamento militare.
Il disegno di legge in esame, anche a seguito delle modificazioni apportate nel corso dell'esame da parte della Commissione di merito, è nello specifico finalizzato ad apportare alcune modifiche al decreto legislativo n. 178 del 2012, che regola l'organizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa al fine di rendere la disciplina relativa ai servizi ausiliari svolti dall'associazione a favore delle Forze armate più aderente alle nuove esigenze, nonché ad adeguare le disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana, ausiliari delle Forze armate, previste dal codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010.
La nuova Associazione è l'unica società nazionale di Croce Rossa autorizzata ad operare sul territorio nazionale quale organizzazione di soccorso volontario, conforme alla Convenzione di Ginevra del 1949, ai relativi protocolli aggiuntivi e ai principi fondamentali del Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, iscritta di diritto nel Registro unico nazionale del terzo settore.
L'Associazione è definita di interesse pubblico, è ausiliaria dei pubblici poteri nel settore umanitario ed è posta sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica.
Oltre ai compiti previsti dal proprio statuto, l'Associazione è autorizzata aD esercitare altre attività di interesse pubblico, come collaborare con le società di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa degli altri Paesi; predisporre i servizi di assistenza e soccorso sanitario in occasione di calamità e di situazioni di emergenza; svolgere attività umanitarie presso i centri di accoglienza per le persone immigrate e richiedenti asilo; agire quale struttura operativa del Servizio nazionale di Protezione civile; promuovere la diffusione dell'educazione sanitaria, della cultura della donazione e della cultura della Protezione civile e realizzare interventi di cooperazione allo sviluppo.
In conclusione, si propone l'approvazione del disegno di legge da parte dell'Assemblea. (Applausi).
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare nella discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.
Procediamo all'esame degli articoli, sui quali sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
DE ROSA, relatore. Signora Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
IANNONE, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signora Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, l'emendamento 1.2 è improcedibile.
Metto ai voti l'articolo 1.
È approvato.
Metto ai voti l'emendamento 2.100, presentato dal senatore Magni e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 2.101.
MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signora Presidente, vorrei spiegare perché voteremo contro l'emendamento 2.101. Banalmente, ci è stato chiesto di inserire il termine «crocerossine» direttamente da loro, quindi abbiamo pensato di reinserirlo perché toglierlo non sarebbe coerente con quanto richiesto direttamente dalle infermiere ausiliarie. È solo per questo che voteremo contro.
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 2.101, presentato dal senatore Magni e da altri senatori, fino alle parole: «militari CRI».
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 2.102.
Metto ai voti l'emendamento 2.103, presentato dal senatore Magni e da altri senatori.
Non è approvato.
Metto ai voti l'emendamento 2.104, presentato dal senatore Magni e da altri senatori.
Non è approvato.
Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, gli emendamenti 2.105 e 2.106 sono improcedibili.
Metto ai voti l'articolo 2.
È approvato.
Metto ai voti l'articolo 3.
È approvato.
Ai sensi dell'articolo 103, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di coordinamento COORD.1, presentata dal relatore.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
FURLAN (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FURLAN (IV-C-RE). Signor Presidente, senatrici e senatori, il dibattito di oggi sul disegno di legge che dispone l'integrazione delle attività della Croce Rossa non può non partire dai tragici fatti di cui abbiamo avuto notizia nei giorni scorsi. Vorrei partire dal ricordo di Ibrahim Eid e Ahmad Abu Hilal, due operatori del comitato internazionale della Croce Rossa uccisi il 24 maggio scorso in un attacco nella loro abitazione nella Striscia di Gaza. La loro vita è stata spezzata mentre erano nella propria casa, un luogo che dovrebbe essere rifugio, non bersaglio. Erano uomini di pace, operatori umanitari, servitori silenziosi dell'umanità. Avevano scelto di mettere la propria vita al servizio degli altri in uno dei luoghi più martoriati del nostro tempo.
Il comitato internazionale della Croce Rossa, di cui facevano parte, rappresenta un faro di neutralità, di assistenza, di speranza nelle zone del mondo più colpite dalla guerra, dalla povertà e dalla disumanità. È grazie a persone come loro se il faro dell'umanità continua a brillare anche nei momenti più bui. Oggi, mentre piangiamo la loro perdita, sentiamo con forza anche il dovere di difendere e proteggere il lavoro umanitario. Ricordiamo che gli operatori della Croce Rossa, come di tutte le organizzazioni umanitarie, non sono né di parte né strumento di conflitto. Sono testimoni attivi della dignità umana, custodi di una speranza che non si arrende. Nel loro nome rinnoviamo l'appello al rispetto del diritto internazionale umanitario, alla protezione dei civili, alla sicurezza di chi salva le vite in prima linea e, nel loro ricordo, ci impegniamo a non restare in silenzio.
Sono voluta partire da qua, signor Presidente, perché, nel solco del lavoro che svolge la Croce Rossa internazionale, è nostro compito proteggere e rafforzare il ruolo e il delicato compito che la Croce Rossa italiana porta avanti sul nostro territorio. Dico subito che il disegno di legge al nostro esame si inserisce in questo solco e va nella direzione giusta, occupandosi dei corpi ausiliari e aggiornando l'elenco delle attività di interesse pubblico svolte dall'ente, affidando agli operatori della Croce Rossa, come si legge nell'articolo 1 del testo, anche il ruolo attivo nella formazione dei soccorritori militari.
Il provvedimento, come riscontrato anche nei lavori della Commissione, consente di superare lacune, incoerenze e incertezze che si erano accumulate negli anni, soprattutto nell'ambito dei corpi militari ausiliari.
Per questo riteniamo importante integrare e ampliare le categorie del personale direttivo del Corpo militare volontario, inserendo, in aggiunta a medici, commissari e farmacisti, anche odontoiatri, veterinari, biologi, fisici, chimici, dirigenti infermieristici e psicologici. Uno spettro maggiore di professionisti rappresenta un supporto importante alle nostre Forze armate.
Analogamente, sempre all'articolo 1, è importante il superamento delle lacune legate alla presenza femminile nei corpi militari. Siamo infatti davanti a una novità molto importante: l'apertura del Corpo militare volontario anche alle donne segna un passaggio d'epoca di fondamentale importanza per l'ampliamento dei servizi ausiliari svolti dalla Croce Rossa e per la piena attuazione dei principi delle pari opportunità.
Un elemento in più di favore - è bene sottolinearlo - si coglie nella disponibilità della 3a Commissione a raccogliere le osservazioni delle associazioni delle categorie infermieristiche, che chiedevano di non confondere il titolo di infermiere con il ruolo di volontario e di supporto della Croce Rossa Italiana. Voglio sottolineare un passaggio dell'audizione in Commissione del presidente della Croce Rossa Rosario Valastro: i corpi ausiliari hanno avuto una grande importanza per la Croce Rossa e la Nazion, con donne e uomini che hanno affrontato qualsiasi sfida e timore, portando l'emblema della Croce Rossa in tempi in cui c'era solo un barlume di umanità e la sanità militare era ridotta al lumicino. Sono parole che danno la misura dell'impegno di questa nostra istituzione.
Signor Presidente, sebbene con il criticabile ricorso ancora una volta alla delega governativa, ogni provvedimento che mira a sostenere un lavoro così importante come quello svolto dalla Croce Rossa non può che trovarci d'accordo. La Croce Rossa Italiana non è soltanto un'organizzazione, ma è anche un simbolo di solidarietà, di umanità e di prossimità concreta; è una rete capillare fatta di migliaia di donne e di uomini che ogni giorno offrono il proprio tempo, la propria energia, spesso il proprio cuore, per aiutare chi è in difficoltà. Dal primo soccorso nelle emergenze alla distribuzione di beni essenziali, all'assistenza ai migranti, al sostegno agli anziani e alle famiglie fragili, ai servizi sanitari, al soccorso in caso di calamità, l'impegno della Croce Rossa è presente in ogni angolo del Paese, spesso in silenzio, ma sempre con efficacia.
Voglio approfittare di questo momento di discussione per esprimere un ringraziamento alle migliaia di donne e di uomini volontari che si impegnano: giovani e meno giovani, professionisti e cittadini comuni che nei momenti difficili, anche quando è più facile voltarsi dall'altra parte, decidono di essere al servizio del cittadino e al servizio dell'umanità. Il loro contributo si misura non solo in interventi, ma anche in vite salvate, mani tese, paure alleviate. In un tempo segnato da crisi, conflitti e nuove vulnerabilità, il lavoro della Croce Rossa è più che mai indispensabile. In un Paese come il nostro, in cui aumentano le povertà e la fragilità, l'impegno quotidiano condotto dai volontari e dalle volontarie rappresenta un baluardo di civiltà e di sostegno concreto. La loro dedizione è la prova che l'umanità, anche di fronte alle prove più dure, sa rispondere con compassione, coraggio e dedizione.
È per questo che, a nome di Italia Viva, dichiaro il nostro voto favorevole al provvedimento in esame. (Applausi).
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 1320 rappresenta un passo fondamentale e necessario per il riordino e l'adeguamento di un'istituzione vitale per il nostro Paese. La Croce Rossa Italiana, in quanto persona giuridica di diritto privato e ausiliaria dei pubblici poteri nel settore umanitario, opera in conformità con la Convenzione di Ginevra del 1949 e con i principi fondamentali del Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Il disegno di legge rafforza potenzialmente il suo ruolo integrando la formazione dei soccorritori militari tra le attività di interesse pubblico dell'associazione. Questa previsione consente alla Croce Rossa di svolgere tale attività su richiesta del Ministro della difesa, attraverso apposite convenzioni, potendo generare anche economie di spesa, in quanto non sarebbe necessario acquisire le occorrenti professionalità all'esterno.
Il disegno di legge, composto da due articoli, mira a integrare e a rivedere le attività della Croce Rossa Italiana, in particolare quelle ausiliare delle Forze armate. Un punto chiave è l'ampliamento delle attività di interesse pubblico della Croce Rossa Italiana alla formazione dei soccorritori militari, un compito che attualmente spetta alle Forze armate. Questa integrazione è vista come un passo pragmatico che può portare a economie di spesa e a maggiore efficienza.
L'articolo 1 introduce modifiche dirette, come l'espansione delle categorie professionali del Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana, a includere odontoiatri, veterinari, biologi, fisici, chimici e psicologi. Questa espansione di natura ordinamentale non comporta nuovi oneri finanziari. Viene inoltre chiarito lo status giuridico del personale del Corpo militare volontario quando richiamato in servizio, equiparandolo ai militari in servizio attivo per quanto riguarda il codice penale di disciplina militare, anche questo senza oneri aggiuntivi.
Un'altra misura importante è l'estinzione della fondazione per le attività ausiliarie della Croce Rossa alle Forze armate, che non ha mai operato e generava solo costi, con il patrimonio residuo che sarà devoluto alla Croce Rossa Italiana.
L'articolo 2 delega il Governo a revisionare la disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie ausiliarie delle Forze armate entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge. Questa revisione include la razionalizzazione degli ordinamenti, la definizione degli ambiti di impiego e compiti, la revisione delle modalità di nomina e mobilitazione, l'adeguamento delle norme relative allo status giuridico e al trattamento economico. Tutti questi interventi sono previsti senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Questo disegno di legge è un esempio virtuoso di come sia possibile modernizzare la legislazione, eliminare criticità e ottimizzare le risorse rendendo un servizio essenziale alla Nazione più efficiente e rispondente alle esigenze attuali.
Auspico che la sua approvazione avvenga con il più ampio consenso. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per motivare il voto di astensione del mio Gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra, al disegno di legge che modifica il decreto legislativo n. 178 del 2012 in tema di organizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa e che rivede le disposizioni in materia dei Corpi dell'Associazione della Croce Rossa Italiana ausiliari delle Forze armate, previste dal Codice dell'ordinamento militare.
Nel rivolgere il più sentito riconoscimento al ruolo prezioso che le infermiere volontarie hanno svolto e continuano a svolgere in tante emergenze civili, sanitarie e umanitarie, teniamo a sottolineare che la nostra critica è rivolta a un'impostazione e a un inquadramento che, così come strutturati, continuano a rifarsi a una logica militarizzata, gerarchica, fondata sui simboli e sui modelli che risentono di un'imposizione superata.
È certamente necessario riconoscere il valore della professionalità e dell'autonomia delle figure infermieristiche, senza abbandonarsi, però, a una retorica legata al servizio disinteressato, che rischia di mascherare la mancanza di tutele e di riconoscimenti concreti.
Inoltre, esprimiamo forti perplessità su una delega così ampia al Governo, che si muove senza un chiaro indirizzo parlamentare e senza un approfondito confronto con il mondo infermieristico, con il terzo settore e con le organizzazioni delle donne, che da anni chiedono una revisione laica e inclusiva di tali strutture. Riteniamo che ogni riforma debba rispondere ai principi costituzionali di uguaglianza, autodeterminazione e partecipazione.
Abbiamo inoltre presentato emendamenti già in fase di esame in Commissione, ripresentati anche in Aula, che proponevano di rivedere la denominazione del corpo delle infermiere volontarie, tesi, da un lato, a non creare ambiguità e confusione tra infermiere lavoratrici e non e, dall'altro, a precisare che tali figure non possono sostituire il personale infermieristico laureato e laico in alcun contesto sanitario ordinario, se non in situazioni emergenziali e in assenza di personale qualificato disponibile.
La delega prevista dal testo in generale può intervenire su temi delicati e particolarmente ampi, rispetto ai quali il ricorso a una delega non può che svilire il ruolo del Parlamento.
Nel chiedere ancora una volta, dunque, che il Parlamento torni protagonista nel disegnare le riforme e che si apra una discussione vera e pluralista su provvedimenti tanto ampi e delicati, ribadisco il voto di astensione del nostro Gruppo. (Applausi).
ROSSO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, svolgerò una breve dichiarazione di voto, dopo che il relatore senatore De Rosa ha esposto efficacemente le ragioni di questo disegno di legge, che va a integrare le attività di interesse pubblico esercitate dalla Croce Rossa Italiana. Le modifiche ora proposte puntano a rendere la disciplina relativa ai servizi ausiliari svolti dall'Associazione a favore delle Forze armate più aderente alle nuove esigenze; esse inoltre mirano ad adeguare le disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa Italiana ausiliari delle Forze armate.
Ricordiamo l'inquadramento istituzionale della Croce Rossa, che è quello di essere collocato all'interno della normativa sulle organizzazioni di soccorso previste dalle Convenzioni di Ginevra. Allo stesso tempo, va assolutamente sottolineato il ruolo di diritto meritorio nel terzo settore, quale Associazione di interesse pubblico e ausiliaria dei poteri pubblici nel settore umanitario.
Abbiamo tutti davanti agli occhi gli eccezionali servizi di assistenza e soccorso sanitario in occasione di calamità e situazioni di emergenza e quale struttura operativa del servizio nazionale di Protezione civile, ma anche il ruolo di promuovere la diffusione dell'educazione sanitaria e della cultura della donazione. Da evidenziare anche l'attività a favore delle Forze armate, attraverso i Corpi ausiliari della Croce Rossa. Questi sono formati dal Corpo militare volontario e dal Corpo delle infermiere volontarie; tutti i componenti sono soci dell'Associazione della Croce Rossa Italiana e contribuiscono alle attività di interesse pubblico.
L'intervento legislativo mira innanzitutto a integrare il testo del decreto legislativo del 2012 sulla Croce Rossa. Esso prevede di introdurre i principi di una delega per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa Italiana ausiliari delle Forze armate. Tra le modifiche immediate c'è la possibilità di aggiungere, all'elenco delle attività di interesse pubblico, l'attività di formazione dei soccorritori militari, ma anche l'integrazione nel corpo militare volontario, oltre ai medici e ai farmacisti, delle categorie direttive degli odontoiatri, dei veterinari, dei biologi, dei fisici, dei chimici e degli psicologi. A questo personale si applicano i codici penali militari e le disposizioni in materia di disciplina militare per i militari in servizio. Viene infine prevista una norma per estinguere la Fondazione Croce Rossa, che non ha effettivamente mai operato in quasi 17 anni di vita.
Insomma, è una serie di disposizioni per valorizzare maggiormente il ruolo della Croce Rossa che, da sempre, apprezziamo in Italia e negli ambiti internazionali in cui agisce insieme agli organismi confratelli.
Per questi motivi, annuncio il voto favorevole dei senatori di Forza Italia. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signor Presidente, annuncio fin da ora che il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questo provvedimento e proverò anche a spiegarne le motivazioni. Il provvedimento consta di due parti: una direttamente applicabile e una di delega al Governo per la ridisciplina e la verifica di tutte le funzioni della Croce Rossa Italiana e dei corpi ausiliari.
Noi abbiamo ascoltato in Commissione, come prima audizione, il Presidente della Commissione di studio su questa disciplina, che era l'ex comandante dei carabinieri Tullio Del Sette. Egli ci ha spiegato che tutta questa ricognizione è stata fatta in virtù del fatto che la precedente disciplina, che determinava le funzioni e lo svolgimento dei lavori della Croce Rossa, aveva introdotto discrasie e possibilità di errore di determinazione dei corpi ausiliari.
Il lavoro è stato lungo, perché la Commissione è durata più di un anno. Abbiamo audito anche la presidente Scarcella del Corpo infermiere volontarie, che ci ha fatto capire quanto importante fosse il loro lavoro e quanto la loro formazione, che ci ha detto essere di oltre mille ore, sulle loro funzionalità, non voleva e non doveva essere sovrapponibile alla formazione del corpo delle infermiere. Abbiamo proposto in Commissione che ci fosse la possibilità di istituire accordi con le università per migliorare la formazione. Tale proposta credo sia stata accolta e ci sono anche già dei progetti, appunto, tra università e Corpo ausiliario.
Abbiamo audito anche l'ispettore nazionale del Corpo, il generale Lupini, che ci ha illustrato la situazione anche di uomini e mezzi. Da ultimo, abbiamo ascoltato il Presidente nazionale, l'avvocato Valastro, che ci ha fornito la fotografia generale della Croce Rossa.
Io non nascondo che parecchi miei amici mi hanno chiamato davvero arrabbiati per la situazione della Croce Rossa Italiana. Mi hanno denunciato parecchie delle sue problematiche, chiedendomi, per favore, di riferirle (incluse le targhe delle auto). Mi hanno denunciato una serie enorme di situazioni. Ho avuto modo di parlare anche con altre persone che, invece, erano a favore di questa riforma. Devo essere sincero: non mi hanno convinto.
Le criticità che ho visto sono maggiori rispetto a quelle che si vanno a risolvere con questo provvedimento. Non ci piace la quantità di deleghe date al Governo. Io credo che sia compito di questo Parlamento lavorare sugli atti, lavorare alle riforme e non dare sempre al Governo la possibilità di fare ciò che vuole, come vuole, quando vuole. È nostro dovere lavorare su temi del genere. È nostro dovere risolvere tutte le criticità che sono state sollevate e non possiamo tutte le volte esimerci dando deleghe al Governo. (Applausi).
Mi riferisco alla razionalizzazione degli ordinamenti, alla definizione degli ambiti di impiego e dei compiti, alla revisione delle nomine e alla durata degli incarichi, alla revisione della modalità di mobilitazione, all'adeguamento dei poteri del Ministero della difesa, nonché alla costituzione del corpo unico militare volontario, alla rimodulazione dei requisiti, alle procedure di arruolamento. Noi abbiamo provato a presentare un emendamento, ma è stato bocciato.
Ancora, mi riferisco alla revisione della gerarchia dei gradi militari, all'adeguamento dello status giuridico, alla revisione del trattamento economico.
Ricordo che si parla di volontari. In ultimo, vi è la regolamentazione dell'uniforme.
Credo che per tutte queste ragioni, per aver permesso al Governo di appropriarsi di una riforma che sarebbe dovuta passare per il Parlamento, non possiamo votare a favore del provvedimento. (Applausi).
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole del Gruppo Lega al disegno di legge n. 1320, che rappresenta un passo importante per il riconoscimento e il rafforzamento del ruolo della Croce Rossa Italiana nel nostro ordinamento, con particolare riferimento ai suoi Corpi ausiliari delle Forze armate.
Esprimiamo soddisfazione per il lavoro svolto in Commissione, che ha consentito un confronto proficuo e aperto tra le forze politiche e ha portato a un testo rispettoso della storia, del presente e delle prospettive future della Croce Rossa.
Siamo particolarmente lieti che sia stato approvato il nostro emendamento 2.6, sottoscritto anche da altri Gruppi parlamentari, che adegua la denominazione del Corpo delle infermiere volontarie in Crocerossine. Questa modifica va a colmare possibili lacune in alcune parti o possibili sovrapposizioni di figure, andando a identificare in modo chiaro quello che oggi sono le crocerossine nel Corpo ausiliario delle Forze armate.
Si tratta di un intervento di coerenza normativa e valoriale che tutela l'identità di una realtà profondamente radicata nella nostra storia nazionale e che continua a svolgere un ruolo insostituibile nelle attività sanitarie e di protezione civile. Ricordiamoci quanto hanno fatto in Italia durante la pandemia di Covid e il loro importante lavoro proprio nella vaccinazione. Quindi, ringrazierei tutti coloro che hanno dato un prezioso contributo alla collettività in un momento così delicato che ha attraversato il nostro Paese. (Applausi).
Inoltre, voglio sottolineare con favore l'approvazione dell'ordine del giorno G/1320/2/3, sul quale il Governo ha assunto un impegno concreto: con esso si chiede di sanare una contraddizione, emersa a seguito di una circolare INPS del 2021, che ha escluso i volontari della Croce Rossa richiamati alle armi dal diritto a percepire l'indennità prevista dalla legge n. 653 del 1940: è una situazione inaccettabile, che priva questi cittadini di un trattamento equo rispetto agli appartenenti alle Forze armate e rischia di compromettere la funzionalità stessa dell'organizzazione.
Proprio a tale proposito avevo depositato una proposta di legge, che oggi viene di fatto assorbita e portata avanti nell'istanza dal contenuto di quest'ordine del giorno. Continueremo quindi a monitorare con attenzione l'attuazione dell'impegno assunto dal Governo, affinché venga garantita la piena dignità economica e istituzionale a chi opera in divisa per servire il Paese.
Tornando al testo che ci apprestiamo a votare, questo disegno di legge contribuisce a rafforzare il legame tra lo Stato e un'istituzione che da oltre 150 anni incarna i valori della solidarietà, dell'umanità e della neutralità. È un atto di riconoscimento, ma anche di rilancio del ruolo strategico che la Croce Rossa può e deve continuare a svolgere nella nostra società in tempo di pace, come in contesti emergenziali o di crisi.
Con questo spirito, esprimiamo un convinto voto favorevole. (Applausi).
ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signora Presidente, sarò molto sintetico nell'esprimere il nostro voto di astensione, perché abbiamo già avuto occasione in Commissione affari esteri e difesa di approfondire con audizioni.
È chiaro che il percorso di trasformazione che c'è stato in questi anni alla Croce Rossa ha ancora delle parti su cui lavorare, perché il decreto legislativo n. 178 del 2012, che disponeva il passaggio da ente di diritto pubblico non economico a ONLUS, quindi a un'associazione di diritto privato, ha ancora degli aspetti su cui lavorare. È enorme il patrimonio di volontariato insieme a quello dei dipendenti; soprattutto dev'essere affrontata quella parte che ha a che fare con i corpi militari volontari e con il Corpo delle infermiere volontarie, che seguono anch'esse altre regole.
Quindi, anche se son passati tredici anni, ci sono ancora parti su cui lavorare. In generale, non è questo l'argomento di cui ci occupiamo oggi, che è un'integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa Italiana e una revisione delle disposizioni in materia dei corpi dell'Associazione Croce Rossa Italiana ausiliari delle Forze armate. È chiaro quindi che dovremo anche tornare ad affrontare i temi che le colleghe e i colleghi hanno sollevato rispetto alla delicatezza delle funzioni svolte dalla Croce Rossa Italiana, che è l'unica, sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, a poter svolgere poteri ausiliari dei pubblici poteri ed è associazione definita di interesse pubblico in tanti campi: arriva in soccorso in caso di calamità naturale, può agire come soggetto nell'ambito del sistema della Protezione civile, lavora sull'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo - la ritroviamo spesso nei centri che visitiamo - e svolge anche una meritoria attività di sensibilizzazione e formazione in ambito sanitario, del diritto umanitario.
Vi è poi quella parte di cui ci occupiamo oggi e che dev'essere regolata in maniera più attenta - lo si prevede in parte - cioè l'attività di formazione ai soccorritori militari. Questo si rende necessario ed è importante. Questa parte l'abbiamo sostenuta anche nella discussione che abbiamo avuto in Commissione affari esteri e difesa. Il punto è come mettiamo i professionisti in grado di agire, nell'ambito delle operazioni e delle missioni internazionali di peacekeeping e peace enforcement, anche in sostituzione, in supporto a personale medico e infermieristico nei casi in cui non ci siano le risorse necessarie. Queste persone devono essere formate, possono essere formate - così si stabilisce - da personale in congedo, che è iscritto in un unico albo. Serviva una regolamentazione migliore; serviva dargli un inquadramento; l'estensione non è prevista solo, come prima, per i farmacisti, i medici e le infermiere, ma viene allargata anche ad altri operatori - condividiamo questo tema - a fisici, chimici, biologi, psicologi, odontoiatri e veterinari.
Le parti del provvedimento che ci convincono meno e che ci hanno fatto riflettere sono quelle riguardanti l'estensione del codice dell'ordinamento militare su tutti gli aspetti riferiti alla condotta dei corpi militari volontari e del Corpo delle infermiere volontarie. Non abbiamo invece nulla in contrario sulla trasformazione - abbiamo detto il motivo per cui non abbiamo votato alcuni emendamenti - del nome delle crocerossine, che è stato oggetto di discussione, anche perché è stato lo stesso ordine degli infermieri a chiederci di tenerle distinte; ciò proprio per non confondere le attività svolte dai soccorritori militari e dai formatori con l'attività vera e propria degli infermieri e degli operatori sanitari, anche per fare chiarezza.
Non mi dilungo sulle attività legate alla fondazione della Croce Rossa, che non ha funzionato oggettivamente; ci sarebbero stati incrementi di costi non giustificabili, le stesse attività possono essere svolte da parte della Croce Rossa, su cui però abbiamo bisogno di regole di grande trasparenza. Abbiamo ricevuto molte segnalazioni su cui vogliamo sicuramente tenere un faro acceso, fare approfondimenti. In parte questo e in parte una mancanza di chiarezza sulla delega al Governo ci portano a votare nel senso dell'astensione, pur avendo fatto un lavoro insieme, essendoci confrontati all'interno della Commissione.
In generale quello delle deleghe al Governo è un tema che abbiamo già affrontato in altre occasioni, ma lo ribadiamo in questo frangente. Nel momento in cui si vanno a ridefinire compiti, ordinamento, funzioni, risorse a disposizione, regole e procedure di un corpo importante, che ha un valore e sta portando un contributo decisivo in tanti passaggi, anche complicati e difficili della vita della nostra Repubblica, non ci può essere una delega così generale.
Non possiamo non affrontare con maggiori criteri e indicazioni già nella delega che esprimiamo i compiti e le funzioni che devono avere, la difesa e la tutela di alcuni di questi ruoli che sono stati fondamentali, il modo con cui si fa formazione e il periodo, proprio per distinguere rispetto anche alle competenze degli infermieri.
La mancanza, l'ampiezza e la genericità della delega sono il motivo principale per cui noi, pur avendo partecipato in maniera costruttiva al dibattito e ascoltato tante voci, non possiamo esprimere il nostro parere favorevole, quindi ci asterremo sul provvedimento al nostro esame. (Applausi).
AMBROGIO (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMBROGIO (FdI). Signor Presidente, sottosegretario Iannone, colleghi senatori, il disegno di legge che oggi ci troviamo ad affrontare in Aula è stato presentato dal Ministero della difesa e dal Ministero della salute. Esso rappresenta il punto di arrivo di un laborioso e fruttuoso lavoro preparatorio svolto con profitto da tutti gli attori interessati.
È un percorso poi proseguito negli ultimi mesi in un clima costruttivo. Io voglio ringraziare anche il relatore, senatore De Rosa, il presidente della Commissione Craxi e il vicepresidente Menia per aver svolto comunque un lavoro di raccordo su tutto l'iter, che arriva oggi a presentare il documento come lo troviamo.
A riprova di quanto è stato detto, voglio riportare delle parole del presidente nazionale della Croce Rossa, Rosario Valastro - come già fatto da qualcuno prima di me, ma ci tengo anch'io a farlo - che in audizione ha voluto esprimere grande apprezzamento per il disegno di legge di revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie di Croce Rossa. Valastro in un passaggio che non si può che condividere - o perlomeno io non posso che condividere - ha ribadito l'auspicio che entrambi i corpi conservino pari dignità e la necessità di individuare nuovi impieghi operativi per il Corpo delle infermiere volontarie in modo da rinnovarne le funzioni e ampliarne il perimetro di utilizzo.
I corpi ausiliari hanno avuto una grande importanza per la Croce Rossa Italiana, per le Forze armate e per l'intera Nazione; donne e uomini che hanno affrontato qualsiasi sfida e timore, portando l'emblema della Croce Rossa in tempi in cui c'era solo un barlume di sanità militare, costruendo il principio di unanimità all'interno delle Forze armate.
E allora con il testo che oggi ci troviamo ad affrontare, partiamo da un valoroso passato, ma, oltre a rendergli omaggio, non ci fermiamo, andiamo avanti. Non siamo ostaggio della storia, ma con profondo rispetto cerchiamo di plasmare sul presente ciò che potrà essere il futuro… (Brusio).
PRESIDENTE. Senatrice Ambrogio, mi perdoni. Colleghi per cortesia, è veramente inaudito.
AMBROGIO (FdI). …di queste realtà. Ci sono delle sfide, come la formazione, l'organizzazione e l'ammodernamento, che noi cogliamo e affrontiamo senza timore, e lo facciamo proprio anche con questo provvedimento.
È trascorso moltissimo tempo da quando in quel lontano 24 giugno 1859, durante la Seconda guerra di indipendenza italiana, si consumò una delle più cruente e sanguinose battaglie del secolo XIX, tra gli eserciti francesi, sardo-piemontesi e austriaco. Sul terreno, in un solo giorno, vi furono 40.000 morti e un numero altissimo di feriti spesso gravi. È proprio lì, guardando in faccia l'orrore, che nasce l'idea di creare squadre di infermieri e volontari, la cui sicurezza sia garantita dalle parti in battaglia. È proprio lì, guardando in faccia l'orrore, che muove i primi passi quello che oggi tra Croce Rossa e Mezzaluna Rossa è il network umanitario più esteso a livello mondiale (Applausi): una declinazione del soccorso neutrale in territori di crisi e di guerra che necessita di profonde revisioni in modo da rispondere al mutamento dei tempi e delle necessità.
Un riferimento è già stato fatto da chi mi ha preceduto ed è ovviamente al decreto legislativo del 2012, n. 178, che ha disposto la costituzione dell'Associazione della Croce Rossa Italiana quale persona giuridica di diritto privato, disponendole il trasferimento delle funzioni già esercitate dall'Associazione italiana della Croce Rossa. Il richiamato decreto elenca le attività di interesse pubblico che è autorizzata a svolgere. La norma in esame integra l'elenco delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa Italiana, prevedendo che svolga attività di formazione dei soccorritori militari secondo modalità stabilite con un'apposita convenzione stipulata con il Ministero della difesa.
Inoltre, le norme in esame recano disposizioni relative alla disciplina del Corpo militare volontario, superando alcune incongruenze normative in materia di richiami in servizio e chiarendo alcuni profili relativi alla condizione giuridica degli appartenenti a tale Corpo. Le categorie del personale direttivo del Corpo militare volontario vengono ampliate inserendo, in aggiunta a medici, commissari e farmacisti, anche odontoiatri, veterinari, biologi, fisici, chimici e psicologi.
Si chiarisce infine che il personale del Corpo militare volontario richiamato in servizio per lo svolgimento dell'attività ausiliaria delle Forze armate è soggetto ai codici penali militari e alle disposizioni in materia di disciplina militare previste per i militari in servizio.
L'articolo 2 del disegno di legge conferisce al Governo la delega ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa Italiana ausiliari delle Forze armate prevista dal codice dell'ordinamento militare. Tale intervento sarà incentrato sulla razionalizzazione degli ordinamenti del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie secondo criteri di funzionalità ed efficienza, proprio per rispondere all'esigenza di pronta operatività nell'assolvimento delle attività ausiliarie delle Forze armate e nel concorso alle altre attività di interesse pubblico.
Signor Presidente, mi consenta di fare un ringraziamento a tutti i colleghi della Commissione per aver approvato nella loro sede un ordine del giorno a mia prima firma, ma sottoscritto anche dai colleghi Barcaiuolo e Menia, molto sentito, che, nelle more dei decreti discendenti, prevede di valutare meccanismi di avanzamento al grado superiore, a titolo simbolico, per gli appartenenti al Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana (Applausi), che sono stati cancellati dai ruoli per raggiunti limiti di età. Si tratta di un riconoscimento doveroso, ancorché simbolico, che spero venga presto tradotto in realtà quando ci saranno i decreti successivi.
Oggi compiamo quindi un passo avanti di valorizzazione e di efficientamento, rendendo onore e merito a chi ogni giorno è un patrimonio prezioso per la nostra Patria.
Per tutte queste ragioni, il Gruppo Fratelli d'Italia voterà a favore del disegno di legge in esame. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato, con il seguente titolo: «Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate nonché delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate e delega al Governo per la razionalizzazione, la semplificazione e il riassetto delle disposizioni in materia di ordinamento militare».
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea un secondo gruppo di studenti e studentesse della facoltà di economia dell'Università degli studi di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:
(1265) Deputato CHIESA ed altri. - Riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 17,30)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1265, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il relatore, senatore Menia, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
MENIA, relatore. Signor Presidente, colleghi, non vi nego una certa emozione nello svolgere il mio mandato di relatore su questo provvedimento, che forse non avrà quella unanimità di consensi che aspetto e che in qualche modo spero possa arrivare, perché sono state sollevate anche questioni, a mio modo di vedere, ingiuste, che derivano da una sorta di pregiudiziale ideologica. Proprio per questo cercherò di esporvi, con questa relazione… (Brusio). Adesso però mi fermo finché non smette questo brusio.
PRESIDENTE. Senatore Menia, in questo momento era in corso un cambio di Presidenza.
MENIA, relatore. Signor Presidente, lo so che spetta alla Presidenza.
PRESIDENTE. No, non si preoccupi. Consenta a noi di avvicendarci alla Presidenza e la Presidenza, come per tutti, richiamerà l'Assemblea al silenzio, per lo meno per consentire a chi parla di farlo con tranquillità. Prego, prosegua.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 17,31)
MENIA, relatore. La ringrazio, signor Presidente.
Dicevo questo perché, a prescindere dalle considerazioni che poi ognuno di noi farà e del voto che esprimerà, stiamo trattando comunque un argomento che, per rispetto ai caduti che riposano ancora dentro lo scafo di quel sommergibile affondato, presuppone un silenzio di fondo e un ascolto diverso rispetto ad altri temi meno nobili.
Stiamo trattando del riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo. Che cos'è lo Scirè e come nasce?
Lo Scirè è portatore di una storia gloriosa e ineguagliata di coraggio e di valore, riconosciuta, studiata e presa a esempio da tutte le accademie navali e da tutte le Marine del mondo.
Rimane leggendaria, tra le varie imprese compiute nel corso della Seconda guerra mondiale, l'impresa di Alessandria, con l'affondamento delle corazzate inglesi «Valiant» e «Queen Elisabeth» e il danneggiamento della petroliera «Sagona» e del cacciatorpediniere «Jervis», accaduta nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 nelle acque antistanti il porto egiziano di Alessandria. Ho in proposito anche un ricordo personale, perché da quell'impresa straordinaria e incredibile uscirono sei medaglie d'oro, cioè uomini a cavallo di siluri che camminavano sott'acqua. Conobbi uno di questi, una persona di un'umiltà e di un'umanità straordinarie, era il mio bidello all'Università di Trieste, si chiamava Spartaco Schergat, medaglia d'oro, un palombaro di Capodistria, un uomo straordinario come straordinari erano quegli uomini.
Pensate che Winston Churchill disse: «Sei italiani, equipaggiati con materiali di costo irrisorio, hanno fatto vacillare l'equilibrio militare nel Mediterraneo». (Applausi).
Il valore di quei nostri marinai fu dunque apprezzato anche da chi subì la loro azione. Tre anni dopo - vi dico questo e lo sottolineo - i sei protagonisti dell'impresa vennero decorati a Taranto con la medaglia d'oro al valor militare, in modo del tutto singolare. Ad appuntare loro la medaglia sul petto, dopo che alcuni di essi erano stati fatti prigionieri (dunque era dopo il 1943, per capirci), fu il commodoro Sir Charles Morgan, che era stato il comandante della HMS Valiant, danneggiata ai tempi dell'operazione. Quindi la medaglia d'oro al valore venne loro appuntata dagli ex nemici, come a dire che non c'erano preclusioni ideologiche, di nemici o di parti, perché erano uomini - da una parte e dall'altra - che non facevano altro che obbedire al servizio che un militare deve compiere: il servizio alla sua Patria in guerra.
La storia leggendaria dello Scirè, in onore del quale - voglio sottolinearlo - è stato rinominato un sommergibile attuale della flotta della Marina militare italiana, termina tragicamente la notte di San Lorenzo, il 10 agosto 1942. Fu individuato grazie alla decifrazione dei messaggi di bordo intercettati in prossimità del porto mediorientale di Haifa, che all'epoca era Palestina britannica e oggi è Stato di Israele. Il sommergibile venne sottoposto al fuoco dei cacciatorpedinieri inglesi. Anzi, prima fu colpito con le bombe di profondità e, dopo il bombardamento con gli ordigni di profondità, riemerse. A questo punto, di solito, la legge del mare dice che un sommergibile, quando riemerge, presenta bandiera bianca e quindi non si spara più. Invece gli inglesi lo presero a bersaglio e lo cecchinarono sparando con tutte le armi possibili e con ogni mezzo. Quindi fu affondato e i 60 marinai che portava morirono tutti in fondo al mare.
Certo, non hanno fatto come quel comandante Todaro - che avrete probabilmente visto in un film che recentemente è andato nelle sale - che affondò per esempio il piroscafo Shakespeare e poi andò a salvare i naufraghi della nave che aveva appena affondato. Questo è ciò che ha fatto il comandante Todaro della Xª MAS, che ha nella sua storia 33 medaglie d'oro al valor militare. Nessun altro è paragonabile.
I componenti dell'equipaggio e gli operatori imbarcati, per un totale di 60 persone tra ufficiali, sottufficiali e marinai incursori, con il comandante triestino Bruno Zelik (a Trieste c'è pacificamente da sempre una via a lui intitolata) scomparvero con l'affondamento dell'unità. Per la portata delle operazioni svolte in precedenza e per il valore e il coraggio dimostrati dal suo equipaggio, lo stendardo dello Scirè fu decorato con medaglia d'oro al valor militare. E anche questo è un unicum.
Al termine del Secondo conflitto mondiale, la posizione del relitto dello Scirè, adagiato su un fondale di 33 metri, a poche miglia dall'ingresso del porto di Haifa, venne scoperta dalla Marina israeliana. Lo Stato di Israele ha sempre riconosciuto all'Italia l'immunità sovrana sul relitto dello Scirè. D'intesa con esso, infatti, nel 1984 la Marina militare italiana inviò la nave Anteo con gli uomini del Comando raggruppamento subacquei e incursori, per sigillare le vie d'accesso all'interno del relitto e recuperare le salme dei componenti dell'equipaggio rimaste ancora all'interno dell'imbarcazione. Da allora le spoglie recuperate delle vittime di quell'affondamento sono in 42 cassette conservate nel Sacrario dei caduti d'oltremare di Bari. In realtà due furono ritrovati spiaggiati e sepolti dagli inglesi all'epoca. Uno di questi si chiamava Egil Chersi; lo voglio ricordare perché era un dalmata volontario dell'isola di Brazza.
All'interno del relitto, nella parte inaccessibile perché deformata dalle esplosioni e poi dall'incagliamento e dall'affondamento, riposano ancora le spoglie di 16 marinai italiani. Questo aspetto, unito al particolare status di decorato al valor militare di cui gode il regio sommergibile, è all'origine della proposta legislativa al nostro esame, che è quella appunto di elevare il relitto dello Scirè al rango di sacrario militare subacqueo.
Voglio sottolineare un'altra questione sulla quale vi prego di riflettere. Per gli stessi motivi di rispetto, di onore e di ricordo, il basamento del cannone dello Scirè, recuperato ad Haifa, è oggi conservato ed esposto all'Altare della Patria, nel Sacrario delle bandiere delle Forze armate di Roma e chi voi ci è andato se ne sarà accorto. Altre parti dello scafo, invece (portelleria, pezzi del fascione, due cilindri contenitori dei siluri a lenta corsa, i famosi maiali), che sono state rimosse nei precedenti tentativi di recupero, sono conservate al museo nazionale navale della Marina militare di La Spezia, a Venezia o presso la base navale di Augusta.
Il provvedimento si compone di tre articoli e intende onorare il valore del sacrificio dei marinai che operarono e perirono sullo Scirè, preservandone al meglio la memoria. A tal fine, il disegno di legge dispone il riconoscimento del relitto del regio sommergibile come sacrario militare mediante una modifica all'articolo 275 del codice dell'ordinamento militare, finalizzata ad integrare l'elenco dei sacrari nominati con l'inserimento del sacrario militare subacqueo del regio sommergibile Scirè della base di Haifa. Dalla disposizione in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Non mi sottraggo, ma parleremo dopo di questo. Il testo è stato modificato in 3aCommissione rispetto al testo che era arrivato dalla Camera ed è stata espunta una frase, di cui riparleremo, che, tra l'altro, viene riproposta con emendamenti dell'opposizione.
A proposito di questo, sottolineando ancora una volta che io non credo che su questi caduti si possa intervenire con operazioni che sanno molto di sottolineatura ideologica e che non fanno loro onore, voglio concludere leggendovi un pezzo dell'ultima lettera che scrisse il marconista dello Scirè in partenza, quando sentì che in quella missione se ne sarebbe andato per sempre.
Egli scrisse: si parte ugualmente. Si deve partire per tenere fede al nostro giuramento e per compiere un'altra azione che ci è stata ordinata per il bene della Patria. Anche se noi si restasse laggiù, questo non sarebbe, almeno per me, così tragico come per altri, che hanno affetti più stretti. Si spera solo, se ciò dovesse accadere, che non si venga lasciati in fondo al mare, ma ci si ricordi di quella povera ciurma che ha dato tutta sé stessa per il sacro ideale e per un dovere verso la Patria. (Applausi).
Colleghi, per questo sacro ideale, per questo dovere verso la patria, io vi prego di consolidare con il vostro voto il senso profondo dell'istituzione di questo sacrario. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signora Presidente, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, intervengo per presentare una questione pregiudiziale orale, della quale vado subito a spiegare il motivo.
L'iter di questo provvedimento è stato piuttosto articolato alla Camera, dove si è svolto un dibattito aspro, acceso, con toni a volte molto duri, che ha portato tutte le forze politiche (lo sottolineo), a convergere con un voto unanime su un testo che conteneva una modifica del testo originale.
Vado a leggere il testo della modifica introdotta, anche per i ragazzi che dalle tribune assistono ai nostri lavori. Il testo modificato diceva: al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita nel conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista - questa è la parte che è stata introdotta - il relitto del regio sommergibile Scirè, decorato medaglia d'oro al valor militare ed affondato il 10 agosto 1942 nella baia di Haifa, nel territorio dello Stato di Israele, è riconosciuto come sacrario militare subacqueo.
Questa formulazione ha ricevuto il voto unanime della Camera dei deputati. E perché? Perché ha posto il contesto storico in cui è avvenuta quella tragedia nella giusta luce, ossia quello di militari, obbligati dal regime fascista a fare una guerra di aggressione, che sono stati affondati e uccisi. Questo fa l'enorme differenza tra essere vittime di una guerra ingiusta ed essere complici di un regime. (Applausi). Allora, se li vogliamo riconoscere come vittime. noi ci stiamo. Quello è stato uno dei periodi più bui della storia della nostra Nazione.
Seconda motivazione (poi ne parlerò bene in dichiarazione di voto ed estenderò questi concetti): la modifica introdotta non fa altro che prendere il provvedimento e rimandarlo alla Camera. Questa mattina la senatrice Mennuni, durante la discussione col ministro Giorgetti, ha dichiarato che siamo qui a sperperare il tempo dell'Assemblea e con la presenza del Ministro. Allora, per discutere le regole del gioco della legge di bilancio sperperiamo il tempo (Applausi), per discutere invece un provvedimento che aveva avuto la maggioranza assoluta, anzi l'unanimità della Camera, lo prendiamo, lo modifichiamo e lo rimandiamo alla Camera. Se questa non è follia assoluta, poco ci manca.
Ci avete abituato negli ultimi periodi a un autoritarismo fuori luogo, all'uso estensivo della questione di fiducia, di tagliole e canguri. Allora, cara maggioranza, mi rivolgo anche alla Lega e a Forza Italia, non credo che voi dobbiate essere complici di un inno al fascismo, perché questo lo è. (Applausi). Voglio che sia chiaro a quest'Assemblea: nessuno mette in dubbio il sacrificio di quelle vittime, ma così com'è stato posto è un inno al fascismo.
Avete introdotto il bicameralismo a targhe alterne, senatore Menia: quando conviene si rimanda e c'è tutto il tempo per discutere, quando non conviene si pone la questione di fiducia. Voi della maggioranza non avete modificato un solo articolo negli ultimi tempi di qualsiasi provvedimento che è venuto in quest'Aula (Applausi) e andate a modificare esattamente quello che non dovevate modificare per avere l'unanimità dei voti dell'Assemblea. (Applausi).
Ora, seguendo il consiglio della senatrice Mennuni, vorremmo occuparci di cose, a suo dire, più serie. Avremmo voluto sentire il ministro Crosetto dirci dove diamine ha trovato quei 10 miliardi di investimenti per le nuove armi, visto che non abbiamo trovato un milione di euro per le vittime del dovere. (Applausi).
Stamattina abbiamo sentito il ministro Tajani fortunatamente pronunciare su Gaza parole quantomeno di disagio nei confronti del criminale Netanyahu e avremmo voluto approfondire anche questa tematica. Il ministro Crosetto ci ha anche detto che raddoppieremo la produzione di missili e di sistemi d'arma SAMP/T (Sol-Air Moyenne Portée/Terrestre) nel prossimo anno e anche in quel caso vorremmo capire dove troveremo i soldi per acquistare questi prodotti.
Ho trovato imbarazzante stamattina - ve lo dico, colleghi di Fratelli d'Italia - vedervi applaudire il ministro Tajani quando diceva che il clima d'odio sollevato verso il popolo ebraico sta montando nel Paese e dovremmo abbassare i toni. Credo che questo provvedimento sia quanto di più sciocco possiate fare per abbassare quei toni. State consacrando il periodo più buio, quella guerra in cui proprio il popolo ebraico ha subito persecuzioni e deportazioni, e ne state portando in Aula l'esaltazione, come pure degli uomini che a quel periodo hanno portato.
Io credo che quello che state facendo sia quanto di più sbagliato. Ribadisco che se voi rimettete la frase che porta nel giusto contesto storico il sacrificio di quei militari, noi ci stiamo; se dovete fare uno spot e un inno al fascismo, vi grideremo in faccia di no. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulla questione pregiudiziale avanzata si svolgerà una discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, intervengo solo per dire che ovviamente il mio Gruppo voterà a favore di questa pregiudiziale di costituzionalità di cui adesso ha parlato il senatore Marton.
Devo dire di essere davvero significativamente stupito, nel senso che non credevo che si potesse arrivare a questo, anche perché la Camera aveva raggiunto un equilibrio; si poteva discutere su questo equilibrio, però comunque lo aveva raggiunto e aveva giustamente ricondotto la vicenda all'interno di un contesto che dovrebbe essere oggettivo, cioè non dovrebbe essere oggetto di discussione. Possiamo leggere insieme la frase che è stata espunta dal testo proposto, anche per dare un'opportunità a chi ci ascolta da fuori. La frase che è stata espunta al Senato e che invece alla Camera aveva consentito a tutti i Gruppi di convergere sul testo recita: «Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista». Siccome io do per scontato che non si metta in discussione la prima parte della frase che recita: «Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita», su cui siamo tutti d'accordo, immagino che il problema sia nella seconda parte della frase, che recita: «in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista». Io pensavo che fosse una cosa acclarata, che si trova in tutti i libri di storia, perché abbiamo fatto tutti l'esame di maturità e c'è scritto nella Costituzione; sappiamo tutti che la storia della Seconda guerra mondiale nasce a causa di un'aggressione nazista e fascista. (Applausi). Possiamo davvero mettere in discussione questo? Davvero possiamo dire in quest'Aula che la Seconda guerra mondiale non è stata causata da Hitler e Mussolini? Davvero si può sostenere questo nel 2025? Davvero si può arrivare a dire questo? (Applausi). Io rimango veramente sbalordito da quello che ascolto! C'è scritto «Repubblica Italiana». Non lo so, chiedo ai colleghi della maggioranza almeno di spiegarlo. Non credevo francamente che l'eredità storica e il filo di cui tante volte io ho parlato in quest'Aula addirittura arrivasse a rivendicare una forma di sostegno all'aggressione nazista e fascista. Io veramente, signora Presidente, rimango autenticamente senza parole.
Questo non è un provvedimento minore. Spero che se ne parli nel Paese, spero che si dia massima visibilità alla cosa. Abbiamo scoperto oggi che la maggioranza di Governo di questo Paese nega il fatto che la Seconda guerra mondiale sia nata per responsabilità di Hitler e di Mussolini. Io veramente rimango senza parole. (Applausi).
FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signora Presidente, Malcom X diceva che la storia è la memoria di un popolo e senza memoria l'uomo è ridotto al rango di animale inferiore. Forse oggi qualcuno vuole ridurci al rango di animale inferiore, con tutto il rispetto per gli animali (a breve esamineremo un bellissimo provvedimento contro i reati sugli animali).
Anche per rispetto delle scolaresche che sono qua, che hanno sostenuto esami, sono state interrogate sulle origini della Repubblica, sul perché è nata una Repubblica, sul perché è finita una monarchia, sul fatto che la storia dà torto e dà ragione, credo che togliere quella frase voglia dire che la storia non dà torto o dà ragione, ma viene equiparata verso il basso.
Il 2 giugno, per suffragio del popolo italiano, una monarchia della mia città, purtroppo, che era scappata lasciando il popolo allo sbando, è finita e quella dittatura e quel periodo buio sono finiti. Oggi ricordare in quest'Aula Liliana Segre applaudendola e, poi, nello stesso giorno, cancellare quella frase (Applausi) vuol dire che vi potete tenere gli applausi quando si parla di Liliana Segre. Ve li potete tenere, perché se si toglie quella frase non si è capito il senso del sacrificio della senatrice a vita, che continua ad andare nelle scuole a raccontare che cos'è stato il buio dell'antisemitismo, il buio del fascismo e chi ha voluto una guerra. La storia dà torto e dà ragione. Mettetevi in testa che finché ci saranno uomini e donne liberi in quest'Aula, vi sottolineeremo che la storia dà torto e dà ragione.
Per questo anche noi del Gruppo Italia Viva ci associamo alla richiesta di questione di pregiudiziale avanzata dal MoVimento 5 Stelle e ringrazio il senatore Marton per aver sottolineato con tanta forza quello che non andava fatto. È stata trovata l'unanimità per l'intelligenza dei colleghi della Camera e, come ha detto giustamente il collega, non avete cambiato una virgola in provvedimenti importanti che riguardavano la salute di questo Paese, la scuola e quant'altro, perché non bisognava toccare neanche i disegni di legge e andate a toccare proprio questo. Siete anche abbastanza puerili e sciocchini. Forse, tra tutti i provvedimenti che dovevate toccare, questo era quello che doveva rimanere integro perché a voi viene data, e fatevene una ragione, una vostra storia, di cui evidentemente eravate orgogliosi, diversamente da chi non la pensa come voi, e oggi siete arrivati esattamente al punto in cui non vi riteniamo credibili come guida del Paese. (Applausi).
GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIS (PD-IDP). Signora Presidente, non ripeto le considerazioni ineccepibili del senatore De Cristofaro, che faccio mie, ma attraverso di lei vorrei fare una richiesta alla maggioranza, che sembra infatti tutto d'un tratto riscoprire la sovranità del Parlamento e la possibilità di non votare in maniera conforme a ciò che ha votato alla Camera. È un atto di resipiscenza dalla pratica del monocameralismo di fatto.
Siccome la maggioranza mostra tutto d'un tratto tanto coraggio, vorrei che qualcuno si alzasse, prendesse la parola e spiegasse per quale motivo ritiene di dover espungere quel periodo, che è stato invece inserito alla Camera e ha consentito una votazione all'unanimità. Vorrei sentire qualche parola che spieghi a quest'Assemblea perché ritiene che non sia corretto e conforme alla verità storica attribuire la responsabilità del secondo conflitto mondiale alla Germania nazista e all'Italia fascista.
Qualcuno si alzi in piedi e, se ha deciso di contravvenire alla pratica del monocameralismo alternato, provi a contravvenire anche alla pratica del silenzio che - ahimè - sta caratterizzando i lavori della Commissione e dell'Assemblea praticamente su tutti i provvedimenti. (Applausi).
RASTRELLI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, ritengo che, a fronte della proposta legislativa di un dovuto e tardivo riconoscimento del regio sommergibile Scirè come sacrario militare, la presentazione di una pregiudiziale sia qualcosa di più di una proposta inammissibile o di un atto irricevibile: qui siamo in presenza di una provocazione indecente. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di far concludere il senatore Rastrelli.
RASTRELLI (FdI). Intendiamoci, Presidente. Nei dettati regolamentari, come anche nelle prassi parlamentari, è previsto e disciplinato l'istituto delle pregiudiziali, che hanno l'espressa e dichiarata finalità di interferire con l'oggetto della discussione in Aula; anzi, la caratteristica stessa di una pregiudiziale è quella di non avere limitazioni nell'oggetto, essendo legata, come abbiamo ascoltato, a meri criteri di opportunità politica. Esistono altri strumenti, come il non passaggio agli articoli, che ai sensi del Regolamento impedisce un voto all'esito di un confronto e di un dibattito. L'istituto della pregiudiziale tende a evitare lo stesso momento di confronto. Perché questo timore di confrontarsi? Perché la presentazione di una pregiudiziale? Io non ho timori nel dire che la presentazione di questa pregiudiziale ci consente di disvelare una triste ed amara verità: ci sono taluni seduti nei banchi di questo Senato che non conoscono il discrimine tra nostalgismo e amor di Patria (Applausi), tra ideologia e storia, e tra appartenenza politica e culto dei valori sacri di una Nazione. (Applausi).
Allora, quando le categorie della politica e della storia non sono più sufficienti… (Commenti).
PRESIDENTE. Senatrice Pirro, per favore.
RASTRELLI (FdI). Quando le categorie della storia e della politica non sono più sufficienti per comprendere il senso di una proposta, in questo caso di una pregiudiziale, debbono soccorrere altre categorie, come quelle della psicologia. È vero infatti che i sogni ampliano la mente, ma le ossessioni la imprigionano: voi avete l'ossessione del fascismo (Applausi). Voi vedete il fascismo dappertutto. Voi non sapete vivere senza nemici e senza rancore. (Applausi). In questo disegno di legge e nella vostra proposta…
PRESIDENTE. Senatore Rastrelli, si rivolga alla Presidenza, come sempre.
RASTRELLI (FdI). Qui non c'è antifascismo, ma una sorta di fasciopatia acuta, di fasciofobia irreversibile, ossessiva e compulsiva. (Applausi). In questo disegno di legge non c'è fascismo, ma soltanto mero e sublime amor di Patria. (Applausi. Commenti).
Ho ascoltato in silenzio le tracce della vostra indignazione. (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Parrini, senatrice Lorenzin, per favore lasciate che il senatore Rastrelli concluda il suo intervento.
RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, lo concludo se mi lasciano concludere, come io ho consentito agli altri di farlo, insieme al mio Gruppo, ascoltando in silenzio. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Ho già richiamato…
RASTRELLI (FdI). Abbiamo ascoltato in silenzio le tracce virulente della loro indignazione, noi vogliamo dirci indignati della loro indignazione, perché a fronte di un disegno di legge lineare, corretto e preciso, con una sorta di pregiudizio ideologico, l'opposizione ha perso un'ottima occasione per tacere. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Può intervenire un senatore per Gruppo, per il PD è già intervenuto il senatore Giorgis.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, mi pare che l'atmosfera qui si sia abbastanza scaldata, ma devo ammettere che, se mi parlano di fasciofobia, sono orgoglioso di essere fasciofobico. (Applausi. Commenti). Credo che il sentimento che alberga dall'altra parte di quest'Aula, però, sia più una fasciofilia che altro, che a sua volta credo possa essere messa in discussione, ma non mi piace parlare di questo perché stiamo parlando di una cosa molto più seria, come la creazione di un luogo di ricordo dei caduti. È un tema serio se non altro con riferimento ai caduti, poi su questo tipo di luogo in questo periodo storico potremmo anche aprire ulteriori dibattiti, ma siamo arrivati qui, in questo momento, e ne discutiamo in questo momento.
Credo che ci sia un problema di fondo: alla Camera era stato fatto un accordo con un certo testo e in base a quel testo era stato dato un voto di unanimità, che un provvedimento come questo assolutamente merita. Qui, invece, quella componente del testo che aveva fatto sì che ci fosse l'unanimità alla Camera, adesso non c'è più, al di là di qualsiasi ragionamento. Credo allora che ci sia un problema politico, di metodo che non va bene. Dopodiché, signori, se si vuole andare avanti in questo modo, bene, ci spaccheremo su un provvedimento che non merita che ci spacchiamo e questa, scusatemi, mi sembra veramente una cosa non buona per quei poveri morti che in parte sono ancora nel sommergibile sommerso. (Applausi).
VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VERINI (PD-IDP). Signora Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, se possibile. (Commenti). Stiamo affrontando argomenti molto seri nell'Aula parlamentare, ma che trattiamo tra noi pubblicamente e anche davanti a giovani studenti. Vorrei che allora decidessimo davvero di discutere su questi argomenti, ma mantenendo due punti fermi. Del primo parlava un signore che si chiamava Giacomo Matteotti, ovvero che il fascismo non è un'opinione, è un crimine. Ebbene sì, noi abbiamo paura dei crimini. (Applausi).
La seconda cosa è che si parla di storia, che dovrebbe essere contenuta nei programmi scolastici. Quello che allora vorrei dire ai colleghi senatori della destra è che hanno espresso le loro opinioni - per me irricevibili, ma sono le loro opinioni - e lo possono fare perché in questo Paese c'è una cosa che si chiama Costituzione, nata dalla Resistenza contro il fascismo. Se aveste vinto voi, noi saremmo ancora in carcere. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale avanzata dal senatore Marton.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Potenti. Ne ha facoltà.
POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, sono effettivamente anche in parte scosso dalla veemenza con cui si sono trattate problematiche afferenti alla questione pregiudiziale.
Il mio contributo in realtà vuole essere semplicemente un attestato di stima alla collega che alla Camera dei deputati ha voluto proporre, così come tanti altri colleghi in questa pregevole sede hanno voluto fare con il loro contributo, un'idea normativa volta a preservare la memoria e il ricordo e ad onorare chi non c'è più e che, in base anche alle osservazioni fatte dai colleghi prima del mio intervento, si è trovato in una guerra certamente non voluta, forse per qualcuno desiderata.
Non siamo qui a dare un giudizio sullo spirito che ha animato quell'ultima missione, ma dobbiamo inevitabilmente considerare quello e tutti gli episodi di guerra come qualcosa che fa parte di un bagaglio storico, che può essere a volte ritenuto troppo gravoso e inopportuno da ricordare per intero, mentre altre volte qualcuno, di diversa e opposta sensibilità, sente invece il dovere di onorarlo in tutto e per tutto.
Penso allo spirito che ha animato la proposta, così come ha animato tanti colleghi del Gruppo Lega. Voglio ricordare, ad esempio, quando abbiamo parlato del tema dei campi di prigionia e dei viaggi della memoria; lo ha fatto in maniera assolutamente degna di questo luogo la collega Pirovano. Il collega Marti ha proposto un testo per costruire dei cammini d'Italia, dei cammini e dei sentieri della memoria. Il collega Caparvi alla Camera dei deputati ha proposto una legge, che oggi appunto è diventata tale, per promuovere la ricostruzione storica.
Ebbene, un piccolo gruppo di appassionati di storia, composto da colleghi della Camera e del Senato, ha dato vita a un intergruppo parlamentare che si chiama "Sentieri della memoria", di cui mi onoro di essere presidente; dopo parlerà un altro collega del Gruppo Forza Italia che ne fa parte. Io personalmente mi sento davvero onorato di poter dare vita, con spirito assolutamente propositivo, a una legge che onori anche una parte della Toscana. Il sommergibile Scirè ricevette la sua bandiera di guerra da Pistoia. Scirè è il nome di una località dell'Etiopia dove caddero tanti cittadini pistoiesi, in una guerra anche quella voluta da un regime, ma foriera di molte vittime dall'una e dall'altra parte.
Alla base di questa storia c'è anche un motivo che oggi sta spingendo il nostro Paese ad accelerare sull'innovazione tecnologica: quel sottomarino fu affondato a causa della decrittazione dei messaggi di Enigma. C'è un motivo storico da ricordare e da far risaltare, facendo in modo che oggi si conosca perché certi avvenimenti sono accaduti da un punto di vista tecnico, con l'irresponsabilità di chi magari li ha generati, andando incontro alla superiorità tecnologica di un avversario. Quindi mai rimanere indietro e imparare dalla storia le tragiche pagine del nostro passato, per non commettere gli errori che furono fatti e cercare di rimanere in equilibrio in una pace mondiale che oggi faticosamente stiamo cercando di garantire anche grazie all'innovazione tecnologica. (Applausi).
PRESIDENTE. Chiedo al relatore e ai senatori di maggioranza se possono gentilmente riprendere i propri posti, in modo che possiamo andare avanti con una discussione più ordinata.
LORENZIN (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZIN (PD-IDP). Signora Presidente, vorrei chiedere una sospensione di una decina di minuti, in modo tale che la maggioranza, che vediamo sta parlando del tema, possa ragionare per ottenere l'unanimità su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Mi sembra che abbiano tutti ripreso i loro posti, quindi andiamo avanti con la discussione.
È iscritto a parlare il senatore Parrini. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD-IDP). Signora Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, questo è un provvedimento tutto sommato nato come atto di ordinaria amministrazione e che, abbastanza incredibilmente, nel corso della sua trattazione è diventato la spia di una grande anomalia esistente all'interno del centrodestra.
Un'anomalia che la relazione del senatore Menia, che abbiamo appena udito, ha ampiamente certificato. Infatti, la decisione incredibile della maggioranza, a partire dal relatore Menia, di cancellare e ribaltare la scelta unitaria, che aveva permesso un voto unanime della Camera dei deputati su questo disegno di legge - scelta incredibile - indica che alcune componenti del centrodestra hanno grossi problemi, che non sanno e non vogliono risolvere. (Applausi).
Non riescono o non vogliono fare i conti con la storia delle responsabilità della Seconda guerra mondiale. Non riescono o non vogliono fare i conti con i feticci più tossici della propaganda del regime fascista e del cinegiornale dell'Istituto Luce, che sembrano ancora imprigionarli a più di ottant'anni di distanza. Non riescono o non vogliono fare i conti con realtà e uomini che la storia e gli storici, a buon diritto, hanno coperto d'ignominia e d'infamia, come la Xa MAS e Junio Valerio Borghese.
La Xa Mas, caro senatore Menia, nella storia di questo Paese non è entrata per le 33 medaglie che ha ottenuto, ma perché ha ucciso e torturato centinaia di partigiani e di civili durante la Repubblica sociale. Lei, come senatore della Repubblica, dovrebbe vergognarsi di un'affermazione del genere! Dovrebbe vergognarsi! E si sieda! (Proteste del senatore Menia. Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Menia, potrà intervenire in sede di replica. Senatore Parrini, si rivolga alla Presidenza.
PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, lo faccio con piacere, ma capirà che l'argomento porta anche ad accalorarsi e alle volte si è traditi dalla passione; quindi le chiedo scusa e mi rivolgerò al senatore Menia tramite lei.
Realtà e uomini come la Xa MAS ho spiegato cosa sono stati. Junio Valerio Borghese, ma il senatore Menia non ha avuto il coraggio di dirlo, era il comandante del sommergibile Scirè negli anni in cui sono avvenuti i fatti che lui ha ricordato. Io vorrei ricordare che Junio Valerio Borghese, comandante del sommergibile Scirè, è stato uno dei peggiori criminali di guerra della storia di questo Paese. (Applausi).
Condannato nel 1949 a dodici anni di galera per i suoi crimini di guerra. (Commenti della senatrice Mennuni). Lei si lamenta, ma non conosce la storia, quindi mi ascolti.
PRESIDENTE. Senatore Parrini, si rivolga alla Presidenza. Senatrice Mennuni, lasci che il senatore Parrini concluda il suo intervento.
PARRINI (PD-IDP). Il comandante Junio Valerio Borghese, criminale di guerra, condannato a dodici anni in via definitiva da un tribunale italiano, è stato esponente del Movimento Sociale, di cui fu Presidente dal 1951 al 1953, poi golpista ed eversore conclamato, morto fuggiasco - lo sottolineo - nella Spagna del dittatore Franco.
Mi si chiederà come mai parlo di tutto questo mentre si discute di un disegno di legge che propone di dichiarare il relitto del sommergibile Scirè sacrario militare subacqueo. Parlo di tutto questo perché ho letto la relazione della proposta di legge della deputata Paola Maria Chiesa alla Camera, perché ho ascoltato oggi il senatore Menia e perché ho letto il dibattito che alla Camera portò all'approvazione di un emendamento di contestualizzazione storica dell'episodio tragico dell'affondamento dello Scirè.
È infatti evidente l'intento di revisionismo storico di chi al Senato ha imposto la marcia indietro rispetto alla Camera. (Applausi). Facendo questo, cari senatori della maggioranza, voi avete squalificato il Senato della Repubblica. Volete fare del Senato della Repubblica, anche rispetto alla Camera, un fortino di revisionismo storico, poco imbarazzato, ma molto imbarazzante. (Applausi).
Questo significa la cancellazione dell'emendamento della Camera, che aveva permesso di onorare dei morti in maniera unanime. Voi dimostrate che il vostro primo obiettivo non è quello di onorare i 60 caduti italiani nell'agosto 1942 nel porto di Haifa, le salme di 16 dei quali ancora si trovano nel relitto giacente in fondo al mare e che noi vogliamo onorare con tutto il nostro cuore e tutto il nostro spirito. Se quello fosse il vostro primo obiettivo, non avreste problemi a scrivere che quei martiri morirono per colpa del fascismo, che volle la dissennata e sconsiderata guerra che causò la loro uccisione. (Applausi). Quelle persone sono morte per colpa di Mussolini e di tutti quelli che gli tennero bordone (Applausi), per colpa della Seconda guerra mondiale che egli volle. (Applausi). Voi questo non lo volete dire: vi mettete fuori dalla storia, rifiutando di dirlo. Ve ne dovete vergognare. (Applausi).
Il vostro primo obiettivo - e le parole di Menia lo hanno rivelato - è esaltare le gesta precedenti all'affondamento dello Scirè, che sono avvenute nella Seconda guerra mondiale, come episodi di una guerra di aggressione scatenata da Hitler e Mussolini contro il resto del mondo. Voi volete esaltare la cosiddetta impresa ad Alessandria - Menia è stato chiarissimo su questo - glorificata all'infinito dalla nauseabonda propaganda fascista. Volete esaltare la Xa Mas, cui appartenevano i militari che stavano a bordo dei siluri a lenta corsa che portarono a termine quell'attacco alle forze britanniche, senza dire però che quell'attacco faceva parte della folle guerra scatenata nel mondo da Hitler e Mussolini. (Applausi). Come vi pare possibile tutto questo? Come vi pare decente tutto questo? (Applausi).
Volete esaltare la memoria di Junio Valerio Borghese, che dello Scirè, affidato dal 1940 alla conduzione della Xa Mas, era allora il comandante. Questo volete. L'abolizione dell'emendamento di chiarificazione storica, approvato alla Camera, è una decisione assurda che autorizza a sostenere tutto questo. Siete ancora in tempo a fermarvi, siete ancora in tempo a evitare alla Camera una terza lettura umiliante, anche per i vostri colleghi della maggioranza. (Applausi). Umiliate anche loro con questa decisione e siete ancora in tempo ad evitare a voi stessi una brutta figura che sarà indelebile a livello nazionale e internazionale. Spero davvero che lo facciate, spero che almeno i sedicenti moderati e liberali della maggioranza, che quando il gioco si fa duro scompaiono tutti con la coda tra le gambe (Applausi), abbiano alla fine un sussulto di dignità, siano sopraffatti dalla vergogna e trovino la forza di non sostenere col loro voto questo provvedimento che è fuori luogo, fuori dal tempo e fuori dalla storia. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il relatore.
MENIA, relatore. No, non intendo intervenire, signor Presidente. (Commenti).
PRESIDENTE. Non è obbligato a replicare, senatore: come preferisce.
MENIA, relatore. Quando dovremo parlare dell'emendamento in questione, replicherò nel merito.
Io non devo replicare ad una questione che è stata posta, tra l'altro, di fronte all'argomento di un voto su una questione pregiudiziale. Non tocca a me replicare, quindi penso che sia proprio fuori luogo. Interverrò sull'emendamento e risponderò.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire in sede di replica.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.
Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti, che invito i presentatori ad illustrare.
MARTON (M5S). Signora Presidente, credo che l'emendamento sia autoesplicativo e che ci siano ancora tutte le possibilità di avere un ripensamento da parte della maggioranza. Mi rivolgo veramente ai colleghi di Forza Italia e della Lega, che non ritengo debbano appoggiare questo inno al fascismo, come ho già detto prima.
Si può trovare una riformulazione diversa, se non va bene il testo originale; noi accettiamo qualsiasi tipo di emendamento che porti a contestualizzare correttamente quello che è successo in quel periodo e a dare il giusto valore a chi ha perso la vita non come complice, ma come vittima.
Io vi chiedo di fermarvi, di ragionare al vostro interno (siete la maggioranza). Cambiate pure l'emendamento e noi voteremo a favore. (Applausi).
FINA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINA (PD-IDP). Signora Presidente, tengo davvero a esprimere oggi la mia più sentita solidarietà ai parlamentari della maggioranza, naturalmente della Camera, perché insieme a tutti i parlamentari di quell'Aula, così come una parte di quest'Assemblea, erano convinti oggi di trovarsi unanimemente d'accordo su un disegno di legge che deve unire questo Paese. Invece è stata fatta marcia indietro (proprio marcia indietro), perché non è stato aggiunto, senatore Menia, ma è stato tolto quello che altri parlamentari, compresi parlamentari di Fratelli d'Italia, della Lega e di Forza Italia, hanno aggiunto e scritto. Qual è stata l'esigenza di toglierlo, davvero?
Signora Presidente, mi do una spiegazione, perché non ci sto all'idea che sia stato un errore, che sia stata confusione o che non si siano capiti. Questo è il Senato, probabilmente qui abbiamo una media di età più alta. Oggi è una giornata importante, abbiamo discusso di antisemitismo, abbiamo discusso di Gaza, abbiamo usato parole molto dure, molto attenti a quello che sta succedendo. Noi l'antisemitismo in questo Paese lo abbiamo conosciuto, non in questi giorni, ma in anni passati: lo abbiamo conosciuto con le leggi razziali. Questo Paese, prima di quelle leggi, l'antisemitismo non lo conosceva, lo ha importato. Quelle leggi razziali sono state la vergogna che poi ha dato vita, dopo l'8 settembre, alla Repubblica sociale - a proposito di Patria, quella pagina della storia - serva del Terzo Reich, che ha partecipato attivamente all'Olocausto. Quando si utilizza l'argomento dell'antisemitismo sarebbe utile ricordare quella pagina. Dalle ceneri della Repubblica sociale nacque il Movimento Sociale Italiano, con la fiamma. Quella, che era la fiamma eterna posta ai piedi della tomba di Mussolini (Commenti), è l'unico simbolo della storia del Novecento che è arrivato fin qua. Se volete trovare evocazioni dell'antisemitismo italiano, stanno là. (Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, c'è spazio per intervenire per tutti. Mi costringete a sospendere la seduta.
FINA (PD-IDP). Allora dico al senatore Rastrelli, a proposito di differenza tra nostalgismo e amor di Patria, che nostalgia è avere nostalgia di quei tempi, a volte coltivata anche con il silenzio, l'omissione o, come in questo caso, facendo finta di non vedere anche quello che i vostri stessi colleghi hanno visto e riconosciuto. L'amor di Patria è quello di chi sulle montagne, combattendo il fascismo e il nazismo, si chiamava patriota, non in altro modo! (Applausi). Questa è la Patria! Questo è il punto su cui non riuscite a fare un passo avanti. Questa diventa davvero la notizia.
Lo dico al senatore Malan, che è più attento di me. Questa diventa la notizia. Vorrei quasi dirvi che se volevate fare questa scena, conveniva non mettere questa frase alla Camera, creare il problema lì e risolverlo. Lo avete fatto, l'avete messa e adesso l'avete cancellata per renderla più visibile. E sarete voi, non altri, non i vostri partiti, non i vostri colleghi alla Camera, a rendere visibile questa cancellazione. E non sarà una cancellazione (Applausi); la evidenzierete, tanto per togliere il dubbio a tutti coloro che ancora non sono convinti che fino in fondo i conti con la storia voi non riuscite a farli. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, è inutile dare una spiegazione dell'emendamento che sarebbe uguale a quanto detto finora. Devo ringraziare gli onorevoli deputati della Camera che hanno trovato una sintesi su una questione sulla quale io personalmente avevo molti dubbi. Invece qui si è voluto sfidare e si è detto che noi siamo ossessionati dal fascismo. Premesso che il fascismo è un crimine - su questo non c'è dubbio - e che i miei padri e anch'io abbiamo sempre combattuto e combatteremo sempre contro l'idea autoritaria e fascista, chi è orfano in questo caso siete voi che avete sostenuto questa cosa. Vi sentiti orfani e quindi avete bisogno di affermarlo.
Venire qui a spiegare a noi che siamo ossessionati, vuol dire davvero capovolgere la storia. Se si vuole e si voleva riconoscere la morte di persone che erano state comandate da un regime che è stato condannato dalla storia, è un conto; se si vuole invece sottrarre la colpa di quel regime, allora da questo punto di vista siete complici. Vorrei evitare di pensare che ci sia qualcuno in questa Aula che sia complice o si senta partecipe di quello che è stato fatto durante la guerra da parte del fascismo.
In sostanza sottolineo la necessità di fermarvi, di cambiare, di approvare lo stesso provvedimento presentato alla Camera, altrimenti saremo obbligati a dire che siete davvero nostalgici del fascismo. Questo la storia non ve lo permetterà. Sarà la storia a condannarvi; vi ha già condannato una volta, vi condannerà la seconda volta. È un problema vostro. (Applausi).
ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, senza entrare nel merito di questa discussione, che poi rischia sempre di alimentarsi e di aumentare le tensioni all'interno dell'Aula, farei un richiamo a una questione più istituzionale. Noi siamo oggi a votare un disegno di legge che arriva dalla Camera e che è stato votato all'unanimità. Sarebbe buon costume - uso questo termine - e più opportuno che se ci fosse la volontà di apportare modifiche in Senato, perché giustamente il bicameralismo consente di farlo, che queste avvenissero comunque sempre all'unanimità. (Applausi).
Visto che siamo in una fase di emendamenti, prendiamoci una mezz'ora di sospensione per capire se c'è un punto in comune o altrimenti, se questo punto in comune non si trova, prendiamoci magari anche una settimana di tempo per riflettere sulla questione. (Applausi). Le finalità nobili del provvedimento rischiano infatti di deflagrare poi in una delle solite pagine di contrapposizione politica che non fanno bene al clima e al rapporto all'interno delle istituzioni. (Applausi). Questo è il mio invito. Non so se i colleghi di Forza Italia o di Fratelli d'Italia accetteranno questa proposta, ma penso sia più opportuno per tutti prenderci una mezz'ora di riflessione se siamo bravi a trovare la soluzione o magari una settimana, se invece questa soluzione non riusciamo a trovarla subito. (Applausi).
PAROLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAROLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, credo che il collega Romeo abbia posto un tema di saggezza. Questo provvedimento, che noi condividiamo, doveva comunque essere costruttivo all'interno di un dialogo tra maggioranza e opposizione che, come abbiamo visto tutti, si è interrotto ed è deflagrato. Credo che per riprendere il discorso costruttivo che c'è stato alla Camera - e credo che ci siano tutte le condizioni perché anche qui possano esserci la stessa volontà e lo stesso esito (Applausi) - chiedo a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione di prendere il tempo che serve, facendo in modo però che questo provvedimento torni più al più presto in Aula. Più che per la mezz'ora, sono per prenderci qualche giorno: non cambia niente e non succede nulla. Allo stesso tempo, abbiamo la possibilità di rendere questo percorso davvero costruttivo e non divisivo. Dopodiché, non condivido magari alcuni interventi dell'opposizione, però dobbiamo fare in modo che almeno su questi temi ci sia davvero la volontà comune di costruire e di rendere alla storia del nostro Paese quello che merita. Concordo quindi con la proposta del collega Romeo e da questo punto di vista vediamo di prenderci il tempo che serve. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatrice Maiorino, senatore Verducci, senatrice Fregolent, fatemi sapere se c'è l'appoggio per una sospensione di mezz'ora dell'Aula, come proposto dai senatori Romeo e Paroli.
MAIORINO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAIORINO (M5S). Signor Presidente, riteniamo la proposta del presidente Romeo assolutamente ragionevole e sensata. Pensiamo che occorra del tempo per provare a ricomporre e a correggere questo errore che è stato compiuto qui al Senato. (Applausi).
*VERDUCCI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VERDUCCI (PD-IDP). Signora Presidente, voglio ringraziare il presidente Romeo e il senatore Paroli per i loro interventi. Faccio appello al presidente Malan, alla presidente Biancofiore, a tutti i Capigruppo della maggioranza.
Voglio dire, signora Presidente, che ci sono atti particolarmente importanti perché, molto più di quelli che quotidianamente affrontiamo, hanno un valore simbolico, e i simboli hanno a che fare con la cosa più importante, ossia il legame che unisce le generazioni della nostra Repubblica. Noi abbiamo approvato all'unanimità un atto di omaggio ai nostri caduti in guerra e vogliamo essere messi in condizione, come abbiamo fatto alla Camera, di votare tutti insieme qui in Senato un atto che onora i caduti militari italiani, come ogni volta facciamo il 4 novembre.
Il fatto che oggi, per una forzatura inaccettabile evidente, non si venga messi nella condizione di fare questo voto tutti insieme su un provvedimento che ha una valenza di sacralità per la nostra storia e per la nostra Repubblica sarebbe un precedente gravissimo. Quindi, signora Presidente, unendomi alle richieste dei colleghi che mi hanno preceduto, a partire dal presidente Romeo, la proposta che le faccio a nome del Gruppo Partito Democratico è che ci sia un rinvio non di pochi minuti, ma di giorni, alla prossima settimana, in modo che possa essere ripristinato il testo votato alla Camera, e la verità storica che stabilisce torti e ragioni, e che tutta quest'Assemblea sia all'altezza del dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni passate, delle generazioni future e della nostra Repubblica, votando tutti insieme questo testo. (Applausi).
FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, ringrazio anch'io il presidente della Lega Romeo e il collega Paroli per aver colto la volontà dell'opposizione di votare questo provvedimento e per aver riconosciuto il fatto che oggi non ce ne sono date le condizioni.
Anch'io chiedo, pertanto, come il collega Verducci e come la collega Maiorino, che sia dato quantomeno il tempo per rivedere il testo e trovare un accordo. Credo che, com'è stato fatto alla Camera, possa essere fatto benissimo al Senato. Non credo che i colleghi della Camera abbiano dei poteri straordinari, ma che semplicemente si siano messi intorno a un tavolo e abbiano trovato un testo condiviso, cosa che si può fare anche qui. Ad ogni occasione questo Governo chiede alle opposizioni di dare una mano per la costruzione di un Paese più sereno, ed è proprio in questo senso che va anche la richiesta che le opposizioni oggi fanno alla maggioranza, per ricomporre una frattura su un evento storico. Ringrazio i colleghi della Lega e di Forza Italia. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, mi associo alla richiesta e ringrazio il senatore Romeo per la proposta di sospendere i nostri lavori non per un attimo, ma per il tempo necessario per trovare una soluzione, secondo il mio parere, per ripristinare quello che si è già definito e che è già scritto nel testo, ma anche per ricostruire un clima di confronto sempre più costruttivo e non divisivo. Per questa ragione, ovviamente mi associo sostanzialmente alla proposta di rinviare l'esame del provvedimento su questo tema. (Applausi).
MALAN (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FdI). Signor Presidente, trovo più che legittimo che qualcuno ritenga un errore aver approvato l'emendamento in Commissione, ma ciascuno ha le proprie opinioni e io sottolineo - ero in Commissione quando si è votato l'emendamento che ha cambiato il testo della Camera - che ho votato non certo per nascondere responsabilità, perché tutti dovremmo conoscere la storia della Seconda guerra mondiale nel suo insieme, ed è anche giusto ricordare che c'era un patto Molotov-Ribbentropp che certamente facilitò l'inizio della Seconda guerra mondiale.
Detto questo, l'ingresso dell'Italia nel conflitto è un'altra faccenda: è ben chiaro, era il 1940, sappiamo bene quale regime ci fosse all'epoca. Non è per coprire responsabilità, ma per questioni di sobrietà. Questa è un'opinione, ma ora stiamo intervenendo sull'ordine dei lavori. Siccome però sono state avanzate critiche legittime molto ampie al contenuto, tengo a dire che non si tratta di nascondere le responsabilità, ma di sobrietà. I monumenti ai caduti pressoché sempre onorano i caduti e non si vanno a occupare di chi li ha uccisi o di chi erano le responsabilità (Applausi), perché altrimenti sarebbe lunga la faccenda e mi astengo dal fare esempi per evitare che qualcuno possa dire che non posso paragonare quello al fascismo e così via, ma è chiaro che è così. I monumenti ai caduti sono fatti in questo modo.
Detto questo, la dinamica della discussione ha portato a un'atmosfera di un certo tipo e io ritengo ragionevole e mi associo alla proposta del presidente Romeo di sospendere i nostri lavori per una mezz'ora, nella quale valutare la situazione, possibilmente con un dialogo che possa dar luogo a qualche aggiustamento, oppure alla decisione di andare avanti in qualche modo. Credo che una mezz'ora sia un tempo ragionevole per discutere. (Applausi).
PRESIDENTE. È già intervenuto il presidente Malan, stiamo solo discutendo della proposta di sospensione del senatore Romeo, che mi sembra appoggiata da tutti i Gruppi.
Pertanto, sospendo brevemente la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 18,44, è ripresa alle ore 19,28).
Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.
MENIA, relatore. Signora Presidente, esprimo parere favorevole su tutti gli emendamenti, ma con la seguente premessa. Questa mezz'ora di interruzione dei nostri lavori ha portato a una riconsiderazione che porterà a un voto scontatamente favorevole di tutta l'Assemblea sul provvedimento in esame, perché verrà ripristinato il testo approvato dalla Camera attraverso l'approvazione degli emendamenti. (Applausi). Pertanto, da questa sera il Senato approverà lo stesso testo approvato dalla Camera.
Dopodiché, lasciatemi dire una serie di cose. (Commenti). Potrò esprimermi, mi auguro. Mi è stato detto che mi devo vergognare preventivamente. Vi dico una serie di cose. Il relatore non è venuto qua a portare sue idee personali. Il relatore ha portato un testo che era stato approvato da una Commissione, su un parere espresso dal Governo. Io non posso che registrare che oggi il consenso che c'era su quel testo è variato. Personalmente continuo a essere convinto che l'emendamento approvato alla Camera e che aveva variato il testo originario fosse sbagliato, per una serie di ragioni. La prima è quella che vale di più sotto il profilo morale, perché credo non esista alcun sacrario al mondo in cui si onorano i caduti facendo pesare sugli stessi lo stigma di una considerazione negativa. Questo è ciò che succede, ma non è successo da nessuna parte al mondo.
Sotto il profilo della forma, ricordo le parole di Seneca che diceva che occorre che la legge sia breve, in modo che l'inesperto possa comprenderla facilmente; sia come una voce emessa per volere divino: comandi, non discuta (dimmi chiaramente cosa mi comandi, non sto qui a immaginare che pensi per obbedire).
Questo è il classico enunciato declamatorio, che si riporta invece a una considerazione tutta ideologica che, a mio modo di vedere - lo ripeto - va a macchiare il senso stesso dell'onore ai caduti. Io onoro tutti i caduti di qualunque guerra quando combattono per la Patria, quale che sia il Governo di quella Patria. (Applausi).
Da ultimo, ritengo che anche sotto il profilo storiografico sia una ricostruzione ideologica sbagliata. Dichiarare che la responsabilità della Seconda guerra mondiale sia quella affermata qua dentro, quando tutti coloro che hanno studiato un poco sanno che nasce per responsabilità di chi decide di spartirsi la Polonia - sto parlando del patto Ribbentrop-Molotov, quindi per responsabilità dell'Unione Sovietica comunista e della Germania nazionalsocialista - è secondo me sbagliato.
Tutto ciò detto, so anche quale sia il valore di questo atto. Io mi dovrei coerentemente dimettere da relatore, per quello che ho appena affermato, ma non ci sono relatori disponibili, non c'è nemmeno il Presidente della Commissione, per cui andrei ad alterare il momento che si è creato e sarebbe sbagliato.
Annuncio quindi che personalmente esprimerò un voto contrario, coerentemente con quello che ho affermato, che era tra l'altro quello che mi avevano fatto affermare e dire la Commissione ed il Governo. Sia chiaro. Rimango qua e ovviamente a questo punto mi rimetto al voto dell'Assemblea. Questo è il principio. L'Assemblea vota e seguirà ciò che vi ho detto. (Applausi).
IANNONE, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 1.100, presentato dai senatori Marton e Licheri Ettore Antonio, sostanzialmente identico agli emendamenti 1.101, presentato dal senatore Alfieri e da altri senatori, e 1.102, presentato dal senatore Magni e da altri senatori.
È approvato. (Applausi).
Metto ai voti l'articolo 1, nel testo emendato.
È approvato.
Metto ai voti l'articolo 2.
È approvato.
Metto ai voti l'articolo 3
È approvato.
Passiamo alla votazione finale.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, a questo punto intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del mio Gruppo. Credo che quella che è stata fatta in quest'Aula nel corso degli scorsi minuti sia una cosa saggia. Altresì credo che abbia approvato un principio che penso sia sempre giusto ricordare: i morti si onorano tutti, è giusto naturalmente, ma c'era chi combatteva dalla parte giusta e chi combatteva dalla parte sbagliata. (Applausi).
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Presidente, vorrei fare una dichiarazione di voto un po' più articolata ed entrare nel tema di questo disegno di legge che ha come finalità ricordare e onorare la memoria del sommergibile Scirè e dei marinai che vi combatterono eroicamente e vi sacrificarono la vita nel corso del Secondo conflitto mondiale.
In quella guerra il nostro Paese entrò nel 1940, a fianco della Germania nazista, del tutto impreparato dal punto di vista militare. Seguirono brucianti sconfitte per il nostro esercito, in primis nella guerra di Grecia, iniziata all'insegna dello "spezzeremo le reni alla Grecia" e conclusa solo dopo un provvidenziale e umiliante intervento dell'alleato tedesco che ci tolse dai guai.
Di quel conflitto sono diventati memorabili e passati alla storia solo alcuni episodi carichi di gloria, ma sempre in un contesto di sconfitta. Voglio ricordarne alcuni: l'eroica battaglia di Nikolajevka, in cui i nostri gloriosi Alpini spezzarono l'accerchiamento delle truppe sovietiche e guadagnarono la via per tornare a casa; il sacrificio di El-Alamein della Brigata Folgore, che si fece massacrare senza cedere (Applausi) di fronte all' 8a armata del generale Montgomery; la resistenza sull'Amba Alagi di Amedeo d'Aosta, che si meritò addirittura l'onore delle armi da parte dell'esercito britannico. Forse l'unica vera fulgida vittoria dell'intero conflitto fu invece proprio l'impresa, nel 1941, nel Golfo di Alessandria, conseguita dal sommergibile Scirè e dal suo equipaggio.
Il sommergibile Scirè era inquadrato nella Xª MAS, o meglio nella Xa Flottiglia MAS, reparto tornato negli ultimi tempi all'onore delle cronache per le continue, peraltro equivoche, esternazioni del generale Vannacci. Fuori dalle provocazioni politiche e dalle polemiche dei giorni nostri, va ricordato che la Xª Flottiglia MAS non può essere ricordata solo per quello che è stata dopo l'8 settembre 1943, a fianco dell'esercito nazista. La Xª Flottiglia MAS è stata piuttosto uno dei più gloriosi reparti della nostra Marina, nel corso di due conflitti mondiali. (Applausi). Erede di quella straordinaria tradizione è oggi l'altrettanto mitico COM.SUB.IN. "Teseo Tesei", con sede a La Spezia. Partiamo dal nome: MAS è l'acronimo di motoscafo armato silurante. Gabriele d'Annunzio, che a bordo appunto di un MAS si rese protagonista della celeberrima beffa di Buccari, lo ribattezzò con il più aulico e romantico "memento audere semper".
Nella Prima guerra mondiale i MAS affondarono, in particolare, nel 1918 la corazzata austriaca Santo Stefano nei pressi dell'isola di Premuda, in Dalmazia. Fu però nel corso della Seconda guerra mondiale che la Xª Flottiglia MAS ottenne le sue prime più brillanti vittorie. La più celebre è certamente quella di Alessandria, che ha visto protagonista appunto lo Scirè. Avvicinatosi al porto di Alessandria d'Egitto, dal sommergibile si staccarono tre siluri lenta corsa, i cosiddetti maiali, guidati dai nuotatori d'assalto del gruppo Gamma. Durand de la Penne e Bianchi danneggiarono gravemente la corazzata Valiant. Marceglia e Schergat colsero un successo ancor maggiore ponendo fuori uso la Queen Elizabeth, nave di bandiera dell'ammiraglio britannico Cunningham. Martellotta e Marino ottennero un duplice risultato, in quanto, minando la nave cisterna Sagona, danneggiarono anche il cacciatorpediniere Jervis. Fu un successo straordinario, celebrato e studiato in tutto il mondo. Lo Scirè in quell'occasione poté far ritorno incolume alla sua base di La Spezia. I sei nuotatori d'assalto protagonisti dell'impresa furono invece catturati dagli inglesi e passarono il resto del conflitto in prigionia.
Signor Presidente, una particolare menzione merita però la figura di Durand de la Penne. Dopo essere stato catturato, fu rinchiuso dagli inglesi in un locale adiacente al deposito munizioni della nave, sulla cui chiglia aveva apposto le cariche esplosive. Lì venne lasciato anche dopo che lui ebbe informato, al fine di porre in salvo l'equipaggio, il comandante dell'unità inglese, capitano di vascello Charles Morgan, dell'imminente scoppio della carica. Si salvò però dall'esplosione che affondò la nave. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Durand de la Penne rimpatriò e partecipò alla guerra di liberazione nel gruppo mezzi d'assalto del Mariassalto. Nel marzo 1945, su proposta del luogotenente del Regno Umberto di Savoia, fu decorato a Taranto con la medaglia d'onore al valor militare e promosso per meriti di guerra. La decorazione gli fu consegnata addirittura da sir Charles Morgan, che nel 1941 comandava la Valiant e che nel frattempo era diventato ammiraglio.
La carriera di Durand de la Penne non si concluse però con il grado di ammiraglio nella nostra Marina militare, poiché intraprese anche la carriera politica.
Fu parlamentare per sei legislature, le prime nella DC, le ultime quattro nel Partito Liberale, partito nel quale - come credo molti sappiano - mi onoro di aver militato nei miei anni giovanili fino a quando si sciolse. Durand de la Penne fu anche Sottosegretario alla Marina mercantile dal 30 giugno 1972 al 7 luglio 1973, nel secondo Governo Andreotti.
All'impresa di Durand de la Penne sono stati dedicati addirittura due film: «I sette dell'Orsa Maggiore» del 1953, diretto da Duilio Coletti, e «L'affondamento della Valiant» del 1962, diretto da Roy Ward Baker. A Durand de la Penne è intitolata anche una classe di cacciatorpedinieri lanciamissili della nostra Marina.
La gloriosa epopea dello Scirè si concluse invece tragicamente il 17 agosto 1942. Il nostro comando era ignaro che il codice di decrittazione per le comunicazioni con l'alleato tedesco, il famoso codice Enigma, fosse stato violato dai britannici. Gli inglesi attesero quindi l'arrivo del nostro sommergibile in prossimità dell'imboccatura del porto di Haifa, nella Palestina britannica, per poterlo colpire da più direzioni e affondarlo. Tutto l'equipaggio, composto da 60 marinai, non ebbe scampo e perì nello scontro, compreso il valoroso e celebre comandante Bruno Zelik, che non era solo un brillante ufficiale di Marina, ma anche un attore cinematografico, protagonista del film di guerra «Alfa Tau» del regista Francesco De Robertis, del 1942, in cui aveva interpretato il ruolo del comandante del sommergibile «Enrico Toti». La pellicola venne distribuita nel 1942 e ottenne anche un premio al Festival del Cinema di Venezia, sempre di quell'anno. Al capitano Zelik e a tutto il suo equipaggio vogliamo quindi rendere onore, dichiarando oggi, con questo provvedimento, il relitto dello Scirè sacrario militare subacqueo.
Il relitto riposa ancora a 33 metri di profondità, proprio all'imboccatura del porto di Haifa. Nel 1984, il Governo italiano diede mandato agli uomini del Comando raggruppamento subacquei e incursori (COM.SUB.IN.), gli eredi - come abbiamo già ricordato - della Xª Flottiglia MAS, su nave Anteo, di organizzare una spedizione in loco per sigillarne le vie di accesso ed evitare la curiosità dei subacquei della domenica. Nell'occasione, furono recuperati i resti di 42 marinai e rimpatriate le salme di altri due marinai che riposavano in precedenza nel cimitero cristiano di Haifa. In quell'occasione vennero anche recuperate parti dello scafo, che sono conservate al Museo della base navale di Augusta, al Museo navale di Imperia, all'Arsenale di La Spezia e all'Arsenale di Venezia, mentre il basamento del cannone è conservato al Sacrario delle Bandiere al Vittoriano.
Il Gruppo Forza Italia voterà quindi a favore di questo provvedimento che, senza retorica e senza revisionismi storici, vuol celebrare e onorare quei giovani valorosi che sacrificarono la giovinezza e la vita per l'ideale dell'amor patrio. La storia di quegli anni dev'essere di memoria per le giovani generazioni, nella speranza, in tempi così oscuri come quelli che stiamo vivendo, che le nuove generazioni non siano chiamate come quelle dei loro nonni a difendere le loro libertà e la loro Nazione. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signora Presidente, permettetemi di ringraziare anche la maggioranza per essere tornata sui propri passi, perché secondo me era davvero molto importante dare il giusto onore ai caduti di guerra del sommergibile.
Ritengo che veramente ci fosse un discrimine che non si poteva assolutamente superare, e cioè l'aver posto il giusto contesto storico e l'aver dato valore alle persone e non averle fatte passare per complici - secondo me - è stata un'azione estremamente importante, seria e, ovviamente, onorevole.
Ringrazio anche il relatore per aver fatto un passo indietro. So quanto profondamente tenesse a questo e a far passare un principio che - a parer mio - non poteva passare in quest'Aula e non sarebbe dovuto passare, perché si dava un riconoscimento in maniera errata.
Già in Commissione al senatore Menia avevamo accennato che non avremmo mai accettato una cosa del genere. Ha voluto insistere perché ovviamente ci crede, ma non era il caso.
A Milano, dove ho la fortuna di abitare insieme a tanti, c'è il museo della scienza e della tecnica, dove sono esposti il sommergibile Toti e anche i siluri a lunga corsa che erano nello Scirè. Vi invito ad andarli a vedere, perché sono mezzi piccolissimi, all'interno dei quali due persone andavano a portare sostanzialmente bombe.
Ricordiamo i nostri morti, i nostri caduti in guerra: è giusto e sacrosanto. Per favore, però: usciamo dalla retorica e non dimentichiamo quello che è stato il fascismo. Non dimentichiamolo mai. Dev'essere a futura memoria di tutte le generazioni e quest'Assemblea oggi ha dimostrato di essere molto più matura di quello che di solito è.
Per questo motivo, voteremo a favore del provvedimento. (Applausi).
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi senatori, riconoscere il relitto subacqueo del sommergibile Scirè quale sacrario militare è prima di tutto un atto dovuto alle 60 vittime di uno dei più tragici episodi di guerra che hanno coinvolto la nostra Marina Militare. È però anche un momento di alto valore simbolico per la memoria e l'identità storica del nostro Paese. È un modo di ricordare i corpi dei 16 componenti dell'equipaggio che non sono mai stati recuperati e che, perciò, non poterono nemmeno essere pianti dai loro cari. L'auspicio è che questo disegno di legge sortisca l'effetto di impegnare tutti noi, ancor più di quanto si sia fatto in questi anni, a ricomporre una memoria condivisa che unisca gli italiani.
Lasciatemi ringraziare il presidente Romeo per aver chiesto la sospensione della seduta, al fine di arrivare a una condivisione. Un grazie anche al collega Menia, che, attraverso la sua decisione di tornare al testo licenziato dalla Camera, consente a tutti noi di votare unanimemente, in modo che oggi possiamo concretamente onorare la memoria dei morti del sommergibile Scirè. (Applausi).
DELRIO (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DELRIO (PD-IDP). Signora Presidente, sono molto felice del fatto che la discussione in quest'Aula abbia portato a una ricomposizione delle diverse posizioni. Ringrazio molto la maggioranza per aver riflettuto a fondo sull'importanza di raggiungere un risultato del genere e di onorare insieme i caduti dello Scirè, perché questo è il punto.
Noi riconosciamo il sacrario. Cos'è il sacrario? È un luogo sacro e lo dice la stessa parola, cioè una cosa a cui tutti noi siamo debitori; la sacralità della vita di quelle persone che hanno sacrificato la loro vita per degli ideali e per l'obbedienza alla Patria, allo Stato. Il loro sacrificio e la loro dedizione meritano rispetto, al di là del fatto di cui è stato detto in maniera molto efficace durante la discussione in quest'Aula. È stata una discussione sacrosanta, che dovremmo avere più spesso, cari colleghi, perché oggi non solo, finalmente, onoriamo tutti insieme i caduti dello Scirè, ma onoriamo anche la dignità di quest'Assemblea, che riprende in mano la sua capacità di decidere liberamente, con un confronto libero.
Oggi noi riconosciamo la dignità a quelle persone che si sono sacrificate e alle loro famiglie. Riconosciamo anche la sacralità dell'essere umano, in quanto ogni vita perduta è una sconfitta, ma credo che con il sacrario onoriamo non solo la dignità dell'essere umano. Dopo la nascita della Costituzione, i sacrari servono non solo a onorare la memoria di chi ha dato la sua vita, ma anche a ricordarci che la guerra non è il modo con cui si possono risolvere le controversie internazionali, ma è orrore, dolore, perdita e capacità di togliere umanità alle persone che la combattono.
Questa guerra è stata combattuta dalla parte sbagliata dagli italiani, e lo sappiamo, ma - come ha detto un famoso comandante partigiano, Arrigo Boldrini - noi abbiamo combattuto per chi c'era e per chi non c'era, per chi stava dalla nostra parte e per chi stava dall'altra, appunto per potere discutere liberamente oggi in quest'Aula.
Noi non facciamo distinzioni nell'onorare i caduti. Non le facciamo perché quelle persone hanno agito - lo ripeto - con un vero spirito di servizio alla Patria. Lo hanno fatto forse anche sbagliando, ma in ogni caso convinti di servire il nostro Paese. Oggi qui non ci sono patrioti di serie A e di serie B. Siamo tutti innamorati del nostro Paese. Siamo tutti però abbastanza adulti da distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è.
Pertanto, è il ripristino della verità storica che ci muove a fare questo provvedimento. Dico al relatore, senatore Menia, che ha fatto un passo indietro e che per questo va ringraziato, che non è che oggi non scriviamo sulle lapidi o non facciamo proclami. È la motivazione che spiega che, nonostante una guerra ingiusta, onoriamo i nostri caduti proprio perché siamo patrioti, proprio perché hanno sacrificato la loro vita per un bene superiore. (Applausi).
Come in una famosa opera di Sofocle, l'Antigone, noi ci stiamo confrontando con due leggi: la legge divina e la legge umana. Come sapete, Antigone litigò e fu imprigionata dal re Creonte perché voleva seppellire il fratello, che aveva combattuto contro la sua patria. Lei però lo voleva seppellire lo stesso. In questa maniera voleva testimoniare che l'onore ai caduti va al di là degli errori che possono commettere. Creonte non capiva, perché pensava alla ragion di Stato.
Qui non c'è nessun Creonte. Nessuno di noi voleva questa precisazione per poter prevedere la ragion di Stato o la ragione dell'antifascismo. Vorrei però ricordare, agli amici della maggioranza, quello che diceva De Gasperi, che volle il 25 aprile come ricorrenza perché pensava che l'antifascismo fosse una pregiudiziale ricostruttiva del Paese. Dopo le parole della presidente Meloni e del presidente La Russa, pensavamo che questa discussione fosse chiusa, sinceramente. Eravamo molto tranquilli, perché è stato detto che l'antifascismo è una pregiudiziale ricostruttiva del Paese e che ogni omissione su questo - permettetemi di dirlo - è un passo indietro. Quindi, bene che ci abbiate ripensato. Sicuramente non lo facevate per quello, ma comunque questo consente di ricostruire.
Da ultimo, voglio dire che questo sacrario è particolarmente importante oggi perché si trova ad Haifa. Abbiamo discusso oggi in Aula della questione israelo-palestinese. Ad Haifa quel sacrario sta a ricordare, come un monito, ad Israele, come oggi intitola un grande giornale israeliano, che, dopo 600 giorni, l'unica vera vittoria è riportare a casa gli ostaggi e far finire la guerra. Ed è un monito ai palestinesi per ricordare che la violenza criminale di Hamas e il terrorismo che li tiene in ostaggio a Gaza non portano da nessuna parte: portano solo fame, dolore e lutti alle loro popolazioni.
Quindi, il sacrario di Haifa oggi dice a noi che la nostra Costituzione ha imparato dalla Seconda guerra mondiale. Dice a noi che l'antifascismo è una pregiudiziale ricostruttiva di questo Paese. Dice a tutto il Mediterraneo che su quei morti dobbiamo costruire una civiltà di pace e non di odio. (Applausi).
RASTRELLI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, fortuna fortior: più forte del destino. Mai motto da battaglia fu più evocativo e appropriato di quello assegnato al regio sommergibile Scirè, il cui nome già fu imposto per ammantare suggestioni con riferimento al territorio etiopico, dove si erano combattute alcune battaglie durante la guerra di Abissinia, esattamente come gli altri navighi della sua squadriglia, Gondar Neghelli, Ascianghi.
Il sommergibile Scirè fu qualcosa di diverso e qualcosa di più. È stato realmente un sommergibile ammantato di gloria. È stato ed è il custode di un'eredità morale, è stato ed è il simbolo del valore straordinario dei marinai italiani di ieri di oggi e di tutti i tempi. (Applausi). Medaglia d'oro al valor militare allo stendardo, un riconoscimento rarissimo nelle storie delle marine militari di tutto il mondo; 14 missioni di guerra onorate e vinte per un pugno di marinai che dimostrarono fino all'estremo sacrificio, quello della vita, che cosa significasse realmente in quel momento essere cuori e motori di assaltatori contro l'immensità.
Quella storia, che è divenuta leggenda, ancora oggi ci trasmette, ci consegna e ci impone di conservare i valori per i quali quei ragazzi donarono la vita: nobiltà d'animo, eroismo e - lo ribadisco - amor di Patria. (Applausi). E ancora vengono i brividi nel leggere l'ultimo dispaccio, datato 17 agosto 1942, con riferimento alla missione di guerra SL1, attacco ad Haifa, Palestina britannica. Dal diario di bordo del comandante Candiani che governava le operazioni da terra: entro in possesso alle ore 22 di una fotografia scattata da 9.000 metri di quota. Nessuna nave avariata, né tracce di forzamento del porto. Si desume che lo Scirè, di cui manca qualsiasi notizia, non sia giunto alla fuoriuscita degli operatori. Questo perché già da alcuni giorni il relitto del sommergibile Scirè giaceva sul fondo del mare, custodito soltanto dalle onde.
La storia - l'ha ribadito il relatore - è quella che conosciamo, perché il sommergibile era stato già individuato in fase di avvicinamento al porto. Gli fu consentito di avvicinarsi alla rada soltanto per precludergli ogni via di fuga. Fu stanato con bombe di profondità e all'atto dell'emersione fu cannoneggiato con le batterie costiere che riuscirono a distruggerne lo scafo e la torre di avvistamento. E mentre si inabissava con il suo carico umano fu portato a termine quel drammatico lavoro con ulteriori bombe di profondità. Da allora, a custodire l'eredità morale di quei giovani combattenti sono rimaste soltanto le onde del mare, perché in più di un'occasione quello scafo è stato violato con atti sacrileghi. In più di un'occasione è stato tentato di asportare quel simbolo del valor militare che ci onora.
Di qui la necessità del disegno di legge di rendere sacro ed inviolabile quel luogo, di fare in modo che quella fratellanza straordinaria che ha cementato quegli uomini nella medesima battaglia rimanga inviolata ed inviolabile dagli uomini.
In questo senso non posso non ringraziare, da un lato, l'onorevole Chiesa del Gruppo parlamentare Fratelli d'Italia alla Camera (Applausi) che ha avuto la sensibilità di produrre questo disegno di legge; dall'altro, consentitemelo, il relatore, senatore Menia.
Egli, infatti, fino all'ultimo ha mostrato la compostezza (Applausi), la responsabilità, la passione, la tenacia e l'amor di Patria, in difesa del principio di quei ragazzi, che non caddero per difendere un'idea o un regime, ma combatterono e caddero soltanto nel nome dell'Italia. (Applausi). Il tentativo disperato era quello di evitare che uno stigma ricadesse su uomini, militari, italiani che ebbero il solo torto del sacro adempimento del più nobile dei doveri.
Allora, a fronte di questa eredità, sentiamo la necessità di custodire e tramandare questo ricordo e questo luogo sacro in cui devono riconoscersi tutti gli italiani, perché ancora oggi, a ottant'anni di distanza, qualunque naviglio passi per le acque di Haifa, che sia militare, commerciale o naviglio passeggeri, getta corone di fiori per riconoscere il valore e la dedizione alla Patria di quei ragazzi.
Noi, dal canto nostro, siamo convinti che ad Haifa, come in altri luoghi ammantati dalla gloria dei militari italiani, come ad El Alamein e dovunque sia stato sparso sangue italiano, il signore degli eserciti, come veniva invocato, abbia già accolto gli spiriti di quei ragazzi in quell'angolo di cielo che riserva ai martiri e agli eroi. (Applausi).
PRESIDENTE. Metto ai voti il disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato.
È approvato.
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, comunico che la convocazione delle Commissioni permanenti per il loro rinnovo, già prevista per i giorni 3 e 4 giugno, è rinviata, previa intesa con la Camera dei deputati, a martedì 10 giugno, nei seguenti orari: Commissioni 1a, 2a e 3a alle ore 12; Commissioni 4a, 5a e 6a alle ore 13,30; Commissioni 7a, 8a, 9a e 10a alle ore 15. Ai fini del rinnovo, i Gruppi dovranno far pervenire, come già comunicato alla Presidenza, le designazioni dei propri rappresentanti entro le ore 17 di giovedì 29 maggio.
Nella settimana dal 10 al 12 giugno è altresì invitato a convocarsi il Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 20-bis, comma 2, del Regolamento.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, nonostante lo abbiano già fatto altre colleghe, vorrei commemorare la morte di Martina Carbonaro, facendo una riflessione.
Martina aveva 14 anni ed è morta perché voleva essere libera. Faccio questo intervento da uomo di Napoli e da padre di due ragazzi adolescenti. Purtroppo si è parlato ed è stato un femminicidio, ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto che è molto preoccupante per il nostro Paese: è stato l'ennesimo omicidio commesso da un ragazzino.
Sono oltre 36.000 i reati commessi da minorenni, 2.400 commessi da ragazzi con meno di 14 anni. Chi commette questi reati è una bestia, perché ammazza una ragazza che vuole essere libera, ma anche perché ammazzano a coltellate i loro coetanei, magari perché sono più numerosi.
Se ci sono 36.000 reati nel nostro Paese commessi da minorenni, è chiaro che è un problema di educazione. E allora noi ci dovremmo interrogare tutti perché abbiamo ripristinato l'educazione civica, stiamo facendo i Giochi della gioventù, abbiamo previsto la bocciatura con il 6 in condotta, nel decreto Caivano alle famiglie che hanno figli che non finiscono la scuola dell'obbligo abbiamo tolto le misure di sostegno al reddito e quant'altro. Evidentemente non basta.
Stamattina ho presentato una proposta di legge sull'istigazione a delinquere in materia di minori perché è vergognoso l'atteggiamento che alcuni clan hanno su TikTok e sui vari social che invitano ad andare a giocare con loro. Io credo che come politica dobbiamo avere il coraggio di acquisire l'autorità e l'autorevolezza che chiedono i ragazzi. Rivolgo un invito alla magistratura affinché dia pene esemplari perché queste bestie marciscano in carcere. Rivolgo un saluto, un abbraccio e condoglianze sincere alla famiglia di Martina, sperando che Martina possa avere nell'aldilà quella vita che meritava di vivere su questa terra e che una bestia le ha tolto. (Applausi).
DAMANTE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAMANTE (M5S). Signor Presidente, nel Sud delle occasioni mancate c'è un aeroporto dal quale decolla meno di un aereo al giorno. Sto parlando dell'aeroporto di Comiso, in provincia di Ragusa. Eppure su questo aeroporto si sono spesi parecchi milioni in passato e c'è in progetto di spenderne molti altri in futuro.
Di che si tratta, Presidente, colleghi? Dopo un lungo iter burocratico, il Governo ha approvato l'istituzione della continuità territoriale da Comiso verso gli hub nazionali. Si tratta di oneri di servizio pubblico che garantiranno voli quotidiani calmierati per Roma e Milano, finanziati dallo Stato Regione con 24 milioni di euro. I relativi bandi di gara sono stati pubblicati nell'aprile 2025 e le nuove tratte in continuità dovrebbero partire dal 1° novembre 2025. Ciò significa però che per tutta l'estate 2025 Comiso rimane sprovvisto di collegamenti diretti con la Capitale e con il Nord Italia. Anzi, la prospettiva della continuità territoriale ha causato un cortocircuito. La compagnia Wizz Air - apprendiamo anche dagli organi di stampa - che inizialmente aveva manifestato interesse ad aprire già nel 2025 rotte su Roma e Milano, con incentivi regionali (la Regione Siciliana ha stanziato altri 3 milioni di euro per questi incentivi), si è ritirata non appena appreso che dal 1° novembre quelle stesse rotte sarebbero state riservate in esclusiva al vincitore del bando di continuità.
Secondo l'attuale presidente del Libero consorzio di Comiso, Maria Rita Schembari - apprendiamo sempre da organi di stampa - Wizz Air ha partecipato a un bando locale per il volo Roma-Milano, ma pare non fosse stata informata dell'imminente esclusiva e quando la trattativa è entrata nel vivo, ha alzato le richieste economiche in modo spropositato, rendendo impossibile l'accordo.
Oggi voglio puntare l'attenzione anche sul comportamento della società che gestisce l'aeroporto di Comiso, la Società aeroportuale catanese (SAC); mi sembra evidente che se non si interviene urgentemente, l'aeroporto è destinato a chiudere. A nulla serve urlare che le infrastrutture servono ai siciliani, che devono affrontare una durissima desertificazione industriale e manifatturiera. Certo, questa maggioranza di schiacciabottoni dirà che il ponte di Salvini risolverà tutto, asserendo che l'infrastruttura porterà di per sé sviluppo. Questo non vale per l'aeroporto di Comiso, Presidente? Questo sviluppo non deve riguardare i lavoratori dell'aeroporto, le imprese di trasporto, i commercianti e tutta la provincia di Ragusa che perde un tassello importantissimo? Non è importante? E allora perché la Regione ha stanziato una marea di soldi, compresi 20 milioni di euro per lo sviluppo dell'area del cargo? Ma com'è che la SAC è bravissima a fare utili con l'aeroporto di Catania e con Comiso, invece, assistiamo a un buco nero che fagocita risorse pubbliche?
La verità è che Comiso cade a causa della stagnazione politica tutta, locale, regionale e nazionale. Se la politica non riesce a farsi parte promotrice di un serio piano industriale che metta al centro del progetto un'infrastruttura così preziosa, vince ancora una volta la miopia di una politica isolana che, come si dice dalle mie parti, pensa soltanto (lo dico in dialetto): che c'è pe mia? Cosa c'è per me? Non dà risposte al territorio.
Ancora una volta i siciliani si vedono scippati di ciò che è loro e dei loro figli, e soprattutto si vedono privati del diritto di potersi muovere liberamente in tutto il territorio nazionale, che è un diritto costituzionalmente garantito. (Applausi).
MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, è uscita oggi pomeriggio la notizia riportata da «la Repubblica» di una sentenza scioccante da parte del tribunale penale di Catania in merito a un processo nei confronti di un professore universitario adesso in pensione per molestie e per violenza sessuale. Nel corso del processo sono emersi gli atti denunciati e le condotte sono state caratterizzate e riconosciute dallo stesso tribunale come un comportamento predatorio. Quindi sono emersi i fatti, la volontà predatoria di chi li ha posti in essere, l'attitudine e il comportamento ossessivi che aveva l'imputato nei confronti delle vittime. Nonostante tutto quello che è emerso e quindi nonostante le accuse siano state dimostrate come fondate nella realtà, il tribunale di Catania ha assolto l'imputato perché ha ritenuto che non sia emersa la prova del dissenso.
Signor Presidente, sono indignata per questa sentenza. Le sentenze non si giudicano e non si commentano, ma talvolta è necessario che sulle stesse si apra veramente un dibattito, perché evidentemente manca una cultura. Mi dispiace doverlo dire così apertamente, ma evidentemente qualcuno si deve fare carico di dirlo: manca la cultura, dal punto di vista giuridico-legale, di riconoscere che a livello internazionale - così dicono anche le convenzioni internazionali - non è necessaria la prova del dissenso; è necessaria la prova del consenso, e in questo caso il consenso non esisteva. Ciononostante, l'imputato è stato assolto.
Esprimo quindi la mia ferma solidarietà alle studentesse che con coraggio hanno denunciato. Dico loro di non arrendersi e di continuare a credere nella giustizia. Anticipo che su questo tema presenterò un'interrogazione al Ministro e chiederò l'invio degli ispettori ministeriali. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 29 maggio 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 29 maggio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 20,15).
Allegato A
MOZIONI
Mozioni sulla riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio
(1-00136 p.a.) (02 aprile 2025)
Boccia, Patuanelli, De Cristofaro, Paita, Unterberger, Manca, Misiani, Lorenzin, Nicita, Bazoli, Mirabelli, Zambito, Irto, Basso, D'Elia, Zampa, Alfieri, Camusso, Casini, Crisanti, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Giacobbe, Giorgis, La Marca, Losacco, Malpezzi, Martella, Meloni, Parrini, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Valente, Verducci, Verini, Pirro, Damante, Maiorino, Di Girolamo, Nave, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Cataldi, Croatti, Barbara Floridia, Gaudiano, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Pirondini, Scarpinato, Sironi, Turco, Magni, Cucchi, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Musolino, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto, Patton, Aurora Floridia, Spagnolli. -
Respinta
Il Senato,
premesso che:
le leggi di contabilità pubblica, in quanto riguardanti le regole fondamentali per la gestione delle finanze dello Stato e la trasparenza dell'azione pubblica, sono state adottate sempre con un ampio consenso parlamentare;
la legge 5 agosto 1978, n. 468, recante "Riforma di alcune norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio", tramite la quale si introdusse il bilancio pluriennale e nuove regole di programmazione economica, fu il risultato di un'intesa tra le principali forze politiche del Paese;
anche le successive modifiche furono adottate con ampio consenso parlamentare. La legge 31 dicembre 2009, n. 196, e le successive modificazioni, hanno beneficiato di un consenso trasversale, essendo strettamente legate agli obblighi europei e alla necessità di modernizzare la gestione finanziaria pubblica;
il dibattito in corso nelle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla nuova riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio, avviato a seguito delle nuove regole della governance economica europea, rischiano di concludersi senza un accordo ampio e trasversale in Parlamento, contraddicendo una prassi consolidata nel corso del tempo;
la disciplina vigente prevede, agli articoli 7 e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il deposito entro il 10 aprile di ciascun anno del documento di economia e finanza (DEF), strutturato su tre sezioni e corredato da una serie di allegati,
impegna il Governo:
1) nelle more della nuova riforma della legge di contabilità pubblica, a depositare un documento di economia e finanza, al fine di misurare l'impatto delle politiche economiche sul bilancio pluriennale e per valutare il quadro macroeconomico programmatico per il prossimo triennio, per le conseguenti deliberazioni parlamentari;
2) a sostenere un percorso di riforma della legge di contabilità pubblica orientato ad un pieno coinvolgimento del Parlamento, evitando decisioni a maggioranza politica su una tematica che riguarda le regole fondamentali per la gestione delle finanze dello Stato e la trasparenza dell'azione pubblica.
(1-00148) (22 maggio 2025)
Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Liris, Garavaglia, Damiani, Salvitti. -
Approvata
Il Senato,
premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore delle nuove regole della governance economica europea, alcune delle disposizioni legislative vigenti in materia di finanza pubblica non risultano più coerenti con il suddetto quadro e i documenti di finanza pubblica presentati nelle more dell'aggiornamento della normativa contabile vigente, risultano in linea con gli indirizzi medio tempore approvati dal Parlamento;
per valutare le ripercussioni delle nuove regole europee sull'ordinamento contabile interno e individuare le opportune iniziative da intraprendere ai fini del suo adeguamento, è stato istituito un gruppo di lavoro formato dai rappresentanti dei gruppi parlamentari designati dalle Commissioni Bilancio delle Camere;
nello svolgimento delle proprie attività, il gruppo di lavoro ha avviato interlocuzioni con le principali istituzioni competenti in materia di bilancio e finanza pubblica per individuare sia gli ambiti sui quali è opportuno intervenire per adeguare la disciplina interna al nuovo quadro normativo euro-unitario, sia gli ulteriori aggiustamenti utili per superare alcune criticità riscontrate nel corso dell'esperienza degli ultimi anni;
nell'ambito di un approfondito esame degli elementi emersi dalle citate interlocuzioni, il gruppo di lavoro è impegnato, anche con il supporto tecnico del Ministero dell'economia e delle finanze, a predisporre uno schema recante disposizioni finalizzate all'adeguamento dell'ordinamento contabile interno, da presentare per il successivo esame parlamentare,
impegna il Governo a garantire adeguato supporto e elementi utili alla predisposizione di proposte legislative finalizzate alla revisione del quadro normativo contabile interno, che tengano conto dei seguenti principi e criteri:
a) assicurare adeguata informativa alle Camere in materia di bilancio e finanza pubblica al fine di favorire l'esercizio delle funzioni di indirizzo e controllo parlamentare;
b) rivedere e adeguare i contenuti e il calendario dei documenti del ciclo di programmazione economico-finanziaria e di bilancio;
c) rafforzare le procedure di monitoraggio dei conti pubblici e gli strumenti di analisi e valutazione della spesa a supporto della decisione di bilancio, in modo da garantire un adeguato presidio dell'andamento della spesa netta;
d) migliorare la capacità previsiva degli andamenti delle entrate e delle spese del conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche, al fine di considerare l'evoluzione degli aggregati della spesa netta, anche in esito ai lavori della Commissione prevista dall'articolo 7 del decreto legislativo del 29 luglio 2024, n. 110;
e) garantire adeguati strumenti di flessibilità per la gestione delle risorse in corso d'anno.
DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate nonché delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate e delega al Governo per la razionalizzazione, la semplificazione e il riassetto delle disposizioni in materia di ordinamento militare (1320)
ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 1.
Approvato
(Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze armate)
1. Al decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1, comma 4, dopo la lettera t) è aggiunta la seguente:
« t-bis) svolgere attività di formazione dei soccorritori militari di cui all'articolo 213, comma 1, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, secondo modalità stabilite con apposita convenzione stipulata con il Ministero della difesa »;
b) all'articolo 5:
1) al comma 2, terzo periodo, le parole: « di cui all'articolo 986, comma 1, lettera b), » sono sostituite dalle seguenti: « in servizio »;
2) al comma 3:
2.1) al primo periodo, dopo le parole: « dei medici, » sono inserite le seguenti: « degli odontoiatri, dei veterinari, dei biologi, dei fisici, dei chimici, degli psicologi, dei dirigenti infermieri, »;
2.2) il secondo periodo è sostituito dal seguente: « Il personale appartenente al ruolo di cui al primo periodo, allorché è richiamato in servizio per lo svolgimento dell'attività ausiliaria delle Forze armate, è soggetto ai codici penali militari e alle disposizioni in materia di disciplina militare previste per i militari in servizio dal citato codice di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010 e dal testo unico regolamentare di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 »;
c) all'articolo 8, comma 2, i periodi ventunesimo e ventiduesimo sono soppressi.
2. La Fondazione per le attività ausiliarie della Croce Rossa italiana alle Forze armate, costituita in attuazione dell'articolo 8, comma 2, ventunesimo e ventiduesimo periodo, del decreto legislativo n. 178 del 2012, è estinta. In esito alla procedura di liquidazione secondo le disposizioni del codice civile, la parte di patrimonio residuo è devoluta all'Associazione della Croce Rossa italiana.
3. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni competenti provvedono agli adempimenti ivi previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
EMENDAMENTO
1.2
Marton, Ettore Antonio Licheri
Improcedibile
Al comma 1, lettera b), dopo il numero 2), inserire il seguente:
«2-bis) dopo il comma 6, è inserito il seguente:
"6.1. L'alimentazione del contingente di cui al comma 6 è assicurata mediante iscrizione a domanda in un'apposita aliquota speciale nel ruolo unico di cui al comma 3, del personale risultato idoneo alla selezione di cui al medesimo comma e successivamente trasferito in mobilità obbligatoria, per effetto del presente decreto, in applicazione delle disposizioni dei commi 425, 426, 427, 428 e 429 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, presso le amministrazioni pubbliche centrali e periferiche dello Stato nonché presso gli Enti pubblici anche a base federativa. Il personale iscritto a domanda nell'aliquota speciale viene richiamato in servizio ai sensi dell'articolo 986, del decreto legislativo 10 marzo 2010, n. 66. Il personale, all'atto del richiamo riassume lo stato giuridico di militare in servizio attivo rivestito prima del collocamento in congedo disposto ai sensi del comma 5, primo periodo, del presente articolo. Il personale appartenente all'aliquota, di cui al presente comma, in posizione di comando presso la Croce rossa italiana per lo svolgimento dell'attività ausiliaria delle Forze armate, mantiene la posizione di dipendente di ruolo nelle amministrazioni ed enti di appartenenza, in deroga alle vigenti disposizioni in materia di mobilità tra pubblico e privato. Dalla data di presa servizio il personale appartenente all'aliquota, di cui al presente comma, riceve il trattamento economico in godimento nell'amministrazione o nell'ente di provenienza compreso l'assegno ad personam riassorbibile e, ove più favorevoli, le stesse competenze stabilite per ciascun grado del corrispondente personale militare delle Forze armate, intendendosi modificata la misura degli stipendi, degli assegni e delle indennità varie, comprese quelle di missione, con le medesime decorrenze, in relazione alle varianti eventualmente stabilite in materia per i pari grado delle Forze armate, secondo l'equiparazione dei gradi in atto. Con la medesima decorrenza di cui al periodo precedente, il personale, di cui al presente comma, riceve lo stesso trattamento previdenziale e assicurativo vigente per il personale militare in servizio permanente effettivo delle Forze armate e, ove richiesto, conserva l'iscrizione alla cassa previdenziale di appartenenza al momento del passaggio in mobilità. In caso di rientro nell'amministrazione o nell'ente di provenienza, il personale, di cui al presente comma, mantiene il trattamento economico fondamentale e accessorio avente natura fissa e continuativa con incremento dell'assegno ad personam riassorbibile, esclusivamente in caso di adeguamenti retributivi nel frattempo intervenuti. Il servizio prestato dal personale appartenente al contingente di cui al presente comma è considerato servizio reso allo Stato.".».
ARTICOLO 2 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 2.
Approvato
(Delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze armate)
1. Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, uno o più decreti legislativi per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze armate prevista dal codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in conformità con le Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 e con i relativi protocolli aggiuntivi e nel rispetto dei princìpi fondamentali e delle regole definiti dal Movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, nonché dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) sostituzione della denominazione di « Corpo delle infermiere volontarie » con quella di « Corpo delle crocerossine », garantendo coerenza normativa e continuità operativa;
b) razionalizzazione degli ordinamenti, rispettivamente, del Corpo militare volontario e del Corpo delle crocerossine, secondo criteri di funzionalità ed efficienza, per rispondere alle esigenze di pronta operatività nell'assolvimento dell'attività ausiliaria delle Forze armate e nel concorso alle altre attività di interesse pubblico di cui all'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, salvaguardando le competenze del Presidente nazionale della Croce Rossa italiana, nonché quelle dell'Ispettore nazionale del Corpo militare volontario e dell'Ispettrice nazionale del Corpo delle crocerossine;
c) definizione degli ambiti di impiego e dei compiti, rispettivamente, del Corpo militare volontario e del Corpo delle crocerossine nell'assolvimento dell'attività ausiliaria delle Forze armate, secondo criteri di aderenza alle esigenze dello strumento militare per gli interventi sul territorio nazionale e nelle operazioni militari all'estero;
d) revisione, secondo criteri di armonizzazione, delle modalità di nomina e della durata degli incarichi dell'Ispettore nazionale del Corpo militare volontario e dell'Ispettrice nazionale del Corpo delle crocerossine, nonché dei vertici territoriali dei due Corpi, prevedendo, altresì, per ciascuno dei due Corpi, due o più viceispettori nazionali nominati dal Presidente nazionale della Croce Rossa italiana, previo parere, rispettivamente, dell'Ispettore nazionale del Corpo militare volontario e dell'Ispettrice nazionale del Corpo delle crocerossine, ovvero, per delegazione del Presidente nazionale, dai rispettivi Ispettori nazionali;
e) revisione, secondo criteri di armonizzazione, delle modalità di mobilitazione del Corpo militare volontario e del Corpo delle crocerossine;
f) adeguamento delle disposizioni in materia di poteri del Ministro della difesa in riferimento all'attività ausiliaria delle Forze armate svolta dal Corpo militare volontario e dal Corpo delle crocerossine, per il cui assolvimento sono attribuiti finanziamenti mediante convenzioni tra il Ministero della difesa e l'Associazione della Croce Rossa italiana ai sensi degli articoli 8, comma 2, e 8-bis, comma 1, del decreto legislativo n. 178 del 2012;
g) costituzione del ruolo unico del personale del Corpo militare volontario, di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto legislativo n. 178 del 2012, e definizione delle modalità di arruolamento, dei limiti di età e delle altre cause di cessazione dal ruolo unico, nonché adeguamento delle disposizioni in materia di documenti matricolari e note caratteristiche;
h) rimodulazione dei requisiti e delle procedure di arruolamento del personale del Corpo militare volontario, comprese le modalità di nomina e la formazione, prevedendo l'arruolamento anche del personale femminile, nonché la qualità di socio dell'Associazione della Croce Rossa italiana degli aspiranti;
i) revisione della gerarchia dei gradi militari del personale del Corpo militare volontario secondo criteri rispondenti alle nuove esigenze organizzative e funzionali connesse con la definizione degli ambiti di impiego e dei compiti del Corpo, di cui alla lettera c);
l) adeguamento delle disposizioni in materia di stato giuridico del personale del Corpo militare volontario, compreso il richiamo in servizio, confermando l'applicazione al personale richiamato delle disposizioni in materia di attribuzione della qualifica di pubblico ufficiale e di conservazione del posto di lavoro, di cui agli articoli 1654, comma 1, e 1660, comma 2, del citato codice di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, e in materia di trattamento degli impiegati privati richiamati alle armi, di cui alla legge 10 giugno 1940, n. 653;
m) adeguamento delle disposizioni in materia di disciplina secondo quanto previsto dall'articolo 5, comma 3, secondo periodo, del decreto legislativo n. 178 del 2012, come sostituito dall'articolo 1, comma 1, lettera b), numero 2.2), della presente legge, e revisione dei procedimenti disciplinari;
n) revisione dei requisiti e delle modalità di avanzamento al grado superiore del personale del Corpo militare volontario, in aderenza all'assetto organizzativo del Corpo;
o) revisione delle disposizioni in materia di trattamento economico del personale del Corpo militare volontario richiamato in servizio, ferma restando la gratuità del servizio prestato ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del decreto legislativo n. 178 del 2012;
p) regolamentazione della foggia e dell'uso dell'uniforme del personale del Corpo militare volontario, assicurando la chiara riconoscibilità dell'appartenenza del Corpo all'Associazione della Croce Rossa italiana e confermando l'uso delle stellette a cinque punte come segno dello stato giuridico di militare del personale richiamato in servizio per lo svolgimento dell'attività ausiliaria delle Forze armate;
q) revisione del corso di formazione per il conseguimento della qualifica di crocerossina del Corpo delle crocerossine della Croce Rossa italiana secondo criteri di valorizzazione della professionalità rispondenti alle nuove esigenze organizzative e funzionali connesse con la definizione degli ambiti di impiego e dei compiti del Corpo, di cui alla lettera c) del presente comma, confermando l'applicazione delle disposizioni in materia di riconoscimento dei crediti formativi universitari di cui all'articolo 1737, comma 6, del citato codice di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010;
r) previsione di disposizioni transitorie intese ad agevolare il passaggio dalla vigente normativa a quella adottata dai decreti legislativi di cui al presente articolo.
2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro della difesa e del Ministro della salute, di concerto, per i profili di rispettiva competenza, con il Ministro per la pubblica amministrazione, con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell'università e della ricerca. Gli schemi dei decreti legislativi, corredati di relazione tecnica, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che dia conto della neutralità finanziaria dei medesimi ovvero dei nuovi o maggiori oneri da essi derivanti e dei corrispondenti mezzi di copertura, sono trasmessi alle Camere per l'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti, per materia e per i profili finanziari, le quali si pronunciano entro sessanta giorni dalla data della trasmissione; decorso tale termine, i decreti possono essere adottati anche in mancanza del parere. Se il termine per l'espressione del parere parlamentare scade nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine previsto dal comma 1 o successivamente, quest'ultimo termine è prorogato di novanta giorni.
3. Entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può adottare disposizioni integrative e correttive, con le modalità e nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui al presente articolo.
4. Dall'attuazione dei decreti legislativi di cui al comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti di rispettiva competenza con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
5. Gli interventi normativi previsti dalle disposizioni dei decreti legislativi adottati ai sensi del presente articolo sono effettuati apportando le necessarie modificazioni al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e al decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178.
6. Il Governo apporta al testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, le modificazioni occorrenti per l'adeguamento ai decreti legislativi adottati ai sensi del presente articolo.
EMENDAMENTI
2.100 (già 2.1/2)
Respinto
Al comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
a) sostituire la parola: «Crocerossine», ovunque ricorra, con le seguenti: «operatrici di supporto sanitario CRI»;
b) alla lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, prevedendo, altresì, che operatrici di supporto sanitario CRI non possano sostituire il personale infermieristico laureato in alcun contesto sanitario ordinario, se non in situazioni emergenziali e in assenza di personale qualificato disponibile».
2.101 (già 2.1/1)
Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte
Al comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
a) sostituire la parola: «Crocerossine», ovunque ricorra, con le seguenti: «ausiliarie sanitarie militari CRI»;
b) alla lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, prevedendo, altresì, che le ausiliarie sanitarie militari CRI non possano sostituire il personale infermieristico laureato in alcun contesto sanitario ordinario, se non in situazioni emergenziali e in assenza di personale qualificato disponibile».
2.102 (già 2.2)
Precluso
Al comma 1, sostituire, ovunque ricorra, la parola: «crocerossine», con le seguenti: «ausiliarie sanitarie militari CRI».
2.103 (già 2.3)
Respinto
Al comma 1, lettera a), sostituire, ovunque ricorra, la parola: «crocerossine», con le seguenti: «operatrici di supporto sanitario CRI».
2.104 (già 2.4)
Respinto
Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, prevedendo, altresì, che le crocerossine non possano sostituire il personale infermieristico laureato in alcun contesto sanitario ordinario, se non in situazioni emergenziali e in assenza di personale qualificato disponibile»
2.105
Marton, Ettore Antonio Licheri
Improcedibile
Al comma 1, lettera d) dopo le parole: «revisione, secondo criteri di armonizzazione, delle modalità di nomina e della durata degli incarichi dell'Ispettore nazionale del Corpo militare volontario» inserire le seguenti: «, prescelto - in sede di prima applicazione del decreto delegato - fra i colonnelli attualmente in servizio continuativo nel Corpo, ».
2.106 (già 2.5)
Marton, Ettore Antonio Licheri
Improcedibile
Al comma 1, lettera d) dopo le parole: «revisione, secondo criteri di armonizzazione, delle modalità di nomina e della durata degli incarichi dell'Ispettore nazionale del Corpo militare volontario» inserire le seguenti: «, prescelto - in sede di prima applicazione del decreto delegato - fra i colonnelli già in servizio continuativo nel Corpo, ».
ARTICOLO 3 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 3.
Approvato
(Delega al Governo per la razionalizzazione, la semplificazione e il riassetto delle disposizioni in materia di ordinamento militare)
1. Per la razionalizzazione, la semplificazione e il riassetto delle disposizioni dell'ordinamento militare, anche sotto il profilo della sistematica delle materie ivi disciplinate, il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi di revisione del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, di seguito denominato « codice », nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) effettuare la ricognizione delle disposizioni vigenti non ricomprese nel codice che regolano l'ordinamento militare, comprese quelle in vigore a decorrere dall'anno 2010, per garantirne la coerenza giuridica, logica e sistematica, tenendo conto anche delle disposizioni intervenute in materia di personale, ordinamento e digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni;
b) assicurare: il coordinamento formale e sostanziale delle disposizioni concernenti l'ordinamento militare, nonché la coerenza terminologica, attraverso l'aggiornamento e la semplificazione del linguaggio normativo, apportando le modifiche necessarie a garantire la coerenza giuridica, logica e sistematica della normativa e per adeguare, aggiornare e semplificare il linguaggio normativo; la verifica del rispetto dei princìpi delle disposizioni normative europee in materia; l'adeguamento alla giurisprudenza costituzionale, dell'Unione europea e delle magistrature superiori;
c) effettuare la ricognizione, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle singole disposizioni del codice aventi natura esclusivamente attuativa o esecutiva nonché di quelle che disciplinano materie non coperte da riserva di legge, anche relativa, e conseguentemente inserirle, nel rispetto dell'articolo 2267, comma 2, dello stesso codice, all'interno del testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90.
2. Entro il medesimo termine di cui al comma 1, coerentemente con la revisione del codice, il Governo provvede altresì alla razionalizzazione, alla semplificazione, al coordinamento e al riassetto delle disposizioni del testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, anche sotto il profilo della sistematica delle materie ivi disciplinate, assicurandone il riallineamento con la normativa primaria e prevedendo, altresì, l'abrogazione delle disposizioni prive di effettivo contenuto normativo, rinviandone la relativa disciplina all'adozione di decreti ministeriali di natura non regolamentare.
3. I decreti legislativi adottati ai sensi del comma 1 e il regolamento adottato ai sensi del comma 2 abrogano espressamente tutte le disposizioni oggetto di riordino e comunque quelle connesse incompatibili e recano le opportune disposizioni di coordinamento in relazione alle disposizioni non abrogate o non modificate, nonché le necessarie disposizioni transitorie e finali.
4. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta dei Ministri della difesa, per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa e per la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa acquisizione del parere del Consiglio di Stato. Gli schemi dei decreti legislativi, corredati di relazione tecnica, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono successivamente trasmessi alle Camere per l'espressione dei pareri della Commissione parlamentare per la semplificazione e delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, da rendere nel termine di sessanta giorni, decorso il quale il Governo può comunque procedere. Se il termine previsto per il parere delle Commissioni parlamentari scade nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine previsto per l'esercizio della delega o successivamente, quest'ultimo termine è prorogato di novanta giorni. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le proprie osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. Le Commissioni si esprimono sulle osservazioni del Governo entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono comunque essere emanati.
5. Entro due anni dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può adottare disposizioni integrative e correttive, con le medesime procedure e nel rispetto dei medesimi princìpi e criteri direttivi di cui al presente articolo.
6. Dall'attuazione dei decreti legislativi di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti di rispettiva competenza con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
PROPOSTA DI COORDINAMENTO
Coord.1
Il Relatore
Approvata
All'articolo 1:
al comma 1, lettera c), sostituire le parole: «i periodi ventunesimo e ventiduesimo» con le seguenti: «i periodi ventiduesimo e ventitreesimo»;
al comma 2, sostituire le parole: «ventunesimo e ventiduesimo periodo» con le seguenti: «ventiduesimo e ventitreesimo periodo».
DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo (1265)
ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 1.
Approvato nel testo emendato
(Riconoscimento del relitto del regio sommergibile « Scirè » come sacrario militare subacqueo)
1. Il relitto del regio sommergibile « Scirè », decorato di medaglia d'oro al valor militare, affondato il 10 agosto 1942 nella baia di Haifa nel territorio dello Stato di Israele, è riconosciuto come sacrario militare subacqueo.
EMENDAMENTI
1.100
Marton, Ettore Antonio Licheri
Approvato
Al comma 1, alle parole: «Il relitto» anteporre le seguenti: «Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista,».
1.101
Sost. id. em. 1.100
Al comma 1, premettere le seguenti parole: "Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista,"
1.102
Sost. id. em. 1.100
Al comma 1, alle parole: «Il relitto» anteporre le seguenti: «Al fine di onorare i marinai italiani che hanno perso la vita in un conflitto mondiale per responsabilità dei regimi nazionalsocialista e fascista,».
ARTICOLI 2 E 3 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 2.
Approvato
(Modifica all'articolo 275 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66)
1. Al comma 1 dell'articolo 275 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dopo la lettera e) è aggiunta la seguente:
« e-bis) il Sacrario militare subacqueo del regio sommergibile "Scirè" nella Baia di Haifa (Israele) ».
Art. 3.
Approvato
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni competenti vi provvedono con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
Allegato B
Parere della Giunta per il Regolamento
La Giunta per il Regolamento, riunitasi il 27 maggio 2025, ha deliberato di esprimere il seguente parere:
«Considerati i precedenti e le pronunce della Giunta del 17 luglio 1996 e del 30 luglio 2014, è facoltà della Presidenza, alla luce dell'articolo 102, comma 4, del Regolamento, avvalersi della cosiddetta regola del "canguro", anche per l'esame dei disegni di legge costituzionale.
Con particolare riguardo all'esame della Commissione, la Giunta ritiene che l'applicazione dell'istituto sia ammissibile, secondo il prudente apprezzamento della Presidenza della Commissione, in ragione della calendarizzazione del provvedimento in Assemblea».
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 1320 e sui relativi emendamenti
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di
legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
In relazione agli emendamenti, esprime parere contrario, ai sensi dell'articolo 81
della Costituzione, sulle proposte 1.2, 2.105 e 2.106 (già 2.5).
Il parere è non ostativo su tutti i restanti emendamenti.
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 1265 e sui relativi emendamenti
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
Integrazione alla dichiarazione di voto del senatore Boccia sulle mozioni 1-00136 e 1-00148
L'interlocuzione che si sta svolgendo all'interno del gruppo di lavoro, tra maggioranza opposizione e Governo, per la definizione della disciplina contabile nazionale alla luce della nuova governance europea non sta dando i risultati sperati.
La prima parte di questa interlocuzione, che avrebbe dovuto definire, sulla base di un accordo unanime, i contenuti del nuovo documento di economia e finanza, ha in realtà fatto emergere una posizione del Governo, poi approvata a colpi di maggioranza, volta a trasformare il DEF in un mero documento di controllo sull'andamento dei conti privo del suo contenuto programmatico che aveva avuto fino ad oggi, rendendo così non leggibili le politiche di bilancio che si intendono realizzare in corso d'anno per rimanere all'interno della traiettoria di spesa.
In questo quadro, il Governo ha portato al tavolo di lavoro una visione unilaterale sulla quale non c'è stato alcuno spazio per la mediazione e che ha condotto a risultati paradossali. Il più evidente, percepibile anche ai non addetti ai lavori, è che a fronte di una nuova governance europea che si fonda su una programmazione di medio termine che può arrivare fino a 7 anni, il nostro principale documento di programmazione, il DEF, ha perso il suo contenuto programmatico e ha assunto un orizzonte temporale di soli 2 anni (oltre a quello in corso), nonostante le indicazioni in senso contrario rese dai vari soggetti istituzionali auditi dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato, a partire dall'Ufficio parlamentare di bilancio.
Purtroppo anche ora, che si dovrebbe mettere mano a modifiche ad ampio raggio della legge di contabilità, sta andando in scena lo stesso copione seguito dal Governo nel recente passato. Infatti, il documento recentemente trasmesso da RGS, tramite gli uffici di presidenza delle Commissioni bilancio, che doveva recare indicazioni puntuali sulla riforma, risulta carente di contenuti sostanziali e rende difficile formulare osservazioni pertinenti. Il documento, in particolare, non affronta le principali criticità che la disciplina contabile ha manifestato negli ultimi anni. Ne cito solo alcune a titolo di esempio: i tempi per l'esame parlamentare della legge di bilancio, il problema è noto a tutti e la soluzione che viene prospettata nel documento è quella che si limita a differire la presentazione della NADEF dal 27 settembre al 2 di ottobre. Come questo porti ad un aumento dei tempi di esame parlamentare della legge di bilancio e non ad una verosimile compressione di quelli della NADEF rimane un mistero. Un mistero che però determina un effetto molto chiaro ossia un ulteriore depotenziamento del ruolo del Parlamento, attraverso una inevitabile compressione dei tempi di esame della NADEF proprio nel momento in cui, secondo la stessa visione del Governo, questo documento dovrebbe farsi carico di tutto ciò che del DEF il Governo stesso ha pretestuosamente sacrificato sull'altare della nuova governance europea: triennalità delle previsioni e programmazione di bilancio. Infatti, se si deve presentare il Documento programmatico di bilancio in Europa, entro il 15 ottobre, subito dopo l'esame parlamentare della NADEF, ne consegue che questo documento così complesso dovrà essere necessariamente esaminato dalle Camere in meno di due settimane, con tutte le difficoltà che ne conseguiranno anche sul fronte della interlocuzione con i soggetti istituzionali che in occasione dell'esame devono essere auditi.
Per cominciare ad affrontare il problema dei tempi di esame del disegno di legge di bilancio si dovrebbe invece, a mio avviso, ripartire dalla proposta di legge, presentata dal presidente Melilli, approvata dalla Camera nella scorsa legislatura, che prevedeva, in caso di mancata presentazione del disegno di legge di bilancio, nei termini di legge, che il Presidente del Consiglio dei ministri dovesse presentarsi davanti alle Camere per spiegare le ragioni del ritardo. Si tratterebbe di un correttivo, che certamente non risolverebbe tutti i problemi, ma che almeno potrebbe evitare ingiustificabili ritardi nella presentazione del disegno di legge. Ripeto questo sarebbe un buon punto di partenza anche se non risolverebbe tutti i problemi: prova ne è il fatto che lo scorso anno il Governo ha presentato la manovra sostanzialmente nei termini, ma il tempo guadagnato all'avvio dell'esame è stato inesorabilmente dissipato nell'istruttoria degli emendamenti da parte del Governo stesso. Si dovrebbe quindi cercare di agire anche sul fronte della riduzione dei tempi di istruttoria degli emendamenti.
Un altro tema è quello della trasparenza del bilancio che dovrebbe essere affrontato a cominciare dal rapporto tra traiettoria di spesa della pubblica amministrazione e traiettoria di spesa del bilancio dello Stato. Questo aspetto, almeno per il momento, non è stato ancora affrontato dal Governo che non ha ancora presentato alcun documento in cui viene mostrata analiticamente la coerenza tra la traiettoria di spesa del bilancio dello Stato con quella della pubblica amministrazione concordata in sede UE. Si tratta di un aspetto non irrilevante, perché è evidente che esso coinvolge indirettamente il contributo stesso che ogni ente territoriale è chiamato a dare ai fini del rispetto della traiettoria di spesa.
Un ulteriore tema sul fronte della trasparenza è quello che riguarda lo stato dei fondi più frequentemente utilizzati per la copertura dei provvedimenti di spesa. Il Parlamento - sembra incredibile, ma è proprio così - non è al corrente della consistenza di questi fondi se non per il primo anno, ad esclusione dei fondi speciali. Si pensi per esempio al Fondo esigenze indifferibili (FEI) o al Fondo per gli interventi strutturali di politica economica (FISPE) che vengono sempre più spesso utilizzati per la copertura di nuove iniziative legislative. Andrebbe poi risolto il problema di un'adeguata informazione sulla connessione tra unità elementari di bilancio e disposizioni legislative. Come sottolineato dalla Corte dei conti, si tratta di rendere trasparente, per la spesa, il raccordo che passa tra il capitolo (e conseguentemente l'azione e il programma), il relativo titolo giuridico sottostante e, soprattutto, la quota di stanziamento corrispondente. Ciò permetterebbe di aprire l'informazione circa il singolo stanziamento in riferimento ai vari titoli sottostanti ed alla correlata quota di previsione di spesa, in sede sia previsionale che di consuntivo.
Riguardo a questo aspetto vorrei lanciare un messaggio chiaro: non c'è flessibilità di bilancio senza trasparenza. Lo dico in termini più espliciti il Governo non può chiedere spazi di flessibilità di bilancio al Parlamento, senza proporre preliminarmente una disciplina contabile che conferisca al bilancio una effettiva trasparenza.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Disegno di legge n. 1320:
sulla proposta di coordinamento Coord. 1, il senatore Damiani avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Disegno di legge n. 1265:
sulla questione pregiudiziale, il senatore Martella avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bazoli, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Camusso, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Iannone, Irto, La Pietra, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Orsomarso, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Silvestroni e Sisto.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Giacobbe e Scalfarotto, per partecipare a un incontro internazionale.
Insindacabilità, presentazione di relazioni su richieste di deliberazione
A nome della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, la senatrice Stefani ha presentato la relazione sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale pendente dinanzi il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma nei confronti del senatore Maurizio Gasparri (Doc. IV-ter, n. 10-A).
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo concernente misure di solidarietà volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas tra il Governo della Repubblica Federale di Germania, il Governo della Confederazione Svizzera ed il Governo della Repubblica Italiana, fatto a Berlino il 19 marzo 2024 (1503)
(presentato in data 28/05/2025).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
Sen. Lombardo Marco, Sen. Calenda Carlo
Istituzione di uno scudo democratico a difesa delle libertà costituzionali e dell'integrità del processo democratico dalle ingerenze straniere (1473)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 28/05/2025);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
Sen. Basso Lorenzo
Nuove disposizioni in materia di fiscalità per le auto aziendali (1436)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 28/05/2025);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
Sen. Scurria Marco ed altri
Disposizioni in materia di targhe per autovetture di consolati onorari (1489)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 28/05/2025).
In sede referente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
Sen. Lombardo Marco, Sen. Calenda Carlo
Norme per la tutela dell'integrità del processo elettorale da ingerenze straniere (1472)
previ pareri delle Commissioni 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea
(assegnato in data 28/05/2025);
3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa
Sen. Borghi Enrico ed altri
Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce la Comunità europea di difesa, con Protocolli, e di connessi Accordi internazionali, firmati a Parigi il 27 maggio 1952 (1470)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 28/05/2025).
Camera dei deputati, trasmissione di documenti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettere in data 19 e 21 maggio 2025, ha trasmesso:
il documento concernente la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 92/43/CEE del Consiglio per quanto riguarda lo status di protezione del lupo (Canis lupus) (COM(2025) 106 final), approvato, nella seduta del 23 aprile 2025, dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati e confermato, nella seduta del 6 maggio 2025, dall'Assemblea della Camera dei deputati, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 52) (Atto n. 788);
il documento concernente la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) 2015/1017, (UE)2021/523, (UE) 2021/695 e (UE) 2021/1153 per quanto riguarda l'aumento dell'efficienza della garanzia dell'Unione a norma del regolamento (UE) 2021/523 e la semplificazione degli obblighi di rendicontazione (COM(2025) 84 final), approvato, nella seduta del 15 maggio 2025, dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 53) (Atto n. 789);
il documento concernente la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2006/43/CE, 2013/34/UE, (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda taluni obblighi relativi alla rendicontazione societaria di sostenibilità e al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (COM(2025) 81 final), e la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2023/956 per quanto riguarda la semplificazione e il rafforzamento del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (COM(2025) 87 final), approvato, nella seduta del 15 maggio 2025, dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 54) (Atto n. 790).
Detti documenti sono depositati presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli Onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti
Il Ministero dell'istruzione e del merito, con lettera in data 23 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, la comunicazione di nomina della dottoressa Letizia Cinganotto a componente del Consiglio di amministrazione di INDIRE (n. 87).
Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 7a Commissione permanente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 22 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, la comunicazione concernente la nomina dell'ingegner Stefano Fabrizio Riazzola, dirigente dei ruoli del Comune di Milano, a Capo del Dipartimento per i trasporti e la navigazione dello stesso Dicastero.
Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli e ai dati di immatricolazione dei veicoli registrati nei registri di immatricolazione nazionali, che abroga la direttiva 1999/37/CE del Consiglio (COM(2025) 179 definitivo), alla 8a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/2283 recante apertura e modalità di gestione di contingenti tariffari autonomi dell'Unione per taluni prodotti agricoli e industriali (COM(2025) 244 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:
sentenza n. 70 del 10 marzo 2025, depositata il successivo 23 maggio 2025, con la quale dichiara:
1) l'illegittimità costituzionale dell'articolo 57 della legge 31 dicembre 2012, n. 247 (Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense);
2) in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 16, della legge n. 247 del 2012 (Doc. VII, n. 125) - alla 1a, alla 2a e alla 10a Commissione permanente;
sentenza n. 71 dell'8 aprile 2025, depositata il successivo 23 maggio 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68 (Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili), convertito, con modificazioni, nella legge 5 agosto 2022, n. 108, nella parte in cui non prevede l'applicazione dei criteri di cui all'articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 2015, n. 177 (Regolamento recante disposizioni in materia di modalità di calcolo e liquidazione dei compensi degli amministratori giudiziari iscritti nell'albo di cui al decreto legislativo 4 febbraio 2010, n. 14) per il calcolo del compenso del Commissario nominato ai sensi dell'articolo 95, comma 18, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 (Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia), convertito, con modificazioni, nella legge 13 ottobre 2020, n. 126 (Doc. VII, n. 126) - alla 1a, alla 2a e alla 8a Commissione permanente;
sentenza n. 74 del 7 aprile 2025, depositata il successivo 27 maggio 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 63, terzo comma, del codice penale, nella parte in cui non prevede che «Quando concorrono una circostanza per cui la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato o una circostanza ad effetto speciale e la recidiva di cui all'art. 99, primo comma, cod. pen., si applica soltanto la pena stabilita per la circostanza più grave, ma il giudice può aumentarla» (Doc. VII, n. 127) - alla 1a e alla 2a Commissione permanente.
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, in data 27 maggio 2025, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/45/UE relativa ai controlli tecnici periodici dei veicoli a motore e dei loro rimorchi e la direttiva 2014/47/UE relativa ai controlli tecnici su strada dei veicoli commerciali circolanti nell'Unione (COM(2025) 180 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 27 maggio 2025. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4ª.
Interrogazioni
SENSI, BASSO, DELRIO, FRANCESCHELLI, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, LOSACCO, MANCA, NICITA, RANDO, ROJC, TAJANI, VALENTE, VERINI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
nel marzo 2024, a seguito di un'inchiesta giornalistica dell'agenzia di stampa "ADN Kronos" circa una trattazione non corretta e non veritiera contenuta in diversi manuali scolastici sull'aggressione della Russia all'Ucraina e sulla storia del Paese aggredito, il Ministro dell'istruzione e del merito ha dichiarato che il suo dicastero avrebbe appurato "se i contenuti dei manuali di storia e geografia presentino effettive criticità dopo la notizia della diffusione di libri di testo scolastici per le scuole secondarie di primo grado con un'impostazione faziosa e distorta della realtà storica";
a più di un anno da questa dichiarazione, un nuovo studio dell'istituto "Gino Germani", firmato da Massimiliano Di Pasquale e da Iryna Kaschkey, ha passato in rassegna 28 libri di testo e manuali destinati alle scuole secondarie di primo grado, ravvisando il perdurare diffuso di luoghi comuni e ricostruzioni molto simili e in alcuni casi coincidenti con la narrazione diffusa dalla macchina propagandistica del Cremlino per giustificare la sua guerra di aggressione nei confronti dell'Ucraina,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo abbia dato seguito all'impegno preso pubblicamente oltre un anno fa riguardo alla verifica delle criticità riscontrate nei libri di testo per le scuole secondarie di primo grado;
se, analogamente e vista la denunciata pervasività di ricostruzioni storiche non aderenti a una maggiore obiettività ed equilibrio, non ritenga utile estendere questo eventuale lavoro di verifica su questo specifico tema anche ai manuali e ai testi di storia in uso ai licei.
(3-01930)
MAZZELLA - Al Ministro per le disabilità. - Premesso che:
la legge 16 dicembre 2024, n. 210, recante "Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia", riconosce e promuove la mototerapia, in maniera uniforme nell'intero territorio nazionale, quale terapia complementare per rendere più positiva l'esperienza dell'ospedalizzazione, per contribuire al percorso riabilitativo dei pazienti e per accrescere l'autonomia, il benessere psicofisico e l'inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità;
come più volte affermato dalla stessa Ministra in indirizzo, la mototerapia, così come altre terapie complementari (musicoterapia, arteterapia, terapia con gli animali, clownterapia), rappresenta un approccio che mira a favorire la dimensione umanizzata e la qualità della cura, intervenendo sul benessere emotivo e relazionale dei pazienti. Tuttavia, si deve sottolineare che attualmente la letteratura scientifica non supporta l'efficacia clinica della mototerapia come terapia curativa o riabilitativa della disabilità e dell'autismo;
la maggior parte degli studi disponibili sulla mototerapia si basa su dati di livello inferiore, come questionari somministrati senza disegni sperimentali rigorosi, pubblicazioni di basso impatto scientifico e assenza di trial randomizzati controllati (RCT). La comunità scientifica internazionale, quindi, non riconosce la mototerapia come trattamento con evidenze di efficacia comprovata per questa condizione;
considerato che:
il riconoscimento legislativo di questa pratica come "terapia" potrebbe generare aspettative infondate tra le famiglie, alimentando illusioni che rischiano di distogliere l'attenzione da interventi clinicamente validati, come le terapie comportamentali e neuropsicologiche, che sono supportate da robuste evidenze scientifiche e sono riconosciute come trattamento di prima scelta;
l'uso del termine "terapia" dovrebbe essere riservato a interventi con comprovata efficacia scientifica al fine di tutelare i diritti dei pazienti e prevenire abusi di natura commerciale o demagogica. La distinzione tra attività ludico-ricreative, utili per il benessere emotivo, e trattamenti riabilitativi o terapeutici, è fondamentale per garantire un sistema di cure etico e scientificamente fondato;
la mancanza di un quadro regolatorio condiviso e di linee guida basate su evidenze rappresenta un rischio concreto, poiché può favorire pratiche non controllate e l'adozione di interventi privi di validità clinica, con conseguente possibile danno alle persone con disabilità e alle loro famiglie;
valutato che:
la legge 16 dicembre 2024, n. 210, stabilisce all'articolo 2 che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta dell'autorità politica delegata in materia di disabilità, di concerto con il Ministro della salute, sentiti l'autorità politica delegata in materia di famiglia, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sono adottate le linee guida per garantire un'uniforme regolamentazione e attuazione della mototerapia nel territorio nazionale;
come dichiarato dalla ministra Locatelli in riferimento all'approvazione della legge n. 210 del 2024: "Questo provvedimento inaugura un modello di approccio importante per il riconoscimento anche delle altre terapie complementari quali musicoterapia, arteterapia, clownterapia, terapia con gli animali, che tutti conoscono e che già da tempo affiancano e supportano ospedali, strutture socio sanitarie e altre realtà",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno, anche d'intesa con il Ministro della salute, adottare le linee guida sulla mototerapia dopo un'attenta valutazione scientifica, coinvolgendo enti di ricerca indipendenti e specialisti qualificati, affinché si definiscano limiti e potenzialità di questa terapia complementare;
se ritenga necessario promuovere studi clinici di alta qualità, rigorosi e replicabili, per verificare l'efficacia e la sicurezza della mototerapia, nel rispetto dei principi dell'evidenza;
se intenda promuovere, per la parte di propria competenza, l'istituzione di una commissione tecnica permanente per la disciplina delle terapie complementari e integrative, al fine del riconoscimento di nuove terapie complementari e integrative volte ad alleviare la sofferenza fisica e psicologica delle persone con disabilità, con l'obiettivo di contribuire al loro percorso riabilitativo e di accrescerne il benessere psicofisico, in modo da migliorare l'esperienza dell'ospedalizzazione o del recupero.
(3-01931)
ZAMBITO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
a seguito di nota della Direzione generale per le strade e la sicurezza delle infrastrutture del Dipartimento per le infrastrutture e le reti di trasporto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 19 maggio 2025 è stato comunicato alle Province, alle Città metropolitane, UPI e ANCI un'ulteriore decurtazione delle risorse assegnate per la manutenzione straordinaria della viabilità provinciale con il decreto 26 aprile 2022, n. 101;
ai tagli stabiliti dalla legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio per il 2025), per 20 milioni di euro per l'anno 2025, 15 milioni di euro per il 2026, e 275 milioni di euro per il 2029, si aggiunge l'ulteriore riduzione di risorse pari a 175 milioni di euro per gli anni 2025 e 2026 disposta con il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2025, n. 15;
lo stanziamento di 275 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034 disposto dalla legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), viene ridotto complessivamente di 195 milioni di euro per il 2025, 190 milioni di euro per il 2026 e 275 milioni di euro per il 2029;
la profonda preoccupazione per le conseguenze di questi tagli ad investimenti per la messa in sicurezza e l'efficientamento delle strade ha fatto scattare immediato allarme dai territori;
per le province della regione Toscana vengono meno percentuali dal 50 al 70 per cento delle risorse originariamente stanziate;
la Provincia di Pisa, la seconda più popolata dopo l'area del capoluogo Firenze e territorio dove insistono molte attività produttive dei settori primario, secondario, terziario e terziario avanzato, centri universitari e della ricerca, centri ospedalieri, a partire da quello pisano, con fortissima attrattività da tutta Italia, e svariati luoghi di turismo che attirano persone da tutto il mondo, come Pisa, Volterra, San Miniato, a seguito dei tagli, perderà circa 3,9 milioni di euro tra il 2025 e il 2026 rispetto ai 5,6 milioni di euro stanziati inizialmente, con una riduzione di circa il 70 per cento, e circa 6,9 milioni di euro nel quadriennio 2025-2029 rispetto ai 14,1 milioni di euro stanziati inizialmente, causando una riduzione di circa il 48 per cento,
si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda affrontare le problematiche esposte e se intenda assicurare un adeguato finanziamento della manutenzione straordinaria delle strade provinciali e delle città metropolitane, funzionale a garantire la sicurezza stradale e la piena fruibilità da parte dei cittadini.
(3-01932)
SIGISMONDI, MALAN, ROSA, DE PRIAMO, FAROLFI, PETRUCCI, TUBETTI - Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. - Premesso che:
l'Italia è caratterizzata da un territorio strutturalmente fragile, a causa di terremoti, frane, alluvioni ed erosioni costiere;
come risulta dal rapporto ISTAT 2021 sul dissesto idrogeologico in Italia, complessivamente il 18,4 per cento (pari a 55.609 chilometri quadrati) del territorio nazionale è classificato a pericolosità frane elevata o molto elevata e a pericolosità idraulica media (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni); complessivamente 7.423 comuni italiani (pari al 93,9 per cento) è a rischio per frane, alluvioni ed erosione costiera; un milione e trecentomila abitanti sono a rischio frane, mentre sei milioni e ottocentomila sono a rischio alluvioni;
le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria; su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (il 3,9 per cento), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (10,7 per cento);
viene, inoltre, segnalato un aumento della frequenza degli eventi pluviometrici intensi e, come conseguenza, un aumento della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle piene rapide e improvvise;
in relazione al rischio sismico, il database "ITACA", che include dati provenienti anche dalle reti di monitoraggio nazionali dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e del Dipartimento della protezione civile, conta, al mese di maggio 2025, un totale di 43.282 forme d'onda accelerometriche e oltre 2.500 terremoti a partire dal terremoto di Ancona del 1972; i terremoti con magnitudo del momento sismico pari o superiori a 3,5 sono stati 1.951 per un totale di 38.965 forme d'onda;
il contrasto al dissesto idrogeologico e la prevenzione sismica rappresentano azioni di particolare rilievo per la nazione, in quanto volte alla tutela della vita e della salute della popolazione, dell'ambiente, della cultura, del paesaggio, oltre che dell'assetto economico e sociale italiano;
risulta importante anche una programmazione straordinaria accentrata in ambito statale, al fine di assicurare una sinergia interistituzionale per raggiungere i predetti obiettivi di tutela,
si chiede di sapere quali siano le iniziative che il Governo intende intraprendere per assicurare il coordinamento istituzionale nelle azioni di contrasto del dissesto idrogeologico e di prevenzione sismica.
(3-01933)
PARRINI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che secondo quanto risulta all'interrogante:
nel Comune di Impruneta (Firenze), sin dall'inizio dell'attuale consiliatura, due consiglieri comunali avrebbero assunto comportamenti impropri rispetto al loro ruolo istituzionale, impartendo direttive agli uffici comunali, accedendo a documenti non di loro competenza e interpretando regolamenti e norme in modo strumentale e personalistico;
i consiglieri avrebbero svolto una sistematica azione di delegittimazione nei confronti del segretario generale e della presidenza del Consiglio comunale mediante dichiarazioni pubbliche dai toni asseritamente diffamatori e attacchi personali, in alcuni casi oggetto di querele;
dalla riproduzione video di una seduta del Consiglio comunale del mese di aprile 2025, pubblicata sul sito del Comune, si vedrebbero i due consiglieri intimare alla presidente del Consiglio comunale di prendere pubblicamente le distanze dal segretario generale in merito ad una comunicazione tecnico-giuridica e, a seguito del mancato accoglimento della loro richiesta, rivolgersi a lei con modalità irriguardose e frasi sconvenienti;
secondo quanto riportato da vari organi di informazione ("nove da Firenze", il "Gazzettino del Chianti", "il Giornale"), durante la seduta del Consiglio comunale del 29 aprile scorso, in applicazione del regolamento consiliare, a fronte di reiterate provocazioni, uno dei due consiglieri sarebbe stato richiamato più volte e poi allontanato temporaneamente;
secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Tirreno" lo scorso 10 maggio, in una chat interna di esponenti del loro partito in provincia di Grosseto sarebbe emersa la frase "a livello nazionale stanno lavorando per fargliela pagare", chiaramente riferita al segretario generale;
in un'intervista rilasciata al quotidiano "Il Tirreno", il segretario provinciale di Grosseto avrebbe confermato l'esistenza della suddetta "iniziativa", affermando che la questione è seguita direttamente dai consiglieri comunali di Impruneta;
considerato che, a quanto risulta all'interrogante:
l'Agenzia nazionale dei segretari comunali, struttura dipendente dal Ministero dell'interno, avrebbe recentemente notificato una contestazione di addebito nei confronti del segretario generale del Comune di Impruneta, sulla base di un esposto dei due consiglieri comunali citati;
la contestazione ricalcherebbe integralmente l'esposto dei due consiglieri, che conterrebbe affermazioni infondate e l'utilizzo di elementi che potrebbero configurare ipotesi di reato, attualmente all'attenzione dell'autorità giudiziaria a seguito delle denunce presentate dal Comune,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritenga doveroso avviare una verifica riguardo alla legittimità dell'azione disciplinare avviata nei confronti del segretario generale sulla base di atti che all'interrogante appaiono privi di qualsiasi presupposto giuridico;
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per prevenire il ripetersi di condotte quali quelle riportate e garantire il pieno rispetto dei principi di autonomia, imparzialità e buon andamento dell'amministrazione pubblica.
(3-01934)
SBROLLINI, RENZI, PAITA, BORGHI Enrico, FREGOLENT, FURLAN, MUSOLINO, SCALFAROTTO - Al Ministro per le disabilità. - Premesso che:
il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2025, n. 15, detto "milleproroghe 2025", ha previsto la proroga dal 1° gennaio 2026 al 1° gennaio 2027 del termine di decorrenza dell'applicazione, nell'intero territorio nazionale, della disciplina relativa ai nuovi procedimenti pubblici generali per le persone con disabilità;
di fatto, durante l'iter parlamentare in Commissione, il Governo ha deciso di appoggiare l'approvazione di un emendamento che ha prorogato al 2027 i termini per l'attuazione del decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, che attua l'articolo 1, comma 5, lettere a), b), c), d) e h), della legge 22 dicembre 2021, n. 227, volto ad assicurare alla persona il riconoscimento della propria condizione di disabilità, per rimuovere gli ostacoli e per attivare i sostegni utili al pieno esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, delle libertà e dei diritti civili e sociali nei vari contesti di vita, liberamente scelti;
questa decisione del Governo è stata compiuta senza aver previamente consultato l'Osservatorio sulla disabilità, ossia l'organo consultivo che dovrebbe essere interpellato ogniqualvolta venga affrontato il tema della disabilità: la scelta di prorogare i termini della richiamata legge delega sulla disabilità è stata assunta senza alcun confronto con le parti interessate, affrontando un tema di estrema importanza in modo unilaterale e negando un confronto istituzionale con le associazioni rappresentative;
dal 1° gennaio 2025, la nuova riforma della disabilità, prevista dalla legge n. 227 del 2021 e dal decreto legislativo n. 62 del 2024, ha iniziato la sua fase sperimentale: tuttavia, appunto, l'art. 19-quater, comma 2, lettera a), e) ed f) del decreto-legge n. 202 del 2024, ha prorogato al gennaio 2027 l'attuazione su tutto il territorio nazionale, inizialmente prevista fino al 1° gennaio 2026;
in particolare, il periodo di sperimentazione attualmente previsto appare fortemente problematico, poiché per esso viene previsto un termine addirittura successivo al termine per l'adozione dei decreti legislativi correttivi previsti dall'articolo 1, comma 4, della legge n. 227 del 2021;
non è accettabile che dopo quattro anni il Governo decida di prorogare ulteriormente (per ancora due anni) l'attuazione della legge delega sulla disabilità, approvata nel 2021: così facendo si sta continuando a comprimere il diritto alla vita indipendente delle persone con disabilità, negando loro una maggior autonomia decisionale in ambiti estremamente personali e importanti, come la scuola e il lavoro, diritti che hanno tutte le altre cittadine e cittadini;
è necessario che la Ministra in indirizzo si attivi rapidamente affinché la legge delega sulla disabilità (l'articolo 1, comma 5, lettere a), b), c), d) e h), della legge n. 227 del 2021) venga attuata in tempi rapidi e senza ulteriori proroghe, attivandosi altresì per individuare i fondi necessari per realizzare i diritti delle persone con disabilità,
si chiede di sapere:
se la Ministra in indirizzo, alla luce del fatto che la proroga della sperimentazione suddetta comporta il superamento del termine entro il quale è possibile adottare i decreti legislativi correttivi, intenda chiarire se il Governo sia già intenzionato a prorogare il termine per l'adozione dei decreti legislativi correttivi ovvero se intenda promuovere azioni volte a modificare la disciplina introdotta con altri atti legislativi successivi che prescindano dalla legge delega;
se non intenda esporre le ragioni per le quali è stato dato esito favorevole alla proroga dei termini richiamati e per quali ragioni non sia stato consultato previamente l'Osservatorio sulla disabilità;
quali iniziative intenda adottare affinché la legge delega sulla disabilità venga attuata in tempi rapidi e senza ulteriori proroghe.
(3-01935)
(già 4-01886)
ZAMPA, BOCCIA, ZAMBITO, CAMUSSO - Al Ministro per le disabilità. - Premesso che:
l'articolo 19-quater del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202 (Disposizioni concernenti termini in materia di disabilità), introdotto dalla legge di conversione 21 febbraio 2025, n. 15, ha differito al 1° gennaio 2027 l'applicazione di numerose disposizioni del decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, recante "Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l'elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato", adottato in attuazione della delega di cui alla legge 22 dicembre 2021, n. 227; contestualmente, ha prorogato di un ulteriore anno il periodo di sperimentazione disciplinato dall'articolo 33 del decreto legislativo estendendola, a decorrere dal 30 settembre 2025, a ulteriori 11 province;
il differimento dell'applicazione di molte parti della riforma in materia di disabilità ha suscitato la preoccupazione degli operatori, delle associazioni, delle stesse persone con disabilità e delle loro famiglie, per la mancata condivisione, da parte del Governo, di tale scelta e per il timore che esso nasconda difficoltà applicative, tali da pregiudicare la completa attuazione della riforma nel lungo periodo;
particolare preoccupazione desta la sorte dei fondi già accantonati per il bilancio 2026 e destinati al finanziamento dell'entrata a regime della riforma e l'assenza di garanzie in merito a un ulteriore accantonamento di risorse per il 2027 in conseguenza del differimento;
incerta è la sorte dell'attuazione del "nucleo" caratterizzante la riforma, ovvero il definitivo passaggio verso politiche per la disabilità incentrate sul riconoscimento, la promozione e la tutela dell'autonomia della persona con disabilità, mediante l'avvio di un progetto di vita personalizzato, cui venga associato un budget di progetto verso il quale possano essere dirette le risorse attualmente impiegate nel pagamento delle rette per gli inserimenti in struttura e che, invece, verrebbero destinate al sostegno della vita libera delle persone con disabilità: un cambiamento che richiede risorse, anche in termini di personale e formazione, e che, in assenza di uno strutturale intervento sul sistema di welfare e sull'offerta di servizi, rischia di essere difficilmente attuabile (e addirittura di indebolire le tutele già in essere);
i timori evocati sembrano confermati dall'andamento della sperimentazione, avviata il 1° gennaio 2025, nell'ambito della quale sono emerse serissime criticità; come evidenziato, tra gli altri, dalla CGIL, le principali riguardano il trasferimento delle competenze dalle ASL all'INPS e la variazione della procedura per il riconoscimento dell'invalidità che, nell'ambito della sperimentazione, dovrebbe ora avvenire mediante l'invio telematico del certificato medico introduttivo all'INPS e la successiva valutazione di base, consistente in un'unica visita medica effettuata da una commissione dell'INPS che, tuttavia, non è ancora dotato di risorse di personale idonee, specie in relazione al profilo medico-legale; allo stesso tempo, la preparazione del certificato medico introduttivo grava sulla rete dei medici di base, già come noto estremamente sovraccarica;
l'andamento insoddisfacente della sperimentazione emerge peraltro dalla registrazione di una drastica riduzione delle domande; in particolare, secondo uno studio della CGIL, nei primi due mesi di sperimentazione si è assistito a una drastica riduzione delle richieste di accertamento sanitario rispetto all'anno precedente, passando da circa 26.000 certificati introduttivi al 28 febbraio 2024 a 12.404 certificati al 28 febbraio 2025; mentre, secondo dati forniti da CISL Lombardia, si sarebbe passati da una media di 2.500 richieste al mese nel 2024 a sole 400 nel gennaio 2025;
sembra quindi di poter affermare che il sostanziale fallimento della sperimentazione rappresenti paradossalmente la migliore spiegazione delle ragioni del differimento dell'entrata a regime della riforma, rispetto alla quale evidentemente il Governo non ha ancora approntato le condizioni funzionali all'applicazione,
si chiede di sapere:
quali iniziative la Ministra in indirizzo intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di assicurare il superamento delle criticità rilevate nella fase di sperimentazione dell'applicazione del decreto legislativo n. 62 del 2024;
quali iniziative intenda altresì adottare per assicurare la piena attuazione della riforma, sia a livello sperimentale che a regime.
(3-01936)
BASSO, IRTO, FINA - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
nel corso dell'esame in sede referente presso la Camera dei deputati del cosiddetto decreto bollette (decreto-legge 19 marzo 2025, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 maggio 2025, n. 60), i relatori hanno presentato un emendamento (n. 6.07) recante misure urgenti per la connessione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili alla rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica, nonché disposizioni in materia di soluzioni di connessione alla medesima rete;
con comunicato stampa del 7 aprile 2025, il Ministro in indirizzo ha reso noto di aver dato mandato agli uffici del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di richiedere ai relatori del provvedimento, in corso di conversione alla Camera, il ritiro del suddetto emendamento, il quale affrontava il nodo della cosiddetta saturazione virtuale delle reti elettriche;
nel medesimo comunicato si precisa che l'intendimento del Ministero è quello di pervenire a un intervento normativo organico, finalizzato non solo alla risoluzione della problematica della congestione virtuale, ma anche all'affrontare in modo strutturale, attraverso una più efficace armonizzazione tra l'operatore di rete Terna e i distributori, la questione della capacità fisica di accoglienza degli impianti da fonti rinnovabili;
a tal fine, il Ministro ha dato mandato ai tecnici del Dicastero di avviare, in tempi brevi, un tavolo di confronto con Terna, ARERA e i distributori, volto ad individuare la soluzione più efficace per garantire una pianificazione adeguata dello sviluppo della rete e, con essa, la qualità del servizio agli utenti;
nel contesto della definizione di una nuova disciplina in materia di connessione alla rete elettrica nazionale dei progetti da fonti rinnovabili, appare essenziale prevedere un meccanismo di salvaguardia, al fine di evitare impatti significativi e irreversibili sugli investimenti già realizzati e sulle legittime aspettative degli operatori di settore,
si chiede di sapere:
se il Ministro intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative volte a prevedere un regime di salvaguardia per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, i cui procedimenti autorizzativi si trovino in uno stato avanzato (in particolare, per quelli che abbiano già ottenuto la Valutazione di impatto ambientale (VIA) o un esito positivo della verifica di assoggettabilità, ovvero per i quali Terna abbia approvato il Piano tecnico delle opere) e che, in mancanza di tali tutele, rischierebbero di essere penalizzati dalle modifiche normative in corso;
se, in ogni caso, intenda promuovere le opportune iniziative di carattere normativo per definire un quadro regolatorio che consenta l'adeguamento della rete elettrica nazionale in relazione allo sviluppo degli impianti da fonti rinnovabili, in coerenza con gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) e con i target di decarbonizzazione assunti a livello nazionale ed europeo.
(3-01937)
NATURALE, BEVILACQUA, LICHERI Sabrina, NAVE, DAMANTE, ALOISIO, GAUDIANO, LOREFICE - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
con deliberazione n. 32 del 13 maggio 2025 la Giunta del Comune di Cagnano Varano (Foggia) ha espresso il preliminare nulla osta all'avvio dell'istruttoria funzionale al rilascio della concessione demaniale marittima richiesta dalla rete di impresa Varano Enershell per l'occupazione di uno specchio acqueo della superficie complessiva di 400 ettari all'interno del lago di Varano;
l'occupazione dello specchio acqueo risulta finalizzata alla realizzazione di "un impianto fotovoltaico a tecnologia flottante combinato con un sistema di molluschicoltura ed ossigenazione ed abbattimento della temperatura delle acque";
sul punto, l'Associazione operatori turistici lago di Varano (AOT), a mezzo di un comunicato stampa del 22 maggio 2025, ha espresso forte contrarietà evidenziando come la decisione fosse stata presa "senza un reale confronto con le comunità locali, gli operatori economici e le realtà del turismo" ("statoquotidiano.it", 22 maggio 2025);
in precedenza, per quanto concerne i profili ambientali ed ecosistemici legati alla realizzazione dell'opera, analoghe preoccupazioni sono state espresse anche dal presidente del WWF Foggia, Maurizio Marrese ("foggiatoday.it", 8 febbraio 2025);
considerato che:
il lago di Varano, posto all'interno del parco nazionale del Gargano e parte della riserva naturale "Isola Varano", rappresenta un patrimonio dal valore naturalistico inestimabile. Si tratta, infatti, di un sito di rilievo internazionale sotto il profilo della biodiversità, in quanto ospita numerose specie di flora e fauna, tra cui decine di migliaia di uccelli. La laguna, inoltre, funge anche da risorsa economica e turistica per il territorio, grazie alla pesca e alle attività ricreative;
tuttavia il bacino, da anni ormai, versa in una situazione drammatica, acuita dall'eutrofizzazione e dal surriscaldamento delle acque a causa delle alte temperature estive. A riprova delle labili condizioni, nel luglio 2023 era stato disposto il divieto provvisorio di balneazione a causa della presenza di batteri oltre i limiti consentiti,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo ritengano che l'avvio dell'istruttoria funzionale al rilascio della concessione demaniale possa costituire un primo lesivo passo per l'irreversibile alterazione dell'equilibrio ambientale e paesaggistico del lago di Varano, già compromesso da una situazione di partenza sfavorevole;
nell'ambito delle proprie attribuzioni e di concerto con le autorità regionali e locali coinvolte, quali iniziative urgenti intendano porre in essere al fine arginare, all'interno del parco nazionale del Gargano, la grave e speculativa dinamica di depauperamento e sfruttamento dei beni naturalistici pubblici, in spregio all'equilibrio ecosistemico, paesaggistico e alla sostenibilità ambientale dell'area.
(3-01938)
MISIANI, SENSI, RANDO, LA MARCA, ROJC, IRTO, D'ELIA, VERDUCCI, DELRIO, ALFIERI, NICITA, BASSO, CAMUSSO, FRANCESCHELLI, ZAMBITO, BAZOLI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
in data 22 maggio 2025, il "Ways and means committee" della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una proposta di legge fiscale, denominata "One big beautiful bill act" dal presidente Donald Trump, che prevede la proroga di tagli fiscali e riduzioni selettive della spesa pubblica per un valore complessivo di circa 2.700 miliardi di dollari;
secondo la "Tax foundation", think tank fiscale con sede a Washington, oltre l'80 per cento degli investimenti diretti esteri negli USA proviene da Paesi che rientrano nel perimetro della nuova misura approvata dalla Camera e passata all'esame del Senato statunitense. Tale riforma prevede l'inserimento nell'Internal revenue code (il codice fiscale USA) di una nuova sezione 899 intitolata "Enforcement of remedies against unfair foreign taxes", che si traduce in una super tassa ritorsiva pensata per alterare in modo strutturale i rapporti fiscali tra gli USA e i loro partner economici. L'obiettivo dichiarato è di difendere le multinazionali americane da imposte considerate discriminatorie. La section 899 introduce un meccanismo automatico di penalizzazione secondo il quale per ogni anno in cui un Paese mantiene in vigore una delle imposte ritenute ingiuste, le aliquote fiscali statunitensi su specifiche tipologie di redditi destinati a soggetti di quel Paese aumentano del 5 per cento fino a un massimo del 20 per cento. Viene quindi previsto che l'aliquota maggiorata sarà applicata a interessi, dividendi, royalty, redditi da partecipazione, utili realizzati da branch americane di società estere, rendite immobiliari e ai redditi delle fondazioni e dei fondi sovrani che oggi beneficiano di esenzioni specifiche ai sensi della section 892 sempre dell'Internal revenue code;
la riforma interesserebbe quattro tipi di prelievi fiscali: il primo rappresentato dalle digital services tax, come quella italiana che prevede un'imposta del 3 per cento sui ricavi da determinati servizi digitali; il secondo è l'undertaxed profits rule, uno dei pilastri del pillar II dell'accordo OCSE sulla tassazione minima globale che permette agli Stati di tassare la quota di profitti che una multinazionale ha trasferito in giurisdizioni dove paga meno del 15 per cento di imposte; il terzo tipo di norma è la diverted profits tax, che punta a tassare i profitti che un'impresa devia artificialmente da un Paese all'altro per abbattere il carico fiscale; il quarto riguarda una clausola aperta che consente al Tesoro americano di estendere l'applicazione della section 899 anche a qualunque altro regime fiscale estero ritenuto discriminatorio nei confronti delle imprese americane. Il testo della riforma chiarisce che la section 899 potrà prevalere sulle convenzioni fiscali già in vigore;
il 22 marzo scorso il presidente Trump ha firmato un memorandum presidenziale che ordina all'USTR di riaprire le indagini sulle digital tax introdotte da Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Austria, Turchia e Canada. Il memorandum accusa i governi di aver imposto imposte extraterritoriali su imprese americane appropriandosi di entrate che dovrebbero contribuire al benessere degli USA;
nel 2020 l'USTR aveva concluso che la digital tax italiana colpiva in modo sproporzionato le aziende statunitensi, dal momento che oltre il 62 per cento dei soggetti interessati dalla tassa erano americani, mentre meno del 7 per cento erano imprese italiane, sottolineando quella che veniva ritenuta una sproporzione nell'impatto, perché la struttura dell'imposta viene calcolata sul fatturato e non sugli utili ed applicata anche a soggetti privi di una presenza fisica stabile in Italia e potenzialmente cumulativa con altre imposte. Nel 2021 l'amministrazione Trump, per reazione, aveva annunciato dazi del 25 per cento su beni italiani per un valore complessivo di 140 milioni di dollari, colpendo prodotti della moda, accessori, caviale e acciughe. Quei dazi non entrarono mai in vigore grazie alla sospensione disposta dal presidente Biden, in attesa di un'intesa multilaterale in sede OCSE (primo pilastro);
se l'Italia sarà formalmente inserita nella lista dei Paesi ostili dal Dipartimento del Tesoro americano, i flussi finanziari dagli USA verso soggetti italiani potrebbero subire, come si è detto, un'imposizione fiscale aggiuntiva tra il 5 e il 20 per cento. Questo vale per dividendi e interessi, ma anche per i pagamenti di royalty legati a brevetti e proprietà intellettuale, per le rendite da immobili statunitensi e per qualsiasi altra forma di partecipazione economica. L'esenzione fiscale oggi garantita dalla section 892 verrebbe revocata anche a soggetti istituzionali italiani come Cassa depositi e prestiti, fondi regionali o università, rendendo più onerosi gli investimenti pubblici italiani sul mercato americano a cui si sommerebbe l'estensione automatica della "base erosion and anti abuse tax" (BEAT) alle controllate statunitensi di gruppi italiani. La BEAT, imposta minima alternativa pensata per contrastare la riduzione della base imponibile attraverso pagamenti infragruppo, nella sua versione standard si applica solo a società con oltre 500 milioni di dollari di ricavi, ma con la nuova section 899 quella soglia potrebbe essere abbattuta per le azioni di Paesi ostili, portando l'aliquota al 12,5 per cento ed escludendo le deduzioni per pagamenti infragruppo con il risultato di un'impennata dei costi fiscali per tutte le operazioni cross border, con effetti potenzialmente destabilizzanti anche per settori infrastrutturali a basso margine;
in data 18 aprile 2025, durante il vertice bilaterale a Washington, la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il presidente Donald Trump hanno firmato una dichiarazione d'intenti per promuovere un ambiente fiscale "non discriminatorio" per i servizi digitali. Ma la nuova section 899 rende di fatto nulla la Convenzione tra Italia e Stati Uniti contro le doppie imposizioni, per cui le riduzioni d'imposta previste in questa convenzione, così come il riconoscimento del credito d'imposta estero, rischiano di saltare del tutto;
nelle scorse settimane la presidenza polacca del Consiglio UE ha ipotizzato in un documento riservato la possibilità di limitare l'applicazione della global minimum tax proprio per accontentare la Casa Bianca, ma al tempo stesso Consiglio e Commissione stanno valutando l'introduzione di una digital tax comunitaria per raccogliere fondi con cui finanziare il prossimo bilancio pluriennale e ripagare il debito contratto per finanziare il "Next generation EU",
si chiede di sapere:
se il Governo sia in grado di fornire una stima degli effetti per l'Italia derivanti dall'approvazione del "One big beautiful bill act";
se non ritenga che la nuova section 899 renda di fatto nulla la Convenzione tra Italia e Stati Uniti, per cui le riduzioni d'imposta previste, così come il riconoscimento del credito d'imposta estero, rischiano di saltare del tutto;
se intenda prevedere misure o iniziative volte a limitare gli effetti della riforma su soggetti istituzionali italiani, a partire da Cassa depositi e prestiti;
se intenda sostenere l'iniziativa del Consiglio e della Commissione europea in merito all'introduzione di una digital tax comunitaria per raccogliere fondi con cui finanziare il prossimo bilancio pluriennale e ripagare il debito contratto per finanziare il Next generation EU;
se ritenga che l'accordo bilaterale siglato il 18 aprile comporti la necessaria abrogazione della web tax italiana.
(3-01939)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
DAMANTE, LOREFICE, LOPREIATO, BEVILACQUA, CROATTI, SIRONI, NAVE, LICHERI Sabrina - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
da numerose fonti di stampa, si apprende che l'aeroporto "Pio La Torre" di Comiso (Ragusa) versa in uno stato di grave crisi operativa e gestionale, che ha portato lo scalo a ridurre drasticamente i voli fino a rimanere pressoché inattivo nel mese di maggio 2025;
in particolare, a partire dal 14 maggio 2025, dopo l'addio dell'ultima compagnia di linea nazionale Aeroitalia, lo scalo ha visto il completo azzeramento dei collegamenti aerei nazionali, rimanendo operativo solo per sporadici voli charter stagionali;
in molte giornate, l'aeroporto è rimasto completamente vuoto, senza passeggeri né personale operativo, con i servizi interni (bar, biglietterie, punti informazione) chiusi e i tabelloni elettronici spenti, come documentato da video e denunce pubbliche di rappresentanti istituzionali locali, tra cui il sindaco di Acate (Ragusa);
dal punto di vista economico, lo scalo ha chiuso il 2024 con un calo di traffico del 14 per cento, e secondo le stime potrebbe scendere sotto i 200.000 passeggeri nel 2025, mettendo a rischio decine di posti di lavoro e l'intero indotto territoriale;
considerato che:
il gestore SAC (Società aeroportuale catanese), che controlla anche l'aeroporto di Catania, è stato più volte accusato da comitati civici, associazioni di categoria e rappresentanti istituzionali di aver trascurato lo scalo di Comiso, che pure riceve ingenti risorse pubbliche dalla Regione Siciliana e dal Libero consorzio di Ragusa, tra cui 3 milioni di euro annui per tre anni a partire dal 2024 e oltre 47 milioni di euro di fondi FSC per infrastrutture e area cargo;
l'aeroporto di Comiso, inaugurato nel 2013, è stato realizzato con oltre 35 milioni di euro di fondi pubblici e ha ricevuto nel tempo ulteriori finanziamenti per tentativi di rilancio mai concretamente riusciti;
la recente attivazione di bandi per la continuità territoriale (con fondi statali pari a 24 milioni di euro) e per attrarre nuove rotte internazionali non ha avuto finora effetti positivi immediati, lasciando lo scalo privo di collegamenti essenziali per tutta l'estate 2025;
le proteste di comitati civici, associazioni di consumatori come Codacons e amministrazioni locali si moltiplicano da mesi, chiedendo trasparenza nella gestione e nell'utilizzo dei fondi pubblici, ed evidenziando un potenziale danno erariale che potrebbe configurare la necessità di un intervento della Corte dei conti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e delle gravi criticità operative, gestionali e finanziarie che affliggono l'aeroporto Pio La Torre di Comiso;
se ritenga opportuno attivarsi presso ENAC e SAC per verificare l'effettiva gestione dello scalo e la coerenza tra l'uso dei fondi pubblici e i risultati concreti ottenuti in termini di operatività, traffico passeggeri e sviluppo territoriale;
quali urgenti misure intenda adottare per garantire la continuità e l'efficienza dei collegamenti aerei nel sudest siciliano e per impedire che lo scalo di Comiso si trasformi definitivamente in una struttura sottoutilizzata e priva di prospettive concrete, nonostante i rilevanti investimenti pubblici effettuati.
(4-02135)
NAVE - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il 2 settembre 2022, l'EAV, Ente autonomo Volturno S.r.l. si è aggiudicato la gara per l'affidamento della progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori di restyling e rifunzionalizzazione delle stazioni di Benevento Appia e Santa Maria a Vico (Caserta). L'intervento, inserito nel programma "Smart station" e finanziato dalla Regione Campania attraverso i fondi di sviluppo e coesione 2014-2020, prevede l'ammodernamento delle stazioni, con la riqualificazione e l'allestimento degli spazi interni ed esterni, l'installazione di nuovi sistemi di videosorveglianza e controllo, l'implementazione di accessi wi-fi, monitor e tele indicatori informativi per l'utenza, impianti di diffusione sonora e l'eliminazione delle barriere architettoniche. Inoltre, sono previsti interventi sul piano del ferro e l'elettrificazione della stazione di Benevento Appia;
parallelamente, l'EAV ha avviato il processo di progettazione per il rinnovamento della linea Cancello-Benevento, finanziato attraverso fondi PNRR (decreto ministeriale n. 439 del 2021). I lavori includono il completo rifacimento dell'armamento ferroviario, il potenziamento della trazione elettrica della linea e la realizzazione di nuove sottostazioni elettriche di conversione;
al termine degli interventi, la stazione di Benevento Appia ospiterà il nuovo centro di gestione del traffico ferroviario per le linee Benevento-Cancello e Piedimonte Matese-Santa Maria Capua Vetere. La configurazione dei binari di corsa sarà ottimizzata con la costruzione di una banchina centrale, accessibile tramite un nuovo sovrappasso pedonale, concepito come un vero e proprio edificio ponte, consentendo l'instradamento simultaneo dei treni nelle due direzioni di marcia;
considerato che:
la linea ferroviaria che collega le stazioni Benevento-Valle Caudina e Napoli-Cancello risulta inattiva da ormai 5 anni, privando un territorio di oltre 150.000 abitanti di un collegamento essenziale per la mobilità quotidiana. L'inattività costringe la popolazione a ricercare soluzioni alternative per raggiungere Napoli, con evidenti disagi e ripercussioni sul tessuto sociale ed economico della zona;
la data definitiva per la riapertura della tratta non è ancora stata stabilita, determinando ulteriori rinvii: inizialmente prevista per ottobre 2022, poi successivamente posticipata a dicembre 2023, poi alla primavera 2024, a luglio 2025 e ora annunciata per la fine dell'anno in corso, salvo ulteriori rinvii;
in data 28 febbraio 2025 la nuova stazione Appia di Benevento è stata inaugurata con l'ufficialità dall'EAV e alla presenza di tutti i sindaci caudini e della valle di Suessola. Di fatto è stata inaugurata una nuova stazione, la cui operatività resterà sospesa fino a data da destinarsi;
considerato inoltre che:
al completamento dei lavori, essendo prevista la verifica da parte dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (ANSFISA) che svolge controlli per assicurare la sicurezza del sistema ferroviario, saranno inevitabilmente prolungati i tempi di riapertura della tratta, in quanto detti controlli possono variare in durata a seconda del tipo e della procedura. Il termine per la procedura potrebbe essere anche di 4-5 mesi;
la costante reiterazione di promesse non mantenute, il susseguirsi di rinvii, di scadenze non rispettate e l'assenza di comunicazioni chiare e affidabili nell'arco di oltre 5 anni costituiscono una grave dimostrazione di disinteresse nei confronti delle migliaia di cittadini che quotidianamente usufruiscono del servizio, nonché una significativa mancanza di attenzione verso tutto il territorio caudino,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza del continuo susseguirsi di rinvii per la riapertura della tratta ferroviaria Benevento-Napoli via valle Caudina e se intenda chiedere chiarimenti per quanto di competenza assicurando una risposta tempestiva ai cittadini del territorio caudino;
se e quali misure preventive intenda adottare in vista della verifica da parte dell'ANSFISA e l'inevitabile prolungamento per i tempi di controllo.
(4-02136)
NAVE - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, delle imprese e del made in Italy e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il "decreto anticipi" (decreto-legge n. 145 del 2023), recante "Misure urgenti in materia economia e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili", ha introdotto l'estensione del fondo di garanzia anche agli enti del terzo settore (ETS) precedentemente riservato alle piccole e medie imprese;
in particolare, dal 1° gennaio 2024, gli ETS possono beneficiare della garanzia del fondo PMI con una copertura dell'80 per cento sul finanziamento bancario (a differenza delle norme precedenti che prevedevano una copertura del 50 per cento), senza applicare il modello di valutazione utilizzato per il rating bancario;
gli ETS e gli enti religiosi riconosciuti, a supporto dei finanziamenti bancari, possono richiedere la garanzia fino all'80 per cento dell'importo richiesto entro il limite massimo di 60.000 euro; tuttavia, le garanzie rilasciate in favore di questi nuovi soggetti beneficiari non potranno essere superiori al 5 per cento della dotazione finanziaria annua a disposizione dal fondo;
la circolare n. 21 del 22 dicembre 2023 del Mediocredito centrale, che gestisce il fondo, indica che gli enti del terzo settore possono accedere alla garanzia del fondo, purché iscritti sia al registro unico nazionale del terzo settore (RUNTS) sia al REA (repertorio economico amministrativo) presso il registro delle imprese delle camere di commercio e precisa che gli ETS non iscritti al REA possono comunque accedere alla garanzia del fondo, ma solo se la garanzia è finanziata da una sezione speciale gestita da altre amministrazioni, come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
considerato che:
la copertura all'80 per cento rappresenta un vantaggio significativo per gli ETS, poiché permette loro di ottenere finanziamenti più ampi e agevolati per le loro attività. Inoltre, la semplificazione dell'accesso al credito, dovuta alla non applicazione del modello di valutazione utilizzato per il rating bancario, agevola ulteriormente la possibilità di ottenere la garanzia del fondo PMI;
ad oggi, la sezione speciale non risulta attiva e pertanto migliaia di enti del terzo settore non possono accedere alle opportunità date dal fondo di garanzia provocando mancati investimenti in attività di interesse generale svolte in maniera sussidiaria sui territori,
si chiede di sapere quali siano i motivi per cui la sezione speciale non risulta attiva e quali azioni di competenza i Ministri in indirizzo intendano intraprendere per procedere all'attivazione.
(4-02137)
CUCCHI - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
risulta all'interrogante la presenza di beni culturali e architettonici, di straordinario pregio storico e artistico, nell'area della provincia di Napoli e più precisamente nelle città di Acerra, Marigliano, Tufino e Lausdomini;
la preservazione di tali opere, tuttavia, sarebbe oggi minacciata dal degrado, dall'abbandono e dalla mancanza di tutela attiva da parte delle amministrazioni competenti, sebbene risulterebbero diverse segnalazioni fatte da parte di cittadini, comitati, enti locali e associazioni culturali del territorio;
tra i beni risulterebbero: la chiesa medievale dell'Ascensione di Cristo, in contrada Sannareto, nel comune di Acerra. L'antica chiesa, risalente al X secolo, e posizionata all'interno di un vasto feudo di proprietà del monastero benedettino dei santi Pietro e Sebastiano di Napoli, verserebbe oggi in stato di grave rovina a causa dei crolli recenti del tetto, all'interno della quale sarebbero ancora conservati sotto le macerie pregevoli opere d'arte, tra cui altari in marmo, tombe nobiliari, arredi lignei, un dipinto cinquecentesco;
la chiesa trecentesca del santissimo Salvatore, nota come "chiesa delle anime del Purgatorio", a Marigliano, che risulterebbe inagibile dal 2001 a causa di dissesti alle strutture dovuti a precedenti eventi sismici. Risulterebbe inoltre che, nonostante un decreto ministeriale del 2021 (rep. 290) abbia previsto un finanziamento di 250.000 euro per il restauro e la messa in sicurezza, gli interventi sarebbero stati inspiegabilmente sospesi o cancellati dal 2022, lasciando il bene in stato di grave degrado strutturale;
la chiesa di san Marcellino di Lausdomini, la cui maestosa cupola, tra le più alte e complesse del territorio napoletano, si trova, da oltre 20 anni, in condizioni critiche a causa di infiltrazioni e dissesti strutturali. Il conclamato pericolo di una perdita definitiva di questo straordinario patrimonio culturale avrebbe indotto il Ministero per i beni e le attività culturali, nel 2022, ad approvare un finanziamento straordinario di 200.000 euro (decreto rep. 183) destinato al restauro conservativo della cupola. Tale finanziamento risulterebbe tuttavia improvvisamente escluso dalla programmazione 2023 del Ministero, nonostante la gravità della situazione e i ripetuti crolli interni documentati;
il palazzo cinquecentesco e la cappella di san Lorenzo, appartenuti al barone Giulio I Mastrilli, in località Ponticchio, nel comune di Tufino. Gli edifici sarebbero ricchi di elementi architettonici e decorativi di pregio, conservando portali in piperno, stucchi rococò e testimonianze artistiche medievali e barocche. La cappella sarebbe, tuttavia, parzialmente invasa da fango alluvionale, ma mostrerebbe ancora strutture e decorazioni significative. Inoltre, risulterebbero recenti progetti invasivi che minaccerebbero il sito, suscitando allarme tra cittadini e associazioni, che chiedono interventi di tutela alla Soprintendenza;
considerato che:
i casi citati rappresentano un evidente fallimento delle politiche di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale pubblico e privato nell'area metropolitana di Napoli, nonostante l'esistenza di strumenti normativi e finanziari dedicati;
in tutti gli episodi documentati risulta essere mancato il coordinamento tra gli organi centrali e periferici del Ministero della cultura, tra le Soprintendenze competenti, le amministrazioni comunali e gli enti locali proprietari o concessionari dei beni, con gravi conseguenze sulla salvaguardia materiale e sulla trasmissione alle generazioni future di questo patrimonio storico;
la perdita o il danneggiamento dei beni comprometterebbe in modo irreversibile la memoria storica e l'identità culturale di intere comunità locali,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione descritta e quali misure urgenti intenda adottare per verificare lo stato conservativo dei beni culturali elencati e disporre, ove necessario, interventi immediati di messa in sicurezza e di recupero attraverso la collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'area metropolitana di Napoli, i reparti operativi per la tutela del patrimonio culturale e la squadra beni mobili del Ministero;
se siano stati svolti, tra il 2023 e il 2025, ispezioni, sopralluoghi o attività di monitoraggio da parte della Soprintendenza competente nei siti citati, e con quali esiti;
quali siano le ragioni tecniche e politiche che hanno condotto alla cancellazione dei finanziamenti destinati al restauro della chiesa del santissimo Salvatore a Marigliano e della cupola della chiesa di san Marcellino a Lausdomini, già previsti dai decreti ministeriali del 2021 e 2022, e se il Ministero intenda reintegrare le risorse in una prossima programmazione triennale;
se sia stata avviata d'ufficio la procedura di verifica dell'interesse culturale della masseria De Monda, della taverna del Bosco e degli altri edifici rurali storici del territorio di Marigliano, come previsto dall'art. 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004, anche alla luce delle recenti demolizioni e delle previsioni urbanistiche;
se non ritenga urgente attivare un piano straordinario di censimento, tutela e valorizzazione delle architetture religiose e rurali storiche della provincia di Napoli, oggi soggette a crescente rischio di abbandono, incuria o abbattimento, prevedendo un coordinamento interistituzionale permanente tra Ministero, Soprintendenze, Comuni, enti ecclesiastici, associazioni culturali e università.
(4-02138)
BEVILACQUA - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
l'utilizzo degli aeromobili della flotta di Stato da parte dei membri del Governo è regolato da specifiche disposizioni normative e direttive;
l'art. 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, prevede che i voli di Stato debbano essere limitati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Presidente della Corte costituzionale. Eccezioni rispetto a questa regola devono essere specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali, e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato;
la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 23 settembre 2011, all'art. 2, comma 2, stabilisce che "In via eccezionale, nel rispetto dei criteri e dei presupposti previsti dal decreto-legge e dalla presente direttiva, il trasporto aereo di Stato può essere disposto: a) per i componenti del Governo; b) per le delegazioni ufficiali degli Organi costituzionali", specificando al comma 3 che "Nei casi di cui al comma 2, ai fini della concessione dell'autorizzazione debbono, congiuntamente, sussistere: a) comprovate, imprevedibili ed urgenti esigenze di trasferimento connesse all'efficace esercizio delle funzioni istituzionali e l'impossibilità di provvedere ai trasferimenti con voli di linea; b) l'accertata indisponibilità di altre modalità di trasporto compatibili con lo svolgimento di dette funzioni";
considerato che:
secondo quanto riportato dal quotidiano "la Repubblica" in data 18 marzo 2025, nel corso del 2023 i membri del Governo risultano aver effettuato il numero record di 165 voli di Stato, nel corso del 2024 si sono registrati 121 voli di Stato e nel solo bimestre gennaio-febbraio 2025 già 25, in considerevole aumento rispetto agli anni precedenti;
risultano anche numerosi utilizzi in occasione di eventi programmati con largo anticipo, per tratte nazionali o servite da voli di linea, dunque non sempre in contesti emergenziali o privi di alternative;
tali dati destano perplessità in relazione al principio di economicità, trasparenza e sobrietà che dovrebbe contraddistinguere l'azione pubblica, specie in un periodo di attenzione alla spesa pubblica e alla coerenza delle istituzioni rispetto ai sacrifici richiesti ai cittadini;
a mero titolo esemplificativo, si ricorda l'episodio, denunciato da "il Fatto Quotidiano" in data 22 novembre 2024, relativo al viaggio compiuto dai Ministri del turismo e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Daniela Garnero Santanchè e Francesco Lollobrigida, tra il 25 e il 26 ottobre 2024 a El Alamein, in Egitto, per commemorare i caduti italiani durante la celebre battaglia della seconda guerra mondiale: i due esponenti del Governo avrebbero raggiunto separatamente la medesima destinazione utilizzando due distinti voli di Stato, nonostante si trattasse di un evento programmato e non riconducibile ad esigenze imprevedibili o urgenti. Inoltre, già dal 20 ottobre, la Sottosegretaria per la difesa Isabella Rauti si trovava sul posto in rappresentanza del Governo, rendendo di fatto ridondante la presenza di ulteriori membri dell'Esecutivo;
d'altro canto, secondo quanto riportato da numerose fonti di stampa, quando a richiedere un volo dei servizi segreti sarebbe stato il procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, per spostarsi da Roma a Palermo, motivando la richiesta con esigenze di rapidità, sicurezza personale e risparmio di risorse legate all'impiego della scorta, la richiesta sarebbe stata negata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, che avrebbe ritenuto non sussistenti i presupposti normativi, evidenziando come la maggiore rapidità del volo di Stato non costituisca, di per sé, una giustificazione sufficiente in assenza di indifferibili esigenze di servizio. A supporto della decisione, sarebbe stata condotta una comparazione economica che ha rilevato un costo minimo di 13.000 euro per il volo di Stato, a fronte dei 400-700 euro per un volo di linea con scorta. Il procuratore ha successivamente impugnato il diniego davanti al Consiglio di Stato, sostenendo l'inopportunità di viaggiare con voli commerciali per ragioni di sicurezza e praticabilità, anche in riferimento alla presenza di agenti armati al seguito,
si chiede di sapere:
se, in caso di veridicità dei fatti riportati dalla stampa, considerato che i voli di Stato dovrebbero essere utilizzati per attività governative e, in ogni caso, di carattere eccezionale, quali iniziative si intenda assumere per evitare che possano verificarsi usi impropri;
quali opportune iniziative si intenda adottare per rendere più rigoroso l'utilizzo dei voli di Stato al fine di evitare un inutile spreco di denaro pubblico, inaccettabile in un momento di crisi come quello che sta attraversando il nostro Paese, e per valutare, a questo scopo, la necessità di introdurre una disciplina rigorosa in merito al loro utilizzo.
(4-02139)