Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 305 del 20/05/2025

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(1493) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (Approvato dalla Camera dei deputati)(ore 17,09)

Discussione e approvazione della questione di fiducia

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1493, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ha facoltà di intervenire il presidente della 1a Commissione permanente, senatore Balboni, per riferire sui lavori della Commissione.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, devo riferire che purtroppo non c'è stato il tempo tecnico per concludere l'esame degli emendamenti presentati in Commissione, avendo la Conferenza dei Capigruppo fissato l'esame del provvedimento in Aula per oggi alle ore 16:30.

Con rammarico comunico, quindi, che non abbiamo conferito il mandato al relatore a riferire all'Assemblea sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in relazione a quanto riferito dal senatore Balboni, il disegno di legge n. 1493, non essendosi concluso l'esame in Commissione, sarà discusso nel testo trasmesso dalla Camera dei deputati senza relazione, ai sensi dell'articolo 44, comma 3, del Regolamento.

Comunico che sono state presentate alcune questioni pregiudiziali.

Ha chiesto di intervenire il senatore Magni per illustrare la questione pregiudiziale QP1. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, come sempre, il primo elemento di incostituzionalità di questo decreto-legge è l'assoluta mancanza dei caratteri di necessità e urgenza.

Quanto al merito, questo è a tutti gli effetti un decreto deportazioni: già, perché d'ora in poi a finire nei centri albanesi saranno non solo i migranti intercettati in acque internazionali, ma anche quelli già presenti sul territorio italiano e in attesa di espulsione. Io mi chiedo se vi rendiate conto del procedimento che state mettendo in campo. Deportare persone dai CPR italiani in Albania, senza ulteriore convalida giudiziaria, va contro ogni diritto, non solo costituzionale, ma anche morale. Vi sono persone che magari vivono in Italia da tempo e hanno da anni famiglia e figli: per noi - e lo diciamo con forza e senza indugi come Alleanza Verdi e Sinistra - è già assurdo che siano detenuti nei nostri centri di disumanità, nei nostri lager di Stato, che così abbiamo chiamato, perché così sono.

C'è un libro che si intitola «Gorgo Cpr» che dovremmo leggere tutti e che consiglio di leggere ai membri di questo Governo: ci sono inchieste su vite perdute, appalti milionari, psicofarmaci e suicidi, scritte da persone che hanno passato tanto tempo all'interno di quei centri.

Lo dico solo perché, quando parliamo dei CPR, spesso in Italia si dicono grandi falsità. La prima è che le persone che vi si trovano avrebbero potuto fare a meno di commettere reati: vorrei sottolineare invece che chi ha commesso reati è stato in carcere e ha pagato il suo debito con la giustizia.

Ora arriviamo alla deportazione: siamo alla delocalizzazione dell'orrore in un terzo Paese, tra l'altro attualmente nemmeno dell'Unione europea. Ovviamente vale il detto «Occhio non vede, diritto non vale»: ecco il punto, molto semplice, ossia nascondere un problema epocale. Come abbiamo discusso in altri momenti e ho già avuto modo di sottolineare, forse dovremmo ricordarci delle forti migrazioni dei nostri italiani all'estero. Ricordo che abbiamo discusso qualche giorno fa il cosiddetto decreto cittadinanza, che ha scontentato tutti.

Albania significherà isolamento estremo, maggiori ostacoli alle tutele legali, peggiori condizioni di detenzione, impossibilità di accedere a cure garantite dal Sistema sanitario nazionale e poi maggiori difficoltà per le richieste di asilo e di protezione internazionale.

In base a quale principio arbitrario e discriminatorio uno straniero dovrebbe essere detenuto in un CPR italiano oppure in uno albanese? E come potrebbero applicarsi allo straniero detenuto in Albania le leggi italiane e le direttive europee sull'immigrazione e sull'accoglienza? Mi dovete dire come potrebbe essere mai garantito il diritto costituzionale alla difesa, quando i colloqui col difensore possono avvenire solo a distanza. Quanto è gravosa, se non impossibile, la nomina di un avvocato di fiducia, senza il quale non è possibile, ad esempio, il ricorso alla Cassazione? E che dire del trasferimento in Albania previsto da questo testo in seguito alla violazione del decreto sicurezza sul divieto di rivolta e anche di resistenza passiva, che è già un'umiliazione ai danni dei più umiliati e offesi?

Stiamo addirittura impedendo alle persone di poter protestare, anche pacificamente.

Con questo provvedimento inserite un ulteriore deterrente a ogni denuncia o protesta da parte di chi, nelle strutture detentive, subisce spesso abusi e privazioni. Ma quale norma del diritto dell'Unione autorizza un Paese membro a collocare e gestire in una struttura di trattenimento al di fuori dei propri confini? Diteci dove l'avete letto! Dove sta scritto? Da nessuna parte, non lo contempla alcuna norma, eppure lo fate. Le direttive europee sanciscono il diritto del trattenuto ad avere regolari contatti coi familiari, con gli avvocati, con le autorità consiliari e con le associazioni di tutela: un diritto che sarebbe deliberatamente contestato spostando la persona in zone remote e inaccessibili.

Inoltre, come potremmo, noi parlamentari, accedere agevolmente a un nostro diritto, quello di visitare, senza preavviso e con decisione repentina, quelle strutture per fare un sopralluogo? Come potremmo farlo? Come potrebbe farlo, ad esempio, il Garante dei detenuti?

Avete firmato un patto da modificare unilateralmente, visto che, in base all'accordo con l'Albania, il trattenimento può durare al massimo ventotto giorni. Ma noi sappiamo bene che nei CPR italiani una persona può marcire fino a diciotto mesi; anche in questo caso vi è un'altra incongruenza. Ebbene, la Corte costituzionale albanese ha chiarito che quel protocollo riguarda solo e soltanto le procedure di frontiera. Voi, invece, volete includere anche chi è già trattenuto nei CPR italiani. Questa è una violazione e, come se non bastasse, mette in discussione i diritti sanciti nei trattati internazionali e, di nuovo, nella Costituzione, che impone il rispetto degli obblighi internazionali. In sostanza, fate una deroga: decidete voi che le norme di tutela minima possono essere calpestate.

Insomma, per voi l'Albania è più o meno un parco giochi del proibito, un luogo nascosto in cui fare i vostri esperimenti spregiudicati, anche se non ve ne è andata bene una, per adesso. La macchina che avete previsto continuerà a incepparsi. Continuate a provarci e continuate a scavare sempre più in fondo.

Tutti gli indifferenti, però, si ricordino che la restrizione dei diritti degli stranieri è sempre banco di prova per estendere lo stesso trattamento ad altre categorie. Quando si comincia a farlo con qualcuno, il rischio è che, prima o poi, si avrà il gusto di farlo con tutti. Ma noi non ve lo lasceremo fare.

Per tutti questi motivi, sul disegno di legge di conversione del vostro decreto-legge poniamo una questione pregiudiziale di costituzionalità e chiediamo all'Assemblea di non proseguire con l'esame del testo. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la senatrice Maiorino per illustrare la questione pregiudiziale QP2. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signora Presidente, penso che molti colleghi e molte colleghe in quest'Aula abbiano visto che il recente film «The apprentice», molto apprezzato dalla critica, destinatario anche di diverse candidature e riconoscimenti. È la storia del giovane Trump, di come Donald Trump diventa Trump, del suo percorso di formazione, sotto un mentore molto noto, l'avvocato newyorchese Roy Cohn, che gli insegna le tre regole d'oro, che lui fa sue. Le tre regole d'oro, prima di Roy Cohn e poi passate a Donald Trump, che ha superato il maestro, sono: attacca, attacca, attacca; mai ammettere un errore; dichiara sempre vittoria, anche quando sconfitto.

Ecco, io credo che Giorgia Meloni abbia perfettamente imparato questa tecnica dal suo guru, Donald Trump. Siamo in presenza oggi, con riferimento al CPR albanese, di uno dei fallimenti più clamorosi di questo Governo (Applausi): un fallimento tutto a carico dei contribuenti italiani, uno strumento di propaganda che però il partito di Giorgia Meloni non paga di tasca propria, ma fa pagare agli italiani e alle italiane. Eppure, pur di non ammettere il fallimento, così come previsto dalle tre regole d'oro della propaganda, che cosa si fa? Si riempie questo Parlamento di decreti falsamente urgenti, perché non c'è niente di urgente in questo decreto, se non quello di lavarvi la faccia dal vostro fallimento. (Applausi).

Che cosa fate, infatti? Vi avevamo detto fin dall'inizio, fin da quando l'istituzione dei CPR in Albania era ancora in fase embrionale, di prestare attenzione, perché non si poteva fare, non vi sarebbe riuscito; perché è contro la Costituzione, è contro il diritto internazionale. Niente da fare: sordi e ciechi, siete andate avanti per la vostra strada. Tanto - ripeto - è gratis, pagano gli italiani, che cosa importa? Oggi si verifica esattamente quello che avevamo previsto, ossia non potete rinchiudere lì dentro i migranti che aspettano di sapere se saranno ritenuti o no titolari di protezione internazionale e, quindi, fate un comune CPR al di fuori dei confini italiani. Anche questo noi riteniamo che non si possa fare. Ma a voi non importa e andate avanti lo stesso. Tanto pagano sempre gli italiani: circa un miliardo di euro finora.

In quella stessa sede, però, in cui la Presidente del Consiglio dichiarò, contro ogni evidenza, "funzioneranno" - e invece noi oggi siamo qui a certificarne il fallimento (Applausi) - a me rimase molto impresso come la Presidente del Consiglio avesse detto che voleva contrastare gli scafisti; eppure, quando ne avevate preso uno di scafista internazionale, al-Masri - lo ripeto e ve lo ripeterò ogni giorno - (Applausi), lo avete riportato a casa sua col volo di Stato e il Tricolore sull'aereo.

Giorgia Meloni ha detto "voglio contrastare gli scafisti", e ha detto anche un'altra cosa: voglio combattere la mafia, aiutatemi a combattere la mafia. Allora, voglio sapere dalla Presidente del Consiglio, da questa maggioranza e da questo Governo come intendono contrastare la mafia, se stanno facendo ogni cosa legittima e illegittima per estromettere magistrati antimafia dalla Commissione antimafia (Applausi). Con quale credibilità vi presentate in questa sacra Aula della democrazia a farci votare un decreto che è arrivato alle ore 11,40 di questa mattina in Commissione? Presidente, che ore sono? Sono le ore 17? Alle ore 11,40 è arrivato questo decreto in Commissione.

Io devo ascoltare il Presidente della mia Commissione, senatore Balboni, dire che non ci sono stati i tempi tecnici per l'esame degli emendamenti. Davvero? E a chi lo dobbiamo se non ci sono stati i tempi tecnici per l'esame degli emendamenti e di questo ennesimo decreto-legge che non abbia avuto il tempo di esaminare? Lo dobbiamo a questo Governo, naturalmente, che ha fretta di coprire ogni sua malefatta e, quindi, impedisce al Parlamento di esaminare tutti i provvedimenti che continua a sfornare ogni giorno, ogni settimana, a ritmi insostenibili.

Allora, cosa c'è di illegittimo in questo decreto, per cui abbiamo presentato la pregiudiziale di costituzionalità? Tutto, nel modo e nel contenuto. Viola l'articolo 13 della Costituzione sulla libertà personale. Viola i trattati internazionali. Viola le prerogative di questo Parlamento. Viola ogni regola scritta e non scritta di come si dovrebbe stare in queste Aule.

Guardate, voi pensate di prenderci per stanchezza, ma io non mi stancherò mai di rinfacciarvi l'inettitudine e l'arroganza con cui occupate questi banchi. E si tratta non solo dell'arroganza, ma anche della soggezione con cui consentite a un Governo di calpestarvi, perché i primi ad essere calpestati da questi provvedimenti e dalle modalità in cui vengono presentati siete proprio voi, i parlamentari di maggioranza.

Allora noi voteremo no, naturalmente, alla fiducia che sarà evidentemente apposta, l'ennesima fiducia che il ministro Ciriani è qui per dichiarare, e voteremo a favore di tutte le pregiudiziali che sono state presentate dai Gruppi di opposizione. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Giorgis per illustrare la questione pregiudiziale QP3. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signora Presidente, noi questa mattina, alle ore 11,55 abbiamo ascoltato in Commissione la relazione del relatore e alle ore 15,15 la maggioranza, dichiarando la propria impossibilità ad aprire la discussione generale e la trattazione degli emendamenti, ha votato la chiusura dei lavori e rimesso all'Assemblea ogni possibile approfondimento.

Noi sul disegno di legge in esame avremmo invece avuto un gran bisogno di discutere e di approfondire, perché vi sono molte incertezze sulla reale portata delle disposizioni, che si traducono in altrettanti profili di dubbia legittimità. Onorevoli colleghi, temo che la portata normativa di ciò che voi oggi vi accingete a votare non sia nota neanche a voi. Nei pochi minuti in cui ci è stato possibile intervenire, abbiamo chiesto infatti spiegazioni su chi siano coloro che potranno essere trasferiti in Albania: se tutti coloro che possono essere trattenuti o tutti coloro che sono trattenuti in un centro situato in Italia. E lo abbiamo fatto perché dal testo non è affatto chiaro e non lo è neanche dal confronto che si è svolto alla Camera. C'è una generica equiparazione che smentisce la precedente disciplina, ma non chiarisce chi saranno coloro che potranno legittimamente, secondo questo ennesimo decreto-legge, essere trasferiti in Albania. Inoltre, sulla base di quali criteri verranno individuati coloro che verranno trasferiti in Albania? In quale modo verrà garantito il rispetto delle norme nazionali ed europee che limitano i poteri e la discrezionalità dei Governi a tutela dei fondamentali diritti delle persone? Ad esempio, abbiamo chiesto come saranno garantiti una efficace tutela legale e colloqui regolari con gli avvocati a chi sarà trasferito in Albania. Nessuna risposta. Così come non ci avete dato risposta sui criteri in base ai quali si sceglieranno le persone; sul come si garantirà a coloro che saranno trasferiti in Albania la possibilità di avere colloqui con gli avvocati, con i familiari, con i loro congiunti, come la legge prescrive che si debba fare, conformemente al diritto europeo e alle norme costituzionali. Come saranno garantite le eventuali cure sanitarie? Come sarà garantito, onorevoli colleghi, un effettivo controllo delle autorità e dei soggetti istituzionali competenti a farlo?

Ieri, per esempio, con altri colleghi sono stato nel centro di Torino. Un solo padiglione è funzionante, mentre un secondo padiglione, pronto e perfetto, continua a non essere messo nella condizione di funzionare. Abbiamo chiesto di conoscere le ragioni e i tempi del completamento delle ultimissime manutenzioni; ci è stato detto che il padiglione è pronto. Con quanta analoga efficacia sarà possibile fare un sopralluogo senza preavviso, per controllare le reali condizioni di rispetto delle leggi e delle normative europee in Albania? Abbiamo chiesto di approfondire, di capire.

Poi in sede di conversione sono stati aggiunti tre articoli che non sono stati affrontati neanche dalla Commissione, perché, essendo stati aggiunti dal relatore in sede di conversione in Aula, neanche la Commissione alla Camera ha potuto fare gli adeguati approfondimenti. Questi articoli prevedono espressamente la possibilità che l'autorità amministrativa rinnovi il decreto di trattenimento qualora l'autorità giudiziaria non abbia confermato il precedente decreto. Sulla base di quali presupposti? Sono persone trattenute: quali sarebbero i fatti nuovi che giustificano la reiterazione del trattenimento in palese violazione di quello che a prima lettura parrebbe, appunto, essere il principio del rispetto del giudicato? C'è una pronuncia giurisdizionale che non ha convalidato il decreto di trattenimento e qui si dice che il decreto di trattenimento può essere rinnovato entro 48 ore. Noi abbiamo chiesto di sapere sulla base di quali circostanze, con quali criteri e in quale modo, cioè di conoscere la reale portata di questa disposizione che neanche alla Camera è stata approfondita. Naturalmente, abbiamo avuto come risposta semplicemente il silenzio.

Sono molte altre le questioni che abbiamo chiesto di capire innanzitutto nei loro effetti. Il primo fondamentale diritto-dovere che abbiamo qui è di essere consapevoli di ciò che stiamo approvando e in questo caso temo che non lo siamo. Almeno, dalle risposte ricevute e dagli atti di accompagnamento, vi assicuro che non è chiaro quali siano le implicazioni di questo provvedimento. Penso, onorevoli colleghi, che il Governo e la maggioranza che lo sostiene abbiano aperto dall'inizio della legislatura uno scontro con lo Stato di diritto, che si manifesta con un abuso ormai senza precedenti e insostenibile della decretazione d'urgenza; un abuso del potere che la maggioranza attua nel piegare le procedure parlamentari e i tempi di discussione e di approfondimento; un abuso che si è reso evidente con l'approvazione di alcuni provvedimenti bandiera, come quello sull'autonomia differenziata, che è stata una forzatura, come anche la Corte costituzionale vi ha ricordato, e adesso volete riprovarci. È stato un abuso, dopo 11 mesi di discussione, trasformare il disegno di legge sicurezza in un decreto-legge. È stato un abuso che si è fermato al Parlamento approvare una riforma costituzionale che concentra tutti i poteri nella figura del Presidente del Consiglio e trasforma il Parlamento da soggetto sovrano, espressione del pluralismo, in una derivata dell'elezione del Presidente del Consiglio. È stato un abuso decidere con un decreto-legge quali sono i Paesi sicuri. Avete deciso prima con un decreto interministeriale e poi, siccome non bastava, perché la magistratura ha ricordato che ci sono dei princìpi costituzionali e una normativa europea, avete provato a dire per decreto-legge che cos'è un Paese sicuro. Adesso che cosa volete fare? Volete dire con decreto-legge fin dove si estendono la sovranità e il territorio nazionale.

Onorevoli colleghi, per quanti artifici giuridici e per quante astuzie normative voi poniate in essere, l'Albania non è una colonia italiana che ricade sotto la sovranità delle nostre leggi. Possiamo sperimentare tutti gli artifici possibili, tutte le astuzie normative che vi vengono in mente, ma non potete pensare che l'Albania, attraverso il vostro decreto-legge, possa essere sottoposta alla sovranità dell'Italia, né si può pensare che un pezzo del territorio albanese sia in tutto e per tutto territorio nazionale. Ma come si fa a pensare che, attraverso il diritto, si possa superare la dura realtà del territorio e della geografia?

Tra i tanti effetti che comporta questa battaglia che avete ingaggiato contro lo Stato di diritto, vi è quello di produrre una legislazione che non risolve alcun problema, perché poi avremmo voluto discutere con voi e capire quali sono i benefici per il Paese e per la sicurezza dei cittadini che derivano dal perseverare in questo incomprensibile modello Albania. (Applausi).

Qual è il vantaggio per il Paese da questa arroganza? Qual è il vantaggio per il Paese da questa mortificazione del Parlamento? Qual è il vantaggio per il Paese dalla vostra indisponibilità a capire che nello Stato di diritto la maggioranza non può tutto? Non potete ogni volta rispondere: abbiamo vinto le elezioni e quindi facciamo quello che ci pare, se poi quello che vi pare è pure palesemente inconsistente e incapace di produrre un qualsiasi beneficio al Paese. Ecco perché la pregiudiziale.

Mi lasci solo altri trenta secondi, signora Presidente. Qui non è questione di rammaricarsi che il Parlamento sia mortificato: qui è questione di reagire, e la reazione spetta innanzitutto ai parlamentari di maggioranza, che devono dire che non sono disponibili a essere trattati come degli esecutori, non sono disponibili ad abiurare alla loro funzione costituzionale di rappresentanti della sovranità parlamentare. Votate a favore di questa pregiudiziale. Date il segnale che non siete disposti a rammaricarvi soltanto e poi ad assecondare questa curvatura che non porta ad alcun vantaggio. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali presentate si svolgerà un'unica discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, ancora sento parlare dai banchi della maggioranza con un po' di insofferenza, anzi una malcelata insofferenza, come se questo dibattito fosse in sostanza qualcosa di superfluo che fa perdere tempo, che affatica i tempi della discussione, che di fatto non ci sarà. E non ci sarà perché abbiamo l'ennesima procedura d'urgenza, l'ennesima decretazione d'urgenza su un testo rispetto al quale non solo non c'era l'urgenza, ma c'erano fondate ragioni e fondati motivi per procedere con una legge ordinaria, per ragionare e soprattutto per evitare di commettere l'ulteriore gravissimo svarione che finirà per aggravare quello che già è uno sperpero di denaro pubblico, del quale questo Governo si è reso responsabile con la realizzazione dei due centri per migranti in Albania. (Applausi).

Il punto è esattamente questo, signora Presidente: il Governo realizza due centri per migranti in Albania ed afferma - siglando appunto un accordo con l'Albania - che sono dei centri per il disbrigo delle procedure semplificate e urgenti relative al trattenimento finalizzato al riconoscimento della tutela giuridica ai soggetti soccorsi in mare che chiedono asilo. I tempi per l'espletamento di questa procedura sono massimo ventotto giorni e, quindi, stiamo parlando di soggetti soccorsi in mare che vengono portati, nelle intenzioni originarie del Governo, in quei centri e da lì devono seguire l'iter per valutare se ricorrono le condizioni per riconoscere l'asilo.

Ebbene, qui si apre una pagina direi ignominiosa per il Governo italiano, perché di fronte a queste richieste la magistratura incomincia a emettere provvedimenti negativi, ma non perché i magistrati siano cattivi, siano toghe rosse, non abbiano la percezione della gravità del problema dell'immigrazione, come ce l'ha questa maggioranza che non dorme la notte per risolvere questo problema e va dicendo che inseguirà i trafficanti di esseri umani nel globo terracqueo. La magistratura lo fa perché fa corretta applicazione delle norme giuridiche e non riconosce le condizioni per negare a quei soggetti la procedura di asilo. Allora ecco che incomincia una serie macchinosissima di provvedimenti che si susseguono uno sull'altro: cambiamo la competenza, la spostiamo dai tribunali alla Corte d'appello; istituiamo una competenza esclusiva del questore di Roma e poi mettiamo un tribunale con procedura telematica; gli avvocati non occorre che arrivino fino all'Albania, si collegheranno e faranno l'udienza virtuale; gli avvocati potranno avere un rimborso massimo fino a 500 euro.

In sostanza, si tratta di una serie di norme assurde, tutte però con un solo scopo: fingere che quei centri in Albania possano avere una funzione, uno scopo. Il destino è avverso evidentemente al Governo, perché continuano a non avere scopo.

Assistiamo ai viaggi della nave Cassiopea, che trasporta i migranti da Lampedusa a Bari e da Bari a Tirana. Arrivano lì, devono essere rimpatriati e allora la nave Cassiopea nuovamente salpa l'ancora e via, partiamo da Tirana e torniamo a Bari e da Bari andiamo a Lampedusa. (Applausi). Abbiamo in sostanza messo su una sorta di impresa o di compagnia di navigazione, che si chiama "Crociere Meloni": vi portiamo in giro per tutto l'Adriatico! Bravi, molto bene, è efficace.

Questi viaggi sono costati parecchi soldi agli italiani. Questa opposizione denuncia appunto questo fatto, mentre i mezzi di informazione chiedono conto e fanno i conti in tasca al Governo, facendo notare che con ogni viaggio della nave Cassiopea si spendono parecchi soldi, oltre a quelli che sono stati spesi per realizzare quei centri, che continuano a essere vuoti. Si è deciso allora di fare un'altra modifica, che è l'oggetto del decreto in esame. Li trasformiamo: non sono più dei centri finalizzati alle procedure semplificate per il riconoscimento dell'asilo, ma diventano dei centri… (Brusio).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di ridurre il brusio. Grazie.

MUSOLINO (IV-C-RE). Grazie, Presidente. I miei colleghi sono particolarmente disinteressati al dibattito. Del resto, il Parlamento ormai è diventato un inutile passaggio formalistico, che per loro non ha alcuna rilevanza. (Applausi).

Quindi, trasformiamo quei centri e li facciamo diventare dei centri di permanenza per il rimpatrio, i CPR, quelli che tutti conosciamo con questo nome. C'è una serie di differenze, evidentemente. Nei centri per le procedure semplificate, lo straniero immigrato soccorso in mare può stare fino a un massimo di 28 giorni; mentre nei CPR addirittura, per effetto sempre delle modifiche introdotte da questo Governo, arriviamo fino a un massimo di 18 mesi (da 28 giorni a 18 mesi). Così li giustifichiamo quei centri in Albania, nel senso che gli diamo qualcosa da fare.

Ma non è solo questa la differenza. Noi siamo andati a visitarli quei centri, siamo andati a Gjader e abbiamo visto. Sarà un piacere raccontare a tutti voi che la differenza fra quei centri è relativa a una definizione non soltanto formale e nominale, ma anche sostanziale. Mentre il centro finalizzato all'espletamento delle procedure è, né più né meno, una casa o una struttura in cui le persone vengono accolte, ma sono sostanzialmente libere, i CPR invece sono sostanzialmente dei centri di trattenimento, delle vere e proprie case in cui quelle persone sono di fatto recluse, soggette a orari e non possono fare ciò che vogliono. Trasformarli dal primo al secondo, da CEI a CPR, non incide semplicemente sul nome, ma incide sulla sostanza del trattamento di quelle persone.

E qui veniamo alla questione pregiudiziale. Questa non era una digressione, ma era una premessa che serviva a chi fa finta di non comprendere la sostanza di quello che stiamo trattando. Quando si cambia e si modifica la natura del centro, chiaramente si incide sui diritti di quelle persone. E, quando si dice che quei centri in Albania diventano dei CPR, significa che in quei centri si prevede di trasferirvi i migranti che in questo momento sono destinatari di un provvedimento di trattenimento convalidato e che si trovano già nei CPR presenti in Italia. Praticamente "Crociere Meloni" adesso organizzerà dei tour: li andiamo a prendere nei CPR che ci sono già in Italia e li portiamo direttamente in Albania. Ma con quale scopo, signora Presidente? Perché modifichiamo il loro status?

Nei CPR in Italia quelle persone si trovano comunque in un centro di permanenza finalizzato al trattenimento in suolo europeo; quindi, si applica loro la normativa comunitaria, con il rispetto dei diritti previsti dalla normativa comunitaria. Non altrettanto avviene trattenendoli sul suolo albanese. Qualcuno dirà però che è stata prevista l'extraterritorialità, per cui il centro è come se si trovasse in Italia, dentro il centro, ma fuori dal centro no. Se quelle persone andranno via, evaderanno, scapperanno o comunque saranno sottoposte a una qualsiasi fattispecie che esula da ciò che succede all'interno del centro, non saranno più sul suolo europeo. Ma l'Italia fa parte dell'Unione europea e, come tale, è sottoposta agli obblighi e ai vincoli dei trattati internazionali e al diritto comunitario. Così facendo, parte di questa normativa viene sostanzialmente elusa.

C'è poi un ulteriore aspetto che non è di poco conto ed è quello relativo al testo di questo accordo. Esiste un principio di diritto internazionale, che è antico quanto la notte dei tempi. Il diritto internazionale infatti altro non è che il diritto pattizio che gli Stati hanno sviluppato nei loro rapporti reciproci con i quali, vincolandosi e obbligandosi a determinate prestazioni e a rispettare reciprocamente determinati diritti, hanno anche convenuto che, una volta che si stringe un patto, questo patto non possa essere cambiato unilateralmente. Quanto ho detto trova espressione in un brocardo latino che conosciamo tutti che dice pacta sunt servanda. E allora, se così è, l'accordo che ha sottoscritto l'Italia con l'Albania prevedeva che in quei centri ci stessero i migranti soccorsi in mare finalizzati all'espletamento delle procedure semplificate ai fini della valutazione del rimpatrio. Con la modifica introdotta con il decreto-legge n. 37 si fa una modifica unilaterale di un accordo internazionale. Non è questione di poco conto, ancorché i rapporti tra la nostra Presidente e il neo confermato presidente dell'Albania Edi Rama siano apparentemente idilliaci, e mi soffermo su apparentemente. Comunque sia, anche il presidente Rama è sottoposto alla giurisdizione della sua Corte, la quale con la sentenza n. 2 del 2024 ha specificatamente chiarito che, nei due centri realizzati dall'Italia in Albania, i migranti, soccorsi e trasportati lì, possono stare fino a un massimo di 28 giorni.

Ci sono evidenti ragioni per proporre la questione pregiudiziale e chiedere al Parlamento di fermarsi e non andare avanti nell'esame di questo testo. Difetta l'urgenza; sono evidenti le violazioni tanto del diritto costituzionale che dei trattati europei. Sono altresì evidenti le lesioni dei diritti dei soggetti che saranno trasportati in quei centri. Ma soprattutto, signora Presidente, dato che questo testo è arrivato in Commissione alle ore 11,40, con la presentazione degli emendamenti entro le ore 14 e la ripresa della Commissione alle ore 15 per dire che non si poteva dare il mandato al relatore, c'è l'evidente violazione, ancora una volta, del potere del Parlamento di esprimersi sulle leggi e dare corso al potere legislativo. (Applausi).

LISEI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LISEI (FdI). Signor Presidente, avendo letto le questioni pregiudiziali e ascoltato i colleghi, direi che sia abbastanza evidente che esse siano un mero strumento per anticipare la contrarietà a questo provvedimento; strumento legittimo, così come è legittimo che la sinistra continui a voler pensare che si possa consentire a chiunque di venire in Italia. Così come è legittimo che la sinistra voglia consentire agli scafisti di continuare a fare il loro lavoro. Così come è legittimo voler regalare il permesso di soggiorno a chiunque entri in Italia e la cittadinanza a chiunque atterri sul territorio italiano. Così come è legittimo essere preoccupati per i diritti di quelle persone.

Noi, molto sommessamente, visto che voi siete così preoccupati per i diritti di quelle persone, ci preoccupiamo per il diritto degli italiani di avere una Nazione nella quale si entra soltanto legalmente e lecitamente (Applausi), nella quale i clandestini vengono respinti. Capisco le vostre difficoltà perché siete ormai rimasti orfani. Siete orfani di mamma Mare nostrum (Applausi), che continuate ad invocare, il progetto più fallimentare che c'è stato nella storia dell'Unione europea. E siete orfani di papà Dublino, lo strumento che è stato invocato per tanti anni rincorrendo gli altri Paesi con il piatto in mano, sperando che accogliessero qualche migrante e, invece, è stato il più grande strumento di presa in giro sull'immigrazione. Ciò anche perché la morte di papà Dublino è stata celebrata il 9 febbraio 2023, quando Giorgia Meloni è andata al Consiglio d'Europa e, proprio lì, è stato scritto da tutti i 27 Paesi membri che era necessario un controllo più efficace delle frontiere europee, aumentare i rimpatri, assicurando controllo ed efficacia delle frontiere. Capisco che queste due gravi perdite vi abbiano colpito e siamo anche dispiaciuti perché siete rimasti da soli in Europa.

Siete rimasti completamente da soli in Europa. Anche i vostri compagni di percorso, credo che sia la parola più giusta per descriverli, vi hanno abbandonati. Siete rimasti gli unici a difendere l'immigrazione. Non vi citerò, ovviamente, le dichiarazioni di Starmer, Merz e Macron.

Quello che però vi dico è che, pur capendo che siete rimasti orfani dell'Europa e di tutte le vostre posizioni, che non segue più nessuno, non c'è alcuna volontà, da parte di questo Governo, di arretrare di un passo rispetto ai provvedimenti che sono stati presi sul tema immigrazione, visto che questo concetto forse vi risulta poco chiaro. (Applausi).

Capisco anche che, in questo sconforto di essere rimasti orfani, state cercando il caldo abbraccio di qualcuno che vi possa consolare. Forse qualche magistrato della corte di appello di Roma vi può consolare in questo percorso. Lo dico perché ho sentito citare diverse volte i provvedimenti della corte di appello di Roma. Forse vi siete scordati di dire che questi provvedimenti sono stati tutti sconfessati. (Applausi). Sono stati sconfessati dall'Unione europea, che ha detto che i Paesi sicuri li decide il Paese d'ingresso. Sono stati sconfessati dalla Corte di cassazione più volte, perché la sezione immigrazione della corte d'appello di Roma, è più volte intervenuta.

Riporto una cosa secondo me molto grave che è accaduta oggi. Anzi, ne dico una grave ed una positiva. Quella molto grave è che oggi la corte di appello di Roma ha deciso che quanto statuito dalla Corte di cassazione non andava applicato. La sentenza della Corte di cassazione diceva che l'Italia ha il diritto di scegliere i Paesi sicuri: la corte d'appello di Roma ha deciso di disapplicare quello che dice la Corte di cassazione.

La notizia positiva, invece, ci viene dall'Europa. Oggi infatti sono state presentate le nuove proposte legislative dalla Commissione europea: è stato ribadito il concetto di Paese sicuro ed è stata ribadita, nella proposta legislativa, la possibilità di bloccare la sospensione automatica della procedura accelerata. Quindi, a me dispiace che voi confidiate in questo caldo abbraccio di qualche magistrato rosso, ma vi dico che tornerete nel gelido inverno in cui eravate prima.

Qui qualcuno lo ha citato ironicamente, ma io cito con grande orgoglio quello che ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: i centri in Albania funzioneranno. (Applausi). E vi dico che siamo disposti a fare le notti al fianco di Giorgia Meloni per portare a casa questi centri! Vi dico anche che siamo orgogliosi di tutti i provvedimenti presi, che voi avete citato, nel corso del 2023, che hanno consentito a questo Governo di ridurre gli sbarchi del 60 per cento nel 2023 e del 36 per cento nel 2022 oltre che di aumentare i rimpatri del 15 per cento. Siamo orgogliosi dei risultati che questo Governo ha ottenuto, dopo tanti sacrifici, per porre rimedio al colabrodo legislativo che avevamo ereditato, ma soprattutto siamo orgogliosi di sapere che i cittadini e gli italiani su questo tema sono dalla nostra parte. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale presentata, con diverse motivazioni, dal senatore De Cristofaro e da altri senatori (QP1), dalla senatrice Maiorino e da altri senatori (QP2) e dal senatore Boccia e da altri senatori (QP3).

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Valente. Ne ha facoltà.

VALENTE (PD-IDP). Signora Presidente, mi ricollego alle considerazioni svolte da molti colleghi nell'illustrazione delle nostre questioni pregiudiziali.

Ci troviamo oggi a dover dare l'ennesima fiducia all'ennesimo decreto-legge. Per le ragioni che non ripeterò, trovo inaccettabile il fatto che per un provvedimento di questa portata e di questo valore si ricorra a un voto di fiducia e per di più su uno strumento come il decreto-legge.

Vi stupirò, però: pensando al vostro punto di vista, in questa circostanza lo trovo invece sicuramente comprensibile, perché su un provvedimento di questo tipo mi sembra difficile poteste fare un'altra scelta. Avevate paura di un dibattito parlamentare e avevate paura di un confronto in Commissione. Il presidente Balboni giustamente ha detto che non c'è stato il "tempo tecnico": non so se di tempo tecnico si possa parlare, in relazione a un dibattito di questa portata e di questo valore; non so se di tempo tecnico si possa parlare, se un provvedimento arriva in Commissione a mezzogiorno e deve andare in Aula alle 16,30. (Applausi).

Io credo che questo Governo abbia scelto semplicemente di non parlare e di non confrontarsi, con l'intento di provare a fare il prima possibile perché oggettivamente su una scelta di questo tipo ci sarebbe stato tanto da dire.

Noi proveremo a farlo nei limiti e nei tempi che ci vengono dati da questo dibattito e dalla procedura che avete individuato come l'unica possibile. In prima battuta, è evidente - lo hanno detto gli altri e io non potrei dirlo meglio - che si tratta del tentativo - secondo me maldestro, lo ribadisco - di coprire uno straordinario, palese e inconfutabile fallimento: avete fallito con quel provvedimento. Dico al senatore Lisei, con il massimo rispetto per le cose che ha provato - anche qui, maldestramente - ad argomentare quando ha detto a noi «quei centri funzioneranno», che siamo a quasi un anno dalla creazione di quei centri che sono un dispendio economico di enorme portata (stiamo parlando di oltre 1 milione di euro per pochissime decine di persone) e di Forze dell'ordine sottratte a quel tema enorme della sicurezza che pure voi bandite come prioritario nel nostro Paese, che stanno lì a mortificare le loro competenze, guardando sostanzialmente soltanto scatole vuote, che non erano adatte né a fare i centri di accoglienza e di smistamento né, men che meno, i centri per il rimpatrio.

Utilizzeremo quindi soldi che - come abbiamo ribadito in tante altre circostanze - potevamo destinare a tante altre priorità del nostro Paese semplicemente per la vostra ennesima operazione propaganda. Abbiamo parlato di circa 160.000 migranti all'anno: lì ce saranno 40 o 50 (parliamo di poche decine di persone), mentre nei nostri centri permanenti per il rimpatrio ci sono ancora spazi. Forse avremmo potuto utilizzare quegli stessi soldi per rendere semplicemente più vivibili e più dignitose le condizioni dentro quei centri. Abbiamo destinato invece risorse a costruire altre strutture che, come abbiamo ripetuto, serviranno veramente a ben poco.

Non saranno una risposta, e qui voglio essere chiara: non vi seguirò mai sul terreno della propaganda sul tema della sicurezza, che non si affronta tentando di rendere responsabili della percezione di insicurezza degli italiani i migranti che arrivano in maniera irregolare nel nostro Paese. Noi siamo per una migrazione regolare: guardi, senatore Lisei, glielo dico provando a dialogare, anche se è difficile, ma ci provo ostinatamente. Lei ha detto che noi siamo orfani di alleati e di punti di riferimento. Innanzi tutto, siamo coerenti con una storia fatta di tenuta giuridica, di cultura dell'accoglienza e di valori di umanità.

Io non scomoderò né Papa Leone XIV, né Papa Francesco, anche se forse, per quello che professate, dovreste avere un po' di coerenza, ma dirò che voi probabilmente siete orfani di coerenza, visto che in Europa fate alleanza con quei Paesi che sostengono il principio dello Stato di primo approdo, che va esattamente nella direzione opposta e contraria a quella che professate. Siete sicuramente in buona compagnia anche con Trump quando parla di deportazioni, perché non fate altro con questo provvedimento che dare seguito a quel tipo di principio: deportazioni (Applausi).

Questo è quello che state provando a fare con questo provvedimento, facendo una scelta che - lo sappiamo tutti - peggiorerà notevolmente la qualità di vita di queste persone, anche per il tempo necessario. Probabilmente, come abbiamo detto nelle nostre pregiudiziali, limiterà il loro diritto di difesa e peggiorerà il modo nel quale noi saremo chiamati ad intervenire. Ha detto benissimo la senatrice Dafne Musolino: assisteremo a navi che vanno avanti e indietro con dispendio di energia, di soldi e di risorse. Li riporteranno lì, poi probabilmente li riporteranno in Italia prima di poterli espatriare: una clamorosa beffa degli italiani, semplicemente a uso e consumo della vostra propaganda e della volontà di trovare una toppa che ovviamente è stata peggio del buco. Non ci siete riusciti, non ci riuscite con questo provvedimento a tentare di coprire il vostro fallimento, perché sono i numeri che vi inchiodano, numeri scarsissimi e che saranno comunque, anche qualora - le do questa informazione - dovessero funzionare quei centri a pieno regime, una goccia nell'oceano rispetto all'obiettivo. Le do un'altra informazione: quei numeri per noi, quei 160.000, sarebbero numeri sostenibili, se avessimo una cultura seria dell'integrazione, se avessimo una cultura seria di quanto, nelle condizioni in cui è oggi il nostro Paese, quelle oggi potrebbero essere delle risorse.

Allora, tutto il tema della lotta alla magistratura, alle toghe rosse, potete citarlo a mo' di propaganda. Noi sappiamo che siete orfani di qualsiasi tipo di principio, prima ancora che di cultura giuridica e di cultura dell'accoglienza. Credo soprattutto in una cultura che si chiama umanità. Voi non sapete che cos'è l'umanità, lo abbiamo detto quando abbiamo approvato - quando voi avete approvato, noi abbiamo provato a respingerlo - quel primo provvedimento. Vi abbiamo detto che sarebbe stato impossibile scegliere chi mandare indietro e chi far arrivare in Italia. Avete detto no e invece la storia, i fatti e i numeri dimostrano che allora avevamo ragione. Oggi, invece di riconoscere l'errore, fate peggio di quello che avete fatto prima.

Ecco, noi non solo non vi seguiremo, ma continueremo con una narrazione che è totalmente diversa: non lo dice solo la Comunità di Sant'Egidio che i migranti in questo Paese possono essere una ricchezza, lo dice l'Unione Industriali e lo dice il buonsenso. Lo dice quel senso di umanità che vi è totalmente estraneo. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Scalfarotto. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, negli anni Ottanta c'era quel concorso a premi per cui tu compravi la bevanda gasata, quella famosa americana, stappavi e se eri molto fortunato vincevi un motorino, un viaggio o altro ancora. Se invece eri sfortunato, come succedeva quasi sempre, sotto il tappo c'era scritto «ritenta, sarai più fortunato». Evidentemente la presidente Meloni, che è stata giovane in quegli anni, è rimasta affezionata a questo schema, perché ormai siamo entrati nell'ottica del «ritenta, sarai più fortunato».

Il collega Lisei ci ha ricordato quella famosa frase della presidente Meloni che a un certo punto vaticinò che i centri in Albania avrebbero funzionato. Sono andato a controllare questa frase che risale al dicembre dell'anno scorso; siamo arrivati praticamente alla fine di maggio e i centri in Albania, signora Presidente, credo che possiamo dire con estrema tranquillità che non hanno funzionato e non stanno funzionando. (Applausi).

Quindi, che cosa succede? Il Governo, per successive approssimazioni, continua a produrre inutili provvedimenti legislativi che lasciano le cose sempre come stanno.

È evidente che questi centri non funzioneranno mai, perché c'è da fare un rilievo immediato, che è proprio intuitivo e che spiega perché questi centri non funzioneranno, signora Presidente. Mi riferisco al fatto che questi centri, qualsiasi uso se ne voglia fare, prevedono sempre che il migrante che ci è arrivato debba ritornare in Italia, perché se il migrante ha diritto all'asilo torna in Italia, se deve essere espulso deve comunque tornare in Italia, perché dalle procedure e dagli accordi che abbiamo con gli Stati verso i quali eventualmente li rimanderemo, è previsto che debbano partire da qui, non partirebbero mai dall'Albania. Si tratta, dunque, di centri che hanno una mera funzione scenografica.

Non servono a niente, perché non servono come elementi di dissuasione. Si immagini una persona che arriva dall'Africa subsahariana, attraversa mesi e mesi di viaggi a piedi in condizioni terribili, poi arriva in Libia e viene messa in posti gestiti da persone che sono, come direbbe la Presidente del Consiglio, dei mafiosi. Peccato che poi, quando li abbiamo nelle mani, li rimandiamo a casa con gli aerei di Stato (Applausi). Figuriamoci se queste persone, che hanno resistito anche alle torture di al-Masri, poiché tu dici loro che il biglietto non è per Bari ma per Tirana, dicono: non vengo più. Pertanto, sicuramente non servono a questo.

Ci si chiede quindi a che cosa servono e io proverei anche a capire che cosa hanno fatto questi centri finora. Una cosa è sicura: hanno fatto inginocchiare Edi Rama davanti alla presidente del Consiglio Meloni. Devo dire che se Giorgia Meloni mi staccasse un assegno da un miliardo, probabilmente, nonostante le mie convinzioni ferree, che proprio non mi porterebbero a inginocchiarmi per Giorgia Meloni, potrei anche considerare l'ipotesi di farlo. Probabilmente non lo farei, ma almeno un pensierino ce lo farei e infatti Edi Rama deve averlo fatto. Inoltre, sicuramente sappiamo, grazie alle trasmissioni televisive albanesi, che alcuni dei nostri componenti delle Forze dell'ordine, che di solito sono stressatissimi perché il carico di lavoro al quale devono far fronte è enorme e gli strumenti che hanno a disposizione sono molto limitati, hanno avuto la possibilità di frequentare alcuni centri turistici e termali che sono presenti a Tirana. Tali centri, però, non sono serviti a nient'altro. Diciamo che il contribuente italiano ha molto contribuito tanto a migliorare le relazioni interpersonali tra Rama e Meloni che a sostenere finanziariamente il dopolavoro della Polizia di Stato, della Guardia di finanza, dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria.

Non so, infatti, se le è noto, signora Presidente, che noi in quei luoghi abbiamo costruito dei centri multifunzione, che sono anche molto diversi gli uni dagli altri. Nel decreto-legge in esame, infatti, dato che abbiamo capito che non riusciremo a utilizzare quei centri per come li avevamo costruiti, abbiamo deciso di trasformarli in dei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR), però basterebbe conoscere la materia per sapere che il centro dove si deve verificare il diritto all'asilo, come diceva prima la mia collega Musolino, ha una struttura diversa, anche proprio dal punto di vista delle suppellettili e della costruzione: è fatto diversamente. Il centro per le espulsioni, per la valutazione delle carte, per capire se si ha diritto all'asilo è diverso da un CPR, è proprio fatto diversamente. Pertanto, se il decreto-legge in esame vorrà davvero trasformare tutto in CPR, comporterà ulteriori costi, (Applausi) perché bisognerà riadattare gli spazi e le strutture, che erano state destinate a una finalità, a uno scopo completamente diverso. Ad esempio, signora Presidente, abbiamo costruito un mini-penitenziario lì in Albania: quando lei va a visitare questi luoghi, la Polizia di Stato a un certo punto dice di non poter superare una certa linea, al di là della quale comincia l'amministrazione della giustizia. Quindi lì dentro abbiamo creato anche delle isole, nelle quali ci sono delle rappresentanze ministeriali che non si parlano, perché abbiamo creato un microcosmo molto complicato e complesso.

Questo decreto-legge adesso comporta proprio una riconfigurazione degli spazi che non sarà banale. La verità è che il disastro assoluto delle politiche sulle migrazioni di questo Governo - cercherò adesso di dismettere il tono ironico e di assumerne uno più serio, come lo è il problema che stiamo trattando - non è quello di rimandare indietro le persone passando per l'Albania, violando tutta una serie di norme europee, ma poi, se posso dire, anche di buonsenso, perché è assurdo mandare avanti e indietro le persone su queste navi (ha ragione la mia collega Musolino quando parla di una sorta di compagnia di crociere Meloni). La verità è che dovremmo mettere mano al fenomeno migratorio tenendo conto della terribile, complicata, difficile situazione demografica di questo Paese. Sappiamo che il ministro Schillaci è andato in India a fare un accordo per portare 10.000 infermieri indiani in Italia e fa parte dello stesso Governo del mio amico Sottosegretario qui presente, Molteni. A Milano, l'Azienda trasporti milanesi (ATM) va a bussare ai consolati dei vari Paesi per vedere se trova tramvieri. Abbiamo un problema di carenza di medici, di insegnanti, di persone che paghino i contributi per pagare le pensioni a una popolazione che diventa sempre più anziana e che ha sempre più bisogno di strutture di assistenza e di cura.

In un Paese nel quale non si fanno più figli, dovremmo porci il problema di come utilizziamo la risorsa migratoria in modo strategico per far fronte ai bisogni che questo Paese oggettivamente ha. A me piacerebbe trovarmi davanti un Governo che seriamente mettesse mano all'emergenza assoluta che abbiamo davanti, perché ne va della coesione sociale, ne va della tenuta economica del Paese, ne va della fornitura di servizi essenziali per le persone del nostro Paese, che noi italiani non siamo più in condizione materialmente di assicurare.

Mi piacerebbe capire come questo Governo intende affrontare questa emergenza, posto che dire che noi incoraggiamo gli italiani a fare più figli è un buon proposito, ma per fare un medico ci vogliono trent'anni, signora Presidente, lei che è medico lo sa. Mi chiedo di qui a trent'anni, quando le nostre scuole continuano a restringersi, quando abbiamo la metà dei bambini nati oggi rispetto a vent'anni fa, come il Governo intende risolvere questo problema e come intende farlo se non cambia in modo copernicano il suo approccio ai flussi migratori, se continua a gridare al lupo, a buttare soldi dalla finestra, a fomentare le paure e non mette invece mano a un approccio strategico per risolvere il problema demografico. Diversamente, non ne verremo a capo, perché ci troveremo, come in questi due anni e mezzo ci siamo trovati, davanti a un Governo che fa molta propaganda, ma nessuna gestione dei problemi del Paese. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Zampa. Ne ha facoltà.

ZAMPA (PD-IDP). Signor Presidente, dovrei cominciare anche io il mio intervento ricordando una definizione sull'ironia che arriva da un grande scrittore italiano, Pirandello. Stiamo parlando, come ha sottolineato il collega che mi ha preceduta, di una questione drammaticamente seria, che riguarda la vita di tante persone che avrebbero bisogno di essere ascoltate, salvate, sostenute e certamente non rinchiuse e trasportate come oggetti da una parte all'altra del mondo, e quindi non c'è niente da ridere, ma piuttosto da piangere. Fa ridere, invece, ma nel senso del grottesco, la gestione che il Governo ha fatto della scelta dell'Albania in questo decreto-legge, precipitandosi - probabilmente quella era l'intenzione - a dare un esempio all'Europa di come si è duri davvero su questa materia.

Vorrei dirvi che è abbastanza facile fare i duri con chi è in una condizione di difficoltà, come lo sono i migranti che attraversano il mare. Sono reduce da un convegno importante in cui, tra l'altro, sono intervenuti due straordinari relatori italiani sui migranti morti in mare e su quelli che scompaiono. Credo che le domande che questo Parlamento e questo Governo dovrebbero farsi siano completamente diverse. Torno però alla questione dell'Albania. Ci si è precipitati a dimostrare che qui davvero siamo capaci di fare i duri con i migranti, ed avete prodotto questa scelta che vi è scoppiata tra le mani.

Signor sottosegretario Molteni, in realtà il provvedimento che discutiamo oggi è la certificazione del fallimento del progetto iniziale. Li si voleva usare per esaminare le domande di asilo in territorio extraeuropeo; sono stati fatti tre tentativi e tutti e tre non sono andati a buon fine. C'è un sondaggio di pochi giorni fa - sono certa che anche voi lo conoscete - che ci dice che il 55 per cento degli italiani boccia il Governo sui centri in Albania, anche perché sappiamo tutti quanto costano e tutti ci stiamo interrogando su che senso abbia vedere delle navi con dentro poche persone. Poi, per dimostrare che si è ancora più duri, magari si mettono loro anche le fascette ai polsi, quando non si vede dove potrebbero scappare, visto che sono su una nave in mare. In ogni caso, come dicevo, questa è la certificazione di un fallimento. Il decreto-legge che avete approvato il 28 marzo di quest'anno prevede l'uso delle strutture come centri di rimpatrio, e cioè di detenzione amministrativa per i migranti irregolari. La prima e fondamentale obiezione che vi dobbiamo muovere e che vi muovono gli italiani è: che bisogno c'è di andare in Albania a fare una cosa che si può fare in Italia, essendo noto a tutti - credo a voi ancora più che a noi - che i CPR in Italia hanno ancora molto posto? Se anche non ci fosse stato abbastanza posto, eventualmente si poteva realizzare un altro centro, forse anche meno costoso di quello che abbiamo visto realizzare in Albania, dove, come è noto, ha poi avuto seguito tutto il resto, e cioè il trasporto e le Forze dell'ordine che vengono dislocate altrove, quando tutti sappiamo quanto bisogno il nostro Paese abbia della loro presenza. Ciò oltre a fatto che vengono destinate a fare un lavoro che - me lo si lasci dire - non trovo così adatto e neanche così giusto e rispettoso del ruolo che hanno le Forze di polizia. Vengono mandati in Albania con un costo che è stimato intorno a un milione di euro, quando tutto questo si poteva tranquillamente fare in Italia.

Quindi l'Albania non solo non è un modello, ma una toppa, anche maldestra, cucita su un progetto che, come vi abbiamo detto fin dall'inizio, è nato male, realizzato peggio e che oggi è destinato, come molte delle iniziative in materia migratoria di questo Governo, a produrre unicamente propaganda a buon mercato. L'importante è far vedere, in televisione possibilmente, che gli sbarchi sono calati, mentre sappiamo che stanno di nuovo riprendendo, come sono ripresi in questo periodo, e che comunque i migranti vengono trattati molto male. Ecco, questa è la cosa più importante: far vedere che davvero si è duri e cattivi. Non si comprende neanche la vostra incapacità di distinguere tra quanti possono davvero essere integrati in un progetto di inclusione, con capacità di accompagnamento. Le manderò eventualmente alcuni rapporti che in questi mesi sono stati approvati al Consiglio d'Europa proprio su questa materia, sull'invecchiamento dell'Europa, sulla necessità di fare politiche inclusive che tengano anche conto dell'invecchiamento (anche questo è un dato che è stato giustamente richiamato), quindi con un investimento di molto inferiore a questo che viene impegnato esclusivamente per respingere, senza neppure distinguere.

Questo sappiamo che può essere fonte di una violazione molto grave dei diritti umani, che ci chiedono di distinguere da persona a persona sul diritto che questa persona può far valere nel momento in cui arriva in questo Paese. Dicevo che si tratta di una toppa maldestra, che produce unicamente propaganda a buon mercato e nuove violazioni di diritti.

Glielo dico sinceramente, signor Sottosegretario: talvolta, al Consiglio d'Europa o nelle discussioni con i colleghi di altri Paesi europei, ci vengono rivolte domande e ci è molto difficile riuscire a spiegare perché l'Italia ha fatto questa cosa, perché una spiegazione non la si trova. Oggi, alla luce di questo decreto, quella spiegazione è del tutto improponibile e insostenibile, perché queste strutture sono largamente inutilizzate, sono costate centinaia di milioni e ad oggi sono state trattenute solo poche decine di persone (vorrei dire quasi per fortuna), spesso in condizioni inumane, in una piena violazione della nostra Costituzione, del diritto europeo e anche del buonsenso, che è quello che vi rimproverano quel 55 per cento di italiani che bocciano il Governo sulle politiche migratorie.

È stata scelta la scorciatoia della decretazione d'urgenza. Credo che questo sia un altro errore, non solo perché per l'ennesima volta ci portate un decreto dopo che avete per anni rimproverato chi oggi è all'opposizione sulla questione della decretazione d'urgenza (qui davvero non si capisce dove stia l'urgenza di questa materia e quindi è davvero un abuso); ma anche perché, quando parliamo dei diritti umani e dei destini delle persone, decidere la decretazione d'urgenza secondo me è veramente irrispettoso.

È irrispettoso anche di quei valori dell'Occidente, di quei valori di cui spesso sentiamo la Presidente del Consiglio riempirsi la bocca (non voglio essere irrispettosa). Però poco altro, perché questo è un punto su cui invece occorrerebbe mettere davvero la testa e provare a immaginare come si possano mettere in campo politiche attive e inclusive per la migrazione, politiche che portino un beneficio non solo a chi arriva, ma anche al Paese che investe in questo modo, invece che semplicemente spendere o buttare via risorse. In realtà, usare bene le risorse per la migrazione è un modo per servire e per arricchire il Paese che si ha l'onore di governare.

Dicevo che siamo di fronte a una scorciatoia che agisce in assenza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza e che soprattutto lo fa per coprire un'emorragia di credibilità e di risorse. Si stima che siano già andati bruciati un miliardo e mezzo di euro in Albania, per allestire un centro che, nella migliore delle ipotesi, ospiterà meno di 50 persone per volta. Lo sapete talmente bene che avete detto che lo amplierete.

Tutto questo, come dicevo, non solo mentre i centri italiani non sono pieni, ma quando le vere urgenze sono altrove: la sanità, l'istruzione, la povertà. Vengono sistematicamente ignorate le urgenze che le famiglie italiane aspettano in termini di risposta, per accanirsi su persone e su una materia che viene usata come una bandiera per la propaganda. Non è nient'altro che questo: un accanimento su poche decine di persone che diventano uno strumento di visibilità mediatica.

Mi lasci dire, signor Sottosegretario, che conosco già l'obiezione: ma come, vi accanite e vi scandalizzate perché abbiamo portato in Albania criminali e persone che hanno avuto condanne? A parte il fatto che la trasparenza su questa materia è veramente poca (mentre sarebbe bene invece accompagnare queste decisioni con una maggiore trasparenza), io le voglio dire questo: il rispetto dei diritti umani prevede che, anche rispetto alle persone che hanno subito condanne, non ci sia bisogno di trasferimenti avanti e indietro dall'Albania.

Ripeto, se c'è un rimpatrio che si può fare, perché il Paese di provenienza ha aperto a questa possibilità, lo si fa dall'Italia e non c'è bisogno di un viaggio in Albania. Non basta cambiare la funzione di un centro, trasformandolo da area per la procedura accelerata di frontiera a CPR a tutti gli effetti, per correggere un errore politico e un errore giuridico così macroscopico che ve lo hanno rimproverato i giudici e la giustizia italiana.

Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 18,25)

(Segue ZAMPA). Restano le stesse criticità che abbiamo più volte denunciato: il mancato consenso delle persone che vengono trasferite, l'assenza di giurisdizione italiana in Albania, l'impossibilità di garantire il diritto alla difesa. È stato ricordato anche qui che l'avvocato non può ricevere più di 500 euro. Come possono questi trattenuti esercitare i loro diritti se sono privati della possibilità di consultare un avvocato, di ricevere assistenza legale adeguata e di presentare ricorsi tempestivi? Ecco questi sono alcuni degli argomenti, potremmo restare qui a parlarne molto a lungo. Credo che ciò non faccia onore a questo Paese. (Applausi).