Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 304 del 15/05/2025

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

304a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 15 MAGGIO 2025

_________________

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del presidente LA RUSSA,

del vice presidente RONZULLI

e del vice presidente CENTINAIO

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

_________________

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,06).

Si dia lettura del processo verbale.

DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 10,10)

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori (ore 10,12)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori».

La Conferenza dei Capigruppo, riunitasi ieri sera, ha approvato a maggioranza modifiche e integrazioni al calendario corrente. Nella seduta di oggi proseguirà, fino alla sua conclusione, la discussione del decreto-legge in materia di cittadinanza e, dalle ore 15, avrà luogo il question time con la presenza dei Ministri dell'ambiente e della giustizia.

Il calendario dei lavori è così modificato e integrato: domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni nei confronti dell'onorevole Armando Siri nella settimana dal 20 al 22 maggio; comunicazioni del Ministro per gli affari europei in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme incluse nel PNRR, giovedì 22 maggio, alle ore 10; informativa del Ministro degli affari esteri sulla situazione nella Striscia di Gaza, mercoledì 28 maggio; decreto-legge sicurezza, nella settimana del 3 giugno; comunicazioni del Ministro del lavoro sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro, martedì 10 giugno; disegno di legge costituzionale su ordinamento giurisdizionale e Corte disciplinare, anche ove non concluso dalla Commissione, da mercoledì 11 giugno (quindi mercoledì 11 giugno lo facciamo, anche se non concluso dalla Commissione); decreto-legge alluvioni e Campi Flegrei, nella settimana dal 10 al 12 giugno; decreto-legge responsabilità erariale e disegno di legge in materia di morte medicalmente assistita, anche ove non concluso nelle Commissioni, nella settimana dal 17 al 18 giugno; legge quadro in materia di interporti nella settimana dall'8 al 10 luglio.

Approfitto per dire che rivolgo ai componenti delle Commissioni permanenti un invito a controllare e verificare se è necessario un surplus di impegno per evitare che molti provvedimenti arrivino in Aula senza relatore. Si è inoltre stabilito che per le mozioni sono attribuiti ai Gruppi cinque minuti per l'illustrazione, dieci minuti in discussione generale e dieci minuti in dichiarazione di voto.

Le Commissioni permanenti, previa definitiva intesa con la Camera dei deputati, potrebbero essere convocate per procedere al rinnovo delle Presidenze nei seguenti giorni e orari: Commissioni dalla 1a alla 5a, martedì 3 giugno, ore 15; Commissioni dalla 6a alla 10a, mercoledì 4 giugno, ore 8,30. Ai fini del rinnovo, i Gruppi dovranno far pervenire alla Presidenza le designazioni dei propri rappresentanti entro le ore 17 di giovedì 29 maggio.

Nella settimana dal 3 al 5 giugno è altresì invitato a convocarsi il Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 20-bis, comma 2, del Regolamento (che è già un po' in ritardo, per la verità).

Restano confermati gli altri argomenti già previsti, con l'avvertenza che il calendario potrà essere ulteriormente integrato con la trattazione di decreti-legge presentati dal Governo o trasmessi dalla Camera dei deputati, e che l'ordine di trattazione degli argomenti potrà essere modificato in relazione all'andamento dei lavori nelle Commissioni.

La Conferenza dei Capigruppo ha preso atto della richiesta dei Gruppi di opposizione di svolgere la discussione generale sulle questioni di fiducia che saranno poste dal Governo sui decreti-legge. Si procederà quindi successivamente alle dichiarazioni di voto.

Con la condivisione di tutti i Gruppi - questa è una novità che vi prego di attenzionare - il Presidente ha chiesto e ottenuto l'unanimità sulla richiesta di inserire nei nostri lavori, in apertura delle sedute di ogni martedì, il ricordo, da parte della sola Presidenza, delle vittime degli incidenti sul lavoro, sperando che questa decisione non debba mai avere seguito.

Programma dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi il 14 maggio 2025, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato a maggioranza - ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento - il seguente programma dei lavori del Senato:

- Disegno di legge costituzionale n. 1279 - Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia (approvato dalla Camera dei deputati) (prima deliberazione del Senato) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 1320 - Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate nonché delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 1265 - Riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo (approvato dalla Camera dei deputati)

- Disegno di legge n. 1308 e connessi - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali (approvato dalla Camera dei deputati)

- Comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro

- Disegno di legge costituzionale n. 1353 e connesso - Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare (approvato dalla Camera dei deputati) (prima deliberazione del Senato) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 104 - Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita

- Disegno di legge n. 954 - Modifiche all'articolo 568 del codice di procedura civile, in materia di determinazione del valore dell'immobile espropriato

- Disegno di legge n. 1430 - Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche (approvato dalla Camera dei deputati) (dalla sede redigente)

- Disegno di legge n. 1415 - Disposizioni in materia di economia dello spazio (approvato dalla Camera dei deputati) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 413 e connesso - Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane (dalla sede redigente)

- Disegno di legge n. 409 e connesso - Disposizioni in materia di devoluzione dell'eredità ai comuni e modifica degli articoli 565 e 586 del codice civile

- Disegno di legge n. 1433 - Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime (dalla sede redigente)

- Disegno di legge n. 1055 e connesso - Legge quadro in materia di interporti (approvato dalla Camera dei deputati) (dalla sede redigente)

- Disegno di legge n. 972 e connessi - Misure per sensibilizzare i consumatori all'adozione di condotte virtuose orientate alla riduzione dello spreco alimentare (dalla sede redigente)

- Disegno di legge n. 1184 - Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese(collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 1372 - Delega al Governo per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di procedure di autorizzazione paesaggistica (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 125 - Disciplina dell'attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi (dalla sede redigente) (ai sensi dell'articolo 53, comma 3, del Regolamento)

- Disegno di legge n. 943 - Introduzione dell'educazione sentimentale, sessuale e affettiva nelle scuole (dalla sede redigente) (ai sensi dell'articolo 53, comma 3, del Regolamento)

- Disegno di legge n. 6 - Modifiche al codice penale in materia di contrasto dell'istigazione all'odio e alla discriminazione di genere (dalla sede redigente) (ai sensi dell'articolo 53, comma 3, del Regolamento)

- Disegno di legge n. 1211 - Disposizioni in materia di riapertura del termine per il riacquisto della cittadinanza italiana e di riduzione dell'importo del contributo per le relative istanze (dalla sede redigente) (ai sensi dell'articolo 53, comma 3, del Regolamento)

- Elezione di organi collegiali

- Disegni di legge di conversione di decreti-legge

- Ratifiche di accordi internazionali

- Documenti di bilancio

- Mozioni

- Interpellanze e interrogazioni

- Documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari

Calendario dei lavori dell'Assemblea
Discussione e approvazione di proposta di modifica;
discussione e reiezione di ulteriori proposte

PRESIDENTE. Nel corso della stessa riunione, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha altresì adottato a maggioranza - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche e integrazioni al calendario corrente:

Giovedì

15

maggio

h. 10

- Seguito disegno di legge n. 1432 - Decreto-legge n. 36, Disposizioni in materia di cittadinanza (scade il 27 maggio)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 15, ore 15)

Il calendario potrà essere integrato con documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

Il calendario potrà essere ulteriormente integrato con la discussione dei decreti-legge presentati dal Governo o trasmessi dalla Camera dei deputati, anche con altre sedute se necessario.

L'ordine di trattazione degli argomenti in calendario terrà conto dell'andamento dei lavori nelle Commissioni.

Martedì

20

maggio

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge n. … - Decreto-legge n. 37, Contrasto immigrazione irregolare (ove approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 27 maggio)

- Disegno di legge n. 1482 - Decreto-legge n. 39, Assicurazione dai rischi da calamità naturali (approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 30 maggio)

- Disegno di legge n. 1445 - Decreto-legge n. 45, Attuazione PNRR e avvio anno scolastico 2025/2026 (scade il 6 giugno)

- Documento IV, n. 5 - Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni nei confronti dell'onorevole Armando Siri

- Disegno di legge costituzionale n. 1279 - Modifiche Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia (approvato dalla Camera dei deputati) (prima deliberazione del Senato) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (giovedì 22, ore 10)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 22, ore 15)

Mercoledì

21

"

h. 10

Giovedì

22

"

h. 10

I termini di presentazione degli emendamenti ai disegni di legge n. … (Decreto-legge n. 37, Contrasto immigrazione irregolare), n. 1482 (Decreto-legge n. 39, Assicurazione dai rischi da calamità naturali) e n. 1445 (Decreto-legge n. 45, Attuazione PNRR e avvio anno scolastico 2025/2026) saranno stabiliti in relazione ai lavori delle Commissioni.

Gli emendamenti al disegno di legge costituzionale n. 1279 (Modifiche Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia) dovranno essere presentati entro le ore 12 di lunedì 19 maggio.

Martedì

27

maggio

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Mozione n. 136, a procedimento abbreviato, Boccia e altri, nonché altre eventuali mozioni connesse (mercoledì 28, ore 10)

- Informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla situazione nella striscia di Gaza (mercoledì 28)

- Disegno di legge n. 1320 - Delega al Governo per revisione disciplina Corpo militare volontario e Corpo infermiere volontarie Croce Rossa (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 1265 - Riconoscimento sommergibile «Scirè» quale sacrario militare (approvato dalla Camera dei deputati)

- Disegno di legge n. 1308 e connessi - Reati contro gli animali (approvato dalla Camera dei deputati)

- Sindacato ispettivo (giovedì 29)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 29, ore 15)

Mercoledì

28

"

h. 10

Giovedì

29

"

h. 10

Gli emendamenti ai disegni di legge n. 1320 (Delega al Governo per revisione disciplina Corpo militare volontario e Corpo infermiere volontarie Croce Rossa) e n. 1265 (Riconoscimento sommergibile «Scirè» quale sacrario militare) dovranno essere presentati entro le ore 10 di giovedì 22 maggio.

Il termine di presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1308 e connessi (Reati contro gli animali) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.

Martedì

3

giugno

h. 17

- Disegno di legge n. … - Decreto-legge n. 48, Sicurezza (ove approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 10 giugno)

Mercoledì

4

"

h. 10,30

Giovedì

5

"

h. 10

(se necessaria)

Il termine di presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. … (Decreto-legge n. 48, Sicurezza) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.

Le Commissioni permanenti, previa definitiva intesa con la Camera dei deputati, potrebbero essere convocate per procedere al rinnovo, nei seguenti giorni e orari:

Commissioni dalla 1ª alla 5ª martedì 3, ore 15

Commissioni dalla 6ª alla 10ª mercoledì 4, ore 8,30

Ai fini del rinnovo, i Gruppi dovranno far pervenire alla Presidenza le designazioni dei propri rappresentanti entro le ore 17 di giovedì 29 maggio.

Nella settimana dal 3 al 5 giugno è altresì invitato a convocarsi il Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 20-bis, comma 2, del Regolamento.

Martedì

10

giugno

h. 16,30

- Comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro (martedì 10)

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge costituzionale n. 1353 e connesso - Ordinamento giurisdizionale e Corte disciplinare (approvato dalla Camera dei deputati) (prima deliberazione del Senato) (voto finale con la presenza del numero legale) (mercoledì 11)

- Disegno di legge n. 1467 - Decreto-legge n. 55, Acconti IRPEF (scade il 22 giugno)

- Disegno di legge n. 1479 - Decreto-legge n. 65, Alluvioni e Campi Flegrei (scade il 6 luglio)

- Sindacato ispettivo (giovedì 12)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 12, ore 15)

Mercoledì

11

"

h. 10

Giovedì

12

"

h. 10

I termini di presentazione degli emendamenti al disegno di legge costituzionale n. 1353 e connesso (Ordinamento giurisdizionale e Corte disciplinare) e ai disegni di legge n. 1467 (Decreto-legge n. 55, Acconti IRPEF) e n. 1479 (Decreto-legge n. 65, Alluvioni e Campi Flegrei) saranno stabiliti in relazione ai lavori delle Commissioni.

Martedì

17

giugno

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge n. 1485 - Decreto-legge n. 68, Responsabilità erariale (scade l'11 luglio)

- Disegno di legge n. 104 - Disposizioni in materia di morte medicalmente assistita

- Disegno di legge n. 954 - Valore immobile espropriato

Mercoledì

18

"

h. 10

I termini di presentazione degli emendamenti ai disegni di legge n. 1485 (Decreto-legge n. 68, Responsabilità erariale), n. 104 (Disposizioni in materia di morte medicalmente assistita) e n. 954 (Valore immobile espropriato) saranno stabiliti in relazione ai lavori delle Commissioni.

Nella giornata di giovedì 19 si terranno in Senato alcune iniziative legate alla celebrazione del Giubileo.

Martedì

24

giugno

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno (data e orario da definire)

- Disegno di legge n. 1430 - Conservazione del posto di lavoro per malati oncologici (approvato dalla Camera dei deputati) (dalla sede redigente)

- Ratifiche di accordi internazionali

- Sindacato ispettivo (giovedì 26)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 26, ore 15)

Mercoledì

25

"

h. 10

Giovedì

26

"

h. 10

Martedì

luglio

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge n. 1415 - Economia dello spazio (approvato dalla Camera dei deputati) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 413 e connesso - Produzione e vendita del pane (dalla sede redigente)

- Sindacato ispettivo (giovedì 3)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 3, ore 15)

Mercoledì

2

"

h. 10

Giovedì

3

"

h. 10

Il termine di presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1415 (Economia dello spazio) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.

Martedì

8

luglio

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge n. 409 e connesso - Modifiche agli articoli 468, 565 e 586 del codice civile in materia di successioni

- Disegno di legge n. 1433 - Introduzione del delitto di femminicidio (dalla sede redigente)

- Disegno di legge n. 1055 e connesso - Legge quadro in materia di interporti (approvato dalla Camera dei deputati) (dalla sede redigente)

- Sindacato ispettivo (giovedì 10)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 10, ore 15)

Mercoledì

9

"

h. 10

Giovedì

10

"

h. 10

Il termine di presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 409 e connesso (Modifiche agli articoli 468, 565 e 586 del codice civile in materia di successioni) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.

La settimana dal 14 al 18 luglio sarà riservata ai lavori delle Commissioni, salvo l'eventuale esame di decreti-legge.

Martedì

22

luglio

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge n. 972 e connessi - Riduzione dello spreco alimentare (dalla sede redigente)

- Disegni di legge nn. ... e … - Rendiconto 2024 e Assestamento 2025 (votazioni finali con la presenza del numero legale)

- Sindacato ispettivo (giovedì 24)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 24, ore 15)

Mercoledì

23

"

h. 10

Giovedì

24

"

h. 10

Il termine di presentazione degli emendamenti ai disegni di legge nn. … e … (Rendiconto 2024 e Assestamento 2025) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.

Martedì

29

luglio

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Disegno di legge n. 1184 - Semplificazione attività economiche (collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 1372 - Delega al Governo per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio (voto finale con la presenza del numero legale)

- Sindacato ispettivo (giovedì 31)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 31, ore 15)

Mercoledì

30

"

h. 10

Giovedì

31

"

h. 10

I termini di presentazione degli emendamenti ai disegni di legge n. 1184 (Semplificazione attività economiche) e n. 1372 (Delega al Governo per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio) saranno stabiliti in relazione ai lavori delle Commissioni.

Martedì

5

agosto

h. 16,30

- Eventuale seguito argomenti non conclusi

- Sindacato ispettivo (giovedì 7)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 7, ore 15)

Mercoledì

6

"

h. 10

Giovedì

7

"

h. 10

Mercoledì

6

"

h. 10

Giovedì

7

"

h. 10

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1432

(Decreto-legge n. 36, Disposizioni in materia di cittadinanza)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. …

(Decreto-legge n. 37, Contrasto immigrazione irregolare)

(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1482

(Decreto-legge n. 39, Assicurazione dai rischi da calamità naturali)

(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1445

(Decreto-legge n. 45, Attuazione PNRR e avvio anno scolastico 2025/2026)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione sulle
Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione
sul Piano nazionale di ripresa e resilienza
(Gruppi 3 ore e 30 minuti, incluse dichiarazioni di voto)

Governo

30'

Gruppi 3 ore, di cui:

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. …

(Decreto-legge n. 48, Sicurezza)

(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione sulle
Comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali
sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro

(Gruppi 3 ore e 30 minuti, incluse dichiarazioni di voto)

Governo

30'

Gruppi 3 ore, di cui:

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1467

(Decreto-legge n. 55, Acconti IRPEF)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1479

(Decreto-legge n. 65, Alluvioni e Campi Flegrei)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1485

(Decreto-legge n. 68, Responsabilità erariale)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione sulle
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri
in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025

(Gruppi 3 ore e 30 minuti, incluse dichiarazioni di voto)

Governo

30'

Gruppi 3 ore, di cui:

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1415

(Economia dello spazio)

(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

21'

FI-BP-PPE

19'

Misto

14'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

14'

IV-C-RE

14'

Aut (SVP-PATT, Cb)

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione dei disegni di legge nn. … e …

(Rendiconto 2024 e Assestamento 2025)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1184

(Semplificazione attività economiche)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

34'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

29'

FI-BP-PPE

25'

Misto

18'

Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP)

18'

IV-C-RE

18'

Aut (SVP-PATT, Cb)

17'

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, abbiamo votato contro le modifiche al calendario per diverse ragioni, innanzitutto perché riteniamo inaccettabile che un Ministro della Repubblica di cui viene chiesta la presenza in quest'Aula su un tema incredibilmente importante, perché ha a che fare con la vita dei palestinesi che ogni giorno sono sotto le bombe di Israele, decida di farlo dopo ventidue giorni da quella richiesta. Penso che non sia mai successo nella storia del Parlamento. (Applausi). Evidentemente parlare di Gaza è difficile, perché forse il Governo non sa cosa dire; perché non vuole scontentare gli amici americani, anzi i padroni americani; forse perché non ha il coraggio di venire a dire che lì sono in corso un genocidio e una deportazione.

Abbiamo votato contro questo calendario e anticipo che la proposta di modifica riguarda l'inserimento dell'Atto Senato 1196, come previsto dal Regolamento. Si tratta di una legge di iniziativa popolare che ha superato il terzo mese di presenza in Commissione e che quindi da Regolamento deve essere inserita nel calendario dei lavori dell'Aula anche ove non conclusa la trattazione in Commissione. Tale disegno di legge riguarda il riconoscimento dello Stato di Palestina, primo punto per dare un segnale forte di come, in quel territorio, debbano esserci due popoli e due Stati. (Applausi). Se non se ne riconosce uno dei due, non ci potranno mai essere due popoli e due Stati.

Abbiamo votato contro questo calendario perché ci siamo stufati dell'arroganza della maggioranza. (Applausi). La ricreazione è finita. L'arroganza che porta a mettere in calendario, anche senza che vengano conclusi i lavori in Commissione, una riforma costituzionale fondamentale. Capisco che nel merito si possa essere d'accordo sulla separazione delle carriere dei magistrati e sulla riforma della giustizia. Noi la avversiamo e cerchiamo di mettere in campo gli strumenti che l'opposizione ha, ossia gli emendamenti e la discussione nel merito degli emendamenti, come viene fatto in Commissione in queste ore. Dopodiché, se la Commissione si può convocare soltanto il martedì pomeriggio fino al giovedì mattina, perché non avete voglia di lavorare il martedì mattina, il giovedì pomeriggio, il venerdì, il sabato e la domenica (Applausi), e quindi dovete arrivare in Aula senza il mandato al relatore perché dovete starvene a casa, allora questo… (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Cataldi, venga verso di me. Senatore Cataldi, la dovrei richiamare all'ordine perché non era un fatto occasionale, e credo che il presidente Patuanelli non possa avere concordato una cosa del genere. C'è un minimo. Io l'ho lasciata qualche secondo, ma… Concluda, presidente Patuanelli.

PATUANELLI (M5S). Abbiamo votato contro questo calendario per poter denunciare altre cose: ad esempio, il modo in cui viene silenziata la Commissione di vigilanza RAI con un ricatto della maggioranza. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Lorefice, la richiamo all'ordine. Mi sembrava che, dopo il richiamo al suo collega, avrebbe potuto intuire che doveva desistere. La richiamo all'ordine. Capisco che l'intuizione è difficile, ma insomma…

Prego, presidente Patuanelli.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, posso continuare?

PRESIDENTE. Non dipende da me, chi l'ha disturbata sono suoi colleghi, non certo il Presidente. (Applausi. Commenti).

PATUANELLI (M5S). Le assicuro che non mi sentivo disturbato dai miei colleghi, ma va bene così.

PRESIDENTE. Preciso: chi ha reso necessario disturbarla.

PATUANELLI (M5S). Comprendo la precisazione, signor Presidente, la ringrazio.

Abbiamo votato contro questo calendario dei lavori perché vogliamo denunciare con forza l'arroganza della maggioranza che calendarizza in 1a Commissione l'esame di una norma per far fuori dalla Commissione antimafia un magistrato antimafia (Applausi) che certamente ha un conflitto di interessi, cioè quello contro gli interessi mafiosi, e per questo forse vi dà fastidio in quella Commissione. (Applausi. Commenti). Abbiamo deciso di votare contro questo calendario per poter dire, ad esempio, che in questo Paese fra tre settimane si vota un referendum silenziato totalmente dalle cronache della RAI, servile al vostro potere, che avete voluto lottizzare, non consentendo nemmeno alla Commissione di vigilanza di vigilare su quello che sta succedendo in RAI. (Applausi). Questa cosa noi non la tolleriamo più.

Signor Presidente, ho iniziato il mio intervento dicendo che la ricreazione è finita. Ci accusate di non fare sufficiente opposizione? Benissimo, capirete che forse accusarci di questo è stato un errore. (Applausi. Commenti. Alcuni senatori del Gruppo M5S espongono dei cartelli recanti le scritte: «Referendum oscurato» e «Vigilanza Rai imbavagliata»).

PRESIDENTE. Presidente Patuanelli, affido a lei il compito di richiamare i suoi colleghi. Senatore Lorefice, non voglio procedere disciplinarmente in apertura di seduta, ma la invito, avendola richiamata all'ordine, a non insistere sullo stesso comportamento contrario al Regolamento, la prego veramente. Se vogliamo dare lezioni, dobbiamo cercare di dare anche l'esempio. (Applausi. Commenti).

ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, abbiamo votato contro il calendario dei lavori per più di un motivo, il più macroscopico dei quali è l'assenza del Ministro degli affari esteri. Sa perché è strano, signor Presidente? Perché in passato, il ministro Tajani è stato uno dei più disponibili a venire in Aula e gliene abbiamo dato atto. Adesso sono due mesi che non viene. Davanti ai rivolgimenti che stanno accadendo nello scenario internazionale, con un'iniziativa diplomatica che è partita con la Russia che non vuole arrivare a un negoziato di pace vero - e infatti ha mandato due Vice Ministri all'incontro con l'Ucraina schierata al massimo livello - con quello che sta succedendo in Medio Oriente, con la fine della guerra civile in Siria e soprattutto con quello che sta facendo Netanyahu nella Striscia di Gaza, il ministro Tajani non trova il tempo, fino alla fine di maggio, per venire in quest'Aula. È una mancanza di rispetto assoluta che noi vogliamo stigmatizzare ancora una volta. (Applausi).

È il motivo per cui chiediamo che si calendarizzi subito, nella prima seduta utile, la presenza del Ministro degli affari esteri e il voto della mozione per il riconoscimento della Palestina. (Applausi). Lo stesso Trump ha ormai isolato Israele, ha deciso di aprire un nuovo negoziato direttamente con l'Iran, ha chiuso il confronto con gli Houthi perché preoccupato degli attacchi continui al proprio naviglio commerciale e ha deciso di andare a incontrare i sei Paesi del Golfo, fatto inedito, per la prima volta senza incontrare Israele. Davanti a questo messaggio, il Governo italiano ieri, per la prima volta (vibrata protesta della Presidente del Consiglio), ha detto che forse Netanyahu non sta rispettando i più elementari principi del diritto internazionale. Benvenuta, Meloni, hai aperto gli occhi! (Applausi). Chiediamo quindi che si voti su questo.

Un altro grave motivo della nostra contrarietà - lo dico in maniera pacata, ma netta - è che stiamo vedendo un inedito anche sul versante delle riforme istituzionali, signor Presidente. Non c'è - siamo andati a controllarlo - un precedente nella storia repubblicana in cui si pensi di arrivare in Aula senza mandato al relatore su una riforma costituzionale come quella sulla giustizia. (Applausi).

Voi state creando dei precedenti pericolosi. Quella riforma ha bisogno di tempi ordinari e di essere approfondita e discussa. Non si arriva in maniera blindata, senza possibilità di modificarla. Stiamo parlando dell'equilibrio dei poteri, di ciò che c'è di più delicato; si tratta non solo delle regole del gioco, ma della Costituzione repubblicana e non si scherza.

La nostra preoccupazione è la mancanza di rispetto istituzionale: la Commissione di vigilanza RAI è bloccata da ottobre. Sono state svolte otto sedute in cui non ci si ritrova, nella mancanza più totale di rispetto di una delle istituzioni più delicate in ragione dell'equilibrio dei poteri e per il rapporto con il sistema della comunicazione e, in ultima analisi, con la democrazia.

Non vorremmo che abbiate deciso di aprire una nuova fase, in cui si utilizzano come una clava le riforme istituzionali per coprire mediaticamente l'incapacità di affrontare la questione sociale in questo Paese (Applausi): il tema dei salari e quello della difesa della sanità pubblica (lo abbiamo visto anche ieri). Noi, però, non ve lo permetteremo. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, noi non voteremo a favore del calendario per diverse ragioni.

Quanto alla prima, siamo di fronte a un genocidio da parte di un Primo Ministro che ha la responsabilità di provocare stragi a Gaza. Abbiamo chiesto al ministro Tajani di venire più volte in quest'Aula a discutere la posizione del Governo italiano e perché non interviene per bloccare questo genocidio che è straziante per tutti i cittadini. Basta vedere le foto e le immagini: sta avvenendo una cosa orribile. Addirittura si pensa a una deportazione.

Si tratta di una questione complessa, ma deve essere chiaro che non si può avallare il comportamento di un criminale, che è il Presidente del Governo israeliano (e non degli israeliani), che fa deliberatamente queste cose. In sostanza, fa morire di fame persone inermi perché impedisce addirittura l'ingresso degli aiuti umanitari e gli interventi internazionali. Siamo di fronte a tutte le possibili violazioni e il Ministro è assente. Viene a parlarci, ma magari tra quindici giorni e chissà allora cosa sarà successo. Noi quindi insistiamo su questa richiesta.

Allo stesso tempo, c'è la questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Voi dite che non si può riconoscerlo perché oggi non esiste uno Stato. Il dato vero è che non riconoscere lo Stato di Palestina vuol dire, di fatto, dare in mano a quelli che vengono considerati i terroristi di Hamas la gestione della situazione. Peraltro il Governo americano tratta con Hamas, perché questo è il dato emerso nella liberazione dell'ostaggio di origine statunitense. In sostanza, il Governo italiano sta zitto e non dice niente.

È necessario quindi anticipare questa discussione, che avremmo dovuto fare prima. Anzi, non avremmo neanche dovuto chiederla e lo stesso Governo avrebbe dovuto sentire il bisogno di farla.

Passo al secondo punto. La maggioranza ha un comportamento arrogante e ciò è preoccupante. Decidere di venire in Aula a discutere una riforma costituzionale senza che siano stati conclusi i lavori in Commissione impedisce all'opposizione di svolgere il proprio lavoro ed è gravissimo perché denota un'idea autoritaria di imporre le decisioni da parte della maggioranza. Non c'è bisogno di imporre le decisioni: si possono benissimo discutere, tanto poi avete la maggioranza per approvarle. Qui però c'è un Ministro che ha detto che la riforma che ha fatto non può essere modificata neanche di una virgola.

Allora bisogna assecondare le imposizioni di una persona: questo non è accettabile. Non tolleriamo questo modo di fare.

Mi associo, invece, all'altra questione che veniva posta, quella cioè di far funzionare la Commissione di vigilanza RAI, che ha il compito di favorire l'imparzialità, mentre voi ne impedite il funzionamento.

Per queste e altre ragioni voteremo contro l'impostazione del calendario che ci è stata comunicata dal Presidente.

PAITA (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAITA (IV-C-RE). Signor Presidente, mi rivolgo a lei perché ho apprezzato, nel corso dell'ultima Conferenza dei Capigruppo, la sua azione di stimolo nei confronti del Governo per cercare di far arrivare in tempi rapidi i Ministri la cui presenza è stata richiesta su questioni molto importanti.

Tutti noi abbiamo nella memoria quello che è accaduto il 7 ottobre, ma quello che sta accadendo a Gaza è inaccettabile e Netanyahu ha delle responsabilità enormi, gigantesche, che non possono essere sottaciute. (Applausi). Quindi, con equilibrio, con una visione storica che deve essere sempre equilibrata, non possiamo omettere ciò che sta accadendo dal punto di vista umano in questo frangente della storia.

Ho apprezzato il suo sforzo per cercare di stimolare il Governo, però lei stesso non potrà non rilevare che proprio ieri, nel corso della seduta nella quale noi avevamo chiesto la presenza del ministro Urso, il ministro stesso si è permesso di dire di non essere stato avvisato dalla Conferenza dei Capigruppo; altrettanto gravi, poi, sono le dichiarazioni del ministro Tajani rispetto al fatto che non ha ricevuto la richiesta di partecipare ai lavori dell'Assemblea.

Allora, può anche esserci il riconoscimento del suo lavoro, ma è del tutto evidente che questo Governo sta cercando di sfuggire alle responsabilità che ha (Applausi) e noi abbiamo il dovere di richiamare l'attenzione su questioni fondamentali, come quella di Gaza, come quella riferita al documento economico-finanziario che è stata posta dal collega Boccia nella Conferenza dei Capigruppo. Quello che le abbiamo chiesto innanzitutto è di evitare che le sedute di Giorgetti e di Tajani siano nello stesso giorno, anche per una questione di attenzione. Dopodiché, le voglio riconfermare la richiesta che Italia Viva ieri ha manifestato nella Conferenza dei Capigruppo, perché ci sono questi due grandi temi.

Ce n'è un altro, colleghi, che in queste ore sta prendendo campo e che è sintomatico del clima di mancanza di rispetto dell'opinione pubblica e della diversità di opinioni. Mi riferisco agli attacchi e alle aggressioni che il ministro Giuli sta manifestando nei confronti del mondo dello spettacolo e del mondo del cinema. (Applausi). Giuli si è permesso di rispondere ad attori che, legittimamente e in maniera libera, hanno espresso le loro opinioni; questo sì, colleghi, è un brutto segnale, perché quando si cominciano ad attaccare le forme del libero pensiero si sottende un'idea di democrazia inaccettabile. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Zaffini, senatore De Carlo, lasciate concludere la senatrice Paita. Senatrice, si rivolga alla Presidenza, li ho richiamati.

PAITA (IV-C-RE). Signor Presidente, io mi sono rivolta dall'inizio alla fine alla Presidenza.

PRESIDENTE. Continui in questa ottima scelta.

PAITA (IV-C-RE). Però esigo di poter parlare in quest'Aula con un minimo di rispetto da parte dei colleghi, quale io osservo sempre.

Stavo dicendo che la presenza del ministro Giuli, per quanto riguarda il tema del cinema, dello spettacolo e della libertà di pensiero dei nostri intellettuali è doverosa in quest'Aula. È doverosa, tanto più dopo aver letto affermazioni di una gravità inaudita e che - ripeto - sottendono una visione e un pensiero che secondo me - questo sì - cominciano ad essere un po' pericolosi all'interno di questo Governo.

Pertanto, oltre ad accodarmi alle richieste dei colleghi, noi vorremmo che il ministro Giuli venisse subito a raccontarci cosa intende fare per il mondo della cultura e se intende rispettare la libertà di pensiero e l'azione degli intellettuali, che rendono orgoglioso il nostro Paese nel mondo. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Silenzio, per favore. (Commenti). Senatrice Paita, non l'ho sentito. (Commenti). Ho visto di peggio. (Commenti). Senatrice Paita, la prego. (Commenti). Venga qui a dirmelo. Senatrice Paita, la prego! (Commenti. Proteste).

Credo che lei possa lamentarsi se la senatrice Paita ha parlato di un'assenza di conoscenza (questo vuol dire ignoranza) della materia, ma sapesse quante ne ho sentite di peggiori, anche in questi giorni, anche rivolte alla Presidenza, quindi portate pazienza. (Applausi).

Procediamo dunque all'esame delle proposte di modifica del calendario.

Se abbiamo capito bene, in mezzo alle argomentazioni più varie, naturalmente legittime, le richieste di modifica riguardano, la prima, l'inserimento dell'Atto Senato. 1196, avanzata dal senatore Patuanelli, concernente il disegno di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento della Palestina; la seconda, l'anticipazione dell'informativa del ministro Tajani, avanzata dal senatore Alfieri; infine, l'inserimento di una informativa del ministro Giuli. Non risultano altre richieste di inserimento o di modifica: è corretto?

Devo solo precisare che non è potestà dell'Assemblea scegliere la data in cui un Ministro debba venire. Mi sono permesso quindi di inserire, come richiesta, l'anticipazione di una informativa, senza una data precisa, che non potremmo noi indicare; spero sia considerato corretto.

BALBONI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, mi consenta, come Presidente della Commissione affari costituzionali, di rispondere al presidente Patuanelli. Ritengo offensiva, non per me, ma per tutti i componenti della Commissione che rappresento, la sua affermazione secondo la quale noi non avremmo voglia di lavorare. È esattamente il contrario, senatore Patuanelli. (Applausi).

La mia Commissione è quella che lavora più di tutte. Le do una notizia, senatore Patuanelli: chi si lamenta che lavoriamo troppo sono i suoi colleghi di opposizione. Se vuole le faccio i nomi e i cognomi di coloro che non vogliono che ci riuniamo di lunedì perché devono stare sul territorio, che non vogliono che ci riuniamo alla sera perché alle 21 sono troppo stanchi, che non vogliono che ci riuniamo il venerdì perché hanno impegni di partito. (Applausi).

Quelli che non vogliono mai riunirsi sono i suoi colleghi di opposizione. Se vuole le faccio i nomi e i cognomi, compresi alcuni del suo Gruppo. (Applausi. Commenti).

Bugiardo, lei è un bugiardo! Guardi i verbali! (Vivaci commenti).

PRESIDENTE. Allora, una dice ignorante, lui dice bugiardo. Colleghi, cerchiamo - da un lato - di usare termini accettabili e - dall'altro lato - di non alzare alti lai per ogni parola che non è graditissima.

Prego, senatore Balboni, prosegua pure.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, in relazione alla riforma delle carriere della magistratura, il provvedimento, del quale io sono anche relatore, è stato incardinato il 29 gennaio: oltre quaranta audizioni; oltre sessanta interventi in discussione generale; oltre 170 interventi in sede di illustrazione degli emendamenti; decine e decine di interventi su ogni emendamento, tutti o quasi ostruzionistici, nei quali ogni esponente dell'opposizione - come è suo diritto - parla per cinque minuti. Abbiamo tenuto oltre trentacinque sedute.

Quindi, signor Presidente, lei capisce che dire che non abbiamo voglia di lavorare è un'affermazione che non posso accettare. Dopodiché, l'opposizione ha ottenuto esattamente ciò che voleva. È chiaro che, di questo passo, noi avremmo concluso l'esame del provvedimento a dicembre. Fate i conti del risultato che si ottiene intervenendo venti minuti per ogni emendamento per mille emendamenti.

L'opposizione voleva esattamente che venissimo in Aula senza relatore, per denunciare il fatto che veniamo in Aula senza relatore. Ma il gioco è troppo sporco perché chiunque abbia un minimo di buonsenso non lo comprenda, cari colleghi.

È stato poi richiamato il fatto che noi, in 1ª Commissione, ieri sera abbiamo incardinato, su richiesta di Fratelli d'Italia, un disegno di legge per sancire un principio che dovrebbe essere elementare, cioè che chi è in conflitto di interessi non deve partecipare a una seduta nella quale è in conflitto di interessi. Ebbene, che serva una legge per sancire questo la dice lunga su come pensano e interpretano il proprio ruolo certi colleghi di opposizione.

Per queste ragioni, signor Presidente e colleghi, anticipo che il Gruppo Fratelli d'Italia voterà contro le proposte di modifica del calendario, facendo presente sommessamente che: il giorno 28 maggio, fra poco più di dieci giorni, la presenza del ministro Tajani è già prevista in Aula; che il 7 maggio è venuta Giorgia Meloni; che il 14 maggio è venuto Adolfo Urso; che il 22 maggio verrà il ministro Foti; che il 28 maggio, insieme al ministro Tajani, verrà in Aula il ministro Giorgetti e che, agli inizi di giugno, verrà anche il ministro Calderone. Credo che mai tanti Ministri siano venuti in Aula come in questo periodo. (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, io ho chiesto prima chi volesse parlare, perché la regola è che parlano prima i proponenti delle modifiche e dopo chi non ha avanzato proposte di modifica. Tuttavia, il Regolamento consente a un esponente per Gruppo di parlare in dichiarazione di voto.

Quindi, vi prego di indicare subito alla Presidenza chi per ogni Gruppo e se qualcuno per ogni Gruppo intende parlare.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, preliminarmente, prima di esprimere la dichiarazione di voto sul calendario, io ho chiesto di intervenire anche in qualità di Capogruppo in 1ª Commissione a seguito dell'intervento del presidente Balboni. Va infatti ristabilita la verità oggettiva, che non risiede, purtroppo, nelle parole del presidente Balboni. Mi dispiace, ma la verità è un'altra.

La 1a Commissione è affogata da una serie di provvedimenti che le vengono trasmessi anche quando non avrebbero motivo di arrivare da noi, come il milleproroghe. (Applausi). La 1a Commissione che si occupa del milleproroghe mi pare abbastanza anomalo. Quindi, è una Commissione che si riunisce sistematicamente almeno tre volte al giorno. Noi ci vediamo la mattina prima dei lavori dell'Aula, nell'interruzione dei lavori d'Aula…

PRESIDENTE. Senatrice Musolino, mi scusi se la interrompo. Siccome ha chiamato in causa la Presidenza, che è quella che assegna i provvedimenti, le comunico che il milleproroghe da settant'anni viene assegnato sempre alla 1a Commissione. Lei non c'era perché è giovanissima, ma le assicuro che ciò avviene da settant'anni. E questo ha chiamato in causa me, quindi posso… (Commenti). Si accomodi, si accomodi, la richiamo all'ordine, la richiamo all'ordine, la richiamo all'ordine. Ho semplicemente dato una notizia che riguarda il compito della Presidenza. (Commenti). Prosegua. Si accomodi lei, si accomodi con la manina, si accomodi. (Commenti). Ma va!

MUSOLINO (IV-C-RE). Presidente, ne prendo atto; però allora l'anno scorso lei è andato in deroga alle sue stesse norme e l'ha assegnato alla 6a Commissione, perché l'abbiamo seguito in quella sede. Evidentemente c'è qualcosa di strano ogni tanto. Ma, per carità, è nella piena autonomia dei poteri della Presidenza.

Ma ciò non toglie che, ancora prima di avere in discussione la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, abbiamo impiegato all'incirca cinque mesi per discutere sul disegno di legge sicurezza. Ci siamo riuniti in congiunta con la 2a Commissione giustizia, anche in quella sede la mattina, il pomeriggio e la sera, per numerosi mesi, e poi l'avete sfilato dai lavori parlamentari e l'avete trasformato in un decreto-legge. (Applausi).

Sicché la verità non è quella che dice il presidente Balboni, mi dispiace. (Applausi). La verità è un'altra: la Commissione lavora sul lavoro ordinario, lavora sulle riforme costituzionali, lavora su tutti i provvedimenti che ci vengono trasmessi e poi, se lamentarsi dei lavori della Commissione serve semplicemente a dire che le opposizioni non possono presentare gli emendamenti nel numero e nella misura che ritengono di dover presentare, perché questo comporta ovviamente la necessità di un tempo sufficiente a esaminarli e a votarli, allora mi dispiace, non ci stiamo, questa non è democrazia.

Vi dovete abituare al confronto democratico, che voi cercate sistematicamente di silenziare, trasformando i testi in decreti-legge, togliendo anche la possibilità del voto finale e imponendo la fiducia, addirittura togliendo un disegno di legge e trasformandolo in decreto-legge. La ringrazio, Presidente, per l'apprezzamento. Ma ciò non toglie che, alla fine, il lavoro parlamentare è questo. E allora, se avete urgenza di fare le riforme, mettetevi d'accordo e fatele con il senso compiuto, non sottraendo al Parlamento i suoi tempi.

Poi, presidente Balboni, mi dispiace che lei ci attacchi personalmente. Sa perché? Rendo nota, Presidente, una circostanza avvenuta ieri. Io esprimo e rappresento il mio Gruppo, Italia Viva, e sono l'unica componente della 1a Commissione. Noi siamo appena otto, di fatto sette, per cui è difficile che possiamo sostituirci fra di noi. Ognuno di noi segue le proprie Commissioni. (Commenti). Ma ieri, cari colleghi di Fratelli d'Italia, tutti i commissari della 1a Commissione di Fratelli d'Italia si sono fatti sostituire nella seduta serale. (Applausi). Allora chi è che non vuole lavorare? Io che prendo parte a tutte le sedute? Il PD, che è presente in tutte le sedute? Ovviamente con l'eccezione del Presidente, che era presente, tutti i Fratelli d'Italia non c'erano. Che le sedute siano gravose è sicuramente vero. Ma che non ci sia voglia di lavorare da parte delle opposizioni non risponde assolutamente al vero. Questo per restituire la verità ai fatti. (Applausi).

Dopodiché, Presidente, per quanto riguarda il voto sul calendario, noi apprezziamo le modifiche allo stesso ed esprimiamo voto favorevole sul calendario.

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, io spero che… (Brusio).

PRESIDENTE. Vi pregherei… Senatore Sisler si accomodi, grazie. Senatore Menia, non faccia lo spiritoso. Prego, senatore Giorgis.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, io intervengo sperando che lei riesca a ricondurre il confronto parlamentare dentro i binari delle regole della democrazia parlamentare.

Si può ed è normale avere opinioni diverse sul merito, ma sulle procedure, sui limiti che le procedure pongono alla maggioranza bisognerebbe poter trovare in lei, come nel Presidente della Commissione, una garanzia. Noi questo pensiamo che debbano fare il Presidente del Senato e il Presidente di ogni Commissione: garantire non tanto e non solo la maggioranza, ma il corretto svolgimento dei lavori e le prerogative delle opposizioni. Questo devono fare i Presidenti. (Applausi). Siccome ho fiducia in lei come nel Presidente della Commissione, spero che questo momento di confronto ci aiuti a non ripetere nei giorni che verranno alcune situazioni non particolarmente edificanti. Mi riferisco a questo aspetto, Presidente: noi in Commissione ci siamo riuniti per un numero di ore senza dubbio significativo. Non c'è stata seduta nell'ultimo anno e mezzo che non abbia visto i componenti della Commissione affari costituzionali iniziare i lavori al mattino alle ore 9 e il mercoledì alle ore 8,30, e terminarli il martedì e il mercoledì mai prima delle ore 21,30-22.

Mi lasci finire, signor Presidente. Nessuno ha mai detto che non lavoriamo: lavoriamo tanto. Ascolti quello che sto dicendo, signor Presidente, per favore. Il tema è troppo serio per essere ridotto a una polemica tra una forza politica e l'altra. Se guardiamo i resoconti sommari - è tutto agli atti - chiunque abbia voglia di ricostruire l'andamento dei lavori in Commissione lo può fare. Ci sono i resoconti sommari che danno atto di chi è intervenuto, di chi ha preso la parola, di chi ha cercato di argomentare e danno anche atto di chi è rimasto in silenzio su tutte le principali riforme. I componenti della Commissione sanno quante sedute e quante ore di monologhi delle opposizioni ci sono state sul disegno di legge sicurezza poi diventato decreto-legge, sulla riforma dell'autonomia differenziata (Applausi), sulla riforma del premierato. È agli atti. Abbiamo sempre cercato di argomentare nel merito, perché noi continuiamo ad avere fiducia nella forza degli argomenti. Questo è il Parlamento: un luogo dove deve trovare un qualche spazio la forza dell'argomento.

Signor Presidente, ci troviamo adesso di fronte a un inedito nella storia repubblicana, ossia una riforma costituzionale che il Governo presenta in Aula come una riforma blindata, senza neanche dissimulare un barlume di rispetto verso il Parlamento. Il ministro Nordio si è presentato in Aula e per due volte ha ripetuto che quella riforma costituzionale, che incide in maniera pesante sull'organizzazione della magistratura, non è modificabile dal Parlamento. (Applausi). Signor Presidente, questo è un fatto gravissimo. È un fatto gravissimo non solo e non tanto per le opposizioni, ma per la nostra democrazia parlamentare. Non solo le leggi, ma a maggior ragione le riforme costituzionali le deve fare il Parlamento. Il Parlamento deve essere sovrano nell'approvare le riforme costituzionali. Un Ministro si presenta in Aula e dice che non è modificabile. È un'affermazione gravissima, perché non c'è neanche un tentativo di fingere un ossequio alle prerogative del Parlamento. C'è l'arroganza politica di una maggioranza che dice: io sono maggioranza e, quindi, faccio quello che voglio. Ma non è così, signor Presidente. Lei, Presidente, come il presidente Balboni, deve garantire che la maggioranza non possa fare quello che vuole.

Concludo dicendo che abbiamo una riforma costituzionale non modificabile. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo presentato emendamenti e abbiamo cercato - come è agli atti - di argomentare nel merito ogni emendamento. Non è un decreto-legge, non scade.

Lo sapete, onorevoli colleghi, che le riforme costituzionali non hanno tempi di conversione imposti: dovrebbero essere invece il luogo del confronto.

PRESIDENTE. Si avvii a concludere, prego.

GIORGIS (PD-IDP). Di fronte a una Commissione che è giunta a trattare, al momento, gli emendamenti all'articolo 2, arrivando quasi alla metà degli emendamenti all'articolo 3, come può una maggioranza fissare un termine di chiusura, senza consentire alla Commissione di completare l'iter e alle opposizioni di esprimere i propri argomenti su tutti gli emendamenti che hanno presentato?

Signor Presidente, è un precedente gravissimo il fatto che la riforma sia blindata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIS (PD-IDP). È un precedente gravissimo che venga fissata la tagliola.

Io le chiedo di intervenire e di garantire proprio adesso, oggi, non fissando un termine per la conclusione dei lavori in Commissione, le prerogative di tutti i senatori, non solo dell'opposizione, invitando magari anche i senatori di maggioranza a spendere qualche parola a difesa della riforma. (Applausi).

PRESIDENTE. Mi consentirà poi di dire qualcosa in proposito, visto che ha rivolto un appello a me.

PIRRO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRRO (M5S). Signor Presidente, intervengo per argomentare le motivazioni del nostro voto favorevole alla proposta di modifica del calendario, perché riteniamo inaccettabile che una riforma così importante come una riforma costituzionale possa arrivare in quest'Aula senza mandato al relatore, cosa che non era mai successa prima nella storia di questo Parlamento. Purtroppo, però, in questi anni, che non finiranno mai troppo presto, di vostro Governo, ci state abituando a cose mai successe prima e non certo in positivo. Non tocca certo a me spiegare meglio quello che ha detto il Presidente del mio Gruppo, ma non ha mai detto che la Commissione non lavora, perché è sotto gli occhi di tutti che la 1a Commissione sta lavorando intensamente: ha detto solo che lavora dal martedì al giovedì. (Commenti). Gradirei non essere interrotta.

È vero che il presidente Balboni è sempre disponibile a un confronto. Ciò non toglie che, di fronte all'interesse superiore di rispettare la democrazia e la nostra Carta costituzionale, che deve essere sempre il faro che illumina il lavoro di tutti noi - ma evidentemente per qualcuno è un faro e per qualcuno è una lampadina da spegnere - il Presidente di Commissione avrebbe potuto interloquire su questo specifico problema con i partiti di opposizione e trovare una soluzione che poteva anche riguardare ulteriori convocazioni nelle giornate di lunedì e venerdì. A quanto mi consta, però, tale tentativo non è stato neanche esperito, perché voi siete usi, purtroppo, signor Presidente, troppo spesso decidere in maniera autoritaria e senza consultare chi sta dall'altra parte. Queste sono le vostre abitudini.

Ritengo che questo sia inaccettabile. Come è inaccettabile che di fronte al genocidio in corso a Gaza non si muova un dito da parte del Governo e della maggioranza e che il Ministro degli esteri non ritenga di trovare un momento per venire a confrontarsi in Parlamento prima di tre settimane. È vero che non possiamo imporre una data, ma credo che avremmo potuto attuare una moral suasion nei confronti del Vice Presidente del Consiglio, nonché Ministro degli esteri, affinché trovasse il tempo prima di tre settimane per parlare di bambini che muoiono ogni giorno sotto le bombe del criminale Netanyahu. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Senatore Magni, ne ha fatto richiesta? Vuole fare una dichiarazione di voto? Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, capisco che fa fatica a guardare a sinistra, ma qualche volta se guarda anche me vedrà quando alzo la mano.

Non voglio ripetere le cose, anche perché concordo molto con la ricostruzione e con la proposta del senatore Giorgis. Io non sono membro della 1ª Commissione, alle cui sedute alcune volte partecipo. La senatrice Musolino diceva che sono in pochi, noi siamo addirittura in tre ed è complicato sostituirsi. Io sostituisco gli altri in molte realtà. Al di là delle battute, il problema è che noi abbiamo dimostrato e dichiarato che sul disegno di legge sicurezza avevamo deciso di fare ostruzionismo, che è una giusta e sacrosanta possibilità che l'opposizione ha. Di fronte a un disegno di legge per noi inaccettabile, abbiamo usato le norme democratiche per fare la nostra battaglia. La discussione di quel disegno di legge era calendarizzata in Assemblea, ma è stato trasformato in decreto-legge, e così è iniziato nuovamente l'iter legislativo.

Le scelte che fate sono tutte di natura politica. Non è una motivazione tecnica o giuridica per accelerare; qui qualcuno ha deciso che bisognava fare così e sta imponendo alla maggioranza di muoversi in questa direzione. Trattandosi di un disegno di legge, che per di più modifica una norma costituzionale, sarebbero opportuni non solo un confronto di reciproco e una comprensione tra maggioranza e opposizione, ma anche la possibilità di finire l'iter in Commissione.

Questa è la richiesta esplicita che sottoscrivo e, visto che lei ha detto che risponderà, ascolterò attentamente la sua risposta.

PRESIDENTE. Siamo in dichiarazione di voto, come lei sa. Al termine degli interventi che propongono le modifiche, ho letto le modifiche richieste chiedendo se ce n'erano altre.

Le tre richieste avanzate sono l'inserimento dell'atto richiesto dal senatore Patuanelli sulla Palestina, l'anticipazione dell'informativa del ministro Tajani a una data anteriore a quella da lui fissata, l'inserimento di un'informativa del ministro Giuli. Ho avuto critiche su altri argomenti, ma non una proposta di modifica. Così mi dicono anche gli Uffici.

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, desidero intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Su questi temi, al di là dell'aspetto tecnico, che le assicuro essere questo, se c'è da voi un ripensamento sarebbe fuori tempo massimo, ma le concedo l'occasione di spiegarmelo.

Ha facoltà di parlare.

GIORGIS (PD-IDP). Presidente, nel calendario che quest'Assemblea si accinge a votare è espressamente prevista la calendarizzazione in Aula della riforma costituzionale?

PRESIDENTE. Certo.

GIORGIS (PD-IDP). Allora la richiesta che le faccio è che quella calendarizzazione venga espunta dall'approvazione.

PRESIDENTE. È una richiesta che comprendo. Le devo dire la verità: mi sono meravigliato che, nel momento in cui avete proposto le modifiche, questa modifica non fosse stata esplicitata. A me interessa però la sostanza e non la forma. Questo però riapre la possibilità per qualcuno della maggioranza di intervenire sul tema, se vuole.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ieri ho partecipato, come altri colleghi, alla Conferenza dei Capigruppo.

Avevo fatto una proposta. Non ripeto l'elenco fatto puntualmente dal senatore Balboni nelle sedute sulla riforma costituzionale, per non dimenticare l'esame lungo e prolungato, per molti mesi, alla Camera. Io avevo proposto di portare al voto la riforma costituzionale entro il 28 maggio. Lei ha fatto la proposta conclusiva di portare l'11 giugno questo tema e il 17 giugno un altro tema molto importante che deve arrivare alla decisione del Parlamento, quello sul fine vita, sul quale è al lavoro un Comitato ristretto che sta facendo un lavoro faticoso e difficile da molte legislature.

Io alla fine - come lei ricorderà, ma qui ci sono gli Uffici e altri colleghi - ho acceduto a una proposta del Presidente, per rispetto alla Presidenza - l'ho detto varie volte - pur volendo fare il 28 maggio. Lei ha proposto l'11 giugno. A questo punto ho detto anche ieri che accedevo a una proposta complessiva nello spirito di una condivisione, nel momento in cui legittimamente dei Gruppi, che l'avevano già manifestato ieri, ritengono che la data dell'11 giugno non sia valida e si debba votare.

Io ritengo di avanzare la proposta che la data del 17 giugno su quel tema delicatissimo, che è all'esame di Commissioni e Comitati ristretti, venga fissata al 15 luglio per dare al Comitato ristretto la possibilità di lavorare, però mettendo la data del 15 luglio anche ove non concluso il lavoro in Commissione, con la proposta che aveva avanzato lei, alla quale avevo acceduto in sede di Capigruppo nello spirito di una condivisione generale. Ho anche detto che la mia posizione era collegata a un'accettazione del tutto unanime.

Siccome legittimamente stiamo discutendo il calendario, di fronte al chiarimento da lei fatto, che per la verità dal dibattito mi era apparso, ma non era stata formalizzata la richiesta, richiedo che si vada sul tema del fine vita al 15 luglio e non al 17 giugno, anche se non concluso l'esame in Commissione.

PRESIDENTE. Voglio ricordare che, fortunatamente, le occasioni in cui discutiamo sul calendario in questa legislatura sono state, rispetto a tutte le precedenti legislature, molto rare e di questo ringrazio i Capigruppo di maggioranza, ma soprattutto di opposizione, che sono quelli che normalmente richiedono la modifica del calendario.

Noi ieri abbiamo tentato di trovare un componimento alle varie esigenze. Da un certo punto di vista ha un senso ed è sicuramente importante dire che una riforma costituzionale dovrebbe arrivare con il mandato al relatore; dall'altro lato, è stato ricordato che sono 1.300 gli emendamenti e che in Commissione stanno lavorando. Si è arrivati - sto raccontando quello che è successo nella Capigruppo - a un tentativo di mediazione, che purtroppo non ha sortito l'effetto sperato.

Per cui noi adesso voteremo le proposte di modifica, ricordando, però, che attiene alla Presidenza cercare di trovare una data giusta per i Ministri quando è richiesto loro di intervenire in Aula. Comunque, in trenta giorni, non per difendere il Governo, ma per dire che noi abbiamo fatto un lavoro, sono venuti o verranno la premier Meloni, i ministri Urso, Foti, Calderone, Giorgetti, Tajani e probabilmente anche Giuli. Credo che non sia fuori dal range degli altri anni - anzi - una presenza così ravvicinata di tanti Ministri. È funzionale ai momenti che viviamo, per cui non stanno facendo di più del loro lavoro, ma è giusto che si sappia che i Presidenti dei Gruppi di maggioranza e opposizione su questo, anche grazie al ruolo della Presidenza, stanno facendo il loro lavoro.

Procediamo dunque alla votazione delle proposte di modifica del calendario.

Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Patuanelli, volta a inserire l'esame dell'Atto Senato 1196.

Non è approvata.

La seconda proposta di modifica riguarda l'anticipazione dell'informativa del ministro Tajani. Se venisse approvata, pregherei il Ministro dei rapporti con il Parlamento di rappresentare al ministro Tajani che il Parlamento insiste perché venga prima del 28 maggio.

Metto quindi ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Alfieri, volta a sollecitare un'anticipazione dell'informativa del ministro Tajani.

Non è approvata.

Mi corre l'obbligo di dire che il ministro Tajani ha comunicato di non poter anticipare di una settimana la sua presenza perché impegnato in Messico, altrimenti avrebbe acceduto alla richiesta. Ho volutamente fatto la precisazione dopo la votazione, e non prima.

La terza votazione riguarda la richiesta di inserimento di un'informativa del ministro Giuli, che, per la verità, è arrivata ieri per la prima volta. Non abbiamo quindi un no da parte del Ministro, però non è vietato chiedere di inserirla, in attesa che il Ministro indichi la data.

Metto quindi ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dalla senatrice Paita, volta a inserire un'informativa del ministro Giuli.

Non è approvata.

Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Giorgis, volta a eliminare l'indicazione della data dell'esame del disegno di legge costituzionale sulla giustizia.

Non è approvata.

In proposito voglio ricordare che oggi - come sanno i Presidenti dei Gruppi - ho invitato i Presidenti di Commissione a un incontro con la Presidenza per verificare la possibilità di un surplus di impegno. Credo che le Commissioni lavorino, e anche molto, ma a volte c'è bisogno di un surplus di impegno. Ho avanzato questa richiesta perché - e questo non è stato considerato, ma lo dico a votazione avvenuta - la riforma della giustizia non si esaminerà domani, ma quasi fra un mese, fra venticinque giorni. In quei venticinque giorni, se c'è - e la mia moral suasion è rivolta a tutti - un surplus di impegno della Commissione e se c'è la volontà dell'opposizione di fare in modo di esaurire in quel lasso di tempo l'esame dei restanti emendamenti (in totale erano 1.300) che non sono un numero marginale, auspico che si arrivi a quella data avendo concluso il lavoro in Commissione. Se fossimo, poi, a un metro dal traguardo, si potrà sempre rivalutare la data della votazione. Ma, se non c'è questo sforzo corale, io dovrò accettare quello che correttamente (nel senso del rispetto delle regole) viene espresso dall'Assemblea, e cioè la definizione di una data. Abbiamo un mese per dare la prova che vogliamo arrivare, maggioranza e opposizione, alla chiusura del lavoro in Commissione in tempi utili per portare il provvedimento all'esame dell'Assemblea.

Passiamo infine alla richiesta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Gasparri, volta a spostare l'esame del disegno di legge sulla morte medicalmente assistita al 13 luglio, anziché alla data, da me proposta, del 17 giugno, anche ove non conclusi i lavori della Commissione, esattamente come aveva chiesto l'opposizione.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, troviamo molto grave che il presidente Gasparri utilizzi un tema così delicato, verso il quale c'è una grandissima sensibilità nel Paese, come merce di scambio parlamentare. (Applausi).

Signor Presidente, dico al presidente Gasparri che ciò non è accettabile. E non è accettabile nemmeno dal punto di vista regolamentare perché - come lei sa - quel disegno di legge è stato presentato con la firma delle senatrici e dei senatori di tutti i Gruppi di opposizione, che costituiscono ben oltre un terzo dell'Assemblea.

Presidente Gasparri, da Regolamento, e non perché lo chiede il Gruppo Partito Democratico o qualsiasi altro Gruppo di opposizione, noi saremmo nella condizione di andare in Aula tre mesi dopo senza mandato al relatore. Non lo abbiamo chiesto, signor Presidente, perché ci siamo fidati della sua mediazione, nella quale ancora crediamo, e perché - come testimoniano anche i colleghi e le colleghe di maggioranza - un Gruppo che non ha prodotto nulla avrebbe dovuto dare un contributo rispetto al testo presentato dal senatore Bazoli per provare a costruire un campo comune.

Dopo nove mesi, possiamo dire che questa condizione non si è verificata? Ecco perché avevamo chiesto per ben tre volte, nelle ultime tre Conferenze dei Presidenti di Gruppo, di arrivare in Aula indipendentemente dalla conclusione dei lavori della Commissione, che non era dovuto. È diverso.

Mentre c'è una prassi consolidata e chiara sulla riforma costituzionale e non è un caso che non sia mai avvenuto quello che voi chiedete che avvenga, e cioè di arrivare in Aula senza mandato al relatore con una riforma costituzionale imposta dal Governo al Parlamento e senza che sia avvenuta una sola modifica, sul fine vita mettetevi la mano sulla coscienza, se ce n'è ancora una! Mettetevi la mano sul cuore, se ce n'è ancora uno! Ce lo chiede il Paese! (Applausi).

Il nostro Paese è in grave ritardo, anche per la Consulta. (Commenti). Forse non il suo, collega, ma le garantisco che ce n'è uno!

PRESIDENTE. Senatore Boccia, la invito a rivolgersi alla Presidenza. Siamo tutti interpreti del Paese, per Costituzione.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, non mi pare, se le cose vanno in questo modo.

Io le chiedo di far rispettare il Regolamento del Senato. Noi pretendiamo di andare in Aula senza mandato al relatore, non perché lo dice un Gruppo parlamentare di opposizione, ma perché lo dice il Regolamento. Se poi il Regolamento è diventato carta straccia, ne prendiamo atto. Significa che qui non ci sono più le regole di rispetto reciproco che ha richiamato il senatore Giorgis. Colleghe e colleghi, è dovere di tutti rispettare un perimetro dal quale poi non si esce. Se non lo rispettiamo più, il rischio è che non ci si ritrovi più.

Presidente Gasparri, le chiedo di fare uno sforzo serio di mediazione e di ritirare la sua proposta. Altrimenti, signor Presidente, devo chiederle di intervenire e di far rispettare il Regolamento. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Boccia, la sua richiesta può essere rivolta non a me, ma al presidente Gasparri.

Sul suo richiamo al Regolamento, avendo ascoltato e apprezzato il suo accorato intervento, voglio però ricordarle che l'articolo 55, al comma 5, stabilisce che il Presidente ha il dovere di incardinare, ma che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari - quindi non il Presidente, ma la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari - fissa inoltre la data entro cui i disegni di legge, gli atti di indirizzo e gli atti di sindacato ispettivo, sottoscritti da almeno un terzo dei senatori - è il caso che lei citava - e inseriti nel programma dei lavori ai sensi dell'articolo 53, comma 3 - quello spetta al Presidente - debbono essere posti in votazione o svolti.

Intendo dire che la Conferenza dei Capigruppo può e deve scegliere la data e che il Presidente deve inserirlo nel programma (cosa che io ho fatto regolarmente). Ciò non toglie che il suo appello a rivedere la proposta sia un appello politico e quindi assolutamente lecito. Al riguardo chiedo al presidente Gasparri.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Confermo la richiesta, con la disponibilità che vada in Aula senza che si sia concluso l'esame in Commissione, quindi con un'ampia disponibilità, visto che c'è un Comitato ristretto che sta saggiamente lavorando. (Commenti).

PRESIDENTE. Cioè, presidente Gasparri, c'è un'attività di mediazione in corso.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Lei oggi ha detto che solleciterà tutte le Commissioni. Confido anche nell'autorevolezza del suo richiamo.

PRESIDENTE. Va bene, quindi è solo uno spazio in più per tentare un testo comune. Speriamo, me lo auguro seriamente, perché - su questo credo che tutti concordiamo - il tema del fine vita è un tema su cui la Presidenza auspica da tempo, in Conferenza dei Capigruppo (lo sapete), un incontro tra maggioranza e opposizione, trattandosi di un tema particolarmente sentito e delicato.

Purtuttavia, mettiamo in votazione quest'ultimo punto proposto dal senatore Gasparri quindi al 13 luglio, salvo modifiche, perché tutto quello che noi decidiamo oggi come date può essere posticipato, ma anche anticipato, in una successiva Conferenza dei Capigruppo.

Metto ai voti la proposta presentata dal senatore Gasparri.

È approvata.

Per precisione, mi dice l'ottimo segretario generale dottor Toniato che la proposta, così ci è stata formulata, si riferisce alla settimana del 14 luglio. È chiaro? Bene. Resta quindi confermato il resto del calendario.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1432) Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Relazione orale)(ore 11,22)

Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1432.

Presidenza del vice presidente RONZULLI (ore 11,23)

Ricordo che nella seduta di ieri il relatore ha svolto la relazione orale, è stata respinta una questione pregiudiziale e ha avuto luogo la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

LISEI, relatore. Signor Presidente, prima di tutto vorrei ringraziare tutti i colleghi, perché credo che su questo decreto-legge sia stato fatto un grande lavoro. Non per tornare a quanto è stato affermato nella discussione precedente, ma credo che tutti i membri della Commissione dovrebbero essere orgogliosi del lavoro che stiamo facendo e che abbiamo fatto su tutti i provvedimenti; parlare di poco lavoro, francamente, è secondo me offensivo nei confronti di tutti i componenti della 1a Commissione.

Lo dico perché su questo provvedimento, sul quale siamo stati diverse ore, anche rispetto agli interventi che ho ascoltato in Aula, abbiamo in realtà approvato all'unanimità in Commissione la gran parte degli emendamenti, tranne uno.

Ripeto, tutte le modifiche che abbiamo fatto in Commissione sono state approvate all'unanimità, segno del fatto che il lavoro in quella sede è stato proficuo e che gli interventi che la Commissione ha svolto su questo decreto-legge sono migliorativi del testo.

Lo dico anche perché, rispetto agli interventi che ho sentito, mi dispiace che non ci sia stata una premessa doverosa sulle ragioni per le quali questo testo nasce. Forse questo intervento normativo da parte del Governo nasce con ritardo rispetto a una situazione che era fortemente degenerata. Lo dico anche in risposta a chi ha paventato che non ci fossero ragioni di urgenza. Parliamo della possibilità che l'Italia, con il testo previgente, avesse più cittadini all'estero che cittadini residenti in Italia, perché, secondo le stime, i potenziali cittadini all'estero sono 60 milioni. Come è stato rilevato da tutti gli auditi, abbiamo gli uffici comunali intasati e le ambasciate intasate. Lo dico soprattutto a chi forse non ha partecipato ai lavori di Commissione: il problema non è organizzativo, come ho sentito dire, ma di democrazia. Avere milioni e milioni di italiani all'estero che partecipano al quorum anche delle elezioni nelle quali c'è un quorum presenta evidentemente il rischio di un vulnus democratico. I presupposti di urgenza sono evidentemente quelli di porre fine non a un diritto (nessuno mette in discussione che ci sia un diritto ad avere la cittadinanza), ma all'abuso di chi usa quel diritto per farsi i fatti propri. (Applausi). Questo è il problema dell'abuso della cittadinanza. Noi vogliamo gli ambasciatori italiani all'estero, ma non vogliamo gli scrocconi all'estero (Applausi), ossia quelli che prendono la cittadinanza per proprio comodo, per andarsene in giro, ma che non hanno manifestato mai negli anni alcun legame con l'Italia. Diciamolo che sono tanti. Vogliamo porre fine anche a tutto quel sistema di truffe che è nato attorno alle cittadinanze: questo è il cuore del provvedimento che ha emanato il Governo.

Questo è anche il cuore degli emendamenti che abbiamo votato assieme all'unanimità, che sono finalizzati a disciplinare come quel diritto vada esercitato. Nessuno vuole negare il diritto di essere cittadino italiano a chi ama la nostra Patria, a chi ama la nostra Nazione, a chi ha legami con il nostro territorio, a chi va all'estero con il grembiule "I love Barilla", come diceva il senatore Giacobbe. A quelle persone noi siamo grati, perché ovviamente all'estero promuovono il made in Italy e promuovono l'Italia. È altrettanto chiaro che ogni diritto deve essere esercitato all'interno di un contesto normativo, e il contesto normativo precedente non era sostenibile per la nostra democrazia. Gli emendamenti che abbiamo approvato vanno nella direzione di premiare il legame con il territorio. La modifica riguardante il nato in Italia e l'essere esclusivamente cittadino italiano va in questa direzione. Mentre la nascita è un fatto accidentale nella vita (posso essere all'estero per motivi di lavoro e mio figlio nasce all'estero), l'aver scelto di avere esclusivamente la cittadinanza italiana è evidentemente una scelta che premia l'attaccamento all'Italia.

Nella stessa direzione vanno anche gli altri emendamenti. Qui ho sentito ribadire dei problemi che erano in realtà presenti nel testo previgente, ovvero la possibilità di non riconoscere un fratello, ossia che un fratello non avesse la cittadinanza mentre l'altro fratello sì. Un emendamento su questo è intervenuto in maniera molto precisa concedendo la possibilità e un termine di un anno per chiedere il riconoscimento e riaprendo per quelli già nati il termine fino al 31 maggio 2026.

Questo proprio per cercare, evidentemente, di sanare situazioni di difformità che tutta la Commissione e anche lo stesso Governo hanno ritenuto non fosse giusto perpetrare.

Questo provvedimento, quindi, è stato corretto, credo, in maniera molto puntuale dalla Commissione e tutti gli emendamenti sono stati apprezzati. Comprendo, poi, che qualcuno abbia o avesse la volontà di spostare probabilmente un po' in là il limite e di allargare ulteriormente le maglie, ma, come è stato anticipato, vi saranno ulteriori interventi normativi che andranno a ritagliare e a cucire meglio l'abito della cittadinanza, definendo meglio il diritto di ricevere la cittadinanza per coloro che lo richiedano. Credo, però, che tutti i membri della Commissione abbiano svolto un ottimo lavoro e che il testo che oggi sarà approvato dall'Assemblea sia molto migliorato e che questo sia il frutto di una leale collaborazione istituzionale. (Applausi).

PRESIDENTE. Presidente Lisei, da sportiva, anch'io le faccio i miei complimenti per ieri sera.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

SIRACUSANO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, anche se il relatore Lisei è stato molto esaustivo, intervengo per ringraziare, a nome del Ministro degli affari esteri, i colleghi intervenuti ieri nel corso del dibattito e i colleghi intervenuti in Commissione che, come giustamente diceva il relatore, hanno contribuito al miglioramento di un testo che si affianca ad altri due disegni di legge, che rappresenta e conferma un impegno proficuo da parte del ministro Tajani per rafforzare i servizi e l'assistenza ai nostri connazionali all'estero.

Sarò molto breve, signor Presidente, perché comprendo che su questo tema vi siano sensibilità diverse, ma la realtà, che è quella che in qualche modo ha chiarito anche il relatore prima di me, è che questo testo non è un contenimento, non è una restrizione di diritti acquisiti, ma è in realtà un rafforzamento del vincolo effettivo di appartenenza all'Italia. Si tratta, quindi, di un testo coraggioso, perché interviene dopo trent'anni sulla cittadinanza, mirando a rafforzare il legame con l'Italia e, al di là delle diverse sensibilità, credo che su questo tutti dobbiamo convergere, perché è chiaro che la cittadinanza deve essere un legame profondo voluto e non può essere utilizzata strumentalmente per scopi diversi da quelli che tutti noi qui vogliamo raggiungere.

Ringrazio pertanto nuovamente, a nome del Governo e del ministro Tajani, tutti i senatori che hanno contribuito a migliorare il testo e mi auguro che anche nel corso del dibattito odierno vi possa essere una discussione ulteriormente proficua. (Applausi).

PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

La Presidenza, conformemente a quanto stabilito nel corso dell'esame in sede referente, dichiara improponibili, ai sensi dell'articolo 97, comma 1, del Regolamento, per estraneità di materia rispetto ai contenuti del decreto-legge, gli emendamenti 1.100, 1.90, 1-ter.0.100, 1-ter.0.101, 1-ter.0.102, 1-ter.0.103, 1-ter.0.104 e 1-ter.0.106.

Passiamo all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge, nel testo proposto dalla Commissione.

Procediamo all'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno riferiti all'articolo 1 del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.

GIACOBBE (PD-IDP). Signor Presidente, credo nell'animo umano e nelle dichiarazioni anche dei colleghi dei partiti di maggioranza, secondo cui si vuole tentare di migliorare il testo e di capire.

Ma ci rendiamo conto che in effetti stiamo spezzando la catena? Ci rendiamo conto che queste norme, anche se concepite in buona fede, non permetteranno la cittadinanza dopo la prima generazione e quindi andremo verso una decimazione dei cittadini italiani residenti nel mondo? Noi parliamo di cittadini italiani che hanno lasciato l'Italia decine di anni fa e che hanno contribuito, come ci veniva ricordato ieri in discussione generale, anche al successo e allo sviluppo dell'Italia. Questo è dovuto alla clausola della cittadinanza esclusiva e darà inizio a un processo che farà scomparire le comunità italiane di cittadinanza di discendenza nell'arco di una generazione.

Ebbene, noi abbiamo offerto la possibilità di riflettere su questo tema su tre diversi campi, con due emendamenti precisi e l'invito, che non è stato accettato, a non convertire il decreto-legge, ma ad avviare il processo per una riflessione pacata, giusta, approfondita e necessaria per le riforme sostanziali come la cittadinanza e quelle di rango costituzionale.

Oggi, prima di esprimere i pareri, vi invito a riflettere sul concetto della cittadinanza esclusiva, che di fatto bloccherà la cittadinanza a me, se volete l'esempio concreto della mia famiglia: i miei figli nati all'estero, con doppia cittadinanza acquisita per nascita, non potranno più trasmettere la cittadinanza; i miei nipotini avranno fratellini che nasceranno nel futuro o cuginetti che non avranno la cittadinanza italiana. Questa è la situazione che vi preghiamo di correggere in due direzioni. Ve lo abbiamo detto in maniera molto chiara, risolvendo il problema andando indietro di quattro o cinque generazioni nel passato. Accettiamo le due generazioni, ma chiediamo che i bambini (questo è il contenuto degli emendamenti che abbiamo presentato, che vorrei illustrare e su cui vi prego di riflettere) che nascono a partire dalla data di entrata in vigore della legge, se sono figli di genitori italiani iscritti all'AIRE e hanno dimostrato il rapporto affettivo con il proprio Paese, possano essere registrati come cittadini italiani. Ma se i figli non si registrano prima di diventare maggiorenni e poi chiedono la ricostruzione della cittadinanza italiana, allora siamo disponibili a quella che Maria Chiara Prodi, segretaria generale del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE), definisce la cittadinanza consapevole, ossia l'aggiunta al requisito dell'iscrizione all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) e della cittadinanza dei genitori, anche di un test di italianità che dimostri la conoscenza della lingua, della cultura e dei principi costituzionali.

L'altra serie di emendamenti che abbiamo presentato verte sulla gratuità delle pratiche. Non capisco se questo è un provvedimento per fare cassa. Infatti, abbiamo aperto i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana, ma solo per i nati in Italia, non risolvendo il problema ingiusto delle sentenze della Corte di cassazione e della legge del 1912 che ha causato la perdita della cittadinanza per chi è nato all'estero a causa dell'acquisizione della cittadinanza del padre famiglia. Un emendamento potrebbe risolvere anche quel problema.

Per di più, avete introdotto una tassa di 250 euro solo per il riacquisto automatico della cittadinanza, che non era presente nella legge del 1992. Non è una cosa giusta e chiediamo che questa tassa venga eliminata.

Allo stesso modo, chiediamo certezza su un punto. Ho chiesto al Governo se è stato previsto che la trascrizione dei certificati di nascita e le pratiche di cittadinanza dei minorenni siano gratuite. Dalla mia interpretazione delle norme mi pare di capire che addirittura si dovrebbe pagare il doppio delle pratiche di cittadinanza, pari a circa 600 euro. Non possiamo creare cittadini di serie A e cittadini di serie B. Non è possibile che se si è all'estero si debba pagare addirittura per la trascrizione del proprio figlio all'anagrafe, visto che se ne ha diritto.

Vi prego di fare proprie queste proposte e noi saremo lì a cercare di migliorare il provvedimento. Su alcune di queste norme mi riservo di intervenire in dichiarazione di voto. (Applausi).

CATALDI (M5S). Signor Presidente, desidero anzitutto sottoscrivere l'emendamento soppressivo 1.1.

Credo che l'emendamento soppressivo sia ormai diventato l'unico rimedio possibile a un provvedimento che non solo non risolve i problemi, ma ne crea di nuovi sul piano della tutela dei diritti.

È vero, ci diceva il collega Lisei che ci sono stati emendamenti in Commissione, che si è fatto un buon lavoro, ma guardi, signor Presidente, che quegli emendamenti hanno solo rimediato ad errori imbarazzanti, macroscopici, perché state intervenendo sui diritti di una platea di circa 60-80 milioni di persone e lo state facendo con una fretta e una superficialità imbarazzanti. È una superficialità dilettantistica.

Signora Presidente, si sta dimostrando con questa fretta e questa superficialità di non essere all'altezza di un Paese grande come l'Italia, perché è un Paese grande per la sua cultura e per il suo rispetto dei diritti delle persone (Applausi). La superficialità, Presidente, si vede anche nella scelta del metodo. Il Governo ha scelto di intervenire su questi diritti con un decreto-legge che è inadeguato per definizione. Poi ci venite a dire in Aula che è un problema che c'è da tempo e che si sta amplificando. Benissimo, allora è un problema di pianificazione; perché non ci avete pensato prima? Sono due anni e mezzo che siete al Governo, ve ne potevate anche accorgere.

Colleghi, il problema è che con questo decreto d'urgenza non c'è la possibilità di approfondire le varie tematiche e situazioni particolari. Voi riuscite in questo modo a negare i diritti di generazioni di italiani che vivono in altri Paesi del mondo e che sono italiani, perché parlano la nostra lingua, vivono in città che hanno il nome di città italiane, hanno cognomi italiani, sono legati al nostro territorio. Sono storie di vita fatte di emigrazione, di povertà. Sono stati costretti a lasciare il Paese e vogliono tornare nel nostro Paese, vogliono sentirsi italiani, perché sono italiani, Presidente. Ora voi che cosa state facendo? Per risolvere un problema di sovraffollamento degli uffici cestinate i diritti. Se dovete cestinare qualcosa, dovete cestinare questo provvedimento e farne uno nuovo che possa essere discusso in Parlamento. (Applausi).

Noi siamo convinti, a differenza di voi, che gli italiani all'estero siano una risorsa da valorizzare. Voi lo state considerando un problema, ma vi proponiamo un'alternativa. Troverete, nell'ambito degli emendamenti all'articolo 1, una proposta molto più semplice. Siete in ritardo, benissimo, avete creato l'urgenza: sospendete le procedure per dodici mesi. Questa è l'unica urgenza da considerare e poi ragioniamo sui criteri; stabiliamo quando una persona discendente da italiani si può considerare italiana. Abbiamo fatto delle proposte: consideriamo la conoscenza della lingua italiana? Renderà italiana anche una persona che magari non è di seconda generazione, magari di terza generazione, ma che vive in una città con il nome italiano?

Signora Presidente, credo che quando si parla di diritti bisogna prestare molta attenzione perché i diritti non si possono cestinare, si devono accertare e, se esistono, vanno tutelati. (Applausi).

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signora Presidente, mi riservo di intervenire nel merito del provvedimento, esprimendo la contrarietà mia e di Azione in dichiarazione di voto.

In questa sede però mi limito a segnalare, rispetto all'articolo 1, alcuni emendamenti, perché il tema non solo pone, a mio avviso, una grossa problematica dal punto di vista politico, sul tema del metodo di acquisto e di perdita della cittadinanza, ma mi preoccupa il punto di vista giuridico.

Mi dispiace contraddire il relatore, con il quale ieri, invece, abbiamo condiviso la gioia della partita, ma molti degli emendamenti che sono stati presentati dalle opposizioni servivano non solo a migliorare il testo, ma quantomeno a ridurre il danno che il testo produrrà per i cittadini residenti all'estero e per i tribunali. Il rischio che voi state correndo - su questo voglio essere molto chiaro - è che state semplicemente spostando il problema dalle amministrazioni, dalle ambasciate, ai tribunali italiani, che verranno invasi di ricorsi.

State infatti creando una categoria giuridica nuova: gli esodati della cittadinanza italiana.

Noi vi abbiamo chiesto, per esempio, con un emendamento all'articolo 1, di far sì che queste nuove disposizioni si applichino da oggi per il futuro, non retroattivamente. Infatti, la cittadinanza iure sanguinis si acquisisce al momento della nascita, voi non potete toglierla a chi è già nato. Se voi non specificate che questa norma si applica da oggi in avanti e non retroattivamente, è sicuro - lo dico tramite la Presidenza al collega relatore Lisei - che la norma verrà impugnata nei tribunali e gli daranno ragione.

In secondo luogo, in questo momento vi è un quesito di costituzionalità, tra l'altro sollevato dal tribunale di Bologna, che verrà discusso a breve. Ma è possibile non accogliere l'idea di sospendere la discussione del testo che voi vi accingete ad approvare in attesa dell'esito da parte della Corte costituzionale? Ve la pongo in maniera diversa. Poniamo che il quesito di costituzionalità dia ragione ai ricorrenti: vi rendete conto che in questo momento state approvando una norma che verrà probabilmente dichiarata incostituzionale? Potete, per una volta, accogliere le richieste dell'opposizione di non creare un enorme intasamento e ingorgo giuridico?

Altro tema. State introducendo una disparità e una discriminazione sulla base della linea di discendenza, tra chi ha un bisnonno, chi ha un nonno e chi ha un figlio. Questo significa che il nipote del senatore Giacobbe, che ieri è stato citato, o il figlio del senatore Borghesi si troveranno ad avere delle discriminazioni. Potete ravvedervi da questo punto di vista e provare ad accogliere gli emendamenti sull'articolo 1 che abbiamo presentato, quantomeno nell'ottica della riduzione del danno che creerete ai tribunali e ai cittadini italiani residenti all'estero? Pensateci, prima che sia troppo tardi. (Applausi).

MENIA (FdI). Signor Presidente, io non ho presentato emendamenti ma un ordine del giorno e approfitto di questo momento per dire alcune cose.

L'ordine del giorno che voglio brevemente illustrare, inserendolo in un discorso più ampio, deriva da un emendamento a mia prima firma che era stato approvato in 1a Commissione, ma che poi era stato cassato dalla Commissione bilancio perché non avrebbe avuto copertura. Ebbene, esso poneva un discorso, che illustrerò in maniera più completa nel corso delle dichiarazioni di voto, sulla stretta connessione della conoscenza della lingua con la cittadinanza. Non vi è dubbio che la lingua nazionale sia uno dei fattori identitari connessi alla cittadinanza. Quell'emendamento esprimeva, per l'appunto, il principio per cui, per il riconoscimento della cittadinanza, si accerti anche il possesso della conoscenza della lingua nazionale, almeno a un livello elementare, diciamo B1. Questo era il principio. Questo è quindi ciò che sottolineo nell'ordine del giorno G1.100, che chiedo al Governo di valutare positivamente, anche perché già la Commissione aveva espresso un parere favorevole su questa tesi.

Altri due ordini del giorno presenti nel fascicolo, ma presentati dalla Commissione, originano proprio da due emendamenti che avevo presentato e che sono stati fatti propri come ordini del giorno dalla Commissione proprio perché gli emendamenti erano stati approvati all'unanimità. Uno lo ritengo molto importante ed è quello che prevede una corsia preferenziale particolare per restituire la cittadinanza a ex italiani o comunque oriundi che vivono in Paesi sottoposti a regimi dittatoriali. Penso soprattutto ai tanti italiani o discendenti di italiani che vivono, per esempio, nel folle Venezuela del comunista Maduro.

Un altro ordine del giorno, invece, prevede una via particolare, preferenziale ed economicamente sostenibile, utile tanto agli italiani quanto ai nostri uffici, in caso di richieste di cittadinanze plurime, sostanzialmente di membri della stessa famiglia3.

GAUDIANO (M5S). Signor Presidente, intendo illustrare l'emendamento 1.4, che sostituisce completamente l'articolo 1 del provvedimento, introducendo un periodo di dodici mesi di sospensione di tutte le pratiche di acquisizione della cittadinanza iure sanguinis, sia per via amministrativa che giudiziale, per permettere appunto lo smaltimento delle pratiche già presentate.

Signor Presidente, tengo a precisare che questo emendamento è figlio delle audizioni, perché noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo che le audizioni siano occasioni di confronto e di arricchimento. Non posso dire ciò per quanto riguarda la maggioranza, che ha espresso parere contrario a questo emendamento.

Noi contestiamo, ovviamente, il metodo usato dalla maggioranza, che mortifica il confronto democratico, limita il confronto politico ed istituzionale, comprime, a questo punto, il ruolo del Parlamento ed ignora il valore della partecipazione. (Applausi).

PRESIDENTE. I restanti emendamenti e ordini del giorno si intendono illustrati.

Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti e sugli ordini del giorno in esame.

LISEI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti, ad eccezione dell'emendamento 1.138, sul quale esprimo ovviamente parere favorevole.

Esprimo inoltre parere favorevole su tutti gli ordini del giorno, ad eccezione dell'ordine del giorno G1.102, sul quale il parere è contrario.

SIRACUSANO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.1, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

L'emendamento 1.100 è improponibile.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.101, presentato dal senatore Cataldi, fino alle parole «iure sanguinis».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1.4.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.5, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.6, presentato dal senatore Cataldi e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.7, presentato dalla senatrice La Marca.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.102, presentato dal senatore Lombardo.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.103, presentato dalla senatrice Lopreiato e da altri senatori, fino alle parole «successivamente alla».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti 1.12 e 1.13.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.16, presentato dalla senatrice Musolino e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti da 1.17 a 1.20.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.23, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.24, presentato dal senatore Nicita e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.104, presentato dalla senatrice La Marca.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.105, presentato dal senatore Lombardo.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.106, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.107, presentato dalla senatrice Lopreiato e da altri senatori, identico all'emendamento 1.108, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.109, presentato dalla senatrice La Marca.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.110, presentato dalla senatrice La Marca.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.111, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.32.

GIACOBBE (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOBBE (PD-IDP). Signora Presidente, questa è l'ultima opportunità di modificare questa norma terribile dell'esclusività della cittadinanza italiana. Come dicevo nell'illustrazione, il requisito che i genitori siano cittadini italiani, che siano anche iscritti all'AIRE e che fossero iscritti all'AIRE prima della data di nascita della persona che stanno registrando, premesso che tutti coloro che nascono all'estero acquisiscono la cittadinanza per nascita, permetterebbe di salvare almeno in parte la cittadinanza per discendenza. Vi prego, riflettete su questo prima di votare.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.32, presentato dal senatore Giacobbe, fino alle parole «all'AIRE».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1.33.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.112, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori, identico all'emendamento 1.35, presentato dalla senatrice Gaudiano e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.36, presentato dal senatore Crisanti.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.113, presentato dal senatore Lombardo.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.114, presentato dalla senatrice Musolino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.115, presentato dai senatori Giacobbe e Rojc.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.116, presentato dal senatore Cataldi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.117, presentato dal senatore Giacobbe, fino alle parole «e dello stato civile entro».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1.118.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.119, presentato dal senatore Crisanti, fino alle parole «cittadini italiani e».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti da 1.120 a 1.126.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.127, presentato dai senatori Rojc e Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.128, presentato dal senatore Lombardo.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.129, presentato dal senatore Crisanti, fino alle parole «un genitore».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti da 1.130 a 1.132.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.133, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.134, presentato dal senatore Lombardo.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.135, presentato dal senatore Giacobbe, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.136, presentato dal senatore Giacobbe, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.137, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Essendone stata avanzata richiesta, procediamo alla votazione.

GIACOBBE (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOBBE (PD-IDP). Signora Presidente, questo è l'ultimo emendamento che riguarda la gratuità della trascrizione degli atti di nascita. Stiamo parlando della trascrizione dei certificati di nascita. Vorrei fare una domanda al Governo sui nascituri che saranno registrati cittadini italiani, perché sulla base delle nuove norme sono cittadini italiani (quindi non stiamo parlando dell'esclusività, ammesso e non concesso che quelle saranno le regole). La domanda è la seguente: per registrare i figli bisognerà pagare 600 euro, ossia la tassa che si paga per avere una pratica di cittadinanza, oppure sarà gratuita? Ho chiesto in Commissione e non mi è stata data risposta. Vorrei capire se questo sia vero o no. Diciamo ai nostri connazionali all'estero che per registrare i loro figli dovranno forse pagare? Questi emendamenti avevano lo scopo di chiarire questo concetto, che il Governo ancora non è stato in grado di comunicare.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.137, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.138.

GIACOBBE (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOBBE (PD-IDP). Signora Presidente, non capisco questo emendamento da parte del Governo. Ci era stata data assicurazione in Commissione che le pratiche in essere al 27 marzo 2025 sarebbero state espletate sulla base delle vecchie regole. Ora andiamo a dire ai nostri connazionali che avevano fatto richiesta di cittadinanza sulla base della legge in vigore fino al 27 marzo 2025 che siamo spiacenti ma non ne hanno più diritto? Su quale base glielo andiamo a dire? Ricordiamoci che le liste di attesa dei consolati erano di due o tre anni. Alcune persone mi hanno scritto dicendomi che erano al trecentesimo posto della lista di attesa per avere un appuntamento. Si tratta di persone che avrebbero tutti i requisiti per essere cittadini italiani in base alla legge in vigore fino al 27 marzo, ma che non hanno potuto inoltrare la pratica perché l'appuntamento non gli era stato dato. Con l'abolizione di questi due commi praticamente non diciamo nulla su come verranno espletate quelle pratiche.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, francamente mi stupisce enormemente questo emendamento soppressivo da parte del relatore. Innanzitutto un emendamento soppressivo da parte del relatore mi sembra una contraddizione in termini: il relatore presenta il provvedimento e poi che fa, ne chiede la soppressione? Inoltre, questi due commi di cui si chiede la soppressione sono stati oggetto di lavoro della Commissione, quindi sono stati approvati sotto forma di emendamenti durante i lavori della Commissione e inseriti nel testo finale. Mi sembra francamente inspiegabile che, dopo essere stati votati favorevolmente in Commissione, con il parere favorevole tanto del relatore quanto del Governo, si ritorni in Aula e il relatore dica che li vuole sopprimere. A che gioco stiamo giocando? Cosa succede nella notte mentre noi siamo in Commissione e il relatore Lisei invece non c'è perché viene sostituito e va altrove?

Credo che su questo punto, signor Presidente, bisogna fare un approfondimento, quindi chiedo che questo emendamento o sia ritirato dal relatore, anche per rispetto del lavoro della Commissione, o sia accantonato e ci venga spiegato chiaramente il senso di questa richiesta di soppressione.

Tra l'altro, nel merito, questi due commi che avevamo aggiunto all'articolo con i lavori di Commissione servivano a mitigare anche l'incongruenza giuridica di questo provvedimento. Dire infatti che tutte le domande vengono falciate per effetto dell'entrata in vigore di questa legge senza salvezza di quelle che sono già state depositate, è evidentemente antigiuridico.

Insisto, quindi, chiedendo il ritiro ed eventualmente, in subordine, l'accantonamento.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se conferma il parere espresso sull'emendamento 1.138.

LISEI, relatore. Signor Presidente, vorrei spiegare il senso dell'emendamento, perché forse non è chiaro.

Nel corso dell'esame in Commissione, avevamo, tramite un emendamento, eliminato la possibilità di prorogare il termine di definizione dei procedimenti fino a trentasei mesi, quindi lasciando tale termine fissato a ventiquattro mesi. Con l'emendamento 1.138 si sopprime quella modifica che aveva eliminato l'ulteriore proroga, reintroducendo la possibilità di prorogare il termine da ventiquattro a trentasei mesi. Parliamo del comma 1-quater, che recita: «All'articolo 9-ter, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, le parole: "prorogabili fino al massimo di trentasei mesi" sono soppresse». Riassumendo, avevamo soppresso la possibilità di prorogare fino a trentasei mesi e con questo emendamento reintroduciamo questa possibilità. Si tratta, quindi, di un'ulteriore apertura, che nel provvedimento iniziale era stata soppressa. Ho ritenuto, come relatore, che la possibilità di concedere ulteriori dodici mesi di proroga fosse utile proprio a chi faceva quelle richieste. Questo emendamento va incontro anche ad alcune istanze che sono state avanzate, perché di fatto concede più tempo. Questo è il fine dell'emendamento.

Il comma 1-quinquies recita: «Ai procedimenti di concessione della cittadinanza italiana ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, pendenti alla data di entrata in vigore della disposizione di cui al comma 1-quater continua ad applicarsi la disciplina previgente.». Siccome il comma 1-quinquies era una conseguenza della modifica normativa dell'1-quater, esso non ha più motivo di esistere, perché resta fondamentalmente la disciplina previgente, quindi l'emendamento soppressivo di cui trattiamo è un emendamento che, come spiegato, dà una possibilità in più perché concede più tempo, com'era già prima, ma questo era stato modificato nel lavoro della Commissione.

Confermo, quindi, il parere favorevole sull'emendamento 1.138.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.138, presentato dal relatore.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Pertanto, l'emendamento 1.139 è assorbito e gli emendamenti 1.140 e 1.141 sono preclusi.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.83, presentato dalla senatrice Lopreiato e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.84, presentato dalla senatrice Lopreiato e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

L'emendamento 1.90 è improponibile.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.88, presentato dalla senatrice La Marca, fino alle parole «del presente decreto-legge», su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti 1.87 e 1.86.

Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G1.1, G1.2, G1.100 e G1.101 non verranno posti ai voti.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G1.102, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.0.100, presentato dal senatore Cataldi e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1-ter, che si intendono illustrati e sui quali invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

LISEI, relatore. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

SIRACUSANO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1-ter.100, presentato dalla senatrice La Marca, fino alle parole «è soppressa», su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1-ter.101.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.102, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.103, presentato dal senatore Giacobbe, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.104, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.105, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.106, presentato dalla senatrice La Marca.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.107, presentato dal senatore Giacobbe.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'emendamento 1-ter.108, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Essendone stata avanzata richiesta, procediamo alla votazione.

GIACOBBE (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOBBE (PD-IDP). Signor Presidente, molto velocemente ripeto quanto già detto.

È un provvedimento burocratico per fare cassa o vogliamo dare la possibilità a chi ha perso la cittadinanza prima del 1992 ed è nato in Italia di riacquisirla e, così come previsto nella legge 5 febbraio 1992, n. 91, in maniera gratuita? In fondo, ci vuole solo una dichiarazione. A me pare invece che si voglia fare cassa.

Colleghi, se voterete contro questo emendamento, volendo quindi confermare la tassa, nominate un vostro rappresentante che mi accompagni fra due settimane a una delle feste del 2 giugno in Australia, dove c'è un signore di 101 anni che sta aspettando questa norma per riacquistare la cittadinanza italiana e che ogni volta mi dice: senatore, appena riprendo la cittadinanza, morirò felice. A questo signore di 101 anni devo chiedere di pagare 250 euro per riavere la cittadinanza. (Applausi). Chiedo quindi, per favore, che uno di voi mi accompagni a quella festa del 2 giugno. (Applausi).

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, chiedo di poter aggiungere la firma a questo emendamento e desidero associarmi all'intervento del senatore Giacobbe, facendo anche presente che introdurre un pagamento specifico, ad hoc, per la presentazione di una domanda che è semplicemente un modulo che non prevede chissà quale attività, senza prevedere accanto, o comunque conseguentemente, che i proventi di questa tassazione vengano utilizzati con finalità specifiche per i procedimenti per il riconoscimento della cittadinanza significa semplicemente fare cassa sugli italiani all'estero e questo è inaccettabile.

Il provvedimento non è stato modificato così come era stato richiesto e, per come è scritto, è qualcosa di veramente spiacevole, in quanto significa semplicemente chiedere un obolo fine a sé stesso per fare cassa. Trovo ciò veramente censurabile. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.108, presentato dai senatori Giacobbe e Musolino.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.109 presentato dal senatore Giacobbe, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti 1-ter.0.100, 1-ter.0.101, 1-ter.0.102, 1-ter.0.103 e 1-ter.0.104 sono improponibili.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.0.105, presentato dalla senatrice Musolino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

L'emendamento 1-ter.0.106 è improponibile.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1-ter.0.107, presentato dalla senatrice Musolino e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signora Presidente, la presidente Meloni, in Senato, al Premier question time, aveva detto che la comunità italiana residente all'estero…(Brusio). Presidente, aspetto.

PRESIDENTE. Invito i colleghi ad uscire con calma e se riescono anche in silenzio per permettere al senatore Lombardo di svolgere il suo intervento.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). La presidente Giorgia Meloni, in Senato, al Premier question time, proprio qualche giorno fa, aveva detto che la comunità italiana residente all'estero rappresenta la più grande e diffusa rete diplomatica del nostro Paese.

Signora Presidente, noi siamo d'accordo con questa affermazione, ma come può un Governo essere coerente con essa quando oggi toglie il diritto di cittadinanza iure sanguinis? Diciamolo chiaramente a tutti gli italiani residenti all'estero: oggi il Governo vi sta togliendo il diritto di far discendere la cittadinanza ai vostri figli e ai vostri nipoti. In più, lo sta facendo retroattivamente, aprendo la via al più grande ricorso giurisdizionale - temo - della storia repubblicana.

Con il voto di oggi voi state creando una nuova categoria giuridica: gli esodati della cittadinanza italiana. (Applausi). Il sangue non è acqua, il diritto di cittadinanza iure sanguinis si acquisisce al momento stesso della nascita, non lo si può togliere a chi è già nato.

Come Azione, come opposizioni, vi abbiamo proposto e supplicato di aspettare l'esito di un quesito di costituzionalità che è stato sollevato dal tribunale di Bologna e che arriverà in giudizio tra un mese e che probabilmente dichiarerà incostituzionale la norma. Vi rendete conto che anche quello che state approvando oggi rischia di essere incostituzionale? Vi rendete conto che si aprirà un contenzioso enorme rispetto ai cittadini italiani nati all'estero, che impugneranno questa norma e che, temo, avranno ragione?

Vi abbiamo chiesto di aspettare o di modificare la norma perché non fosse retroattiva, perché il sangue non è acqua. Ditelo al nipote del senatore Giacobbe che è intervenuto e che ringrazio per essere intervenuto così tante volte in Aula per difendere questo che non è solo un diritto di suo nipote, ma di tutti i bambini che sono residenti all'estero. Ditelo al figlio del senatore Borghese o ditelo a tutti quelli che ci hanno inondato di e-mail in queste settimane, ricordandoci appunto che il sangue non è acqua.

Qual è l'errore di fondo che state commettendo? Voi state facendo come certi gestori dei bar, perché a volte gestite anche questo Parlamento come fosse un bar; state facendo come quei gestori di bar che scrivono all'ingresso «per colpa di qualcuno non si fa credito più a nessuno». Voi state dicendo che, siccome ci sono stati degli abusi che noi avremmo dovuto colpire modificando le norme per chi ha fatto dell'acquisto della cittadinanza un mercimonio e per chi ha abusato di un diritto, state negando a tutti la possibilità di avere il diritto della cittadinanza. Vi state comportando come quei gestori dei bar che fuori scrivono che non si fa credito a nessuno.

In più, ho sentito dire dai banchi della maggioranza che la cittadinanza italiana è un privilegio. No, signori miei, la cittadinanza italiana non è un privilegio, è un diritto ed è un dovere. Non è un privilegio che viene concesso, è un diritto ed è un dovere che deve essere esercitato.

Ho sentito dire che la cittadinanza in Italia non può essere oggetto di mercimonio. Invece di colpire chi ha abusato, dovreste dirlo a chi, oltre oceano, fa la Golden Visa per dare il permesso di soggiorno e la cittadinanza americana dietro il pagamento di denaro.

Come la Corte di giustizia dell'Unione europea ha detto pochi giorni fa censurando una legge maltese, la cittadinanza europea non può essere oggetto di negoziazione. Vi ricordo che, con l'acquisizione della cittadinanza italiana, si acquisisce automaticamente la cittadinanza europea. Quindi, siccome non avete il coraggio né la capacità di colpire chi ha abusato di questa norma, la state togliendo a tutti, dimenticandovi che il sangue non è acqua.

Ma non solo: state perdendo l'occasione di fare quello che dovrebbe essere fatto. Le ambasciate e i consolati ricevono troppe domande. In un Paese normale si rafforzerebbe il ruolo dei dipendenti, si aumenterebbero le persone che lavorano nei consolati e nelle ambasciate; non si direbbe: siccome non riusciamo a rispondere alle domande, togliamo il diritto a tutti quanti.

In un Paese normale, voi prendereste la legge n. 91 del 1992 e la modifichereste in senso organico. Si tratta di una legge che deve essere modificata, sì, colpendo gli abusi di chi utilizza il diritto iure sanguinis in maniera impropria; ma soprattutto dovreste aggiornarla per riconoscere la cittadinanza ai tanti bambini stranieri nati in Italia, che ancora oggi non hanno diritto alla cittadinanza italiana ed europea. Io spero che dal referendum di giugno ci sia la possibilità di avere quantomeno un impulso affinché il Parlamento si adoperi per una riforma organica della cittadinanza. Infatti, oltre al sangue, la frontiera della cittadinanza la fa la residenza legale, continuativa, ininterrotta; la fanno la scuola, l'istruzione e la formazione. (Applausi).

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, quella della cittadinanza è una materia complessa, con numerose implicazioni normative, tale da richiedere una riflessione di sistema, che non si vede in questo provvedimento.

Non si comprende, innanzitutto, il ricorso alla decretazione d'urgenza. A non comprenderlo è anche la stessa maggioranza, che non a caso si è divisa durante l'iter di conversione e arriva spaccata anche a questo voto in Assemblea.

Per anni la destra che oggi ci governa ha ripetuto che la cittadinanza non è un regalo, che è un privilegio, come diceva poc'anzi il collega Lombardo, quasi che fosse un gentile omaggio che lo Stato concede, ma con parsimonia, beninteso, anziché il semplice riconoscimento di appartenere alla comunità nazionale.

Il nostro Paese per molto tempo ha adottato un inaccettabile doppiopesismo: da una parte, persone che non hanno mai messo piede in Italia, che non parlano una parola della nostra lingua, che non hanno mai contribuito in alcun modo alla fiscalità generale, grazie al diritto di sangue hanno potuto ottenere la cittadinanza italiana, accedere a un passaporto europeo e, in potenza, a diritti e prestazioni sociali, col paradossale vero e proprio mercato della cittadinanza, di cui si è parlato, appaltato ad agenzie specializzate, per esempio in Sud America, e con gli uffici pubblici dei piccoli Comuni italiani letteralmente invasi e subissati da richieste e messi in crisi dalla burocrazia che ne consegue. Dall'altra parte, invece, ci sono persone nate in Italia, che frequentano le nostre scuole, che parlano perfettamente l'italiano, i cui genitori pagano ogni anno le tasse e che, essendo per l'appunto nate e cresciute in Italia, si sentono italiane (perché non ci si può sentire appartenenti a un'altra Nazione solo perché da essa provengono i propri genitori): per loro la cittadinanza è un miraggio. Quindi abbiamo cittadini di serie B e cittadini di serie A, pur con tutti i problemi che abbiamo visto nella discussione che ha preceduto questa votazione.

Credo, allora, che qualsiasi riflessione sulla cittadinanza dovrebbe partire proprio da qui: che contributo hai dato, che contributo darai alla crescita dell'Italia, al suo benessere, alla sua coesione sociale? Vede, signora Presidente, la cittadinanza deve servire a costruire un nuovo sentimento patriottico adeguato ai tempi, a rilanciare i valori civili e morali del nostro Paese e quelli della nostra Costituzione e, in tal modo, a motivare chi la cittadinanza ce l'ha, a prescindere che sia da molte generazioni o recente o conservata nel tempo pur vivendo all'estero, a costruire, tutti insieme, un'Italia migliore in un mondo migliore.

A questo serve la cittadinanza. Questa sarebbe stata la cornice entro cui rivedere lo ius sanguinis, che non deve necessariamente essere cancellato, ma ricollocato in una visione che riconosca l'italianità portata nel mondo da chi mantiene un legame storico, culturale e valoriale con il nostro Paese, ma che riconosca anche l'italianità di coloro che sono stati accolti nel nostro Paese, che si riconoscono nelle nostre regole e che contribuiscono a farlo grande.

È proprio per questo che riteniamo fondamentale l'introduzione dello ius culturae, una cittadinanza come esito di un processo di inclusione e non come strumento per creare barriere. Le barriere infatti generano esclusione, risentimento, attrito e conflitti ed è esattamente ciò che questa norma continuerà a produrre.

Per tutte queste ragioni, signora Presidente, il nostro sarà un voto contrario, perché è inaccettabile tanto il metodo, quello della decretazione d'urgenza, quanto il merito, con norme che alla fine non sono risultate sostenibili nemmeno per la stessa maggioranza e che produrranno conflitti che sarebbero stati evitabili con una legge diversa e fatta meglio. Tali norme non risolvono in alcun modo i problemi delle persone, nonostante i proclami mantra di chi oggi governa il nostro Paese. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Teramo, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1432 (ore 12,26)

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge: l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto e lo abbiamo detto quando abbiamo presentato la questione pregiudiziale, che abbiamo presentato con buon fondamento, ancorché sia stata poi bocciata dal voto d'Aula.

Fare un decreto-legge, l'ennesimo decreto-legge, anche in tema di cittadinanza, francamente sfida gli elementari principi giuridici del nostro ordinamento giudiziario. Dov'era l'urgenza? Questa è la prima domanda che ci si dovrebbe porre, se fossimo aderenti a quelli che sono i criteri di legge. È stato detto dal Governo, anche nella relazione che accompagna il testo, che la necessità era quella di gestire in qualche modo il sovraffollamento dovuto alle numerose domande che intasavano gli uffici consolari, gli uffici dei Comuni, le cause pendenti. Però, di fronte alla necessità di gestire un arretrato, di certo non si stabilisce di eliminare il diritto alla radice per chi ha presentato la domanda per il riconoscimento della cittadinanza. (Applausi). Questo è un metodo brutale, una falcidia della quale comunque sarete chiamati a rendere conto, perché gli elettori sono sempre là e vi aspettano. Non c'è spiegazione possibile che tenga di fronte a un testo francamente, non solo abnorme, ma anche brutale nel modo in cui è stato concepito.

In parte, ma solo in parte, si è riusciti un po' a mitigarlo, con un lavoro in Commissione particolarmente accurato e anche faticoso, perché non è stato semplice comprendere le ragioni per le quali ci fosse ostruzionismo. Ancora peggio, non è stato semplice far comprendere alla maggioranza che stabilire che le domande già pendenti, già presentate, non potevano più avere corso, è inaccettabile, ingiustificabile ed immotivato. Non dipende dal cittadino che presenta la domanda se l'ufficio non ha avuto tempo di esaminarla entro il 27 marzo e gli ha fissato un appuntamento oltre quella data.

Eppure, signora Presidente, anche se nella versione originaria del testo questo argomento non era neanche sfiorato, c'era questa data del 27 marzo: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. A seguito dei lavori della Commissione, faticosamente, si è riusciti a far accettare che sono salve almeno le domande che avevano avuto un appuntamento fissato entro il 27 marzo: quindi, anche se l'appuntamento è stato fissato dopo, basta che la comunicazione sia stata ricevuta entro il 27 marzo. Tutte quelle che sono rimaste in attesa di essere esaminate, quindi anche riscontrate dagli uffici, verranno caducate.

Ma è questo il modo di gestire i diritti dei cittadini, i diritti delle persone? Bene ha detto chi prima ha ricordato che si nasce italiani. Così stabilisce la legge n. 91 del 1992. Non è un privilegio che può essere concesso. Io vorrei ricordare una cosa al collega della maggioranza che ha detto che nascere italiani è un privilegio.

Questa frase è pericolosa, perché, se per "nascere italiani è un privilegio" intendiamo dire che il genio italiano, la cultura italiana, la bravura italiana sicuramente ci rendono privilegiati, allora ha un senso e lo posso condividere; ma dire che essere cittadini italiani è un privilegio significa altro. Dove c'è un privilegio, c'è qualcuno che lo concede. I diritti si riconoscono e si tutelano, mentre i privilegi si concedono; è qua la differenza, tutta qua, nell'impostazione di questo testo, che ha finito per trasformare il riconoscimento della cittadinanza da un fatto che preesiste e che viene semplicemente riconosciuto da un provvedimento, amministrativo o giudiziario, in un privilegio, in qualcosa che, per esistere, deve essere chiesto entro una certa data. Viceversa, se non è stato chiesto, pazienza, non ti spetta più, almeno fino alla prossima legge di riordino.

La cosa più assurda di tutta questa impostazione è che il Governo dice che dobbiamo mettere mano effettivamente al tema del riconoscimento della cittadinanza (su questo siamo tutti d'accordo); ma, in attesa di mettervi mano, facciamo un decreto-legge e introduciamo una tagliola, perché questa altro non è che una tagliola sul riconoscimento di un diritto fondamentale. Basta leggere l'incipit, come inizia questo articolo, per dare il senso di quello che vi sto dicendo. La norma di legge afferma che, in deroga ad una serie di articoli che enumera, è considerato non avere mai acquistato la cittadinanza italiana chi è nato all'estero, anche prima della data di entrata in vigore del presente articolo, ed è in possesso di altra cittadinanza. Quindi noi andiamo in deroga alla normativa vigente (la legge n. 91 del 1992) e addirittura diciamo che tale deroga si attua dal momento dell'entrata in vigore di questa legge, che, convertendo un decreto-legge, pone questa data al 27 marzo 2025. (Applausi).

Cioè noi andiamo in deroga e con efficacia retroattiva, violando due principi. Uno è quello che agire in deroga, in una normativa del genere, francamente non ha giustificazione; l'altro è quello generale per cui la legge dispone solo per il futuro, per l'avvenire. Abbiamo tentato anche in questo caso di farvi capire, proponendo almeno di posticipare di ventiquattro mesi, dodici mesi, nove mesi, sei mesi. Nulla, diniego assoluto, efficacia retroattiva; la tagliola, signori miei, è già in atto e non c'è stato verso di potervi convincere della abnormità di una simile legislazione.

Eppure l'avete introdotta. Voi, che dite che gli italiani all'estero sono un vanto, un orgoglio, un motivo di apprezzamento internazionale per l'Italia, avete deciso di colpirli, di colpire questa comunità in modo indiscriminato, mettendo un rigido termine temporale che non fa salvezza dei diritti. Quando si mette semplicemente un rigido termine temporale, peraltro con efficacia retroattiva e con un decreto-legge, si finisce per colpire in modo indiscriminato tutte le fattispecie, senza tenere conto, senza perequare, senza peraltro fare salvezza dei procedimenti pendenti sui quali il cittadino richiedente non ha alcun potere, perché non spetta a lui stabilire quando gli viene dato appuntamento. Anzi, ha fatto affidamento sull'amministrazione nel momento in cui l'ha presentata.

Anche quando si partecipa a un concorso pubblico, giusto per fare un esempio comprensibile a chiunque, si dice che le domande vanno presentate entro una determinata ora di un determinato giorno. Poi, se il concorso si esplica di lì a tre anni e in quei tre anni il concorrente supera il limite di età, è fatto salvo, perché la domanda l'ha presentata quando era all'interno di quel limite d'età. (Applausi). Sono principi elementari e mi sembra incredibile doverli discutere in questa sede per materie così fondamentali e delicate.

Sempre all'interno di un dibattito in Commissione particolarmente articolato, c'è stata almeno un'apertura per consentire una finestra per il riacquisto della cittadinanza per quei cittadini che l'avevano persa per effetto dell'entrata in vigore della legge n. 91 del 1992. C'è stata almeno una minima ponderazione rispetto al testo originario, che non si occupava minimamente di questo. Però, anche in quel caso, vi dovete connotare sempre per qualcosa di negativo. Avete introdotto una tassa: ogni domanda va corredata dal versamento di una somma pari a 250 euro, che non è poca cosa.

Capisco che voi ormai siete scollegati dalla realtà: non sapete quanto costa la spesa, non avete idea del carrello della spesa, non tenete conto dell'aumento del costo della spesa e dell'aumento delle tasse. (Applausi). Ve la raccontate sempre a modo vostro, ma nella vita reale 250 euro sono un costo pesante e importante per chi debba fare una domanda del genere. Soprattutto, non ce n'è motivo: queste non sono domande soggette a tassazione; possono essere soggette al massimo al versamento di un'imposta di bollo, ma certamente non a un balzello da 250 euro, i cui proventi - e qui vi siete superati - non sono neanche vincolati allo scopo. Non è neanche precisato che saranno utilizzati per l'esame di queste domande, per dare le risorse agli uffici che si sentono sovraccaricati da un surplus di lavoro. Non si potranno comprare ulteriori terminali, fornire ulteriori strumentazioni o magari aumentare il personale dipendente. No, vengono incamerati dallo Stato e, come tutti i rivoli delle tassazioni fatte in questo modo, vanno a finire in una contabilità generale della quale nessuno sa esattamente che utilizzo venga fatto.

Questa proposta normativa non risponde alla domanda fondamentale che si pone la società, che è quella che necessita e che chiede di avere una riforma dei principi per il riconoscimento della cittadinanza che non si basi certamente più solo sullo ius sanguinis. Quest'ultimo, nel momento in cui è stato introdotto e riconosciuto, rispondeva certamente a una necessità, quella di dare un giusto riconoscimento a quei cittadini italiani che negli anni avevano lasciato l'Italia, erano emigrati all'estero e lì avevano affrontato sfide, sacrifici, difficoltà, stati di grande povertà. Erano riusciti poi a trovare una loro dimensione anche economica, e con i soldi, con un nuovo patrimonio fatto all'estero, hanno aiutato anche i compatrioti in Italia. C'è un legame fortissimo tra le comunità degli italiani all'estero e i loro discendenti che sono rimasti ancora in Italia; è un legame che non si spezza e che va oltre il riconoscimento della cittadinanza. Quel riconoscimento lo avete voluto proprio voi; lo ha voluto proprio Mirko Tremaglia, quel riconoscimento, proprio per dire che queste radici storiche andavano tutelate e valorizzate.

Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 12,39)

(Segue MUSOLINO). Adesso che i tempi sono cambiati, l'Italia non è più soltanto il Paese degli emigrati, ma è anche sicuramente il Paese in cui c'è una forte componente di immigrati, di persone che hanno scelto di venire qui in Italia, come abbiamo fatto noi cinquant'anni fa quando siamo andati all'estero. Ci sono immigrati che hanno scelto di venire a vivere in Italia, che qui hanno fatto famiglia e che qui fanno studiare i loro figli, ossia ragazzi che si sentono italiani pienamente, che sono nati in Italia, ma che non riescono a ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana se non dopo lunghissimi procedimenti che frustrano molto spesso non soltanto le aspettative, ma anche le speranze e il senso di appartenenza alla comunità italiana. La cittadinanza infatti non è un concetto di sangue, o meglio non è certamente solo un concetto di sangue: è un sentimento di appartenenza che si sviluppa con la cultura, con la partecipazione, con l'inclusione, con la frequenza scolastica, con il rispetto delle leggi e delle istituzioni, con il sentirsi parte e protagonisti di una comunità. (Applausi).

C'era da fare certamente un provvedimento sul riconoscimento della cittadinanza, ma nel senso di evolverla, non di restringerla. Bisognava comprendere che c'è un diritto, che il tempo è maturo per riconoscere lo ius scolae e anche per riconoscere lo ius soli, e certamente non per fare un simile provvedimento sul quale il nostro voto è sicuramente contrario. (Applausi).

BORGHESE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHESE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, all'inizio del mio intervento devo ringraziare vivamente la Presidente del Gruppo a cui appartengo in rappresentanza del Movimento Associativo per gli Italiani all'Estero (MAIE), Michaela Biancofiore, e gli altri colleghi del Gruppo per avermi consentito con generosità di svolgere la dichiarazione di voto su questo decreto-legge, pur non condividendo il contenuto del provvedimento.

Annuncio sin d'ora che, diversamente dagli altri colleghi del Gruppo che voteranno a favore del decreto-legge nel rispetto dell'appartenenza alla maggioranza di Governo, il mio voto sarà contrario. Vengo ora alle motivazioni che mi spingono a questa decisione, che sono sia di forma, per la scelta del Governo di approvare una riforma della cittadinanza con un decreto-legge, che di sostanza, per il contenuto del provvedimento.

La materia della cittadinanza è, per sua natura, molto complessa: prevede una casistica molto ampia di situazioni specifiche e diverse tra loro, trattandosi di una tematica che impatta direttamente sulla vita delle persone, a maggior ragione sugli italiani che vivono all'estero, su quegli italiani che non hanno mai dimenticato le loro origini e che anzi hanno operato e operano lontano dalla Patria per continuare a tenerle vive, su quei cittadini che sono legati alle tradizioni italiane e che hanno vincoli affettivi nella loro terra di origine.

Il tema della cittadinanza, che ha connotazioni storiche, giuridiche, culturali, civiche e sociali così fondamentali per ciascuno di noi, non andava modificato con un provvedimento di urgenza qual è un decreto-legge, peraltro approvato di soppiatto senza alcuna interlocuzione, con una modalità che si riscontra solitamente in casi eccezionali quali terremoti, alluvioni o altre catastrofi naturali. Bisognava piuttosto procedere con una legge ordinaria o con una legge delega, che consentono approfondimenti e tempi di esame più ampi e adeguati, per elaborare modifiche condivise e accettabili per tutti. Spero non sia sfuggito ai colleghi che invece si è scelta la strada del decreto-legge che è stato approvato, guarda caso, dal Consiglio dei ministri il 28 marzo scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo stesso giorno, entrando in vigore il giorno successivo, ovvero il 29 marzo: una fretta mai registrata per un provvedimento di questa natura.

Ora vengo ai contenuti e alla sostanza del decreto-legge. Per giustificare l'urgenza, gli uffici della Farnesina hanno prodotto una relazione che non corrisponde alla realtà dei fatti, che trovo incomprensibile. Con riferimento agli italiani all'estero, è stato affermato che: «la possibile assenza di vincoli effettivi con la Repubblica in capo a un crescente numero di cittadini» che richiedono il rilascio della cittadinanza italiana «che potrebbe raggiungere una consistenza pari o superiore alla popolazione residente nel territorio nazionale, costituisce un fattore di rischio serio e attuale per la sicurezza nazionale». Ossia, per essere chiari, ci sarebbero circa 60 milioni di italiani all'estero che richiedono tutti insieme la cittadinanza italiana, circostanza che è destituita di fondamento e verità nelle dimensioni rappresentate. Se si va a leggere il testo del decreto-legge approvato dal Governo, non si colgono infatti gli elementi del rischio cui si vorrebbe porre riparo, forse per la semplice ragione che i rischi medesimi non si riscontrano nella misura denunciata. Probabilmente e più realisticamente, il Governo voleva mettere uno stop agli abusi che si registrano nella notevole richiesta di cittadinanza - e tutti siamo d'accordo - in alcuni Stati del mondo ben individuati. Voglio essere chiaro, signor Presidente: anch'io e tutta la componente del Movimento Associativo Italiani all'Estero (MAIE) del Gruppo vogliamo combattere gli abusi senza alcun dubbio o remora (Applausi), ma il punto assoluto di disaccordo sta nel fatto che il decreto-legge, intervenendo con misure contro gli abusi, colpisce in modo pesante e discriminatorio anche i diritti di chi chiede la cittadinanza sulla base della legge del 1992 e questo è decisamente inaccettabile.

Nel testo approvato dal Governo, per fortuna poi parzialmente modificato in Commissione, grazie all'impegno di altri colleghi di maggioranza, anche di colleghi di opposizione che ringrazio molto, si sarebbe impedito ai cittadini italiani non nati in Italia di trasmettere la cittadinanza ai figli e ai nipoti. Insomma, si creava una discriminazione tra i cittadini nati in Patria e quelli nati all'estero che pur sempre cittadini sono. Si determinava così una violazione dello ius sanguinis su cui in Italia si fonda l'acquisto automatico della cittadinanza a favore di una sorta di ius soli riveduta e corretta che non esiste nella nostra legislazione. Per fortuna, come dicevo, dopo un lungo confronto in Commissione, di cui ringrazio in primo luogo il presidente Alberto Balboni e anche tutti i colleghi della maggioranza, molto sensibili alla materia, si sono fatti passi in avanti importanti ma che sono, a mio parere, necessari ma non sufficienti.

Permangono ancora discriminazioni che andranno eliminate prestissimo - mi auguro - con una legge organica sulla cittadinanza che il Governo si è impegnato presentare a breve.

Per farmi capire da tutti e da chi ci ascolta da casa, in particolare dai concittadini che vivono all'estero e che mi stanno particolarmente a cuore, farei un esempio per spiegare gli effetti concreti del decreto-legge che volete approvare. Un cittadino italiano, per trasmettere la cittadinanza al figlio, non potrà intanto avere un'altra cittadinanza, ad esempio quella italiana e quella svizzera. Tale divieto è già di per sé incomprensibile, visto che l'Italia ha sempre consentito il possesso della doppia cittadinanza. D'ora in poi potrà avere solo quella italiana e, in questo caso, potrà trasmettere la cittadinanza solo al figlio o ai figli nati entro la mezzanotte del 27 marzo 2025; gli altri eventuali figli nati dopo questa data avranno anch'essi la cittadinanza italiana, ma non potranno più trasmetterla a loro volta. Si blocca inspiegabilmente la catena di trasmissione.

Si è creata così una cittadinanza di serie A e una di serie B, ciò all'interno della stessa famiglia, in palese contrasto con i basilari principi sanciti dalla Costituzione italiana e in violazione dello ius sanguinis vigente. Per farvi capire, due fratelli, figli degli stessi genitori, non avranno gli stessi diritti.

Inoltre, sorprende che con questo decreto-legge venga di fatto misconosciuta da un Governo di centrodestra la battaglia per gli italiani all'estero combattuta con forza e successo nei primi anni Duemila dall'onorevole ed ex ministro Tremaglia, padre della legge che ha consentito agli italiani che vivono nel mondo di eleggere i propri parlamentari. Qua mi voglio fermare e desidero approfittare di questa occasione per confermare gratitudine a Tremaglia e alla sua famiglia politica per la loro storica battaglia. (Applausi). Anche io sono in quest'Aula grazie a voi e alla visione di Tremaglia.

Nel votare contro questo decreto-legge sulla cittadinanza auspico, quindi, che nell'immediato futuro si possa rivedere il provvedimento che giudico negativamente. Continuerò a battermi nel Senato in questa direzione e lo farà anche il MAIE, il movimento politico che qui rappresento, il quale ha nel suo DNA la tutela degli italiani all'estero.

In conclusione, ribadisco a nome del MAIE il voto contrario, mentre gli altri colleghi del Gruppo (Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati-Coraggio Italia-Centro Popolare) voteranno a favore. (Applausi).

Saluto ad una delegazione della FIPE

PRESIDENTE. A nome dell'Assemblea, desidero salutare la delegazione della Federazione italiana pubblici esercizi (FIPE) e il suo presidente Lino Enrico Stoppani che oggi sono in visita in Senato. Abbiamo appena terminato un bell'incontro insieme al presidente La Russa e alla senatrice Fregolent per la Giornata della ristorazione. Benvenuti e vi ringraziamo per il grande lavoro che fate quotidianamente. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1432 (ore 12,48)

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, sarò breve anche perché ieri sono già intervenuto a sostegno della questione pregiudiziale avanzata dal senatore Giorgis.

Anche dalla discussione di questa mattina è emerso che il provvedimento è sbagliato anzitutto nella forma perché - come è stato detto - un tema come quello della cittadinanza ha la necessità di una discussione e di un confronto molto ampio. Si tratta infatti di un tema che necessita di soluzioni bipartisan per dare risposta ai problemi che riguardano i nostri connazionali all'estero e anche i nuovi cittadini italiani. Il tema è quello della cittadinanza e, quindi, non dovremmo parlare in un'unica direzione. Su una materia come questa, decidere per decreto-legge, ammesso e non concesso che ci siano stati degli abusi, è sbagliato.

Il provvedimento è sbagliato anche nella sostanza, perché - come abbiamo visto - c'è una serie di questioni e molti, anche nella maggioranza, ritengono che esso non sia conforme a quanto si aspettavano.

Come ho già detto ieri, non è stato fatto alcun passaggio coinvolgendo, ad esempio, i nostri rappresentanti all'estero presenti qui in Senato e alla Camera. Non si è discusso con loro sui problemi per trovare delle soluzioni migliori.

Questo avrebbe portato a una discussione franca anche tra di noi su cosa è stata l'emigrazione e cosa vuol dire essere cittadino di un Paese verso cui in passato si è dovuti emigrare.

Noi facciamo sempre i conti senza guardare la storia. Noi siamo un Paese di emigranti, i nostri cittadini hanno fatto grandi i Paesi in cui sono andati, ma nello stesso tempo hanno fatto grande l'Italia. I cittadini che sono andati in Sud America, in Nord America, in tutti i Paesi del Nord Europa o del Centro Europa hanno portato lì la cultura italiana, il lavoro italiano, la sensibilità italiana. Noi dobbiamo tener presente questa esperienza centennale, perché le prime grandi emigrazioni sono avvenute negli anni Trenta e nessuna di quelle persone sapeva bene cosa andava a fare, perché l'emigrazione è una scelta dettata dalla necessità di sopravvivenza.

A partire da questo forse possiamo trovare anche alcuni elementi concreti per dare risposta ai problemi che abbiamo oggi nel nostro Paese. Viviamo un inverno demografico, ma abbiamo la possibilità di affrontare il problema con gradualità, con norme da varare. Però, se una persona nasce nel nostro Paese, è o non è cittadino italiano? I nostri connazionali hanno fatto queste battaglie nei luoghi dove sono poi nati i loro figli ed erano immigrati. Mi sembra giusto. E allora perché noi non lo facciamo?

Spero che il referendum accorcerà i tempi, ma questi sono temi che vanno discussi, normati e per cui va trovata una soluzione, e non solo per chi nasce in Italia, ma anche per chi contribuisce al PIL italiano e a mischiare le culture oggi in una società multietnica. Applaudiamo solo quando qualcuno vince alle Olimpiadi, anche se di un colore diverso? Io sono orgoglioso, come lo sono tutti in occasioni del genere, ma vorrei che ai cittadini normali dessimo una risposta sul terreno della cittadinanza, del diritto e quindi della possibilità di essere cittadini nel loro Paese, perché contribuiscono al benessere del nostro Paese.

Come si fa a fare una discussione di questo genere attraverso un decreto-legge? Si fa un decreto-legge che è un modo per evitare la discussione di merito, perché il decreto diventa attuativo il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. A quel punto siamo di fronte a una legge e in Parlamento, anziché discutere i problemi reali dei nostri cittadini all'estero, e anche dei nuovi cittadini italiani che dovrebbero esserci nel nostro Paese, siamo chiamati a dire la nostra, ma alla fine si vota, perché un decreto-legge è sostanzialmente immodificabile: si deve votare a favore o contro ed è finita la discussione. Così non si risolvono i problemi.

Per questa ragione, come Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo contro il disegno di conversione del decreto-legge in esame. Avremmo voluto però contribuire a una discussione per dare qualche soluzione al nostro Paese. Speriamo che anche i mezzi di informazione diano la giusta comunicazione che presto si svolgerà un referendum che potrebbe dare una risposta parziale a questi problemi. (Applausi).

OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, ci sono parole che dovremmo usare con più cautela, come si fa con le cose preziose: cittadinanza è una di queste, perché non è solo un diritto, non è - come hanno detto anche gli altri colleghi - un privilegio, ma è anche un legame fra una persona e una comunità.

Proprio nel parlare di cittadinanza, non dimentichiamo che ogni città ha un volto anche interiore. C'è la città fisica, cioè la città che abitiamo, e poi c'è la città che costruiamo dentro di noi e l'una non può esistere senza l'altra. Quella interiore, quella che abbiamo dentro di noi, nasce proprio da un legame profondo con la memoria, con la lingua, con la cultura. Non è un certificato, non è un atto burocratico.

Nasce proprio da una storia condivisa, da una lingua parlata, da un'appartenenza costruita anche nel tempo. Una città può essere anche una patria da lontano, se ne custodiamo il senso nel cuore. Ecco perché la cittadinanza, prima di tutto, è vero che non è un privilegio, ma è responsabilità ed è amore verso la propria terra, verso questo legame che può unire un popolo. L'amore - come sappiamo - non sempre, ma spesso implica anche la fedeltà reciproca.

Forza Italia sostiene questo provvedimento perché restituisce serietà e significato alla cittadinanza, non come automatismo, ma come scelta consapevole e come adesione a un destino comune. Lo fa con equilibrio: mantiene lo ius sanguinis, ma chiede un legame reale con il nostro Paese, una presenza, cioè una lingua, un radicamento.

Il nostro segretario, il vice premier Antonio Tajani, lo ha detto chiaramente: la cittadinanza è una cosa seria. Va concessa a chi dimostra un legame autentico. Forza Italia, infatti, ha proposto uno ius Italiae fondato sulla scuola, sulla lingua e sull'integrazione vera, un modello che unisce apertura, da un lato, e responsabilità dall'altro.

L'Italia conosce bene il significato dell'emigrazione. Milioni di nostri connazionali hanno attraversato oceani con valigie leggere e con un cuore pesante. È vero - come colleghi hanno detto prima - che gli italiani all'estero sono per noi un vanto. È proprio per questo, per il senso di rispetto verso chi ha portato l'Italia nel cuore, che è giusto chiedere che chi vuole diventare italiano lo faccia con consapevolezza, con conoscenza e anche con amore.

Essere italiani non è solo il possesso di un certificato, non è solo un fatto giuridico. È sentirsi parte di questa civiltà millenaria che ha generato cultura, bellezza e pensiero. Non si tratta di escludere - come qualcuno ha detto - ma di chiedere che la cittadinanza sia un incontro: un incontro tra ciò che si è, tra ciò che si porta nel cuore e ciò che si sceglie di abbracciare consapevolmente. È questo incontro che genera la cittadinanza vera.

Il provvedimento che votiamo oggi è stato arricchito molto nel dibattito in Commissione. Ringrazio il relatore Lisei e il presidente Balboni, che hanno consentito che si arrivasse a questo provvedimento così arricchito. È stato, alla fine, non un provvedimento come a chiusura, ma come amore, come responsabilità, non come una barriera, ma proprio - come dicevo prima - come un patto, come un legame.

Il decreto-legge introduce regole chiare e puntuali. Nasce dall'esigenza, non più rinviabile, di contrastare abusi nel rilascio della cittadinanza, in particolare a persone nate e residenti all'estero che non mantengono alcun legame affettivo con l'Italia. Lo hanno detto i colleghi prima e lo diceva anche il senatore Magni: ammesso e non concesso che ci siano abusi, se ci sono abusi questi devono essere in qualche modo bloccati.

Addirittura, in un paese della mia Provincia ho riscontrato l'esistenza di una coda per ottenere la cittadinanza. Poi, le persone che la prendono vanno all'estero, in altri Paesi europei, e utilizzano l'Italia per avere solo il certificato. Con questo intervento, invece, si stabilisce che non può dirsi mai acquisita la cittadinanza per chi, pur nato all'estero, possiede altra cittadinanza.

Si stabiliscono eccezioni fondate sul radicamento reale, come la nascita o la residenza in Italia di genitori o ascendenti. Si introduce una prova rigorosa per il riconoscimento giudiziale, eliminando giuramenti e testimonianze, imponendo, a chi la richiede, l'onere della prova.

In Commissione, grazie anche all'apporto costruttivo di Forza Italia, sono state accolte modifiche importanti. C'è una clausola di salvaguardia per chi aveva già avviato il percorso; ci sono la valorizzazione della lingua italiana come strumento di integrazione e la previsione che la residenza in Italia di almeno due anni del genitore, al momento dell'acquisto o del riacquisto, diventi criterio di riferimento.

È stata introdotta una naturalizzazione facilitata per figli e nipoti di cittadini italiani per nascita e si prevede l'ingresso per lavoro fuori quota per discendenti italiani in Paesi a forte emigrazione storica. Ci sono aspetti da perfezionare, ma l'impianto è solido, giusto e rispettoso.

Bisogna fare anche una riflessione riportata al passato: nel mondo antico essere cittadini voleva dire sempre sentirsi parte viva della propria città. La polis, per gli ateniesi e i greci, indicava sia la città che lo Stato ed era definito non dalle mura, ma dai suoi cittadini. Non si diceva Atene ha deciso, ma gli ateniesi hanno deciso; non Sparta, ma gli spartani. Quando il generale Nicia sbarcò in Sicilia, disse ai suoi: noi siamo la città. Finché c'è un popolo unito dai valori, da lingua, dalla memoria, la città esiste, ovunque si trovi.

Sono gli uomini a fare la città, non le mura. I greci avevano una parola che dice molto: ethos. Noi la traduciamo come etica, ma per loro era appartenenza, dimora - come dice il nostro segretario Tajani - radice, carattere; cioè era il modo di abitare il mondo. La cittadinanza nasceva da lì, da un sentire comune, da un vivere insieme. Anche i romani parlavano di civitas: civis romanus sum era una rivendicazione non solo di diritti, ma anche di doveri, cioè partecipazione pubblica, lealtà, rispetto delle leggi. Essere cittadini era un onore, ma anche un obbligo.

Anche oggi, in un mondo complesso, la cittadinanza deve tornare a essere partecipazione, scelta, costruzione comune. Guardando alla storia di un popolo come il popolo ebraico, troviamo una cittadinanza addirittura dell'anima, scritta non su un passaporto, ma nel cuore, nella legge condivisa, nella memoria tramandata. Anche senza una patria visibile, gli ebrei hanno custodito un'identità fortissima, legata a una città, Gerusalemme, città terrestre e spirituale, che ci ricorda che esistono luoghi che vivono anche da lontano. La cittadinanza può essere anche questo: un legame interiore, una città che si costruisce dentro il nostro cuore - come dicevo prima - e che si misura appunto con la fedeltà e la coscienza. Questo è, ancora oggi, il senso profondo della cittadinanza: non un confine, ma un'appartenenza attiva; non un privilegio, così come si diceva prima - perché non lo è, come diceva il collega Lombardo - ma un impegno.

L'Italia è e resta terra di partenze e di ritorni, di accoglienza, ma anche di radici. Chiedere e concedere la cittadinanza è un atto d'amore verso la propria terra; è un atto di fiducia reciproca; è come affidare le chiavi della propria casa, sapendo che chi entra ne diventa parte, con tutto ciò che questo comporta (rispetto, cura, riconoscimento reciproco). Ecco il senso vero della cittadinanza: essere accolti, ma prendersi anche cura di ciò che si accoglie.

Per tutte queste ragioni, confermo il voto favorevole di Forza Italia, perché credo che questo provvedimento ci aiuti a riconoscere, con più verità e più cura, cosa vuol dire davvero essere cittadini. (Applausi).

CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATALDI (M5S). Signor Presidente, quando parliamo di cittadinanza, non stiamo parlando di pratiche burocratiche, ma di persone, della loro dignità e dei loro diritti. E quando parliamo di diritti, Presidente, bisogna prestare molta attenzione. Perché non può prevalere la logica dell'efficienza amministrativa, che, pur di sfoltire le pratiche e i numeri, sacrifica la dignità delle persone, sfoltisce e cancella i diritti delle persone. Vede, Presidente, la cittadinanza non è un regalo che questa maggioranza può fare, che può concedere o togliere a suo piacimento. La cittadinanza è riconoscere un'appartenenza, è qualcosa che esiste già nelle persone. Questo Governo dovrebbe dimostrare la capacità di intercettare quei criteri che ci fanno comprendere chi è un italiano e chi non lo è.

Non si può procedere con la fretta di un provvedimento, di un decreto d'urgenza, un'urgenza dettata solo dal problema di risolvere un problema contingente e burocratico, quello dell'affollamento delle pratiche negli uffici. Presidente, è vero, parliamo di numeri importanti, di 80 milioni di persone, anzi di 80 milioni di possibili italiani per discendenza. Sono numeri importanti, Presidente, ma non dobbiamo nasconderci dietro a un fatto. Dietro questi numeri ci sono storie di vita, ci sono famiglie separate dalla povertà, persone che hanno dovuto cercare di emigrare per avere un tenore di vita accettabile, persone che dall'estero hanno aiutato il nostro Paese e hanno aiutato le loro famiglie, persone che sono state costrette ad allontanarsi, ma che hanno ancora l'Italia nel cuore.

Il Governo ha scelto uno strumento che è sbagliato per definizione: il decreto d'urgenza. Ma quale urgenza, Presidente? L'urgenza di smaltire le pratiche?

Noi, come MoVimento 5 Stelle, avevamo proposto un'alternativa ragionevole, quella di sospendere le procedure - se questo è il problema - e fare un percorso parlamentare per identificare i criteri per riconoscere l'italianità: era questo che meritavano gli italiani all'estero, non le decisioni frettolose che ha preso questo Governo. Abbiamo presentato emendamenti cercando di migliorare il testo, però le nostre proposte erano sul tavolo. Voi non avete scelto la strada più giusta, ma quella più sbrigativa. Mi dispiace, signor Presidente, ma mi sembra che questo Governo non abbia compreso un fatto: la realtà è molto più complessa di quella che voi pensate di aver compreso.

Ci sono - e questo ce lo hanno detto anche le associazioni di italiani all'estero - delle comunità di italiani, ad esempio nel Sud del Brasile, che si sono trasferite in quelle regioni a partire dalla fine dell'Ottocento. Signor Presidente, sono italiani che hanno nome e cognome italiani, e che addirittura hanno dato il nome italiano a delle città: abbiamo città che si chiamano Nuova Padova, Nuova Roma, Nuova Venezia, Nuova Trento, Nuova Treviso. Vi rendete conto che la loro tradizione è la tradizione italiana, che si vede anche nelle tradizioni popolari, nella loro cucina, nella loro cultura? Voi state trascurando questa complessità della materia con un decreto-legge che non è un decreto cittadinanza. Chiamatelo diversamente, chiamatelo "taglia diritti", perché agisce senza tenere conto della complessità della materia.

Signor Presidente, l'Italia è un Paese grande e ciò che lo ha fatto grande sono la sua cultura, la sua umanità, il suo rispetto dei diritti. Questo Governo non si sta dimostrando all'altezza della nostra storia (Applausi). Non si sta dimostrando capace di comprendere che gli italiani all'estero sono non un problema burocratico, ma una risorsa e un patrimonio da valorizzare. (Applausi). Oggi, mi dispiace dirlo, ma noi avremmo voluto appoggiare un provvedimento che fosse davvero all'altezza della nostra storia. Ma il nostro voto sarà contrario, perché esso dimostra di non essere in grado di comprendere che l'Italia non finisce dove finisce la sua terra, ma continua in quelle terre in cui ci sono generazioni di italiani che continuano a essere italiani, e che lo dimostrano per il loro amore per l'Italia, per il fatto che parlano la lingua italiana, che danno nomi italiani alle città. Signor Presidente, noi siamo dalla parte di un'Italia che è molto più grande dei suoi confini, è molto più forte della sua burocrazia ed è molto più giusta delle sue leggi.

Il nostro oggi sarà un voto contrario. (Applausi).

PIROVANO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIROVANO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento con un grande abbraccio in segno di rispetto nei confronti dei nostri fratelli italiani residenti all'estero, che abbiano o meno il passaporto italiano. (Applausi). Per tanti anni ho fatto il sindaco e ogni volta che concedevo la cittadinanza per residenza citavo la famosa legge 5 febbraio del 1992, n. 91. Ormai la conosco a memoria e mai avrei pensato di analizzarla così nel dettaglio in Commissione. Proprio grazie al fatto che da sindaco avevo il privilegio di concedere le cittadinanze e di accogliere quindi il giuramento, avevo compreso che la concessione della cittadinanza per residenza fosse l'eccezione e che il diritto di sangue, quindi lo ius sanguinis, fosse la regola. Questo è quello che io ho sempre saputo fino ad oggi. È una legge del 1992. C'era bisogno di metterci mano?

Penso che tutti possiamo rispondere la stessa cosa per motivi diversi, con idee diverse: c'è chi vuole lo ius soli, chi vuole lo ius scolae, chi lo ius culturae e chi vuole che rimanga tutto com'è. Era il caso forse di metterci mano? Sì. È stato fatto però un decreto-legge e qui entriamo nel vivo della questione. Tale decreto-legge poggia su due pilastri fondamentalmente. Il primo è la parte veramente urgente, per cui si riconosce la necessità di fare questo decreto.

Quindi il presupposto dell'urgenza si fonda sul pilastro della presentazione di massa di pratiche di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis per i discendenti a volte di terza o quarta generazione di italiani residenti all'estero (si parla, in particolare, dei sudamericani). Questo perché ci sono degli abusi e delle derive, perché c'è un intasamento dei consolati, dei tribunali e degli uffici anagrafe dei Comuni. Lo so molto bene, perché abbiamo visto arrivare, soprattutto in Veneto, migliaia di domande nei Comuni e migliaia di richieste nei consolati, con ritardi di anni. C'è una deriva di questo principio, perché è vero che l'Italia, da Paese di emigrazione, è diventato un Paese di immigrazione e, quindi, sono stati fatti tutti questi ragionamenti e si è convenuto che vi fosse un problema urgente e che bisognasse bloccare assolutamente questa deriva. Su questo primo pilastro, dunque, abbiamo lavorato veramente bene, anche se i tempi dell'iter di un decreto-legge sono sempre contingentati in Commissione, soprattutto con la maggioranza - mi spiace non averlo potuto fare approfonditamente anche con la minoranza, che ovviamente non partecipa alle riunioni di maggioranza - per migliorare il testo e per concedere un po' più di spazio e un po' più di respiro ai nostri fratelli italiani residenti all'estero.

Non entrerò nel dettaglio di tutte le misure, ma sono diverse: apertura per chi deve ancora riconoscere i figli, tempi un po' più dilatati, finestre per poter fare le registrazioni, riferimenti all'età del bambino (inferiore o superiore ai due anni), termine entro cui il genitore può fare il riconoscimento e altro. Sono state fatte parecchie aperture anche sul riacquisto della cittadinanza e sui tempi per la naturalizzazione. Insomma, sono stati fatti dei grossi passi avanti.

Ma veniamo ora al punto fondamentale, al secondo pilastro di questo decreto-legge, ovvero il principio della trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, quindi per diritto di sangue. Secondo questo principio, se nasco da un padre o da una madre italiani, sono italiano a prescindere dal fatto che qualcuno riconosca la mia cittadinanza italiana o meglio che la accerti su un documento. Parliamo, innanzitutto, del passaporto. Io sono italiana perché ho sangue italiano e i nostri fratelli italiani all'estero hanno sangue italiano. Ma come arrivare a un compromesso tra la prima parte, quindi quella degli abusi, che è conseguenza diretta del fatto che si può chiedere il riconoscimento di un trisavolo per avere poi, di conseguenza, iure sanguinis, la cittadinanza italiana, e la seconda parte, ossia il fatto che chi nasce da genitori italiani è italiano? Su questo si è aperto un mondo. Siamo arrivati addirittura a fare ricostruzioni di alberi genealogici con degli esempi e ringrazio in particolare il collega senatore Mario Borghese, eletto all'estero, perché ha dato una grossa mano al Gruppo Lega, abbiamo lavorato a stretto contatto con lui per cercare di comprendere meglio e trovare una soluzione. Se è vero che io sono italiana anche senza passaporto, come posso io limitare una discendenza di sangue? Potete anche dirmi che io non sono bergamasca da passaporto, ma io sono bergamasca perché il mio sangue è bergamasco, anche se non c'è scritto da nessuna parte. Voi potete dire in tutti i modi che io non lo sono, perché non c'è scritto da nessuna parte, ma lo sono. Questo è il problema che è stato portato all'evidenza anche in quest'Aula dai colleghi di maggioranza e minoranza, perché non c'è stato il tempo di approfondire un tema che è di una complessità incredibile. Non è stato possibile farlo perché è stata inserita una modifica a un principio fondamentale, che è quello della cittadinanza. Se lo ius sanguinis non è previsto in Costituzione, la Costituzione prevede, però, che la cittadinanza sia un diritto fondamentale. Vogliamo quindi dire che è un privilegio? Vogliamo dire che chi ha ottenuto la cittadinanza per naturalizzazione e trasmette poi il sangue è comunque italiano, anche se ha origini straniere, che sia cittadino dell'Unione europea o meno? Vogliamo dire che il sangue è italiano anche se uno non ha antenati italiani? Vogliamo dire che la naturalizzazione e il sangue sono la stessa cosa? Vogliamo dire che serve un legame con il territorio? Questi sono dibattiti politici che si dovrebbero fare in un'Aula parlamentare, che è quello per cui dovremmo essere pagati, ma che non possiamo fare perché questo è stato deciso attraverso un decreto-legge. Cosa abbiamo cercato di fare, allora? Abbiamo pensato di eliminare almeno il riferimento alla nascita in Italia per il padre o per il nonno, in modo da ampliare la platea.

Si è posto un altro problema. Se nasco da un genitore che ha un passaporto italiano, non il sangue, come faccio a non essere cittadino italiano? Se io vi dico cittadino italiano, voi capite che il mio genitore ha il passaporto o che ha il sangue? È una questione interpretativa e - anche qui - servirebbero probabilmente settimane di dibattito in Commissione. Non c'è una ragione o un torto sul principio, sono delle opinioni. Ma sicuramente - a nostro avviso - probabilmente questo tema doveva essere - e dovrà essere - affrontato con un disegno di legge grazie al lavoro dei parlamentari che sono qua per questo. Ne va infatti del futuro non solo dei nostri fratelli che ora sono all'estero (cittadini, figli di emigranti), ma anche di chi è qui. Penso alla fuga dei cervelli: coloro che vanno all'estero e magari fanno una famiglia e acquisiscono un'altra cittadinanza, fra tre generazioni non saranno più cittadini italiani.

Prima qualcuno ha detto giustamente che il sangue non è acqua; io aggiungerei che, finché c'è vita, c'è speranza, nel senso che ci apprestiamo a convertire un decreto-legge che abbiamo cercato di migliorare, per quanto possibile, comprendendo la finalità principale. È già arrivato o arriverà probabilmente in 1ª Commissione un disegno di legge e forse ce ne saranno altri. Comunque il Parlamento dovrà dire la sua, ognuno con le proprie idee e differenze, ma con un dibattito che è fondamentale per noi, per i nostri fratelli all'estero e anche per le future generazioni.

È stato un lavoro veramente complicato. Abbiamo lavorato assiduamente, ma siamo arrivati a un punto in cui ormai non c'era più tempo e non era più possibile fare ulteriori miglioramenti. Mi dispiace non aver potuto fare un dibattito anche con le opposizioni, perché la materia è talmente complicata che l'apporto di ognuno, con le proprie competenze tecniche o lavorative, sarebbe stato fondamentale. Abbiamo quindi cercato di arginare un problema che esiste e di aiutare, per quanto possibile, almeno le ultime generazioni che possono trasmettere la cittadinanza. Abbiamo accettato una riformulazione del nostro unico emendamento che prevede l'esclusivamente di nazionalità italiana per un nonno o un genitore. Non abbiamo di certo risolto il problema.

Mi auguro veramente, con il rispetto che ho per il Parlamento e anche per il nostro Governo, che ci si pensi due volte prima di affrontare temi così importanti con così tanta fretta, perché a volte non è cattiva volontà, ma si tratta proprio del fatto di voler fare le cose di fretta per poi arrivare in Parlamento e scoprire che, se si aspettava di più, forse le cose potevano essere fatte meglio. Lasciamo lavorare il Parlamento in modo un po' più costruttivo, magari senza sobbarcarlo di una moltitudine di provvedimenti tutte le settimane (Applausi), soprattutto in 1ª Commissione, perché sta diventando veramente difficile lavorare. Insomma, ricordiamoci che siamo una Repubblica parlamentare. (Applausi).

PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentante del Governo, di fronte a un provvedimento così profondamente sbagliato e ingiusto è forse superfluo chiedersi se esso nasca più da malafede politica e calcolo di parte, da sciatteria burocratica o da eccesso di improvvisazione. È probabile che tutti e tre questi fattori abbiano avuto un peso nella produzione di questo pastrocchio scadente e deleterio. Hanno inciso certamente la malafede e il calcolo di parte e di questo non ci sorprendiamo, perché ormai il Governo e la maggioranza ci hanno abituati a un modo di legiferare che definirei ritorsivo, vale a dire un modo di legiferare dettato da spirito di ritorsione, in base al quale si fanno norme non per alzare il livello di equità del sistema delle leggi, ma per colpire determinate categorie prese in antipatia per i loro orientamenti politici, perché non mostrano volontà di allineamento ai detentori pro tempore del potere.

Per questo nel disegno di legge sul premierato, ad esempio, si sono presi di mira i senatori a vita, la maggior parte dei quali si è macchiata negli ultimi vent'anni di una colpa imperdonabile agli occhi del centrodestra.

Mi riferisco a quella di non aver mostrato entusiasmo nei loro confronti. Per questo oggi si prendono di mira gli italiani residenti all'estero, colpevoli agli occhi del Governo di aver votato prevalentemente per il centrosinistra nelle ultime elezioni. (Applausi). Mi chiedo e vi chiedo: si può legiferare così? Si può legiferare con questa mancanza di serietà, con questi intenti?

Di sicuro, oltre al calcolo di bottega di cui ho appena parlato, hanno influito anche elementi di superficialità e improvvisazione, con la politica che, invece di dare direttive alla burocrazia, si accoda in modo supino e miope ai suoi diktat più irragionevoli, anche a costo di mostrarsi sommamente incoerente. Fuori dall'Italia Meloni e Tajani esaltano il ruolo dei connazionali all'estero - "siete i nostri migliori ambasciatori", dicono - e poi tornano in Italia e li prendono a schiaffi, dipingendoli come una massa di profittatori e - è stato detto in quest'Aula oggi - di scrocconi. Vi prego di memorizzare il termine "scrocconi", inclini all'imbroglio, da stroncare addirittura con lo strumento del decreto-legge a efficacia retroattiva.

È uno strumento evidentemente del tutto inappropriato e abusivo per intervenire su una materia estremamente delicata e complessa. Lo hanno ricordato i miei colleghi intervenuti in quest'Aula: Giorgis, Giacobbe, La Marca, Crisanti. Debbo dire che agli ultimi tre si deve l'unica nota positiva di questo mese di discussione, cioè la norma che ha riaperto i termini della legge del 1992, una piccola nota positiva in un provvedimento estremamente buio. È una materia - dicevo - che avrebbe richiesto più tempo, più ponderazione, più equilibrio e meno livore.

Cosa è successo è sotto gli occhi di tutti: col pretesto di voler eliminare storture e anomalie, che certamente ci sono, invece di adottare un intervento mirato e di precisione - di ciò ha ben parlato più volte il senatore Giacobbe, facendo proposte migliorative cadute nel vuoto - si è scelto di azionare la ruspa. Tutto ciò agendo indiscriminatamente, producendo danni a raffica, tra l'altro con una coda facilmente prevedibile di contenziosi giudiziari, e minando alla radice - lo sottolineo con forza - il diritto di essere cittadino italiano e di trasmettere la cittadinanza italiana di connazionali che sono non degli speculatori del passaporto, bensì persone che hanno nel cuore un forte senso di italianità e che sono uniti alla terra dei loro avi da veri e vigorosi legami culturali, affettivi, familiari e linguistici. Questo è il punto: con questo decreto-legge, che piaccia o no a chi fa professione in quest'Aula di amore per gli italiani nel mondo, togliete un diritto a tantissimi che hanno con l'Italia legami veri.

Avreste dovuto essere meno superficiali e più giusti, cari colleghi della maggioranza. Questo ci dicono anche le pesantissime riserve espresse su questo provvedimento dalla Lega e dal MAIE, sia in Commissione che in Aula. Al senatore Borghese, che non vedo, vorrei fare un complimento particolare, perché ha demolito il decreto-legge, come io non avrei saputo fare, ma alla fine ha detto che vota a favore. Queste acrobazie suscitano sempre un'ammirazione incredibile.

Certo, capisco che sia un po' ingenuo chiedervi meno superficialità all'indomani della gaffe cosmica di Giorgia Meloni, che, dimostrando di non conoscere la differenza tra i concetti di spread e di rating del debito pubblico, ieri alla Camera ha gettato nello sconforto il ministro Giorgetti che le sedeva accanto e fatto ridere decine di migliaia di persone che l'hanno vista affondare nelle sabbie mobili del nonsense. (Applausi).

Ciononostante, noi continueremo ad avanzare la richiesta di minore superficialità, a porvela con forza.

Un pensiero infine - e lo faccio con molta delicatezza, non assolutamente per fare polemica - su Mirko Tremaglia, più volte citato nel dibattito che abbiamo svolto. Il senatore Della Porta, con una passione e un'emozione che io rispetto molto, ieri ha detto in Aula che Tremaglia è un patrimonio della destra italiana. Io provengo da una storia politica agli antipodi di quella di Mirko Tremaglia, ma credo a quanto Della Porta dice e, tuttavia, non posso esimermi dal fargli notare, con tutto il tatto del caso, che questo decreto-legge brutto e dannoso è un colpo che la destra infligge - non so quanto consapevolmente - anche alla memoria di Mirko Tremaglia, il quale, se potesse giudicarvi, oggi vi darebbe un voto molto basso in pagella. (Applausi).

MENIA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MENIA (FdI). Signor Presidente, colleghi senatori, Governo, devo dire che nel fare questa dichiarazione di voto, con la quale sosterrò, a nome di Fratelli d'Italia, il decreto-legge che stiamo convertendo, parto da una prima considerazione.

Capisco che, nelle dinamiche parlamentari e nell'esigenza di sostenere la polemica politica, si possano usare banalizzazioni come quelle che ho appena sentito, quella di un Governo che avrebbe adottato una volontà ritorsiva per punire quegli italiani all'estero che votano in maggioranza a sinistra. Pietoso, patetico sostenere un argomento di questo genere. Tra l'altro, in conclusione dello stesso intervento, ho sentito citare Mirko Tremaglia, patrimonio, sì, della destra italiana, al quale voglio dedicare un ricordo, così vi spiegherò chi era.

Era un non pentito della sua vita (non ci piacciono i pentiti) ed era uno che ci ha insegnato tante cose. Lo sapete perché andò ad intraprendere quella grande battaglia che, tra l'altro, ha portato ad avere in Parlamento i rappresentanti dell'italianità nel mondo, che non sempre l'hanno illustrata? Illuso e sognatore com'era - come capita a tanti di noi di essere illusi e sognatori - immaginava che avrebbe portato la crema dell'italianità. Non sempre è arrivata la crema dell'italianità qua dentro, come sapete. E sapete anche che tuttora quel voto che noi operiamo attraverso la corrispondenza ha larghe, larghissime fasce di grigio, e non dico di più.

Mirko Tremaglia si innamorò di questa battaglia, perché nel 1968 andò a cercare la tomba di suo padre, che era morto in prigionia ad Asmara. Trovò quella tomba e la trovò con i fiori freschi. Si chiese allora chi avesse messo dei fiori freschi a suo padre e scoprì che quei fiori freschi li portavano gli italiani che erano rimasti là. (Applausi). Io da lui ho imparato tante cose e, come lui, da decenni ho imparato a conoscere e ad amare le nostre comunità all'estero. Ho conosciuto i nostri minatori di Marcinelle, sono andato a vedere quelli che vivono ancora nelle baracche in Germania; e poi sono andato più lontano, ho trovato quelli che andavano a tagliare la canna da zucchero tra i coccodrilli nel Queensland, in Australia, li ho incontrati ad Adelaide e li ho visti a Melbourne. Ho visto quelli finiti lontano lontano. Ho visto quelli del Brasile, sì. Voi sapete che in Brasile si sono 32 milioni di oriundi, per esempio, e che la sola città di San Paolo ne conta probabilmente 10 milioni. Ho visto quelle città che si chiamano Nuova Bassano, Nuova Padova, eccetera. Nel Rio Grande do Sul c'è il talian, il dialetto veneto arcaico che parlo anche io, per cui li capisco bene; hanno difeso questa bella tradizione italiana.

Sono stato in Argentina e ricordo la mia visita a Unione e Benevolenza, che conserva non soltanto tanti reperti garibaldini. Ho visto per esempio i temi e i pensierini dei bambini che dedicavano il loro pensiero ai bambini del terremoto di Messina del 1908. Ho visto la mitraglietta di Francesco Baracca, conservata a Montevideo, per esempio. Sono andato nella Cordigliera delle Ande in Perù. Li ho visti in Canada, nell'Ontario, a Montreal. Li ho visti a New York: quanti avevano fatto la quarantena di Ellis Island! Li ho visti ad Asmara, di cui parlavo, ma anche ad Addis Abeba, dove sono andato alla scuola italiana, come la vecchia scuola italiana. Quanti ne ho visti e quante cose ho imparato.

Conosco questo mondo, ne conosco le luci e le ombre. Le luci sono tutte quelle che illustrano l'italianità nel mondo, i nostri italiani, la nostra gente e le nostre invenzioni, le nostre realizzazioni, la nostra lingua, il made in Italy, la nostra cultura, il nostro stile, la nostra bellezza, la ricerca, la conservazione delle radici o delle tradizioni, il legame con la terra d'origine, la cultura, la musica, i gusti, i valori religiosi di cui siamo permeati. Non è soltanto storia di un tempo, ma è la storia di oggi: c'è la nuova emigrazione italiana, che non parte come un tempo con Paesi interi, ma parte atomizzata.

Voglio dire che l'italianità non è soltanto sangue. Qui molto si è parlato di ius sanguinis. L'italianità non è un concetto così materiale, così biologico, ma è un'altra cosa. È un concetto spirituale, è una concezione spirituale, quella dell'italianità, che si riversa anche sulla cittadinanza. Sono i valori che afferma e il contenuto quasi metafisico, l'identità, la condivisione della storia, della cultura, dei valori. La cittadinanza è soprattutto, ed anche, non solo diritti reclamati, ma doveri. Penso a una definizione bellissima di Renan sulla Nazione - perché il concetto di cittadinanza conduce alla Nazione, all'appartenenza allo Stato. Egli scrive che la Nazione è un plebiscito che si rinnova ogni giorno e soprattutto che essa si fonda sulla dimensione dei sacrifici compiuti e di quelli che siamo disposti a compiere insieme. Ecco perché essere italiani sta anche nel senso di orgoglio e privilegio. Non interpretate male quello che voglio dire: essere italiani è un privilegio per tutto ciò che rappresentiamo: siamo baciati da Dio (Applausi) e io questo orgoglio lo sento e ce l'ho. Questa concezione, vorrei dire quasi sacrale, della cittadinanza - lo ripeto - non può essere solo sangue né può essere solo suolo; lo dico a quelli che reclamano il diritto di affidare la cittadinanza a chi nasce in un posto e basta. La cittadinanza è spirito prima di tutto, è cultura, appartenenza e identità; non è né sangue né suolo; è parte di questo e di quello per quanto è possibile. (Applausi).

La cittadinanza non è un fatto solo burocratico: l'italianità non è un passaporto. Il passaporto italiano è molto ambito in questo mondo. Con il passaporto italiano entri negli Stati Uniti, dove molti non possono accedere. Con il passaporto italiano sei cittadino europeo e puoi girare tutta l'Europa. Entri con quel passaporto e poi in Italia non ci vieni magari, perché si scelgono di solito altre mete, però si usa quel passaporto.

Parliamo anche di questo: perché interviene il decreto-legge in esame? Perché queste sono le ombre. Ci sono molti italiani, gente con cittadinanza italiana, che non illustrano l'Italia. C'è la corsa al passaporto: pensate che solo negli ultimi tre anni abbiamo riconosciuto più di 2 milioni di cittadinanze e che attualmente abbiamo 7,2 milioni di italiani iscritti all'AIRE. Ci sono agenzie che si gonfiano di milioni in un traffico milionario disgustoso sulle cittadinanze italiane vendute a 5.000-10.000 euro. Addirittura c'è la vendita all'asta degli antenati; andate a fare le ricerche e ve le trovano. Ci sono cittadinanze reclamate per via di sangue portando un avo (vero, presunto o falso) andato nel 1870 in Brasile o in altre aree, di sei generazioni addietro. Poi ci sono le false residenze in Italia, i funzionari collusi, i vigili urbani comprati, i tribunali intasati di ricorsi per la cittadinanza, il contenzioso continuo, i Comuni intasati. Tutto questo succede.

Fate finta di non saperlo e tutto questo sarebbe amore per l'italianità? Ma per favore, non dite che denunciamo fatti veri. E lo diciamo e abbiamo il diritto di dirlo proprio per quella concezione - vi ripeto - sacrale che abbiamo della italianità. (Applausi). Ma l'avete visto lo sconcio del Black Friday della cittadinanza italiana, paghi uno e prendi due, la moglie non paga, Barbie con la bandiera? Ma le avete viste queste porcherie? Avete visto i negozi con scritto in vetrina "qui si vende la cittadinanza italiana"? Se non le avete viste, vi prego di farvi un giro. Questo mercimonio lurido della cittadinanza italiana non è pensabile che continui. Così non si può, questo non è amore per l'Italia. Ecco perché era necessario intervenire, come ha fatto il decreto-legge del Governo.

Con l'interpretazione che fino ad oggi abbiamo dato della ininterrotta trasmissione iure sanguinis della cittadinanza, oggi abbiamo 54 milioni di italiani in Italia e potenzialmente 80 milioni di italiani fuori dall'Italia. Lo sapete? È chiaro che su questo bisognava intervenire. La legge, tra l'altro, non deve guardare soltanto alle memorie di cui vi ho parlato, la legge non guarda solo al presente o al passato, ma deve guardare al domani. Sapete, per esempio, che esistono decine di migliaia di bengalesi registrati a Londra, tutti con cittadinanza italiana? Sapete quante pachistane stanno figliando attualmente in Pakistan creando cittadini italiani? Sapete quanto questo avverrà anche nelle prossime generazioni? È opportuno o non è opportuno intervenire? La cittadinanza si regala oppure si è figli e si ha diritto di meritarla? (Applausi).

Vi leggerò un passo che ha scritto un uomo che io ammiro tanto, che si chiama Claudio Antonelli ed è esule da Pisino d'Istria, terra a cui voglio tanto bene. Vedete, gli esuli e gli emigranti hanno una cosa in comune: finiscono in patrie lontane e se ne ricostruiscono una nuova e diversa. Claudio Antonelli - il fratello di Laura Antonelli, che chi ha la mia età probabilmente ricorderà - scriveva: «Chi, per le vicende della vita, si è spinto oltre i confini di quell'identità che era sancita da consuetudini spesso secolari, feste, riti, ricorrenze, dialetto, piatti tipici, si è accorto, con il passare degli anni, di aver perso un tesoro. La sua identità originaria si è rarefatta, trovando posto in una nuova identità, forse più ampia ma tormentata, più incerta ed incolore. Lo sradicamento è una partenza senza ritorno».

Che cosa vuol dire? Lo confessa uno che ha fatto questa vita, che poi ha un figlio e poi avrà un nipote, cioè che mano a mano che passa il tempo si attenua il legame con quella che era la tua origine e gli elementi costitutivi, mano a mano nelle generazioni…(Commenti). Mi lasci per favore concludere? Quando studiamo in diritto pubblico che lo Stato è costituito da popolo e territorio, diciamo proprio questo: mano a mano che ti scolleghi da quel popolo e mano a mano che ti scolleghi da quel territorio, inevitabilmente diluisci questa identità e, tra l'altro, in questo mondo così mobile, voi che avete parlato della doppia cittadinanza, ponetevi proprio il problema di quelli che avranno tre, quattro, cinque, sei cittadinanze, se non si provvede. A quale cittadinanza faranno fede? Cosa farai, in un mondo in guerra, quando domani, per esempio, ti troverai con la tua coscienza a decidere da che parte stare? Sono tutte questioni che pongo e che purtroppo derivano dalla descrizione oggettiva. Lo dice uno che ama l'Italia e gli italiani che difendono l'italianità e che la conservano e la riconquistano ogni giorno. (Applausi).

Lo volevo dire alla fine, ma ve lo dico adesso. Goethe, in «Viaggio in Italia», scrive una cosa bellissima: «Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davvero». Questo è proprio il senso di quello che vi stavo dicendo. Se tu non si è in grado di riconquistare quell'identità, la si perde e che sarà?

PRESIDENTE. La prego di concludere, senatore Menia.

MENIA (FdI). A chi dice che bisogna tutelare l'italianità nel mondo, rispondiamo che la tutela dell'italianità non è un passaporto regalato e lo dico anche a chi oggi ci fa votare su un referendum con il quale vorrebbe dimezzare il tempo richiesto per poter diventare cittadino italiano. Per non parlare dello ius soli.

Detto tutto questo, lasciatemi dire ancora una cosa, che accennavo nell'illustrazione degli ordini del giorno.

Ero stato promotore di un emendamento, votato dalla 1ª Commissione, che legava il riconoscimento della cittadinanza anche alla conoscenza della lingua. La nostra è una lingua magnifica, la più bella del mondo. Nonostante parliamo la lingua di Dante, siamo paradossalmente uno dei pochi Paesi che non ha inserito in Costituzione il riconoscimento della sua lingua. Su questo la lingua è fondamentale.

Penso a un altro pensatore… (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Senatore, le ho concesso quattro minuti in più. Le concedo altri trenta secondi perché ha avuto più tempo a disposizione di tutti. (Commenti). Non lamentatevi perché poi, quando parlano gli altri e do loro troppo tempo, vi lamentate voi.

Prego, senatore Menia, concluda.

MENIA (FdI). Grazie, Presidente.

Rivolgo un invito al Governo. Visto che dopo questo decreto-legge discuteremo e voteremo il disegno di legge ampio sulla cittadinanza, chiedo di immaginare di rendere costitutivo l'elemento della conoscenza della lingua come connessione all'identità e alla cittadinanza italiana. (Applausi).

Come ci insegnava Gioberti, «si ricordino tutti, cui cale della Patria comune, che, secondo l'esperienza, la morte delle lingue è quella delle nazioni». Tu sei cittadino se sei figlio di una Nazione, se non parli quella lingua è difficile che tu possa esserne cittadino. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1, nel testo emendato, con il seguente titolo: «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza».

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.

(La seduta, sospesa alle ore 13,42, è ripresa alle ore 15).

Presidenza del vice presidente CENTINAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia e il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

La senatrice Sbrollini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01897 sul corretto funzionamento dei braccialetti elettronici utilizzati nei casi di stalking, per tre minuti.

SBROLLINI (IV-C-RE). Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, questa interrogazione sulla questione dei braccialetti elettronici, rivolta anche al ministro Piantedosi, è stata presentata già alcuni mesi fa dalla nostra Capogruppo, senatrice Paita.

Purtroppo i dati che abbiamo oggi ci dicono che i braccialetti elettronici, anche se sono aumentati rispetto agli anni precedenti, hanno problemi enormi e purtroppo a pagarne le conseguenze sono proprio le donne, come quelle coinvolte negli ultimi episodi di femminicidio, che forse potevano essere salvate. Sappiamo che le cause spesso sono dovute al malfunzionamento di questi strumenti, alla loro scarsa ricezione e alla scarsa durata della batteria.

Mi permetto di dire che non vi sono solo problemi tecnici, ma anche di formazione. Abbiamo letto di recente, anche oggi, articoli sui giornali nazionali che parlano dell'importanza della formazione degli operatori. Forse tante vittime potevano essere evitate e tante donne potevano essere salvate. In questo momento, signor Ministro, sappiamo che in Commissione giustizia c'è un'indagine conoscitiva sulla questione dei braccialetti elettronici che non si è ancora conclusa. Speriamo di avere risposte da questo punto di vista.

Vorrei chiedere al Ministro quali sono le azioni che intende portare avanti rispetto ai dati drammatici di quella che purtroppo è la quotidianità (sappiamo infatti che ogni giorno si verificano casi di femminicidio, di violenza, di stalking e di tutte quelle forme orribili che riguardano sempre e soltanto le donne), quotidianità alla quale però non ci dobbiamo abituare. Signor Ministro, è chiaro che non bastano i braccialetti elettronici e non bastano le buone leggi. Sappiamo che c'è una mentalità, una cultura che deve cambiare in questo Paese, perché c'è un problema di educazione al rispetto e di formazione e quindi sicuramente dobbiamo andare verso un nuovo patto educativo tra scuole, famiglie e istituzioni.

Se vogliamo rendere concretamente utili questi strumenti, anche tanto costosi, almeno nella prevenzione e nell'aiuto al contrasto alla violenza, dobbiamo certamente fare in modo che siano davvero funzionanti e utili alle donne. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, onorevole Nordio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, nel ringraziare la senatrice Sbrollini, faccio presente che, come sapete, le questioni tecniche relative al funzionamento del braccialetto elettronico sono di competenza essenzialmente del Ministero dell'interno più che di quello della giustizia, però non mi voglio di certo sottrarre all'importanza della problematica.

Darò quindi alcuni numeri che possono anche orientare a un certo ottimismo, senza nascondere però la gravità del problema, che rimane. Poi alla fine, se avrò tempo, farò alcune considerazioni proprio sull'ultima cosa che lei ha detto, senatrice Sbrollini.

Con la legge n. 168 del 2023 è stato ampliato l'ambito di utilizzo del braccialetto elettronico, che ora può essere applicato alla misura della sorveglianza speciale, alla misura del divieto di avvicinamento e alla misura coercitiva dell'allontanamento dalla casa familiare. Alcune cifre: sono circa 13.000 i braccialetti attivati per le diverse finalità applicative, di cui oltre 5.800 per il reato di stalking e 7.000 per il monitoraggio. L'effetto tangibile di questa misura è appunto la maggiore efficacia della tutela preventiva. Stando agli ultimi dati disponibili, tra il 1° gennaio e il 22 settembre 2024, rispetto a quello analogo dell'anno precedente, il numero degli eventi omicidiari si è ridotto da 260 a 215, con un calo del 17 per cento. Lungi da me dire che siamo soddisfatti, però quello che conta è il trend, che almeno si sta abbassando. Come risultato è calato anche il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 sono scese a 76, con un decremento del 16 per cento. I delitti commessi in ambito familiare e affettivo hanno fatto rilevare anch'essi un decremento nell'andamento generale da 116 a 103, con una riduzione dell'11 per cento.

Questi dati, per quanto in diminuzione, confermano la gravità assoluta del fenomeno al quale, come sapete, il Governo, e soprattutto questo Ministero, rivolge la massima attenzione. Ne è riprova anche il recente decreto n. 178 del 2024 con cui si è intervenuti nuovamente sul dispositivo del braccialetto elettronico per arginare appunto le problematiche del suo funzionamento. In caso di violazione delle prescrizioni o di manomissione del dispositivo il giudice potrà disporre la revoca degli arresti domiciliari e la sostituzione con la custodia cautelare in carcere. Naturalmente è devoluta alla cognizione della magistratura l'opportunità di dosare questa particolare misura. Devo dire che la nostra magistratura è particolarmente sensibile ed anche molto preparata; lo dico anche da ex magistrato che si è occupato proprio di delitti da codice rosso.

Vorrei finire aderendo pienamente a quello che ha detto lei, senatrice Sbrollini: queste cose sono necessarie, ma non sufficienti. Se non interveniamo radicalmente con un'opera di educazione, non soltanto nelle scuole, ma soprattutto nelle famiglie, dove si forma il "software" del bambino che poi diventerà adulto, questa sedimentazione di falsa superiorità del maschietto nei confronti della donna, che poi si estrinseca in atteggiamenti talvolta offensivi e addirittura violenti od omicidiari, non avremo vinto la battaglia, quindi è lì che bisogna intervenire, senza omettere di prendere in considerazione l'importanza di questi strumenti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Musolino, per due minuti.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta e anche per il modo in cui sempre ci risponde e ci illustra quello che fa nel suo Ministero, anche se purtroppo devo dirle che la risposta ci soddisfa parzialmente.

Andando anche al di là dell'aspetto tecnico, ci ha portato dati certamente incoraggianti, anche se chiaramente non soddisfacenti. Lei stesso lo ha detto: c'è un calo, un trend negativo, ma che chiaramente non elimina la fattispecie dei reati di stalking, persecuzione e purtroppo anche femminicidio. Registriamo un calo nel delitto, ma l'interrogazione è tesa a comprendere quello che si è fatto, quello che ha fatto lei insieme anche al ministro Piantedosi, per migliorare l'efficienza di questo strumento. Purtroppo infatti la cronaca continua invece a restituirci molti casi in cui o il braccialetto non ha funzionato bene oppure è mancato un coordinamento tra chi lo portava al braccio (quindi la donna che doveva ricevere un avviso) e chi doveva occuparsi di verificare se in quel momento era scarico, aveva cessato il segnale o addirittura dava un segnale di allarme a cui non è seguito un tempestivo intervento delle Forze dell'ordine.

Quindi, signor Ministro, l'interrogazione in verità voleva puntare a un altro quesito: cosa state facendo per rendere effettivamente efficiente questo strumento, al di là dei dati statistici che ci ha portato, affinché diventi una misura che veramente nella realtà assolva al suo scopo, cioè quello di impedire che si possano perpetrare ancora questi delitti odiosi? (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Versace ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01892 sull'uso del braccialetto elettronico contro la violenza di genere, per tre minuti.

VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, nel ringraziare il signor Ministro per la sua disponibilità, faccio presente che oggi parliamo di un tema particolarmente caldo e anche molto sentito, perché la diffusione della violenza di genere e dei femminicidi continua ad essere comunque una notizia quotidiana dei telegiornali, nonostante il Parlamento e il Governo si siano mossi e adoperati e continuino a farlo per la soluzione di questa triste piaga della nostra società (anche sotto molteplici aspetti, aggiungo).

Senza dubbio si è lavorato per rafforzare le normative sul profilo sanitario e sul piano della sicurezza e della certezza della pena, non da ultimo modificando di recente la legge del cosiddetto codice rosso, che riconosce nell'ambito dell'ordinamento penale la fattispecie del delitto di femminicidio come reato autonomo. Ho fatto questa piccola premessa anche per aiutare chi ci segue da casa a entrare un po' più nel vivo della questione.

Onestamente dobbiamo anche dirci che, proprio nel codice rosso, l'introduzione e l'uso del dispositivo del braccialetto elettronico sono tra le misure maggiormente adottate nel nostro Paese per contrastare la violenza di genere. È diventato sicuramente uno strumento di deterrenza importante, però dobbiamo fare i conti non solo con i fatti di cronaca, che lanciano allarmi, ma anche con il fatto che ci sono stati casi di mancato funzionamento che ovviamente hanno allarmato non solo le donne che hanno avuto il coraggio di denunciare, ma anche le associazioni impegnate sul territorio e i tanti centri antiviolenza.

Voglio soltanto citare pochi casi, anche a sostegno di chi ci segue. In provincia di Foggia una donna è stata uccisa dall'ex marito mentre faceva la spesa, perché il dispositivo elettronico non l'ha avvisata della vicinanza dell'uomo. Un'altra donna a Civitavecchia è stata uccisa dall'ex compagno, nonostante questo portasse il braccialetto elettronico. È chiaro che purtroppo parliamo di donne che non ci sono più e che non sono riuscite a salvarsi, ma non possiamo non considerare la paura di quella ragazza di Sassari di soli 24 anni, che solo per un caso fortuito è riuscita a salvarsi dall'ex compagno violento, che l'aspettava proprio vicino al posto di lavoro.

È vero che a volte fanno più notizia i casi dei dispositivi che non funzionano rispetto a quelli che funzionano. I dati che lei ci ha portato e che adesso spero di ascoltare più nel dettaglio ci portano a pensare che sia una misura assolutamente utile e da rafforzare, però non possiamo non tenere conto del fatto che al centro c'è la vita delle persone, di donne che credono fortemente nelle istituzioni.

Questa interrogazione nasce per chiederle di conoscere quante sono le denunce pervenute a causa del malfunzionamento dei braccialetti cosiddetti antistalking, quali iniziative immediate lei intenda adottare per garantire una corretta applicazione del dispositivo, se ritiene sufficiente il numero dei braccialetti destinati al contrasto della violenza di genere e infine se, alla luce di questi fatti, pensa ancora che tale misura alternativa alla detenzione carceraria possa essere ritenuta effettivamente utile per garantire la sicurezza delle donne che trovano il coraggio di denunciare.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, onorevole Nordio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, nel ringraziare la senatrice Versace, ricordo che ho già detto prima che i dettagli tecnici del funzionamento del braccialetto elettronico sono di competenza del Ministero dell'interno, ma certo ribadisco che non ci sottrarremo a queste considerazioni (alcune le ho già fatte).

L'importante è vedere che il trend di questi odiosi delitti che ho citato prima sta diminuendo del 15, 17 e 20 per cento: questo è un segnale positivo, anche se ovviamente c'è ancora molto da fare. Ciò significa che almeno alcuni di tali strumenti funzionano.

Lo dico subito: come sa e come ho detto anche prima, la valutazione del braccialetto rispetto ad altre misure spetta alla magistratura; è il magistrato che deve valutare quale sia la soluzione migliore. Mi lasci dire che è un compito dannatamente difficile, perché comporta una valutazione prognostica di cui nessuno è in grado di dare una valutazione: anche se ci affidiamo, come ci siamo sempre affidati, a psichiatri e psicologi, chiedendo se la persona sia socialmente pericolosa o pronta a reiterare il reato, tante volte abbiamo avuto falsi positivi e falsi negativi. Ripeto quindi che rendo onore ai miei colleghi magistrati proprio per la difficoltà di questa valutazione, che qualche volta accade che si riveli insufficiente, però molte volte invece funziona. Come ha detto lei, sono le cattive notizie che finiscono sui giornali, non le buone.

Da un punto di vista strettamente tecnico - quindi rispondo subito - il Ministero della giustizia partecipa attivamente al tavolo tecnico interforze istituito presso il Ministero dell'interno, impegnato ad adottare ogni misura necessaria per consentire alle Forze di polizia di intervenire tempestivamente. Faccio una considerazione di ordine tecnico, anche se purtroppo il tempo è poco: il funzionamento del braccialetto elettronico è molto spesso incompatibile - e lo è sempre di più - con i mezzi non solo di comunicazione, ma anche di trasporto delle persone. Nel momento in cui suona l'allarme nei confronti di una persona, molto spesso la vittima si trova a una distanza che non è compatibile con l'intervento delle Forze dell'ordine in relazione al warning che viene dato. Per dirla in poche parole, se si ritiene che la distanza di 10 chilometri sia sufficiente per tenere a distanza la potenziale vittima dal potenziale aggressore, molto spesso la comunicazione funziona, ma in quei minuti in cui funziona l'avvertimento, il warning, i mezzi di trasporto del potenziale aggressore sono già riusciti a raggiungere la vittima.

Dobbiamo quindi cercare di coniugare questi due elementi, dando un'allerta alla vittima, che, nel momento in cui coglie il pericolo, sia in grado di trovare magari forme di autodifesa, rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, insomma in un luogo più o meno protetto, perché molto spesso l'intervento delle Forze dell'ordine non è in grado di arrivare. Sarà in questo caso il magistrato a valutare quale sia la distanza sufficiente per poter assicurare le due parti, tenendo conto anche dei mezzi di locomozione che oggi purtroppo annullano le distanze che un tempo magari potevano essere considerate sufficienti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Versace, per due minuti.

VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Ministro, la ringrazio: conosco la sua sensibilità e la sua attenzione al tema, che abbiamo avuto modo anche di affrontare in altre occasioni.

Sono contenta del fatto che anche a casa possiamo lanciare il messaggio che c'è attenzione, che c'è un comitato tecnico, che c'è un Ministero della giustizia che sta lavorando e ragionando al riguardo, anche nell'ottica di rafforzare in modo migliore anche lo strumento comunque prezioso di tutela; ciò soprattutto se c'è la possibilità di migliorarlo e di fare uno scatto in avanti per garantire maggiore tutela, maggiore fiducia e maggiore sicurezza alle donne che trovano il coraggio di denunciare.

È notizia di pochi minuti fa di un'altra donna di 54 anni uccisa, un femminicidio per mano dell'ex marito, se non sbaglio proprio a Civitavecchia. È chiaro che noi non abbiamo la bacchetta magica e non possiamo risolvere questo. È chiaro che non tutto si può risolvere per legge, ma dobbiamo adottare anche misure di carattere culturale, in sinergia anche con altri Ministri. Personalmente, anche con il ministro per sport e i giovani Abodi porto avanti tante iniziative volte a migliorare, attraverso lo sport, l'approccio culturale affinché sia più rispettoso - come lo sport insegna - nei confronti della vita e degli altri, anche nelle scuole.

Intanto la ringrazio, signor Ministro, perché conforta il fatto che ci stiate lavorando, che stiate mettendo attenzione e soprattutto che possiamo trasferire un messaggio di tranquillità e di fiducia verso le istituzioni a tutte le donne che quotidianamente invitiamo a denunciare qualsiasi atto di violenza. Noi ci siamo, non ci fermeremo e faremo tutto ciò che è possibile anche qui in Parlamento, per quanto mi compete, per migliorare le leggi e dare maggiori garanzie. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Cucchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01894 sulle criticità del sistema penitenziario, per tre minuti.

CUCCHI (Misto-AVS). Signor Ministro, i dati sono fin troppo chiari: in questo momento in carcere ci sono 62.487 persone detenute, a fronte di una capienza regolare di 51.280 posti, di cui 4.488 non disponibili. Ciò significa, signor Ministro, che il tasso di affollamento ha superato il dato medio del 133 per cento, con picchi di oltre il 200 per cento. Rispetto all'anno scorso, i detenuti sono 1.200 in più e la situazione, in tempi in cui la creazione di nuovi reati sembra essere una priorità del vostro Governo, in assenza di immediati provvedimenti, non potrà che peggiorare ulteriormente.

Lo stato del sistema penitenziario minorile non è migliore: se a ottobre 2022, momento in cui si è insediato l'attuale Governo, le carceri minorili ospitavano 392 persone, già un anno dopo l'entrata in vigore del cosiddetto decreto Caivano, i ragazzi nelle carceri minorili erano 569. Oggi si assiste a una situazione di sovraffollamento consolidata. La capienza di tutti gli istituti penali per i minorenni (IPM) è pari a 559 posti, ma i giovani presenti nelle carceri minorili sono più di 620. Le condizioni di detenzione all'interno della maggioranza degli istituti sono critiche, a parere di tutti gli osservatori, e non solo della sottoscritta: molte strutture versano in condizioni a dir poco fatiscenti e non garantiscono la disponibilità di servizi minimi come acqua e riscaldamenti.

La situazione è gravissima. A dircelo non sono solo i numeri sui suicidi: dopo un anno da record, nei primi quattro mesi del 2025 abbiamo già superato i 30 suicidi, vale a dire una media di due a settimana, signor Ministro. A dirci che la sua gestione del sistema penitenziario è del tutto inadeguata sono anche le lettere che la sottoscritta riceve quotidianamente da familiari disperati perché uno dei propri cari (affetto da una o più patologie psichiatriche e destinatario di un provvedimento che lo collocherebbe in una struttura apposita nella quale possa essere curato) è invece trattenuto insieme ai detenuti comuni, senza che gli vengano somministrate le cure appropriate. Sono malati dimenticati in carcere, cui vengono somministrati fortissimi psicofarmaci senza alcuna possibilità di guarigione e tanto meno di reinserimento, che spesso divengono vittime a loro volta, ultimi fra gli ultimi.

Il sistema delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS), criticato già apertamente dalla Corte costituzionale, è del tutto inadeguato e andrebbe riformato al più presto. Le 32 strutture REMS oggi esistenti in Italia dispongono di appena 630 posti letto: troppo pochi rispetto alle necessità, ne occorrerebbero almeno il doppio, e anche così non si riuscirebbe ad assorbire il numero delle persone in lista d'attesa, che sono più di 750.

In questo contesto, il ritardo di mesi sulla nomina del nuovo Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) conferma quanto già dimostrato con l'approvazione del nuovo piano carceri, che, privo delle adeguate risorse, si è rivelato solo un modo per finanziare l'ennesima struttura tecnica al servizio del commissario straordinario.

Signor Ministro, non è con la costruzione di nuove strutture detentive che si risolve il problema del sovraffollamento; tanto meno finanziando la realizzazione di celle prefabbricate secondo il modello "Albania", rivelatosi ovviamente fallimentare.

Per questo le chiedo quali iniziative urgenti intenda intraprendere per far fronte alla disastrosa situazione del sistema penitenziario, con specifico riferimento all'emergenza carceraria per adulti, per minori e per la detenzione di persone affette da patologie psichiatriche o dipendenze. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, onorevole Nordio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, nel ringraziare la senatrice interrogante, faccio presente che occorre innanzitutto chiarire che la mancata nomina del Capo del DAP non ha inciso minimamente sul funzionamento del Dipartimento. La dottoressa Di Domenico, che era già vice capo del Dipartimento dal 2023, magistrato di ampia esperienza nel settore penitenziario, ha assicurato con competenza e affidabilità e senza soluzione di continuità quest'azione amministrativa.

Il commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria dispone di imponenti risorse finanziarie, oltre a quelle già stanziate complessivamente per l'amministrazione penitenziaria, pari a oltre 3 miliardi annui per il quadriennio 2024-2027, e può contare anche su un conto di contabilità speciale istituito ad hoc presso il commissario per realizzare il programma edilizio che avanza velocemente.

Senatrice, dalle stesse sue parole risulta evidente un fatto, ossia che le criticità, che nessuno nega, si sono sedimentate nel tempo (non negli anni, ma nei decenni). La situazione del sovraffollamento carcerario, che peraltro è relativa al rapporto tra detenuti che hanno commesso reati e capienza carceraria, che non può essere aumentata da un giorno all'altro per le ovvie ragioni che già sono state spiegate varie volte in quest'Aula, per noi è una problematica prioritaria, ma ripeto che il fenomeno si è sedimentato nel tempo (è sufficiente leggere gli interventi dei procuratori generali della Cassazione di tutti gli anni precedenti).

Il Governo ha comunque investito sul capitale umano attuando un'imponente politica assunzionale: sono state previste 1.000 nuove assunzioni di unità di Polizia penitenziaria che, sommate alle 1.000 delle leggi di bilancio 2023, portano a un totale di 2.000 extra assunzioni di Polizia penitenziaria in soli 24 mesi, in aggiunta alle normali facoltà assunzionali nell'ambito del regolare turnover del personale in pensione. È stato anche potenziato il supporto psicologico e lo staff multidisciplinare ed è stato istituito un gruppo di lavoro per lo studio e l'analisi degli eventi suicidari delle persone detenute al fine di tutelare la salute psicofisica e prevenire i suicidi con un impegno di spesa di oltre 4 milioni di euro. Qui si tratta non soltanto di formare gruppi di studio di tendenza e valore esplicitamente teorico, ma anche di cercare di capire quali sono le ragioni dei suicidi, che non sempre sono correlati al sovraffollamento carcerario - anzi, gli ultimi studi ci dicono che non lo sono - che pure è un problema che nessuno nega e sulla quale stiamo cercando di intervenire. La problematica dei suicidi - è stato ammesso varie volte anche dai vostri banchi - non è strettamente connessa al fenomeno del sovraffollamento.

Sono stati previsti anche nuovi percorsi di comunità per i detenuti con disagio psichico e problemi di tossicodipendenza, in modo da garantire trattamenti idonei e differenziati. Faccio presente che è in corso proprio in questo periodo una sorta di revisione e adesso mi tengo largo perché non voglio impegnarmi in materie che sono di competenza più collegiale. Stiamo valutando la possibilità - come abbiamo già detto - di una detenzione differenziata per una gran parte di detenuti che sono in carcere per reati legati alla tossicodipendenza e che, più che essere criminali da punire, sono malati da curare. Su questo interverremo a breve e vedrete che avremo anche risultati - secondo me - abbastanza importanti e positivi.

Allo stesso modo, interverremo sulla custodia cautelare, perché sapete che il 20 per cento delle persone detenute in carcere è in attesa di giudizio. Di queste persone, almeno la metà alla fine viene assolta e quindi la loro detenzione si rivela ingiustificata. Sono numeri importanti, che vanno dalle 5.000 alle 6.000, alle 10.000 persone. Anche qui, intervenendo sulla rimodulazione della custodia cautelare preventiva, penso che potremo ottenere entro tempi ragionevoli una riduzione del sovraffollamento carcerario.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Cucchi, per due minuti.

CUCCHI (Misto-AVS). Signor Ministro, i suoi dati dovrebbe comunicarli ai genitori di Federico Brunetti, detenuto affetto da malattia psichiatrica e sul quale la prego di tenere alta la sua attenzione. (Applausi).

Come posso dirmi soddisfatta, signor Ministro? Le sue parole, una volta di più, appaiono vuote e proclami fini a sé stessi. Nel frattempo, in carcere le persone continuano a vivere in condizioni indegne di un Paese civile. A certificare, una volta di più, l'inadeguatezza dell'azione di questo Governo sull'emergenza delle carceri è arrivata proprio pochi giorni fa anche una relazione della Corte dei conti che ha bocciato senza appello il suo piano carceri e rilevato situazioni critiche di sovraffollamento in Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia.

Per affrontare il tema del sovraffollamento, anche secondo la Corte, la creazione di nuovi posti detentivi non può rappresentare l'unica strategia. La Corte ha evidenziato la mancata realizzazione di numerosi interventi e l'urgenza di completare quelli di manutenzione straordinaria già avviati per migliorare le condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di trattamento all'interno degli istituti.

Del tutto carenti sono anche gli interventi di realizzazione di spazi dedicati al lavoro dei detenuti, alle attività ricreative, culturali e sportive e le opere per l'informatizzazione e la digitalizzazione. Dalla Corte dei conti viene anche un ulteriore richiamo, che mi sento di sottoscrivere: occorre applicare il principio dell'individualizzazione della pena, che impone una corretta collocazione dei detenuti all'interno delle strutture in base alla condizione giuridica e alle esigenze trattamentali. Di certo, signor Ministro, non vanno in questa direzione i tagli per 500 milioni previsti per gli anni 2025 e fino al 2027 ai programmi di amministrazione penitenziaria, edilizia penitenziaria, giustizia minorile e di comunità.

Sarebbe il momento, signor Ministro, di fare mea culpa e accettare di non essere stati in grado di dare una sola risposta vera ai problemi del sistema penitenziario, prenderne atto e agire di conseguenza; il che può voler dire anche dimettersi, se non si è in grado di fare il proprio lavoro. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Berrino ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01895 sulla riforma della professione forense, per tre minuti.

BERRINO (FdI). Signor Ministro, io non le chiederò di dimettersi, ma la ringrazio per il lavoro che sta facendo per la giustizia all'interno del Governo. (Applausi).

Il Consiglio nazionale forense (CNF), nel corso dell'agorà dei presidenti degli ordini e delle unioni, il 29 aprile scorso, ha presentato una proposta di riforma dell'ordinamento forense elaborata in collaborazione con gli ordini professionali e le associazioni rappresentative della categoria. Si tratta di una proposta di riforma strutturale della disciplina della professione forense volta ad affermare l'autonomia, la rappresentatività e la funzione pubblica dell'avvocatura, che riveste un ruolo fondamentale nella cultura della giurisdizione. Tra le novità si annoverano la regolamentazione della monocommittenza e dei rapporti di collaborazione continuativa, la compatibilità con altre attività e il tirocinio ed esame di Stato.

Considerato che l'articolo 24 della Costituzione sancisce e assicura a tutti i cittadini il diritto di difesa in ogni stato e grado del procedimento, un diritto inviolabile e universale che costituisce il fulcro di ogni ordinamento fondato sullo Stato di diritto; che l'avvocatura è posta a garanzia di questo alto principio costituzionale e, in quanto tale, dev'essere dotata degli strumenti necessari a tale figura istituzionale nel delicato ruolo attribuitole; che risultano depositati in Parlamento diversi progetti di legge volti all'inserimento nella Costituzione della figura dell'avvocato, come presidio della giurisdizione, garante del diritto di difesa costituzionalmente riconosciuto; le chiedo di sapere quali siano le sue valutazioni sui punti salienti e sulle finalità della citata proposta di riforma della professione forense del CNF e sul possibile inserimento della figura dell'avvocato all'interno della Carta costituzionale. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, onorevole Nordio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

NORDIO, ministro della giustizia. Signor Presidente, nel ringraziare il senatore Berrino anche per le parole di incoraggiamento, posso assicurargli che non ho alcuna intenzione di dimettermi, anche perché è in corso una riforma costituzionale (Applausi) sulla quale abbiamo puntato molto, in attesa di quello che sarà però al momento finale il famoso «nunc dimittis servum tuum, domine», che riguarda un momento di transizione estremamente più dolorosa, ma inevitabile.

Detto questo, la figura dell'avvocato - come sapete - è essenziale e consustanziale all'esercizio della giurisdizione. Io stesso poi appartengo a una famiglia di avvocati e ho esercitato, prima della magistratura, la professione di avvocato. Proprio l'altro ieri abbiamo avuto un momento di estrema solennità: in Lussemburgo abbiamo firmato, tra i primi in Europa, la Convenzione europea per la protezione degli avvocati, promossa dal Consiglio d'Europa, che assicurerà il rispetto di tutti i diritti della difesa e la più ampia libertà nell'esercizio della professione forense. È stata firmata da me per l'Italia e da altri Ministri, mentre altri firmeranno a breve. Possiamo dire che è un evento epocale.

La funzione dell'avvocato - lo ripeto - è consustanziale alla cosiddetta cultura della giurisdizione, è la terza gamba della giurisdizione medesima. Nel processo penale il giudice siede tra la pubblica accusa e la difesa; se la difesa non ci fosse, avremmo non un processo democratico, ma uno dittatoriale come lo erano quelli di Stalin con Vyshinsky o di Hitler con Roland Freisler.

Detto questo, accolgo con favore il disegno di legge presentato dal Consiglio nazionale forense, che rappresenta proprio una giusta spinta per la modernizzazione di questa nobile professione. Esso riguarderà i compensi, la monocommittenza, le collaborazioni continuative, le compatibilità con altre attività, il tirocinio e l'esame di Stato.

Alla luce di tale complessità, stiamo pensando a una legge delega di imminente presentazione in Consiglio dei ministri, al fine di rendere più agevole l'iter di approvazione del disegno di legge e, quindi, per favorire un confronto pieno e costruttivo con l'avvocatura.

Da ultimo - come ho già detto varie volte - vi è il rammarico di non aver potuto inserire la figura dell'avvocatura nel disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere e la composizione del Consiglio superiore della magistratura, che in questo momento è davanti a voi, al Senato. Non è stato possibile per varie ragioni. Se la riforma costituzionale in atto avrà una celere approvazione, anche nell'ambito di questa legislatura, confidando anche in una convergenza di altre forze politiche che su questo dovrebbero essere d'accordo, speriamo e contiamo di poter inserire, con provvedimento accelerato, anche la figura dell'avvocato nella Costituzione. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Berrino, per due minuti.

BERRINO (FdI). Signor Ministro, la ringrazio per la sua articolata risposta, che soddisfa appieno le mie domande, e per la sua sensibilità nei confronti dell'avvocatura, nel riconoscere l'importanza che ha dato, con le sue parole, a questa professione nobilissima, di cui anch'io mi onoro di far parte.

La ringrazio per aver firmato, a livello europeo, il trattato a cui accennava. La ringrazio soprattutto per aver pensato a un percorso veloce per l'approvazione della riforma proposta anche dal Consiglio nazionale forense. Penso che la giustizia italiana abbia bisogno di questa riforma: non solo gli avvocati, ma anche i cittadini italiani.

La ringrazio quindi dell'impegno, così come del fatto di prestare attenzione alla possibilità di raggiungere in tempi brevi l'inserimento dell'avvocato nella Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Il senatore Trevisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01898 sulle recenti disposizioni relative alla cessazione della qualifica di "rifiuto", per tre minuti.

TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Ministro, il decreto ministeriale n. 127 del 2024 ha disciplinato i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto cosiddetto end of waste per i rifiuti inerti da costruzione e demolizione, ma anche per i rifiuti inerti di origine minerale riportati nella specifica tabella ed ha rappresentato un notevole traguardo nello sviluppo dell'economia circolare. Per questo motivo è un importante settore nel nostro Paese.

Gli operatori e le autorità competenti evidenziano tuttavia alcuni aspetti applicativi per i quali sarebbero necessari una semplificazione e indirizzi maggiormente uniformi e chiarificatori. Permangono infatti alcuni dubbi interpretativi, signor Ministro, in particolare nel campo stesso di applicazione del decreto che, se non risolti, rischiano di mettere in capo a molti operatori adempimenti difficilmente realizzabili e di creare quindi seri problemi ad alcune filiere di rifiuto importanti, esistenti nel nostro Paese e consolidate da anni.

In particolare, sarebbe necessario avere chiare indicazioni sull'applicazione del comma 2 dell'articolo 1 del decreto ministeriale, che, per meglio circoscrivere l'ambito, specifica che le operazioni di recupero finalizzate alla cessazione della qualifica di rifiuto aventi a oggetto in tutto o in parte rifiuti non elencati nell'Allegato 1, Tabella 1, punti 1 e 2, del regolamento ovvero rifiuti elencati nell'allegato e destinati a scopi specifici differenti rispetto a quelli previsti dall'articolo 4, sono soggette al rilascio o al rinnovo delle autorizzazioni ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 3, del medesimo decreto legislativo, mentre non sembrano sussistere particolari dubbi interpretativi in merito all'ipotesi in cui le operazioni di recupero non abbiano ad oggetto, in tutto, rifiuti non rientranti nel campo di applicazione del citato decreto.

Si chiedono informazioni in merito ai criteri da applicare laddove le medesime operazioni abbiano ad oggetto, solo in parte, rifiuti non rientranti nel campo di applicazione del decreto. La conseguenza di un'errata interpretazione ed estesa applicazione dei criteri analitici del decreto ministeriale n. 127 del 2024 (vedi test di eluizione) a rifiuti non esplicitamente ricompresi nel decreto stesso porterebbe ad un'immotivata discriminazione di tutti i processi di recupero avanzati e consolidati, quindi potrebbe creare danni nella nostra filiera di recupero dei rifiuti. Questi sistemi hanno consentito il raggiungimento di percentuali di recupero nel nostro Paese tra le più elevate in Europa.

Pertanto, la disapplicazione di quanto ad oggi anodizzato come end of waste, sulla base di tale semplicistico approccio, porterebbe a uno svilimento complessivo dei sistemi di valutazione tecnica avanzati (ad esempio, ecotossicologia e analisi di rischio secondo criteri di utilizzo, che sono peraltro attuati anche nelle più evolute realtà europee).

Tale svalutazione condurrebbe a una modalità di analisi esclusivamente chimica e con set analitico ridotto, a cui vengono applicati limiti non rispettabili neppure dai materiali in commercio per usi medesimi, come ad esempio il cemento o lo stucco di gesso, che sono materie prime, non rifiuti.

Quanto sopra è inoltre già riassunto dall'articolo 184-ter, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, che indica puntualmente criteri e condizioni, caso per caso, per la cessazione di qualifica di rifiuto.

Pertanto, si chiede di sapere quale sia la posizione del Ministro rispetto alle problematiche esposte in premessa.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor Presidente, nel ringraziare gli interroganti, preciso che, in relazione alla loro richiesta di chiarimento sulla disciplina del recupero degli inerti, la disposizione da loro citata nasce con l'intento di far sì che la procedura autorizzativa, nota come "caso per caso", ossia quella prevista all'articolo 184-ter, comma 3, del testo unico ambientale, venga attivata anzitutto nelle ipotesi residuali non contemplate nell'elenco di rifiuti di cui alla tabella 1.

La procedura autorizzatoria "caso per caso" può essere attivata altresì qualora i rifiuti, sebbene ricompresi nella tabella 1, siano destinati a scopi specifici, differenti rispetto a quelli contemplati dal decreto stesso all'articolo 4.

In ogni caso basterebbe che l'operazione di recupero inerisse anche a uno solo dei codici dell'elenco europeo rifiuti CER non rientranti nell'allegato 1, per fuoriuscire dall'applicazione del decreto n. 127 del 2024. La norma impone dunque all'operatore produttore di aggregati recuperati che svolga trattamenti sui rifiuti ricompresi nella tabella 1 dell'allegato 1 di procedere all'inoltro dell'istanza di adeguamento dell'autorizzazione allo svolgimento delle operazioni di recupero entro la data di scadenza stabilita dal decreto ministeriale, anche se tale riformato scenario comporta per l'impresa una riorganizzazione dei flussi della relativa produzione. Le amministrazioni competenti al rilascio dei titoli autorizzatori devono quindi procedere per la parte dei rifiuti trattati dall'operatore elencati nella tabella 1 dell'allegato 1, destinati agli scopi specifici di cui al successivo allegato 2, al rilascio di un'autorizzazione che prevedrà la cessazione della qualifica di rifiuto nel rispetto dei criteri del predetto decreto ministeriale.

Rammento infine la disponibilità del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ad offrire ulteriori delucidazioni tecniche sulla questione, nella consapevolezza dell'estrema rilevanza dagli obiettivi di economia circolare da conseguire, ma anche della difficoltà di indicare tutto il percorso nei minuti a disposizione in un question time. Trasmetteremo pertanto in allegato tutta la valutazione anche di ordine tecnico e procedurale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Trevisi, per due minuti.

TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Ministro, è bene sia chiarito che il decreto ministeriale n. 127 del 2024… rifiuti ricompresi nella tabella 1… automatica dei limiti chimici del decreto, come già adottato in conformità al regolamento che appunto… (L'audio risulta intermittente per un malfunzionamento del microfono) …i limiti per la tutela della salute dei nostri cittadini e salvaguardi i percorsi autorizzativi già in essere, evitando un'applicazione rigida del decreto e verifichi gli investimenti fatti nel settore in Italia.

Consideriamo che l'Italia è un Paese povero di materie prime e dei 160 milioni di tonnellate di rifiuti speciali la metà sono rifiuti di costruzione e demolizione. Quindi, essendo poveri di materie prime, è importante che incentiviamo tutti i percorsi che rendano i rifiuti una nuova materia prima secondaria, con la possibilità, prevista dalla normativa end of waste, di utilizzarli in percorsi virtuosi, soprattutto alla luce dell'aumento dei costi delle materie prime. Se noi, dai nostri rifiuti, riusciamo a generare nuova materia prima, incentiviamo e preserviamo quindi i processi che si occupano proprio del recupero dei rifiuti e riusciremo logicamente a dare vantaggi economici nell'ambito del quadro dell'economia circolare del nostro Paese.

Quindi, la ringrazio per la risposta e spero appunto che venga eliminato ogni dubbio interpretativo.

PRESIDENTE. Il senatore Lorefice ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01899 sulla gestione delle acque reflue, con particolare riferimento alle Regioni meridionali, per tre minuti.

LOREFICE (M5S). Signor Ministro, parliamo di gestione integrata delle acque e, nello specifico, di depurazione e acque reflue.

Purtroppo non siamo per niente nei campioni, o meglio, siamo tra i peggiori Stati dell'Unione in materia di corretta gestione del ciclo integrato della depurazione. Abbiamo già subito ben quattro procedure d'infrazione, di cui due già arrivate a condanna (anzi, a doppia condanna). Abbiamo già speso la bellezza di 210 milioni di euro e ultimamente, a fine marzo, ci è stata comminata la seconda doppia condanna, che prevede un una tantum di 10 milioni di euro, più 15 milioni di euro ogni semestre, se non saremo bravi nel trovare adeguate soluzioni per invertire questo trend, che chiaramente non fa piacere a nessuno.

Caro Ministro, nell'interrogazione che lei ha avuto modo di leggere in maniera puntuale, ho elencato chiaramente anche il periodo. Parliamo della prima direttiva di riferimento, quella del 1991, che cominciava a esplicare la propria azione all'incirca nel 2000. Per la prima condanna reale parliamo del 2017-2018, e nel 2017, proprio in concomitanza, è avvenuta la prima nomina del commissario straordinario per la depurazione. Da allora ad oggi ci ritroviamo un quadro che vede sempre le Regioni del Sud come fanalino di coda. Mi dispiace dirlo, da siciliano: la Sicilia è la peggiore Regione d'Italia per la gestione del ciclo idrico integrato, con due terzi della totalità delle infrastrutture non adeguate alle direttive vigenti. Con i soldi del PNRR abbiamo cercato nella passata legislatura, anche grazie al presidente Conte, di dare linfa ai vari comparti del suo Ministero e a quello delle infrastrutture, al fine di permettere a quelle Regioni, anche utilizzando le risorse delle politiche di coesione, di trovare soluzioni in maniera adeguata e veloce per uscire via via da questo sconcertante contesto.

Le procedure d'infrazione dell'Italia sono chiaramente molte di più. Abbiamo già pagato quasi 1.200 milioni di euro ed il 70 per cento di queste è solo in campo ambientale.

Ora, signor Ministro, le chiedo, alla luce di quello che ho detto e che ho scritto - cerco di andare al cuore del problema e pertanto a quello che ho chiesto a lei - quali sono le azioni reali e concrete che ha messo in atto, quali misure vuole portare per dare un impulso reale, efficace ed efficiente per invertire questo trend, anche alla luce di quello che ha fatto il neocommissario straordinario assieme ai due subcommissari, e quali sono i risultati prodotti ad oggi. Se ci vorrà illustrare con dovizia di particolari quanto è stato fatto, poi in replica dirò il resto. (Applausi).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. La ringrazio Presidente e ringrazio anche il collega Lorefice per la sua cortesia nell'esposizione del quesito.

Il Governo, al fine di superare l'incompletezza o l'inadeguatezza delle reti di collettamento, nonché le carenze fin qui registrate nella gestione delle acque reflue, in aggiunta alle risorse allocate in passato, ha destinato ulteriori fondi al commissario straordinario e alle amministrazioni interessate dalle procedure d'infrazione citate dall'interrogante. Si citano, ad esempio, i 110 milioni di euro per gli interventi in capo al commissario, ripartiti in esercizi finanziari dal 2023 al 2026; i 117,5 milioni da fondi FESR-FSE 2021-2027 per il settore idrico e depurativo stanziati dalle Regioni; i 120 milioni dei fondi FSC 2021-2027 per la depurazione e ancora i 460 milioni di euro derivanti dagli accordi di coesione FSC 2021-2027.

Si segnalano inoltre i fondi previsti nell'ambito del PNRR, per l'ammontare di circa 600 milioni di euro - come citato dall'interrogante - per gli investimenti in fognatura e depurazione.

Dal monitoraggio condotto sullo stato di avanzamento degli interventi al 31 dicembre scorso, al netto di alcune criticità emerse dagli interventi - come citato - nella Regione Sicilia, non sembrano ravvisarsi al momento elementi che possano pregiudicare il raggiungimento del target finale a marzo 2026.

Inoltre, nel corso degli anni sono state estese le competenze del commissario straordinario unico, sia in termini di raggio d'azione sugli agglomerati in procedura di infrazione, sia per consentire una più rapida attuazione degli interventi, soprattutto per il superamento delle criticità concentrate in alcune Regioni del Sud Italia. Dalle relazioni periodiche del commissario emerge il costante e progressivo avanzamento dei lavori sulla base della dotazione finanziaria a disposizione, che in futuro potrà essere adeguata sulla base del procedere dei lavori.

Per quanto riguarda la specifica situazione dell'agglomerato di Catania, richiamata dall'interrogante, è programmato un intervento, sempre nelle competenze del commissario straordinario, suddiviso in sette lotti, per un costo complessivo pari a circa un miliardo.

Infine, il monitoraggio periodico svolto dal MASE varia in relazione alla tempistica, a seconda dello stato di avanzamento del procedimento. Come richiesto dalla Commissione europea, per le cause per le quali l'Italia è stata condannata ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il monitoraggio avviene semestralmente, mentre per le rimanenti cause ha cadenza annuale.

Il tema va affrontato non solo sotto l'aspetto dell'infrazione rispetto al trattamento delle acque reflue, ma anche rispetto all'altro fronte, quello del riutilizzo delle acque reflue depurate. Purtroppo il nostro Paese ha una percentuale di utilizzo delle acque reflue pari a circa il 5 per cento del tutto; dei 9 miliardi, siamo a 500 milioni di metri cubi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Lorefice, per due minuti.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Ministro.

Secondo me, bisogna mettere immediatamente in luce che cosa? Ministro, le chiedo se mi può riservare un attimo di attenzione, perché vedo che la distraggono i collaboratori parlamentari. Le sembra coerente e normale che in Sicilia si pensi a spendere 14 miliardi per il Ponte sullo Stretto, a distrarre fondi FSC da infrastrutture determinanti? (Applausi). Lei mi parla di cifrette rispetto a quello di cui realmente la Sicilia ha bisogno.

Lei sicuramente conoscerà le procedure d'infrazione. I due terzi delle infrastrutture delle quattro procedure d'infrazione sono in Sicilia, pertanto non è una cosa ancillare. Se non ci concentriamo con attenzione su Sicilia, Calabria e Campania, non ne usciremo neanche nel 2030 o nel 2035. Le risorse vanno messe in campo e messe a terra in maniera adeguata.

Per quanto riguarda il commissario e i subcommissari, secondo lei sono normali le competenze dei commissari? Leggo i curricula dei tre commissari. Il primo è l'attuale commissario alla depurazione Fatuzzo: nel curriculum vedo Fronte della Gioventù, MSI, carriera in Fratelli d'Italia e nessuna competenza reale e diretta in materia. Per quanto riguarda i subcommissari, vedo Forza Italia, perciò un curriculum fatto meramente di politica territoriale, uomo di fiducia di Occhiuto. E chiudo con Toto Cordaro, che a sua volta non mi sembra un esperto in materia.

La Sicilia ha bisogno di personale attento e competente, oltre alle risorse, e non ci scordiamo, Ministro, che la crisi idrica in Sicilia va a braccetto e fa il paio con il tema della depurazione. Lei ha sottolineato in maniera chiara e inequivocabile il riuso e il riutilizzo, però la colpa sta sempre nelle mani di chi amministra e io mi permetto di dire che in Sicilia per vent'anni su venticinque ha governato e governa il centrodestra. (Applausi).

Pertanto, mettiamoci assieme e uniamo un tantino le forze, perché solo assieme riusciremo a trovare soluzioni realmente efficaci ed efficienti. La invito a valutare la soluzione di un commissario straordinario unico per la Sicilia o, al limite, per le due o tre Regioni con il maggior carico di procedure d'infrazione. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Testor ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01893 sulle disposizioni europee e nazionali relative alla modifica dello status di protezione del lupo, per tre minuti.

TESTOR (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, il 6 dicembre 2024 il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha adottato la proposta dell'Unione europea di modificare lo status di protezione del lupo, spostando la specie dall'allegato 4 della Convenzione, quindi da faune rigorosamente protette, all'allegato 5, con il declassamento a faune protette. L'8 maggio scorso il Parlamento europeo ha approvato tale proposta allineando lo stato di protezione dei lupi alla Convenzione di Berna, consentendo agli Stati membri di disporre di una maggiore flessibilità nella gestione della popolazione dei lupi, al fine di migliorare la coesistenza con l'uomo e ridurre al minimo l'impatto della crescente presenza di lupi in Europa. Infatti, negli ultimi decenni la popolazione è cresciuta notevolmente ed è in fase di espansione.

In Italia, come certificano i dati di ISPRA 2023, negli ultimi decenni siamo passati da poche centinaia di esemplari ad oltre 3.300, facendo dell'Italia il Paese dell'Unione europea con più lupi. L'azione di conservazione e ripopolamento del lupo ha rappresentato in passato un passaggio importante per il mantenimento della biodiversità in una fase in cui la specie risultava effettivamente minacciata. Oggi, con i numeri raggiunti, risulta urgente e prioritario adottare adeguate misure di gestione che garantiscano l'incolumità dell'uomo e tutelino le attività produttive, in particolare le attività zootecniche, pesantemente minacciate e danneggiate dai lupi, che provocano vere e proprie stragi di bestiame.

Il Gruppo Lega-Salvini Premier si è sempre impegnato, in ambito sia europeo sia nazionale, per modificare la direttiva Habitat e il declassamento dello status di protezione del lupo, al fine di garantirne una gestione equilibrata e di tutelare in primis la sicurezza della popolazione e delle attività produttive e turistiche di montagna. Grazie a un intervento emendativo al disegno di legge sulle disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, una volta completato l'iter del declassamento europeo, sarà possibile adeguare automaticamente tale misura a livello nazionale.

In riferimento a tutto ciò, le chiedo, signor Ministro, come e con quale tempistica si vuole procedere al recepimento della modifica alla direttiva Habitat, adeguando la normativa nazionale in linea con l'emendamento approvato alla Camera sul disegno di legge montagne, delegando alle Regioni e alle Province autonome la gestione del lupo, con i conseguenti e necessari i piani di contenimento.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor Presidente, nel ringraziare la collega Testor, faccio presente che l'impegno per la conservazione del lupo ha sortito effetti nel corso degli anni allontanando in Italia la specie dal concreto rischio di estinzione, come la collega ha avuto modo anche di ricordare. L'efficacia delle politiche di conservazione ha determinato un'evoluzione del contesto generale che ha fatto emergere la necessità di azioni volte a migliorare la coesistenza con gli esseri umani e ridurre al minimo gli impatti negativi sulle attività produttive, in primis quelle legate al comparto zootecnico. In tale contesto è scaturito il voto del Comitato permanente della Convenzione di Berna, avvenuto a dicembre 2024, sulla modifica dello status del lupo da specie rigorosamente protetta a specie protetta e la conseguente procedura di revisione della direttiva Habitat a livello europeo.

In merito al quesito posto, concernente la tempistica necessaria all'adeguamento della normativa nazionale, si rammenta che, una volta concluso l'iter in sede comunitaria, lo spostamento del lupo dall'allegato 4 all'allegato 5 della direttiva Habitat consentirà tale adeguamento, in forma corrispondente al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, secondo la procedura indicata all'articolo 16 dello stesso decreto.

A integrare il quadro normativo descritto, si rammenta che, com'è noto agli interroganti, è attualmente in discussione alla Camera il disegno di legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, il cui testo contempla la possibilità di definire annualmente il numero massimo di lupi che possono essere rimossi per ogni Regione, senza pregiudicare lo stato di conservazione della specie e, chiaramente, sempre nel rispetto della normativa comunitaria e della predetta direttiva Habitat. In ogni caso, in questa fase di transizione, il Ministero sta comunque continuando la propria interlocuzione con le Regioni e le Province autonome, con il supporto delle indicazioni tecniche fornite da ISPRA, in relazione alla categorizzazione dei comportamenti e all'eventuale possibile azione nel caso di lupi problematici.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Testor, per due minuti.

TESTOR (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, nel ringraziarla per la sua risposta, sottolineo che il tema affrontato dalla nostra interrogazione viene spesso definito da alcune parti politiche come anche un po' ideologico, invece riguarda una problematica davvero importante. Bisogna fare in fretta, signor Ministro, anzi forse siamo anche già in ritardo, in primis per una questione di sicurezza pubblica, perché chiaramente i lupi ormai sono arrivati vicino ai centri abitati e purtroppo attaccano e predano anche gli animali d'affezione: è successo anche poco tempo fa, proprio nel mio Trentino, dove sono stati avvistati vicino alle scuole e alle fermate degli autobus.

Inoltre, c'è una questione di cultura e di tutela del territorio, perché il lupo sta mettendo a rischio gli alpeggi, che stanno per essere abbandonati proprio perché esso mette a repentaglio tutti i capi di bestiame, nonostante le misure messe in atto, dai cani di guardiania alle recinzioni, metodi che però evidentemente non sono sufficienti.

Perdere l'alpeggio, i pascoli di montagna e i territori rurali significa perdere cultura, cura e tradizioni della montagna e noi, signor Ministro, non possiamo permettercelo. Per questo noi del Gruppo Lega, ma anche come parte di questo Governo, cerchiamo di dare le risposte che i cittadini in questo momento ci chiedono con forza. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Boccia ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01896 sulle autorizzazioni ambientali agli impianti siderurgici ex Ilva, per tre minuti.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, mi permetterete di esprimere, prima di tutto, la massima solidarietà del Gruppo Partito Democratico alle lavoratrici e ai lavoratori dell'Ilva e alle imprese dell'indotto, perché ancora una volta si ritrovano di fronte a un'incognita - a un burrone, oserei dire - dal punto di vista delle prospettive di vita. Devo dire che tutte le organizzazioni sindacali e le organizzazioni datoriali lo avevano detto, in più di un'occasione, signor Ministro. Certamente lo avevano detto al ministro delle imprese e del made in Italy Urso, alla Presidente del Consiglio e a lei. A lei, però, in particolar modo, in questi giorni abbiamo posto questi temi come quesiti del question time di oggi.

Fino allo scorso 7 maggio, c'erano due altiforni su cinque in funzione e la produzione era ai minimi storici, nonostante le rassicurazioni del Governo; l'indotto, nonostante le promesse fatte in quest'Aula e nelle Commissioni competenti, è assolutamente insufficiente e in molte aziende dell'indotto il numero di salari da pagare cresceva e cresce drammaticamente. I picchi di emissioni nocive erano in aumento, le incertezze occupazionali erano sotto gli occhi di tutti, ma voi lo avete negato.

Ora a lei, nello specifico, chiediamo, indipendentemente dalle strategie di Baku Steel Company, che cos'è accaduto rispetto a quell'incendio, perché sono state fatte valutazioni che non abbiamo ben capito, come quella per cui le emissioni non erano controllate in atmosfera per delle anomalie. C'è stato un sequestro probatorio, senza facoltà d'uso dell'altoforno. Sono state fatte delle azioni: il 13 maggio, Acciaierie d'Italia ha messo in cassa integrazione ancora drammaticamente, senza alcuna prospettiva, 3.926 lavoratori e gli impianti, come lei sa, da agosto 2023 operano in regime di proroga con la scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA). L'istanza AIA, che era fatta per una produzione di 6 milioni di tonnellate l'anno per 12 anni, con utilizzo di due altiforni, due acciaierie, oggi che autorizzazione è? Dagli organi di stampa (glieli ricorderò eventualmente dopo, in sede di replica, se non ci convincerà) da tre giorni vengono poste domande puntuali alla Presidente del Consiglio, che ovviamente non risponde.

Signor Ministro, le chiediamo se intende chiarire le ragioni per cui la procedura di rinnovo dell'AIA in corso non prevede impegni perentori in materia di riconversione degli impianti produttivi e il motivo per cui si intende avallare un periodo tanto esteso di validità dell'AIA.

In secondo luogo, vogliamo sapere quali iniziative, al fine di riavviare la procedura di rinnovo dell'AIA per gli stabilimenti ex Ilva, lei, Ministro dell'ambiente, ha deciso di assumere dopo l'incendio del 7 maggio scorso.

Vogliamo inoltre sapere cosa può accadere (ciò è di competenza non solo sua, ma dell'intero Governo) se Baku dovesse fare un passo indietro. Il Governo ha ritenuto possibile una nazionalizzazione di quest'azienda, che resta centrale e strategica, ma dopo due anni e mezzo di Governo Meloni senza alcuna prospettiva? (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare gli onorevoli interroganti.

L'impegno profuso da questo Governo per salvaguardare la produzione dello stabilimento di Taranto, naturalmente con gli altri collegati, e il livello occupazionale sono di tutta evidenza, a partire dal rafforzamento patrimoniale della gestione dell'impianto siderurgico, nella consapevolezza che senza siderurgia non c'è prospettiva di sviluppo per il nostro Paese.

È necessario rammentare alcuni passaggi rilevanti che hanno caratterizzato l'azione del Governo con il finanziamento disposto da Invitalia ad Acciaierie d'Italia nel 2023 per 680 milioni e con l'attivazione dell'amministrazione straordinaria nello scorso febbraio 2024, che poi era stata estesa alla holding. È fondamentale ribadire quanto pienamente il Governo condivida il principio per cui la salvaguardia della produzione dello stabilimento di Taranto deve andare di pari passo con le azioni da intraprendere per la tutela dell'ambiente e del territorio, nonché della salute dei cittadini, oltre che del mantenimento dei livelli occupazionali. Tant'è vero che si è avviato il procedimento di rinnovo dell'AIA prima che si concludessero tutte le procedure relative agli asset e quindi per mettere i futuri proprietari in condizione di esercire l'impianto con le migliori garanzie di sostenibilità ambientale.

Con specifico riferimento ai quesiti posti dagli interroganti, mi soffermo sui singoli punti. Quanto alle prescrizioni AIA, si rappresenta che il relativo procedimento di riesame è attualmente in corso, pertanto le risposte ai quesiti formulati per gli specifici aspetti richiesti in materia ambientale potranno essere fornite successivamente all'emanazione del provvedimento AIA, anche perché il comitato AIA per la valutazione è un organismo indipendente.

Per quanto riguarda il rinnovo dell'autorizzazione con possibili impegni, è necessario precisare che le AIA hanno come obiettivo il continuo miglioramento delle prestazioni ambientali connesse all'esercizio delle installazioni.

Con riferimento, infine, alle ultime due richieste fatte il 7 maggio, per quanto di competenza del Ministero che rappresento, a seguito dell'incidente, in conformità con quanto previsto dalla fattispecie di cui all'articolo 29-undecies, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile n. 152, del 2006, l'autorità di controllo sta effettuando le verifiche di competenza, ad esito delle quali potranno essere adottate eventuali azioni necessarie al fine di limitare le conseguenze ambientali e prevenire il ripetersi di eventi analoghi.

Inoltre, da quanto appreso dal Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit), quindi da quanto ho ricevuto, appare che, a seguito dell'incidente del 7 maggio, la procura di Taranto ha sequestrato l'altoforno 1. La società ha quindi formulato più istanze con la richiesta di alcuni interventi finalizzati a consentire la rimessa in marcia dell'altoforno, compatibilmente con le esigenze di sicurezza e probatorie per salvaguardare l'integrità dell'altoforno e la capacità produttiva dell'impianto.

Dal canto suo, la procura, sentita l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) Puglia, ha accolto solo in parte queste istanze, che di conseguenza non sono state ritenute sufficienti dalla società per garantire la messa in sicurezza e la riattivazione dell'impianto. Il Governo ha pertanto preso atto che da queste decisioni potrebbero derivare ricadute non solo occupazionali, ma anche e soprattutto economiche, in virtù del fatto che gli interessati potrebbero rivedere le proprie posizioni, anche con la manifestazione di interesse, e quindi l'eventuale offerta d'acquisto dell'intero gruppo Ilva.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Boccia, per due minuti.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, così non è semplice lavorare, perché il Ministro ha girato un po' intorno ai problemi e non si è assunto nemmeno la responsabilità di dire che il differimento alla conferenza dei servizi è stato chiesto dal Governo stesso: dal 5 al 13 maggio, ora al 21; arriveremo al 20 maggio e ci dirà che è stata spostata ancora. Lo vedremo, ma i rinvii, signor Ministro, sono stati chiesti dal Governo.

Facevo riferimento prima a domande poste alla Presidente del Consiglio semplicemente perché in quest'Aula all'inizio della legislatura, quando il Governo si è insediato, abbiamo assistito a una querelle che andava dall'allora ministro Fitto al ministro Giorgetti, con il Ministro delle imprese e del made in Italy che faceva da spettatore e veniva informato dall'amministratore delegato di Invitalia, e lei che si occupava già allora di AIA, ma devo dire che son passati due anni e mezzo e siamo ancora al punto di partenza.

Non noi, ma un autorevole giornale del Mezzogiorno e pugliese, «La Gazzetta del Mezzogiorno», prima ancora che accadessero i fatti a cui lei fa riferimento, vi aveva chiesto: gli azeri quanto acciaio vorranno produrre a Taranto? Non lo sa nessuno a Taranto. Con quale tecnologia, con quanti dipendenti, con quale fonte di energia? Che ne sarà di chi non rientrerà nel perimetro della forza lavoro? Quanto spazio ci sarà per le imprese dell'indotto? Se vuole continuo, le domande sono nove, ma alla fine l'intervento si conclude dicendo: se la risposta è negativa, cosa fate? E non lo sappiamo ancora.

Attraverso il Ministro dell'ambiente, signor Presidente, vorrei ricordare all'intero Esecutivo che un miliardo di finanziamento dal PNRR, che era già stato stanziato dal precedente, è stato tagliato da questo Governo, destinato ad attivare la produzione del preridotto e, come temevamo, la parola decarbonizzazione, che non è mai piaciuta a questa maggioranza, è scomparsa dal vocabolario, purtroppo anche dal suo, mentre dovrebbe essere il suo vangelo quotidiano, da Ministro dell'ambiente.

Chiudo temendo una cosa, signor Presidente: il tema, che riprenderemo nelle Commissioni di merito e in ogni luogo in cui ci sarà consentito - se, speriamo, ci sarà ancora consentito - in ragione dei nuovi equilibri geopolitici, riguarderà il fatto che il consistente incremento da parte dell'Italia degli acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, cosa che abbiamo contestato in quest'Aula al Presidente del Consiglio, potrebbe prevedere una riduzione delle necessità di approvvigionamento del gas azero e non vorremmo che questa cosa abbia inciso sulla frenata. Siccome da lei non abbiamo ricevuto alcuna risposta, ci auguriamo nei prossimi giorni, incalzandovi ancora, di avere la verità, sapendo che ci sono famiglie che vivono di lavoro e della prospettiva che quest'azienda, rispettando la salute e l'ambiente, continui a essere ancora un punto di riferimento della siderurgia italiana. (Applausi).

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

PRESIDENTE. Comunico che è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:

«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare» (1493).

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

PELLEGRINO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLEGRINO (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, lo scorso giovedì Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia, ha inaugurato una piccola e nuova sede nel quartiere Trieste-Salario.

Come tutte le sedi di partito, questo vuol essere uno spazio di incontro e di discussione e un luogo dove parlare di politica, coinvolgere soprattutto i giovani, cercare soluzioni e programmare attività. Durante l'inaugurazione, i nostri ragazzi hanno avuto però degli invitati a sorpresa: i compagni e le compagne dei collettivi antifascisti del quartiere hanno duramente contestato l'evento per impedirlo, ribadendo, in sostanza, che i giovani meloniani non hanno diritto di fare politica; e lo hanno detto non solo con uno slogan di dubbio gusto, attingendo all'intero e storico canzoniere di lotta col pugno chiuso, ma anche con lanci di uova, invettive sui presenti e un atteggiamento abbastanza invasivo. Solo grazie alla Polizia, in sostanza, si è evitato il peggio.

L'attacco alla sede di Gioventù nazionale è l'ennesimo degli episodi di violenza che ormai avvengono in media una volta a settimana. La violenza, verbale e non solo, avviene da parte dei centri sociali e della sinistra antagonista che in questo caso, lo ricordo, nel momento in cui ci si accingeva a celebrare la Giornata in memoria delle vittime di tutti i terrorismi, davano prova dell'arroganza ideologica con la quale continuano a chiamare "fare politica" questi attacchi sistemici alle nostre sedi e ai nostri ragazzi e non da ultimo - lo ritengo ancora più grave - gli atti di vandalismo perpetrati in tutta Italia a danno delle targhe che ricordano gli anni di piombo.

Non credo si possa continuare su questa strada. Non credo che questo clima di tolleranza esasperata che denunciamo da mesi possa essere cancellato dal presenziare semplicemente a queste celebrazioni, compresa quella del 9 maggio, che è passato da poco. Io e molti tra noi eravamo a Montecitorio per rendere onore a tutti coloro che si sono battuti e hanno perso la vita per i loro ideali, per la legalità e per la libertà. Ciascuno lo ha fatto - credo e spero - con la consapevolezza che il sacrificio di quelle vittime è uno dei cardini della nostra democrazia. Pertanto, con questi silenzi si dimostra non solo di non onorarne la memoria, ma più gravemente di non aver appreso la lezione del passato.

Quindi, se davvero non vogliamo più violenza politica e mai più aggressioni ai nostri ragazzi, dobbiamo dimostrare zero silenzi su questi gravi episodi, da qualunque parte politica vengano perpetrati. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 20 maggio 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 20 maggio, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,20).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (1432)

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

1. Il decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

________________

N.B. Approvato, con modificazioni al testo del decreto-legge, il disegno di legge composto del solo articolo 1.

ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

All'articolo 1:

al comma 1, capoverso Art. 3-bis, comma 1:

dopo la lettera a) è inserita la seguente:

« a-bis) lo stato di cittadino dell'interessato è riconosciuto, nel rispetto della normativa applicabile al 27 marzo 2025, a seguito di domanda, corredata della necessaria documentazione, presentata all'ufficio consolare o al sindaco competenti nel giorno indicato da appuntamento comunicato all'interessato dall'ufficio competente entro le 23:59, ora di Roma, della medesima data del 27 marzo 2025 »;

la lettera c) è sostituita dalla seguente:

« c) un ascendente di primo o di secondo grado possiede, o possedeva al momento della morte, esclusivamente la cittadinanza italiana »;

la lettera d) è sostituita dalla seguente:

« d) un genitore o adottante è stato residente in Italia per almeno due anni continuativi successivamente all'acquisto della cittadinanza italiana e prima della data di nascita o di adozione del figlio »;

la lettera e) è soppressa;

dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:

« 1-bis. All'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, alinea, dopo le parole: "secondo grado" sono inserite le seguenti: "sono o";

b) dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:

"1-bis. Il minore straniero o apolide, del quale il padre o la madre sono cittadini per nascita, diviene cittadino se i genitori o il tutore dichiarano la volontà dell'acquisto della cittadinanza e ricorre uno dei seguenti requisiti:

a) successivamente alla dichiarazione, il minore risiede legalmente per almeno due anni continuativi in Italia;

b) la dichiarazione è presentata entro un anno dalla nascita del minore o dalla data successiva in cui è stabilita la filiazione, anche adottiva, da cittadino italiano.

1-ter. Divenuto maggiorenne, chi ha acquistato la cittadinanza ai sensi del comma 1-bis può rinunciarvi se in possesso di altra cittadinanza".

1-ter. Per i minorenni alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, figli di cittadini per nascita di cui all'articolo 3-bis, comma 1, lettere a), a-bis) e b), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, la dichiarazione prevista dall'articolo 4, comma 1-bis, lettera b), della medesima legge può essere presentata entro le 23:59, ora di Roma, del 31 maggio 2026.

1-quater. All'articolo 9-ter, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, le parole: "prorogabili fino al massimo di trentasei mesi" sono soppresse.

1-quinquies. Ai procedimenti di concessione della cittadinanza italiana ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, pendenti alla data di entrata in vigore della disposizione di cui al comma 1-quater, continua ad applicarsi la disciplina previgente.

1-sexies. All'articolo 14, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Il primo periodo si applica se, alla data di acquisto o riacquisto della cittadinanza da parte del genitore, il minore risiede legalmente in Italia da almeno due anni continuativi o, se di età inferiore ai due anni, dalla nascita" ».

Dopo l'articolo 1 sono inseriti i seguenti:

« Art. 1-bis. - (Disposizioni per favorire il recupero delle radici italiane degli oriundi e il conseguente acquisto della cittadinanza italiana) - 1. All'articolo 27 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, dopo il comma 1-septies è inserito il seguente:

"1-octies. È consentito, al di fuori delle quote di cui all'articolo 3, comma 4, con le procedure di cui all'articolo 22, l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato allo straniero residente all'estero, discendente di cittadino italiano e in possesso della cittadinanza di uno Stato di destinazione di rilevanti flussi di emigrazione italiana, individuato con decreto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con i Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali".

2. All'articolo 9, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: "secondo grado" sono inserite le seguenti: "sono o" e le parole: ", o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni" sono sostituite dalle seguenti: "e che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno due anni";

b) dopo la lettera a) è inserita la seguente:

"a-bis) allo straniero nato nel territorio della Repubblica che vi risiede legalmente da almeno tre anni".

Art. 1-ter. - (Riacquisto della cittadinanza a favore di ex cittadini) - 1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 9-bis, comma 2, dopo la parola: "cittadinanza" sono inserite le seguenti: ", ad eccezione delle dichiarazioni di riacquisto presentate innanzi a un ufficio consolare,";

b) all'articolo 17, il comma 1 è sostituito dal seguente:

"1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3-bis, chi è nato in Italia o è stato ivi residente per almeno due anni continuativi e ha perduto la cittadinanza in applicazione dell'articolo 8, numeri 1 e 2, o dell'articolo 12 della legge 13 giugno 1912, n. 555, la riacquista se effettua una dichiarazione in tal senso in data compresa tra il 1° luglio 2025 e il 31 dicembre 2027".

2. Alla sezione I della tabella dei diritti consolari da riscuotersi dagli uffici diplomatici e consolari, allegata al decreto legislativo 3 febbraio 2011, n. 71, dopo l'articolo 7-bis è inserito il seguente:

"Art. 7-ter. - Dichiarazione di riacquisto della cittadinanza: euro 250" ».

ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

Articolo 1.

(Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza)

1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, dopo l'articolo 3 è inserito il seguente:

« Art. 3-bis - 1. In deroga agli articoli 1, 2, 3, 14 e 20 della presente legge, all'articolo 5 della legge 21 aprile 1983, n. 123, agli articoli 1, 2, 7, 10, 12 e 19 della legge 13 giugno 1912, n. 555, nonché agli articoli 4, 5, 7, 8 e 9 del codice civile approvato con regio decreto 25 giugno 1865, n. 2358, è considerato non avere mai acquistato la cittadinanza italiana chi è nato all'estero anche prima della data di entrata in vigore del presente articolo ed è in possesso di altra cittadinanza, salvo che ricorra una delle seguenti condizioni:

a) lo stato di cittadino dell'interessato è riconosciuto, nel rispetto della normativa applicabile al 27 marzo 2025, a seguito di domanda, corredata della necessaria documentazione, presentata all'ufficio consolare o al sindaco competenti non oltre le 23:59, ora di Roma, della medesima data;

a-bis) lo stato di cittadino dell'interessato è riconosciuto, nel rispetto della normativa applicabile al 27 marzo 2025, a seguito di domanda, corredata della necessaria documentazione, presentata all'ufficio consolare o al sindaco competenti nel giorno indicato da appuntamento comunicato all'interessato dall'ufficio competente entro le 23:59, ora di Roma, della medesima data del 27 marzo 2025;

b) lo stato di cittadino dell'interessato è accertato giudizialmente, nel rispetto della normativa applicabile al 27 marzo 2025, a seguito di domanda giudiziale presentata non oltre le 23:59, ora di Roma, della medesima data;

c) un ascendente di primo o di secondo grado possiede, o possedeva al momento della morte, esclusivamente la cittadinanza italiana;

d) un genitore o adottante è stato residente in Italia per almeno due anni continuativi successivamente all'acquisto della cittadinanza italiana e prima della data di nascita o di adozione del figlio ».

1-bis. All'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, alinea, dopo le parole: « secondo grado » sono inserite le seguenti: « sono o »;

b) dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:

« 1-bis. Il minore straniero o apolide, del quale il padre o la madre sono cittadini per nascita, diviene cittadino se i genitori o il tutore dichiarano la volontà dell'acquisto della cittadinanza e ricorre uno dei seguenti requisiti:

a) successivamente alla dichiarazione, il minore risiede legalmente per almeno due anni continuativi in Italia;

b) la dichiarazione è presentata entro un anno dalla nascita del minore o dalla data successiva in cui è stabilita la filiazione, anche adottiva, da cittadino italiano.

1-ter. Divenuto maggiorenne, chi ha acquistato la cittadinanza ai sensi del comma 1-bis può rinunciarvi se in possesso di altra cittadinanza ».

1-ter. Per i minorenni alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, figli di cittadini per nascita di cui all'articolo 3-bis, comma 1, lettere a), a-bis) e b), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, la dichiarazione prevista dall'articolo 4, comma 1-bis, lettera b), della medesima legge può essere presentata entro le 23:59, ora di Roma, del 31 maggio 2026.

1-quater. All'articolo 9-ter, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, le parole: « prorogabili fino al massimo di trentasei mesi » sono soppresse.

1-quinquies. Ai procedimenti di concessione della cittadinanza italiana ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, pendenti alla data di entrata in vigore della disposizione di cui al comma 1-quater continua ad applicarsi la disciplina previgente.

1-sexies. All'articolo 14, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Il primo periodo si applica se, alla data di acquisto o riacquisto della cittadinanza da parte del genitore, il minore risiede legalmente in Italia da almeno due anni continuativi o, se di età inferiore ai due anni, dalla nascita ».

2. All'articolo 19-bis del decreto legislativo 1° settembre 2011, n. 150, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) la rubrica è sostituita dalla seguente: « Controversie in materia di accertamento dello stato di apolidia e di cittadinanza italiana »;

b) dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:

« 2-bis. Salvi i casi espressamente previsti dalla legge, nelle controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana non sono ammessi il giuramento e la prova testimoniale.

2-ter. Nelle controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana chi chiede l'accertamento della cittadinanza è tenuto ad allegare e provare l'insussistenza delle cause di mancato acquisto o di perdita della cittadinanza previste dalla legge. ».

EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO

1.1

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Giacobbe, La Marca, Crisanti, Cataldi (*)

Respinto

Sopprimere l'articolo.

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

1.100

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Improponibile

Sostituire l'articolo con il seguente:

"Art. 1

(Disposizioni in materia di cittadinanza)

          1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) all'articolo 4, dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:

          «2-bis. Il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia e che, ai sensi della normativa vigente, abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana. La cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore. La dichiarazione di volontà è annotata nel registro dello stato civile. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l'interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza.

          2-ter. Qualora non sia stata espressa la dichiarazione di volontà di cui al comma 2-bis, l'interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all'ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età»;

          b) dopo l'articolo 23 è inserito il seguente:

          «Art. 23-bis. - 1. Ai fini della presente legge, il requisito della minore età si considera riferito al momento della presentazione dell'istanza o della richiesta da parte dei genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale.

          2. Gli ufficiali di anagrafe sono tenuti a comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, nella sede di residenza quale risulta all'ufficio, la facoltà di acquisto del diritto di cittadinanza ai sensi dell'articolo 4, commi 2 e 2-bis, con indicazione dei relativi presupposti e delle modalità di acquisto. L'inadempimento di tale obbligo di informazione sospende i termini di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza».

          2. L'articolo 33, comma 2, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, è abrogato.

          3. Con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, si provvede a coordinare, a riordinare e a raccogliere in un unico testo le disposizioni di natura regolamentare vigenti in materia di cittadinanza. Il regolamento è adottato previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, da rendere nel termine di quarantacinque giorni dalla trasmissione. Il termine per l'espressione del parere del Consiglio di Stato è di trenta giorni.".

1.101

Cataldi

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Sospensione temporanea delle procedure per l'acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis)

          1. Nelle more del riordino della disciplina vigente in tema di cittadinanza e ai fini di permettere ai competenti uffici consolari e comunali di perfezionare le domande già presentate alla data dell'entrata in vigore della presente disposizione, è sospesa per 12 mesi la presentazione di nuove richieste per l'acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis. 

          2. Ai sensi del comma 1, sono sospese altresì le richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis per via giudiziale sia per linea di discendenza materna che paterna.

          3. I criteri per l'individuazione agli aventi diritto per discendenza dovranno valorizzare il legame effettivo con l'Italia anche attraverso il parametro della conoscenza della lingua italiana di livello B1 o delle sue forme dialettali».

1.4

Cataldi, Maiorino, Gaudiano

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Sospensione temporanea delle procedure per l'acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis)

          1. Nelle more del riordino della disciplina vigente in tema di cittadinanza e ai fini di permettere ai competenti uffici consolari e comunali di perfezionare le domande già presentate alla data dell'entrata in vigore della presente disposizione, è sospesa per 12 mesi la presentazione di nuove richieste per l'acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis. 

          2. Ai sensi del comma 1, sono sospese altresì le richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis per via giudiziale sia per linea di discendenza materna che paterna.».

1.5

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Giacobbe, La Marca, Crisanti

Respinto

Sopprimere il comma 1.

1.6

Cataldi, Maiorino, Gaudiano

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente:

          «1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, dopo l'articolo 3 è inserito il seguente:

          "Art. 3-bis - 1. In deroga agli articoli 1, 2, 3, 14 e 20 della presente legge, all'articolo 5 della legge 21 aprile 1983, n. 123, agli articoli 1, 2, 7, 10, 12 e 19 della legge 13 giugno 1912, n. 555, nonché agli articoli 4, 5, 7, 8 e 9 del codice civile approvato con regio decreto 25 giugno 1865, n. 2358, successivamente alla data di entrata in vigore del presente articolo chi è nato all'estero ed è in possesso di altra cittadinanza può presentare richiesta di acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis, qualora ricorra una delle seguenti condizioni:

          a) un genitore o adottante cittadino è nato in Italia;

          b) un genitore o adottante cittadino è stato residente in Italia per almeno due anni continuativi;

          c) un ascendente cittadino di primo grado dei genitori o degli adottanti cittadini è nato in Italia"».

1.7

La Marca

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente:

          «1. Nelle more dell'approvazione di una riforma organica della legge sulla cittadinanza, la presentazione di domande di accertamento del possesso della cittadinanza italiana all'ufficio consolare o al sindaco competenti, nonché di domande di accertamento giudiziale dello status di cittadino è sospesa dalla data di entrata in vigore della presente disposizione e fino al 31 marzo 2027».

1.102

Lombardo

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", alinea, sostituire le parole: "anche prima della data di entrata in vigore del presente articolo" con le seguenti: "dopo la data di entrata in vigore del presente articolo"

1.103

Lopreiato, Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", comma 1, apportare le seguenti modificazioni:

          a) alinea, sostituire le parole: "anche prima della" con le seguenti: "successivamente alla";

          b) sopprimere le lettere a), a-bis, b) e d);

          c) alla lettera c) sopprimere la parola: "esclusivamente".

1.12

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», sostituire le parole: «anche prima della»  con le seguenti: «successivamente alla»   

1.13

Rojc, Giacobbe

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1 sostituire le parole: «anche prima della» con le seguenti: «successivamente alla».

1.16

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», sostituire le parole: «anche prima della»  con le seguenti: «24 mesi dopo dalla»   

1.17

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», sostituire le parole: «anche prima della»  con le seguenti: «18 mesi dopo dalla»   

1.18

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», sostituire le parole: «anche prima della»  con le seguenti: «12 mesi dopo dalla»   

1.19

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», sostituire le parole: «anche prima della»  con le seguenti: «9 mesi dopo dalla»   

1.20

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», sostituire le parole: «anche prima della» con le seguenti: «6 mesi dopo dalla»   

1.23

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, lettera a), sopprimere le parole: «corredata della necessaria documentazione».

1.24

Nicita, Giacobbe, Rojc

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, lettere a) e b), sostituire le parole: «della medesima data» con le seguenti: «del 1° gennaio 2026».

1.104

La Marca

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, alla lettera a-bis), sostituire le parole: "applicabile al 27 marzo 2025" con le seguenti: "vigente al 27 marzo 2025 e come applicabile precedentemente all'entrata in vigore della circolare 3 ottobre 2024, n. 43347".

1.105

Lombardo

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art.3-bis", comma 1, sopprimere la lettera c)

1.106

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", comma 1, sostituire la lettera c) con la seguente:

         «c) un ascendente di primo o di secondo grado possiede, o possedeva al momento della morte, la cittadinanza italiana esclusivamente per filiazione;»

1.107

Lopreiato, Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», comma 1, alla lettera c) sopprimere la parola: «esclusivamente».

1.108

Giacobbe

Id. em. 1.107

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», comma 1, alla lettera c), sopprimere la parola: «esclusivamente».

1.109

La Marca

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», comma 1, alla lettera c), dopo la parola: «italiana» inserire le seguenti: «, ovvero l'ha o l'aveva perduta in applicazione degli articoli 8 e 12 della legge 13 giugno 1912, n. 555, o per non aver reso l'opzione prevista dall'articolo 5 della legge 21 aprile 1983, n. 123».

1.110 (già 1.31)

La Marca

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, lettera c), dopo le parole: «esclusivamente la cittadinanza italiana» inserire le seguenti: «o è cittadino italiano da almeno cinque anni alla data di entrata in vigore della presente disposizione».

1.111

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», comma 1, alla lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «o è o era iscritto all'AIRE».

1.32

Giacobbe

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", al comma 1, lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: "o è iscritto all'AIRE prima della data di nascita o di adozione del figlio;".

1.33

Giacobbe

Precluso

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", al comma 1, lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: "o è iscritto all'AIRE;".

1.112

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", comma 1, alla lettera d), sopprimere le parole: "e prima della data di nascita o di adozione del figlio".

1.35

Gaudiano, Maiorino, Cataldi

Id. em. 1.112

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», comma 1, alla lettera d) sopprimere le seguenti parole: «e prima della data di nascita o di adozione del figlio».

1.36

Crisanti

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, alla lettera d) aggiungere, in fine, le seguenti parole: «ovvero abbia svolto un intero mandato nel Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) o in uno dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES)».

1.113

Lombardo

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art.3-bis", comma 1, dopo la lettera d), aggiungere le seguenti:

          "d-bis) un ascendente cittadino di primo o di secondo grado dei genitori o degli adottanti cittadini è nato in Italia, ovvero il suo status di cittadino italiano è stato già accertato amministrativamente o giudizialmente, anche con decisione non passata in giudicato;

          d-ter) un genitore cittadino abbia chiesto l'iscrizione o la trascrizione dell'atto di nascita del figlio ai fini dell'attribuzione della cittadinanza italiana per discendenza entro il primo anno di vita di quest'ultimo presso la competente autorità amministrativa, salvo motivi di forza maggiore;

          d-quater) qualora il genitore cittadino non abbia provveduto alla registrazione di cui al comma e-bis), che provveda direttamente alla presentazione della domanda di riconoscimento della cittadinanza per discendenza, entro un anno dal raggiungimento della maggiore età o dal diverso momento in cui è stata accertata la filiazione o la cittadinanza del genitore cittadino, salvo motivi di forza maggiore."

1.114 (già 1.48)

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», dopo la lettera d), aggiungere le seguenti:

          «d-bis) un genitore o adottante cittadino è nato all'estero, qualora entro cinque anni dalla nascita sia presentata richiesta di iscrizione nei registri anagrafici e dello stato civile

          d-ter) il discendente di cittadino italiano nato all'estero, al di fuori dell'ipotesi di cui  alla lettera precedente, può riacquistare la cittadinanza italiana mediante una Dichiarazione da presentare all'Autorità consolare, allegando la prova della conoscenza della lingua Italiana ad un livello non inferiore al B1 del "Quadro comune di riferimento per la conoscenza delle lingue" e/o la dimostrazione di appartenenza ad un circolo riconosciuto dallo Stato Italiano.»

1.115 (già 1.50)

Giacobbe, Rojc

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d), inserire la seguente:

          «d-bis) è considerato avente diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana anche il soggetto nato all'estero che discenda da un ascendente di terzo grado nato in Italia, a condizione che il richiedente dimostri la conoscenza della lingua italiana a livello almeno B1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER), certificata da ente riconosciuto dallo Stato italiano.»

1.116 (già 1.51)

Cataldi, Maiorino, Gaudiano

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", comma 1, dopo la lettera d), inserire la seguente:

          "d-bis) sia in possesso di un certificato di lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER), qualora un genitore o adottante cittadino o un ascendente cittadino di primo grado dei genitori o degli adottanti cittadini siano nati all'estero;".

1.117 (già 1.53)

Giacobbe

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) il genitore sia cittadino italiano e presenti all'ufficio consolare o al sindaco competente istanza di iscrizione del proprio figlio nei registri anagrafici e dello stato civile entro il diciottesimo anno di età del figlio».

1.118 (già 1.55)

Giacobbe

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) il genitore sia cittadino italiano e presenti all'ufficio consolare o al sindaco competente istanza di iscrizione del proprio figlio nei registri anagrafici e dello stato civile entro ventiquattro mesi dalla nascita».

1.119 (già 1.59)

Crisanti

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e sia in possesso di un titolo di studio rilasciato da una scuola italiana all'estero di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64.».

1.120 (già 1.60)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e sia titolare di un corso di lingua italiana presso una scuola italiana all'estero di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64 ovvero in una scuola straniera.».

1.121 (già 1.61)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e abbia conseguito un titolo di studio in Italia.».

1.122 (già 1.62)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e abbia svolto un periodo di studio in Italia nell'ambito del programma Erasmus o Erasmus+.».

1.123 (già 1.63)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e sia autore di libri o di articoli pubblicati in lingua italiana ovvero svolga attività di redazione o conduzione, in lingua italiana, di trasmissioni presso emittenti radiofoniche o televisive operanti in lingua italiana.».

1.124 (già 1.64)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e lavori presso Ambasciate, Consolati o Istituti di cultura italiani.».

1.125 (già 1.65)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e dimostri di aver svolto attività lavorativa per più di due anni, in modo continuativo, presso un patronato all'estero.».

1.126 (già 1.66)

Crisanti

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) discenda da cittadini italiani e lavori all'estero alle dipendenze di imprese di proprietà di società registrate in Italia.».

1.127 (già 1.67)

Rojc, Giacobbe

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) lo stato di cittadino dell'interessato è riconosciuto, nel rispetto della normativa applicabile al 27 marzo 2025, qualora l'interessato dimostri di discendere da un cittadino italiano e di aver soggiornato legalmente e ininterrottamente in Italia per un periodo non inferiore a un anno alla data della domanda.».

1.128

Lombardo

Respinto

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:

          "d-bis) un ascendente cittadino di primo o di secondo grado dei genitori o degli adottanti cittadini è nato in Italia, ovvero il suo status di cittadino italiano è stato già accertato amministrativamente o giudizialmente, anche con decisione non passata in giudicato;"

1.129 (già 1.57)

Crisanti

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) un genitore e un fratello siano in possesso della cittadinanza italiana.».

1.130 (già 1.52)

Giacobbe

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) un genitore o adottante cittadino è nato all'estero e sia presentata, entro il diciottesimo anno di età del figlio, richiesta di iscrizione del medesimo nei registri anagrafici e dello stato civile.».

1.131 (già 1.54)

Rojc, Giacobbe

Precluso

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», al comma 1, dopo la lettera d) inserire la seguente:

          «d-bis) un genitore o adottante cittadino è nato all'estero, qualora entro cinque anni dalla nascita sia presentata richiesta di iscrizione nei registri anagrafici e dello stato civile.».

1.132 (già 1.56)

Gaudiano, Maiorino, Cataldi

Precluso

Al comma 1, capoverso "Art. 3-bis", comma 1, dopo la lettera d), inserire la seguente:

          "d-bis) un genitore o adottante cittadino è nato all'estero e abbia già uno o più figli cittadini".

1.133 (già 1.70)

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 3-bis», dopo il comma 1 inserire il seguente:

          «1.1. I nati all'estero da cittadino italiano dopo la data di entrata in vigore della presente disposizione, non residenti in Italia e in possesso di altra cittadinanza, acquistano la cittadinanza italiana se, entro ventiquattro mesi dalla nascita, è presentata istanza di iscrizione o trascrizione dell'atto di nascita nei registri anagrafici e dello stato civile italiani».

1.134 (già 1.76)

Lombardo

Respinto

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

          "1.1. In ragione della pendenza del procedimento innanzi alla Corte Costituzionale del procedimento di legittimità costituzionale promosso dal Tribunale di Bologna, con l'ordinanza n. 247 del 26 novembre 2024, in relazione all'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo fino alla data di definizione del predetto procedimento , e comunque entro e non oltre mesi 3 dalla data di entrata in vigore del presente articolo, è sospeso ogni procedimento amministrativo o giudiziale, promosso successivamente all'entrata in vigore del presente articolo, avente ad oggetto il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza."

1.135 (già 1.79)

Giacobbe

Respinto

Dopo il comma 1-bis inserire il seguente:

          «1-bis.1. I termini per il riacquisto della cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91 sono riaperti per un periodo di due anni a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.»

1.136 (già 1.81)

Giacobbe

Respinto

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

          «1.1. La trascrizione, presso gli uffici consolari, del certificato di nascita del figlio di un cittadino italiano nato in Italia o iscritto all'AIRE è gratuita purché effettuata prima del raggiungimento della maggiore età del figlio.»

1.137 (già 1.82)

Giacobbe

Respinto

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

          «1.1. La pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del figlio minorenne con un genitore nato in Italia o iscritto all'AIRE o con un ascendente di primo grado nato in Italia o iscritto all'AIRE è gratuita.»

1.138

Il Relatore

Approvato

Sopprimere i commi 1-quater e 1-quinquies.

1.139 (già 1.500/1)

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Assorbito

Sopprimere il comma 1-quinquies.

1.140 (già 1.500/3)

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Precluso

Sostituire il comma 1-quinquies con il seguente:

          «1-quinquies. Ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, i procedimenti di concessione della cittadinanza italiana pendenti alla data di entrata in vigore della disposizione di cui al comma precedente che abbiano superato i 24 mesi per la definizione di cui all'articolo 9-ter della medesima legge, devono essere conclusi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.».

1.141 (già 1.500/2)

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Precluso

Sostituire il comma 1-quinquies con il seguente:

          «1-quinquies. Ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, la disciplina di cui al comma 1-bis si applica altresì ai procedimenti di concessione della cittadinanza italiana pendenti alla data di entrata in vigore della disposizione.».

1.83

Lopreiato, Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinto

Al comma 2, lettera b), sopprimere il capoverso «2-ter».

1.84

Lopreiato, Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinto

Al comma 2, apportare le seguenti modificazioni:

          a) alla lettera b), capoverso «2-ter» sopprimere le parole: "e provare";

          b) dopo il comma inserire il seguente: "2-bis. Le norme di cui al comma 2 non si applicano ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge.".

1.90

Crisanti

Improponibile

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

          "2-bis. All'articolo 11, comma 2 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228 le parole: «da 200 euro a 1.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «da 2.000 a 10.000 euro».".

1.88

La Marca

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

          "2-bis. I termini per il riacquisto della cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91 sono riaperti per un periodo di quattro anni a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, limitatamente allo straniero che è stato cittadino italiano o allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta entro il terzo grado sono stati cittadini italiani per nascita. Il riacquisto della cittadinanza è automatico previo superamento di un esame di lingua di livello B1 e di un esame riguardante la conoscenza della Costituzione italiana ed elementi fondamentali di educazione alla cittadinanza."

     Conseguentemente, sostituire la rubrica con la seguente: "(Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza e riacquisto della cittadinanza italiana)"

1.87

La Marca

Precluso

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

          "2-bis. I termini per il riacquisto della cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91 sono riaperti per un periodo di quattro anni a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, limitatamente allo straniero che è stato cittadino italiano o allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta entro il terzo grado sono stati cittadini italiani per nascita."

     Conseguentemente, sostituire la rubrica con la seguente: "(Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza e riacquisto della cittadinanza italiana)"

1.86

La Marca

Precluso

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

          "2-bis. I termini per il riacquisto della cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91 sono riaperti per un periodo di quattro anni a decorrere dalla data di entrata in vigore della  legge di conversione del presente decreto-legge. Il riacquisto della cittadinanza italiana è automatico."

     Conseguentemente, sostituire la rubrica con la seguente: "(Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza e riacquisto della cittadinanza italiana)"

G1.1 (già em. 1.69)

La Commissione

Accolto

Il Senato,

     in sede di esame dell'A.S. 1432 recante conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza,

     impegna il Governo:

          a prevedere percorsi facilitati per l'accoglienza nella comunità nazionale a favore di discendenti di cittadini o ex cittadini italiani residenti in Paesi vittime di regimi dittatoriali, anche in direzione dell'acquisto agevolato della cittadinanza.

G1.2

La Commissione

Accolto

 Il Senato

          in sede di esame dell'A.S. 1432 recante conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza,

      impegna il Governo, e in particolare i Ministeri competenti:

          ad adottare procedure che prevedano modalità semplificate per le istanze amministrative di riconoscimento della cittadinanza relative a persone in cui, nella medesima famiglia, generazione, linea di sangue, vi sia un componente che già l'abbia ottenuta e ciò al fine di snellire, semplificare, economizzare il procedimento amministrativo, evitare duplicazioni di documentazione, appesantimento di carichi di lavoro degli uffici preposti e al fine di favorire il decongestionamento dei tribunali dai ricorsi giudiziali.

G1.100

Menia

Accolto

Il Senato,

          in sede di esame dell'A.S. 1432 recante: «Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza»;

     premesso che:

          il disegno di legge in esame definisce i requisiti legati alla possibilità di trasmettere la cittadinanza per via di sangue legandola coerentemente con dati oggettivi connessi al tempo e allo spazio e più precisamente definendo il numero massimo di generazioni a cui può fare riferimento l'oriundo residente in un paese estero;

     rilevato che:

          l'emendamento 1.0.8 votato favorevolmente dalla Commissione di merito - sul quale successivamente la Commissione Bilancio ha espresso parere negativo - individuava la conoscenza della lingua italiana almeno di livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER) quale requisito ulteriore connesso al riconoscimento della cittadinanza,

     impegna il Governo:

          a verificare la possibilità di prevedere che tale principio sia riconosciuto e recepito nei successivi atti di normazione in materia, tenuto anche conto che è prossima la discussione del disegno di legge governativo AS 1450 (Disposizioni in materia di cittadinanza).

G1.101

Paroli, Pirovano

Accolto

Il Senato,

          in sede di esame dell'A.S. 1432 recante conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza;

     premesso che:

          l'art. 17-bis della Legge 5 febbraio 1992 n. 91 prevede la possibilità di acquisto della cittadinanza per i soggetti che siano stati cittadini italiani, già residenti nei territori facenti parte dello Stato italiano successivamente ceduti alla Repubblica jugoslava e che avevano perso la cittadinanza in conseguenza del Trattato di Pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 ovvero in forza del Trattato di Osimo del 10 novembre 1975, nonché per le persone di lingua e cultura italiane che siano loro figli o discendenti in linea retta;

          nei Paesi della Ex-Jugoslavia è presente una folta comunità di discendenti degli italiani rimasti nei territori giuliani ceduti dall'Italia nel 1947, che hanno mantenuto sentimenti di profonda vicinanza alla nostra comunità nazionale a di attaccamento alla lingua e alla cultura italiane;

          fin dal suo insediamento, il Governo ha sempre dimostrato un impegno costante e concreto in favore delle comunità italiane della Ex-Jugoslavia, come dimostra anche il rifinanziamento del fondo di cui alla legge 73/2001 disposto dall'ultima legge di bilancio, con cui vengono sostenuti progetti, iniziative e attività per la minoranza italiana in Slovenia, Montenegro e Croazia,

          ferma restando la necessità di garantire uguaglianza e parità di trattamento nelle procedure di acquisto della cittadinanza nel quadro del provvedimento in esame,

     impegna il Governo:

          a continuare a sostenere le comunità di origine italiana presenti nei territori dell'Ex-Jugoslavia, anche valutando l'opportunità di facilitare gli adempimenti amministrativi per l'applicazione delle disposizioni vigenti in materia di acquisto della cittadinanza a favore degli appartenenti alla minoranza italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro e dei loro discendenti.

G1.102

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinto

Il Senato,

          in sede di esame dell'A.S. 1432 recante: «Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza»;

     premesso che:

          i richiedenti la cittadinanza italiana iure sanguinis raccolgono una complessa e cospicua documentazione per rispettare tutti i requisiti richiesti dalla legge, una ricerca spesso lunga e difficile in vecchi archivi e registri;

          a questo lungo percorso di raccolta documenti si aggiungono tempi di attesa lunghissimi, tra gli otto e i dieci anni, per avere un appuntamento presso le autorità consolari italiane e presentare la suddetta documentazione;

          a questo percorso a ostacoli lungo anni per il richiedente la cittadinanza iure sanguinis si aggiungono anche dei tempi, dati all'amministrazione competente per la conclusione del procedimento, irragionevoli e non più giustificati in un mondo sempre più veloce e informatizzato: 730 giorni, vale a dire 2 anni, che per altro raramente vengono rispettati;

          appare di tutta evidenza quanto la via amministrativa per il riconoscimento della cittadinanza risulti una strada impervia e non percorribile e ha costituito un ostacolo all'accesso ai diritti essenziali, imprescrittibili e permanenti per i discendenti dei cittadini italiani che si sono visti costretti a ricorrere alla via giudiziale, con conseguente aggravio e carico di lavoro dei tribunali;

          le moderne tecnologie, le modalità informatizzate di legalizzazione dei documenti, la possibilità di trasmissione di documenti certificati tramite posta elettronica, la consultazione delle banche dati e la digitalizzazione dell'anagrafe, non giustificano più tempistiche come quelle descritte per la conclusione dei procedimenti amministrativi per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis,

     impegna, quindi, il Governo:

          nelle more dalla revisione della disciplina vigente in materia di cittadinanza a valutare la possibilità di rivedere le tempistiche di conclusione dei procedimenti amministrativi sopra richiamati prevedendo tempi ragionevoli, valutati in un massimo di 365 giorni.

1.0.100 (già 1.0.10)

Cataldi, Maiorino, Gaudiano

Respinto

Dopo l'articolo inserire il seguente:

«Art. 1.1

(Misure a favore dei piccoli comuni per far fronte alle maggiori esigenze in materia di cittadinanza)

          1. In considerazione dell'esigenza di assicurare il completamento dell'esame delle domande di acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis e al fine di consentire una più rapida trattazione delle istanze avanzate, i comuni con popolazione fino a 5000 abitanti sono autorizzati ad utilizzare fino al 31 dicembre 2026 prestazioni lavorative con contratto a termine, tramite una o più agenzie di somministrazione di lavoro, in deroga ai limiti di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. A tal fine i comuni possono utilizzare procedure negoziate senza previa pubblicazione di un bando di gara, ai sensi dell'articolo 76, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 e successive modificazioni.

          2. Agli oneri derivanti dal presente articolo, pari a 1,5 milioni di euro per l'anno 2025 e  3 milioni di euro per l'anno 2026, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.".

ARTICOLI 1-BIS E 1-TER DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

Articolo 1-bis.

(Disposizioni per favorire il recupero delle radici italiane degli oriundi e il conseguente acquisto della cittadinanza italiana)

1. All'articolo 27 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, dopo il comma 1-septies è inserito il seguente:

« 1-octies. E' consentito, al di fuori delle quote di cui all'articolo 3, comma 4, con le procedure di cui all'articolo 22, l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato allo straniero residente all'estero, discendente di cittadino italiano e in possesso della cittadinanza di uno Stato di destinazione di rilevanti flussi di emigrazione italiana, individuato con decreto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con i Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali ».

2. All'articolo 9, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: « secondo grado » sono inserite le seguenti: « sono o » e le parole: « , o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni » sono sostituite dalle seguenti: « e che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno due anni »;

b) dopo la lettera a) è inserita la seguente:

« a-bis) allo straniero nato nel territorio della Repubblica che vi risiede legalmente da almeno tre anni ».

Articolo 1-ter.

(Riacquisto della cittadinanza a favore di ex cittadini)

1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 9-bis, comma 2, dopo la parola: « cittadinanza » sono inserite le seguenti: « , ad eccezione delle dichiarazioni di riacquisto presentate innanzi a un ufficio consolare, »;

b) all'articolo 17, il comma 1 è sostituito dal seguente:

« 1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3-bis, chi è nato in Italia o è stato ivi residente per almeno due anni continuativi e ha perduto la cittadinanza in applicazione dell'articolo 8, numeri 1 e 2, o dell'articolo 12 della legge 13 giugno 1912, n. 555, la riacquista se effettua una dichiarazione in tal senso in data compresa tra il 1° luglio 2025 e il 31 dicembre 2027 ».

2. Alla sezione I della tabella dei diritti consolari da riscuotersi dagli uffici diplomatici e consolari, allegata al decreto legislativo 3 febbraio 2011, n. 71, dopo l'articolo 7-bis è inserito il seguente:

« Art. 7-ter. - Dichiarazione di riacquisto della cittadinanza: euro 250 ».

EMENDAMENTI

1-ter.100

La Marca

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, sostituire la lettera a) con la seguente:

          «a) all'articolo 9-bis:

          1) al comma 2, la parola: "riacquisto" è soppressa;

          2) dopo il comma 2, è inserito il seguente: "2-bis. Le istanze e le dichiarazioni di riacquisto della cittadinanza italiana non sono soggette al pagamento di alcun contributo, anche se presentate dinanzi a un ufficio consolare."».

     Conseguentemente, sopprimere il comma 2.

1-ter.101

La Marca

Precluso

Al comma 1, sostituire la lettera a) con la seguente:

          «a) all'articolo 9-bis:

          1) al comma 2, la parola: "riacquisto" è soppressa;

          2) dopo il comma 2, è inserito il seguente: "2-bis. Le istanze e le dichiarazioni di riacquisto della cittadinanza italiana sono soggette al pagamento di un contributo di importo pari a 100 euro."».

     Conseguentemente, al comma 2, capoverso "Art. 7-ter" sostituire la parola: "250" con la parola: "100".

1-ter.102 (già 1.0.500/1)

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinto

Al comma 1, lettera a) sostituire le parole "comma 2" con le seguenti: "comma 3".

1-ter.103 (già 1.0.500/2)

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, per le quali non è richiesto alcun pagamento».

     Conseguentemente, sopprimere il comma 2.

1-ter.104 (già 1.0.500/3)

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, sopprimere la lettera b).

     Conseguentemente, dopo il comma 2 aggiungere il seguente:

          «2-bis. I termini per il riacquisto della cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91 sono riaperti per un periodo di due anni a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.»

1-ter.105 (già 1.0.500/4)

Maiorino, Cataldi, Gaudiano

Respinto

Al comma 1, sostituire la lettera b) con la seguente: "b) All'articolo 17 dopo il comma 1 è inserito il seguente: "1-bis. I termini per il riacquisto della cittadinanza di cui al comma 1 sono riaperti fino al 31 dicembre 2029 a decorrere dall'entrata in vigore della presente disposizione, limitatamente allo straniero che è stato cittadino italiano o allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita.".

1-ter.106 (già 1.0.500/5)

La Marca

Respinto

Al comma 1, lettera b), capoverso "1", sostituire le parole: «Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3-bis, chi» con la seguente: «Chi».

1-ter.107 (già 1.0.500/6)

Giacobbe

Respinto

Al comma 1, lettera b), al capoverso "1", sopprimere le parole: «è nato in Italia o è stato ivi residente per almeno due anni continuativi e».

1-ter.108 (già 1.0.500/7)

Giacobbe, Musolino (*)

Respinto

Sopprimere il comma 2.

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

1-ter.109 (già 1.0.500/8)

Giacobbe

Respinto

Al comma 2, capoverso "Art. 7-ter", sostituire le parole: «euro 250» con le seguenti: «euro 100».

1-ter.0.100 (già 2.0.1)

Paita, Musolino, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto

Improponibile

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater.

(Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91)

          1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) all'articolo 1, comma 1, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

          «b-bis) chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, o sia in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286»;

          b) all'articolo 1 sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

          «2-bis. Nei casi di cui alla lettera b-bis) del comma 1 la cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, da annotare a margine dell'atto di nascita. La direzione sanitaria del punto nascita ovvero l'ufficiale dello stato civile cui è resa la dichiarazione di nascita informa il genitore di tale facoltà. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età l'interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza.

          2-ter. Qualora non sia stata resa la dichiarazione di volontà di cui al comma 2-bis, i soggetti di cui alla lettera b-bis) del comma 1 acquistano la cittadinanza se ne fanno richiesta all'ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età»;

          c) all'articolo 4, comma 2, le parole: «un anno» sono sostituite dalle seguenti: «due anni»;

          d) all'articolo 4, dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:

          «2-bis. Il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che, ai sensi della normativa vigente, ha frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è altresì necessaria la conclusione positiva del corso medesimo. La cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, da un genitore legalmente residente in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza, da annotare nel registro dello stato civile. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l'interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza.

          2-ter. Qualora non sia stata espressa la dichiarazione di volontà di cui al comma 2-bis, l'interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all'ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età»;

          e) all'articolo 9, comma 1, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

          «f-bis) allo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, ivi legalmente residente da almeno sei anni, che ha frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale»;

          f) all'articolo 9-bis, comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il contributo non è dovuto per le istanze o dichiarazioni concernenti i minori.»;

          g) all'articolo 14, comma 1, le parole: «se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana» sono sostituite dalle seguenti: «non decaduto dalla responsabilità genitoriale, acquistano la cittadinanza italiana se risiedono nel territorio della Repubblica»;

          h) all'articolo 10-bis, comma 1,

          1) al primo periodo, dopo le parole: «del codice penale» sono aggiunte le seguenti: «, a condizione che l'interessato possieda o possa acquisire un'altra cittadinanza»;

          2) al secondo periodo, la parola: «tre» è sostituita dalla seguente: « dieci»;

          i) dopo l'articolo 23 sono inseriti i seguenti:

          «Art. 23-bis. - 1. Ai fini della presente legge, il requisito della minore età deve essere considerato come riferito al momento della presentazione dell'istanza o della richiesta da parte del genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale.

          2. Ai fini della presente legge, si considera legalmente residente nel territorio dello Stato chi vi risiede avendo soddisfatto le condizioni e gli adempimenti previsti dalle norme in materia d'ingresso e di soggiorno degli stranieri in Italia e da quelle in materia di iscrizione anagrafica. Per il computo del periodo di residenza legale, laddove prevista, si calcola come termine iniziale la data di rilascio del primo permesso di soggiorno, purché vi abbia fatto seguito l'iscrizione nell'anagrafe della popolazione residente. Eventuali periodi di cancellazione anagrafica non pregiudicano la qualità di residente legale se ad essi segue la reiscrizione nei registri anagrafici, qualora il soggetto dimostri di avere continuato a risiedere in Italia anche in tali periodi.

          3. Ai fini della presente legge, si considera che abbia soggiornato o risieduto nel territorio della Repubblica senza interruzioni chi ha trascorso all'estero, nel periodo considerato, un tempo mediamente non superiore a novanta giorni per anno, calcolato sul totale degli anni considerati. L'assenza dal territorio della Repubblica non può essere superiore a sei mesi consecutivi, a meno che essa non sia dipesa dalla necessità di adempiere agli obblighi militari o da gravi e documentati motivi di salute.

          4. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 1, comma 1, lettera b-bis), si considera in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo anche lo straniero che, avendo maturato i requisiti per l'ottenimento di tale permesso, abbia presentato la relativa richiesta prima della nascita del figlio e ottenga il rilascio del permesso medesimo successivamente alla nascita.

          5. Gli ufficiali di anagrafe sono tenuti, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, a comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nella sede di residenza quale risulta all'ufficio, la facoltà di acquisto del diritto di cittadinanza ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera b-bis) e dell'articolo 4, commi 2 e 2-bis, con indicazione dei relativi presupposti e delle modalità di acquisto. L'inadempimento di tale obbligo di informazione sospende i termini di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza.

          6. Nel caso di persona interdetta in via giudiziale, gli atti finalizzati all'esercizio dei diritti previsti dalla presente legge, inclusa la dichiarazione di volontà di acquisto della cittadinanza, sono compiuti, nell'interesse della persona, dal tutore, previa autorizzazione del giudice tutelare. Nel caso di persona beneficiaria di amministrazione di sostegno, il giudice tutelare dispone se tali atti possano essere compiuti dall'amministratore di sostegno ovvero dal beneficiario con l'assistenza dell'amministratore di sostegno ovvero se il beneficiario conservi per tali atti la capacità di agire. Ove gli atti siano compiuti dal tutore o dall'amministratore di sostegno, non si richiede il giuramento di cui all'articolo 10.

          Art. 23-ter. - 1. I comuni, in collaborazione con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, promuovono, nell'ambito delle proprie funzioni, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, a favore di tutti i minori, iniziative di educazione alla conoscenza e alla consapevolezza dei diritti e dei doveri legati alla cittadinanza e una giornata dedicata alla ufficializzazione dei nuovi cittadini».

          l.) Dopo il comma 1 dell'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è inserito il seguente: « 1-bis. Le istanze ai sensi del comma 1 si presentano al prefetto competente per territorio in relazione alla residenza dell'istante o alla competente autorità consolare »

          m) L'articolo 33, comma 2, del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, è abrogato

          n) Al comma 2 dell'articolo 6 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, dopo le parole: « carattere temporaneo » sono inserite le seguenti: « , per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile »

          o) Con regolamento, adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, si provvede a coordinare, a riordinare e ad accorpare in un unico testo le disposizioni vigenti di natura regolamentare in materia di cittadinanza

          p) Il regolamento di cui al comma 4 è adottato previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, da rendere nel termine di quarantacinque giorni. Il termine per l'espressione del parere del Consiglio di Stato è di trenta giorni

          q) Le disposizioni della presente legge si applicano anche agli stranieri che abbiano maturato prima della data della sua entrata in vigore i diritti in essa previsti e, alla medesima data, non abbiano compiuto il ventesimo anno di età

          r) Le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2-bis, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotto dal comma 1, lettera d), del presente articolo, si applicano anche allo straniero che, in possesso alla data di entrata in vigore della presente legge dei requisiti previsti dalle citate disposizioni, ha superato il limite d'età previsto dall'articolo 4, comma 2-ter, della citata legge n. 91 del 1992, introdotto dal  comma 1, lettera d), del presente articolo), purché abbia risieduto legalmente e ininterrottamente negli ultimi cinque anni nel territorio nazionale.

          s) Nei casi di cui alla lettera precedente, la richiesta di acquisto della cittadinanza è presentata entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. L'ufficiale dello stato civile che riceve la richiesta, verificati i requisiti di cui all'articolo 4, comma 2-bis, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotto dal comma 1, lettera d), del presente articolo, sospende l'iscrizione e l'annotazione nei registri dello stato civile e provvede tempestivamente a richiedere al Ministero dell'interno il nulla osta relativo all'insussistenza di provvedimenti di diniego della cittadinanza per motivi di sicurezza della Repubblica ovvero di provvedimenti di espulsione o di allontanamento per i medesimi motivi adottati ai sensi della normativa vigente. Il nulla osta è rilasciato entro sei mesi dalla richiesta dell'ufficiale dello stato civile.

          t) Le richieste di cui al comma 1, lettera s) sono soggette al contributo previsto dall'articolo 9-bis della legge 5 febbraio 1992, n. 91, come modificato dal comma 1, lettera f), della presente articolo.»

1-ter.0.101 (già 1.0.2)

De Cristofaro, Cucchi, Magni

Improponibile

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater

(Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91)

      1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) all'articolo 1, comma 1, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

          "b-bis) chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio".

          b) all'articolo 1 sono aggiunti, in fine, il seguente comma:

          "2-bis. Nei casi di cui alla lettera b-bis) del comma 1 la cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, da annotare a margine dell'atto di nascita. La direzione sanitaria del punto nascita ovvero l'ufficiale dello stato civile cui è resa la dichiarazione di nascita informa il genitore di tale facoltà. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età l'interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza."»

1-ter.0.102 (già 1.0.3)

De Cristofaro, Cucchi, Magni

Improponibile

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater

(Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91)

          1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) all'articolo 4, dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:

          "2-bis. Lo straniero minore di età nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che vi abbia risieduto legalmente e senza interruzioni e che, ai sensi della normativa vigente, abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana. La cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, da annotare nel registro dello stato civile. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l'interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza.

          2-ter. Qualora non sia stata espressa la dichiarazione di volontà di cui al comma 2-bis, l'interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all'ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età";

          b) dopo l'articolo 23 è inserito il seguente:

          "Art. 23-bis. - 1. Ai fini della presente legge, il requisito della minore età si considera riferito al momento della presentazione dell'istanza o della richiesta da parte dei genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale.

          2. Gli ufficiali dello stato civile sono tenuti a comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, nella sede di residenza quale risulta all'ufficio, la facoltà di acquisto del diritto di cittadinanza ai sensi dell'articolo 4, commi 2 e 2-bis, con indicazione dei relativi presupposti e delle modalità di acquisto. L'inadempimento di tale obbligo di informazione sospende i termini di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza".».

1-ter.0.103 (già 1.0.5)

De Cristofaro, Cucchi, Magni

Improponibile

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater.

(Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91)

          1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) all'articolo 9, comma 1, sono apportate le seguenti modificazioni:

          1) alla lettera d), la parola «quattro» è sostituita dalla seguente: «tre».

          2) alla lettera e), dopo le parole «all'apolide» sono aggiunte le seguenti: «, al rifugiato o alla persona cui è stata accordata la protezione sussidiaria,» e la parola: «cinque» è sostituita dalla seguente: «due»;

          3) alla lettera f), la parola «dieci» è sostituita dalla seguente «cinque»;

          4) dopo la lettera f) è aggiunta la seguente:

          «f-bis) allo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, ivi legalmente residente da almeno cinque anni, che ha frequentato regolarmente ai sensi della normativa vigente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale»;

          e) all'articolo 9-bis, i commi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:

          "2. Le istanze o dichiarazioni di elezione, acquisto, riacquisto, rinuncia o concessione della cittadinanza sono soggette al pagamento di un contributo di importo non superiore a quello previsto per il rinnovo del passaporto. Il contributo non è dovuto per le istanze o dichiarazioni concernenti i minori o provenienti da soggetti appartenenti a nuclei familiari con indicatore della situazione economica equivalente inferiore a 15.000 euro."»

1-ter.0.104 (già 1.0.6)

De Cristofaro, Cucchi, Magni

Improponibile

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater

(Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91)

          Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, articolo 9, comma 1 lettera f) la parola "dieci" è sostituita con la seguente: "cinque".»

1-ter.0.105 (già 1.0.7)

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater.

          1.  Le disposizioni di cui all'articolo precedente non si applicano ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge»

1-ter.0.106 (già 2.0.2)

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Improponibile

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater.

(Disposizione in materia di acquisizione della cittadinanza)

          1. Fuori dai casi del minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che, ai sensi della normativa vigente, ha frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, la concessione della cittadinanza italiana ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è subordinata al conseguimento con profitto di un esame di educazione civica volto a verificare le conoscenze del richiedente inerenti ai profili sociali, giuridici e civili della società   Con decreto del Ministero dell'interno, da adottarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore del presente articolo, sono individuate le linee guida recanti le modalità di svolgimento, i principi contenutistici e valutativi dell'esame di cui al precedente periodo.»

1-ter.0.107 (già 2.0.3)

Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Sbrollini, Scalfarotto

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-quater.

(Fondo per la velocizzazione delle pratiche burocratiche relative alle domande per ottenere la cittadinanza)

          1. Al fine di velocizzare le pratiche burocratiche all'interno delle prefetture  in relazione alle procedure per la verifica delle domande di richiesta per la concessione della cittadinanza, è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, il «Fondo per la velocizzazione delle pratiche relative alle domande per ottenere la cittadinanza» con una dotazione di 3 milioni annui a decorrere dal 2025. Le risorse del predetto Fondo possono essere utilizzate esclusivamente per l'acquisto di strumenti informatici, software di ultima generazione, dispositivi elettronici, sistemi di intelligenza artificiale volti a supportare le attività degli uffici ministeriali dislocati in tutto il territorio nazionale incaricati di verificare le domande di richiesta per la concessione della cittadinanza. Agli oneri derivanti dal presente comma, pari a 3 milioni annui a decorrere dal 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 »

ARTICOLO 2 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

Articolo 2.

(Entrata in vigore)

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO

Interrogazione sul corretto funzionamento dei braccialetti elettronici utilizzati nei casi di stalking

(3-01897) (14 maggio 2025)

Paita, Enrico Borghi, Renzi, Scalfarotto, Sbrollini, Musolino, Fregolent, Furlan. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            con la legge 24 novembre 2023, n. 168, recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, all'articolo 12 si è rafforzato l'utilizzo dello strumento dei "braccialetti elettronici", prevedendo che l'attivazione di tale misura avvenga obbligatoriamente nei casi di provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, con la contestuale prescrizione di mantenere una determinata distanza, non inferiore a cinquecento metri;

            rispetto all'attivazione dei "braccialetti elettronici", a dicembre 2023 il numero di braccialetti attivi era 5.695, già decisamente in crescita rispetto ai 3.357 del 2022 e ai 2.808 del 2021: di questi, 5.695, circa un quinto, ovvero 1.018, era utilizzato per casi di stalking. Alla fine del 2024 i braccialetti elettronici attivi in Italia erano 10.458, di cui 4.677 con funzione anti stalking;

            organi di stampa riferiscono come recenti femminicidi siano stati commessi nonostante fossero stati adottati e applicati i braccialetti elettronici, mettendo in risalto come non tutti questi strumenti siano correttamente funzionanti, a causa dei persistenti problemi di connessione;

            diverse testimonianze, riportate dagli organi di stampa, hanno infatti raccontato come alcuni dispositivi presentino problemi tecnici come la scarsa durata della batteria, nonché il surriscaldamento della batteria; una scarsa ricezione del segnale in diverse zone del Paese; la mancanza dell'avviso di pericolo nelle vicinanze, nonché il ritardo dello stesso; mentre sono stati segnalati anche diversi casi di falsi allarmi: le negligenze del sistema operativo e dei software che governano il funzionamento dei dispositivi elettronici si sono verificate anche in recenti casi di femminicidio del nostro Paese, come quelli avvenuti tra settembre e ottobre 2024, dove tre donne in meno di un mese sono state uccise anche a causa del malfunzionamento dei braccialetti;

            dopo gli inaccettabili casi di femminicidio legati, altresì, al non corretto funzionamento dei dispositivi elettronici, è necessario sapere quali azioni, da ottobre 2024 ad oggi, siano state messe in atto da parte del Ministro in indirizzo al fine di risolvere definitivamente il malfunzionamento dei braccialetti elettronici anti stalking,

            si chiede di sapere quali azioni, da ottobre 2024 ad oggi, il Ministro in indirizzo abbia messo in atto al fine di risolvere i persistenti problemi legati al funzionamento dei braccialetti elettronici anti stalking, i quali mettono in serio pericolo le donne vittime di violenza e stalking come alcuni tristi casi di cronaca hanno testimoniato.

Interrogazione sull'uso del braccialetto elettronico contro la violenza di genere

(3-01892) (14 maggio 2025)

Versace, Biancofiore. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            la diffusione della violenza di genere e dei femminicidi ha indotto il legislatore a ripetuti interventi volti alla difesa delle persone vulnerabili, come l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e, dal 2009, il reato di atti persecutori (detto di stalking);

            a seguire, con ulteriori interventi legislativi sul codice penale e di procedura penale, è stata approvata la legge n. 69 del 2019, il "codice rosso", che ha introdotto l'utilizzo dei mezzi tecnici di controllo remoto per il reo, ufficializzando l'utilizzo del "braccialetto elettronico", la cui applicazione è disposta con provvedimento dell'autorità giudiziaria;

            purtroppo, pur essendoci diverse norme finalizzate alla prevenzione di atti violenti nei confronti delle donne, sempre più di frequente vengono denunciati femminicidi o tentati femminicidi causati dal mancato o cattivo funzionamento del braccialetto elettronico anti stalking;

            malauguratamente, continuano a pervenire molteplici segnalazioni sul cattivo funzionamento, al quale si aggiungono anche le segnalazioni circa il limitato numero dei dispositivi, a fronte di un notevole incremento delle notizie di reato e delle misure cautelari;

            infatti, proprio grazie alla modifica apportata con la legge n. 168 del 2023, che ha reso possibile l'utilizzo del braccialetto elettronico anche in caso di maltrattamento e stalking, sono aumentate le richieste di applicazione dei dispositivi, ma, a fronte dell'aumento della richiesta, si sono registrati ritardi nell'adempimento della fornitura da parte della società Fastweb incaricata dal Ministero dell'interno;

            si è inoltre aggiunto il problema del mancato o errato funzionamento: sono stati segnalati numerosi casi di "falso allarme" e di disservizio degli apparecchi, a causa di una difettosa copertura della rete che non permette un effettivo controllo della geolocalizzazione;

            secondo i dati diffusi dallo stesso Ministero dell'interno il contratto con la società prevedrebbe una disponibilità di 1.200 braccialetti elettronici mensili, che però non vengono distinti per tipologia applicativa, pertanto ciò avrebbe causato un notevole ritardo nella fornitura, nei tempi di applicazione e, quel che è peggio, casi di inadeguata messa a punto dell'apparecchio che ne garantisca il buon funzionamento,

            si chiede di sapere:

            quante siano le denunce pervenute a causa del malfunzionamento dei braccialetti anti stalking relativamente all'utilizzo per reati legati alla violenza domestica e di genere contro le donne;

            quali iniziative immediate il Ministro in indirizzo intenda adottare per garantire una corretta applicazione del dispositivo e il numero necessario di braccialetti elettronici per il contrasto alla violenza di genere;

            se ritenga che tale misura alternativa alla detenzione carceraria possa essere ritenuta efficiente per garantire la sicurezza delle vittime.

Interrogazione sulle criticità del sistema penitenziario

(3-01894) (14 maggio 2025)

Cucchi, De Cristofaro. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            gli ultimi dati dicono che attualmente in carcere ci sono 62.487 persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti, di cui 4.488 non disponibili: ciò significa che il tasso di affollamento ha superato il dato medio di 133 per cento, con picchi di oltre il 200 per cento. Rispetto al 2024 i detenuti sono 1.200 in più e la situazione, in tempi in cui la creazione di nuovi reati sembra essere una priorità per il Governo, in assenza di immediati provvedimenti, non potrà che peggiorare ulteriormente;

            lo stato del sistema penitenziario minorile non è migliore: se a ottobre 2022, momento in cui si è insediato l'attuale Governo, le carceri minorili ospitavano 392 persone, del tutto in linea con il dato immediatamente precedente la pandemia, già un anno dopo l'entrata in vigore del cosiddetto decreto Caivano, i ragazzi nelle carceri minorili erano 569. Oggi si assiste ad una situazione di sovraffollamento consolidata. La capienza di tutti gli IPM è pari a 559 posti, ma i giovani presenti nelle carceri minorili sono più di 620. Le condizioni di detenzione all'interno della maggioranza degli istituti sono critiche, a parere di tutti gli osservatori: molte strutture versano in condizioni fatiscenti e non garantiscono la disponibilità di servizi minimi come acqua e riscaldamenti;

            la situazione è gravissima. A dimostrarlo non sono solo i numeri sui suicidi: il 2024 è stato l'anno record per numero di suicidi in carcere, da quando il dato viene rilevato nelle statistiche ministeriali (oltre 30 anni) e nei primi 4 mesi del 2025 si è già superato i 30 casi. Ma a dirlo sono anche le lettere che quotidianamente riceve la prima firmataria del presente atto, di familiari disperati perché uno dei propri cari (affetto da una o più patologie psichiatriche e destinatario di un provvedimento che lo collocherebbe in una struttura apposita nella quale possa essere curato) è invece trattenuto insieme ai detenuti comuni, senza che gli vengano somministrate le cure appropriate. Sono malati dimenticati in carcere, cui vengono somministrati fortissimi psicofarmaci senza alcuna possibilità di guarigione e tanto meno di reinserimento, che spesso divengono vittime a loro volta, ultimi fra gli ultimi. Il sistema delle REMS, criticato già apertamente dalla Corte costituzionale, si dimostra del tutto inadeguato. Le 32 strutture REMS oggi esistenti in Italia dispongono di appena 630 posti letto: troppo pochi rispetto alle necessità, ne occorrerebbero almeno il doppio. E anche così non si riuscirebbe ad assorbire il numero delle persone in lista d'attesa, che sono più di 750;

            in questo contesto, il ritardo di mesi sulla nomina del nuovo capo del DAP conferma quanto già dimostrato con l'approvazione del nuovo piano carceri, che, privo delle adeguate risorse, si è rivelato solo un modo per finanziare l'ennesima struttura tecnica al servizio del commissario straordinario: a parere degli interroganti, non è con la costruzione di nuove strutture detentive che si risolve il problema del sovraffollamento; tanto meno finanziando la realizzazione di celle prefabbricate secondo il modello "Albania", rivelatosi fallimentare, incostituzionale oltre che costosissimo,

            si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per far fronte alla disastrosa situazione del sistema penitenziario, con specifico riferimento all'emergenza carceraria per adulti, per minori e per la detenzione di persone affette da patologie psichiatriche o dipendenze.

Interrogazione sulla riforma della professione forense

(3-01895) (14 maggio 2025)

Berrino, Malan, Sisler, Rastrelli, Sallemi, Campione, Rapani, Silvestroni. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            il Consiglio nazionale forense ha presentato, nel corso dell'agorà dei presidenti degli ordini e delle unioni, il 29 aprile 2025, una proposta di riforma dell'ordinamento forense, elaborata in collaborazione con gli ordini professionali e le associazioni rappresentative della categoria;

            si tratta di una proposta di riforma strutturale della disciplina della professione forense volta ad affermare l'autonomia, la rappresentatività e la funzione pubblica dell'avvocatura, che riveste un ruolo fondamentale nella cultura della giurisdizione;

            tra le novità si annoverano la regolamentazione della monocommittenza e dei rapporti di collaborazione continuativa, la compatibilità con altre attività, il tirocinio ed esame di Stato;

                    considerato che:

            l'articolo 24 della Costituzione sancisce e assicura a tutti i cittadini il diritto di difesa in ogni stato e grado del procedimento, un diritto inviolabile e universale che costituisce il fulcro di ogni ordinamento fondato sullo stato di diritto;

            l'avvocatura è posta a garanzia di questo alto principio costituzionale e, in quanto tale, deve essere dotata degli strumenti necessari a tale figura istituzionale nel delicato ruolo attribuitole;

            risultano depositati in Parlamento diversi progetti di legge volti all'inserimento nella Costituzione della figura dell'avvocato come presidio della giurisdizione, garante del diritto di difesa, costituzionalmente riconosciuto,

            si chiede di sapere quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo sui punti salienti e sulle finalità della proposta di riforma della professione forense e sul possibile inserimento della figura dell'avvocato all'interno della Carta costituzionale.

Interrogazione sulle recenti disposizioni relative alla cessazione della qualifica di "rifiuto"

(3-01898) (14 maggio 2025)

Gasparri, Trevisi, Damiani, De Rosa, Fazzone, Galliani, Lotito, Occhiuto, Paroli, Ronzulli, Rosso, Silvestro, Ternullo, Zanettin. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            il decreto ministeriale n. 127 del 2024 ha disciplinato i criteri per la cessazione della qualifica del rifiuto (detto "end of waste") per i rifiuti inerti da costruzione e demolizione, ma anche altri rifiuti inerti di origine minerale (riportati in specifica tabella del decreto stesso con i relativi codici europei identificativi) ed ha rappresentato un notevole traguardo nello sviluppo dell'economia circolare per questo importante settore;

            gli operatori e le autorità competenti evidenziano, tuttavia, alcuni aspetti applicativi per i quali sarebbero utili necessari indirizzi uniformi e in uno spirito di semplificazione;

            permangono, infatti, alcuni dubbi interpretativi, in particolare sul campo stesso di applicazione del decreto che, se non risolti, rischiano di mettere in capo a molti operatori adempimenti molto difficilmente realizzabili e di creare, quindi, seri problemi ad alcune filiere di riciclo dei rifiuti da anni esistenti (ad esempio terre da bonifica, scorie metallurgiche, terre da spazzamento strade, scorie da incenerimento di rifiuti urbani, altri rifiuti da C&D);

            in particolare, sarebbe necessario avere chiare indicazioni sull'applicazione del comma 2 dell'art. 1 del decreto ministeriale che, per meglio circoscriverne l'ambito applicativo, specifica che: "Le operazioni di recupero finalizzate alla cessazione della qualifica di rifiuto aventi a oggetto in tutto o in parte rifiuti non elencati nell'Allegato 1, Tabella 1, punti 1 e 2, del presente regolamento ovvero rifiuti elencati in tale allegato e destinati a scopi specifici differenti rispetto a quelli previsti dall'articolo 4, sono soggette al rilascio o al rinnovo delle autorizzazioni ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 3, del medesimo decreto legislativo";

            mentre non sembrano sussistere particolari dubbi interpretativi in merito all'ipotesi in cui le operazioni di recupero non abbiano ad oggetto, in tutto, rifiuti non rientranti nel campo di applicazione del citato decreto, si chiedono informazioni in merito ai criteri da applicare laddove le medesime operazioni abbiano ad oggetto, solo in parte, rifiuti non rientranti nel campo di applicazione del decreto;

            la conseguenza di un'errata interpretazione ed estesa applicazione dei criteri analitici del decreto ministeriale n. 127 del 2024 (vedi test di eluizione) a rifiuti non esplicitamente ricompresi nel decreto stesso porterebbe ad un'immotivata discriminazione di tutti i processi di recupero avanzati e consolidati in essere da anni e che hanno consentito il raggiungimento di percentuali di recupero tra le più elevate d'Europa. Peraltro la disapplicazione di quanto ad oggi autorizzato come "end of waste", sulla base di tale semplicistico approccio, porterebbe ad una svalutazione complessiva di sistemi di valutazione tecnica avanzati: ecotossicologia, analisi di rischio secondo scenari di utilizzo, sono alcuni esempi peraltro attuati anche nelle più evolute realtà europee e a conferma si ricordano ad esempio la delibera di Giunta della Regione Lombardia n. XI/5224 del 13 settembre 2021 e il parere dell'Istituto superiore di sanità prot. n. 313N/AMPPIA.12 del 9 febbraio 2016. Tale svalutazione condurrebbe ad una modalità di analisi esclusivamente chimica e con set analitico ridotto a cui vengono applicati limiti non rispettabili neppure da materiale in commercio per i medesimi usi (vedi ad esempio il cemento, lo stucco, il gesso che sono le materie prime per la costituzione dei futuri "end of waste");

            quanto descritto è inoltre già riassunto nell'articolo 184-ter, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, che indica puntualmente criteri e condizioni "caso per caso" per la cessazione della qualifica di rifiuto,

            si chiede di sapere quale sia la posizione del Ministro in indirizzo rispetto alle problematiche esposte.

Interrogazione sulla gestione delle acque reflue, con particolare riferimento alle Regioni meridionali

(3-01899) (14 maggio 2025)

Lorefice. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            il tema dell'adeguato trattamento delle acque reflue è ormai da decenni al centro del dibattito pubblico e con esso ci si confronta ogni giorno: infatti, già nel 1991, l'allora Comunità europea ha riconosciuto la centralità del tema e ha adottato la direttiva 91/271/CE al fine di garantire un adeguato livello di tutela dell'ambiente in Europa;

            da allora molti sono stati i passi avanti fatti al riguardo, ma l'Italia non è ancora riuscita a garantire che in tutto il territorio i reflui siano trattati nel rispetto dell'ambiente e di una risorsa, l'acqua, sempre più scarsa e preziosa;

            come conseguenza di tale inadeguatezza, l'Italia ha quattro procedure di infrazione aperte sul tema, la n. 2004/2034, la n. 2009/2034, la n. 2014/2059 e la n. 2017/2181, di cui solamente due sono giunte a doppia sentenza: la prima, relativa alla procedura di infrazione n. 2004/2034, secondo un report della Corte dei conti di gennaio 2025, a oggi è costata ai cittadini italiani oltre 210 milioni di euro e, nello stesso report, si prevede che al 2030, termine stimato per la chiusura di questa procedura, arriverà a 300 milioni la somma che lo Stato avrà versato; la seconda, relativa alla procedura n. 2009/2034, giunta a doppia sentenza nel marzo 2025, prevede una somma forfettaria di 10 milioni di euro a carico del nostro Paese, cui vanno aggiunti 14 milioni a semestre fino al completo superamento della procedura;

            in aggiunta, per la procedura n. 2017/2181, il 28 marzo 2024 la Commissione europea ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia, facendo un ulteriore passo verso altre sanzioni pecuniarie;

                    considerato che:

            per affrontare questa drammatica situazione, nel 2017 è stato nominato un commissario straordinario con il compito di sanare tutti gli agglomerati oggetto delle procedure di infrazione e giungere così alla chiusura dei relativi contenziosi con l'Unione;

            nonostante le irregolarità riguardino tutte le regioni, il maggior numero di agglomerati non conformi si trova nel Mezzogiorno del Paese con una netta prevalenza di Sicilia, Campania e Calabria;

            inoltre, a questi dati bisogna aggiungere la sempre maggiore scarsità d'acqua causata da una concomitanza di fattori su cui, senza dubbio, primeggia la crisi climatica, ma cui bisogna necessariamente aggiungere gli innumerevoli sprechi dovuti a una rete vetusta che spreca oltre il 42 per cento dell'acqua che viene immessa, con picchi oltre il 50 per cento in regioni quali Sicilia, Sardegna e Basilicata;

            la mancanza di un adeguato trattamento delle acque reflue comporta un grave danno a ecosistemi già duramente colpiti dalla crisi climatica e dalle attività antropiche, motivo per cui l'Unione europea sta sanzionando l'Italia sul tema;

            valutato che la drammaticità del quadro impone un cambio di marcia nel Paese concentrando i maggiori sforzi nelle regioni del Sud Italia dove la cattiva gestione delle acque si aggiunge a una sempre maggiore siccità, con grave nocumento per la salute degli abitanti e l'economia dei territori,

            si chiede di sapere:

            quali azioni il Ministro in indirizzo abbia già messo in atto e quali altre azioni intenda mettere in campo per affrontare e trovare soluzioni efficaci, efficienti e tempestive a questa drammatica situazione al fine di invertire la tendenza e uscire prima possibile dalle procedure di infrazione,

            se vi siano progetti finanziati con fondi PNRR e, in caso, quale sia lo stato del loro avanzamento e se i relativi lavori possano essere completati entro la scadenza di giugno 2026;

            se ritenga che l'operato del commissario e della sua struttura di supporto sia adeguata ad affrontare e trovare soluzioni efficaci, efficienti e tempestive a questa situazione e se ritenga che la sua dotazione finanziaria sia adeguata;

            se ritenga ammissibile che una città metropolitana come Catania a oggi non sia completamente dotata di infrastrutture quali reti fognarie, di collettamento e depurazione e se non ritenga opportuno nominare un nuovo commissario solamente per la Sicilia, dove è concentrato il maggior numero di agglomerati oggetto delle procedure di infrazione;

            se non ritenga opportuno concentrare maggiori sforzi in quelle regioni in cui insiste il maggior numero di agglomerati oggetto delle procedure di infrazione, in particolare Sicilia, Calabria e Campania;

            in che modo e con quali tempistiche il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica monitori l'operato delle Regioni oggetto delle citate procedure di infrazione.

Interrogazione sulle disposizioni europee e nazionali relative alla modifica dello status di protezione del lupo

(3-01893) (14 maggio 2025)

Bizzotto, Testor, Tosato, Bergesio, Spelgatti, Dreosto, Romeo. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            il 6 dicembre 2024 il comitato permanente della Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali in Europa ha adottato la proposta dell'Unione europea di modificare lo status di protezione del lupo (Canis lupus) spostando la specie dall'allegato IV della Convenzione, relativo alle specie di fauna "rigorosamente protette", all'allegato V, specie di fauna "protette";

            l'8 maggio scorso il Parlamento europeo ha approvato tale proposta, allineando lo status di protezione dei lupi alla Convenzione di Berna, consentendo agli Stati membri di disporre di una maggiore flessibilità nella gestione delle popolazioni di lupi, al fine di migliorare la coesistenza con gli esseri umani e ridurre al minimo l'impatto della crescente presenza di lupi in Europa;

            negli ultimi decenni la popolazione di lupi è cresciuta notevolmente e ancora oggi è in fase di espansione; la popolazione di lupo in Italia, come certificato dai dati ISPRA 2023, negli ultimi decenni è passata da poche centinaia di esemplari ad oltre 3.300 esemplari, facendo dell'Italia il Paese dell'Unione europea con più lupi;

            l'azione di conservazione e ripopolamento del lupo ha rappresentato in passato un passaggio importante per il mantenimento della biodiversità in una fase in cui la specie risultava effettivamente minacciata; tuttavia oggi risulta urgente e prioritario adottare adeguate misure di gestione che garantiscano l'incolumità dell'uomo e che tutelino le attività produttive, in particolare le attività zootecniche, pesantemente minacciate e danneggiate dalle scorribande dei lupi che provocano vere e proprie stragi di bestiame;

            il Gruppo Lega Salvini Premier si è sempre impegnato, in ambito europeo e nazionale, per la modifica della direttiva "Habitat" e il declassamento dello status di protezione del lupo, al fine di garantire una gestione equilibrata del lupo e di tutelare, in primis, la sicurezza della popolazione e delle attività produttive e turistiche di montagna;

            grazie ad un intervento emendativo della Lega, recentemente approvato, all'Atto Camera n. 2126 sulle disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, sarà possibile, una volta completato l'iter del declassamento a livello europeo, adeguare automaticamente tale misura a livello nazionale,

            si chiede di sapere come e con quale tempistica il Ministro in indirizzo voglia procedere al recepimento della modifica alla direttiva "Habitat", una volta approvata in sede europea, adeguando la normativa nazionale ad essa riferita, in linea con l'emendamento approvato alla Camera al disegno di legge recante "disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane", delegando alle Regioni e alle Province autonome la gestione del lupo con i conseguenti e necessari piani di contenimento.

Interrogazione sulle autorizzazioni ambientali agli impianti siderurgici ex Ilva

(3-01896) (14 maggio 2025)

Boccia, Misiani, Irto, Martella. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            la situazione dello stabilimento ex ILVA di Taranto è estremamente preoccupante: fino allo scorso 7 maggio 2025 erano in funzione solo due altiforni su cinque; la produzione è ai minimi storici e le misure in favore delle imprese dell'indotto, gravemente danneggiate dall'avvio della seconda procedura di amministrazione straordinaria, sono risultate gravemente insufficienti; non di rado si registrano picchi di emissioni nocive e, sotto il profilo occupazionale, vige una generale incertezza rispetto al futuro dei lavoratori;

            il 7 maggio si è verificato un incendio all'interno dell'altoforno 1 che, fortunatamente, non ha causato ferimenti o decessi tra gli addetti presenti sul luogo;

            secondo una nota di Acciaierie d'Italia, "si è verificata un'emissione non controllata in atmosfera, causata da un'anomalia improvvisa a un elemento del sistema di raffreddamento dell'impianto" e conseguentemente "la fuoriuscita di coke, che ha raggiunto il piano delle tubiere e l'area sottostante";

            tuttavia, alcuni osservatori hanno avanzato l'ipotesi che l'incidente possa essere conseguenza diretta della riattivazione dell'altoforno, avvenuta appena lo scorso ottobre 2024 secondo procedure ancora non accertate e potenzialmente difformi da quelle standard;

            l'incidente ha portato al sequestro probatorio senza facoltà d'uso dell'altoforno e all'apertura di un'indagine per i reati di delitti colposi di danno (ex art. 449 del codice penale) e getto pericoloso di cose (ex art. 674);

            l'incendio, peraltro, sarebbe all'origine del presunto passo indietro compiuto dai vertici della Baku steel company rispetto alle operazioni di acquisizione degli stabilimenti siderurgici ex ILVA;

            a fronte dell'incidente, il 13 maggio Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di cassa integrazione per 3.926 lavoratori, di cui 3.538 nello stabilimento di Taranto, 178 del sito di Genova, 165 di Novi Ligure (Alessandria) e 45 di Racconigi (Cuneo), ossia circa il doppio rispetto ai livelli attuali e un migliaio in più della quota autorizzata nell'ambito del piano di ripartenza;

            gli impianti ex ILVA operano, sin dall'agosto 2023, termine di scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale, in regime di proroga;

            attualmente, è in corso una procedura di riesame con valenza di rinnovo dell'autorizzazione relativa all'impianto siderurgico di Taranto;

            in particolare, l'istanza presentata dal gestore riguarda il funzionamento dello stabilimento siderurgico per una produzione di 6 milioni di tonnellate all'anno di acciaio, per un periodo di 12 anni, mediante l'utilizzo di tre altiforni e due acciaierie;

            secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il gruppo istruttore del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe formulato ben 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi nel parere istruttorio conclusivo della nuova autorizzazione integrata ambientale (per costi superiori al miliardo di euro), essenziali per avere "un quadro cautelativo dal punto di vista ambientale e sanitario". Viene precisata, inoltre, la necessità di "una serie di approfondimenti e l'implementazione di un monitoraggio permanente ambientale e sanitario, da sviluppare in sinergia con gli enti territoriali, oltre a una serie di misure di ottimizzazioni impiantistiche e gestionali con un approccio di miglioramento continuo basato su dati misurati";

            su parte di queste prescrizioni sarebbero state eccepite obiezioni dal gestore, che ha a sua volta formulato osservazioni attualmente all'esame del Ministero;

            l'esame ha comportato il differimento della conferenza dei servizi, già rinviata dal 5 al 13 maggio, al prossimo 21 maggio;

            alla luce dell'incendio, e considerata l'impossibilità di rimettere in funzione l'altoforno 1 in tempi ristretti, è plausibile attendersi un riavvio delle procedure di rinnovo dell'autorizzazione;

            nel 2026 si chiuderà il regime di esenzione dal mercato UE dei "certificati verdi" per l'ex ILVA che, di conseguenza, dovrà affrontare i costi aggiuntivi per l'acquisto di tali certificati, con il rischio di un ulteriore impatto negativo sulla sua competitività;

            l'obiettivo della decarbonizzazione, in favore del quale negli ultimi anni sono state individuate risorse e avviati progetti (anche nell'ambito del PNRR), sembra essere passato in secondo piano, così come la contestuale e graduale chiusura dell'area a caldo,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo intenda rendere note nel dettaglio le prescrizioni formulate dal gruppo istruttorio del Ministero al gestore nell'ambito del rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale in corso per gli stabilimenti ex ILVA, i costi economici dei relativi adempimenti, nonché i soggetti su cui ricadono tali oneri;

            se intenda chiarire le ragioni per cui la procedura di rinnovo in corso non prevede impegni perentori in materia di riconversione degli impianti produttivi e il motivo per cui si intende avallare un periodo tanto esteso di validità dell'autorizzazione stessa;

            se intenda, alla luce dell'incendio avvenuto lo scorso 7 maggio, intraprendere le opportune iniziative al fine di riavviare la procedura di rinnovo dell'autorizzazione per gli stabilimenti ex ILVA;

            se e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere, anche nell'ambito delle operazioni di vendita degli stabilimenti siderurgici, per garantire in tempi ragionevolmente brevi la transizione ecologica degli impianti produttivi ex ILVA.

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5ª Commissione permanente sugli emendamenti al disegno di legge n. 1432

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli emendamenti, trasmessi dall'Assemblea, relativi al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulle proposte 1.100, 1.6, 1.135 (già 1.79), 1.136 (già 1.81), 1.137 (già 1.82), 1.140 (già 1.500/3), 1.88, 1.87, 1.86, 1.0.100 (già 1.0.10), 1-ter.100, 1-ter.101, 1-ter.102 (già 1.0.500/1), 1-ter.103 (già 1.0.500/2), 1-ter.108 (già 1.0.500/7), 1-ter.109 (già 1.0.500/8), 1.ter.0.100 (già 2.0.1), 1-ter.0.101 (già 1.0.2), 1-ter.0.102 (già 1.0.3), l-ter.0.103 (già 1.0.5), 1-ter.0.106 (già 2.0.2) e 1-ter.0.107 (già 2.0.3).

Il parere è non ostativo sui restanti emendamenti.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge n. 1432:

sulla votazione finale, la senatrice Nocco avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borghi Enrico, Borgonzoni, Butti, Calenda, Camusso, Castelli, Cattaneo, D'Elia, De Poli, Durigon, Fazzolari, Furlan, Garavaglia, Iannone, Irto, La Marca, La Pietra, Leonardi, Martella, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Orsomarso, Ostellari, Patton, Pera, Pucciarelli, Rauti, Rojc, Rubbia, Segre, Sisto, Tajani, Turco, Verducci e Zampa.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Craxi, Delrio, Mieli e Petrenga per attività della 3ª Commissione permanente; Floridia Aurora e Spinelli, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Castellone, De Cristofaro e Losacco, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Gelmetti Matteo

Disposizioni per la promozione e l'integrazione dell'intelligenza artificiale nelle piccole e medie imprese italiane (1494)

(presentato in data 15/05/2025);

senatore Matera Domenico

Incentivi fiscali per il rientro in Italia dei pensionati che trasferiscono la residenza fiscale da Paesi extra UE verso piccoli comuni della Strategia nazionale per le aree interne (1495)

(presentato in data 15/05/2025).

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale

Ministro dell'interno

Ministro della giustizia

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (1493)

(presentato in data 15/05/2025)

C.2329 approvato dalla Camera dei deputati.

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione

Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani Antonio ed altri

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (1493)

previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Comitato per la legislazione

C.2329 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 15/05/2025);

Disegni di legge, nuova assegnazione

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

in sede referente

Sen. Sensi Filippo

Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all'attuazione e allo sviluppo dei princìpi di cui alla legge 13 maggio 1978, n. 180 (734)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali

Già deferito in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 14/05/2025);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

in sede referente

Sen. Magni Tino ed altri

Disposizioni in materia di tutela della sanità mentale (938)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali

Già deferito in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 14/05/2025);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

in sede referente

Sen. Cantu' Maria Cristina ed altri

Disposizioni per lo sviluppo evolutivo del sistema di prevenzione, protezione e tutela della salute mentale dalla preadolescenza all'età geriatrica (1171)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali

Già deferito in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 14/05/2025);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

in sede referente

Sen. Zaffini Francesco ed altri

Disposizioni in materia di tutela della salute mentale (1179)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali

Già deferito in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 14/05/2025).

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 14 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:

- alla dottoressa Tiziana Formichetti, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;

- alla dottoressa Manuela Dagnino, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Ministro della salute, con lettera in data 15 maggio 2025, in riferimento al Protocollo d'intesa tra il Ministero della salute e la Regione Puglia siglato il 27 febbraio 2018, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1, comma 3 del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, la relazione presentata al Ministero della salute da parte della Regione Puglia sulle attività svolte, nell'ambito del progetto di cui all'articolo 1, comma 2, lettera b) del citato decreto-legge, unitamente alla rendicontazione delle risorse utilizzate e degli interventi realizzati, nel corso dell'anno 2024.

Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Atto n. 779).

Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 7 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la comunicazione di nomina dell'avvocato Francesco Rizzo a Commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale dello Stretto (n. 86).

Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 8a Commissione permanente.

Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento

Il Dipartimento per gli affari europei della Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, in data 10 aprile 2025, le seguenti sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, relative a cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni:

Sentenza della Corte (Prima sezione) del 10 aprile 2025, causa C-238/24, NR contro Ministero della difesa, Comando generale dell'Arma dei Carabinieri, Comando generale Carabinieri (Centro nazionale amministrativo di Chieti), Centro amministrativo d'intendenza interforze del contingente delle Forze armate italiane in Afghanistan, Centro nazionale amministrativo dell'Arma dei Carabinieri. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Politica estera e di sicurezza comune (PESC) - Decisione 2010/279/PESC - Missione di polizia dell'Unione europea in Afghanistan - Articolo 7, paragrafo 3 - Costi connessi con il personale distaccato - Indennità versate sia dall'Unione europea sia dallo Stato membro cui il membro del personale appartiene - Cumulo - Articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, ultima frase TUE - Articolo 275, primo comma, RFUE - Competenze della Corte a interpretare una disposizione di diritto dell'Unione relativa alla PESC - alla 2a, alla 3a, e alla 4a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 65);

Sentenza della Corte (Nona sezione) del 30 aprile 2025, causa C-370/24, AT contro CT. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale ordinario di Lodi. Assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli - Direttiva 2009/103/CE - Articolo 13, paragrafo 2 - Sistema di risarcimento - Incidente stradale che coinvolge un veicolo rubato - Onere della prova riguardante la conoscenza, da parte della persona lesa, del furto di tale veicolo - Organismo incaricato del risarcimento - Normativa nazionale interpretata in modo da far gravare l'onere della prova sulla persona lesa - Obbligo di interpretazione conforme al diritto dell'Unione - alla 2a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 66).

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 14 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), aggiornata al 28 febbraio 2025.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, a tutte le Commissioni permanenti (Doc. XIII-bis, n. 5).

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 9 al 15 maggio 2025)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 98

BALBONI: sulla costruzione di un plesso scolastico in un'area soggetta a rischio di alluvioni ad Argenta (Ferrara) (4-01509) (risp. MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare)

POTENTI: sull'emergenza maltempo in Toscana nel settembre 2024 (4-01502) (risp. MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare)

Interrogazioni

BALBONI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

da notizie di stampa risulta che presso l'istituto "Bassi-Burgatti" di Cento (Ferrara) alcuni studenti, durante l'ora di lezione, avrebbero inneggiato al duce, ad Hitler e alla riapertura dei forni crematori;

secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica, l'insegnante che era presente durante l'episodio avrebbe registrato una nota disciplinare nei confronti dell'intera classe, senza tuttavia individuare e sanzionare i diretti responsabili di questa inqualificabile esibizione;

sulla base delle informazioni ricevute da alcuni genitori, sarebbero diversi mesi che presso l'istituto scolastico si verificano fatti analoghi, sfociati persino in atti di vandalismo, violenza, teppismo e, purtroppo, anche di incitamento all'odio razziale;

diversi studenti avrebbero persino manifestato l'intenzione di cambiare scuola a causa del clima di intimidazione posto in essere da una minoranza di ragazzi, molti di origine straniera, che turbano il regolare svolgimento delle lezioni e la serenità degli studi;

finora le misure prese dall'istituto per ricondurre la situazione alla normalità non sembrano aver ottenuto l'effetto auspicato,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno disporre con urgenza un'ispezione presso l'istituto Bassi-Burgatti di Cento al fine di accertare i fatti esposti e individuare l'identità di coloro che hanno posto in essere i comportamenti più gravi, soprattutto quelli riguardanti l'esaltazione del fascismo nonché l'incitamento all'odio razziale e ad Hitler;

quali misure intenda adottare per prevenire il ripetersi di tali inaccettabili episodi.

(3-01900)

BILOTTI, PATUANELLI, MARTON, LICHERI Ettore Antonio, LOPREIATO, SCARPINATO, ALOISIO, BEVILACQUA, CASTELLONE, CATALDI, CROATTI, DAMANTE, DI GIROLAMO, FLORIDIA Barbara, GAUDIANO, GUIDOLIN, LICHERI Sabrina, LOREFICE, MAIORINO, MAZZELLA, NATURALE, NAVE, PIRONDINI, PIRRO, SIRONI, TURCO - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della giustizia. - Premesso che:

il 15 luglio 2020, Mario Carmine Paciolla, cooperante italiano e funzionario ONU, è stato trovato morto nella sua abitazione a San Vicente del Caguán, Colombia, dove lavorava per la missione di verifica degli accordi di pace tra il Governo colombiano e le FARC-EP. Le autorità colombiane hanno inizialmente classificato il decesso come suicidio, ipotesi fermamente respinta dalla famiglia, dagli amici e dalla comunità umanitaria, alla luce di numerose incongruenze emerse nelle indagini;

come recentemente documentato dall'inchiesta pubblicata da "fanpage.it", in data 13 maggio 2025, sono emersi ulteriori elementi che rafforzano i dubbi sulla versione ufficiale. Le perizie medico-legali, tra cui quella del professor Vittorio Fineschi, evidenziano anomalie incompatibili con il suicidio, quali la presenza di un solco e fratture compatibili con lo strangolamento e non con il suicidio per impiccagione, tracce di lidocaina non giustificate e lesioni ai polsi che risultano inflitte post mortem. Inoltre, in base alle risultanze delle indagini condotte finora, l'appartamento in cui è stato ritrovato il corpo potrebbe essere stato alterato, in tre diverse occasioni, dal responsabile della sicurezza ONU, Christian Thompson, con il sospetto che lo stesso abbia eliminato prove cruciali, tra cui quaderni di lavoro di Mario Paciolla contenenti informazioni sensibili;

nei giorni precedenti alla morte, Mario Paciolla aveva manifestato estrema preoccupazione in seguito a una riunione del 9 luglio 2020, durante la quale si discuteva dell'omicidio di un tesoriere di villaggio, con la presenza che appare non giustificata dell'United Nations office on drugs and crime (UNODC), agenzia ONU antidroga. Tale contesto, unito a quella che appare come mancata collaborazione delle Nazioni Unite nella conservazione delle prove, solleva gravi interrogativi sulle reali dinamiche del decesso;

nonostante le ripetute richieste della famiglia e della magistratura italiana, le autorità colombiane hanno archiviato il caso senza chiarire le numerose incongruenze. La Procura di Roma ha riaperto le indagini nel novembre 2023, ma la mancanza di cooperazione internazionale rischia di compromettere l'accertamento della verità;

considerato che:

la famiglia Paciolla ha denunciato pubblicamente, in occasione della presentazione dell'inchiesta, la totale assenza di attenzione da parte dell'attuale Governo, a differenza dei precedenti Esecutivi, oltre che dell'ONU stesso e del Governo colombiano. Tale situazione risulta inaccettabile per un caso che coinvolge un cittadino italiano impegnato in una missione internazionale sotto l'egida dell'ONU;

è dovere dello Stato italiano garantire verità e giustizia, soprattutto quando i propri cittadini sono vittime di possibili crimini all'estero, e assicurare che le istituzioni nazionali e internazionali collaborino pienamente con le indagini,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza degli elementi emersi dall'inchiesta di "Fanpage" e delle perizie indipendenti, e quali iniziative intendano adottare per sollecitare le autorità colombiane e l'ONU a collaborare con la magistratura italiana, anche attraverso canali diplomatici e giudiziari;

se non si ritenga necessario promuovere un'istanza formale presso il segretariato ONU per ottenere l'accesso completo alla documentazione della missione e a ogni documento relativo alla riunione del 9 luglio 2020, al fine di chiarire il contesto in cui si è consumata la tragedia;

quali azioni concrete siano state intraprese o si intenda intraprendere per garantire la preservazione delle prove e l'escussione di testimoni chiave, tra cui Christian Thompson, compatibilmente con l'immunità diplomatica che egli risulta avere, considerata la gravità delle anomalie riscontrate;

se non si ritenga opportuno istituire un tavolo di coordinamento interministeriale, che relazioni annualmente al Parlamento in merito alle attività svolte per il conseguimento degli obiettivi volti a un maggiore approfondimento del caso, anche al fine di fornire adeguato sostegno alla famiglia Paciolla, in linea con gli impegni assunti dall'Italia in materia di tutela dei diritti umani e protezione dei propri cittadini all'estero.

(3-01902)

CASTELLONE, MAZZELLA - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dell'economia e delle finanze e della salute. - Premesso che:

la Fondazione ENPAM (Ente di previdenza e assistenza dei medici e odontoiatri italiani) è sottoposta al controllo dei Ministeri vigilanti e le delibere assembleari sono, pertanto, sottoposte al vaglio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha recentemente validato la riforma dello statuto di ENPAM, dando il via libera al terzo mandato consecutivo dei vertici della Fondazione, e superando quindi il precedente limite dei due mandati, che potevano essere ricoperti in seno all'Ente, consentendo così la cristallizzazione delle cariche;

il Consiglio di amministrazione della Fondazione ENPAM ha recentemente deliberato il riscatto agevolato dei 6 anni di studi universitari rivolto ai medici in rapporto di dipendenza, favorendo dunque il pensionamento anticipato di questi, grazie al cumulo contributivo con quanto già versato in INPS. I medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale vengono, quindi, incentivati ad anticipare l'età della quiescenza, dal combinato disposto tra costo contenuto del riscatto (circa 8.000 euro l'anno) e sgravio fiscale riconosciuto fino al 47 per cento, generando un gettito contributivo aggiuntivo nel Fondo generale Quota A di ENPAM;

numerosi esponenti degli Ordini provinciali e della Federazione nazionale dei medici (organismi ausiliari dello Stato), si dichiarano strenuamente al fianco dei cittadini e dei pazienti, nonché a difesa del SSN, salvo occupare al contempo ruoli di governo in ENPAM (Assemblea nazionale, Consiglio di amministrazione, Collegio dei revisori dei conti), fondazione di diritto privato, e quindi assumere iniziative in controtendenza,

si chiede di sapere:

se l'iniziativa assunta dalla Fondazione ENPAM non rischi di depauperare ulteriormente di risorse umane il Servizio sanitario nazionale, che non riesce a garantire lo smaltimento tempestivo delle liste di attesa, mettendo a rischio la tutela della salute dei cittadini e l'accesso di questi ultimi alle prestazioni sanitarie;

se si rischi di incentivare un esodo ancor più massivo dei medici dagli ospedali pubblici a vantaggio della sanità privata, poiché alla già ampia platea dei medici, che varcheranno l'età pensionabile, si sommerà un numero di esodabili non previsto, che potranno operare nel settore privato;

se si sia tenuto conto che tale scenario avrà una conseguenza impattante sui conti dello Stato, che incasserà meno in ragione dello sgravio fiscale riconosciuto, e dell'INPS, che dovrà anticipare le decorrenze delle pensioni dei medici senza incassare nulla, atteso che il gettito contributivo per il riscatto degli anni si laurea sarà appannaggio esclusivo di ENPAM;

se i Ministri in indirizzo non ritengano di intervenire, ciascuno per le proprie competenze, per riformare la normativa che disciplina il funzionamento e la rappresentanza negli Ordini dei medici e nella Federazione nazionale, nonché per richiedere una modifica dello statuto della Fondazione ENPAM, al fine di superare l'attuale conflitto di interesse e superare la cristallizzazione delle cariche.

(3-01903)

ALFIERI, DELRIO, NICITA, SENSI, GIACOBBE, IRTO, LORENZIN, MANCA, MARTELLA, ROJC, ROSSOMANDO, TAJANI, VALENTE, ZAMBITO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

in data 12 maggio 2025 il sito di informazione "Euractiv.com", specializzato nella trattazione di notizie rilevanti per lo spazio pubblico europeo, ha reso noto che alcuni governi di Stati membri del Consiglio d'Europa starebbero predisponendo una lettera, indirizzata alla Corte europea dei diritti dell'uomo, al fine di stigmatizzare la più recente evoluzione della giurisprudenza della Corte medesima in materia di immigrazione; la notizia è stata successivamente ripresa dagli organi di stampa;

in particolare, secondo i governi promotori, le più recenti decisioni della Corte in materia avrebbero interpretato in modo eccessivamente estensivo le previsioni della Convenzione applicabili alle persone migranti e soprattutto alle persone richiedenti protezione, andando ben oltre il significato originario della Convenzione stessa e impedendo agli Stati di adottare, su base democratica, decisioni di diverso segno al loro interno; per questo, i medesimi governi auspicano una revisione dell'orientamento sin qui maturato, al fine di assicurare decisioni a loro avviso maggiormente adeguate all'attuale contesto migratorio;

tra questi governi vi sarebbe anche quello italiano: come riportato nell'articolo, infatti, l'iniziativa sarebbe maturata nell'ambito del focus group informale sulle migrazioni di cui l'Italia fa parte assieme alla Danimarca e ad altri Stati membri del Consiglio d'Europa e della UE; interrogate sul punto, fonti italiane avrebbero confermato l'esistenza della lettera, specificando che il Governo italiano starebbe ancora considerando se firmarla o meno;

considerato che:

la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, rappresenta il principale strumento di protezione dei diritti fondamentali nello spazio costituzionale europeo, protezione affidata alla Corte europea dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo;

la giurisdizione della Corte, volontariamente accettata dagli Stati firmatari e mai messa in discussione (se si eccettua il triste e noto caso della Federazione russa) rappresenta un presidio di contenimento e limitazione del potere degli Stati membri e, in particolare, dei governi e delle maggioranze nazionali, in funzione della miglior tutela dei diritti; come tale, l'esistenza della Corte e l'osservanza delle sue decisioni rappresentano un imprescindibile dispositivo di garanzia dello stato di diritto e della stessa separazione dei poteri, sotto il profilo della tutela delle posizioni minoritarie e più vulnerabili;

peraltro, la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (attraverso canoni interpretativi e decisionali quali il riconoscimento del margine di apprezzamento nazionale) ha sempre mirato a garantire il necessario equilibrio tra la necessità di stabilire standard uniformi di protezione dei diritti in Europa e l'istanza di salvaguardia della sovranità degli Stati membri; margine di apprezzamento che incontra, tuttavia, il limite della ragionevolezza e della necessaria tutela di posizioni minoritarie e vulnerabili (anche rispetto allo svolgimento dello stesso processo politico nazionale);

per poter svolgere il proprio ruolo, la Corte deve evidentemente poter contare su adeguate garanzie di indipendenza e autonomia rispetto a indebite ingerenze da parte degli Stati membri, i quali, peraltro, hanno pieno diritto di rappresentare le proprie posizioni partecipando ai giudizi dinanzi alla Corte, a partire da quelli che direttamente li riguardano;

se confermata, pertanto, la notizia di una lettera congiunta di alcuni governi degli Stati membri indirizzata alla Corte per esercitare una forma di pressione rivolta alla revisione di orientamenti legittimamente assunti in giurisprudenza, a tutela delle persone migranti e del loro diritto a chiedere e, ricorrendone i presupposti, ottenere protezione, sarebbe profondamente preoccupante e rappresenterebbe un pessimo segnale per la tenuta del principio dello stato di diritto in Europa,

si chiede di sapere:

se al Ministro in indirizzo risulti che la notizia evocata in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, quale sia l'orientamento del Ministro e del Governo rispetto alla firma della lettera;

quali misure intenda adottare al fine di assicurare la piena osservanza delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo da parte del Governo e nell'ordinamento italiano.

(3-01904)

MANCA, BASSO, ROSSOMANDO, TAJANI, VERDUCCI, PARRINI, NICITA, RANDO, CAMUSSO, BAZOLI, LA MARCA, IRTO, ROJC, ALFIERI, ZAMPA - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

"TracMec" è un'azienda nata nel 2005 e specializzata nella realizzazione di sottocarri cingolati fissi e a carreggiata variabile e partner del gruppo Bauer, leader mondiale nelle trivellazioni. Presso la TracMec, che ha sede a Mordano in provincia di Bologna, sono impiegate 45 maestranze tra cui saldatori, montatori, verniciatori e operatori alle macchine utensili e impiegati tecnici ed amministrativi, alcuni dei quali in azienda da 20 anni;

in data 16 aprile 2025, in occasione di un incontro informativo sulle prospettive aziendali e sull'avvio della trattativa per il rinnovo del contratto integrativo, la multinazionale tedesca rappresentata dai vertici del gruppo, accompagnati da avvocati e consulenti, ha comunicato la decisione di spostare la produzione in Cina e di terminare la produzione nello stabilimento di Mordano con il conseguente licenziamento degli attuali dipendenti;

come riportato su diversi organi di stampa, la scelta di tale radicale decisione da parte della multinazionale tedesca sarebbe "il calo significativo degli ordini e il costo della produzione non più sostenibile. Da qui l'intenzione di produrre in altri Paesi, in primis in Cina";

tenuto conto che:

FIOM, FIM e rappresentanza sindacale unitaria hanno proclamato lo stato di agitazione permanente e giovedì 17 aprile 2025 si sono tenute le assemblee sindacali, cui è seguito uno sciopero e un presidio davanti ai cancelli dell'azienda;

in data 29 aprile 2025, la multinazionale tedesca Bauer ha ribadito, in occasione di un incontro in Città metropolitana a Bologna, la volontà di delocalizzare in Asia la produzione della TracMec, chiudendo lo stabilimento entro agosto, mentre le sigle sindacali di FIOM e FIM territoriali avevano fatto richiesta di ritirare la procedura che prevede il licenziamento collettivo come "unica condizione per poter avviare un confronto e trovare soluzioni alla crisi, a partire dalla reindustrializzazione del sito di Mordano e il mantenimento dell'occupazione";

le rappresentanze sindacali unitarie e i sindacati hanno avviato lo stato di agitazione del personale sottolineando come sia inaccettabile che la proprietà motivi il trasferimento delle attività in Cina per gli elevati costi di produzione nello stabilimento. In caso di calo degli ordinativi, in Italia esistono ammortizzatori sociali per i quali TracMec dispone del monte ore necessario. Il vero motivo è l'assenza di strategie da parte dei vertici della Bauer sul futuro produttivo della TracMec, con conseguenti ricadute sulle professionalità impiegate nell'azienda;

in una nota l'assessore regionale per il lavoro dell'Emilia-Romagna, Giovanni Paglia, ha sottolineato che "la Regione ha ribadito, insieme a tutte le altre istituzioni coinvolte e ai sindacati, il netto rifiuto di una logica che preveda la possibilità di smantellamento di una realtà industriale senza aver prima discusso e sperimentato ogni altra possibile soluzione";

proseguono ormai da settimane i presidi e scioperi davanti ai cancelli dell'azienda da parte dei lavoratori, che, in data 9 maggio 2025, non hanno favorito l'uscita delle merci dal sito,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti riportati e quali siano le valutazioni in merito alle scelte espresse dalla Bauer sul futuro della TracMec di Mordano;

se intendano attivarsi tempestivamente nei confronti del gruppo Bauer al fine di evitare, nell'immediato, l'avvio delle procedure di licenziamento dei lavoratori impiegati nella TracMec, in vista della chiusura dell'azienda programmata per il mese di agosto 2025;

se intendano tempestivamente convocare un tavolo di crisi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy al fine di avviare una fase di effettivo confronto tra le parti finalizzato al mantenimento delle produzioni di sottocarri e alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali nello stabilimento TracMec di Mordano.

(3-01905)

NATURALE, LICHERI Sabrina, LOREFICE, DAMANTE, GUIDOLIN, FLORIDIA Barbara, SIRONI, ALOISIO - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

in data 9 maggio 2025 è stata divulgata la notizia relativa all'espianto, a Bitonto (Bari), di 2.000 alberi di ulivo;

sul punto, il presidente della Confederazione italiana agricoltori Puglia, Gennaro Sicolo, ha denunciato che: "si tratta di piante sanissime, ma in Puglia adesso non si espianta solo per la Xylella, ma anche per lasciare il posto a una enorme macchia nera, un impianto fotovoltaico che si estenderà per 14,85 ettari" ("cia.it", 9 maggio);

sempre sul tema, in data 10 maggio, l'amministrazione comunale di Bitonto, nel precisare di non condividere sul piano delle politiche produttive e del paesaggio la logica sottostante all'intervento, ha divulgato una nota ufficiale sul progetto relativo "alla costruzione di un impianto fotovoltaico di potenza nominale prevista pari a 11,9712 MWe in località 'Pozzo delle Grue'". In particolare, veniva chiarito che: "nel 2021 la società Gdr Solare presentava alla Regione Puglia istanza di Autorizzazione Unica per la costruzione e l'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile fotovoltaica, sito nel Comune di Bitonto su suolo di proprietà privata". Successivamente, "la Regione Puglia impegnava la Società proponente ad attivare, presso la competente Sezione regionale del Dipartimento Agricoltura, sviluppo rurale ed Ambientale, tutte le procedure finalizzate a consentire l'espianto e il successivo recupero e reimpianto delle piante di ulivo, movimentate nel corso dell'esecuzione dei lavori, secondo le indicazioni progettuali, già valutate dagli enti intervenuti in Conferenza di Servizi". Veniva inoltre evidenziato che: "purtroppo la legislazione nazionale, al momento della richiesta di autorizzazione inoltrata alla Regione Puglia, non permetteva neppure alla struttura regionale di esprimere un diniego";

infine, attraverso un esplicito rimando alle competenze della Regione per la questione delle verifiche, veniva specificato che "verranno impiantati 2.400 esemplari di olivo nei mesi di maggio e giugno" da parte della società proponente;

considerato che:

con nota prot. n. 1464 del 10 gennaio 2023, la sezione "Coordinamento dei Servizi Territoriali del Dipartimento Agricoltura, sviluppo rurale ed ambientale della Regione Puglia, nel confermare il proprio parere non favorevole, già espresso con nota prot. n. 39230 dell'01/07/2022, stabiliva, altresì che "la presenza dei 1.600 ulivi (...) è ostativa rispetto alla possibilità di realizzazione dell'impianto che ne comporta l'estirpazione". Sul punto, però, veniva altresì puntualizzato che "ove tuttavia la Conferenza di servizi, nella valutazione di bilanciamento degli interessi e della situazione complessiva all'interno della quale l'impianto si inserisce, ritenga l'opera di pubblica utilità, ci si riserva di concedere l'autorizzazione allo spostamento degli alberi, come proposto dalla società nella riunione del giorno 07/12/2022";

con nota prot. n. 11337del 9 marzo 2023, il Comune di Bitonto, con specifico riferimento agli ulivi presenti sull'area ha evidenziato che "l'intervento permetterebbe un recupero dell'area (...), dal momento che la maggior parte delle piante presenti versano in pessime condizioni e non sono di pregio. Pertanto, il fatto che il progetto preveda il reimpianto degli alberi attualmente presenti e in stato di degrado (la maggior parte), con piante sane e in buono stato, costituisce un altro elemento a favore dell'intervento, che consentirà un ripristino del verde e in generale il recupero territoriale dell'area in questione rispetto allo stato attuale",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo, ciascuno per le proprie attribuzioni e competenze, ai fini del corretto bilanciamento degli interessi coinvolti nella realizzazione dell'impianto, non ritengano che la presenza di 1.600 ulivi sia un fattore ostativo rispetto alla realizzazione dell'impianto stesso che, per vero, potrebbe essere realizzato in aree ove non sono presenti pregi vegetali;

se reputino che le attività e gli interventi legati alla realizzazione dell'impianto possano peggiorare le condizioni di funzionalità idraulica del territorio nonché favorire l'impermeabilizzazione superficiale del suolo e ostacoli al regolare deflusso delle acque.

(3-01906)

BORGHI Enrico - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

nei giorni scorsi, durante il vertice informale dell'Alleanza atlantica ad Antalya, in Turchia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha dichiarato come il nostro Paese abbia raggiunto il 2 per cento del prodotto interno lordo (PIL) per la spesa in difesa e sicurezza: le stesse dichiarazioni sono state rilasciate successivamente altresì dal Ministro in indirizzo a margine della cerimonia per il cambio al vertice dell'Aeronautica militare;

si ricorda, infatti, come a seguito del summit NATO del 2014 in Galles, gli Stati membri facenti parti dell'Organizzazione hanno assunto l'impegno di incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell'obiettivo del 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL;

come ricostruiscono organi di stampa, per raggiungere il 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL (ossia una spesa di circa 10 miliardi di euro annui) il Governo non sarebbe intenzionato a promuovere nuovi investimenti in spese militari dirette, bensì pare deciso ad adottare un mero meccanismo contabile, volto ad aggirare l'incremento di nuove spese, ossia inserendo all'interno del bilancio per la difesa spese che il nostro Paese già sostiene, come, ad esempio, le spese per le pensioni militari, le quali finora rientravano nel bilancio dell'INPS e non in quello della difesa, le spese per la Guardia costiera e alcuni voci di spesa della Protezione civile;

se le ricostruzioni della stampa dovessero essere veritiere, di fatto, il raggiungimento del 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL non sarebbe dovuto all'aumento di spese militari dirette, bensì risulterebbe da un mero escamotage contabile derivante dallo spostamento di spese già sostenute in altri settori all'interno del bilancio delle spese difensive: se così fosse, il raggiungimento del 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL sarebbe puramente fittizio e non veritiero, mettendo in serio pericolo la credibilità internazionale con i partners euro-atlantici e preluderebbe anche a possibili ripercussioni sulla capacità di garantire l'ordine pubblico interno, qualora venissero allocate nel comparto delle Forze armate unità militari oggi destinate alla tutela, salvaguardia e sicurezza della Repubblica sul territorio nazionale;

a fronte delle dichiarazioni riportate, è necessario che il Ministro della difesa chiarisca con precisione quali sarebbero i parametri che vengono utilizzati per calcolare il suddetto 2 per cento, esponendo allo stesso tempo quali sarebbero le "nuove" spese inserite all'interno del bilancio per la difesa, che consentirebbero al nostro Paese di raggiungere la suddetta percentuale in spese militari, considerato come per il 2025 il Governo, nell'ultima legge di bilancio, ha destinato alla difesa l'1,57 percento del PIL,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, alla luce delle dichiarazioni riportate, non intenda chiarire quali sarebbero i parametri che vengono utilizzati per calcolare il raggiungimento del 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL e se risultino vere le indiscrezioni giornalistiche secondo le quali l'aumento delle spese per la difesa non risulterebbe derivante da meri investimenti difensivi, bensì dai meccanismi contabili esposti.

(3-01907)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

CROATTI, NAVE, BEVILACQUA - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

l'ENI ha recentemente annunciato la chiusura degli impianti di cracking di Priolo (Siracusa) e Brindisi, scelta che, di fatto, segna la fine della produzione di etilene in Italia, rendendo il nostro Paese l'unico in Europa privo di tale capacità industriale strategica;

questa decisione è formalmente aziendale ma provocherà evidenti ricadute pubbliche, peraltro è stata assunta in assenza di un confronto pieno e trasparente con tutte le organizzazioni sindacali, nello specifico ad esclusione della CGIL e delle sue categorie rappresentative (Filctem, Fiom, Filt, Fillea, Filcams), nonostante esse rappresentino la maggioranza dei lavoratori del settore;

la chiusura dei "cracking" non solo mette a rischio il posto di lavoro di migliaia di dipendenti diretti, ma ha effetti a cascata su tutto l'indotto (metalmeccanici, trasporti, edilizia, servizi dei trasporti, lavoratori somministrati, pulizia e mensa), con una stima complessiva di circa 20.000 posti di lavoro a rischio;

questa scelta espone il Paese a un aumento della dipendenza dalle importazioni extraeuropee per una materia prima strategica, con impatti sulla competitività delle imprese manifatturiere, già provate da quasi due anni di calo continuo della produzione industriale;

considerato che:

il maggiore ricorso all'importazione di etilene comporterà inevitabilmente un incremento del traffico delle merci, con conseguente aumento delle emissioni inquinanti legate al trasporto e un aggravio dell'impatto ambientale, in aperta contraddizione con gli obiettivi di transizione ecologica;

ENI, nonostante sia una società a partecipazione pubblica, ha agito in questa vicenda secondo logiche unicamente finanziarie e di breve periodo che andavano a tutelare quasi in via esclusiva l'interesse di dividendi per gli azionisti, senza tenere in adeguata considerazione l'interesse nazionale;

vi è inoltre il rischio concreto di pregiudicare lo sviluppo dell'economia circolare, in quanto la chiusura degli impianti di cracking vanifica la possibilità di completare in Italia il ciclo del riciclo chimico della plastica;

questa tendenza si riscontra anche in aziende dell'Emilia-Romagna dove si vedrebbero messi a repentaglio migliaia di posti di lavoro anche sul territorio (si veda il caso Versalis a Ravenna),

si chiede di sapere:

se si intenda intervenire con urgenza per richiedere a ENI di sospendere la chiusura degli impianti di cracking, al fine di aprire un confronto trasparente e completo con tutte le organizzazioni sindacali e le istituzioni coinvolte;

quali iniziative si intenda assumere per tutelare i livelli occupazionali diretti e indiretti, salvaguardando un comparto industriale strategico per il Paese;

se non si ritenga necessario limitare l'esternalizzazione della produzione industriale di materie prime strategiche, anche attraverso politiche industriali coerenti con gli orientamenti europei sulla produzione autonoma in aree critiche;

se si sia valutato l'impatto ambientale derivante dall'aumento delle importazioni di etilene e dal conseguente incremento del traffico delle merci, in particolare sotto il profilo delle emissioni e del consumo energetico legato alla logistica;

quali misure urgenti si intenda adottare per impedire che aziende partecipate dallo Stato operino in contrasto con l'interesse generale del Paese, privilegiando logiche speculative a breve termine rispetto a un piano industriale sostenibile, equo e orientato alla valorizzazione del lavoro in Italia.

(3-01901)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

PUCCIARELLI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

il documento denominato "Ecocert marittimi" (ECOMAR) attesta i contributi previdenziali versati da un lavoratore marittimo nel corso della sua vita lavorativa e costituisce un passaggio essenziale per l'accesso al trattamento pensionistico;

la procedura per il rilascio dell'ECOMAR prevede, attualmente, l'avvio telematico della pratica da parte del patronato, la successiva vidimazione cartacea, pagina per pagina, da parte della sede INPS territorialmente competente, e infine la trasmissione alla sede INPS di Genova, individuata come centro di elaborazione per la Regione Liguria;

la sede INPS di Genova, tuttavia, risulta fortemente sottodimensionata in termini di risorse umane dedicate alla lavorazione delle pratiche ECOMAR;

tale carenza determina tempi di attesa non compatibili con la tutela del diritto alla pensione, con segnalazioni di ritardi fino a 12 mesi dal momento della richiesta,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione;

se non ritenga opportuno intervenire con urgenza, mediante un potenziamento delle risorse umane dedicate presso la sede INPS di Genova o attraverso altre misure di efficientamento, al fine di garantire ai lavoratori marittimi tempi certi e ragionevoli per l'accesso alla certificazione ECOMAR e, conseguentemente, al diritto alla pensione.

(4-02092)

PUCCIARELLI - Al Ministro della salute. - Premesso che:

negli ultimi anni si è registrata una crescente diffusione di pratiche irregolari nel campo della medicina e della chirurgia estetica, con gravi conseguenze per la salute e la dignità delle persone coinvolte, un fenomeno che include soprattutto pazienti in giovanissima età;

numerose operazioni condotte dai NAS, in collaborazione con il Ministero della salute, hanno evidenziato un fenomeno allarmante, caratterizzato dall'esercizio abusivo della professione medica, dall'impiego di farmaci non autorizzati, alla carenza di requisiti igienico-sanitari e alla somministrazione di trattamenti da parte di soggetti non abilitati;

su 125 studi di chirurgia estetica e plastica controllati dai NAS nel 2024 in Italia per la metà sono risultati irregolari. Certamente, all'interno del perimetro delle osservazioni avanzate dai NAS dei Carabinieri rientrano anche problemi magari burocratici non gravi, però già solo questo dato è un campanello di allarme per un settore in enorme espansione, nel quale, tra molti professionisti preparati e coscienziosi, ci sono anche operatori che vanno oltre le loro competenze;

desta particolare preoccupazione il ricorso da parte di un numero crescente di cittadini a interventi estetici pubblicizzati attraverso i social media come servizi a basso costo, spesso eseguiti in ambienti privi di ogni autorizzazione e sicurezza con conseguenze gravi per la salute; invero, sono frequenti i casi di lesioni permanenti o decessi riconducibili a tali pratiche, come dimostrano i tragici episodi riportati dalla cronaca recente;

l'assenza di una normativa nazionale organica e vincolante in tema di pubblicità in materia sanitaria crea un vulnus che lascia spazio a un pericoloso vuoto regolamentare, capace di compromettere la sicurezza dei cittadini e di minare la fiducia nel sistema sanitario;

tra i vari fatti di cronaca, ha destato negli ultimi mesi un particolare clamore mediatico la vicenda di una 22enne siciliana che è morta in un centro medico di Roma per un intervento al naso. Secondo il legale della famiglia aveva scelto dove operarsi vedendo un breve video su "TikTok";

nell'ultimo decennio, il ricorso alla chirurgia estetica è in fortissimo aumento, c'è una sorta di normalizzazione anche tra i giovani; soprattutto a fronte di dell'utilizzo dei social come "Instagram" e TikTok, dove vengono pubblicizzati tali trattamenti di medicina e chirurgia estetica, il crescente aumento di tale tipologia di pubblicità attraverso i social crea una sorta di illusione che scegliere un intervento estetico e un chirurgo sia come il cambiamento di un piano tariffario della linea telefonica o come l'abbonamento a un servizio di streaming,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno avviare con urgenza un confronto istituzionale per la regolamentazione del settore, anche mediante l'istituzione di un tavolo tecnico ministeriale che coinvolga esperti in medicina estetica, chirurgia plastica, dermatologia, medicina legale, etica medica e salute mentale, al fine di promuovere la definizione di requisiti minimi e vincolanti di formazione per gli operatori sanitari del settore, la redazione di linee guida ufficiali volte a garantire la qualità, la sicurezza e la trasparenza delle prestazioni estetiche, e l'implementazione di strumenti di controllo e meccanismi sanzionatori realmente efficaci contro l'abusivismo e la concorrenza sleale nell'ambito della pubblicizzazione delle prestazioni mediche, tutto questo al fine di prevenire e contrastare l'esercizio non autorizzato di attività mediche nell'ambito della medicina e della chirurgia estetica, tutelando in modo efficace la salute dei cittadini.

(4-02093)

CENTINAIO - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

da quanto emerso dagli organi di stampa locali della provincia di Lodi e del sud milanese, nel 2024 sono stati presentati 12 progetti, presso la Provincia di Lodi, di impianti agrivoltaici per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, di cui 7 risulterebbero già autorizzati;

sempre dagli organi di stampa risulta che presso il comune di Casalpusterlengo, frazione Vittadone, località Battaglia, è apparso prossimo l'insediamento di un impianto fotovoltaico per una superficie di 187.000 metri quadri;

ancora, nel comune di Codogno, frazione Triulza, sempre da notizie apprese dagli organi di stampa, si sono svolte le procedure per l'installazione di un parco agrivoltaico per circa 14 ettari;

ancora, nel comune di San Fiorano, è stato presentato il progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico per l'estensione di oltre 48 ettari;

le istanze per l'installazione di impianti di tale portata, ormai sempre più frequente sul territorio, caratterizzato storicamente dalla vocazione agricola, comporta oggi più che mai attenzione e controllo da parte di tutti gli organi interessati, così come peraltro sottolineato anche dagli enti locali come i Comuni e la Provincia;

in particolare, le opere sottrarrebbero una notevole superficie di terreno attualmente destinato all'utilizzo agricolo, elemento caratterizzante della zona;

la realizzazione di tali impianti desta profonda preoccupazione nei cittadini, che temono il rischio di impatti irreversibili su un territorio come detto a forte vocazione agricola, fonte di sostentamento di imprese e famiglie per produzione agricola locale particolarmente importante e di pregio,

vi è la necessità di garantire che la pur incentivata diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili non determini un eccessivo consumo di suolo e la compromissione delle esigenze di protezione del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell'aria e dei corpi idrici,

si chiede di sapere quali misure i Ministri in indirizzo intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per rassicurare che la realizzazione di tali impianti tenga in debita considerazione la necessità di evitare che la diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili determini un eccessivo consumo di suolo o la compromissione delle aree agricole e forestali di pregio, elementi fondamentali in alcune realtà del nostro Paese come quella descritta.

(4-02094)

SILVESTRONI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

la legge n. 62 del 2000 riconosce le scuole paritarie come parte integrante del sistema nazionale di istruzione;

il decreto ministeriale n. 83 del 2008 specifica che le scuole paritarie possono attivare classi collaterali per rispondere a esigenze particolari, come quelle degli studenti lavoratori, purché l'intero corso sia paritario e l'istituto sia in regola con le normative;

nel 2024, sono stati stanziati 750 milioni di euro per le scuole paritarie. Di questi, oltre 500 milioni sono destinati a tutte le paritarie, 163 milioni per il sostegno agli studenti con disabilità e 90 milioni per le scuole dell'infanzia;

con il decreto-legge n. 75 del 2023 (detto "PA bis"), gli insegnanti delle scuole paritarie con requisiti specifici possono essere equiparati a quelli delle scuole statali per l'abilitazione, consentendo loro di ottenere un contratto a tempo indeterminato;

con il "disegno di legge semplificazione", recante una serie di misure che intervengono sull'istruzione, il Governo è intervenuto per contrastare la pratica dei "diplomifici" al fine di prevenire episodi di illegalità e di abuso, che danneggiano innanzitutto gli studenti e con loro l'intero sistema scolastico nazionale di cui le scuole paritarie sane, che sono la stragrande maggioranza, sono risorsa preziosa;

inoltre, il Consiglio dei ministri del 28 marzo 2025 ha predisposto un decreto-legge introducendo norme mirate a contrastare il fenomeno dei "diplomi facili". La necessità di regolamentare la materia tramite un provvedimento d'urgenza, quale il decreto-legge, si è posta a seguito della lentezza ravvisata nell'iter di definizione del disegno di legge annunciato a grandi linee già nel dicembre 2023 e presentato alle Camere nell'ottobre 2024;

considerato che:

è fondamentale e prioritario contrastare con forza fenomeni devianti come quello dei "diplomifici", è opportuno che le azioni poste in essere non creino pregiudizio agli istituti paritari seri, trasparenti, radicati nel territorio e che da anni garantiscono un'offerta formativa di qualità a centinaia di studenti, in particolare a chi, per ragioni lavorative o personali, non può frequentare le scuole pubbliche nel normale orario scolastico;

l'USR per il Lazio avrebbe rigettato l'autorizzazione al funzionamento di singole classi collaterali, previste per rispondere alle esigenze di studenti lavoratori e famiglie con particolari necessità, pur in presenza di iscrizioni regolari, sostenendo che tali classi sarebbero ammissibili solo in casi eccezionali e che l'eccezionalità non potrebbe essere rappresentata da studenti provenienti da esami di idoneità;

inoltre, risulterebbe che l'USR del Lazio avrebbe emanato circolari che applicano in modo particolarmente rigido la normativa sugli esami di idoneità (decreto legislativo n. 21 del 2002), nonché disposizioni che impongono scadenze e limitazioni ulteriori, quali l'obbligo di documentare l'assenza di centri provinciali per l'istruzione degli adulti sul territorio di competenza, per accogliere studenti lavoratori, misura non prevista dalla normativa vigente,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle direttive emanate dall'USR Lazio in applicazione del decreto-legge n. 45 del 2005 in materia di parità scolastica e degli uffici scolastici di Regioni confinanti con il Lazio che non hanno ancora applicato le direttive disciplinate dal decreto;

quali iniziative intenda adottare per garantire che l'attività delle scuole paritarie sia omogenea a livello nazionale, con criteri oggettivi e proporzionati a tutti gli istituti regionali, evitando il rischio di penalizzare istituti che operano nel rispetto delle regole e offrono un servizio educativo essenziale nell'ambito del sistema scolastico nazionale e che rappresentano una realtà formativa radicata e consolidata sul territorio, al fine di garantire una qualificata opportunità scolastica, senza compromettere la funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie.

se si ritenga opportuno armonizzare le direttive per tutte le Regioni e omologare le procedure, adeguando la disciplina a livello nazionale, in modo da garantire omogeneità nell'applicazione delle norme e piena parità tra gli istituti regionali di tutto il territorio nazionale.

(4-02095)

ALOISIO, GAUDIANO, DI GIROLAMO, CATALDI, LOPREIATO, BILOTTI, NAVE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

il sistema penitenziario italiano si trova in uno stato di crisi profonda, caratterizzato da un sovraffollamento cronico, condizioni di detenzione disumane, elevate criticità sanitarie e un aumento preoccupante di rivolte, fughe e suicidi. Nonostante le reiterate promesse di intervento e le continue dichiarazioni di buona volontà, il Governo, al contrario di quanto richiesto con forza da numerose realtà nazionali e internazionali, si mostra ancora una volta inerte e incapace di adottare politiche efficaci, strutturali e durature, che possano affrontare e risolvere questa emergenza;

secondo le statistiche aggiornate dal Ministero della giustizia al 31 marzo 2025, il numero di detenuti nelle carceri italiane è di 62.281 unità, ben oltre i 51.283 posti ufficialmente disponibili e, ancor più, oltre i posti inagibili e non fruibili. La situazione, quindi, è di un sovraffollamento di oltre 10.000 unità, che si traduce in condizioni di vita incompatibili con i diritti fondamentali delle persone detenute. La cifra di 29 suicidi già registrati ad aprile 2025 e il trend che vede un aumento costante di questi episodi testimoniano come le condizioni di vita nelle carceri siano diventate insostenibili e altamente rischiose per la vita dei detenuti;

sotto questo profilo, si ritiene che il nuovo pacchetto sicurezza adottato dall'Esecutivo Meloni, lungi dall'essere una soluzione, si configura come un ulteriore fattore di aggravamento del problema. Il fatto stesso che molte strutture siano in condizioni di inagibilità e che il numero di celle e sezioni sia aumentato senza adeguati interventi strutturali, rende evidente l'incapacità delle politiche di gestione di rispondere alle esigenze di un sistema che, ormai, rischia di implodere sotto il peso delle sue stesse inefficienze;

da ultimo, l'introduzione delle "celle container", che costano circa 83.000 euro a detenuto e che sono state definite da esperti come disumane, controproducenti e rischiose, rappresenta un esempio lampante di come le soluzioni temporanee e di corto respiro siano state adottate senza una visione strategica e senza una reale attenzione ai diritti umani;

tali strutture prefabbricate, di dimensioni ridotte e con spazi di socialità limitati, sono state contestate da sindacalisti, associazioni e organismi internazionali, che le hanno definite "recinti" e "baracche di cantiere". La loro natura altamente precaria, il costo elevato e le condizioni di isolamento che favoriscono l'aggressività e le tensioni interne rendono questa una soluzione emergenziale che rischia di aggravare ulteriormente il quadro già di per sé critico;

la carenza di investimenti in edilizia penitenziaria, la mancanza di personale sufficiente e qualificato e l'assenza di programmi di rieducazione e di reinserimento sociale sono tutti fattori che alimentano questa crisi permanente. Le recenti notizie di rivolte e disordini nelle carceri di Parma, Piacenza, Cassino, Palermo e altre realtà, sono la prova più evidente di un sistema allo sbando, incapace di garantire sicurezza e ordine;

si ritengono urgenti: 1) investimenti strutturali, per la realizzazione di nuove strutture penitenziarie dignitose, che rispettino i principi di umanità e di tutela della salute dei detenuti; 2) una riforma del modello di gestione, che preveda l'implementazione di programmi di reinserimento sociale, di formazione e di supporto psicologico, e un rafforzamento del personale di Polizia penitenziaria con risorse adeguate; 3) politiche di riduzione del sovraffollamento, attraverso l'ampliamento delle misure alternative alla detenzione, come la detenzione domiciliare, i permessi premio e i programmi di messa alla prova, e revisione delle politiche penali; 4) prevenzione delle rivolte interne, attraverso azioni di tutela dei diritti umani, rispetto delle condizioni di lavoro degli operatori, e un monitoraggio costante delle condizioni delle strutture; 5) rispetto delle normative internazionali, attuando le sentenze della Corte europea e delle raccomandazioni delle organizzazioni internazionali, con la creazione di un sistema di controllo trasparente e indipendente,

si chiede di sapere:

quali iniziative concrete intenda adottare il Ministro in indirizzo per affrontare urgentemente l'emergenza del sovraffollamento carcerario, anche alla luce delle recenti proposte di installazione di "celle container" e delle criticità evidenziate circa le condizioni di vita e di salute dei detenuti;

quali strategie di lungo termine intenda attuare per migliorare le condizioni strutturali delle carceri, favorendo interventi di edilizia penitenziaria adeguata e rispettosa della dignità umana, più che ricorrere a soluzioni emergenziali e temporanee;

quale pianificazione strategica abbia adottato per prevenire e gestire in modo efficace le tensioni all'interno degli istituti penitenziari, garantendo un equilibrio tra sicurezza, tutela dei diritti umani e interventi strutturali adeguati;

quali risorse e quali programmi di formazione intenda mettere in atto per rafforzare il personale di Polizia penitenziaria, e garantire un adeguato rapporto tra personale e detenuti, al fine di migliorare la sicurezza, la tutela dei diritti umani e le condizioni di lavoro degli operatori;

quali iniziative di trasparenza e di monitoraggio continuo, anche attraverso organismi esterni e associazioni di tutela, intenda assumere per garantire una valutazione costante delle condizioni di vita nei penitenziari e un tempestivo intervento in caso di criticità.

(4-02096)

MAGNI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

nel nostro Paese, circa 20 milioni di persone hanno un posto di lavoro;

il volume totale, espresso in euro, delle buste-paga lorde del lavoro dipendente ammonta a circa 823 miliardi di euro (dato del 2024, secondo l'ISTAT);

l'inflazione, ovvero l'aumento medio del costo della vita, accumulatosi negli ultimi quattro anni, è del 17,6 per cento (secondo il più comune indice ISTAT);

l'aumento del gettito dell'Imposta sui redditi delle persone fisiche (IRPEF) è del 18,85 per cento (da 198 miliardi di euro nel 2021, a 235,5 miliardi di euro nel 2024, secondo il Dipartimento delle Finanze);

il totale delle buste-paga lorde in Italia cresce solo dell'11,5 per cento, anche se già gli adeguamenti dei contratti all'inflazione valgono circa il 10 per cento;

il volume di salari e stipendi, espresso in quantità di euro, sta crescendo meno di quanto ci si aspetterebbe, e probabilmente a causa del fatto che le persone che vanno in pensione avevano contratti molto più remunerativi rispetto ai nuovi assunti; dunque, il costo medio per dipendente in Italia tende a scendere in termini reali;

negli ultimi quattro anni il monte totale delle buste-paga in Italia è arretrato (ha perso il 6,1 per cento) in proporzione al costo della vita, malgrado oltre due milioni di lavoratori dipendenti in più;

il monte buste-paga calcolato in euro è salito dell'11,5 per cento dal 2021, ma il gettito dell'IRPEF è aumentato persino più del monte delle buste-paga; quest'ultimo, infatti, è aumentato del 18,85 per cento, e cioè ha avuto un ritmo di crescita quasi doppio rispetto al totale buste-paga;

tale anomalia si spiega con la tassa invisibile, ovvero il cosiddetto «fiscal drag», il «trascinamento fiscale» determinato dagli adeguamenti dei salari all'inflazione. Le aliquote sulla base delle quali si calcola l'IRPEF nel nostro Paese, infatti, non salgono di pari passo con l'inflazione o con gli adeguamenti medi dei contratti di lavoro; restano, notoriamente, sempre fisse. Gli scaglioni sono 23 per cento fino a 28.000 euro di reddito, 35 per cento da 28.000 a 50.000 euro e 43 per cento oltre 50.000 euro;

negli ultimi quattro anni l'adeguamento delle buste-paga al costo della vita ha spinto diverse decine di miliardi di euro, forse fino a circa cento miliardi di euro, soprattutto dei redditi medio-bassi, oltre le soglie e dentro gli scaglioni IRPEF superiori;

per lo stesso fenomeno, milioni di famiglie hanno perso detrazioni automatiche, che diminuiscono al crescere del reddito espresso in quantità di euro, ma, appunto, la crescita del reddito è solo apparente, perché l'inflazione, intanto, ha eroso ben più risorse degli aumenti da contratto, mentre la crescita del prelievo IRPEF è reale: in sostanza, meno reddito, in compenso tassato maggiormente;

tale fenomeno investe soprattutto la parte dei ceti bassi che perde le detrazioni previste fino a 15.000 euro, nonché i ceti medi che superano le soglie dei vari scaglioni, mentre chi è già ben sopra i 50.000 euro è al riparo dalla "tassa invisibile";

la conseguenza è che, da un lato, le famiglie del ceto medio-basso hanno versato più IRPEF, dall'altro, hanno visto ridursi il potere d'acquisto delle loro buste-paga prima delle tasse;

in base ai più recenti dati OCSE, la perdita di potere d'acquisto in Italia dal 2021 per il mancato pieno adeguamento dei contratti al costo della vita è del 7,2 per cento;

il prelievo da fiscal drag non è irrisorio: se il gettito IRPEF nel 2024 è di 235 miliardi ed è salito del 7,35 pe cento più in fretta del monte buste-paga, la differenza di tasse versate in più è di 17,2 miliardi solo per l'anno scorso; una tassa "invisibile", dunque, che vale quasi l'1 per cento del PIL;

"Taxing Wages 2025" dell'OCSE mostra che l'Italia, nel 2024, ha accusato il più forte aumento del cuneo fiscale fra i 37 Paesi, risalendo alla quarta posizione per prelievi più alti sulle buste paga;

nel nostro Paese, il ceto medio del lavoro dipendente paga sempre di più aliquote da ricchi;

l'articolo 53 della Costituzione garantisce che «tutti concorrono alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo su quanto riferito in premessa;

se non ritengano, per quanto di competenza, di intervenire in tempi rapidi, e con quali iniziative, per eliminare il cosiddetto "fiscal drag", che non può non porsi in netto contrasto con l'articolo 53 della Costituzione.

(4-02097)

STEFANI, BIZZOTTO - Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. - Premesso che:

il 17 aprile 2025 si è abbattuta sui comuni della valle dell'Agno, in provincia di Vicenza, un'ondata di maltempo eccezionale che ha colpito le comunità di Valdagno, Recoaro Terme, Cornedo vicentino, Arzignano, Brogliano e Trissino;

in particolare, nel comune di Valdagno il maltempo ha cagionato la precipitazione di oltre 100 millimetri d'acqua e il conseguente ingrossamento del torrente Agno in pochissime ore, provocando il crollo del ponte "dei Nori";

a causa di tale vicenda sono deceduti due cittadini, padre e figlio, che stavano percorrendo la strada al momento del crollo del ponte;

considerato che:

i comuni colpiti dall'evento climatico hanno riportato danni di vario tipo al patrimonio comunale;

l'onerosità degli interventi di ripristino delle opere pubbliche danneggiate potrebbe incidere sulle capacità economiche e di bilancio dei Comuni interessati e conseguentemente limitare l'ordinaria garanzia dei servizi minimi ed essenziali erogati dai singoli Comuni;

i sindaci interessati, in data 9 maggio 2025, hanno convocato una riunione nella quale hanno richiesto unanimemente l'intervento del Ministro in indirizzo al fine di accedere a degli aiuti economici e normativi che possano permettere il ripristino delle opere pubbliche danneggiate dal maltempo;

per tali ragioni i sindaci hanno manifestato l'urgenza di semplificare l'accesso ai fondi di emergenza per casi simili a quello di specie, garantendo altresì la posizione degli amministratori che si trovano, per motivi non imputabili loro, a dover rispondere di fronte ai cittadini ed a tutte le istituzioni interessate;

considerato, infine, che, sempre nell'ambito della tutela del patrimonio ambientale, i sindaci hanno altresì evidenziato l'esigenza di snellire e semplificare le procedure per la manutenzione degli alvei dei fiumi e dei torrenti, al fine di mantenere un livello di sicurezza idrogeologica, utile ad evitare o comunque a limitare gli effetti catastrofici degli eventi naturali in particolar modo di carattere eccezionale, così come peraltro previsto nel disegno di legge AS 1278, a firma anche delle interroganti, che si aggiunge al disegno di legge AS 1268, sempre a firma delle interroganti, sulla semplificazione ed efficientamento delle procedure nel caso di calamità naturali,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda intraprendere, sia dal punto di vista emergenziale, sia dal punto di vista della semplificazione normativa, al fine di evitare o perlomeno limitare la penalizzazione delle aree interessate e di tutti i soggetti coinvolti.

(4-02098)

DI GIROLAMO - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

in Abruzzo il settore automotive rappresenta una rilevante risorsa economica e occupazionale, con i suoi 25.000 addetti, 8 miliardi di euro di fatturato e oltre il 15 per cento del PIL industriale;

l'interrogante con diversi atti di sindacato ispettivo ha più volte richiamato l'attenzione del Governo sulle vicende riguardanti la fabbrica Marelli di Sulmona (L'Aquila), specializzata nella produzione di sistemi di sospensione;

l'8 maggio 2025 si è tenuto un incontro presso l'Assessorato alle attività produttive della Regione Abruzzo tra i rappresentanti regionali dei sindacati FIM, FIOM e UILM e l'azienda Marelli, in merito alla situazione dello stabilimento di Sulmona;

nel corso dell'incontro l'azienda non ha presentato alcuna prospettiva chiara per il futuro del sito, limitandosi a dichiarazioni contraddittorie e senza prendere impegni concreti;

è inoltre emersa forte preoccupazione per l'ennesima sottrazione di produzioni a danno dello stabilimento di Sulmona, in particolare per quanto riguarda i bracci per il Ducato della Sevel di Atessa (Chieti), destinati ora alla produzione presso altri stabilimenti;

le rappresentanze sindacali hanno denunciato una progressiva desertificazione industriale dello stabilimento di Sulmona, che rischia di diventare un sito svuotato di attività e progressivamente abbandonato, nonostante la sua importanza storica, tecnica ed economica per il territorio;

durante l'incontro è stato altresì richiesto il ritorno di tutte le produzioni precedentemente trasferite, la piena trasparenza su eventuali esuberi, e l'istituzione urgente di un tavolo istituzionale in grado di affrontare la crisi dello stabilimento in modo sistemico,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione critica dello stabilimento Marelli di Sulmona e della gravità delle ricadute occupazionali e sociali sul territorio abruzzese;

quali iniziative urgenti intendano intraprendere, anche coinvolgendo Marelli e Stellantis, per garantire la tutela dei livelli occupazionali e produttivi dello stabilimento peligno;

se non ritengano necessario aprire con la massima urgenza un tavolo di crisi industriale per la vertenza Marelli Sulmona, con la partecipazione della Regione Abruzzo, dell'azienda e delle organizzazioni sindacali, finalizzato a ottenere impegni chiari per la salvaguardia del sito e per il rilancio delle attività produttive.

(4-02099)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare):

3-01906 della senatrice Naturale ed altri, sull'espianto di ulivi a Bitonto (Bari) per la realizzazione di un impianto fotovoltaico di produzione di energia.